CORSO BASE DI FOTOGRAFIA A cura del prof. Gioacchino Giacò
Per ottenere buone fotografie è necessario saper controllare due parametri fondamentali: apertura del diaframma e tempo di esposizione. Il diaframma è un dispositivo che si trova all interno dell obiettivo. In pratica si tratta di un apertura a diametro variabile. Fondamentalmente il diaframma serve per controllare la quantità di luce che, penetrando attraverso l obiettivo, raggiunge il sensore.
La scala dei diaframmi. A f/2 corrisponde un diaframma molto aperto: passerà molta luce. A f/22 corrisponde un diaframma molto chiuso: passerà poca luce.
Il tempo di esposizione viene controllato da un dispositivo interno alla fotocamera che si chiama otturatore. Attraverso l otturatore noi (oppure l automatismo della macchina fotografica) possiamo decidere per quanto tempo la luce raggiungerà il sensore. La quantità di luce (regolata dall apertura del diaframma) e il tempo di esposizione (regolato dall otturatore) determinano la quantità totale di luce che raggiunge il sensore mentre scattiamo la fotografia. Essi sono i parametri fondamentali per ottenere una buona esposizione.
Per capirlo meglio immaginiamo di voler riempire un bicchiere d acqua.
Più apriamo il rubinetto, meno tempo ci vorrà a riempire il bicchiere. L unica cosa a cui bisogna stare attenti è scegliere la giusta coppia apertura rubinetto/tempo di riempimento. Se sbagliamo per eccesso l acqua si verserà, se sbagliamo per difetto il bicchiere resterà semivuoto. Allo stesso modo se sbagliamo la coppia apertura del diaframma/tempo di esposizione per eccesso avremo una foto sovraesposta
Fotografia sovraesposta. Il sensore ha ricevuto troppa luce.
Se sbagliamo la coppia apertura del diaframma/tempo di esposizione per difetto avremo una foto sottoesposta come quella sotto riportata:
Fotografia sottoesposta.il sensore ha ricevuto poca luce.
La foto corretta dovrebbe invece presentarsi così:
Come abbiamo visto il diaframma regola l apertura attraverso passa la luce che raggiunge il sensore. Per comodità, e per poter usare gli stessi parametri per ogni obiettivo, il valore del diaframma non è espresso in termini assoluti, ma in termini relativi, con un rapporto: f/ dove f rappresenta la lunghezza focale dell obiettivo. Ad esempio, per un obiettivo da 50mm, se il diaframma dichiarato è f/2, significa che il diametro del foro da cui passa la luce, con diaframma tutto aperto, è 25mm. Se invece abbiamo un obiettivo da 100mm, di cui è dichiarata l apertura f/2, questo vuol dire che a diaframma tutto aperto il foro da cui passa la luce sarà di 50mm.
C'è adesso da esprimere un concetto importante:indipendentemente dalla lunghezza focale dell obiettivo, a diaframma uguale corrisponde il passaggio della medesima quantità di luce. Quindi, ad esempio, se impostiamo un diaframma di f/4 su un obiettivo di focale 50mm e su un obiettivo di focale 300mm, nonostante i due fori da cui passa la luce siano molto diversi tra loro, essendo quello del 300mm molto più grande di quello del 50mm, la quantità di luce che raggiunge il sensore sarà esattamente la stessa.
Questa che segue è la scala dei diaframmi: f/1 f/1,4 f/2 f/2,8 f/4 f/5,6 f/8 f/11 f/16 f/22 f/32 f/45 f/64 Ad ogni scatto, detto in gergo stop, corrisponde il dimezzamento della quantità di luce che raggiunge il sensore. Se si diaframma, cioè si chiude il diaframma dell obiettivo, da f/2 a f/2,8, cioè di uno stop, la luce che raggiunge il sensore sarà dimezzata. Se si diaframma di due stop, ad esempio portando l apertura da f/8 a f/16, la quantità di luce che raggiunge il sensore sarà 1/4 rispetto a prima.
La scala dei diaframmi. A f/2 corrisponde un diaframma molto aperto: passerà molta luce. A f/22 corrisponde un diaframma molto chiuso: passerà poca luce.
