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PARLAMENTO EUROPEO 2014-2019 Documento di seduta 27.4.2015 B8-0369/2015 PROPOSTA DI RISOLUZIONE presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento sulla persecuzione dei cristiani nel mondo in relazione all'uccisione di studenti in Kenya ad opera del gruppo terroristico islamista al-shabaad (2015/2661(RSP)) Manfred Weber, Teresa Jiménez-Becerril Barrio, György Hölvényi, Cristian Dan Preda, Davor Ivo Stier, Ildikó Gáll-Pelcz, Antonio Tajani, Elisabetta Gardini, Lorenzo Cesa, Arnaud Danjean, Tokia Saïfi, Maurice Ponga, Michèle Alliot-Marie, Tunne Kelam, Claude Rolin, Barbara Matera, Jan Olbrycht, Traian Ungureanu, Dubravka Šuica, Raffaele Fitto, Philippe Juvin, Massimiliano Salini, László Tıkés, Roberta Metsola, Lara Comi a nome del gruppo PPE RE\1059403.doc PE555.143v01-00 Unita nella diversità

B8-0369/2015 Risoluzione del Parlamento europeo sulla persecuzione dei cristiani nel mondo in relazione all'uccisione di studenti in Kenya ad opera del gruppo terroristico islamista al- Shabaad (2015/2661(RSP)) Il Parlamento europeo, vista la sua risoluzione del 20 gennaio 2011 sulla situazione dei cristiani nel contesto della libertà religiosa 1, viste la sua risoluzione del 10 ottobre 2013 sui recenti casi di violenze e persecuzioni contro cristiani, in particolare a Maalula (Siria) e Peshawar (Pakistan), nonché sul caso del pastore Saeed Abedini (Iran) 2, quella del 18 settembre 2014 sulla situazione in Iraq e in Siria e offensiva dell'is, inclusa la persecuzione delle minoranze 3, quella del 12 febbraio 2015 sulla crisi umanitaria in Iraq e in Siria, in particolare nel contesto dello Stato islamico (IS) 4, e quella del 12 marzo 2015 sui recenti attentati e sequestri ad opera dell'isis/da'ish in Medio Oriente, in particolare contro gli assiri 5, viste le sue precedenti risoluzioni sul Kenya, viste le relazioni annuali sulla situazione dei diritti umani nel mondo, in particolare la risoluzione del 12 marzo 2015 sulla relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2013 e sulla politica dell'unione europea in materia 6, visto l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, visto l'articolo 9 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU) del 1950, visto l'articolo 18 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR) del 1966, vista la dichiarazione delle Nazioni Unite del 1981 sull'eliminazione di tutte le forme d'intolleranza e di discriminazione fondate sulla religione o sul credo, vista la dichiarazione delle Nazioni Unite, del 1981, sui diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali o etniche, religiose e linguistiche, vista la relazione ONU della commissione d'inchiesta internazionale indipendente sulla Repubblica araba siriana, del 14 novembre 2014, dal titolo: "Rule of Terror: Living under ISIS in Syria" (Stato di terrore: vivere nella Siria dell'isis), 1 GU C 136E dell'11.5.2012, pag. 53. 2 Testi approvati, P7_TA(2013)0422. 3 Testi approvati, P8_TA(2014)0027. 4 Testi approvati, P8_TA(2015)0040. 5 Testi approvati, P8_TA(2015)0071. 6 Testi approvati, P8_TA(2015)0076. PE555.143v01-00 2/7 RE\1059403.doc

vista la relazione del Segretario generale delle Nazioni Unite del 9 gennaio 2014 sull'azione delle Nazioni Unite volta ad assistere gli Stati e gli enti subregionali e regionali dell'africa nella lotta contro il terrorismo, viste le relazioni annuali e intermedie del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione o di credo, visti gli orientamenti dell'ue sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo, vista la Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate, vista la dichiarazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, del 25 febbraio 2015, in cui si condanna il sequestro di oltre 100 assiri ad opera dell'isil, viste le dichiarazioni del vicepresidente/alto rappresentante sulle violenze e le persecuzioni contro i cristiani e altre comunità in Medio Oriente, vista la