Nicola Focci Settembre 2011 Questo articolo illustra i tre parametri fondamentali per utilizzare una macchina fotografica (tempi, diaframmi, sensibilità) e li «cala» nell operatività concreta (profondità di campo). 1
Parte I. Premessa Poiché fotografia vuol dire «scrivere con la luce», il nodo cruciale è quello della COR- RETTA ESPOSIZIONE: un equilibrio delicato affinché la foto non sia scura (sottoesposta, ovvero esposta poco alla luce) o chiara (sovraesposta, ovvero esposta troppo alla luce). La corretta esposizione viene determinata da tre parametri di base di una macchina fotografica: tempo, diaframma, sensibilità. Il paragone più classico è quello del secchio da riempire con l acqua. Il corretto riempimento del secchio dipende da quanto si tiene aperto il rubinetto (TEMPO), da quanto è grande la «bocca» del rubinetto stesso (DIAFRAMMA), e dalle dimensioni del secchio (SENSIBILITÀ). Se il secchio è piccolo, è sufficiente un tempo breve e un apertura piccola. Parte II. Tempi Il TEMPO si riferisce a quanto sta aperto l otturatore, cioè la tendina che è collocata di fronte al sensore e (con un movimento apri-e-chiudi) lascia passare la luce. Si misura in frazioni di secondo. Il «range» di tempi disponibili dipende dal corpo macchina; nella Canon Eos 40D, per esempio, va da 1/8000 a 30 secondi. Parte III. Diaframmi Il DIAFRAMMA invece (f) è un numero senza unità di misura che determina quanto può essere "larga" questa bocca: più è alto, e più la "bocca" è stretta. Tale numero è una progressione geometrica più o meno standardizzata, che si indica con «f» seguito da «/» e quindi da un numero: Copyright c 2011 http://www.nicolafocci.com Pag.2 di 6
f/1 f/1,4 f/2 f/2,8 f/4 f/5,6 f/8 f/11 f/16 f/22 f/32 f/45 f/64 Obiettivi costosi di solito hanno diaframmi minimi più grandi: il 50mm f/1 della Leica (si chiama «Noctilux») costa circa 5000 euro! Parte IV. Sensibilità La SENSIBILITÀ, come dice la parola stessa, determina quanto il sensore è sensibile alla luce. Agisce in modo analogo al volume di un amplificatore: alzando la sensibilità, il sensore permette di «amplificare» anche situazioni di scarsa luce analogamente a quando si alza il volume per sentire meglio. La sensibilità si misura secondo uno standard detto ISO, e anche questa dipende dal corpo macchina. Nella Canon EOS 40D spazia da 100 a 3200 1 L intervallo tra i diversi valori di diaframma o di tempo o di sensibilità, viene chiamato in gergo STOP. Quindi, tra f/2 e f/2,8 passa uno stop, così come tra 1/125 di secondo e 1/250 di secondo, o tra 100 ISO e 200 ISO. Parte V. La regola del sedici Detto questo per i tre parametri, verrebbe da chiedersi come «inquadrarli» in una situazione standard. Consideriamo allora una tipica foto scattata all esterno in una giornata di sole, col cielo privo di nuvole. In queste condizioni, una regola empirica (detta «Regola del sedici») stabilisce che la corretta esposizione è: 1 Il digitale ha portato un enorme vantaggio in questo ambito, perché la sensibilità può essere variata al volo, mentre con la pellicola dipendeva dalla pellicola stessa, quindi si era obbligati ad utilizzare quella presente in macchina Copyright c 2011 http://www.nicolafocci.com Pag.3 di 6
Diaframma: f/16 Sensibilità: (Ad esempio) 100 ISO Tempo: il valore più vicino al recproco della sensibilità, quindi 1/125. Secondo la metafora del secchio, se vario uno dei tre parametri, almeno uno degli altri due deve adeguarsi di conseguenza. Se aumento di uno stop gli ISO (per esempio da 100 a 200), allora dovrò diminuire di uno stop o il diaframma (da f/16 a f/22) o il tempo (da 1/125 a 1/250). «Diminuire» nel senso che «faccio passare meno luce», anche se nel caso del diaframma di fatto aumento il valore 2. Tutte le reflex hanno un automatismo «Program» (etichettato come «P» sulle Canon) che permette di determinare da sé la corretta combinazione dei tre parametri, in base alla luce che viene misurata dall esposimetro dell apparecchio. Anche le compattine fanno così. Premi il pulsante, e ci pensa la macchina a scegliere tempo e diaframma e sensibilità. Le reflex però danno anche la possibilità di variare a scelta uno dei tre parametri per motivi creativi, e qui sta la loro forza. Entra in ballo il concetto di PROFONDITÀ DI CAMPO, che è fondamentale in fotografia. Parte VI. Profondità di