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Transcript:

Vincenzo FOLINO

Come molti amici sanno, sono un bastian contrario e, dunque, non mi voglio prendere la responsabilità di parlare per ultimo: la lascio a chi ha una competenza specifica. Ringrazio Lagala per l invito. Veniamo entrambi da un mondo che non c è più e nel quale siamo sempre stati su posizioni diverse. Lagala, però, è sempre stata una persona vera, sufficientemente critica, che affronta le questioni in maniera rigorosa. Il suo impegno, anche se con una qualche testardaggine, lo trovo assolutamente importante e positivo per la nostra regione. Anche questa iniziativa che vuole salvaguardare di più gli interessi delle imprese agricole in un settore nel quale prevalgono le grandi lobby finanziarie ed industriali (e qui comincia, come potete ben comprendere, il mio sconquasso ), anche questa iniziativa, dicevo, è molto utile. Io ho la responsabilità di aver fatto redigere il Piano Energetico Regionale, che non contempla, però, tutte le questioni afferenti alle agro-energie. Credo quindi che nei prossimi mesi si dovrà ripartire con un piano agro-energetico e, se così sarà, l iniziativa di oggi a Venosa è utile perché, anche con il ragionamento che ha fatto Lacorazza su come l amministrazione regionale si sta muovendo, ci può aiutare a mettere in chiaro alcune cose e a ridefinire le politiche regionali. Il punto centrale del nostro ragionamento deve essere la condizione di estrema difficoltà nella quale oggi si trovano le aziende agricole, anche nel settore delle energie rinnovabili. Dobbiamo avere la consapevolezza che in questo settore i grandi investitori hanno per lo più una origine finanziaria, sono le banche ed i grandi fondi di investimento europei e mondiali che intervengono nel fotovoltaico e nell eolico. Ci sono pure degli industriali, ma sono ben poca cosa. La mia domanda è: chi paga i guadagni che questi grandi investitori vengono a fare nel nostro Paese e nella nostra regione investendo nell eolico e nel fotovoltaico? Pagano tutti i cittadini italiani, paghiamo noi con un sovrapprezzo della bolletta che ogni bimestre andiamo a pagare all Enel. Quali sono i benefici di questa spesa che noi tutti sopportiamo? Certo produciamo energia da fonte rinnovabile ed aiutiamo a salvare il pianeta 61

62 dalla sua distruzione, ma è tutto qui! Noi non abbiamo, come gli altri paesi che spendono nelle rinnovabili, anche benefici sul piano dello sviluppo economico e della occupazione. Pensiamo all eolico e al fotovoltaico: quali ricadute abbiamo in termini di sviluppo ed occupazione indotta nel nostro paese e nella nostra regione? Quasi nessuna, perché tutte le attrezzature e gli impianti sono prodotti in altre parti del mondo: la tecnologia nei paesi del nord Europa, la manifattura nel paesi del sud-est asiatico. Quindi noi finanziamo con il sovrapprezzo della nostra bolletta elettrica gli utili dei grandi fondi di investimento europei ed americani che vengono in Italia per beneficiare degli incentivi riconosciuti nel nostro paese per la produzione di energia da fonti rinnovabili e non ricaviamo alcun beneficio in termini di occupazione e sviluppo complessivo per la nostra economia. Arriviamo all assurdo che quando a voler investire nel fotovoltaico o nell eolico, o con il biogas o la biomassa è l impresa agricola o un piccolo o medio investitore locale, con impianti ovviamente di piccola taglia di 100 o 200 kw che pure comportano investimenti di alcune centinaia di migliaia di euro, l investimento non è possibile, perché l Enel non è più nelle condizioni di garantire le connessioni alla rete di distribuzione. Bisognerebbe costruire linee e nuove centrali. Le nuove infrastrutture non deve farle la Regione -come pensa Taddei-, ma Terna, GSE e via dicendo. Io sono fra quelli che sostengono che la Regione deve entrare in campo e concertare con l Enel e con gli investitori privati, che vengono a fare le cabine per i parchi eolici e fotovoltaici, la messa a disposizione di slot per il territorio, per le imprese agricole, per gli artigiani e quant altri. La Regione deve certamente investire nelle reti e nelle infrastrutture per consentire a tutti di esercitare un protagonismo nel campo delle fonti rinnovabili. Lo deve fare, però, concertando con gli investimenti privati in modo da intervenire dove questi non ci sono, perché il vero tema, lo dico a Canio Lagala come politico e accademico, è che in nessun posto come nel campo dell energia si ripropone la questione della democrazia economica, dei diritti e delle opportunità di qualunque cittadino che sta