dichiarazione del vicepresidente/alto rappresentante, del 3 aprile 2015, sugli attacchi terroristici a Garissa, Kenya, vista la dichiarazione del presidente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, del 3 aprile 2015, sull'attacco perpetrato da al-shabaab a Garissa, Kenya, vista la legge kenyota sulla prevenzione del terrorismo (Prevention of Terrorism Act) del 2012, visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento, A. considerando che il numero di attacchi contro le minoranze religiose, in particolare i cristiani, in tutto il mondo è aumentato enormemente negli ultimi mesi; che i cristiani sono ogni giorno oggetto di massacri, pestaggi e incarcerazioni ad opera di terroristi jihadisti, soprattutto in alcune parti del mondo arabo; B. considerando che la risoluzione delle Nazioni Unite 1373 (2001) condanna il finanziamento degli atti terroristici e invita tutti gli Stati ad astenersi dal fornire ogni forma di sostegno, attivo o passivo, a entità o persone coinvolte in atti di terrorismo, a dichiarare illegale il reclutamento da parte di gruppi terroristici e a porre fine alla fornitura di armi ai terroristi; C. considerando che, stando alle relazioni internazionali, come quella del 2014 dal titolo "Aiuto alla Chiesa che soffre Libertà religiosa nel mondo", i cristiani sono nettamente il gruppo religioso maggiormente perseguito; che l'estremismo e le persecuzioni di tale natura rappresentano un fattore significativo alla base del crescente fenomeno della migrazione di massa; D. considerando che, secondo i dati dell'osce, ogni anno vengono uccisi più di 150 000 cristiani; RE\1059403.doc 3/7 PE555.143v01-00

E. considerando che una fiorente comunità cristiana irachena composta da 1,5 milioni di persone, principalmente cattolici caldei e assiri, che esiste dal 1 secolo d.c., sarebbe stata ridotta secondo le stime a 450 000 unità e che oltre il 70% dei cristiani iracheni è stato costretto ad abbandonare il paese; F. considerando che la popolazione cristiana della Siria, che nel 1920 rappresentava il 30%, è scesa al di sotto del 10% nel 2015 ed è in tal modo a rischio di estinzione nella propria terra natia; G. considerando che il 15 febbraio 2015 l'isis/da'ish ha decapitato 21 cristiani copti egiziani in Libia; H. considerando che il 15 marzo 2015 durante attacchi dinamitardi contro chiese cattoliche in Pakistan sono rimaste uccise 14 persone; I. considerando che il 19 aprile 2015 l'isis/da'ish ha massacrato 30 cristiani etiopi, decapitandoli crudelmente in Libia; J. considerando che 12 cristiani sono stati gettati in mare da migranti musulmani a causa del loro credo religioso durante una recente traversata partita dalla Libia; K. considerando che il 2 aprile 2015 un attacco terroristico, perpetrato dal gruppo islamista somalo al-shabaab contro il campus universitario di Garissa nel Kenya nordorientale, ha portato a un assedio durato 15 ore a seguito del quale sono morte 148 persone, in prevalenza studenti cristiani, e molte altre sono rimaste ferite; L. considerando che in risposta alla partecipazione del Kenya alla missione dell'unione africana in Somalia, gli attacchi di al-shabaab nel paese sono aumentati drasticamente negli ultimi due anni e, secondo le stime, avrebbero portato all'uccisione di circa 600 persone sul suolo kenyota, tra cui 67 durante l'attacco nel centro commerciale Westgate nel 2013; M. considerando che si stima che i combattenti kenyoti rappresentino circa il 10% delle forze totali di al-shabaab; N. considerando che al-shabaab esegue continui attacchi e bombardamenti, principalmente nella provincia nordorientale del Kenya, prendendo di mira stazioni di polizia e convogli umanitari, nonché chiese e assemblee religiose; O. considerando che a Garissa i terroristi hanno attaccato intenzionalmente i non musulmani e isolato i cristiani per sottoporli a una brutale esecuzione; che al-shabaab ha apertamente e pubblicamente dichiarato di condurre una guerra contro i cristiani nella regione; P. considerando che il Kenya è un paese caratterizzato da grande diversità etnica, linguistica, culturale e religiosa; che negli ultimi anni le divisioni tra le comunità religiose sono cresciute significativamente e sono state ampiamente sfruttate dai gruppi terroristici; PE555.143v01-00 4/7 RE\1059403.doc

