Guide Natura d Italia



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Guide Natura d Italia

Responsabile editoriale: Adriana Rigutti Progetto grafico: Furuya Yoshihito Impaginazione: Daniele Forconi Redazione: Adriana Rigutti, Cinzia Amatucci Collaborazione redazionale: Giada Riondino Antonio Lopez Tracce di animali L autore desidera ringraziare: Luigi Boitani (Università La Sapienza, Roma), Piero Genovesi (Ispra, Roma), Stefano Filacorda (Università di Udine) e Roberto Tinarelli (Asoer, Bologna). Si ringrazia Angelica Dionisio per il suo prezioso contributo. www. giunti.it 2012, Giunti Editore S.p.A. Via Bolognese 165-50139 Firenze - Italia Via Dante 4-20121 Milano - Italia Prima edizione: maggio 2012 Ristampa Anno 4 3 2 1 0 2015 2014 2013 2012 Stampato presso Giunti Industrie Grafiche S.p.A. Stabilimento di Prato, azienda certificata PEFC

s o m m a r i o Introduzione Come riconoscere gli animali dalle loro tracce 7 Come usare questa guida 10 Schede Legenda dei simboli e dei colori 15 Alta montagna 16 Campagna e bosco di collina 44 Macchia mediterranea e costa 76 Fiume, laguna e salina 86 Foresta di montagna 118 Parchi cittadini 168 Apparati Glossario 186 Indice dei nomi scientifici 188 Indice dei nomi comuni 190

Come riconoscere gli animali dalle loro tracce Quando si va in natura, il desiderio di tutti è quello d incontrare gli animali: un cervo in una foresta, un aquila in alta montagna o una volpe nel boschetto sulla collina dietro casa. Quasi sempre ciò non avviene e non solo per colpa nostra. In una foresta, sul crinale di una montagna o lungo una costa frastagliata, i nostri amici selvatici sono a casa loro: siamo noi gli estranei, non più abituati a muoverci con la dovuta circospezione e le necessarie conoscenze. Essi, inoltre, hanno abitudini e comportamenti diversi dai nostri: spesso escono di notte per cacciare e nutrirsi, si muovono agilmente e rapidamente anche su terreni accidentati e hanno vista, odorato, udito di gran lunga più potenti dei nostri. è per questo che sanno vedere, fiutare e udire con largo anticipo la nostra presenza, e si nascondono, prima ancora che noi ci accorgiamo della loro, anche se abbiamo scelto l orario più favorevole per incontrarli (come le prime ore del mattino e le ultime che precedono il tramonto). Quando ci capita di vederli liberi in natura, dunque, è più per merito del caso, che per merito nostro. Eppure esiste un modo per sapere se ci sono vicini, per riconoscere il loro passaggio o la presenza nell ambiente naturale che stiamo visitando : nel vivere, lasciano tracce che occorre saper decifrare. introduzione 7 1

ossa e carcasse, sopratto dai crani possiamo riconoscere quale animale è arrivato fin lì per morire. Il cranio dei carnivori come il lupo, o degli insettivori come la talpa, infatti, è caratterizzato da denti aguzzi e canini sviluppati; quello degli erbivori come il muflone ha denti larghi e appiattiti mentre i canini sono assenti e fra gli incisivi e gli altri denti c è un evidente spazio vuoto. Lo stesso accade nel cranio dei roditori, caratterizzato da lunghi e affilati incisivi, mentre nelcranio dei cervidi come il capriolo mancano anche gli incisivi superiori; nidi e tane, da quelli più grandi degli uccelli o dei ragni a quelli minuscoli costruiti dagli insetti, da quelli scavati nel terreno a quelli spartani formati da poche frasche, i rifugi degli animali e i nidi in cui allevano i loro piccoli sono diversi per forma e dimensioni, e spesso caratteristici di una singola specie; anche da qui possiamo capire quali animali si trovano nell ambiente che ci pare così vuoto. E non sottovalutate i corsi d acqua: anch essi nascondono spesso tracce e uova che denotano la presenza di animali selvatici. I SEGNALI DA INDIVIDUARE Per capire quali animali condividono con noi la natura, bisogna imparare a riconoscere i mille segni che lasciano nell ambiente: segni sulla vegetazione, come un morso sulla corteccia di un albero, una pigna mangiucchiata, un ramo tranciato dai denti, un tronco grattato dagli unghioni tracce che rimangono sul terreno, come impronte, scavi, penne, aghi e corna, gusci d uovo; resti alimentari, come ossa, pelli, parti di carcasse: allenando gli occhi a distinguere ciò che resta dei pranzi dei predatori si può capire se sono mammiferi come la volpe o uccelli rapaci come la poiana; dalle borre (cioè dalle parti non digerite delle prede che falchi, aironi, gabbiani, corvi e rapaci notturni vomitano in forme e dimensioni caratteristiche) così come dagli escrementi, si può capire con precisione da quale animale provengono: forma, colore, dimensioni, odore, contenuto, ci indicano di che cosa si nutre, mentre il luogo in cui le abbiamo trovate ci dice come si comporta; 8 introduzione introduzione 9

Come usare questa guida Abbiamo individuato i 100 animali più rappresentativi del nostro patrimonio naturale, dai più grandi, come l orso bruno e il cervo, ai più piccoli, come la formica boscaiola e i coleotteri mangiatori di legno. A ogni specie è dedicata una scheda che, oltre al nome comune dell animale, alla sua denominazione scientifica, a una sua descrizione anatomica e comportamentale, fornisce una serie di indicazioni utili per riconoscere i segni della sua presenza nell ambiente e le tracce che lascia. A questi sono dedicati 17 simboli grafici che, messi in evidenza sul lato esterno della scheda, riassumono le informazioni date dalla scheda come una rubricatura visiva. Come trovare la scheda che Ci interessa Le schede sono raccolte in 6 gruppi principali, dedicati ad altrettanti ambienti naturali e individuati da un colore specifico: alta montagna; foresta di montagna; campagna e bosco di collina; macchia mediterranea e costa; fiume, laguna e salina; parco cittadino. A seconda dell ambiente in cui ci si trova, sarà più probabile imbattersi nelle tracce degli animali ai quali sono dedicate le schede di quello specifico gruppo: ciò non toglie che, in un dato ambiente, ci si possa imbattere nelle tracce di animali classificati in un ambiente differente. Per esempio, gli uccelli, che possono spaziare molto più di altri animali, possono trovarsi in più ambienti diversi: la scheda di ciascuno di essi viene collocata nell ambiente più frequentato. In ciascuna sezione ambientale, poi, le schede si susseguono secondo l ordine alfabetico del nome comune degli animali. Fra queste, per trovare rapidamente la scheda dell animale giusto, dobbiamo cercare il simbolino della traccia che abbiamo trovato. A OGNUNO IL SUO PIEDE Fra le tracce più facili da riconoscere, le impronte sono quelle che si trovano più spesso. Per questo, molti simboli grafici sono dedicati alle impronte delle zampe. Una chiave pratica per attribuirle ai diversi animali tiene conto delle dimensioni, del numero delle dita, della presenza delle tracce di unghie o dei cuscinetti plantari. Gli arti dei mammiferi terminano con il piede che può avere 5 dita come nell orso, nel riccio, nel topo, e ancora nella lepre; 4 dita come nel cane, nel gatto o nella lepre; 2 dita, con uno zoccolo che appare diviso, come nel cervo, nel capriolo, nel cinghiale e nella capra oppure un solo dito con uno zoccolo intero, come nel cavallo o nell asino. Alcuni, come per esempio il cinghiale, hanno anche degli speroni, dita più o meno atrofizzate che, quasi sempre, lasciano una traccia aggiuntiva nell impronta del piede. Osservando un impronta sul terre- 10 introduzione introduzione 11