in questo vituperato Sud. In conclusione, l intervento sulle reti serve, ma per intervenire lì dove non c è l investimento privato, perché dove c è l investimento privato si devono creare le condizioni perché al parco eolico X si possano connettere le aziende che stanno nei dintorni. Oggi il cittadino che vuole fare i suoi 30, 500 o 1000 kw (parlo per esperienza perché conosco bene le cose) in qualsiasi settore (fotovoltaico, eolico, biomasse) ha grossissime difficoltà perché le poche banche che sono rimaste al Sud non gli danno fiducia. Servirebbe un fondo di garanzia per i nostri coltivatori, qualunque cosa debbano fare. C è da considerare poi il ruolo degli intermediari nel settore delle rinnovabili che non giova certo agli interessi dei proprietari dei fondi agricoli. C è una responsabilità del Governo e del Parlamento per come sono fatte le leggi. Ma c è anche una responsabilità che attiene proprio al modo di essere degli italiani. Ci sono decine e decine di opzioni detenute da intermediari che poi se le devono vendere. Il ministro Scajola non fa il decreto per autorizzare le altre migliaia di mw autorizzabili nel fotovoltaico semplicemente perché, in accordo con la grande lobby degli imprenditori, non vuole frenare gli appetiti degli intermediari. Io che ho redatto il Piano per la Basilicata rimango convinto che il mercato farà la sua parte e che in tutti i ragionamenti che si fanno alla fine l equilibrio si troverà; ovviamente, però, c è anche la necessità del protagonismo del territorio e delle aziende agricole. I 200 mw riservati alla SEL dal piano energetico regionale e che vanno a beneficio delle amministrazioni comunali non tolgono spazio a nessuno. Il Piano energetico della Basilicata prevede una quantità notevole di energia da produrre con fonti rinnovabili: non so se mai si riuscirà a fare tutti quei mw previsti, perché sarà complicato fare le reti e non so come reagirà il mercato. Dal mio punto di vista rimane centrale il tema di come nel fotovoltaico e nell eolico si lascia uno spazio per le aziende agricole, di come chi arriva a fare i parchi aiuta, lascia un minimo di service tecnico per rendere possibile la connessione da parte dei nostri investitori locali. Se questo ragionamento ha un fondamento e si è contro, anche a nome della democrazia economica, a questi fenomeni totalmente 63

