Da Newport a Valencia di Claudio Ressmann



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Da Newport a Valencia di Claudio Ressmann Nonostante la mortificante esperienza subita in occasione della XXI edizione della Coppa, durante la quale, nelle regate di selezione per la scelta dello sfidante, France, si perse nella nebbia e fu rimorchiato alla base, i transalpini si presentarono alla sfida successiva (1974) ancora con France, ma per la seconda volta furono costretti a cedere tale ruolo ad altri concorrenti. In questo caso all australiano Southern Cross, progettato da Bob Miller per un sindacato finanziato da Alan Bond. Al timone del defender Courageous (sempre progettato dal collaudato binomio Sparkman & Stephens) si alternarono il velaio Ted Hood e Dennis Conner contro i quali si infransero i sogni di John Cuneo, skipper di Southern Cross. Da notare che ambedue gli scafi erano costruiti in lega leggera d alluminio, con alberi in boron, sartie al titanio e apparecchiature molto sofisticate per la regolazione delle vele. La sfida successiva si svolse nel 1977 e vi parteciparono come aspiranti sfidanti, Australia (progettata da da Ben Lexcen e Johan Valentijn) del miliardario Alan Bond, France I, ancora del barone Bich, e Sverige, progettato da Pelle Petterson. Australia vinse le regate di selezione e dovette affrontare un rinnovato Courageous che, condotto da Ted Turner, un ricco proprietario di alcune emittenti televisive, segnò l ennesima vittoria per il NYYC con un secco 4 a 0. Vicende, avventure e disavventure della Coppa America dal 1974 al 2007 Alan Bond non ebbe alcuna esitazione a lanciare una nuova sfida per il 1980, e questa volta gli australiani se la dovettero vedere per le selezioni dello sfidante, con France III (progettato da Johan Valentijn), con Sverige e con l inglese Lionheart, disegnato da lan Howlett. La vecchia Australia, opportunamente modificata, riuscì a spuntarla e venne opposta a Freedom, (ultimo disegno di S & S), al cui timone era Dennis Conner. Australia vinse la prima prova, ma perse le altre quattro. Tuttavia gli aussie si rivelarono concorrenti formidabili e soprattutto molto motivati, tali comunque da preoccupare non poco, ed a ragione, i soci del NYYC. 10 La prima partecipazione italiana Fino a questo momento l Italia era rimasta al di fuori dal pianeta Coppa America, anche se il nostro Beppe Croce, caso unico nella storia della competizione, era stato il primo presidente della Giuria Internazionale a guidare per tre edizioni la suprema assise chiamata al delicato compito di controllare il rispetto del Regolamento e di giudicare il comportamento delle parti. Strenui fautori della prima timida sfida italiana furono alcuni personaggi di spicco del mondo della finanza e delle vela, come l avvocato Gianni Agnelli, il principe Karim Aga Khan, capo religiosettembre-ottobre

so degli ismailiti, il presidente dello Yacht Club Italiano Beppe Croce, Riccardo Bonadeo e Gianfranco Alberini, presidente del Consorzio e commodoro dello Yacht Club Costa Smeralda sotto il cui guidone venne lanciata la sfida per la XXV edizione della Coppa da disputarsi nel 1983. La barca, alla quale venne imposto l accattivante nome di Azzurra (lunghezza fuoritutto 19,90 metri, 14,10 al galleggiamento), fu progettata dallo Studio Andrea Vallicelli di Roma, venne realizzata in alluminio nei Cantieri Yacht Officine di Pesaro, iscritta nei registri dello Yacht Club Costa Smeralda ed affidata a Cino Ricci, un velista forgiato alla dura scuola dei Glénans e di fama consolidata grazie alle numerose affermazioni ottenute in Italia all estero. Nel 1983, tenuto conto del considerevole numero di sfidanti (cinque oltre Azzurra) si dovettero