Letteratura Italiana Contemporanea. Indice. 1 Biografia letteraria di un poeta girovago ---------------------------------------------------------3



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Transcript:

INSEGNAMENTO DI LETTERATURA ITALIANA CONTEMPORANEA LEZIONE II L ESPERIENZA POETICA DI GIUSEPPE UNGARETTI PROF. TOBIA TOSCANO

Indice 1 Biografia letteraria di un poeta girovago ---------------------------------------------------------3 2 La prima produzione ungarettiana: dal Porto sepolto all Allegria di naufragi. -------------6 3 Il secondo tempo della poesia ungarettiana: Sentimento del tempo----------------------------9 4 La svolta degli anni della seconda guerra mondiale: la poesia come impegno civile a difesa della dignità dell uomo------------------------------------------------------------------------------ 10 2 di 11

1 Biografia letteraria di un poeta girovago Giuseppe Ungaretti nacque nel 1888 ad Alessandria d Egitto e in un suo ricordo rivela: «Ci sono nato in una notte burrascosa. Credo che il tempo, per me, non avrà mai voglia di farsi buono», rimarcando il difficile rapporto con la storia e le sue violenze che caratterizzerà l intera sua esistenza. Dell infanzia africana e della prima giovinezza, in cui ebbe modo di fare i primi studi e di avere rapporti epistolari, tra gli altri con Giuseppe Prezzolini fondatore direttore della prestigiosa rivista «La Voce», gli rimase impresso l intenso ricordo di un paesaggio fantastico e irreale, come nell immagine folgorata consegnata alla breve poesia intitolata Notte di maggio: Il cielo pone in capo ai minareti ghirlande di lumini. Nel 1912 si trasferì a Parigi, dove frequentò il Collège de France e la Sorbonne, seguendo le lezioni del filosofo Henry Bergson (vedi lezione 1). Parallelamente approfondì la lezione della poesia decadente e simbolista di Baudelaire e Mallarmé. Quest ultimo fu l autore che esercitò su di lui un influenza fondamentale. Frequentò anche gli ambienti dell avanguardia (Apollnaire, Picasso, Braque, De Chirico, Modigliani), conquistando una familiarità tale da scrivere versi in lingua francese. In occasione della mostra futurista del 1914 stabilì i primi contatti con Giovanni Papini, Ardengo Soffici e Aldo Palazzeschi e nel 1915 pubblicò le sue prime poesie sulla rivista «Lacerba». In Italia ferveva intanto il dibattito sulla partecipazione alla prima guerra mondiale e Ungaretti si schierò decisamente dalla parte degli interventisti, tanto da partire volontario e andare a combattere sul Carso. L esperienza della guerra rappresenta una svolta nel suo percorso biografico, come appare dalla pubblicazione della prima raccoltina di versi, Il porto sepolto, segnata dalla voce inconfondibile della guerra. Fu una raccolta pubblicata con mezzi di fortuna e stampata in soli ottanta esemplari. Fu tuttavia letta e recensita da Giovanni Papini, che ne seppe cogliere le più originali cadenze, affermando: «È un soldato semplice della poesia italiana [ ] come è soldato semplice dell esercito italiano. E fa il suo dovere di poeta presentandoci in parole sofferte la distillazione della sua anima pacificata dalla guerra». 3 di 11

