Aldo Cherini IL PICCOLO FIUME RISANO



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Aldo Cherini IL PICCOLO FIUME RISANO Autoedizione 1992

Aldo Cherini, 11-9 - 92 Impaginazione e stampa

Il Risano piccolo fiume sulle cui acque è passata la storia Si sa che l Istria non è ricca di acque di superficie e che il suo sistema idrografico è tormentato da inghiottitoi, flussi sotterranei e risorgive che hanno creato molti imbarazzi a quanti hanno voluti vederci chiaro. I corsi d acqua tra grandi e piccoli si contano a stento sulle dita delle mani con l avvertenza che i grandi non sono proprio tali e che i piccoli sono piccolissimi. Ma anche se mandano poca acqua, taluni fiumi dell Istria sono ricchi di storia. Come il Risano, che nasce a quota 69 m. sul livello del mare in località Viladol, ai piedi del ciglione carsico dei Vena, non lungi da Còvedo, uscendo da un laghetto alimentato dalle risorgive del torrente Odolina inghiottito dal terreno carsico nei pressi di Metelliano, 12 chilometri a monte. Dopo un percorso che non tocca i 20 chilometri, il Risano va a sboccare in mare ai piedi del Monte Sermino (un modesto rilievo di 85 metri), che fino a non molto tempo fa sorgeva isolato in fondo al Vallone salso di Capodistria tra saline, prati e barine (barene), terreni appena affioranti soggetti al flusso e riflusso delle maree. Qui il fiume avanza verso occidente (ma sarebbe meglio dire avanzava, perché la zona è ormai completamente sconvolta) per altri 2 chilometri 1

Particolare della Tavola Peutingeriana: l immagine più antica o poco più formando sul mare con i sedimenti delle sue torbide un banco detto Secca del Dosso o Scano, una lingua di sabbia protesa verso la riva dei rioni di Bossedraga e Porta Isolana, un tempo meta di belle gite in barca, raggiungibile persino a nuoto (ma bisognava superare un certo campo d alghe poco invitante per cui pochi vi si cimentavano). Conosciuto in antico col nome di Formione, termine questo usato dal geografo alessandrino Strabone ( Formìonos potamoù ekbolai ) il piccolo fiume entra nella storia al termine della guerra civile tra il triunvirato di Augusto, Antonio e Lepido e i repubblicani capitanati da Bruto e Cassio. I veterani delle legioni cesariane venivano congedati con l usuale assegnazione di terre e un certo numero di essi arrivavano, nel 42 a.c.,sull agro di Trieste, che veniva elevata al rango di colonia. Nel contempo il confine d Italia, con l annessione della Gallia Cisalpina, veniva spostato appunto al Formione. Evento ricordato da Plinio in questi testuali termini: Formio amnis.... antiquus auctae Italiae terminus. E lo scrittore padovano Palladio Fosco affermava nel 1500: Est autem Formio fluvius permodicus, sed 2

tamen insignis, piccolo ma insigne. È ininterrotta la tradizione, fondata ab antiquo su fonti letterarie, del primo confine d Italia sul Formione-Risano, sia pur per poco tempo perché nell assetto definitivo di Augusto esso passa all Arsa. Scrive Attilio Degrassi: Per motivi che non conosciamo, ma certo dipendenti dallo scompiglio della guerra civile, la Gallia Cisalpina continuò a sussistere come provincia sino al 42 a.c. Fu appena in questo anno che i triunviri dopo la battaglia di Filippi attuarono l idea di unire la Gallia Cisalpina all Italia. Ma il nuovo confine non sembra esser stato fissato a quella linea che aveva costituito il confine della Gallia Cisalpina. Nella nota descrizione geografica dell Italia Plinio chiama anticus auctae Italiae terminus il fiume Formione. E, poiché non vi è notizia di altri spostamenti del confine in questa zona, si ritiene ragionevolmente che il confine al Formione sia quello Le località della Tavola Peutingeriana riportate sulla carta geografica attuale 3