Uno dei concetti più importanti da imparare quando ci si accosta alla fotografia è quello di profondità di campo. Solo quando si impara a controllare alla perfezione la profondità di campo attraverso il diaframma, infatti, si inizia a padroneggiare davvero lo strumento fotografico. Un obiettivo può mettere a fuoco esclusivamente su un determinato piano. Tutto ciò che si trova sul piano di messa a fuoco apparirà nitido, mentre tutto ciò che si trova dietro e davanti il piano di messa a fuoco apparirà sfocato, ossia poco nitido.
Due foto effettuate con profondità di campo differente: La prima con diaframma chiuso (f/32), la profondità di campo è estesa (sia lo sfondo sia il soggetto sono nitidi) La seconda foto con diaframma aperto (f/5), la profondità di campo è ridotta (il soggetto è nitido, ma lo sfondo è sfuocato
Tutto ciò che si trova davanti e dietro il piano di messa a fuoco risulta poco nitido, sfocato. Ciò avviene perché un punto che si trova sul piano di messa a fuoco sarà riprodotto esattamente come un punto anche nella fotografia ottenuta, mentre un punto che si trova avanti o dietro il piano di messa a fuoco sarà riprodotto come un cerchietto sulla stessa fotografia. Nella pratica però, davanti e dietro il piano di messa a fuoco vi è un certo intervallo in cui la sfocatura è talmente contenuta da essere impercettibile: l osservatore continua a vedere i particolari dell immagine come nitidi. Questo intervallo è chiamato profondità di campo. Si tratta dell intervallo all interno del quale il cerchio di confusione è talmente piccolo da essere comunque percepito come un punto dall osservatore.
Per capire meglio cosa è la profondità di campo, e come avviene gradualmente il passaggio dal piano di perfetta nitidezza al vero e proprio sfocato si osservi questa foto:
Per capire meglio cosa è la profondità di campo, e come avviene gradualmente il passaggio dal piano di perfetta nitidezza al vero e proprio sfocato si osservi questa foto:
Uno dei concetti chiave che deve apprendere chi si accinge ad imparare a fotografare è quello del tempo di esposizione perché, insieme al diaframma, è il parametro che ha maggiore influenza sulla fotografia che otterremo. Il tempo di esposizione è il tempo durante il quale l otturatore rimane aperto per permettere alla luce di raggiungere il sensore (o la pellicola, ovviamente). La scala dei tempi disponibile sulle attuali fotocamere reflex è la seguente: 1/8000 di secondo 1/4000 1/2000 1/1000 1/500 1/250 1/125 1/60 1/30 1/15 1/8 1/4 1/2 1 2 4 8 16 30 B (bulb)
Per ogni scatto di questa scala, come avviene per la scala dei diaframmi, si parla di uno stop in più o in meno ad esempio, se passiamo da 1/1000 a 1/500 abbiamo aumentato il tempo di esposizione di uno stop. Se passiamo da 16 a 4 abbiamo diminuito il tempo di esposizione di due stop. La posa B (bulb) permette di mantenere aperto l otturatore per tutto il tempo desiderato.
Nel selezionare il tempo di esposizione bisogna tener conto di un fattore determinante. Il tempo di esposizione è fondamentale per ottenere una foto ferma, oppure mossa. Questo vale sia per l inevitabile tremolio delle mani che impugnano la fotocamera, sia per il movimento del soggetto stesso. Pertanto, se impugniamo la fotocamera a mano libera e vogliamo evitare una foto mossa, dobbiamo scegliere un tempo di sicurezza, cioè abbastanza veloce da annullare l effetto del tremolio della mano e del movimento del soggetto.
Quale può essere questo tempo di sicurezza? Certo, tutto dipende anche da quanto è ferma la mano del fotografo, dalla corretta impugnatura della fotocamera, nonché dal peso di essa, tuttavia una regola empirica sempre valida è quella del reciproco della lunghezza focale. In altre parole, se abbiamo un obiettivo da 400mm, su una fotocamera dal sensore Full Frame (24x36mm), il tempo di sicurezza, il tempo massimo da impostare per avere la ragionevole certezza di avere una foto ferma, è 1/400 sec. Se il 400mm è montato su una macchina a sensore APS-c, con fattore di crop di 1,5x, va considerata la focale risultante apparente, cioè 600mm: il tempo di sicurezza diventa quindi 1/600 sec. Per fare un altro esempio, con un obiettivo da 50mm montato su una APS-c con fattore di crop 1,5x (focale equivalente 75mm), il tempo di sicurezza è di 1/75 di secondo.