64 speculativi a danno dei contribuenti italiani, a maggior ragione il tema che pone oggi questo convegno, quello delle biomasse e del biogas e del ruolo delle imprese agricole, zootecniche e forestali è una questione di massima importanza. Aiutiamo le imprese ad entrare in campo nelle fonti rinnovabili, aiutiamo le aziende zootecniche a fare gli impianti a biogas, lavoriamo anche perché le imprese agricole possano avere un protagonismo nell utilizzazione delle biomasse. Sono d accordo che oltre ad uno spazio per l energia elettrica ci deve essere anche uno spazio per l energia termica, che è bene possa essere usata negli edifici scolastici provinciali. Ma qual è il punto e perché c è una reazione un po negativa alla presenza di centrali termoelettriche? La ragione è che la Basilicata oltre ad essere stata attenzionata da tutti i produttori di pannelli del mondo, lo è stata anche da tutti i produttori di biomassa del mondo. Pensate che c è una centrale da 35 mw autorizzata a Stigliano, secondo i meccanismi classici di questo paese, diciamo a strappo, e c è un altra centrale non ancora autorizzata ma che si vuol mettere in funzione, la vecchia centrale Enel del Mercure, addirittura nel Parco nazionale del Pollino. Allora queste cose gridano vendetta! Ecco perché, poi, la gente non comprende e se la prende con tutti. In un Paese dove si buttano i soldi per far mettere le pale eoliche, senza grandi possibilità di sviluppo connesso, quando vai a fare 40 mw nel Parco del Pollino le gente si arrabbia, perché tutti comprendono che là arriverà o il CDR o biomasse forestali provenienti da altre parti del mondo. Questa cosa va impedita! Canio Lagala Ma non eri in Regione quando furono date le autorizzazioni? Ne sei forse pentito, ti stai ravvedendo? Vincenzo Folino Non mi ravvedo per niente, perché io sono contro il pentitismo. So di che parlo e so che nonostante il tentativo costante di delegittimazione nei miei confronti, e di cui quasi mai mi curo, sono stato il consigliere

regionale che da capogruppo dei DS ha voluto le Legge n. 9 che ha bloccato l assalto dell eolico; da assessore alle attività produttive ho fatto 70 delibere di diniego a tutti i parchi eolici; ho cercato di fare un Piano Energetico che era stato affidato al GSE, riportandolo sotto l egida degli uffici regionali ed approvandolo, nei limiti della mediazione politica, con contenuti che al momento possono andare avanti, al netto della vicenda delle agro-energie. Le autorizzazioni della centrale a Stigliano non attengono alla fase in cui io ero assessore, ma centra anche poco chi era assessore, perché ci sono state responsabilità di altri dipartimenti. Sulla centrale del Mercure c è una lobby politica italiana, di destra e di sinistra, che vuole forzare, ma io sarò insieme ai cittadini del Pollino, di Rotonda e di Viggianello contro le ruspe in maniera brigantesca, perché ai briganti si risponde da briganti. Questo è un discorso, credo, chiaro e semplice. Sicuramente c è lo spazio e anche l opportunità per la costruzione di piccole centrali intorno al mw per produrre energia elettrica e termica e per riscaldare scuole ed edifici pubblici e non solo. Però dobbiamo dircelo con grande franchezza: il legno, ed in particolare quello dei nostri boschi di faggio e cerro, è un legno pregiato che viene utilizzato in gran parte per l energia termica ma nei camini ed anche nei piccoli impianti termici che già ci sono ed ha un prezzo sul mercato che non ti conserte di utilizzarlo per altri scopi. Sono invece utilizzabili più convenientemente i prodotti del sottobosco, soprattutto dei boschi privati, perché nei boschi pubblici lucani non si produce niente. Allora una piccola centrale a biomassa ha un senso se è in grado di raccogliere e utilizzare i prodotti del sottobosco e i resti delle potature. Un operazione di questo genere funziona però in maniera inversamente proporzionale alla distanza fra la centrale e il luogo di raccolta. Da questo punto di vista se i 70 km previsti nel Piano si ritengono limitativi, si può ragionare e si può anche ampliare con qualche altro meccanismo, ma bisogna sempre garantire che quello che ti arriva in centrale è una produzione locale e del territorio circostante. Ovviamente sono totalmente favorevole a mettere in campo dei mec- 65