no, quindi, oltre a tener conto della forma e della grandezza (lunghezza, larghezza) è importante individuare la presenza di tracce di speroni: questo, per esempio, ci permette di distinguere l impronta di un cinghiale da quella di un capriolo. Le impronte degli uccelli mostrano sempre la presenza di più dita, e quelle degli uccelli acquatici spesso quella della membrana palmare: anatre, cigni e gabbiani hanno le zampe palmate, mentre folaghe, svassi e gallinelle d acqua no. Oltre a saper distinguere la singola impronta, e riconoscere se appartiene a una zampa anteriore o a una posteriore, a una zampa destra o a una sinistra, è utile anche saper riconoscere una pista, cioè una sequenza di più impronte. Una sola impronta, infatti, ci può svelare la specie di appartenenza dell animale che l ha lasciata, mentre più impronte in sequenza ci raccontano la sua storia: è un animale solitario o che si muove in compagnia, che correva o no, che era inseguito o stava seguendo qualcuno. Bisogna far attenzione anche alle tracce delle unghie: la lince e il lupo lasciano impronte simili, perché hanno una stazza più o meno simile e entrambi camminano su 4 dita, ma le unghie della lince sono retrattili e non lasciano segno nell impronta, a differenza delle unghie del lupo che, come il cane, lascia il segno degli artigli. Ricordiamoci anche di fare attenzione all andatura dell animale: a volte, nelle piste si distinguno anche le tracce di una coda che sfrega in terra, o di un corpo che striscia. Anche la consistenza del terreno è importante: può modificare molto l aspetto delle tracce, o impedirne la formazione. 12 introduzione RESti alimentari Sono particolarmente significativi per il riconoscimento quelli lasciati dagli uccelli rapaci: quelli che catturano altri uccelli, prima di mangiarli li spiumano sfilando le penne e spargendole tutto intorno, in modo ben diverso da come i mammiferi spiumano le proprie prede, strappando le penne rompendone il calamo. Le prede dei falchi sono spesso decapitate e hanno uno squarcio sul petto. Poi ci sono le borre: oltre alle dimensioni, variano la forma, il colore e il contenuto (ossa e peli). Quelle del gufo comune sono simili a quelle dell allocco, ma in genere più chiare. Quelle del barbagianni sono più tonde e nerastre. Quelle della civetta contengono spesso resti d insetti. Anche la presenza di uova rotte può indicare l azione di un predatore: poiché alla schiusa naturale si rompono all apice, se sono aperte nella parte centrale indicano l azione di un corvo. NIDI, tane e UOVA Nidi e tane hanno forme e dimensioni molto diverse, spesso tipiche della specie: i nidi degli uccelli si individuano piuttosto facilmente per la presenza delle piume, mentre quelle di ragni, api, vespe e calabroni così come altri invertebrati spesso sono molto curiosi. Gli anfibi, invece, depongono le uova in acqua: si riconoscono come ammassi gelatinosi, la cui forma è tipica della specie; se sono globosi sono uova di rana, se sono allungati in cordoni con doppie file di puntini neri sono di rospo. introduzione 13

Schede La guida è divisa in sezioni, contrassegnate da un colore diverso, che indicano gli ambienti in cui le tracce delle diverse specie possono essere trovate con maggior probabilità. In ciascuna sezione, le schede sono ordinate in ordine alfabetico in base alla denominazione comune dell animale che ha lasciato la traccia. Sotto il nome è riportato il nome scientifico. Sul lato esterno di ciascuna scheda, uno o più simbolini grafici indicano il tipo di tracce descritte nel testo. Le illustrazioni delle impronte mostrano quella lasciata dal piede anteriore sinistro e quello posteriore destro. Il simbolo 1 segnala la presenza di un immagine specifica. Ambienti Alta montagna Fiume, laguna e salina Campagna e bosco di collina Macchia mediterranea e costa Foresta di montagna Parchi cittadini Tracce Impronta con 4 dita senza unghie Impronta con 4 dita con unghie Impronta con 5 dita senza unghie Impronta con 4 (zampa anteriore) e 5 dita (zampa posteriore) con unghie Impronta di coniglio o lepre Zoccolo Impronta a strisce (rettili) Nido (uccelli) Tana, nido, uova (anfibi, insetti, ragni) Tana o giaciglio Corna Borra e rigurgito Zampa a dita lunghe (uccelli) Zampa palmata (uccelli) Penna, ago, pelle Escrementi Resto alimentare di predatore Alterazione di tronchi o del terreno 15

Aquila reale Aquila chrysaetos Aquila reale 16 Le tracce È la regina delle nostre montagne, dalle Alpi agli Appennini alle isole maggiori. La sua presenza si riconosce da più tracce: la più importante è il nido 1, che costruisce su grandi alberi, su falesie rocciose e su sporgenze a strapiombo. Per costruirlo, la coppia di aquile usa grossi rami e fusti di piante, e li riveste di ramoscelli e foglie fresche: nel suo territorio può costruire più nidi, che ingrossa col passare degli anni. Un altro indizio della presenza di questo rapace sono i posatoi, che sono sempre sulle rocce, al riparo dai venti, e che si individuano per le lunghe strisce bianche lasciate dalle deiezioni sulle pareti rocciose sottostanti. Anche i resti di predazione possono segnalare la presenza dell aquila: almeno nei punti da cui intende cominciare a mangiare le carni di lepri e marmotte, questo uccello rapace ne strappa il pelo con molta cura; trovare ciuffi di pelo intorno ai resti di una preda diventa un serio indizio del suo pasto. Inoltre l aquila rigurgita borre lunghe fino a 8 cm che contengono ossa, penne, becchi e altre parti non digerite delle prede. Possiamo riconoscere questo grande uccello anche dal verso: normalmente silenziosa, durante la riproduzione lancia grida simili ai guaiti di un cane. Tra marzo e settembre si possono trovare le penne remiganti primarie, lunghe da 40 a 59 cm, bruno-nerastre e con screziature bianche; oppure quelle timoniere, dall apice bruno-nero e dalla base grigiochiara, lunghe da 33 a 37 cm. Come è fatta L aquila è un uccello compatto, dalla testa grande, la coda lunga, il piumaggio marrone 1 dai riflessi dorati sulla testa; l apertura alare nelle femmine, più grandi dei maschi, arriva a 220 cm. Ha il becco nero, uncinato e largo, capace di spezzare le ossa di un piccolo di camoscio, e artigli grandi e uncinati, lunghi da 6 a 8 cm, che usa come potentissime armi di offesa. La sua vista acuta è comparabile a quella di un uomo munito di un binocolo con 10 ingrandimenti. Abitudini e alimentazione Caccia sia in volo che al suolo, con la tecnica dell appostamento o volando bassa ed esplorado veloce le pendici delle montagne, lasciandosi cadere fino a rasentare il suolo, controllando gli anfratti e la vegetazione in cui si nascondono le prede. Con le sue capacità acrobatiche è capace di afferrare a volo anche uccelli agili come i gracchi alpini e i corvi, e con la forza delle sue ali è in grado di sollevare da terra una volpe o un giovane capriolo. Preda soprattutto marmotte, conigli e lepri, e in misura minore, uccelli, piccoli carnivori e ungulati; in caso di necessità, si nutre anche di carogne. Lunghezza (cm) 75-88 con 26-33 di coda Peso (kg) 2,9-4,4 il maschio e 3,8-6,6 la femmina apertura alare (cm) 220 Carnivoro alta montagna alta montagna 17