1. condanna i recenti attacchi contro le comunità cristiane in diversi paesi ed esprime la propria solidarietà alle famiglie delle vittime, soprattutto per quanto riguarda i 12 cristiani gettati in mare durante una recente traversata partita dalla Libia e i 30 cristiani etiopi massacrati il 19 aprile 2015; 2. rammenta che la libertà di religione e di credo è ampiamente violata in 82 su 196 paesi (42%), e che i cristiani sono la minoranza religiosa maggiormente perseguita al mondo; 3. esprime profonda preoccupazione per l'abuso della religione ad opera dei responsabili di atti terroristici in diverse parti del mondo; denuncia la strumentalizzazione della religione in vari conflitti; condanna il crescente aumento di attacchi terroristici contro le chiese in tutto il mondo, in particolare quello che il 15 marzo 2015 ha provocato la morte di 14 persone in Pakistan; condanna fermamente la detenzione, le sparizioni, la tortura, la riduzione in schiavitù e le esecuzioni pubbliche dei cristiani in Corea del Nord; 4. esprime profonda preoccupazione per il diffondersi di episodi di intolleranza, repressione e violenza contro i cristiani, soprattutto in alcune parti del mondo arabo; ribadisce e sostiene il diritto inalienabile di tutte le minoranze religiose ed etniche che vivono in Iraq e in Siria, compresi i cristiani, di continuare a vivere in condizioni di dignità, uguaglianza e sicurezza in quelli che storicamente e tradizionalmente sono i loro paesi di origine; osserva che per secoli membri di diversi gruppi religiosi hanno convissuto nella regione in modo pacifico; 5. condanna il ricorso alla legge antica o "patto dei dhimmi" da parte dell'isis/da'ish in Siria e in Iraq a scopo di estorsione ai danni dei cristiani, attraverso l'imposizione di tasse e restrizioni legate alla religione, pena la morte; 6. sostiene gli sforzi internazionali contro l'isis/da'ish, comprese le azioni militari condotte dalla coalizione internazionale per fermare la diffusione degli jihadisti; 7. invita la Commissione, la comunità e le organizzazioni internazionali, come le Nazioni Unite, ad adottare un approccio proattivo e preventivo in relazione a qualsiasi violazione della libertà di religione e di credo, sancita quale diritto fondamentale dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo; 8. sottolinea che il terrorismo internazionale di matrice jihadista è finanziato attraverso il riciclaggio illegale di denaro, le richieste di riscatto, le estorsioni, il traffico di droga e la corruzione; invita la Commissione e gli Stati membri a rafforzare la cooperazione con i paesi terzi in materia di condivisione delle informazioni di intelligence legate al riciclaggio di denaro per il finanziamento del terrorismo e di elaborazione di leggi più severe per quanto concerne il congelamento dei beni dei sospettati; 9. accoglie con favore l'istituzione di una delegazione di mediatori ed esperti nell'ambito del dialogo interculturale e interreligioso, che dovrebbe essere inserita nelle missioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite allo scopo di stimolare i negoziati e la mediazione dei conflitti da parte degli inviati dell'onu; 10. esorta le istituzioni dell'ue a rispettare gli obblighi assunti a norma dell'articolo 17 del RE\1059403.doc 5/7 PE555.143v01-00

