Tra chiese e musei, un continuo fluire: splendori dal Medioevo all Ottocento



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Tra chiese e musei, un continuo fluire: splendori dal Medioevo all Ottocento Paolo Torriti È ben noto come, nel campo delle arti, maggiori o minori che siano, la Toscana sia la più ricca fra tutte le regioni italiane. In essa, il territorio di Arezzo non è certo da meno poiché, oltre che al suo capoluogo, innumerevoli sono i capolavori sparsi anche nei più piccoli, antichi centri. È questo il caso di Castiglion Fiorentino, una realtà di provincia, che tuttavia ha visto nascere nel tempo ben tre esposizioni permanenti. Musei che, se anche considerati minori, custodiscono opere d arte di grande interesse e di inestimabile valore: la Pinacoteca, il Museo della Pieve di S. Giuliano e il Museo Archeologico. Questo comune della Val di Chiana, con le sue collezioni, rappresenta dunque a buon diritto un importante esempio di quel museo diffuso che è appunto la Regione Toscana. Dentro le sue mura è infatti racchiuso un patrimonio preziosissimo che si svolge dall età etrusca, al Medioevo, sino all Ottocento. Una raccolta, insomma, in cui sono presenti straordinari capolavori di tante scuole: da quella aretina a quella umbro-marchigiana, dalla senese alla fiorentina. Per questo, oltre che per altri motivi logistici, la mostra in Castel Sant Angelo sui tesori di Castiglion Fiorentino, non può che esporre una minima parte dell eccezionale patrimonio artistico custodito ancora oggi in questo comune della Val di Chiana. Opere talvolta assolutamente intrasportabili, e qui conservate da secoli nelle edicole esterne, all ombra delle sue splendide chiese, come S. Francesco, S. Stefano, S. Agostino, la Collegiata, la Chiesa del Gesù, e ora pure nei suoi musei, quasi un continuo fluire come di un unica raccolta. È giusto quindi accennare in questa sede anche alle opere purtroppo rimaste a casa, inamovibili appunto. La storia può avere inizio proprio con due capolavori pittorici: la grandiosa croce di tardo Duecento, oggi nella Pinacoteca Civica ma proveniente dalla chiesa di S. Francesco (Fig. 1), già, ed erroneamente, attribuita a Margarito d Arezzo ma che si ispira ai modi di un Cimabue ed ancor più di un Coppo di Marcovaldo 1, e di seguito, nell altare della Cappella del Rosario della Collegiata, la magnifica pala con la Maestà, firmata dal senese Segna di Bonaventura (Fig. 2). Il suo capolavoro come ebbe a scrivere Luciano Bellosi eseguito sul 1320-1330, all ombra del grande Duccio 2. Ed ancora in Pinacoteca, risalente alla seconda metà del XIII secolo e giustamente assegnata a Margarito (forse con la bottega), è la tavola con san Francesco, una delle tante repliche autentiche sparse in vari luoghi, da Roma a Siena, da Arezzo sino a Montepulciano. Nel XIV secolo la scuola fiorentina è presente nel medesimo museo con la tavola raffigurante la Vergine con il Bambino, frammento centrale di un più grande polittico (o di una pala) 1. Anonimo artista dell Italia centrale, Croce dipinta, ottavo-nono decennio del XIII secolo, Castiglion Fiorentino, Pinacoteca Comunale sacra mirabilia Tesori da Castiglion Fiorentino 3

sacra mirabilia Tesori da Castiglion Fiorentino 4 2. Segna di Bonaventura, Maestà, 1320-1330, Castiglion Fiorentino, Collegiata di S. Giuliano