Nel 1919 pubblicò la sua seconda raccolta, Allegria di naufragi, che, unita alla prima e con l aggiunta di altri testi e rimaneggiamenti, confluiranno in volume unico nel 1931 con il titolo L allegria, che raccoglie tutta la produzione del cosiddetto primo tempo della poesia ungarettiana. Dopo la prima guerra mondiale era tornato di nuovo a Parigi, sposando una donna francese e scrivendo nuovamente poesie in francese (La guerre). Fu anche corrispondente da Parigi del «Popolo d Italia». Nel 1921 si trasferì a Roma conquistando la definitiva consacrazione della sua funzione di intellettuale, diventando anche il punto di riferimento della nuova poesia negli anni in cui si andava definendo la poetica dell ermetismo. Nel 1933 pubblicò una nuova raccolta di versi, Sentimento del tempo, in cui confluì tutta la produzione successiva al 1919. Nel 1936 si trasferì in Brasile, chiamato alla cattedra di letteratura italiana nell Università di San Paolo. Ricordando questo suo girovagare per il mondo, molti anni dopo avrebbe affermato: «Il mio soggiorno nell America del Sud è stato un incontro importante, tanto che io dico di aver quattro patrie: l Egitto, perché vi ho imparato il segreto del deserto e della luce, perché è il luogo dove non sono valide se non le immagini inventate dagli abbagli: l Italia, perché sono lucchese [con riferimento alla terra di origine dei suoi genitori], di vecchio sangue toscano; la Francia, perché in Francia mi sono formato insieme con gli uomini che sono stati protagonisti della poesia e dell arte di oggi in Europa; infine, c è il Brasile, poiché è il paese nel quale lo scontro fra natura e ragione, come dice Leopardi, o tra memoria e innocenza, come oso dire io, mi è parso più evidente». Nel 1942 è di nuovo in Italia, chiamato a ricoprire la cattedra di letteratura italiana contemporanea all Università di Roma. Fu nominato anche Accademico d Italia. Nel frattempo la sua vita privata era stata segnata dal dolore della morte del fratello Costantino (1937) e del figlio Antonietto (1939) e alle lacerazioni dei lutti privati si sommò la tragedia delle vicende belliche della seconda guerra mondiale, con la violenza razzista che si scatenò contro gli ebrei che rivelò ancora una volta gli abissi della follia e della bestialità in cui può precipitare l umanità. Ne uscì profondamente segnato e anche la sua poesia acquistò un timbro e una tonalità di più sofferta partecipazione al dolore universale, come fanno fede le raccolte postbelliche Il dolore (1947), La terra promessa (1950 e 1954), Un grido e paesaggi (1952), Il taccuino del vecchio (1961). 4 di 11

Nel 1969, un anno prima della morte, pubblicò l edizione definitiva di tutti i suoi versi unificandoli con il titolo Vita d un uomo (Mondadori), con una sottolineatura del carattere autobiografico della sua poesia, quasi una sorta di recherche proustiana in versi (dello scrittore francese Marcel Proust, Ungaretti aveva parlato in Italia fin dal 1919), secondo l affermazione stessa del poeta: «Io credo che non vi possa essere né sincerità né verità in un opera d arte se in primo luogo tale opera d arte non sia una confessione». Bisogna però intendersi sul vero senso di questo dichiarato autobiografismo, da prendersi non come il racconto di una vita in versi, ma come brandelli di vita catturati dalle parole, quasi che la vita al di fuori delle parole che la imprigionano non possa sussistere, proprio con un significato analogo a quello racchiuso nell espressione la letteratura come vita, che il critico Carlo Bo aveva impiegato per definire il senso profondo della poesia (soprattutto ermetica), indicando la pratica dell arte in genere e della poesia in specie come esperienza totalizzante dell assoluto, unica e irripetibile. 5 di 11

2 La prima produzione ungarettiana: dal Porto sepolto all Allegria di naufragi. La prima produzione ungarettiana, dal Porto sepolto all Allegria di naufragi, è segnata dal progressivo abbandono di cadenze discorsive e cronachistiche a favore di una concentrazione espressiva, che brucia ogni immediato contatto con la comune percezione della realtà. Di questo percorso verso l essenzialità del discorso poetico rimane traccia nella redazione finale dell Allegria. Dalla poetica del Simbolismo Ungaretti deriva l uso ricorrente e insistito del procedimento analogico (sull analogia vedi lezione 1), che egli spiega con una immagine efficace parlando di poesia senza fili : «Se il carattere dell 800 era quello di stabilire legami a furia di rotaie e di ponti e di pali e di carbone e di fumo il poeta d oggi cercherà dunque di mettere a contatto immagini lontane, senza fili. Dalla memoria all innocenza, quale lontananza da varcare; ma in un baleno». Qui abbiamo tre termini chiave per individuare i poli della ricerca poetica ungarettiana: memoria: intesa come insieme dei ricordi personali e storici dell uomo (il legame con la vita e con il contingente); innocenza: il percorso a ritroso verso una purezza edenica, per riconquistare l identità perduta e operare il ricongiungimento alla dimensione originaria dell essere. lontananza: è ciò che si frappone fra memoria e innocenza e che può essere varcato solo con la bruciante rapidità dell analogia, per fare in modo che il contingente (l uomo-ungaretti) possa attingere la sfera dell assoluto. Ne deriva una valenza metafisica e religiosa della poesia, che si pone quasi come ri-velazione di attimi di innocenza originaria riconquistata. A tale proposito Ungaretti stesso ebbe modo di affermare: «Oggi il poeta sa e risolutamente afferma che la poesia è testimonianza d Iddio, anche quando è una bestemmia. Oggi il poeta è tornato a sapere, ad avere gli occhi per vedere, e, deliberatamente, vede e vuole vedere l invisibile nel visibile». Tale ricerca di una essenza metafisica della poesia implica e determina una serie di risvolti proprio in sede di tecnica poetica, innanzitutto con la distruzione del verso tradizionale, in quanto la sintassi naturalistica stabilisce legami razionali (storici) che allontanano dal nucleo profondo della realtà, che può invece essere colto solo attraverso brucianti illuminazioni-intuizioni. 6 di 11

