Così l immigrazione ci apre strade nel futuro



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Così l immigrazione ci apre strade nel futuro L ultimo dossier Caritas/Migrantes sull immigrazione prende le mosse da un inversione di prospettiva, e da nuove parole chiave. L immigrazione non è più un problema, ma ricchezza. Ed opportunità. di Chiara Castri stata presentata lo scorso Ottobre la XVIII edizione del Dossier Statistico Immigrazione di Caritas diocesana di Roma, Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. Il Dossier 2008 parla di strade del futuro, introducendo una visione prospettica dei numeri della presenza straniera, con l obiettivo di analizzarne le ricadute sociali. Le migrazioni rappresentano la componente ed il risultato di transizioni che coinvolgono tutto il mondo. Non un aspetto congiunturale, quindi, legato ai cambiamenti economici o alla situazione occupazionale, ma una questione strutturale, che inciderà a lungo e in profondità sulla stessa cultura del nostro Paese. L Italia si colloca, a livello europeo, al vertice per numero di immigrati: vive il passaggio da paese di emigrazione a paese di immigrazione e sta sperimentando un cambiamento rispetto al quale altri paesi europei e d oltreoceano hanno una storia più lunga, che ha permesso loro di trovare risposte più o meno strutturate. L assimilazione di questo mutamento non è avvenuta in modo condiviso, influenzando l atteggiamento nei confronti dei cittadini stranieri, percepiti come un problema. Nel nuovo scenario di riferimento, tuttavia, occorre una nuova prospettiva. Se l immigrazione rappresenta una componente strutturale della società, è necessario lavorare per l abbandono di atteggiamenti difensivi di chiusura, verso altri di riconoscimento, integrazione e scambio. Ciò sarà possibile solo con una gestione strutturata ed integrata del fenomeno, che favorisca una crescita reciproca basata sull affermazione dei diritti e dei doveri, e superi l approccio di allarme sociale. I numeri del fenomeno Secondo l Istat i cittadini stranieri residenti al 2008 in Italia sono oltre 3 milioni, inclusi i comunitari. Il 62,5% vive al Nord, il 25% al Centro ed il 12,5% nella zona del Mezzogiorno. Le regioni con una maggiore presenza straniera sono la Lombardia, con 815mila residenti e circa 910mila presenze regolari, e il Lazio, con 391mila residenti e 423mila presenze regolari. Il Rapporto parla di un maggior numero di immigrati regolari, variabile tra i 25

3 e i 4 milioni, con un incidenza del 6,7% sul totale della popolazione, rispetto alla media UE del 6% nel 2006. Infatti il Dossier tiene conto anche di chi non ha ancora ottenuto la residenza, perché in Italia da poco. Il gruppo più numeroso, raddoppiato in due anni, è quello romeno, con 625 mila residenti e 1 milione di presenze regolari, seguito da quello albanese, con oltre 400mila unità, e marocchino, con circa 300mila individui. I gruppi cinese e ucraino sono collocati rispettivamente un po al di sopra e un po al di sotto delle 150mila unità. Gli africani rappresentano il 23% del totale, gli asiatici il 16%, e gli americani l 8%. A Milano l incidenza straniera è del 14% e 1 ogni 4 è minore. A Roma l incidenza si attesta sul 10%, con una popolazione straniera di 300mila unità. Da un punto di vista strutturale, si registra l incidenza delle donne, che hanno raggiunto la componente maschile; il maggior richiamo delle regioni del Centro-Nord e la presenza più numerosa al Sud; l affermarsi di una tendenza alla stabilizzazione; il carattere sempre più familiare dell insediamento; il peso dei minori e delle seconde generazioni; la pluralità dei paesi di origine e delle tradizioni culturali e religiose. Uno degli indicatori di stabilità, che dà all immigrazione una dimensione strutturale, è l aumento negli investimenti per l acquisto dell abitazione. Se 8 italiani su 10 sono proprietari di casa, tra gli stranieri lo è solo 1 su 10. Si tratta, tuttavia, di un divario in continua diminuzione: nel 2007, 120mila acquisti sono stati fatti da cittadini stranieri. Tra il 2005 ed il 2007 le aziende e le famiglie italiane hanno presentato più di 1 milione di domande di assunzione di lavoratori stranieri, con un incidenza del 25% nel 2007 sulla popolazione straniera già residente. I flussi degli ultimi dieci anni, tra i più alti nella storia italiana, rappresentano un opportunità, soprattutto considerando che il nostro paese sta diventando uno dei più vecchi del mondo, che il mercato richiede continuamente nuova forza lavoro, e che l 80% degli immigrati ha meno di 45 anni. Inoltre le donne straniere, con 2,51 figli procapite, possono assicurare il ricambio della popolazione, laddove per le italiane risulta una media di 1,26 figli. Il lavoro Tra gli immigrati in Italia è molto diffuso il mercato del lavoro nero, che, presente sia all interno di realtà aziendali che familiari, registra un ampiezza sconosciuta in altri paesi industrializzati. Si tratta di più di 1 milione di persone, con un incidenza che supera il 10% del totale degli occupati. Al Nord si registra la concentrazione massima, con i due terzi del totale di lavoratori immigrati. A Brescia 1 lavoratore ogni 5 occupati è nato all estero; a Mantova, Lodi e Bergamo 1 su 6; a Milano 1 su 7. In tutta la Lombardia il 45,6% dei nuovi assunti è nato all estero. Nel Veneto, nel 2000, le aziende che ricorrevano ai lavoratori stranieri erano 20mila, fino alle 40mila attuali. Il numero di lavoratori 26