Quando scegliamo il tempo di esposizione dobbiamo sempre ricordare che ai fini della corretta esposizione esso è strettamente legato all apertura del diaframma. Si ricordi l esempio del rubinetto:
A cosa serve, però, scegliere un tempo di esposizione più lungo o più breve? Ebbene, variando il tempo di esposizione, si possono ottenere immagini molto diverse. Il primo rischio da valutare attentamente è il pericolo di ottenere una foto mossa se impostiamo un tempo di esposizione troppo lungo. Bisogna tener conto che oltre al tremolio della mano un altro fattore che rischia di far venire la foto mossa è il movimento del soggetto. Tale movimento, purtroppo, non può essere compensato da alcun meccanismo. Quindi se desideriamo avere un soggetto in movimento che risulti bello fermo e nitido nella nostra foto, dobbiamo necessariamente utilizzare un tempo sufficiente a bloccarne il movimento.
L'ultimo parametro fondamentale da padroneggiare per ottenere una perfetta esposizione delle nostre fotografie è la sensibilità del sensore o della pellicola. Cosa si può fare quando abbiamo aperto al massimo il diaframma dell obiettivo ma l esposimetro della fotocamera ci segnala ancora un tempo di esposizione così lungo che rischiamo ti ottenere una foto mossa? Le soluzioni sono diverse, dal treppiede a un appoggio di fortuna, all uso del flash. Probabilmente però la soluzione più semplice consiste nell aumentare la sensibilità.
Cos è la sensibilità? È la capacità posseduta dal sensore o dalla pellicola di lasciarsi impressionare dalla luce. Più è alta la sensibilità della pellicola, minore sarà la quantità di luce necessaria a creare l immagine. Per questo motivo, fotografando con le pellicole, si sceglie un rullino ad alta sensibilità per lavorare in locali chiusi o la sera, quando la luce è poca, mentre si sceglie un rullino a bassa sensibilità quando si lavora all aperto e di giorno, con molta luce.
Le sensibilità sono codificate secondo lo standard ISO 5800:1987 in questo modo: Basse sensibilità ISO 25 ISO 50 ISO 100 Medie sensibilità ISO 200 -ISO 400 ISO 800 Alte sensibilità ISO 1600 ISO 3200 ISO 6400 Altissime sensibilità ISO 12500 ISO 54000
Ogni salto rappresenta un raddoppio della sensibilità, cioè un aumento di uno stop. Se, ad esempio, l esposimetro ci indica, con una sensibilità di 100 ISO, un tempo di scatto di 1/25 di secondo, con diaframma f/4, se raddoppiamo la sensibilità passandola a 200 ISO, e lasciamo invariato il diaframma a f/4, dovremo usare un tempo di esposizione di 1/50 sec. Se passiamo a 400 ISO, lasciando sempre invariato il diaframma a f/4, il tempo di esposizione corretto diventerà 1/100 sec. Questo significa che per evitare il mosso, molto spesso basta impostare una sensibilità più alta.
Perché allora non scegliere direttamente una pellicola veloce ed utilizzare sempre quella? Oppure perché non impostare di default la sensibilità più alta disponibile sulla nostra fotocamera digitale? Semplicemente perché le pellicole di bassa sensibilità, e le basse sensibilità impostabili sulla nostra fotocamera digitale, garantiscono una maggior risoluzione, una migliore resa dei colori e una grana inferiore. In altre parole, più è bassa la sensibilità, migliore sarà la fotografia.
Sensibilità: 100 ISO
Sensibilità: 1600 ISO
Sensibilità: 6400 ISO
Le immagini sopra riportate mostrano chiaramente il deterioramento della qualità delle fotografie all aumentare della sensibilità. Pertanto, anche se i tecnici stanno facendo miracoli nella guerra contro il rumore digitale, e ad ogni generazione le fotocamere fanno passi da gigante nel contenimento dello stesso, resta sempre valida la regola che se si desidera ottenere la migliore qualità delle immagini, bisogna impostare basse sensibilità. Il segreto consiste nel saper giocare abilmente con i tre parametri fondamentali della fotografia: diaframma, tempo di esposizione, sensibilità, sapendo che spesso dei compromessi saranno inevitabili. In linea generale, bisogna selezionare una sensibilità più alta solo se abbiamo bisogno di tempi più rapidi, per evitare il mosso o per congelare l azione.