fissato dai triumviri nel 42 a.c. e ciò come conseguenza della nuova condizione giuridica di Trieste. In un recente loro studio (1988 e 1990), Giuseppe Brancale e Lauro Decarli avanzano un ipotesi diversa che si basa su di un attenta rilettura degli antichi testi. Valutando le distanze geografiche in essi riportate, risulta che il Formione di Tolomeo viene a corrispondere a quello che è il fiume Quieto, fatto confermato dall Itinerarium Antoninii. «Tolomeo scrive Formione ma dinanzi agli occhi ha la posizione del Quieto, che all epoca segnava realmente il confine tra l agro tergestino e quello parentino. Ciononostante tutti coloro che si sono occupati del problema della sua identificazione hanno finito di condividere il parere di Pier Paolo Vergerio il Vecchio, secondo il quale il Formione non poteva non essere indicato che con il Risano (De situ urbis Justinopolis). Il solo Grilli (1979), a quanto ci risulta, basandosi sul fatto che Plinio colloca il Formione a sole 6 miglia da Tergeste, ha prospettato l ipotesi che si posa esser trattato dell Ospo.» Cioè si riscontrerebbe un errore o di nome o di distanza. Una linea di confine politico posta tanto a sud è da escludersi in base alla non equivocabile situazione etnica, amministrativa e glottologica. Inoltre, partendo da un esame dei quattrocenteschi statuti di Capodistria, riflettenti situazioni ben più antiche, Brancale e Decarli propongono l identificazione del Formione con l Aquarium Ribuglosium (torrente Rabuiese), che scorre qualche miglio più a nord del Risano, come più idoneo a segnare la linea di divisione tra il territorio tergestino e quello dell Alta Istria, a prescindere dalla portata idrica a questi fini inconferente, in pieno rispetto dell indicazione delle 6 miglia. L origine del nome è oscura. Azzo Rubino, riferendosi ad un testo di Paolo Festo, abbina il nome di Formione a quello di Formia, stazione marittima, e pone alla sua foce il capolinea marittimo del traffico preistorico e protostorico con i paesi interni dell Ocra, traffico soppiantato da Tergeste in epoca romana. Il letto alluvionale del fiume avrebbe permesso di tirare in secco i navigli secondo l uso antico. Ma ciò non è provato e non viene accettato dagli studiosi più prudenti. È certo che una stazione qui doveva trovarsi, come documentato dalla Tavola Peutingeriana, copia medioevale di una carta stradale della bassa romanità, conservata a Vienna. È da segnalare a questo proposito una curiosità. Sulla strada che da Trieste porta a Parenzo, si trova segnata dopo gli attuali monti di Muggia la località QUAERI. Osservando che proprio in 4

quel punto si trovano uniti per sovrapposizione i segmenti III e IV della carta, Nevio Degrassi ha chiarito che la lettura originaria doveva essere (A)QUAE RI(SANI), cioè Acque del Risano, una stazione termale, quindi, e ciò sarebbe confermato dal simbolo cartografico segnato in corrispondenza. Luciano Bosio conviene sull ipotesi: Questo studioso (il Degrassi) giustifica la scomparsa della A iniziale con la posizione di questa lettera sulla linea d incontro di due segmenti della Tabula. La caduta poi della parte finale del nome Ri-sani potrebbe spiegarsi con una corrosione del testo originale o un abbreviazione dovuta probabilmente a qualcuno dei copisti della Tabula. Accanto al nome Formione si pone dunque anche quello di Risano (nell Anonimo Ravennate si trova Rusano). Pietro Coppo scrive nel 1540:.... El fiume Formione, che hora vien nominato Risano.... ; e Lodovico Vergerio nel 1459:.... L Istria ha tre acque correnti, i di cui nomi sono Il Placito, carboncino del pittore Barison 5