Camoscio delle Alpi Rupicapra rupicapra Camoscio delle Alpi tendono ad allargarsi 1 (p. 21): in queste condizioni, soprattutto i piedi anteriori, dove il peso ricade maggiormente, lasciano un impronta a forma a V. Questo è particolarmente evidente nelle impronte che formano una pista, cioè una successione rettilinea di tracce 1 lasciata sul terreno. Il camoscio ha anche speroni, che però si trovano in alto sulla zampa, nascosti nel pelo: la loro impronta si può apprezzare solo in caso di neve o quando il camoscio corre o salta, perché si stampano a circa 10 cm dalla fine dello zoccolo. L impronta è lunga 5-6 cm e larga 3-3,5 cm. La lunghezza del passo varia tra i 60 e i 110 cm, lo scarto laterale tra i 10 e i 20 cm. Gli escrementi sono rotondeggianti, di 1-1,5 cm di diametro, di colore verde scuro, possono essere sparsi o ammassati, e sono lucidi quando sono freschi, opachi se più secchi. Come è fatto Ha sempre un aspetto elegante nonostan- 18 Le tracce Per leggerezza e maestria dei movimenti il camoscio è il signore dell alta montagna. Frequenta i prati alpini e si arrampica sulle rocce, saltando da una cengia all altra con balzi di 6-7 m e superando rapidamente i ripidi costoni. Le orme del suo passaggio si trovano nella neve, nella sabbia, sulle rive fangose dei ruscelli e nei terreni morbidi delle foreste d alta montagna, in particolare nei parchi naturali e nelle riserve alpine dove vive: sull arco alpino dal Piemonte al Friuli, e sull Appennino nel Parco Nazionale d Abruzzo (in particolare sui monti della Camosciara, sul Monte Meta, sulle Mainarde, sul Monte Amaro, sul Monte Marsicano e sulle montagne che circondano la Val Canneto), popolato dal camoscio d Abruzzo, una sottospecie endemica. Per il camoscio gli spostamenti nei luoghi accidentati sono facili perché è dotato di zampe muscolose, agili ed efficienti, che terminano con robusti zoccoli dritti. Il piede è composto da 2 dita di forma oblunga e parallela, con una fessura abbastanza larga al centro che lascia sul terreno un impronta più arrotondata dietro e appuntita davanti; sotto il piede, poi, ci sono cuscinetti elastici capaci di aderire come ventose su terreni ripidi e accidentati. Quando corre, le punte dello zoccolo alta montagna alta montagna 19

Camoscio delle Alpi Camoscio delle Alpi te la corporatura simile a quella di una capra. Il manto estivo è rossiccio chiaro mentre d inverno tende a scurirsi; ha una striscia nera sul dorso e le zampe nere. La testa è piccola con una faccia curiosa, con una maschera bianco-nera sul muso, con le corna a uncino ricurve all indietro 1 che, come per tutti i bovidi, sono presenti in entrambi i sessi, si accrescono con gli anni e non vengono sostituite come avviene invece nei cervidi. La femmina pesa circa 40 kg, ed è più piccola e leggera del maschio. Abitudini e alimentazione È un animale che si muove di giorno: d estate frequenta i pascoli sopra i 2000 m di quota e, comunque, sempre sopra il limite delle foreste; d inverno scende più a valle e trova rifugio nei boschi montani, a 1000-1200 m di quota. Il camoscio si nutre di piante, soprattutto di erbe come le graminacee, di fogliame e polloni di alberi e, in caso di bisogno, integra l alimentazione anche con corteccia, licheni, corolle di fiori e muschio. Si disseta con la rugiada lasciata dalla notte. Lunghezza (cm) 110-140 con 3-8 di coda Peso (kg) 30-50 altezza al garrese (cm) 75-90 erbivoro 20 alta montagna alta montagna 21

Coturnice Alectoris graeca Ermellino Mustela erminea 22 Le tracce Grande come una gallina, quest uccello stanziale vive in ambienti montani e rocciosi con pendii coperti da fitta e bassa vegetazione dove può trovare rifugio e mimetizzarsi. Le tracce 1 sono visibili sulla neve nella stagione fredda o nei terreni molli e polverosi. Le impronte sono quelle di un uccello camminatore: 3 robuste dita anteriori e con una corta posteriore. L impronta mostra le 4 dita con i segni delle unghie ed è lunga 5,5 e larga 4,5 cm. Come è fatta La coturnice ha becco e zampe rossi e un bellissimo piumaggio con capo, petto e dorso grigi, gola bianca marcata da una striscia nera, ventre bruno chiaro e fianchi barrati da strisce marroni e nere 1. Maschio e femmina sono simili, anche se il maschio è più grande. Abitudini e alimentazione Nel periodo compreso tra maggio e giugno costruisce il nido a terra, con poco materiale vegetale, nella bassa vegetazione o sulla roccia. Vive in piccoli Lunghezza (cm) 34 Peso (g) 370-800 apertura alare (cm) 53 onnivoro branchi e si nutre di foglie, bulbi, semi, bacche di ginepro e di mirtillo. Durante la fase riproduttiva integra l alimentazione con gli insetti. Le tracce L ermellino è una donnola formato gigante: agilissimo e rapido nella corsa, si nasconde in un battibaleno. Ha vista, olfatto e udito finissimi, abita nei boschi montani e negli ambienti rocciosi delle Alpi. Teme il lupo, la lince e i grandi predatori dell aria: aquile e grossi falchi. L impronta 1 rotonda del piede mostra 5 dita e un cuscinetto plantare al centro: ricoperta in parte da peli molto duri (utili a proteggersi dal freddo della montagna) è spesso poco definita, e si può confondere con quella della lepre. I piedi anteriori sono più piccoli di quelli posteriori: l orma anteriore è lunga 2 cm e larga 1,5 cm, quella posteriore è lunga 3,5 e larga 1,4 cm ed entrambe mostrano la traccia delle unghie. L ermellino corre a balzi di 30-70 cm, e lascia sulla neve orme accoppiate in gruppi di 4. Gli escrementi sono piccoli (non superano i 50 mm di diametro), sfilacciati e deposti su sassi e in luoghi abituali dove si formano depositi. Come è fatto Grande come un gattino, ma più minuto e con il corpo molto allungato, ha le zampe corte, il muso sporgente e le orecchie arrotondate e cortissime 1. La femmina è più piccola del maschio. Abitudini e alimentazione La sua pelliccia cambia di colore a seconda delle stagioni, permettendogli di mimetizzarsi bene alta montagna alta montagna 23