L inserimento scolastico e l accesso all università La popolazione minorile, che comprende i 64mila bambini nati nel 2007 da genitori stranieri e quelli che arrivano in Italia per il ricongiungimento familiare, aumenta al ritmo di 100mila unità l anno. I minori stranieri residenti sono oltre 700mila, oltre 400mila dei quali di seconda generazione, nati, quindi, in Italia. Gli studenti figli di stranieri aumentano di 70mila unità l anno, fino alle 600mila unità dell anno scolastico 2007-2008, concentrate soprattutto nelle scuole elementari e medie. L incidenza media è del 6,4%, che diventa di oltre il 10% in Lombardia, Umbria, Emilia Romagna, Veneto. Gli studenti romeni, albanesi e marocstranieri presenti nel Lazio è pari a quello di tutto il Mezzogiorno, dove, in settori come l agricoltura, l edilizia e l assistenza alle famiglie, il loro apporto è diventato indispensabile. Nella maggioranza dei casi le assunzioni avvengono nelle piccole imprese. Il tasso di attività dei lavoratori stranieri è di ben 12 punti più alto rispetto a quello degli italiani, con una media del 73,2%, mentre il tasso di disoccupazione è mediamente di due punti più alto. Le tipologie di inserimento rispecchiano le differenze dei vari territori: al Nord prevalgono il lavoro in azienda e quello autonomo, al Centro il lavoro autonomo e l assistenza familiare, e al Sud l assistenza familiare e il lavoro agricolo. Non va dimenticato, comunque, che ai lavoratori stranieri è dovuta, per i due terzi, la crescita dell occupazione in Italia: siamo, infatti, nell ordine di 234mila nuovi lavoratori nel 2007. È in aumento, inoltre, l imprenditoria straniera. Gli immigrati, infatti, dopo aver superato le difficoltà legate alla prima fase di inserimento, creano sempre più spesso posti di lavoro in modo autonomo, fenomeno che, soprattutto in artigianato, coinvolge più di un decimo della popolazione adulta straniera, con più di 165mila titolari d impresa e oltre 52mila soci. I gruppi con la maggior presenza di imprenditori sono quello marocchino, quello romeno e quello cinese. Per quanto riguarda i settori, 4 imprese su 10 lavorano in edilizia, e quasi 4 nel settore commerciale. In particolare, dai dati emerge che, se esistesse parità tra il tasso di imprenditorialità straniera e italiana, le imprese supererebbero le 300mila unità. Ciò produrrebbe evidenti benefici sulla produzione di ricchezza e sulla creazione di posti di lavoro. Secondo il Dossier, il gettito fiscale assicurato dagli stranieri, nel 2007, è di oltre 3 miliardi di euro: 3,1 miliardi per i soli versamenti Irpef e le restanti somme per voci diverse. Ancora, secondo Unioncamere, concorrono per il 9% al Pil. Gli immigrati assicurano, poi, un contributo economico rilevante ai paesi di origine tramite le rimesse, che nel 2007 ammontavano, a livello mondiale, a 337 miliardi di dollari, mentre in Italia hanno raggiunto i 6 miliardi di euro, un quinto in più rispetto al 2006. 27

