3. Napoli e la contraffazione



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3. Napoli e la contraffazione Le tasse, l IVA, il carico massimo di ogni Tir sono zavorre al profitto, vere e proprie dogane di cemento armato alla circolazione di merci e denaro. Le grandi aziende allora dislocano la produzione a est, Romania, Moldavia, in Oriente, Cina, per avere manodopera a basso costo. Ma non basta. La merce prodotta a basso costo dovrà essere venduta su un mercato dove sempre più persone accedono con stipendi precari, risparmi minimi, attenzione maniacale ai centesimi. L invenduto aumenta e allora le merci, originali, false, semifalse, parzialmente vere, arrivano in silenzio. Senza lasciare traccia (Saviano Roberto, 2006, p. 25). Il crescente fenomeno della contraffazione è associato allo sviluppo e all internazionalizzazione del commercio e dell economia, alla distribuzione su larga scala delle nuove tecnologie, all apertura di nuovi mercati e ai crescenti profitti generati dai diritti di proprietà intellettuale in molteplici settori. Il maggior rilievo assunto da marchi, brevetti e disegni industriali nel commercio moderno ha determinato una crescita del ruolo economico dei diritti d autore. In aggiunta, la nascita di nuovi mercati successiva al collasso di regimi economici altamente regolati quali quelli dei paesi dell ex-unione Sovietica o conseguente alla parziale apertura 48

di economie, quali quella cinese, hanno fatto emergere nuove sostanziali possibilità di profitto. Oggi la contraffazione è un attività criminale in rapida espansione che rappresenta una grave minaccia per la salute e la sicurezza dei consumatori. Si tratta di un attività illecita particolarmente redditizia. L industria del falso non può essere più considerata un fenomeno marginale dell economia mondiale. Elaborazioni del World Trade Organization e OCSE stimano che il commercio di prodotti contraffatti corrisponde al 10% degli scambi mondiali per un valore pari a 450 miliardi di dollari. Più prudente è la stima della Commissione europea e dell Organizzazione Mondiale delle Dogane che attribuiscono al fenomeno della contraffazione e pirateria il 7% della merce scambiata a livello mondiale per un valore tra i 200 e i 300 miliardi di euro. A questi risultati si arriva dopo un decennio di forte accelerazione del fenomeno: molte analisi valutano che in soli 10 anni il fatturato dell industria del falso sia aumentato del 1600% (www.hermeslab.it/contraffazione.htm). Inoltre, le organizzazioni criminali che oggi controllano l effettiva produzione e il commercio di prodotti contraffatti sono attratte dalla mancanza di deterrenti legislativi. La normativa è stata spesso dettata da un analisi meramente economica che tende a considerare esclusivamente i danni finanziari subiti dai produttori. Questo punto di vista non valuta le conseguenze causate dal coinvolgimento del crimine organizzato in tale attività, né i rischi per la salute e la sicurezza dei consumatori. Questa 49

prospettiva ignora, inoltre, le mancate entrate erariali, a danno dei governi, causate dalla commercializzazione di prodotti non soggetti a tassazione. Il crimine organizzato gestisce una porzione significativa del traffico di prodotti contraffatti. Il coinvolgimento dei gruppi criminali ha contribuito a potenziare il settore della contraffazione, generando complesse catene di produzione illegale che si affiancano a quelle legali già esistenti creando forme di commercio illegale all interno di un mercato globalizzato in continua espansione. Le strutture create dal crimine organizzato per la produzione di massa di beni contraffatti hanno, spesso, le medesime caratteristiche delle catene di produzione delle imprese legali: possiedono tecnologie molto sofisticate per la precisa riproduzione di un ampio spettro di beni e utilizzano, il più delle volte, le medesime rotte dei traffici illeciti di armi, droga ed esseri umani. Le rilevanti dimensioni del problema sono anche la dimostrazione delle ingenti disponibilità finanziarie investite in questa attività. In assenza di enormi capitali e strutture organizzative solide non sarebbe, infatti, possibile una contraffazione su così vasta scala. Il crimine organizzato ha trasformato l attività di contraffazione in una vera e propria produzione di massa, in grado sia di soddisfare la domanda proveniente da consumatori consapevoli, sia di ingannare consumatori inconsapevoli. Ne deriva che la contraffazione costituisce un attività criminale transnazionale altamente organizzata e capace di sfruttare tutte le opportunità offerte dal mercato su scala internazionale. 50