Ermellino Grifone Gyps fulvus nell ambiente: il pelo estivo, di colore rosso fulvo chiaro, viene progressivamente sostituito dal pelo invernale bianco come il ventre; dai primi di novembre fino alla primavera l ermellino è completamente bianco a eccezione della puntadella coda 1 e, quando caccia, tiene una parte del muso nascosta, rendendo meno evidenti gli occhi neri che risaltano sul bianco candido della pelliccia e della neve. Si arrampica agilmente sugli alberi per esplorare dall alto il proprio territorio di caccia. Preda prevalentemente piccoli roditori (topi, arvicole), conigli selvatici e uccelli ma anche anfibi, rettili, insetti e uova, che trasporta fino alla tana. Lunghezza (cm) 30 con 10-12 di coda Peso (kg) 150-320 Carnivoro Lunghezza (cm) 100 Peso (kg) 7-11 apertura alare (cm) 280 Carnivoro Le tracce È l uccello rapace più grande d Europa. Vive in Italia (Friuli, Abruzzo, Sardegna, Sicilia) grazie all opera di reintroduzione compiuta nei parchi naturali: agli avvoltoi liberati d estate si aggiungono quelli che migrano nel nostro Paese. Il grifone non lascia impronte a terra, perché passa la maggior parte del tempo in volo o fermo su posatoi in gruppo. Le tracce più interessanti sono le borre, che rigurgita sulle pareti scoscese dove ha l abitudine di sostare. Sono grandi pallottole di pelo e pelle non digeriti, lunghe da 8 a 12 cm e larghe 5 cm, che rigurgita dopo ogni pasto. Le penne 1, nere e lunghe almeno 40 cm, in prossimità delle carcasse di animali, sono un altro indizio della sua presenza. Come è fatto Il grifone vola sfruttando le correnti aeree come un aliante; sorvola le valli montane, ricche di pascoli, e le ripulisce nutrendosi delle carcasse di animali morti. Collo lungo e bianco 1, piumaggio rossiccio, beige o scuro, penne della coda e delle ali nere, ha il becco robusto e adunco lungo fino a 6 cm e capace di frantumare le ossa di un asino. Il corpo arriva a 1 m di lunghezza e a 7-11 kg di peso. Abitudini e alimentazione Nidifica in gruppo su ripiani rocciosi e cova le uova appoggiandole direttamente sulla pietra. Vola lentamente portato dalle correnti alla ricerca delle carogne di lepri, pecore e caprioli che individua da grandissima distanza grazie a una vista eccezionale. In alcuni parchi (Lago del Cornino, in Friuli; Monte Velino-Sirente, Abruzzo) i siti artificiali d alimentazione, detti carnai, permettono a questi rapaci di nutrirsi senza difficoltà. 24 alta montagna alta montagna 25

Lepre bianca Lepus timidus Lepre bianca 26 Le tracce Chiamata anche lepre variabile o lepre alpina, vive sulla catena alpina al confine fra i pascoli alpini e il bosco d alta montagna, tra gli 800 e i 2 800 m di quota. Le sue tracce 1 vanno cercate sulla coltre nevosa nella stagione fredda, o in terreni polverosi e molli nel resto dell anno. La pianta del piede presenta falsi cuscinetti: si tratta, in realtà di ammassi di pelo prodotti dalla sua notevole densità. I piedi sono dotati di unghie robuste: quelli anteriori sono più piccoli e hanno 5 dita (ma il pollice, nell impronta lunga 5 cm e larga 3 cm, non si vede), quelli posteriori sono più lunghi e forti e hanno 4 dita: la loro traccia, larga 3,5 cm, può variare in lunghezza da 6 a 12 cm a seconda che l animale sia in movimento o stia fermo, ritto sulle zampe posteriori. Le tracce nella neve presentano due impronte quasi parallele, seguite da altre due allineate. Il gruppo delle 4 impronte dista dal successivo 1-3 m, a seconda della lunghezza dei salti con cui la lepre avanza. Di solito le dita dei piedi sono tenute allargate per consentire una presa maggiore sul terreno scivoloso. Come è fatta Come l ermellino anche questa lepre alpina cambia livrea durante l inverno: mentre nella bella stagione ha il mantello di colore marrone-grigio, con l arrivo del freddo il pelo s infittisce e diventa completamente bianco a eccezione dell apice delle orecchie 1 che restano macchiate di nero. Ha le orecchie lunghe come quelle di un coniglio, ma più larghe; per il resto assomiglia in tutto alla lepre comune; è la preda preferita di linci e aquile reali. Abitudini e alimentazione Solitaria e dalle abitudini crepuscolari, vive anche in piccoli gruppi, in ambienti poco frequentati lontani dagli insediamenti umani. Scava giacigli nella neve ma può rifugiarsi e riposarsi tra rocce e cespugli. La sua dieta è a base di licheni, muschi e corteccia. Lunghezza (cm) 50-65 con 4-8 di coda Peso (kg) 2,5-4,5 erbivoro alta montagna alta montagna 27