Il Placito, quadro ad olio del pittore Croatto Formione, Quieto, e Arsa. La prima è piccola, e fino ad essa s estese un dì l Italia. In lingua volgare è detta Risano, e si scarica in mare presso Capodistria, dopo aver percorso 8000 piedi.... ; Girolamo Muzio scrive nel 1572:.... Nel Formione sono trotte preciosissime, e le più grosse che io abbia mai veduto dove mai sia stato e nè so la loro origine.... ; Nicolò Manzuoli nel 1611:....Vicino alla città un miglio è il fiume Formione che nasce sotto la villa di Lonche, sopra il quale sono 20 mulini, nel qual fiume si prende un pesce fra gli altri detto trutta, pretiosissimo.... ; il vescovo Filippo Tommasini, storico dell Istria, testimonia nel 1641:...Nel Formione qualche trotta di buonissimo sapore, qual non eccede la quantità di tre libbre di peso, e vien stimata quasi migliore di quella dei laghi di Garda e d Iseo. Si pigliano marzoni, anguille, e gambari.... ; il viaggiatore veneziano Michele Priuli annota, nel 1646:.... sei rode da molino a 4 miglia incirca dentro della foce delle quali si serve la Città, et il vicinato, per la macina dei grani.... e prosegue....è il Risano una poca acqua, che ha principio sopra i monti del contorno, lontana la sua foce dalla 6

fonte poche miglia. Camina quietamente e va lambendo le rive d un facile monticello chiamato con il nome di Sermino, sopra il quale gode buona entrata il Signor Pietro Pola Cavalier e in fondo d esso sono le saline da le sue radici fino al mare.... L amenità arcadica del sito ha ispirato anche i poeti fin dall antichità. Un anonimo medioevale: Murmurans ex oppido Phormio auditur, magnus Phormio amnis (Dal castelliere si ode mormorare il Formione, il grande Risorgiva 7

fiume Formione). Altri versi ci hanno lasciati il fiorentino Francesco Berlingeri (1480 circa), i cinquecenteschi Girolamo Muzio e Andrea Rapicio, i più moderni Giuseppe Bonzio e Giuseppe de Lugnani, i contemporanei Giovanni Quarantotti, Riccardo Pitteri e Domenico Venturini. Il fatto storico più importante è rappresentato dal Placito assemblea giudiziaria provinciale di diritto feudale che si è tenuta sui prati del Risano nell anno 804 quando l imperatore Carlo Magno accoglie le lamentele degli Istriani contro le angherie del duca Giovanni, le invadenze del clero e i danni provocati dagli slavi infiltratisi nelle terre coltivate e manda sul posto i suoi legati. Partecipano all incontro, oltre al duca Giovanni, al patriarca di Grado e ai cinque vescovi istriani, 172 delegati delle città e castella nonché gran folla di popolo. Un assise senza precedenti, che è entrata nella storia del diritto italiano e che ha offerto il soggetto ai pittori Giuseppe Gatteri e Bruno Croatto in loro composizioni sgargianti di costumi e di vessilli al vento. Vita tranquilla, nel complesso, nel trascorrere dei secoli, anche se meno placido si presentava il fluire delle acque quando, in tempo di grandi piogge, esse uscivano dagli argini sommergendo prati e campi. Una nota di colore era data dall annuale fiera che, per antica concessione risalente al 1573, si teneva dal 7 ottobre, festa di Santa Giustina, al 21 ottobre sulle sponde del canale detto ancora ai giorni nostri Ara della Fiera, attualmente ramo diversivo secondario del fiume sboccante nello Stagnone e forse percorso originario nelle epoche più antiche. Vita nel complesso tranquilla e non molte le notizie di qualche lite o di qualche lavoro di manutenzione degli argini. Nel 1580 i piovani di Covedo e di Bresovizza entravano in conflitto rivendicando ciascuno il diritto giurisdizionale sulla chiesetta della Beata Vergine delle Acque, esistente da tempo immemorabile preso le sorgenti. La divergenza veniva appianata con l intermediazione nientemeno che del vescovo di Verona, Agostino Valier (era vescovo di Capodistria, in quel tempo, Giovanni Ingenerio) tramite delega conferita a don Cappello de Cappelli, canonico scaligero. Nel 1801, Michele Zoch, capo dei molinari del Risano, faceva presente che il molo caricatore, che doveva servire per i mulini, veniva utilizzato senza ritegno anche da altri con danno per l opera e per la contermine campagna dei fratelli Almerigogna; necessitavano urgenti riparazioni per cui venivano delegati all uopo il conte Nicolò Borisi, soprin- 8