3. Luca Signorelli e bottega, Compianto sul Cristo morto, 1505-1507, Castiglion Fiorentino, Museo della Pieve di San Giuliano, particolare 4. Bartolomeo della Gatta, San Francesco riceve le stigmate, 1486-1487, Pinacoteca Comunale, particolare andato purtroppo disperso. Un opera giustamente attribuita a Taddeo Gaddi, sulla fine del terzo decennio del Trecento 3, vicina agli affreschi dello stesso artista al Castello di Poppi in Casentino, che ancora una volta dimostra quanto l arte di Giotto seppe influenzare, per tutto il Trecento, anche i più eccezionali artisti fiorentini e non, quale, appunto fu Taddeo, in un momento qui di fortunosa grazia e maturità pittorica, sia nello svolgimento di un più delicato cromatismo sia nel segno più forte che spezza e poi riunisce i vari piani della composizione. Ed ancora a Firenze e a Siena dobbiamo volger lo sguardo per gli affreschi ubicati nella chiesetta di S. Stefano che, malgrado le vaste lacune, restano un caposaldo di una eterogenea pittura a Castiglion Fiorentino (Giotto e i Lorenzetti) eseguita a più mani con inizio dal primo Trecento, sino al secolo successivo. Fra tali e tanti affreschi in Santo Stefano, sono stati indicati, anche se ipoteticamente, almeno due esecutori, Liberato da Rieti e Cecce Saraceno 4. Su tutto il ciclo pittorico i più nobili per qualità sembrano essere la grandiosa Crocifissione e l altrettanto ampia Strage degli Innocenti. Ed ormai, in pieno Quattrocento, non poteva mancare una delle correnti pittoriche più rilevanti del nostro Rinascimento, quella, cioè, che fa a capo a Piero della Francesca, presente a Castiglion Fiorentino con uno dei suoi più noti seguaci: Luca Signorelli in compagnia anche di un suo allievo collaboratore Bartolomeo della Gatta. Il primo maestro, verosimilmente con l intervento della bottega, affresca verso il 1505-1507 nella Pieve vecchia, oggi Museo della Pieve di San Giuliano, il Compianto sul Cristo morto 5 (Fig. 3), interpretazione assai più debole della magnifica tavola, di medesimo soggetto, del Museo Diocesano di Cortona, uno dei più emozionanti dipinti del Signorelli, databile tra il 1501 e 1502 6. Nella stessa Cappella del Sacramento prendono posto, inoltre, un Battesimo di Cristo, terracotta invetriata attribuita ad Andrea della Robbia 7 ma già assegnata più correttamente dal Gentilini a Benedetto Buglioni intorno al 1520 8, un interessante fonte battesimale in pietra serena del XV secolo e, nella parete opposta al Battesimo, un affresco con la Deposizione, riferito a pittore toscano del XVII secolo 9 ma da posticiparsi almeno alla fine del secolo successivo. Bartolomeo della Gatta (Firenze 1448-Arezzo 1502) è presente invece a Castiglioni con ben tre magnifiche opere: il san Francesco che riceve le stigmate, datato al 1486-1487 (Fig. 4), attualmente esposto in mostra, per il quale si rimanda alla scheda del catalogo (scheda n. 10), il san Michele Arcangelo della Pinacoteca, ancora tutto pierfrancescano, e la grande pala d altare con la Madonna in trono, il Bambin Gesù e santi, oggi in Collegiata ma eseguita da Bartolomeo nel 1486 per la vecchia pieve di S. sacra mirabilia Tesori da Castiglion Fiorentino 5

sacra mirabilia Tesori da Castiglion Fiorentino 6 5. Bartolomeo della Gatta, Madonna in trono, il Bambin Gesù e santi, 1486, Castiglion Fiorentino, Collegiata di S. Giuliano

sacra mirabilia Tesori da Castiglion Fiorentino 6. Lorenzo di Credi, Adorazione del Bambino, 1510ca., Castiglion Fiorentino, Collegiata di S. Giuliano Giuliano 10 (Fig. 5). Opere di altissima qualità dove l imprimere della luce scolpisce le vesti e i volti dei personaggi, protagonisti intensi ed espressivi delle tavole del della Gatta. Sempre in Collegiata, ma proveniente dalla chiesa di S. Stefano, è poi un opera tutta fiorentina, si tratta della Adorazione del Bambino di Lorenzo di Credi (Firenze, 1459-1537) (Fig. 6), permeata da un profondo senso spirituale in un elegante accordo tra il linearismo di un Filippino Lippi, le finezze della pittura fiamminga ed una dolcezza di forme non tanto lontana da quella del Perugino, condiscepolo di Lorenzo è bene sottolinearlo nella bottega del Verrocchio. La tavola di Castiglion Fiorentino, eseguita probabilmente intorno al 1510 11 e derivata dalle ben più famose Adorazioni del Bambino degli Uffizi e dell Accademia di Firenze, è certo un esempio delle tante opere a soggetto sacro di Lorenzo di Credi a noi giunte ed oggi sparse in numerose raccolte in Italia e all estero. Ancora a Firenze, e precisamente alla bottega di Antonio di Salvi, uno dei più importanti orafi fiorentini del periodo, si rivolsero Teodora Visconti e forse Mattea di Antonio Lambardi quando, alla fine del Quattrocento, vollero donare alla chiesa di S. Agostino un prezioso ostensorio. L opera, attualmente esposta nel Museo 7