Il coinvolgimento delle organizzazioni criminali transnazionali è amplificato anche dall internazionalizzazione dei mercati e delle economie. La globalizzazione, infatti, apre mercati globali per beni illeciti, mentre la presenza di un mercato finanziario su scala mondiale ha causato un forte indebolimento dei confini nazionali oltre che una riduzione di efficacia dei meccanismi di regolamentazione del commercio. La globalizzazione offre ai produttori l opportunità di abbattere i costi attraverso il cosiddetto outsourcing. D altro canto, però, l outsourcing consente ai contraffattori di produrre falsi utilizzando esattamente le stesse materie prime dei prodotti originali e ricorrendo alla stessa manodopera specializzata che produce questi ultimi (www.onuitalia.it). Secondo l Union de Fabricants la maggior parte dei prodotti contraffatti commercializzati in Europa proverrebbe da fonti esterne all Unione Europea e precisamente da Cina, Thailandia, Marocco o Turchia. La stessa Unione Europea costituisce, però, un centro di produzione molto attivo per una serie di prodotti replicati. Paesi come l Italia e il Portogallo vengono, infatti, di sovente associati alla contraffazione di capi d abbigliamento, mentre, per quanto riguarda la produzione di falsi ricambi per automobili, i paesi europei maggiormente coinvolti sembrano essere la Spagna e l Italia. Tali prodotti non sono destinati al solo mercato interno, ma sono anche oggetto di esportazione, rendendo così l UE un importante punto strategico per la vendita, la produzione ed il transito di merce contraffatta. 51

Veri e propri networks che collegano i vari attori in gioco sono utilizzati dai contraffattori sia per distribuire le merci, sia per occultare la reale provenienza del bene. Tali networks non hanno una struttura fissa e possono, all occorrenza, mutare luogo o organizzazione a seconda della variazione dei fattori legati alla regolamentazione del mercato o alle capacità produttive di determinati paesi. Questa alta flessibilità rende particolarmente difficile rintracciare e fermare le attività di tali reti criminali. Il traffico di tali merci è anche agevolato dalle spedizioni intermodali. Il volume degli scambi commerciali tra paesi e l elevatissimo numero di container che arrivano ogni giorno nei porti e hubs commerciali consentono, infatti, ai contraffattori di mascherare più facilmente le rotte percorse dalle navi cariche di merci. I beni sono fatti transitare attraverso diverse destinazioni al fine di confondere le autorità sulla reale provenienza degli stessi. In aggiunta, poiché le autorità doganali non possono fisicamente controllare tutte le merci in entrata e in uscita, i contraffattori trasferiscono una grande quantità di beni falsificati con relativa semplicità ( www.onuitalia.it). Un altro metodo utilizzato principalmente dalle organizzazioni criminali di stampo mafioso consiste nell obbligare i negozianti a mettere in vendita prodotti contraffatti. In alcuni casi, questo metodo ha sostituito la richiesta di pagamento del pizzo, sempre attraverso il ricorso a tecniche intimidatorie. In particolare, riguardo a questo ultimo aspetto, la Direzione Nazionale Antimafia italiana riporta che già diversi anni fa alcuni soggetti legati ad esponenti di spicco della camorra insediati in Liguria, 52

