Introduzione all Antropologia della Musica



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Transcript:

Corso di Antropologia della Musica A. A. 2007-2008 2008 Lezione N. 1 Introduzione all Antropologia della Musica 23 Novembre 2007 Docente: Dott.ssa Laura Ruzza

Musica? No Musiche! "Non esiste la musica, ma una molteplicità di musiche (concetto eurocentrico). Francesco Giannattasio, Il concetto di musica: contributi e prospettive della ricerca etnomusicologica, NF$, Roma 1992, p.43 La pluralità del termine "musica" va intesa in almeno due modi diversi: -in un'ottica storico-geografica che rimanda a diverse "culture" musicali; -in un ottica psico-sociale sociale che rivela usi e funzioni diverse all'interno della stessa cultura.

Besseler Besseler distingue: -Umgangsmusik Umgangsmusik, una musica inseparabile dal sociale (rito, liturgia, danza); -Darbietungsmusik Darbietungsmusik, una musica di rappresentazione, dove l'interprete si separa dal pubblico; -Uebertragungsmusik Uebertragungsmusik, una musica trasmessa dai media.

Le Funzioni della Musica Merriam sostiene, contro l'eurocentrismo imperante nelle scienze umane ancora negli anni '60, che sia sbagliato dire che la musica delle società illetterate è più "funzionale" della nostra: con questo si deve solo intendere che la musica può avere più usi rispetto a quelli che noi le attribuiamo, ma le funzioni esistono ovunque ci sia musica. (Alan P. Merriam, Antropologia della musica, Sellerio, Pa, 1983, p.213)

Attali Attali individua tre utilizzi strategici della musica: a) far dimenticare: musica con funzioni magico- terapeutiche (sacrificio rituale); società magico-mitiche; mitiche; b) far credere: musica con funzione estetica (rappresentazione), società borghese; c) far tacere: musica con funzioni conative (ripetizione, burocratizzazioe); società di massa. Jacques Attali, Bruits (Essai sur l'économie politique de la mnsique), PUF, Paris 1977)

Roman Jakobson: Il suo modello, basato sulla teoria della comunicazione (un emittente, un codice, un messaggio, un ricevente) individua sei funzioni linguistiche: estetica, metalinguistica, fàtica, conativa, espressiva e referenziale. Come fa l etnomusicologo a decidere che quella pratica musicale rientra nel suo settore di studi? L'etnomusicologo individua e descrive la cultura studiata in base alle proprie categorie musicali (canto liturgico, canto profano, musica strumentale, recitazione, etc.), e questo lo porta ad assimilare le pratiche studiate alle pratiche della sua cultura. Sembra che non si possa sfuggire ad una forma di etnocentrismo metodologico.

Origine e Definizione di Antropologia Musicale Nel corso dell'ottocento prende vita lo studio del folclore musicale L'area geografica esaminata dal folclore musicale è quella europea e l'oggetto di studio viene individuato in base al principio della stratificazione sociale: -la musica composta ed eseguita per l'aristocrazia, la Chiesa e la borghesia è "arte", indipendentemente dall'intrinseco valore estetico, e viene studiata dalla musicologia storica; la musica composta ed eseguita da e per le altre classi sociali è folclore musicale e si differenzia dalla musica d'arte anche per il ruolo predominante dell'oralit oralità nella sua trasmissione.

I principali obiettivi degli studi di folclore musicale sono: -la documentazione; -la trascrizione e la conservazione dei repertori (facilitata sul finire del secolo dall'invenzione del fonografo); -lo studio filologico (con particolare attenzione ai canti). Fra i più significativi esponenti degli studi di folclore musicale nel Novecento vanno ricordati Béla Bartók e Zoltán Kodály

Per tracciare il cammino dell'antropologia musicale occorre analizzare l'area di studi che nacque intorno ai primi del Novecento e che prese il nome di musicologia comparata. musicologia Scuola di Berlino (scuola di Musicologia comparata): costituita da Stumpf, von Hornbostel, Herzog, Lachmann ed altri. Si interessa di musiche non occidentali, della loro analisi e trascrizione in notazione eurocolta, dei loro strumenti, nonché dei problemi concernenti la documentazione fonografica. Curt Sachs: elabora, assieme a Erich von Hornbostel, la prima sistematica e universale classificazione degli strumenti musicali (1914); in seguito, egli cercherà di sviluppare una teoria e una storia dell'evoluzione musicale.