Tesori da Castiglion Fiorentino sacra mirabilia 8 7. Antonio di Salvi (bottega), Ostensorio, fine del XV secolo, Firenze, Museo Nazionale del Bargello del Bargello a Firenze, mostra sul piede la figura in smalto traslucido di sant Agostino e, in alto, sopra la piccola lanterna della teca, la statuetta in argento dorato di san Michele Arcangelo, patrono di Castiglion Fiorentino 12 (Fig. 7). Nello stesso secolo XV Siena torna con due splendidi frammenti di un polittico di Giovanni di Paolo, raffiguranti il Matrimonio mistico di santa Caterina, oggi in Pinacoteca ma provenienti dalla Pieve di S. Giuliano ed esposti attualmente in mostra. Il primo di questi è firmato e datato al 1457, sì che possiamo considerare le due smembrate tavole un sicuro ed eccezionale rarissimo documento per lo studio del curriculum pittorico del grande senese 13. Non poteva poi mancare a Castiglioni un opera di Giorgio Vasari (Arezzo 1511-Firenze 1574). Nel 1548, infatti, mentre l artista era impegnato a decorare la sua casa in Arezzo e al contempo lavorava alla grandiosa tavola con le Nozze di Ester e Assuero, frate Mariotto, superiore del convento di S. Francesco in Castiglion Fiorentino, incaricò Vasari di dipingere una tavola raffigurante la Vergine con il Bambino e i santi Silvestro, Anna e Francesco, «da portare a Castiglioni a una sua capella in San Francesco». Il dipinto, conservato ancora oggi nella stessa chiesa del paese, è «un pezzo di alta scuola», come evidenziò Anna Maria Maetzke, «che prelude ai complicati calligrafismi e artifici della grande produzione matura dell artista» 14. Tra i pittori presenti in Castiglion Fiorentino con un significativo numero di opere, merita, infine, un dovuto cenno un altro maestro aretino, allievo e collaboratore dello stesso Vasari: si tratta di Francesco Morandini detto Il Poppi (Poppi, 1544ca.-Firenze 1597) 15. Per la chiesa di S. Chiara l artista realizza, verso la fine degli anni Settanta, i due pendant, già ai lati dell altare maggiore ed oggi esposti in Pinacoteca, con santa Chiara e san Francesco che riceve le stimmate. Allo stesso periodo dovrebbe collocarsi anche l Assunzione della Vergine, per l altare destro dello stesso oratorio, mentre di fronte prendeva posto la Lamentazione sul Cristo morto, commissionata al Poppi qualche anno più tardi, presumibilmente intorno alla metà degli anni Ottanta (opera, che, insieme alla precedente, è attualmente conservata nel salone del Palazzo Comunale). Nel 1586 l artista porta poi a termine la splendida Ultima cena per l altare maggiore della chiesa del Gesù 16 (Fig. 8), un piccolo ma prezioso oratorio costruito nel 1527 dalla Congregazione del Santissimo Sacramento. In un tripudio di colori il Poppi

sacra mirabilia Tesori da Castiglion Fiorentino 8. Francesco Morandini detto Il Poppi, Ultima Cena, 1586, Castiglion Fiorentino, chiesa del Gesù 9