svolgere numerose regate eliminatorie (dando vita alla Vuitton Cup, destinata al vincitore delle selezioni) durante le quali il 12 m SI tricolore riuscì ad arrivare in semifinale con 25 vittorie su 49 regate disputate. Un risultato di tutto rispetto, accolto con entusiasmo nel nostro Paese, dove Azzurra conobbe una popolarità mai prima di allora riservata ad una barca da regata. Gli americani di Liberty, con Dennis Conner al timone si trovarono a difendere il titolo contro i combattivi aussi di Australia II condotto da John Bertrand e progettato da Ben Lexcen alias Bob Miller, (in Australia si può cambiare il cognome). La barca sfidante, dopo una serie di regate mozzafiato riuscì a prevalere in quattro regate su sette, così, per la prima volta nella storia della competizione, la Coppa America lasciava dopo 132 anni la storica sede del NYYC nella Quarantaquattresima Strada, per salpare alla volta del Royal Perth Yacht Club, ubicato in una località sulla costa occidentale australiana, presso Fremantle; così, il 26 settembre 1983, il mito dell invincibilità degli USA era infranto. Fermamente decisi a riportare a casa la storica Coppa, gli americani si presentarono nelle acque di Fremantle nel 1987 con un Dennis Conner più che mai determinato a bordo di Stars & Stripes, una barca estrema dotata, tra l altro, di una configurazione rivoluzionaria della geometria delle appendici immerse. Per assumere il ruolo di sfidante dovette vedersela con un gruppo assai nutrito di 13 aspiranti dei quali due appartenenti ad altrettanti Consorzi italiani: Azzurra III (progettata da Andea Vallicelli) dello Yacht Cub Costa Smeralda e Italia I, dello Yacht Club Italiano. Nel disegno, Azzurra, la prima imbarcazione italiana che prese parte, nel 1983, alla Coppa America; in apertura la Coppa America Nell affollata Vuitton Cup i risultati delle due barche tricolori furono deludenti (rispettivamente 11 e 7 posto), mentre invece impressionò la grinta con la quale condussero le varie prove della Vuitton sia il concorrente neozelandese New Zealand (skipper Chris Dickson), sia quello statunitense di Stars & Stripes. Quest ultimo riuscì ad essere selezionato come sfidante, per cui Dennis Conner poté confrontarsi con il difensore Kookaburra III (skipper lan Murray), dal nome del martin pescatore australiano, progettato dallo stresso Ian Murray con John Swarbrick. Le regate di Coppa non lasciarono dubbi questa volta sulla superiorità degli statunitensi che si imposero con un secco cinque a zero e così, per merito dello stesso timoniere che l aveva perduta, la storica brocca tornò negli Stati Uniti, ma non più a New York, bensì a San Diego, in California, sede del Club vincitore: lo Yacht Club San Diego (YCSD). Un edizione a dir poco singolare I protagonisti dell edizione successiva (quella del 1988) non trovano riscontro nella ultrasecolare storia della competizione. I neozelandesi, infatsettembre-ottobre 11

vo di tipo alare, con una superficie di soli 130 metri quadrati, suddiviso in tre parti. Partendo dalla prora vi era una prima zona costituita da una cellula di tipo alare rigida con un rivestimento in Mylar; seguiva una parte centrale che agiva sull estradosso per generare lo scorrimento laterale dei filetti fluidi ed infine una parte poppiera ricoperta di tessuto opaco e divisa orizzontalmente in sette zone, che agiva come una vela classica. Si trattava, in ultima analisi, di un poderoso motore a vento, sistemato verticalmente al centro della traversa di unionedei due scafi, facilmente orientabile da parte delle quattro persone di equipaggio. Non fu diffìcile pronosticare un facile affermazione del defender ed in realtà tale previsione si realizzò puntualmente