Diego Carpitella: il metodo di Sachs era quello di rilevare un tratto caratteristico di una musica (il ritmo, il tempo ecc.) e di generarizzarlo in varie zone e aree etniche. L'ambito di interesse della musicologia comparata è essenzialmente la musica extraeuropea Fra i suoi fini principali vanno ricordati l'individuazione di aspetti universali della musica attraverso il metodo comparativo e la costituzione di archivi sonori.

Una delle caratteristiche metodologiche della disciplina è la separazione fra: -il lavoro di documentazione sul campo, compiuto spesso da non specialisti; -il lavoro al tavolino (trascrizione, analisi, comparazione) compiuto dallo studioso. Netta cesura operata fra il suono e il suo contesto di riferimento

Schaeffner: nel suo lavoro intitolato Origine des instruments de la musique (1936), oltre a criticare le tesi e la classificazione "organologica" di Sachs e Hornbostel, fornisce una delle prime interpretazioni etnomusicologiche prima che musicologiche: per Schaeffner, infatti, gli strumenti musicali sono anzitutto dei "segni" che rinviano al sistema di pensiero, alle credenze e alle tecnologie dello specifico contesto culturale.

Intorno al 1950 si affermano con decisione due nozioni che saranno alla base degli sviluppi successivi della disciplina, quelle di: -"sistema musicale" : riguarda le regole e le relazioni che connotano, in tutto o in parte, un determinato "linguaggio" musicale. Si potrà così parlare di sistema pentatonico, ma anche di sistema musicale cinese o di micro-sistema musicale sardo. -"cultura musicale : rinvia alle relazioni, alle funzioni e ai tratti che permettono di riconoscere un determinato sistema musicale come proprio di una data cultura.

Compare così per la prima volta in un opuscolo di J.Kunst (1950) il termine ethno-musicology, che sostituì la definizione di Musicologia comparata. Gli studiosi incominciarono ad analizzare la musica nel suo contesto etnologico; non si sottolineavano più tanto le componenti strutturali del "sistema musicale" quanto il ruolo della musica nella cultura e delle sue funzioni nell'ambito dell'organizzazione sociale e culturale. A partire dagli anni Sessanta si fa strada una nuova concezione e definizione del campo di studi: quella di Antropologia della musica.

L'antropologia della musica é legata, nel nome e nelle principali enunciazioni teoriche, all'opera dell'americano Alan P. Merriam, secondo il quale l'antropologia della musica può essere definita: "lo studio della musica nella cultura". Inoltre, per Merriam é fondamentale la conoscenza delle categorie di pensiero e delle valutazioni dei diretti produttori della musica, senza cui egli dice: "l'analisi stessa viene invalidata". John Blacking: é fra pi fra più grandi sostenitori della priorità dell'analisi comportamentale su quella formale ai fini di una comprensione della musica.

L'antropologia musicale considera la musica il risultato di comportamenti umani la cui forma é determinata dai valori, dagli usi e dalle credenze di un popolo. Per capire perché una certa struttura musicale abbia assunto una determinata forma occorre comprendere, per prima cosa, la cultura che sta alla base di quei comportamenti capaci di generare quella particolare forma del suono.

La musica, dice Merriam: non può esistere per sé ed in sé. Ci saranno sempre esseri umani che si comporteranno in un determinato modo al fine di produrla. In breve, la musica non può essere definita soltanto come fenomeno sonoro, poichè presuppone il comportamento di uno o più individui. Il suono musicale viene dunque visto come il prodotto di un comportamento specifico.

Gli antropologi della musica ritengono che questo comportamento specifico possa essere di tre tipi. Comportamento fisico: cioè le posture del corpo e l'uso dei muscoli per muovere le dita su una tastiera, far vibrare le corde vocali, muovere il diaframma. Comportamento sociale: suddiviso in comportamento del musicista e del non-musicista. Si osserverà allora che alcuni individui si comportano in un determinato modo solo perché sono musicisti e perché la società ha standardizzato il loro comportamento sia emotivo che fisico. Comportamento verbale: che concerne i costrutti linguistici legati al sistema musicale.

Oggi molti studiosi sentono la necessità di diventare frequentatori abituali della cultura musicale che studiano; in tal modo, interiorizzandone i comportamenti ed i valori, acquisiscono le categorie estetico-percettive necessarie alla sua comprensione. L'antropologo musicale dovrà sviluppare un confronto continuo tra le scienze sociali, da un lato, e gli studi umanistici, dall'altro. Le finalità di questa disciplina sono più scientifiche che umanistiche, mentre l'oggetto di studio ha forse una natura più umanistica.