imponevano ai commercianti locali l esclusivo approvvigionamento di false griffe. Queste tattiche hanno facilitato l espansione del traffico di prodotti contraffatti e la possibilità di inserirli nei normali circuiti di vendita, raggiungendo quindi anche consumatori inconsapevoli. La contraffazione riveste una duplice funzione per le organizzazioni criminali. Essa costituisce una notevole fonte di finanziamento per altre attività illegali e, allo stesso tempo, rappresenta un potente strumento per riciclare proventi di reato derivanti da altri traffici illeciti. Tutto ciò si traduce in un complesso sistema economico che collega le attività illegali dell organizzazione con interessi economici e gruppi criminali diversi. 3.1 Napoli Tutto quello che esiste passa attraverso il porto di Napoli. Giocattolo, quaderno, penna, pennarello, elettrodomestico, pantalone, maglia, camicia, videogioco, martello, bullone, cacciavite; tutto ciò che ci può passare per la mente, qualsiasi oggetto, stoffa, tessuto o materiale approda al porto. Principalmente arrivano le merci prodotte in Cina: il solo porto di Napoli movimenta il 20 per cento del valore dell import tessile della Cina, ma oltre il 70 per cento della quantità del prodotto passa da qui (Saviano Roberto, 2006, p. 12). La Cosco ( China Ocean Shipping Company), una delle principali compagnie di spedizioni cinese che, ha aperto la sua sede proprio nel 53

capoluogo campano, ha di recente firmato un accordo con il governatore Bassolino per trasformare lo scalo in un hub, un grande snodo per tutte le proprie attività nel Mediterraneo e verso il Nord Europa (Staglianò Riccardo, 2006, p.101). Tutto, però, appena giunge al porto scompare quasi per magia: la merce deve raggiungere il compratore senza che il suo percorso possa essere ricostruito, deve entrare nel magazzino, cui è destinata, nel minor tempo possibile, in modo da poter eludere qualsiasi controllo. A Napoli si scarica quasi esclusivamente merce proveniente dalla Cina, 1.600.000 tonnellate. Quella registrata. Almeno un altro milione passa senza lasciare traccia. Nel solo porto di Napoli, secondo l agenzia delle Dogane, il 60 per cento della merce sfugge al controllo della dogana, il 20 per cento delle bollette non viene controllato e vi sono 50.000 contraffazioni: il 99 per cento è di provenienza cinese e si calcolano 200.000.000 di Euro di tasse evase a semestre (Saviano Roberto, 2006, p. 15). Intorno al porto, nei vicoli e nelle strade ci sono numerosissimi palazzi in cui non vi è più nulla, le case sono completamente vuote, addirittura prive di muri: perché l unica cosa utile è lo spazio, spazio per i pacchi, spazio per le merci. Gli appartamenti diventano dei veri e propri magazzini. La scelta di avere magazzini così vicino alle banchine in cui le navi attraccano, ovviamente, non è una scelta casuale, ma è una scelta strategica: è finalizzata alla riduzione dei costi di trasporto. Così i furgoncini entrano ed escono dal porto, stracolmi di pacchi, e già dopo 54

pochi metri vengono scaricati in case prese in fitto. Sfondate. Garage resi tutti comunicanti tra loro, cantine ricolme sino al tetto di merce (Saviano Roberto, 2006, p. 19). Una parte della merce è così immessa sul mercato senza la zavorra delle tasse, i grossisti la comprano senza le spese doganali. Stessa qualità di merce ma ottenuta con il quattro, il sei, addirittura il dieci per cento di sconto. Percentuali che nessun agente commerciale sarebbe mai in grado di proporre e, la concorrenza, si vince sugli sconti. Le percentuali di sconto fanno crescere o morire un negozio, una distribuzione; grazie ad esse è possibile aprire un centro commerciale, si possono avere entrate sicure e con le entrate sicure le fideiussioni bancarie. I prezzi devono abbassarsi. Tutto deve arrivare, muoversi velocemente, di nascosto. Schiacciarsi sempre più nella dimensione della vendita e dell acquisto. Un ossigeno inaspettato per i commercianti italiani ed europei. Questo ossigeno entra dal porto di Napoli (Saviano Roberto, 2006, p. 23). Il golfo fino ad una decina di anni fa era solcato da scafi di contrabbandieri che rifornivano di sigarette i dettaglianti, e fu proprio il contrabbando di sigarette ad innescare la grande guerra di camorra dei primi anni 80. Ora, però è tutto diverso, ai clan il commercio di sigarette non conviene più: non più la nicotina ma i prodotti del quotidiano sono il nuovo business del contrabbando. La guerra è sui prezzi, le percentuali di sconto dei grossisti, degli agenti di commercio, dei dettaglianti, determinano la 55