campo In sostanza la profondità di campo (da ora p.d.c.) è: quanta «roba» dietro e davanti il soggetto sul quale si è focheggiato è a fuoco. L occhio umano, infatti, «vede» sempre tutto a fuoco. Ma l obiettivo della macchina fotografica non è così raffinato, e il fotografo deve quindi operare una scelta... impatta pesantemente sul risultato finale. La p.d.c. cresce al crescere del diaframma 3 : più stretto è, e più «roba» è a fuoco (i miopi conoscono bene la sensazione dello strizzare gli occhi per mettere a fuoco). Verrebbe da dire che si vorrebbe avere sempre tutto a fuoco, ma non è detto. Il caso classico è quello del ritratto con un bello sfondo sfuocato: allora metti a fuoco sul soggetto, e poi apri il diaframma in modo che tutto quello che c è dietro sia sfuocato. 2 In realtà aumento il denominatore del rapporto «f/...», quindi il valore del rapporto in sé diminuisce 3 Ad essere precisi, la p.d.c. dipende anche dalla focale dell obiettivo, e dalla distanza tra soggetto focheggiato e fotografo. Però il diaframma è un parametro cruciale. che Copyright c 2011 http://www.nicolafocci.com Pag.4 di 6
Per consentire un controllo completo sulla p.d.c., in tutte le reflex - oltre all automatismo completo - c è un programma che si chiama «Priorità di diaframma» («Av» sulle Canon, Aperture Value): scegli il diaframma, e la macchina sceglie il tempo e la sensibilità. Se voglio sfuocare lo sfondo, apro tutto; se voglio «più roba a fuoco», chiudo. Un apposito tastino sul corpo macchina (detto appunto «pulsante della profondità di campo») permette di chiudere il diaframma al valore impostato, e valutare nel mirino quanta sia questa «roba a fuoco». In tutte le reflex c è anche un programma che si chiama «Priorità di tempi» («Tv» sulle Canon) in cui si fissa il tempo, e la macchina stabilisce il resto. Viene impiegato quando l importante è solo evitare il mosso (oppure il contrario, cioè crearlo per motivi artistici... ma è ovviamente più raro). Quindi della p.d.c. me ne disinteresso: non devo fare foto mosse, e basta. E il caso delle foto sportive. Parte VII. Il rumore Quanto al terzo parametro, la sensibilità, essa può essere impostata come fissa (una sorta di «priorità di sensibilità»). Molte reflex inoltre dispongono di un automatismo che la sceglie automaticamente, a seconda che il programma sia P, Av, o Tv. Rispetto agli altri due parametri, però, c è un inghippo. Mentre tempo e diaframmi possono essere aumentati senza correre alcun rischio se non quello di avete foto male esposte, per la sensibilità c è un limite legato al rumore, che aumenta con l aumentare della stessa. Prima ho scritto che alzare la sensibilità è analogo ad alzare il volume di un amplificatore audio, e il paragone vale anche qui: aumentando l amplificazione (suono o luce che sia), aumenta anche il rumore di fondo. Nelle foto, questo «rumore di fondo» si manifesta con sgradevoli puntini monocromatici o di colore (rossi e blu), specie in zone scure dell immagine. Diciamo che le moderne fotocamere reflex 4 funzionano piuttosto bene fino a 800-1600 ISO; sopra a quella soglia, il rumore comincia a manifestarsi. Il rumore però può essere corretto in post-produzione: tutti i software di elaborazione fotografica dispongono di 4 Mi riferisco alle reflex con sensore di formato APS-C, perché le full frame sono molto meno sensibili al rumore anche a ISO più alti: è una questione fisica legata alle dimensioni del sensore. Copyright c 2011 http://www.nicolafocci.com Pag.5 di 6
algoritmi più o meno sofisticati adatti allo scopo. Esiste quindi una qualche chance di sanare la situazione dopo lo scatto, se si usa il formato RAW. Parte VIII. Conclusione E davvero necessario conoscere tutto questo, per fare belle fotografie? In linea di teoria, no. Si può anche scattare in «modalità scimmia» (automatismo totale) e avere fortuna! Ma se si vuole avere un totale controllo su quello che si fotografa, ecco che diventa importante padroneggiare questi parametri. A un neofita sembra sicuramente complicato, ma come spesso capita, e si pensi alla guida dell automobile diventa poi sempre più agevole con la pratica, perché il fotografo sviluppa opportuni automatismi mentali tali da suggerirgli sempre i parametri ideali per la foto che vuole scattare. Copyright c 2011 http://www.nicolafocci.com Pag.6 di 6