Nella nuova dimensione poetica la parola assolutizzata si fa tramite di improvvisa illuminazione, che si identifica con l attimo in cui, attraverso l immediatezza del rapporto analogico, la poesia sfiora la totalità e la pienezza dell essere. Qui si può notare il fecondo influsso di Mallarmé, da cui si deriva la valenza magica ed esoterica della poesia, collocata sulla zona di confine con l inconoscibile e l inesprimibile. La parola è un corpo che riacquista il suo spazio e la sua autonomia, isolata fino a coincidere con la misura di un verso, in modo che risalti la sua interna risonanza al di fuori di ogni realtà di misure (versi o sintassi) razionalmente costruite. Proviamo a immaginare l impatto visivo che una poesia di poche parole può scaricare sul lettore, che in una pagina tutta bianca vede galleggiare essenziali segni grafici quasi come relitti di un naufragio sulla distesa del mare: Mattina M illumino d immenso. Esito estremo cui potesse giungere la ricerca poetica di Ungaretti, nella vastità del silenzio della pagina bianca la parola del poeta è grido improvviso cui la concisione conferisce una carica evocativa capace di ripercuotersi e di significare ben oltre la sua ridotta misura. L esperienza diretta della prima guerra mondiale, come abbiamo ricordato, è alla base delle liriche più crude e sofferte, spoglie di ogni retorica. Esse testimoniano il brivido del poeta che si riscopre uomo solidalmente legato con gli altri in un comune destino di precarietà esistenziale. Si è osservato che la poetica dell attimo può essere considerata la cifra distintiva del primo tempo ungarettiano. Una significativa testimonianza di tale fase è la lirica intitolata Soldati: Si sta come d autunno sugli alberi le foglie. Si osservi che il titolo è un integratore essenziale del testo poetico, diventando punto di riferimento del procedimento analogico (vita del soldato = fragilità autunnale di una foglia attaccata al ramo). Il 7 di 11

verbo che accomuna soldati e foglie (si sta) sottolinea una condizione di anonimato segnata da un senso di solitudine desolata e di abbandono. Questa poesia ci dà la possibilità anche di comprendere il procedimento impiegato dal poeta per rendere più assolute le parole impiegate, se teniamo presente che nella prima edizione invece di quattro versetti tutta la poesia era disposta, con le stesse parole, in due versi: Si sta come d autunno sugli alberi le foglie. In questa prima redazione si trattava di una coppia di settenari (versi di sette sillabe di lunga tradizione); la loro frantumazione nella redazione definitiva conferisce un senso di sospensione in cui molta importanza ha la scansione e la pronuncia interiore, con il suo andamento perplesso e discontinuo, che meglio sottolinea la precarietà e il dolore che investe ogni manifestazione dell esistenza. 8 di 11