Marmotta Marmota marmota Marmotta 28 Le tracce È la simpatica inquilina degli alti pascoli alpini, tra i 1400 e i 2700 m di quota, e dei prati più elevati dell Appennino ligure e tosco-emiliano. Preferisce i versanti soleggiati e ripidi, con massi sparsi e arbusti di rododendro e ginepro. La sua presenza è segnalata dalla tana 1 che scava nei pendii erbosi sui 2000 m di quota: se è una tana frequentata, mostra all apertura degli accumuli di pietre e terra. Sui terreni molli o polverosi, o coperti di neve, si possono individuare anche le tracce lasciate dalle zampe munite di unghie robuste: i piedi anteriori producono un impronta con 4 dita (lunga 6 cm e larga 4 cm), quelli posteriori un impronta con 5 (l impronta è lunga 8 e larga 5 cm); tutte hanno anche la traccia delle unghie. La pista sulla neve ricorda quella della lepre, con gruppi di 4 impronte vicine, ma il passo e il salto sono più corti e le unghie evidenti. La marmotta ha l abitudine di nascondere i propri escrementi in buche che scava apposta: sono scuri, di forma cilindrica, con un accenno di curva, e contengono residui vegetali. Come è fatta La marmotta, detta anche pane delle aquile (l aquila è fra i suoi principali predatori), ha un corpo tozzo e pesante con zampe robuste e dita dotate di unghioni adatti allo scavo coperto di una folta pelliccia folta color bruno-giallastra; la testa e il muso sono corti, così come la coda pelosa. Abitudini e alimentazione La marmotta corre a zampe divaricate con un andatura un po barcollante. Vive in colonie familiari, formate anche da una quindicina di individui, e si muove di giorno perché è amante del sole. Ha l abitudine di rizzarsi sulle zampe posteriori 1 per prendere meglio il sole e far da vedetta al gruppo familiare: in caso di pericolo lancia forti e acuti fischi di allarme, permettendo alla famiglia di precipitarsi al sicuro nella tana. Di solito l accesso è nascosto da un masso, al riparo dai venti freddi del nord: la tana scavata dalla marmotta è complessa, con un ramificato sistema di gallerie e stanze; viene abitata da ottobre e aprile, mesi in cui l animale va in letargo. Per l estate, poi, scava dei piccoli rifugi d emergenza. Si nutre di bacche, radici e piante erbacee d alta quota. Lunghezza (cm) 50-60 con 13-16 di coda Peso (kg) 3-6 erbivora alta montagna alta montagna 29

Muflone Ovis ammon musimon Muflone posteriori scavalcano quelle dei piedi anteriori divergono al punto da sembrare separate. Il maschio ha l impronta più grande: è lunga 5,5-6 cm e larga 4,5 cm rispetto ai 4,5-5,5 cm di lunghezza e 3,5 cm di larghezza della femmina. Il passo è lungo 80-120 cm nel maschio e 70-80 cm nella femmina; lo scarto laterale va da 10 a 15 cm nel maschio e 10 cm nella femmina. Si possono trovare anche gli escrementi: sono scuri e simili a quelli delle capre e delle pecore, ma sono più compatti e voluminosi, palline di 1 cm di diametro. Come è fatto Ha un aspetto robusto e tozzo. Il maschio ha corna a spirale 1 voluminose, assenti nelle femmine 1. Il suo mantello è di colore bruno rossiccio, e a volte in estate presenta una macchia bianca sui fianchi (detta sella), mentre d inverno è più scuro 1 (p.32). Il mantello della femmina è più uniforme e tendente al bruno. Abitudini e alimentazione Il muflone scala agilmente le 30 Le tracce Ovino selvatico simile a un grosso montone, è originario della Sardegna e della Corsica ed è stato introdotto in molte regioni d Italia e d Europa: i segni della sua presenza vanno cercati sulle montagne della Sardegna (Monte Albo, Supramonte, Gennargentu, Monte Tonneri, Monte Fenalbu, Monte Orosei) e nei parchi appenninici di Toscana, Emilia-Romagna e Umbria, dove si concentra la popolazione italiana di questa specie, sebbene un gruppo si trovi anche in Veneto, nel Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Una prima traccia della presenza del muflone si nota già nel bosco, osservando i tronchi degli alberi: l animale, infatti, intacca la corteccia degli alberi, soprattutto se sono piante meno resistenti e giovani, staccandone lunghe strisce. Si riconoscono i segni dei denti, obliqui rispetto all asse del tronco, diversi da quelli di cervi e daini che sono verticali. Le impronte, che si trovano abbastanza facilmente in ambienti polverosi, sul terreno soffice o in prossimità dell acqua, sono diverse da quelle dei cervidi sia per la forma degli zoccoli, più robusti e rotondi, sia per la mobilità delle dita che, soprattutto durante la corsa quando le orme 1 (p.32) dei piedi alta montagna alta montagna 31

Muflone Muflone 32 rocce, corre rapidissimo con punte di velocità che arrivano a 60 km l ora, ed è capace di grandi salti. è notevolmente adattabile, perciò riesce a vivere bene sia in ambienti montani aridi e pietrosi, sia in boschi di latifoglie e in boschi misti (latifoglie e conifere). A causa delle zampe relativamente corte soffre la neve alta divenendo spesso vittima dei lupi. Animale sospettoso e sempre in allarme, ha una vista acuta, un udito e un odorato molto sviluppati. Vive in branchi anche numerosi, guidati da un vecchio maschio, e per mantenere coeso il gruppo emette belati come le pecore. Quando è spaventato o allarmato, lancia sibili penetranti e soffi acuti. D autunno, nella stagione degli amori, i maschi si misurano in suggestivi scontri: lo sfidante entra nel territorio del sultano dell harem e risponde alla sua dimostrazione di forza piazzandosi ben saldo sulle zampe. Il combattimento ini- Lunghezza (cm) 110-130 Peso (kg) 30-55 il maschio; 15-30 la femmina altezza al garrese (cm) 70-90 il maschio 65-75 la femmina erbivoro zia senza fretta; i due maschi arretrano, abbassano le corna, si lanciano in avanti uno contro l altro scontrandosi con fragore: il botto della corna si sente a più di 1 km di distanza. Poi si ritirano, prendono nuovamente la mira, e si lanciano nuovamente nello scontro: possono andare avanti così dalla mattina fino al tramonto. Il muflone si nutre abitualmente di teneri rami, foglie di corbezzolo, frutti e mele selvatiche, germogli di ontano, cortecce 1 di pioppo, graminacee e leguminose selvatiche e altre piante erbacee in genere. Come le capre, per raggiungere i rami, si alza spesso sulle zampe posteriori appoggiando le anteriori al tronco. In mancanza d acqua, la ricava bevendo la rugiada; è goloso di sale, che lecca voracemente nelle mangiatoie lasciate dai forestali. alta montagna alta montagna 33