vita e la morte di ciascun prodotto, ma anche di ciascun soggetto economico. I gruppi criminali camorristi gestiscono la contraffazione praticamente in tutto il mondo: Brasile, Germania, Russia, Francia, Belgio, Irlanda, Svizzera, Stati Uniti, Inghilterra e Spagna Secondo le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, la Camorra ha conservato il monopolio tanto sulla contraffazione di giacche di pelle false quanto sui trapani elettrici Bosh contraffatti prodotti a Hong Kong di tutta la Germania. Non tutta la merce contraffatta proviene, però, dalla Cina, una grossissima parte è prodotta direttamente in Campania. Casavatore, Caivano, Sant Antimo, Melito, Arzano, Frattamaggiore, Frattaminore, Piscinola, sono paesi senza differenza che sembrano un unica grande città: Las Vegas. Queste zone, in provincia di Napoli, sono chiamate così perché qui, chiunque volesse, potrebbe tentare una scalata imprenditoriale. Con un prestito, una liquidazione, un risparmio, chiunque desideri, può aprire la propria fabbrica. Qui, però, nulla è dato da precise pianificazioni amministrative o economiche: la produzione di scarpe e vestiti si impone sul mercato internazionale in silenzio e clandestinamente. Questi sono territori in cui, da decenni, si producono i migliori capi della moda italiana e quindi i migliori capi della moda nel mondo. Non ci sono club di imprenditori, non ci sono centri di formazione, non sono previsti corsi di apprendistato, nessuno stage, nessun finanziamento, nessun progetto: non vi è null altro se non il lavoro 56

ininterrotto, la macchina da cucire, la merce spedita, la piccola fabbrica di cui pochi, pochissimi conoscono l esistenza ma che lavora a ritmo serrato. In queste zone non è necessario avere contratti e permessi: garage, sottoscale, stanzini diventano fabbriche, fabbriche che lavorano sulle grandi griffe. Velocità e qualità. Altissima qualità. Il monopolio della bellezza dei capi d eccellenza è ancora loro. Il made in Italy si costruisce qui. Caivano, Sant Antimo, Arzano [ ] Le griffe non si fidano a mandare tutto a est, ad appaltare in Oriente ( Saviano Roberto, 2006, p. 35). Nei capannoni di periferia, nei sottoscala, al piano terra delle villette ci sono le fabbriche in cui si lavora, in cui si cuce, si taglia la pelle, si assemblano le scarpe. Un operaio del settore tessile lavora circa dieci ore al giorno, gli stipendi variano da cinquecento a novecento euro. Gli straordinari sono pagati bene. Anche quindici euro in più rispetto al normale valore di un ora di lavoro. Raramente le aziende superano i dieci dipendenti [ ] Più della metà dei dipendenti di queste aziende sono donne ( Saviano Roberto, 2006, p. 35). Qui formalmente le fabbriche non esistono e soprattutto non esistono nemmeno i lavoratori. Non c è contratto, la burocrazia è completamente eliminata: se lo stesso tipo di lavoro fosse inquadrato in una normativa legale, i prezzi aumenterebbero esponenzialmente e non ci sarebbe più mercato, così il lavoro volerebbe immediatamente all estero. Gli imprenditori di questo quarto settore conoscono alla perfezione queste logiche di mercato. 57