nelle acque di San Diego il 9 settembre 1988 su un percorso di 39 miglia con vistosi margini di 18 e di 21 minuti rispettivamente al termine delle due previste regate. Il catamarano Stars & Stripes, l imbarcazione dalla configurazione rivoluzionaria vincitrice della sfida svoltasi nel 1988 ti, interpretando una clausola del Dead of Gift, cioè l atto di donazione della Coppa, che consentiva l ammissione di scafi fino a 28 metri, sfidarono il San Diego Yacht Club con New Zealand, un mostro disegnato da Bruce Farr e condotto da David Barnes, realizzato in fibra di carbonio con sandwich a nido d ape in Nomex, lungo 26,37 m al galleggiamento e largo, sempre al galleggiamento, 4,25. Fuoritutto tale misura saliva a 7,90, una differenza che faceva subito comprendere come l opera morta terminasse con due vistose svasature laterali tali da poter ospitare sopravento nelle andature di bolina la zavorra mobile (cioè i 43 uomini d equipaggio). L albero in fibra di carbonio alto 50 m era in grado di sostenere 1.700 metri quadrati di velatura, compreso uno spinnaker dalla gigantesche dimensioni. Dopo non poche vicissitudini di carattere legale, lo YCSD si vide costretto ad accettare la sfida di New Zealand ed allestì una imbarcazione altrettanto eccezionale e del tutto anticonvenzionale, Stars & Stripes, affidata all inossidabile Dennis Conner: si trattava di un catamarano di piccole dimensioni (18,28 x 9,15 m), realizzato con materiali analoghi a quelli della barca avversaria, ma dotato di un piano velico assolutamente innovati- 12 La nuova classe ACC A parte un ristretto gruppo di progettisti navali, interessati alle barche estreme, la XXVII edizione ella Coppa ebbe una limitatissima risonanza anche negli Stati Uniti, tanto da indurre gli organizzatori ad un precipitoso ritorno a formule meno fantasiose e, soprattutto, comuni a difensori e sfidanti. Si rese necessario pertanto, a partire dalla XXVIII sfida, svoltasi nel 1992, riesumare la vecchia classe 12 m SI sia pure leggermente modificata (con dimensioni solo di poco superiori), denominandola America s Cup Class ( ACC ). Anche nella sfida del 1992 il numero degli aspiranti challenger fu rilevante, otto, compreso quello italiano realizzato da un Consorzio voluto da Raul Gardini, presidente della Montedison e ovviamente finanziato dal grande complesso industriale. Il Consorzio fece le cose in grande per realizzare i vari scafi tra i quali sarebbe stato scelto l aspirante challenger italiano. Venne addirittura creato un cantiere (Tencara) specializzato nell applicazione di tecnologie avanzate, dal quale uscì, progettato da German Frers, il Moro di Venezia, che inalberava il guidone della Compagnia della Vela del capoluogo lagunare e che venne affidato ad un collaudato skipper californiano: Paul Cayard. Dopo la vittoria di una serie di tre Round Robin, di una semifinale e di un serrato finale con New Zealand, il Moro di Venezia si aggiudicò la Vuitton Cup e fu cosi che per la prima volta nella storia della Coppa una barca italiana conquistava tale prestigioso riconoscimento ed entrava nell alsettembre-ottobre

bo d oro degli sfidanti, dimostrando in tal modo che la nostra vela agonistica, aveva raggiunto un livello di eccellenza paragonabile a quello delle più blasonate marinerie straniere, con le quali poteva competere senza complessi. Le regate di coppa ebbero luogo dal 16 al 19 maggio, giornate durante le quali, a dispetto dei disagi dovuti alla differenza di fuso orario, le televisioni nazionali registrarono un eccezionale livello di audience, paragonabile a quello raggiunto dalle principali competizioni calcistiche. Mai la vela italiana aveva goduto di una tale popolarità, superiore anche a quella