Orso bruno Ursus arctos Orso bruno 34 Le tracce L orso è il più grande carnivoro europeo, un animale notturno e solitario che raramente si muove di giorno. Ne esistono solo poche decine di individui sulle Alpi centroorientali (dal Trentino Alto Adige al Friuli Venezia Giulia) e sugli Appennini centrali abruzzesi, dove è presente la sottospecie costituita dall orso marsicano. I luoghi più adatti per osservarne le tracce, lungo sentieri e piste forestali in cui ci sia un accumulo di fango o di neve, sono i parchi naturali dove è segnalata la sua presenza: di solito l orso frequenta le foreste e l alta montagna ricca di rocce, cavità, doline e valli scoscese dove può rifugiarsi. Nella buona stagione sceglie i pascoli per alimentarsi di erba fresca. Le impronte 1 hanno un ampia superficie plantare con ben evidenti le 5 dita e i loro artigli. Le dimensioni delle zampe variano in funzione dell età e del peso dell animale oltre che a seconda che corrispondano a una zampa anteriore o posteriore: oscillano in larghezza tra 8 cm (anteriore) e 18 cm (posteriore) e in lunghezza tra 12 cm (anteriore) e 27 cm (posteriore); la lunghezza dell orma anteriore ha larghezza e lun- ghezza quasi uguali, mentre la lunghezza dell impronta posteriore è una volta e mezzo la sua larghezza, e generalmente ha la forma di un triangolo. Le piste dell orso non sono facili da distinguere sulla neve di primavera; aiuta sapere che il passo è compreso tra 80 e 110 cm, ma che può raggiungere anche i 150 cm; che l orso è cagnolo, ovvero volge le punte dei piedi all interno, e che la sella (cioè la distanza tra il centro dell impronta sinistra e quello dell impronta destra) è di 15-30 cm. La presenza s intuisce anche dalla disposizione di massi che appaiono chiaramente spostati o dalla devastazione di formicai, alveari e ceppaie distrutti per la ricerca di uova, larve e insetti. Sui tronchi degli alberi, che l orso utilizza per grattarsi, si possono vedere ciuffi di peli oltre ai tipici graffi spesso obliqui, a volta anche verticali, dove i segni delle unghie sono distanti 2-4 cm. I graffi si trovano più frequentemente su tronchi di conifere resinose (abete rosso, pino), meno su quelli di latifoglie (faggio, rovere). In alcuni casi, sui tronchi è possibile trovare anche i segni di morsi. alta montagna alta montagna 35

Orso bruno Orso bruno La presenza dell orso è evidenziata anche dagli escrementi (1 ): le feci hanno un diametro di 3-5 cm e l aspetto di un serpentone disposto a chiocciola; la consistenza è variabile: spesso sono mollicce, con frammenti vegetali non digeriti (filamenti d erba, pezzi di frutta, bacche) e parti di insetti. L odore di solito è fruttato o muschioso, quasi gradevole se ha mangiato vegetali, nauseabondo se si è nutrito di carne. Come è fatto L orso ha il manto peloso dai toni che variano dal bruno chiaro al nero 1. I peli sono dritti o leggermente piegati, di varia lunghezza: quelli esterni sono rigidi, lunghi 3-11 cm; quelli dell area genitale sono lunghi 18-20 cm e quelli delle parti inferiori degli arti sono più corti, da 2 a 3 cm. Gli occhi sono piccoli, le orecchie arrotondate e coperte di pelo, la coda nascosta e i robusti artigli non sono retrattili. Cammina abitualmente a 4 zampe, ma può alzarsi su quelle posteriori per raggiungere un boccone prelibato su un albero. Abitudini e alimentazione In inverno si rifugia in una tana, di solito una grotta esposta a Sud, sotto le rocce e situata in una zona isolata. Dopo averla resa accogliente con foglie ed erba, entra in letargo: smette di mangiare, di urinare e defecare, la sua temperatura corporea si abbassa di 4 C e l animale dorme fino alla primavera, consumando lentamente il grasso accumulato in autunno. Se viene disturbato torna vigile e reattivo e a volte, durante le giornate invernali più calde, può uscire dalla tana per procurarsi da mangiare. Anche se classificato nell ordine dei Carnivori, l orso mangia di tutto: se si escludono gli insetti, molto appetiti, gli alimenti di origine animale sono costituiti prevalentemente da resti di animali morti, piccoli roditori, erbivori feriti e, raramente, animali domestici come le pecore. I vegetali rappresentano la parte più importante della sua dieta: erbe, germogli di alberi del sottobosco, tuberi, bulbi, bacche, frutta, funghi e frutta secca (faggiole, castagne, ghiande), a seconda della disponibilità stagionale. Lunghezza (cm) 160-250 nel maschio, 120-200 nella femmina Peso (kg) 100-350 nel maschio, 70-150 nella femmina altezza al garrese (cm) 100-120 Carnivoro 36 alta montagna alta montagna 37

Pernice bianca Lagopus mutus Stambecco Capra ibex ibex 38 Le tracce Questa pernice vive sulla catena alpina tra i 2000 e i 3000 m di quota, e può sopportare temperature di -30 C. Le sue tracce sulla neve, o nei terreni molli vicino alle pozze d acqua e ai laghetti alpini si riconoscono per 3 robuste dita volte in avanti e una corta volta indietro: l impronta 1, lunga 7 cm e larga 6 cm, mostra anche le unghie. D inverno, il fitto piumaggio che copre il piede rende la traccia nella neve meno netta e più larga. La pista si presenta rettilinea, con piccole buche allungate su due linee parallee. Gli escrementi hanno forma cilindrica ricurva sono lunghi 3-4 cm. Come è fatta Questo galliforme è perfettamente adattato all ambiente in cui vive: in autunno il suo piumaggio da grigio-marrone e bianco diventa completamente candido 1, permettendogli di mimetizzarsi nella neve. Il maschio è più grande della femmina. Abitudini e alimentazione Vive in piccoli gruppi, su rocce e pietraie elevate, o in pascoli con vegetazione bassa. In estate nidifica a terra, usando solo pochi materiali vegetali. Si nutre di erbe, frutta, semi, bacche di ginepro e mirtillo e germogli. Lunghezza (cm) 35 Peso (g) 530 apertura alare (cm) 60 onnivora Durante l inverno cerca nella neve le radici delle piante e le pulci della neve, ricche di proteine. Le tracce Inconfondibile per le grandi corna a scimitarra del maschio, ricurve all indietro e lunghe fino a circa 1 m, lo stambecco è il simbolo delle nostre Alpi. Quasi estinto negli anni passati, deve la salvezza al re di Sardegna Carlo Felice che, nel 1821, emanò le Regie Patenti con le quali vietava la caccia agli stambecchi. Certo una legge non protezionista, data l epoca, ispirata piuttosto da una speculazione venatoria legata all alto valore economico di un animale divenuto ormai raro. Una legge che, tuttavia, è servita a mantenere in vita una colonia di stambecchi: a partire dal 1922, anno di nascita del Parco Nazionale del Gran Paradiso (a cavallo della Valle d Aosta e del Piemonte), gli animali si sono riprodotti consentendo di ripopolare tutto l arco alpino. Le tracce di questa grande capra selvatica si osservano in quota, fino ai bordi dei nevai, soprattutto nei parchi nazionali alpini (Gran Paradiso, Stelvio, Valgrande, Dolomiti Bellunesi) e nelle aree protette dal Piemonte al Friuli Venezia-Giulia. Ottimo arrampicatore, vive nelle zone più impervie ed elevate delle montagne: frequenta le pareti rocciose e le praterie tra i 1600 e 3200 m di quota e sopra il limite della vegetazione arborea. I suoi zoccoli hanno bordi robusti, punte dure e affilate, sono rigidi e gli permettono di arrampicarsi anche su rocce alta montagna alta montagna 39