I dipendenti di queste fabbriche non hanno alcuna protezione, non è prevista nessun assicurazione, non ci sono diritti, giuste cause, permessi, ferie, mutua. Il diritto se lo costruiscono da soli. Non si conoscono dati precisi su quanti siano i lavoratori in nero in queste zone. Né quanti invece siano regolarizzati, ma costretti ogni mese a firmare buste paga che indicano somme mai percepite ( Saviano Roberto, 2006, p. 36). Il pm Filippo Beatrice, che ha condotto la maxi-indagine conclusasi con 97 arresti nel luglio 2004, sostiene che la camorra cura ogni fase: dalla produzione alla commercializzazione. La merce contraffatta è poi smistata verso il Nord Italia, verso la Germania, la Francia, la Spagna, la Svizzera, la Gran Bretagna. Una grossa parte della merce è destinata al mercato del Canada e degli Stati Uniti e giunge in negozi gestiti da appartenenti all organizzazione camorristica ( Staglianò Riccardo, 2006, p. 121). Il più volte citato Roberto Saviano assicura che non è possibile mettere su un attività economica senza l autorizzazione delle famiglie dei clan. Il controllo della camorra è totale su tutti gli aspetti del traffico. Gli imprenditori sono uomini dei clan o imparentati o affiliati. Le famiglie decidono le assunzioni: non sono parenti, il più delle volte, quelli che piazzano. Funzionano piuttosto come agenzie di collocamento [ ] Anche le spedizioni vengono affidate a trasportatori amici o controllati dalle famiglie ( Del Porto Dario, 2003). 58

3.2 Le grandi griffe e la contraffazione. perché quei falsi sono così perfetti? Osservando la cosiddetta merce contraffatta si può notare come questa sia incredibilmente identica a quella originale. Il giornalista, nonché scrittore, Roberto Saviano è andato a fondo nella questione. Egli nel suo libro Gomorra afferma che le grandi griffe italiane producono in quei territori che sopra ho chiamato Las Vegas, proprio in quei paesi, della provincia di Napoli, dove la manodopera ha un costo bassissimo, ma dove i lavoratori hanno tutta la capacità e l esperienza che permette di lavorare per l alta moda. Le griffe della moda italiana organizzano aste sicuramente particolari: nessuno vince e nessuno perde, l importante è partecipare. Partecipano gli imprenditori del tessile e i rappresentanti delle griffe. Questi, all inizio dell asta, dichiarano quanti capi di un prodotto bisogna produrre e gli imprenditori a loro volta dettano il tempo e il prezzo che possono sostenere. Ad esempio: 800 vestiti la produzione che le griffe richiedono e qualche imprenditore potrebbe proporre di ultimarla in 2 mesi ad un costo di 40 Euro a capo. Se le sue condizioni saranno accettate non sarà l unico vincitore. La sua proposta è come una rincorsa che gli altri imprenditori possono tentare di seguire. Quando un prezzo viene accettato dai mediatori gli imprenditori presenti possono decidere se 59

partecipare o meno, chi accetta riceve il materiale. Le stoffe (Saviano Roberto, 2006, p. 37). Solo un imprenditore sarà pagato, colui che, per primo, riuscirà a consegnare la quantità di capi concordati, confezionati con elevatissima qualità di fattura. Gli altri imprenditori non sono pagati, ma possono tenersi il materiale. Le aziende di alta moda ci guadagnano così tanto che sacrificare stoffa non è una perdita rilevante [ ] con quest' asta, i mediatori delle griffe si assicurano la velocità di produzione [ ] nessuna proroga è possibile per i tempi dell alta moda (Saviano Roberto, 2006, p. 37). Stipendi, costi di produzione, costi di spedizione, tutto è anticipato dai produttori. Spesso, però, questi non hanno denaro liquido ed ecco che entra in gioco la camorra. I clan, rispetto alla loro influenza territoriale, danno liquidità alle fabbriche. I prestiti della camorra, solitamente, hanno tassi bassi: dal 2 al 4 per cento. Nessuna di quelle industrie, pur producendo per l eccellenza italiana, potrebbe accedere ai prestiti delle banche. Gli imprenditori, che non riusciranno a rispettare i tempi imposti dall asta, non perderanno tutto: lo rivenderanno ai clan della camorra e tutto entrerà nel mercato del falso. 60