66 canismi che possano aiutare lo sviluppo della produzione e poi l utilizzo delle biomasse perché non solo c è il tema del sottobosco e dei sottoprodotti dell agricoltura ma c è anche una questione più grande (che può riguardare anche l ambiente) quale quella dell eccessiva produzione di grano duro e della necessaria riconversione produttiva della nostra agricoltura. C è una parte molto consistente di collina e di montagna dove indirizzare alcuni interventi di forestazione. Bisogna ragionare, però, molto attentamente sul piano tecnico e agronomico perché il pioppo si può fare in poche zone, mentre la robinia va benissimo in molte parti della Basificata. È possibile, quindi avviare un programma per la produzione della biomassa agroforestale che sicuramente assicura valore, tutela l ambiente e produce sviluppo. Qui, però, c è un altro problema da risolvere, perché noi dobbiamo essere concreti e pratici. Il processo di riconversione produttiva della nostra agricoltura, lì dove possibile ed auspicabile, deve essere sostenuto con efficaci politiche pubbliche. Programmi per lo sviluppo di colture arboree ed erbacce, che producano biomassa a fini energetici, sono utili ed auspicabili, ma bisogna anche trovare le risorse per poterli attuare. Altrimenti nessuno abbandona il grano, per quanto poco possa rendere, per impiantare robinie e poi aspettare 7 anni per avere un reddito. In Basilicata, oltre a quella professionale, c è un agricoltura sociale che non può essere eliminata e per la quale qualcosa bisogna pur fare. Noi preferiamo però comprare pale eoliche dagli indiani, piuttosto che investire risorse per un nostro sviluppare locale. Ma non diamoci per vinti! Vediamo come è possibile, con gli strumenti che abbiamo, realizzare questi nuovi investimenti per lo sviluppo del Sud. Certo è difficile, perché a noi del Sud non vogliono dare nemmeno l aria che respiriamo e noi abbiamo qualche colpa. Ma io dico: attrezziamoci, lavoriamo, rendiamoci protagonisti e cerchiamo con le nostre intelligenze, con le nostre capacità, di evitare di comprare sempre dagli altri, di comprare anche le truffe che ci hanno fatto quelli del Nord (compreso la Vincenzi di Vitalba, che ci ha fottuto il marchio e poi ci hanno lasciato a piedi) e quindi industriamoci perché noi, così come con i nostri genitori e con i nostri fratelli abbiamo fatto grande il Nord, così faremo grande anche il Sud.

Canio Lagala Grazie al consigliere Folino. Lo ringrazio anche sul piano personale per le parole che ha voluto usare nei miei confronti. Ho apprezzato molto quello che ha detto ed ho anche applaudito, con la soddisfazione di Filippo Bubbico, che ha potuto finalmente constatare una mia convergenza con Folino. Mi auguro sinceramente che Vincenzo Folino, magari con una presenza nella nuova giunta regionale che si andrà a formare, possa in futuro essere per noi tutti un punto di riferimento per continuare il confronto avviato oggi. Ma con altrettanta sincerità e franchezza devo dire a Folino che il problema delle connessioni alla rete Enel c è, ma non è questo il problema maggiore. Il vero problema è come questa Regione Basilicata utilizza seriamente le risorse, che pure ha a disposizione e sono tante: quelle proprie, quelle del petrolio e quelle che vengono da Roma. Come utilizziamo queste risorse? Non basta bloccare l eolico, non basta dire ai briganti fermatevi! Come organizziamo il territorio, come rendiamo protagonisti i contadini, come ad una politica delle grandi centrali -che tu dici di non volere- noi proponiamo, tutti insieme, dal basso, facendo lobby, una politica alternativa. Questa mattina i protagonisti della grande centrale di Stigliano avevano dalla loro parte l Università di Basilicata. Io spero che noi si riesca a portare dalla nostra parte, insieme all Università, anche le piccole imprese, i contadini, il territorio. C è tanto da fare, senza più dividersi tra destra e sinistra, se non tra gente in buona fede e con onestà intellettuale e i briganti veri (non quelli che Folino dice di voler rappresentare). Scusatemi per questo sfogo. Adesso la parola passa a Marino Berton al quale, per le grandi competenze che tutti gli riconosciamo, con piacere affido anche la responsabilità di concludere questo nostro convegno. 67