Stambecco Stambecco 40 Lunghezza (cm) 135-145 Peso (kg) 75-120 nel maschio, 40-55 nella femmina altezza al garrese (cm) 65-85 erbivoro quasi verticali: in salita, infatti, le punte e i bordi degli zoccoli sanno trovare appiglio anche sulle sporgenze più strette. Alla loro scarsa flessibilità supplisce la forza dello stambecco, che si muove con più facilità sui dirupi che nella neve fresca dove, così come nel fango vicino all acqua, lascia un impronta 1 lunga 8 cm e larga 6 cm se è un maschio, lunga 7 cm e larga 5 cm se è una femmina. Poiché è pesante, la sua traccia si legge meglio di quella del camoscio; rispetto a questo, inoltre, ha uno scarto laterale maggiore (20 cm circa). Le unghie delle zampe anteriori e posteriori sono simili e la fessura che le divide non cambia, anche quando l animale corre. All inizio della primavera, poi, si possono trovare ciuffi di pelo sugli arbusti e sulle rocce che gli stambecchi usano come grattatoi per liberarsi dalla lana in eccesso che ha permesso loro di superare l inverno. Gli escrementi sono più grandi di quelli delle capre (2 cm circa di diametro), duri e lucidi, hanno un colore che va dal grigionero al marrone-verdastro. Come è fatto Animale robusto e massiccio simile a una capra, è dotato di corna che si accrescono continuamente, permettendo di stabilire l età dell animale, sia esso maschio o femmina. Il colore del mantello è grigio 1 con sfumature rossicce e bordature nere. Il maschio ha una barbetta ben sviluppata sulla gola. Abitudini e alimentazione Vive in gruppi numerosi, e usa versi inconfondibili un crepitio con le labbra, belati e fischi per tenere unito il branco e per segnalare un pericolo. In autunno, durante la stagione degli amori, gli stambecchi maschi combattono fra loro: uno degli spettacoli più affascinanti che si possono osservare sulle Alpi. Arrampicati su pareti ripidissime, su cenge impraticabili per qualsiasi essere umano, si sfidano a violente testate: i due contendenti stanno uno di fronte all altro, si squadrano per qualche istante e poi incrociano le corna. Uno dei due si stacca, fa un passo indietro, si alza sulle zampe posteriori e si riabbassa di scatto, colpendo con tutta la forza le corna dell avversario, che incassa il colpo e lo restituisce. La lotta può durare ore, fino a quando uno dei due non abbandona il campo. Il vincitore avrà diritto ad accoppiarsi. è erbivoro, e un po come le capre mangia di tutto: erbe, muschi, licheni, rami, cortecce, radici D inverno scava sotto la neve per trovare altri nutrimenti; in primavera va alla ricerca di teneri germogli e arricchisce la sua dieta con felci, funghi, graminacee, fiori, frutti e semi. Sa salire sugli alberi inclinati e bassi come il pino mugo, i salici nani e altri arbusti di montagna, per mangiarne i germogli e le foglie più tenere. E stando in piedi sulle zampe posteriori, con quelle anteriori è capace di abbassare i rami più lontani fino a farli arrivare a portata della sua bocca. Riconosce le piante velenose e le evita; è ghiotto del sale lasciato dai forestali o dai pastori per le vacche negli alpeggi. alta montagna alta montagna 41

Vipera comune Vipera aspis Vipera comune 42 Le tracce È il serpente velenoso più comune d Italia. Frequenta boschi, litorali, radure e ambienti rocciosi fino a 3000 m di quota e si muove puntando le squame e le curve del corpo contro i sassi, la vegetazione e qualsiasi altra asperità del terreno che possa permettere di far forza. Lascia due tipi di tracce: la prima è un impronta quasi rettilinea sulla sabbia e sulle piste polverose 1 che segnala il suo passaggio, prodotta dall azione delle piastre ventrali che fanno presa sul suolo mentre i muscoli longitudinali si contraggono. La seconda è la parte superficiale della pelle (esuvia), il rivestimento sottile e trasparente che cambia più volte nell anno (durante la muta), e che abbandona intero o a brandelli nella vegetazione. Questa pelle è caratterizzata da squame con la forma di piccoli rombi, carenate anziché lisce. Come è fatta Le differenze morfologiche che distinguono la vipera comune da un colubro non velenoso sono varie: la pupilla, verticale nella vipera e rotonda nel colubro; il capo, quasi triangolare e distinto dal corpo nella vipera, ovoidale nel colubro le placche della testa, piccole e irregolari nella vipera, grandi e regolari nel colubro; il corpo e la sua lunghezza, tozzo e corto nella vipera (lunga 50-90 cm); snello e lungo (fino a 2 m) nel colubro. La vipera ha il muso ricurvo 1 verso l alto e un colore del dorso molto vario, con parti grigie, brune, rossastre e nere, che cambia a seconda della sottospecie e della località. Abitudini e alimentazione La vipera si muove sia di giorno che di notte: la sua attività è legata alla temperatura dell ambiente. Durante le ore fredde se ne sta al sole, preferibilmente sulle rocce, mentre in quelle calde preferisce il riparo della vegetazione. L olfatto è il suo senso fondamentale: la vipera vede e sente attraverso la lingua bifida, che capta le tracce chimiche dall ambiente e le analizza per mezzo dell organo di Jacobson. Formidabile cacciatrice, usa il veleno per uccidere soprattutto topi, piccoli roditori, nidiacei e altri rettili: rimane immobile in agguato e, appena la preda giunge a tiro, la morde fulminea. La preda di solito scappa, andando a morire a distanza: seguendo per mezzo della lingua le sue tracce olfattive, la vipera la rintraccia e raggiuntala, la ingoia a partire dal capo. Lunghezza (cm) 50-90 carnivoro alta montagna alta montagna 43

Api muraiole e legnaiole Insetti della superfamiglia Apoideae Api muraiole e legnaiole Le tracce Le api 1 si distinguono dalle vespe 1 per l aspetto più tozzo e peloso; come loro, però, hanno 2 coppie di ali, 6 zampine, 2 antenne, occhi sfaccettati che permettono loro di vedere a 360 gradi e una proboscide (ligula) che usano per nutrirsi: la inseriscono nei fiori per aspirare il nettare. Il nido che costruiscono in natura, molto più semplice degli alveari che fabbricano nelle arnie le api domestiche (Apis mellifera), è specifico di ciascun tipo di ape e permette di riconoscere di quale si tratta. Se troviamo delle spesse macchie di fango su un muro, su una parete rocciosa o su un tronco, oppure se troviamo un anfratto ricoperto di terra sapientemente disposta, quella è la traccia inconfondibile dell ape muraiola (Megachile parietina). Questo insetto impasta sabbia e saliva producendo un cemento con cui costruisce cellette di terra dove depone le uova. L ape selvatica (Osmia bicolor), invece, sfrutta come nido i gusci abbandonati delle chiocciole: nella parte più stretta della spirale fabbrica 3-4 cellette, separandole con pareti di poltiglia d erba masticata. Poi, dopo aver deposto le uova, chiude l ingresso del guscio con pietruzze e materiale vegetale. Mentre l ape legnaiola (Xylocopa violacea) scava gallerie nel legno morto dei sotto tetti o dei tronchi marcescenti 1, dividendolo in celle dove accumula il miele e depone le uova. Come sono fatte L ape muraiola ha i maschi di color giallo-marrone mentre 44 campagna e bosco di collina le femmine sono nere. L ape selvatica è bicolore: ha la testa e il torace neri mentre l addome è rosso. L ape legnaiola è di colore nero 1 con riflessi violacei e viene spesso scambiata con il calabrone. Abitudini e alimentazione Queste specie di api, che sono accomunate con quelle domestiche dal fatto di costruire un nido in cui accumulano miele e polline e in cui depongono le uova, vivono solitarie. Nelle cellette ben nascoste si sviluppano le larve: alla fine dell inverno, completato lo sviluppo, i nuovi insetti adulti ne usciranno per compiere il proprio ciclo vitale. Api e larve si nutrono di nettare e polline; il miele, prodotto con la saliva ricca di enzimi, è un alimento di riserva usato durante l inverno. Lunghezza (mm) 14-18 ape muraiola Lunghezza (mm) 10-14 ape selvatica Lunghezza (mm) 25-30 ape legnaiola campagna e bosco di collina 45