verificatasi a suo tempo per Azzurra. Il Moro di Venezia, ebbe la soddisfazione di imporsi in una regata sul defender, denominato America Cube,al cui timone era Bill Koch, ma ne perse, sia pure di stretta misura, altre quattro, per cui la Coppa non si mosse da San Diego. Difficoltà di carattere finanziario e, sopratutto, la tragica morte di Raul Gardini (23 luglio 1993) fecero disertare i colori italiani alla sfida 1995, nel corso della quale gli americani di Young America, condotta da Dennis Conner, subirono un pesante cinque a zero da Black Magic, (skipper Peter Blake), il challenger proveniente dalla Nuova Zelanda, un piccolo Paese dove la vela costituisce lo sport nazionale. Lo storico trofeo varcò cosi un altra volta Luna Rossa, la bella barca del consorzio Prada Challenge for AC 2000, fotografata in Nuova Zelanda con i grattacieli di Auckland sullo sfondo l Oceano per trovare posto nella bacheca del New Zealand Yacht Squadron (NZYS) di Auckland. II ritorno degli italiani La prima Coppa America dell Anno Zero del nuovo millennio segnò il rientro dell Italia nella competizione. Per merito del consorzio Prada Challenge for AC 2000, dell industriale Patrizio Bertelli, la barca Luna Rossa, condotta dal trentottenne napoletano Francesco de Angelis, potette confrontarsi con altri 12 aspiranti sfidanti, appartenenti a nove nazioni. La marcia di Luna Rossa alla conquista della Vuitton Cup si rivelò Barche e skipper di Coppa America dal 1974 al 2007 Classe 12m SI XXII 1974 Courageous (T. Hood - USA) Southern Cross (J. Cuneo - AUS) 4-0 XXIII 1977 Courageous (T. Turner - USA) Australia (N. Robins - AUS) 4-0 XXIV 1980 Freedom (D. Conner - USA) Australia (J. Hardy - AUS) 4-1 XXV 1983 Liberty (D. Conner - USA) Australia II (J.Bertrand - AUS) 3-4 XXVI 1987 Kookaburra III (I. Murray - AUS) Stars & Stripes (D.Conner - USA) 0-4 Catamarano-monoscafo XXVII 1988 Stars& Stripes (D. Conner - USA) New Zealand (D. Barnes - NZL) 2-0 Classe AC XXVIII 1992 America Cube (B.Kock - USA) Il Moro di Venezia (P. Cayard - ITA) 4-1 XXIX 1995 Young America (D.Conner - USA) Black Magic (R. Coutts - NZL) 0-5 XXX 2000 Black Magic (R.Coutts - NZL) Luna Rossa (F.de Angelis - ITA) 5-0 XXXI 2003 New Zealand (D.Barker - NZL) Alinghi (R. Coutts- SUI) 0-5 XXXII 2007 Alinghi (E. Baird - SUI) New Zealand (D. Barker - NZL) 5-2 Multiscafi XXXIII Alinghi V (L. Peyron - SUI) BMW Oracle (J. Spithill - USA) 0-2 settembre-ottobre 13

inarrestabile e quindi per la seconda volta, una barca tricolore assumeva il ruolo di sfidante, condotta per di più da uno skipper italiano. Il difensore neozelandese era Black Magic, realizzato dal Consorzio di Sir Peter Blake su progetto degli architetti Laurie Davidson,Clay Olivier e Tom Schnackenberg, con al timone l olimpionico Russel Coutts. Francesco de Angelis e Luna Rossa nulla potettero contro la classe degli avversari e subirono un pesante cinque a zero, per cui la Coppa non si mosse dalla Trophy Room del NZYS. Per la XXXI sfida, quella del 2003, si ricordano le non davvero esaltanti prestazioni dei nostri aspiranti challenger, il veterano Luna Rossa e l esordiente Mascalzone Latino dell armatore napoletano Vincenzo Onorato, con i colori del Reale Yacht Club Canottieri Savoia di Napoli. Si ricordano anche la grinta di uno scatenato Russell Coutts (passato al campo opposto) al timone del challenger Alinghi, disegnato dall olandese Rolf Vrolijk e finanziato dall industriale italo-elvetico Ernesto Bertarelli, battente bandiera svizzera, con il guidone della Société Nautique de Genève. Con un netto cinque a zero il fuoriclasse neozelandese liquidò il defender New Zealand, condotto dal connazionale ed ex allievo Dean Barker, e così la Coppa salpò da