3.3 I clan e la contraffazione Il Sistema, di Secondigliano gestisce tutto il traffico di tessuti e la periferia di Napoli è il vero centro imprenditoriale. I clan hanno creato indotti industriali di produzione tessile, di lavorazione di scarpe e pelletteria, in grado di produrre prodotti identici a quelli delle grandi marche di moda italiane. Creano capitali astronomici inimmaginabili per qualsiasi agglomerato industriale legale. La manodopera sfruttata è di un livello altissimo, perché formatasi in anni di lavoro sui grandi capi dell alta moda e sui disegni dei più rinomati stilisti italiani ed europei. Spesso i clan assumono le stesse maestranze che hanno lavorato in nero per le griffe. Non solo la lavorazione è perfetta ma anche i tessuti, i materiali sono gli stessi: o sono comprati sul mercato cinese o sono quelli inviati dalle griffe alle fabbriche che partecipano alle aste di cui in precedenza ho parlato. I capi prodotti in questi circuiti sono una sorta di vero-falso, non è semplice merce copiata o come si dice taroccata. Sono identici ai prodotti originali con la differenza che manca l ultimo passaggio: l autorizzazione della casa madre, il marchio. I clan della camorra, del sistema, non si creano sicuramente problemi, le autorizzazioni se le prendono senza chiedere alcun permesso. Tra certi veri-falsi, come chiamano i meglio fatti, e veri-veri l unica differenza la fa la parola del 61

produttore [ ] Un prodotto AAA, Il top del contraffatto, può essere impeccabile al punto che gli stessi periti spediti dalle aziende sono spesso in difficoltà a riconoscerlo ( Staglianò Riccardo, 2006, p. 11). Il costo del vero e del falso, dal punto di vista della manifattura bruta, è quasi lo stesso, ma i falsari risparmiano sulle voci più pesanti come la ricerca e lo sviluppo per arrivare alla concezione di quel prodotto, le licenze pagate agli altri detentori di copyright utilizzati per realizzarlo, il marketing per renderlo famoso e quindi desiderabile. Voci che da sole costituiscono oltre la metà dei costi della commercializzazione e dalle quali il contraffattore è totalmente esentato [ ] È il legittimo proprietario a pagare le pubblicità miliardarie in tv e sui giornali. Ma anche la merce contraffatta si avvantaggia di quella propulsione ( Staglianò Riccardo, 2006, p. 28). I clan di Secondigliano hanno creato una rete commerciale presente in tutto il mondo: sono riusciti ad acquistare intere filiere di negozi dominando così, il mercato dell abbigliamento internazionale. Controllano anche il mercato dell outlet. La produzione che, invece, ha una qualità un po più bassa, vede come distributori, non i grandi negozi, ma gli ambulanti e le bancarelle per strada. Dalla fabbrica al negozio, dal dettagliante alla distribuzione, partecipavano centinaia di ditte e di lavoratori, migliaia di braccia e di imprenditori che premevano per entrare nel grande affare tessile dei secondiglianesi (Saviano Roberto, 2006, p. 49). 62

L inchiesta del 2004, coordinata dal pm Filippo Beatrice, della DDA di Napoli, aveva portato a scoprire l intero impero economico dei clan della camorra napoletana. Non vi era luogo in cui non avessero importato i propri affari. In Germania, in Belgio, in Spagna, in Austria, in Inghilterra, in Scozia, in Finlandia, in Danimarca, in Portogallo, in Canada, negli Stati Uniti, in Sud America, in Australia, i clan della camorra controllavano tra le più grandi catene di abbigliamento e numerosissimi negozi. Gli stessi negozianti, i proprietari dei centri commerciali volevano trattare esclusivamente con i clan: solo grazie a loro era possibile avere i capi dell alta moda a prezzi così accessibili. Questi affari fatturavano per ogni famiglia giri annuali di trecento milioni di Euro. Oltre all abbigliamento i clan distribuiscono in Europa anche diversi prodotti hi-tech. Macchine fotografiche digitali e videocamere, ma anche utensili per i cantieri: trapani flex, martelli pneumatici, smerigliatrici, levigatrici [ ] Il boss di Secondigliano Paolo Di Lauro aveva deciso di investire in macchine fotografiche provenienti dalla Cina dieci anni prima che la Confindustria stringesse rapporti commerciali con l Oriente. (Saviano Roberto, L Espresso 26 settembre 2006). 63