3 Il secondo tempo della poesia ungarettiana: Sentimento del tempo Dopo il 1919 si registra nell attività poetica di Ungaretti un sostanziale mutamento di prospettive, anche per quanto riguarda le soluzioni stilistiche e formali. Si fa strada una diversa percezione del tempo (donde il titolo della raccolta Sentimento del tempo), che subentra alla misura dell attimo con il suo insieme di continuità e durata, che implica il recupero di una dimensione più complessa e problematica dell esistenza. La seconda tappa del viaggio ungarettiano, da lui definita «secondo tempo dell esperienza umana», comporta il recupero delle strutture sintattiche e delle forme metriche della tradizione, segnatamente dell endecasillabo (il verso di undici sillabe di più lunga durata e di più vasto impiego nella storia della poesia italiana), in difesa del quale Ungaretti scrisse persino un saggio. Non bisogna però immaginare una frattura con l esperienza precedente dell Allegria: la rottura del verso tradizionale lì operata non era un atto polemico, contro la tradizione, né un gesto fine a se stesso, ma atto primario di una strategia della scomposizione del verso nelle sue componenti essenziali, per recuperarne la forza primigenia e quindi ricomporlo rinnovato per sua forza interna. Non è un caso che il secondo tempo ungarettiano sia accompagnato da una rilettura e rimeditazione di Petrarca e Leopardi, soprattutto nel soggiorno romano (con i paesaggi inconfondibili della capitale nella luce dell estate, i monumenti barocchi e i recuperi mitologici). Sarà Ungaretti stesso nel 1963 in un intervento intitolato Ungaretti commenta Ungaretti a individuare le strutture portanti di questa raccolta: «Ci sono tre momenti nel Sentimento del tempo del mio modo di sentire successivamente il tempo. Nel primo mi provavo a sentire il tempo nel paesaggio come profondità storica; nel secondo, una civiltà minacciata di morte mi induceva a meditare sul destino dell uomo e a sentire il tempo, l effimero, in relazione con l eterno; l ultima parte del Sentimento del tempo ha per titolo L amore, e in essa mi vado accorgendo dell invecchiamento e del perire della mia carne stessa». 9 di 11

4 La svolta degli anni della seconda guerra mondiale: la poesia come impegno civile a difesa della dignità dell uomo Per quanto riguarda il terzo e ultimo tempo ungarettiano ci soffermeremo brevemente sulla raccolta intitolata Il dolore, pubblicata nel 1947, che raccoglie le poesie composte nel decennio precedente. Abbiamo accennato alla dimensione totalizzante del dolore ungarettiano in cui al tormento personale della perdita dei familiari si somma lo strazio collettivo della seconda guerra mondiale. I testi non sono accompagnati da nessuna didascalia dell autore, che parlando di questa raccolta affermò: «So che cosa significhi la morte,lo sapevo anche prima; ma allora, quando mi è stata strappata la parte migliore di me, la esperimento in me, da quel momento, la morte. Il dolore è il libro che più amo, il libro che ho scritto negli anni orribili, stretto alla gola. Se ne parlassi mi sembrerebbe d essere impudico. Quel dolore non finirà più di straziarmi». Il dolore è formato da cinque sezioni: Tutto ho perduto (1937), con le due poesie in memoria del fratello; Giorno per giorno (1940-1946) e Il tempo è muto (1940-1945) con le poesie al figlio scomparso; Roma occupata (1943-1944) e I ricordi (1942-1946), con le immagini della guerra che rievocano sconvolgimenti apocalittici al cospetto dei quali la voce del poeta si fa grido di solidarietà e invocazione di perdono, attingendo una misura di sacralità biblica. Preleviamo un breve testo dalla sezione I ricordi, dal titolo Non gridate più: Cessate d uccidere i morti, non gridate più, non gridate se li volete ancora udire, se sperate di non perire. Hanno l impercettibile sussurro, non fanno più rumore del crescere dell erba, lieta dove non passa l uomo. Innanzitutto osserveremo che la poesia si compone di due quartine, con versi di diversi lunghezza ma regolari (non si tratta cioè di versi liberi). I primi quattro versi sono novenari (versi di nove sillabe) e presentano anche la rima udire : perire al terzo e al quarto verso. I versi 5-8 sono la successione di un endecasillabo, due settenari (verso di sette sillabe) e un novenario. L invito 10 di 11

implorazione non gridate ripetuto nel secondo verso richiama la ferocia delle divisioni e delle lotte che vanificano la morte: il grido è emblema di guerra e di barbarie. Ad esso deve subentrare il silenzio, che può rendere capace l uomo di ascoltare il tragico messaggio della storia recente, affidato alla voce impercettibile di chi è morto vittima di cieca follia. Dopo la tragedia della guerra la poesia di Ungaretti, al pari di tanta poesia contemporanea, attinge una misura di poesia civile, che si fa monito e invito alla solidarietà e alla pietà. 11 di 11