Tavola topografica del Vallone e del corso inferiore del fiume rilevatanel 1778 9

tendente alle pubbliche strade, l ingegnere provinciale Benedetto Petronio e il N.H. Giulio Cesare Vittori, vice-presidente ispettore dei pubblici boschi, che doveva fornire 100 folpi di rovere per le palificazioni. Importante la funzione del corso d acqua nell equilibrio ecologico della zona, nella caccia e nella pesca, in un paesaggio ameno e ancora indisturbato. Tra i premiati della Prima Esposizione Istriana del 1910 compare Germano Prader di Prade che, nella sezione Stazioni Climatiche Balneari Villeggiatura e Sport, aveva esposto una cinquantina di mammiferi e uccelli imbalsamati, che rappresentavano la popolazione stanziale e di passo della valle. Si può immaginare cosa rimane oggi. Il Risano tornava alla ribalta nel primo dopoguerra (1919) quando, non apparendo più possibile sotto il profilo sia tecnico che economico riprendere lo sfruttamento delle saline, si decise di procedere alla bonifica idraulica della zona, da Santa Caterina a Semedella. Un primo progetto veniva presentato dall ing. Emilio Gerosa che, con prezioso corredo di dati da lui raccolti, pubblicava studi e articoli di giornale suggerendo anche l impianto di una centrale idroelettrica. Il progetto esecutivo veniva messo Corso del fiume in piena verso la foce 10

Le ragazze della Società di Ginnastica Anita Garibaldi in escursione sul fiume a punto dagli ingegneri Giovanni Maier e Giuseppe Di Drusco. Comprendeva la regolazione dell arginatura del fiume a valle del ponte della ferrovia Parenzana, la correzione di 700 metri di percorso con l eliminazione di qualche ansa, lo spostamento della foce verso Val Campi, l apertura di un canale per lo smaltimento delle acque di piena, due impianti idrovori ed estese canalizzazioni. Iniziati nel 1929, i lavori venivano portati a termine nel 1932. Due anni dopo veniva dato mano alla costruzione dell acquedotto intercomunale, terzo lotto dell Acquedotto Istriano, con presa del 12% delle acque di sorgente, che assicurava finalmente tranquillità idrica ad una vasta zona sitibonda nel periodo estivo. L opera veniva inaugurata il 26 maggio 1935 contemporaneamente a Risano, Capodistria, Isola, Pirano, Portorose e Daila, alla presenza del Duca d Aosta. Con la conseguente ricomposizione fondiaria, l antica valle del Risano cambiava completamente volto, ma per poco perché con il 1945 anche questo capitolo della storia e della vita locale veniva chiuso con la forza. 11

Fonti Luciano Bosio, L Istria nella descrizione della Tabula Peutingeriana, Atti e Memorie della SIASP, 1974 Attilio Degrassi, Il confine nord-orientale dell Italia Romana, Atti e Memorie della SIASP, 1949 Giuseppe Brancale e Lauto Decarli, Aquarium Ribuglosium, Borgolauro, 14, 1988. Mario E.A.Zetto, Il Placito di Risano, 1989. Emilio Gerosa, Progetto di bonificazione delle ex-saline di Capodistria, delle Valli di Stagnone e di Campi e delle ex-saline di Muggia e Zaule, 1921. Autori citati nel testo (Plinio, Tolomeo, Palladio Fosco, Nevio Degrassi, Azzo Rubino, Nicolò Manzuoli, Pietro Coppo, Girolamo Muzio, Pier Paolo Vergerio Seniore, Filippo Tommasini, Michele Priuli ). 12

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Da un rilievo del 1802: il Risano corre nel suo ultimo tratto tra le saline Progetto dell ing. Emilio Gerosa, datato 4 aprile 1921, che non prevede l area riservata alla peschiera dello Stagnone 15

Le campagne invase dai periodici allagamenti prima della regolazione del fiume Regolazione del fiume e costruzione degli argini con un moderno escavatore meccanico 16

Costruzione dell argine a mare in Val Stagnòn Costruzione del sifone sotto il fiume per il collettore principale delle acque basse 17

Il ponte della Via Flavia sul Risano La campagna di pertinenza della mensa vescovile delle diocesi unite di Trieste e Capodistria 18

Il mulino dei Norbedo Il mulino dei Norbedo 19