3.4 Gli effetti sul mercato La contraffazione è un fenomeno che compromette il buon funzionamento del mercato interno: può dar luogo a deviazioni dei flussi commerciali e, soprattutto, a distorsioni della concorrenza. Questa situazione genera negli operatori un calo di fiducia e aspettative negative, queste due componenti determinano a loro volta un calo degli investimenti e un indebolimento dell attività innovativa e creativa delle imprese, le quali spesso investono somme rilevanti nella ricerca, nel marketing e nella pubblicità dei loro prodotti e servizi. Gli investimenti sono il motore dell economia e un calo di questi incide direttamente sulla situazione economico-sociale del paese. Dal punto di vista dell economia nazionale la contraffazione produce effetti rilevanti: un minor gettito fiscale dovuto all evasione dell IVA e dei dazi doganali, infrazioni alla normativa del lavoro considerando che la maggior parte della merce contraffatta è prodotta in fabbriche clandestine che sfruttano personale non dichiarato. Sicuramente tutto ciò è una vera e propria minaccia per l economia, in quanto produce la destabilizzazione dei mercati dei prodotti, mercati che spesso, sono molto fragili, basti pensare al caso del mercato del tessile. Il settore dell abbigliamento è il più esposto: oltre il 50 per cento del fatturato derivante da prodotti falsi si riferisce a beni d abbigliamento, con un giro d affari di circa 3,6 miliardi di euro. L elettronica è il secondo comparto più danneggiato, con 1,4 miliardi di euro di incassi, in particolare 64

addebitabili alla pirateria musicale e a quella sui software. Al terzo posto si classifica il mercato dei giocattoli: nel 2005 le dogane ne hanno bloccati più di un milione in ingresso sul nostro territorio, mentre più di sette milioni non erano conformi alle norme di sicurezza. A questi vanno aggiunti circa 500 milioni di euro per il mercato del falso di farmaci e cosmetici: nel 2005 sono state sequestrate 800mila le confezioni di medicine contraffatte, la metà delle quali mancante del principio attivo e destinate ai paesi più poveri del mondo. In merito alla contraffazione delle banconote, il rapporto fa riferimento ai dati diffusi dalla Banca centrale europea, secondo cui nel secondo trimestre del 2006 ne sono state ritirate dal commercio 265 mila. Le più contraffatte sono quelle da 20 euro, seguite da quelle da 50 (www.tuttoconsumatori.it). 3.5 Alcuni Dati La contraffazione costa all Italia 7 miliardi di euro l'anno (U. Vattani, presidente dell Ice) Estesa a quasi tutti i settori manifatturieri, essa interessa ricambi aeronautici e automobilistici, apparecchi elettrici, medicinali, giocattoli. Nel 2006 la Guardia di Finanza ha effettuato oltre 15.000 interventi anticontraffazione, con il sequestro di circa 89 milioni di articoli contraffatti (il 28% in più rispetto ai 68,7 milioni di pezzi sequestrati nel 2005). 65

SETTORE GIRO D AFFARI Moda 3,6 Elettronica 1,4 Beni di consumo 0,5 Giocattoli 0,6 Profumi e cosmetici 0,5 Farmaci 0,2 Altro 0,2 TOTALE 7,0 mld Dati tratti dal x rapporto sos impresa- confersercenti sulla criminalità, (www.confesercenti.it) 66

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