Auckland, paradiso della vela, per approdare, ironia della sorte, a Ginevra, una città tra le montagne, che difficilmente si sarebbe potuto immaginare come sua custodian. L ultima sfida, la XXXII, disputata nel 2007 nelle acque di Valencia (preferita dagli organizzatori a Marsiglia, a Lisbona e, purtroppo, anche a Napoli), presentava contemporaneamente due caratteristiche eccezionali: per la prima volta si sarebbe tenuta in Europa e in un tratto di mare non appartenente alla Nazione sede del Club detentore del trofeo. Gli svizzeri, intenzionati a trarre i massimi vantaggi economici dalla competizione, organizzavano una ben congegnata serie di ben 127 regate preliminari (Act) disputate allo scopo di tenere desta l attenzione dei media sulle vicende della Coppa. Degli 11 aspiranti challenger tre erano italiani: Luna Rossa con il guidone dello Yacht Club Italiano, Mascalzone Latino del Reale Yacht Canottieri Savoia, + 39 Challenge del Circolo Vela Gragnano, (ai quali si poteva aggiungere Shosholoza, con un team misto italo sudafricano, con bandiera del Sud Africa). Vinceva la Vuitton Cup New Zealand condotto da Dean Baker (Emirates Team New Zealand), mentre le nostre tre barche si piazzavano rispettivamente al 3, 6 e 9 posto. Il 3 luglio, al termine di sette appassionanti regate Alinghi ( skipper Ed Baird) si aggiudica per la seconda volta la Coppa, che pertanto rimane ancorata a Ginevra, una città distante dal mare alcune centinaia di chilometri. Gli Svizzeri pensano subito alla successiva edizione (la XXXIII), alla quale 18 club di una decina di Paesi dimostrano il loro interesse per un eventuale partecipazione, ma tutto non fila per il suo verso, perché il Golden Gate Yacht Club (GGYC) si rivolge alla Corte Suprema dello Stato di New York dapprima per contestare la nomina del Club Náutico Español de Vela come Challenger of Record (rappresentante degli sfidanti), e poi, per mettere in dubbio la validità della vittoria di Alinghi nel 2007, anno in cui il GGYC era tra i Club che avevano lanciato la sfida. Da quel momento le vicende della Coppa si spostano dai campi di regata alle aule giudiziarie: comincia,infatti, una lunga e travagliata serie di vicende legali e di defaticanti diatribe di carattere tecnico e normativo che impegnano in particolare il GGYC contro il SNG. È una delle ultime ultima sentenze della Corte Suprema (2 aprile 2009) a prevedere una sfida tra questi due Club entro il su multiscafi da 100 piedi (30,48 m), per cui entrambi i Club danno inizio subito alla costruzione dello sfidante e del difensore, finanziati rispettivamente dal miliardario statunitense Larry Allison e dall italo-elvetico Bertarelli. Si tratta di due mostri tecnologici costati non meno di 400 milioni di euro, rispettivamente Alinghi V e BMW Oracle skipper, nell ordine, il francese Loïk Peyron e l australiano James Spithill - che misurano una lunghezza fuoritutto pari a quella massima consentita ed una larghezza tra gli scafi estremi di 27 metri. Da rilevare la diversità dei due piani velici, poiché mentre il catamarano (Alinghi) dispone di una configurazione velica tradizionale, il trimarano si avvale di una vela rigida a forma di ala. I due scafi si sfidano nelle acque di Valencia la prima volta lo scorso 12 febbraio su un percorso a bastone lungo 40 miglia e la seconda volta il successivo 14 su un triangolo di 13 miglia per lato. In ambedue le prove vince nettamente BMW Oracle, conquistando la Coppa America. Conclusasi così nell arco di pochi giorni la XXXIII edizione della regata più antica del mondo, la storica brocca lascia il Mediterraneo per approdare in California, a San Francisco, nella Trophy Room del Golden Gate Yacht Club. 14 settembre-ottobre