Per ottenere una foto correttamente esposta bisogna prendere in considerazione tre parametri: l apertura del diaframma, il tempo di esposizione e la sensibilità. Questi tre parametri costituiscono il cosiddetto triangolo dell esposizione.
Ognuno di essi gioca un ruolo fondamentale nel determinare la giusta quantità di luce che cadrà sul sensore, ed ognuno di essi è strettamente connesso agli altri, nel senso che variando uno di questi fattori, se si vuole ottenere la corretta esposizione della scena, bisognerà intervenire anche su almeno uno degli altri due. Un tempo, con la fotografia a pellicola, più che di triangolo dell esposizione si parlava di coppia tempo-diaframma. Una volta inserita nella fotocamera una determinata pellicola, infatti, non si poteva intervenire con facilità sulla sensibilità. Pertanto gli unici due parametri sui quali si interveniva per raggiungere il corretto livello di esposizione erano il tempo di scatto e l apertura del diaframma. Con il digitale invece si può intervenire sulla sensibilità con la stessa facilità con la quale si interviene su tempo e diaframma. Per questo motivo ha preso sempre più piede l espressione triangolo dell esposizione.
È evidente che, per ottenere la corretta esposizione, possiamo intervenire su uno qualsiasi dei tre fattori (apertura di diaframma, tempo di esposizione, sensibilità) menzionati. L unico limite è dato dalle conseguenze che variare l uno o l altro parametro ha sulla fotografia. Ad esempio, se variamo il diaframma cambieremo la profondità di campo, cioè la percezione di nitidezza davanti e dietro il punto di messa a fuoco. Se variamo il tempo dobbiamo stare attenti a che il movimento della mano o quello del soggetto non rendano la foto mossa (a meno che, ovviamente, non si tratti di un effetto voluto e controllato). Se variamo la sensibilità dovremo stare attenti all insorgenza del cosiddetto rumore e all abbassamento generale della qualità dell immagine. Insomma, nello scegliere il valore di diaframma, tempo di esposizione e sensibilità dobbiamo lasciarci guidare dall esperienza per ottenere la fotografia che abbiamo in mente.
Sia sulle reflex che sulla maggior parte delle compatte è presente un tasto estremamente utile: il comando della compensazione dell esposizione. Imparare ad usarlo è fondamentale perché permette di bilanciare gli errori dell esposimetro. Innanzitutto bisogna chiarire che l esposimetro della fotocamera non è infallibile. Gli esposimetri sono tarati, infatti, sul cosiddetto grigio medio, un grigio che riflette il 18% della luce.
Tale taratura sul grigio medio fa sì che la lettura della luce effettuata dalla fotocamera sia corretta nella maggior parte delle situazioni. Purtroppo però quando l esposimetro è puntato su qualcosa di bianco, o di nero, la lettura diventa inaffidabile. Il tentativo, effettuato dall esposimetro di riportare il nero al grigio medio, infatti, porta la fotocamera a sovraesporre la foto, cioè a riprendere la scena in maniera troppo chiara. Viceversa, se la lettura viene fatta su una superficie bianca, la fotocamera potrebbe sottoesporre la scena, cioè renderla troppo scura.
Quando bisogna compensare? Ma quando può capitare di dover compensare l esposizione? Le situazioni sono tante, ed è difficile prenderle in considerazione tutte. Soffermiamoci però su un caso piuttosto comune: le foto in presenza di un manto nevoso. La presenza della neve, con tutto quel bianco, mette in grave difficoltà l esposimetro della fotocamera, portando spesso, se ci si affida all automatismo, ad ottenere foto sottoesposte
La presenza della neve ha ingannato l'esposimetro, portando ad una forte sottoesposizione. Una correzione dell'esposizione di + 0,7 EV ha portato ad ottenere una fotografia corretta.
Ma come si fa a conoscere bene la propria macchina? Beh, la prima regola è quella di leggere il libretto di istruzioni (il vero primo manuale di fotografia che ogni aspirante fotografo dovrebbe leggere). In genere questo accade raramente. In pochi sfogliano velocemente il manuale, nessuno lo legge tutto per intero. Abbastanza comprensibile visto che solitamente sono particolarmente noiosi, tecnici e soprattutto pieni di descrizioni dettagliate su funzioni che non useremo mai. Vediamo allora le informazioni minime che dovete conoscere.