sacra mirabilia Tesori da Castiglion Fiorentino 10. Manifattura francese, Busto reliquiario di Sant Orsola, quartoquinto decennio del XIV secolo, Castiglion Fiorentino, Pinacoteca Comunale, particolare della gargouille con i due punzoni 10 9. Manifattura francese, Busto reliquiario di Sant Orsola, quarto-quinto decennio del XIV secolo, Castiglion Fiorentino, Pinacoteca Comunale dispiega qui una naturalezza preziosa che giunge al suo culmine nella bella natura morta posta sulla mensa attorniata dagli apostoli: una tipica tavola del Cinquecento, con l immancabile pregiata saliera, il calice in vetro soffiato e, per le posate, il solo coltello. Alla fase matura dell artista appartiene infine la tavola raffigurante la Crocifissione, commissionata nel 1594 da Moscado Onesti per la Cappella del Crocifisso della chiesa di S. Francesco, espressione tuttavia ormai tarda e stanca del Morandini. La mostra Sacra Mirabilia. Tesori da Castiglion Fiorentino, nata con la collaborazione della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano, viene oggi organizzata a novanta anni dalla Mostra d Arte Antica allestita a Castiglioni da Alessandro Del Vita nel lontano 1920, prima mostra d arte realizzata in questo paese che raccolse un cospicuo numero di opere provenienti dal territorio castiglionese, opere che, in buona parte, rimasero a formare l attuale Pinacoteca Civica, allora ubicata nel Salone Consiliare del Palazzo del Comune. «La sistemazione del Museo Civico nella Sala Comunale costituì però il momento focale di un programma di valorizzazione culturale del patrimonio artistico e storico locale» 17. Con questo identico obiettivo è nato il progetto dell esposizione a Castel Sant Angelo che, a distanza appunto di novant anni, rende evidente, con un significativo nucleo di opere provenienti dai tre musei cittadini, l esistenza di un prezioso patrimonio di arte sacra a Castiglion Fiorentino. L attuale mostra sarà anche l occasione in cui verranno resi noti nuovi studi scientifici intrapresi negli ultimi anni proprio attorno a queste opere: dipinti, sculture, oreficerie, manufatti tessili, dal XIII al

XIX secolo, alcune, per tale circostanza, recentemente restaurate. Indubbiamente non abbiamo la pretesa di aver chiuso comunque tanti e complessi argomenti, ma ci auguriamo che il presente lavoro possa portare anche un piccolo ma importante contributo agli studi, auspicando nuove e interessanti aperture di ricerca. L assetto scientifico-espositivo è stato disposto per luoghi, dalla Pinacoteca Comunale al Museo della Pieve di S. Giuliano, per finire con il Museo Archeologico. È ovvio che le opere non offrono tutte lo stesso livello di qualità artistica e quindi anche le schede del presente catalogo avranno logicamente dimensioni e complessità diverse. Il percorso dell esposizione inizia con due magnifiche testimonianze di maestranze europee nel territorio castiglionese: la Croce reliquiario, detta comunemente Croce Santa (scheda n. 2) e il busto di Sant Orsola (scheda n. 5). Due reliquiari ancora oggi invasi di misteri, e forse per questo addirittura più affascinanti. La Sant Orsola (Fig. 9), Gioiello tra i gioielli, come la giudicò il Del Vita alla mostra del 1920, fortunatamente non piacque ai francesi in occasione delle confische napoleoniche, ed è ben strano visto che molto probabilmente sarebbe stato uno dei pochi oggetti requisiti a far ritorno in patria! Incorniciano il volto della santa splendidi lunghi capelli dorati che, se osservati nel retro, mostrano ancora di più l incredibile abilità dell orafo nello sbalzare l argento, capelli dalle pieghe complesse ma che aspettano un solo alito di vento per poter ondeggiare. Magnifici smalti traslucidi decorano poi con vivaci colori la fascia di base, sono smalti francesi dai fondi identici a tante miniature del periodo. Databile al quarto-quinto decennio del Trecento, il reliquiario, come accennato nella scheda, presenta tuttavia ancora diverse questioni irrisolte, in primis, il problema dei due punzoni che ancora oggi non sono stati identificati ma che il loro riconoscimento porterebbe certamente un contributo fondamentale alla ricerca (Fig. 10). La Croce Santa (Fig. 11) è stata ultimamente oggetto di diversi studi e ricerche per i quali rimandiamo alla scheda del presente catalogo, quello che preme qui sottolineare è il grande fascino che questo prezioso manufatto emana, facendo rivivere gli splendori del Medioevo, tra la fastosa corte francese di Luigi IX, le crociate e l oriente costantinopolitano. Come è noto, la lettera originale del Re che accompagnava il dono delle reliquie è scomparsa (anche se ne possediamo alcune copie), tuttavia, durante una campagna di catalogazione dei beni artistici di proprietà comunale 18, è stato recentemente rinvenuto nella sagrestia della chiesa di S. Francesco, dove era custodita la Croce, un reliquiario ligneo seicentesco che senz altro conteneva la lettera e che fortunatamente conservava ancora il prezioso e affascinante sigillo in cera di Luigi IX 11. Manifattura francese (?), Croce Santa, terzo quarto del XIII secolo, Castiglion Fiorentino, Pinacoteca Comunale, particolare del bordo sacra mirabilia Tesori da Castiglion Fiorentino 11