TFUE di mantenere un dialogo aperto, trasparente e regolare con le chiese e con altre organizzazioni religiose, filosofiche e aconfessionali, per assicurare che la persecuzione delle comunità cristiane e di altre comunità religiose sia considerata una questione prioritaria dell'ue, da discutere in modo sistematico; 11. condanna e respinge ogni interpretazione errata del messaggio dell'islam intesa a creare un'ideologia violenta, crudele, totalitaria, oppressiva ed espansionistica che legittimi lo sterminio delle minoranze cristiane; 12. condanna con fermezza il barbaro massacro avvenuto nel campus dell'università di Garissa, che aveva come obiettivo vittime kenyote innocenti, ossia studenti e membri del personale in servizio; esprime il più sentito cordoglio e porge le sue condoglianze alle famiglie delle vittime; 13. denuncia il fatto che gli istituti di istruzione e gli edifici scolastici siano diventati un bersaglio degli attacchi terroristici, il cui scopo è mettere a repentaglio l'istruzione e la dignità di tutti i cittadini, come pure generare sfiducia e divisione fra comunità; rammenta il rapimento e la scomparsa, avvenuti lo scorso anno e condannati in tutto il mondo, di ragazze cristiane dal villaggio nigeriano di Chibok ad opera del gruppo terroristico di matrice jihadista Boko Haram; 14. incoraggia le autorità kenyote a intensificare gli sforzi nella lotta al terrorismo, all'estremismo e alla radicalizzazione; sottolinea il ruolo fondamentale del Kenya ai fini della stabilità della regione e ribadisce, in proposito, il sostegno dell'ue a favore della missione dell'unione africana in Somalia; 15. rammenta che l'attuazione di riforme sul piano politico, economico, istituzionale e della sicurezza è essenziale per la riconciliazione e la prevenzione di nuovi conflitti in Kenya; invita il governo kenyota a rafforzare ulteriormente la democrazia e la stabilità e ad assicurare il buon governo, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani in tutto il paese; 16. chiede al governo del Kenya di condurre indagini tempestive e di assicurare alla giustizia tutti i responsabili delle uccisioni illegali; 17. valuta positivamente il richiamo all'unità nazionale da parte dei leader politici e religiosi del Kenya; invita il governo ad adottare misure concrete a favore delle iniziative e delle attività concernenti il dialogo interetnico e interreligioso e a promuovere la coesistenza pacifica di tutte le comunità; 18. ricorda la responsabilità del governo nel garantire la protezione dei cittadini e la lotta all'impunità; sottolinea l'importanza di tutelare le vittime del terrorismo, fornendo sostegno psicologico sia alle vittime che alle loro famiglie e salvaguardando la loro libertà di professare la loro religione e il loro credo; 19. pone l'accento sulla necessità di fornire maggiori aiuti umanitari e maggiore assistenza internazionale, al fine di tutelare la vita dei cristiani e degli appartenenti ad altre minoranze religiose nelle zone di conflitto e nei campi profughi; invita pertanto le Nazioni Unite e le autorità kenyote ad affrontare le crescenti preoccupazioni riguardo PE555.143v01-00 6/7 RE\1059403.doc

alla situazione della sicurezza nel campo profughi di Dadaab, che attualmente ospita 335 000 rifugiati somali nel Kenya settentrionale; 20. rinnova la sua solidarietà a tutti i cristiani oggetto di persecuzione in varie parti dell'africa, con particolare riferimento alle recenti atrocità commesse dai jihadisti in Libia, Nigeria e Sudan; 21. esorta i leader musulmani a condannare pienamente ogni attacco terroristico, compresi quelli perpetrati contro le comunità e le minoranze religiose, in particolare i cristiani; 22. ribadisce il proprio sostegno a tutte le iniziative volte a favorire il dialogo e il rispetto reciproco tra comunità religiose e di altro tipo; invita tutte le autorità religiose a promuovere la tolleranza e ad adottare iniziative contro l'odio e la radicalizzazione violenta ed estremista; 23. sottolinea ancora una volta che il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione è un diritto fondamentale; 24. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo e al parlamento del Kenya, alle istituzioni dell'unione africana, al Segretario generale delle Nazioni Unite e all'assemblea generale delle Nazioni Unite. RE\1059403.doc 7/7 PE555.143v01-00