La vostra macchina ha una modalità di scatto automatica, che viene normalmente indicata con P (program) o AUTO. Tutto è automatico. Basta puntare, spingere il blusante e viene la foto. Questa modalità va bene in molte occasioni, ma ci sono alcune situazioni in cui la macchina (e il piccolo computer che c è lì dentro) ha bisogno di un piccolo aiuto. Essenzialmente vuol sapere cosa volete fotografare (una persona, un panorama, un panorama notturno ecc.).
È per questo che sono state create le così dette modalità di scena, rappresentate solitamente da figure. Ogni macchina ha le sue ma le più comuni sono Paesaggio, Ritratto, Sport, Macro, Notturno. Tra quelle aggiuntive spesso troverete spiaggia/neve, tramonto, fuochi d artificio. Può sembrare banale, ma per migliorare sensibilmente le vostre foto dovrete usare queste impostazioni, che purtroppo invece vengono spesso dimenticate.
Se volete ad esempio fotografare un bambino in primo piano, selezionando la modalità ritratto, comunicherete alla macchina fotografica questa volontà e quindi sapendo le vostre intenzioni chiuderà maggiormente il diaframma cercando di restituirvi una di quelle belle foto in cui il bambino in primo piano è a fuoco e il resto è sfuocato. Al contrario se dovete fotografare un paesaggio e utilizzate l apposita funzione, la macchina cercherà di restituirvi una foto dove la maggioranza degli elementi sono a fuoco. Vi chiedete ad esempio perché nelle vostre foto la neve spesso è grigia? Perché la grande luminosità di riflesso della neve può confondere l automatismo. Selezionando l apposita modalità aiuterete la macchina ha valutare la corretta esposizione. E finalmente anche la vostra neve sarà bianca. E così via per le altre modalità. Usando quindi queste funzioni con attenzione, migliorate le vostre foto sensibilmente.
Ecco altre funzioni importanti da saper utilizzare correttamente. La prima è che come si toglie il flash. Il motivo è che in alcuni casi non si può fotografare con flash (ad esempio nei musei) in altri casi, come le foto a panorami notturni, il flash uccide la foto stessa
Un altra è l utilizzo del tastino con con scritto +/- dentro un quadrato chiaro/ scuro, che diverse macchine hanno. Questa funzione permette semplicemente di aumentare o diminuire la luminosità. Quindi se fate le foto e dal display vedete che vengono troppo scure, spingete il tastino e aumentate un po la luminosità e viceversa.
Infine quasi tutte le macchine hanno la funzione per impostare la qualità dell immagine. Verificate che sia sempre la migliore e che non sia selezionata quella bassa. Il concetto è che più è alta la qualità, meno foto ci stanno nella scheda di memoria; ma la qualità di cui è capace la vostra fotocamera deve essere sfruttata al massimo soprattutto oggi che riusciamo a vedere foto anche su tv e monitor in HD fino a 60 pollici. Un peccato fare belle foto per poi scoprire che sono di qualità bassissima e risultano sgranate su monitor grandi.
quando state per scattare: siate grandi osservatori cercando il punto di vista alternativo a quello scontato, per scoprire quello che agli altri sfugge (linee, armonia, ripetitività, particolari ecc.) e siate sempre coscienti di quello che volete includere/esculdere nell immagine.
davanti ad un panorama se stiamo scattando con una macchina compatta la prima regola è di mettere la modalità di scena panorama. La nostra macchina saprà allora che vogliamo cercare di avere la massima profondità di campo, ovvero che vogliamo più elementi possibili a fuoco. Dopodiché per ottenere una foto ben riuscita dovremmo cercare di rendere l immagine più tridimensionale possibile. Un modo è quello di inserire dei soggetti secondari (in primo piano, secondo piano o lateralmente). Un albero, delle persone che ammirano il panorama, un animale che si sta abbeverando e così via. In questo modo riusciremo inoltre a contestualizzare la fotografia, creando anche dei rapporti di grandezza maggiormente percepibili. A volte queste figure possono essere usate anche per creare un effetto cornice. Il bordo di una finestra, il tronco e i rami di un albero sono solo alcuni esempi.
Quella notturna è una delle tipologie più difficili di fotografia da fare con iphone e macchine compatte. La scarsa dimensione delle lenti e il tipo di sensore non professionale, rendono spesso la qualità delle foto non altissima. Con un po di attenzione saremo comunque in grado di produrre delle immagini gradevoli. Ecco come.