Tesori da Castiglion Fiorentino sacra mirabilia 12 12. Sigillo cereo di Luigi IX di Francia, recto, 1258, Castiglion Fiorentino, Pinacoteca Comunale 13. La Croce Santa in una vecchia fotografia del 1920 (Fig. 12), attualmente esposto in Pinacoteca. Già dal terzo decennio del Cinquecento iniziarono nella stessa chiesa di Castiglion Fiorentino i lasciti e gli ex voto per ornamento del santo reliquiario, così in una vecchia fotografia, pubblicata dal Del Vita nel 1920 su «Dedalo» (Fig. 13), possiamo osservare la Croce Santa adornata da una collana-rosario, composta da sfere irregolari di ambra, corniola e turchesi alternate da otto cilindretti in rame con smalti, nella quale era appeso un cammeo romano in sardonica della fine del III-inizi del IV secolo d.c., rappresentante un busto di imperatore. Sia il cammeo sia la collana, conservati nella Pinacoteca Comunale, sono attualmente presenti in mostra (schede nn. 3-4). Nello stesso articolo Alessandro Del Vita descrive la visita al tesoro della chiesa di S. Francesco: «i reliquiari qui illustrati, erano tenuti nella nicchia di un altare in un armadio di vetro. E fin qui nulla di male! Ma il bello era che il portello di quest armadio era formato, nientemeno, da un quadro di Bartolomeo Della Gatta Le stigmate di San Francesco che, con un sistema di carrucole, veniva tirato a mo di saracinesca in su e in giù come una tavola di legno qualunque. Che strana sensazione quando vidi calare quel quadro e lo vidi sparire entro lo spazio fatto nell altare a bella posta! Sensazione fatta di apprensione, per la tema che in quell operazione il quadro avesse a soffrire, e di meraviglia vedendo apparire attraverso il cristallo, via via che il portello calava, meravigliosi reliquiari che rappresentavano davvero un tesoro» 19. Il San Francesco che riceve le stigmate, citato all inizio del presente saggio, fu commissionato nel 1486 dal Rettore della Fraternita di Santa Maria della Misericordia di Castiglion Fiorentino ed è certamente uno dei capolavori del Della Gatta, pervaso da un sentito realismo quasi nordico e una raffinata armonia tra la lezione prospettica di Piero e la sensibilità per i particolari della pittura fiamminga (Figg. 4, 14) (scheda n. 10). Tra i diversi tesori ammirati dal Del Vita in S. Francesco desideriamo ricordare il reliquiario di San Bernardino, un manufatto toscano costituito da due parti risalenti a epoche diverse (piede e fusto della seconda metà del XIV secolo, mentre la teca è databile alla fine del secolo successivo) (scheda n. 7), e il reliquiario di San Francesco, degli ultimi decenni del XV secolo (scheda n. 11). Nel primo quarto del XIII secolo fu invece re-