Averla maggiore Lanius excubitor Averla maggiore Le tracce Grande come un merlo, l averla maggiore è presente nel Nord Italia: frequenta i margini dei boschi, le zone cespugliose e i roveti collinari e montani. È un uccello carnivoro e previdente che, per affrontare i periodi di magra, costruisce delle dispense all aperto: accumula provviste infilzando le sue prede sui fili spinati o sulle lunghe spine di alberi e rovi; la cattiva stagione le darà una mano, poiché il freddo conserverà a lungo il suo cibo. Così se passeggiando in un bosco o in campagna notiamo topolini, uccellini, lucertole, calabroni, api o coleotteri morti, che pendono dalle spine dei cespugli, possiamo essere sicuri che siamo entrati nel territorio di un averla maggiore. Un altro indizio che ci fa capire la presenza di questo piccolo carnivoro alato è dato dalle borre che si possono individuare in prossimità di queste particolari dispense alimentari. Si tratta di piccoli rigetti, lunghi 2-3 cm e del diametro di 1-1,5 cm, compressi e scuri, che contengono penne, peli, frammenti di ossa, resti d insetti e pezzetti di vegetali. Come è fatta L averla maggiore è riconoscibile per la lunga 46 campagna e bosco di collina coda nera a forma di cuneo e il corpo compatto dalla testa grande e rotonda. Ha il becco leggermente uncinato, il piumaggio del dorso grigio perla, la gola e la pancia bianchi e una vistosa striscia nera 1 che attraversa gli occhi. Abitudini e alimentazione L averla maggiore si può comportare come un piccolo rapace: come i falchi si apposta su un posatoio per piombare in volo sugli uccelli più piccoli, come le cince e i cardellini e, non avendo artigli, li uccide a beccate. Ma ha sviluppato anche una tecnica di caccia più sofisticata: nascosta in una siepe, imita il verso del cardellino e quando il malcapitato arriva, convinto di scacciare un intruso dal proprio territorio, l averla lo attacca fulminea e lo finisce a colpi di becco. Oltre a piccoli uccelli, l averla preda piccoli roditori, anfibi, rettili, nidiacei, toporagni e grossi insetti, ai quali stacca il pungiglione prima di mangiarli. Oltre a questa specie, in tutta la Pernisola ve ne sono altre, che hanno comportamenti simili: l averla piccola (Lanius collurio) e l averla cenerina (Lanius minor). Lunghezza (cm) 24 con 10-11 di coda Peso (g) 50-70 apertura alare (cm) 35 Carnivoro campagna e bosco di collina 47

Barbagianni Tyto alba Biacco o biscia Coluber viridiflavus Le tracce È il più curioso dei rapaci notturni, inconfondibile per la maschera facciale triangolare 1 e il bel piumaggio chiaro. Vive in città e in campagna, nidificando nei sottotetti di vecchi edifici, nelle cavità o in rifugi ricavati in grandi alberi. Sonnacchioso di giorno, al crepuscolo si mette in movimento e a volte lo si può vedere spiccare il suo volo silenzioso. La sua presenza è segnalata dalle borre 1, che si trovano vicino ai grandi alberi o agli edifici abbandonati: sono pallottole scure di resti animali non digeriti (piume, ossa, artigli, peli) che il rapace vomita. Sono voluminose (3-8 cm di lunghezza e 3 cm di diametro), tondeggianti, rivestite da una specie di muco nero che le rende lucide. Come è fatto Il morbido piumaggio è bianco sul ventre mentre il dorso tende al fulvo dorato. Abitudini e alimentazione è un abilissimo cacciatore di topolini: di notte vola a bassa quota sulle coltivazioni e scoperto un roditore o un rospo, si ferma in aria per localizzare la posizione esatta; poi si lascia cadere sulla preda da circa 2 m d altezza. Gli artigli delle 4 dita la afferrano, e per lei non c è scampo. Per non farsi scorgere, nasconde il petto bianco contro il tronco di Lunghezza (cm) 33-39 Peso (g) 300 apertura alare (cm) 91-95 Carnivoro 48 campagna e bosco di collina un albero. La sua dieta è composta per il 90% di piccoli roditori e uccelli, ma non disdegna grossi insetti, anfibi e rettili. Le tracce è uno dei serpenti più comuni d Italia: diffuso in tutto il territorio nazionale, è il più rappresentativo della famiglia dei Colubridi a cui appartengono anche il colubro leopardino (Zamenis situla, tipico di Sud Italia e Sicilia), il cervone (Elaphe quatuorlineata) e il saettone occhirossi (Zamenis lineatus, diffusi al Centro-Sud e in Sicilia), il saettone comune (Elaphe longissima, tipico del Centro-Nord e della Sardegna), le natrici dal collare (Natrix natrix) e tassellata (Natrix tessellata) e il colubro liscio (Coronella austriaca, diffusi su tutto il territorio nazionale), accomunati da abitudini simili. Il biacco vive a terra, ma è anche un ottimo nuotatore e si adatta a tutti gli ambienti fino a 2000 m di quota; ama i terreni sassosi e soleggiati ma, indifferente alla presenza dell uomo, si trova anche nelle siepi, nei coltivi e nei muretti a secco. Per muoversi preme e punta le squame e le curve del corpo contro sassi, detriti, piante e qualsiasi asperità del terreno che gli permetta di far forza e spostarsi. Le spiagge sabbiose o i terreni polverosi sono i luoghi dove si conservano meglio le tracce del suo passaggio, soprattutto se sono in leggera salita perché il rettile, avendo bisogno di una presa maggiore, incide maggiormente il suolo morbido. Dall impronta si riesce a capire la lunghezza dell animale, ma non la specie d appartenen- campagna e bosco di collina 49