Premesso che naturalmente usando una fotocamera compatta dovremo utilizzare la modalità scena notturna, il nemico numero uno che abbiamo nelle foto notturne è il mosso. In condizioni di scarsa luminosità infatti la fotocamera ha bisogno di un tempo di esposizione più lungo per catturare la luce. Ecco perché ogni piccolo movimento contribuirà a farci fare una foto mossa. La soluzione migliore sarebbe quindi quella di avere un cavalletto, attrezzo molto utile ma spesso molto ingombrante e pesante. In alternativa due sono le soluzioni improvvisate. La prima è quella di trovare un qualsiasi posto dove appoggiare la macchina. In questo modo non soffrirà delle vibrazioni delle nostre mani. L altra è quella, nel caso non abbiamo punti di appoggio, di scattare con l autoscatto. Infatti il movimento più grosso che fa risultare le foto mosse è proprio quello del click. In questo modo invece avendo entrambe le mani che tengono saldamente la macchina diminuirà sensibilmente la possibile vibrazione.
Molto importante. Sia usando iphone che macchine compatte, le foto notturne devono essere fatte senza flash. Infatti il flash non ha la potenza per illuminare tutte la scena. Al contrario il lampo illuminerà soltanto le cose vicine, creando spesso un effetto sgradevole. Diversa la situazione in cui vogliamo eseguire una foto notturna e inserire delle persone. In questo caso dovremo utilizzare la modalità di scena che nelle macchine compatte viene chiamata solitamente foto in notturna + ritratto. Valgono le regole viste in precedenza. Cercate una posizione stabile o cercate di stare più fermi possibili. Infatti la macchina prima farà scattare il flash per illuminare le persone ritratte e poi rimarrà qualche frazione ancora con il diaframma aperto, per riuscire a catturare le luci dello sfondo.
Sicuramente spesso ci abbiamo fatto caso: la luce che abbiamo a disposizione cambia continuamente. La luce del sole a mezzogiorno, quella del sole al tramonto, quella delle lampade al neon, quella delle lampade ad incandescenza, la luce di una candela, sono tutte diverse. Diverse per cosa? Essenzialmente per la loro lunghezza d onda, che ne rende diversa la tonalità. Così la luce a mezzogiorno, in una giornata senza nuvole, è quasi perfettamente bianca, mentre la luce al tramonto ha una tonalità tra il giallo e l arancione. Anche la luce delle lampade ad incandescenza, le classiche lampadine, ha una tonalità arancione, mentre le lampade fluorescenti hanno tonalità più bianche.
Per una corretta resa cromatica della fotografia è necessario che la fotocamera legga la tonalità della luce presente nell ambiente e calibri correttamente i colori della scena in base a questa. Per calibrare i colori la cosa migliore da fare è operare sulla resa del bianco, infatti, quando il bianco è correttamente bilanciato, lo saranno anche tutti gli altri colori. Ciò detto si può facilmente comprendere quanto sia importante il bilanciamento del bianco. Sulle fotocamere si può accedere alla funzione bilanciamento del bianco attraverso un pulsante dedicato o una voce di menu, di solito indicati con la sigla [WB], che sta per white balance.
Bilanciamento automatico del bianco. Quando selezioniamo questa opzione, la fotocamera opera in completo automatismo. E anche l opzione su cui è settata la macchina fotografica di default. Bilanciamento del bianco per luce solare. Opzione da selezionare quando si scatta in pieno sole con il cielo limpido. Bilanciamento del bianco per l ombra. Da utilizzare quando il cielo è limpido ma il nostro soggetto si trova in una zona d ombra. Bilanciamento del bianco per il cielo coperto. Opzione da selezionare se si sta operando con cielo nuvoloso.
Bilanciamento del bianco per luci fluorescenti, quelle che, spesso erroneamente, vengono definite comunemente al neon. Siccome sono di diverso tipo, ed emettono luce di lunghezza d onda diversa, spesso sotto questa opzione si apre un ulteriore menu con altre opzioni per selezionare il tipo di illuminazione più simile a quello della luce dell ambiente in cui operiamo. Bilanciamento del bianco per luce ad incandescenza, la classica lampadina, basata su un filamento di tungsteno, che dà una luce di tonalità gialla (che dal 2012 non sarà più usata nella Comunità Europea). Bilanciamento del bianco manuale. Per regolare manualmente il bilanciamento del bianco.