14. Bartolomeo della Gatta, San Francesco riceve le stigmate, 1486-1487, particolare 15. Croce reliquiario, primo quarto del XIII secolo, particolare dello smalto con l Agnus Dei alizzato, da un artefice toscano, il pezzo più antico presente nell esposizione a Castel Sant Angelo e restaurato per l occasione dall Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Si tratta della Croce reliquiario (scheda n. 1) conservata nella Pinacoteca Civica ma proveniente dal Conservatorio di Santa Chiara, come il più noto busto reliquiario di Sant Orsola. È un manufatto pesantemente rimaneggiato ma assai suggestivo, capace ancora, con la sua arcaica euritmia, di suscitare intense emozioni (Fig. 15). Tra le oreficerie provenienti dal Museo della Pieve di San Giuliano segnaliamo poi un rarissimo fermaglio da piviale, commissionato nel 1477 da Lorenza di Lorenzo Guiducci, moglie di Paolino Visconti, per la chiesa di S. Agostino in Castiglion Fiorentino (scheda n. 13). Il manufatto, giustamente assegnato in questa sede ad un orafo senese, deriva verosimilmente dal bassorilievo ligneo con l Assunta, realizzato dal Vecchietta intorno al 1457 per la chiesa di S. Giorgio a Montemerano. Il percorso della mostra prosegue poi con una campionatura di oggetti risalenti ai secoli XVII, XVIII e XIX, conservati nel medesimo Museo della Pieve. Tra gli argenti sono da rammentare tre esemplari documentati e punzonati con i marchi degli orefici, esponenti di altrettante diverse manifatture e testimoni dell eterogeneità delle collezioni castiglionesi: senese è il punzone di garanzia presente nel secchiello per l acqua benedetta, proveniente dalla chiesa di S. Agostino e datato 1643 (scheda n. 16), mentre Francesco Terrosi, originario di Castiglion Fiorentino e qui attivo intorno alla metà del Settecento, sigla l elegante servizio per incensazione (scheda n. 19). Rappresentativo della produzione romana di primo Ottocento, è poi il raffinato ostensorio a sole di Antonio Cappelletti (scheda n. 20). Tra i manufatti tessili custoditi nello stesso Museo viene esposta invece una preziosa tonacella, detta di Petreto, poiché proveniente dalla chiesa di questo piccolo borgo frazione di Castiglion Fiorentino, realizzata a Firenze negli ultimi decenni del Quattrocento, in velluto rosso cremisi operato. L Adorazione del Bambino, tessuta sul lampasso in seta policroma e oro filato, che decora il fronte, il retro e le maniche della tonacella, fu creata molto probabilmente su disegno di qualche pittore fiorentino del periodo, individuato tra la cerchia dei così detti pittori di luce, come Botticelli, Pollaiolo e Gozzoli (vedi scheda n. 14). Concludiamo questo breve excursus con l opera simbolo di Castiglion Fiorentino: la statua lignea rappresentante san Michele Arcangelo che uccide il drago, patrono di questo antico comune (scheda n. 6). Attribuita ad un ignoto artista aretino e databile ai primi decenni del Trecento, la scultura in passato doveva presentarsi ben diversa con l intera sua policromia, oggi quasi del tutto scomparsa. Nata in origine per scopi processionali, attualmente è esposta nella Pinacoteca Comunale, proveniente dalla nicchia centrale di Porta Romana. La figura dell Arcangelo Michele che rinfodera la spada sull alto del terrazzo dell Angelo e simbolo del Castello romano, si unirà quindi per l occasione con quest altro san Michele ligneo, patrono di Castiglion Fiorentino, in un connubio di arte, storia e magnificenza.

sacra mirabilia Tesori da Castiglion Fiorentino Note 1 La Croce è stata recentemente restaurata, cfr. Re s t a u r i nell aretino 2008, pp. 66-93; per la Pinacoteca Comunale vedi la guida di Galoppi 2000. 2 L. Bellosi, in Ar t e in Va l d i c h i a n a 1970, pp. 5-6; P. Refice, in Arte in terra d Arezzo 2005, p. 79 (con bibliografia). 3 Ladis 1982, p. 191; Galoppi 2000, p. 39, fig. 17 (con bibliografia). 4 Massini 2002. 5 T. Henry, in Lu c a Si g n o r e l l i 2002, n. 72. 6 N. Baldini, in Ar t e in t e r ra d Ar e z z o 2004, p. 28, fig. 22. 7 L. Massini, in Mu s e o d e l l a Pi e v e 2009, p. 86. 8 Gentilini 1992, II, p. 400; vedi anche: Su l l e t ra c c e dei Della Robbia 2009, p. 56. 9 L. Massini, in Mu s e o d e l l a Pi e v e 2009, p. 89. 10 Per queste opere vedi C. Martelli in Ar t e in t e r ra d Arezzo 2008, pp. 151-170, figg. 180-181-184 (con bibliografia precedente). 11 Dalli Regoli 1966, pp. 176-177, n. 167, fig. 220. 12 Collareta-Capitanio 1990, pp. 201-206. 13 Altri due scomparti dello stesso polittico, una santa Chiara e una santa Scolastica, si trovano oggi nella chiesa parrocchiale di Bagnoregio. 14 A.M. Maetzke in Giorgio Va s a r i 1981, p. 339; vedi anche: A. Cecchi in Ar t e in t e r ra d Ar e z z o 2004, p. 130, fig. 131 (con bibliografia). 15 Per tutte le opere del Poppi a Castiglion Fiorentino vedi: Giovannetti 1995. 16 Baroni, in Ar t e in terra d Ar e z z o 2004, p. 189, fig. 196. 17 Galoppi 2000, p. 11. 18 La campagna di catalogazione è stata realizzata tra il 2005 e il 2006, sotto la direzione di chi scrive e di Elisa Bernardini, dal Laboratorio di Catalogazione dei Beni Storico Artistici della Facoltà di Lettere di Arezzo. Per il sigillo vedi: Bernardini 2006, pp. 81-85. 19 Del Vita 1920b, p. 426. 14