chini sono quasi 100mila, 30mila i cinesi, 20mila gli ecuadoregni, 15mila i tunisini, i serbi e i montenegrini. Ciò fa riflettere sugli evidenti problemi che si creano in un sistema scolastico come quello italiano, caratterizzato per la scarsità di mezzi che garantiscano un adeguato inserimento. Fonti ministeriali parlano di un 42,5% degli alunni stranieri non in regola con gli studi, e di ritardi importanti nella scuola secondaria superiore, dove il 19% degli iscritti stranieri ha più di 18 anni. Per quanto riguarda l accesso all università, gli iscritti stranieri, con circa 47mila unità, sono raddoppiati in dieci anni, ma si tratta comunque di numeri di poco rilievo. Gli studenti stranieri sono, quindi, solo il 2,6% dell intera popolazione universitaria: una media molto più bassa di quella del 7% dei paesi Ocse. Il 60% del totale di 10mila nuovi immatricolati annui sono donne. I numeri sono bassi anche nei dottorati di ricerca (5,9%), e nei master (5,5%). Il rischio povertà Il Dossier, in collaborazione con la Commissione d indagine sull esclusione sociale, le associazioni degli immigrati e la società cooperativa Codres, ha condotto un indagine un campione di oltre 900 immigrati presenti sull area romana, da cui risulta che gli stranieri, vedendosi riconosciute tutele minori, corrono maggiori rischi di cadere in povertà rispetto agli italiani. Le difficoltà della fase di inserimento sono superate con il sostegno di reti parentali e amicali, raramente inte- grate da interventi pubblici. Anche se il reddito medio netto da lavoro non è elevato, circa i due terzi degli intervistati si ritengono soddisfatti del proprio inserimento occupazionale. La lettura degli stranieri come insieme di persone assistite, quindi, non ha riscontri nell indagine. L Istat riporta che, nel 2005, per interventi diretti rivolti agli stranieri i comuni hanno utilizzato il 2,4% della loro spesa sociale. Tenendo conto che gli immigrati beneficiano dei servizi rivolti a tutta la popolazione, le somme a loro rivolte potrebbero salire al massimo a 1 miliardo di euro e sarebbero completamente coperte dalle entrate da essi stessi garantite. La questione criminalità Nel 2001 sono state presentate oltre 80mila denunce contro cittadini stranieri. Nel 2005 sono diventate oltre 130mila. Su un totale di più di 550mila. In 5 anni si è assistito ad un aumento complessivo delle denunce del 45,9%, con un incidenza straniera che è passata dal 17,4% al 23,7%, a fronte di una presenza straniera regolare raddoppiata. Occorre tuttavia tenere presente che nel totale delle denunce vengono conteggiati sia gli stranieri regolari, sia quelli irregolari e le persone di passaggio, non quantificabili con esattezza. Ciò ha portato evidenti distorsioni, fino al caso della comunità romena, coinvolta nel 2005 in un sesto delle denunce penali contro cittadini stranieri, e considerata portatrice di potenziale criminale molto elevato. O fino al caso delle popolazioni 28

rom, e di campo Ponticelli a Napoli. L imprescindibile legame tra italiani e stranieri Diversi sono gli aspetti che testimoniano il profondo legame che si va costruendo tra cittadini italiani e stranieri. Un legame di reciproco arricchimento, in ambiti diversi. Anzitutto sempre più spesso gli immigrati tendono ad acquisire la carta di soggiorno, il permesso per lungo-residenti, a farsi raggiungere dei familiari e a stabilizzarsi, instaurando con gli italiani percorsi di condivisione. Un esempio sono i matrimoni misti. Nel 2006, 1 matrimonio su 10 ha coinvolto un partner italiano e uno straniero: più del doppio dei matrimoni con entrambi i coniugi stranieri. In nove regioni del Nord l incidenza dei matrimoni misti arriva addirittura al 25% del totale. Nel 2007 i casi di acquisizione di cittadinanza sono raddoppiati rispetto a tre anni fa, anche se si tratta di un traguardo ancora basso se confrontato con la realtà europea. Uno sguardo sul Lazio Mediante un analisi incrociata dei dati dell archivio Istat dei residenti stranieri e di quello Inail degli occupati nati all estero, il Dossier riporta un numero di stranieri regolari presenti nel Lazio di circa 480mila unità. Per la provincia di Roma, a fine 2007, viene elaborata una stima di oltre 400mila soggiornanti stranieri. Una forte crescita viene registrata anche a Rieti, con un più 24% rispetto al 2006; a Viterbo, con un più 22,7%; a La- tina, con un aumento del 7,7%. Risulta invece invariato il dato di Frosinone, con oltre 18mila unità. Rispetto alla presenza scolastica, il Lazio occupa il tredicesimo posto nel contesto italiano per incidenza di ragazzi stranieri a scuola, tra il primo posto dell Emilia Romagna (11,8%) e l ultimo della Campania (1,2%). Rispetto al Centro Italia, tuttavia, la regione, se registra un incidenza superiore alla media nazionale (7%), ha il valore più basso: dopo Umbria (11,4%), Marche (9,9%) e Toscana (9,4%). A livello provinciale il valore degli studenti stranieri iscritti segue Milano, con un 7,7%, comune anche a Viterbo. Seguono Rieti, Latina e Frosinone. Il primato è della scuola primaria e della scuola media con l 8,3% e l 8,2%, rispetto al 6,4% della scuola dell infanzia e il 5,2% delle superiori. Il Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes 2008 presentato il 30 ottobre a Roma 29

Riguardo la componente occupazionale, al 2007 il Lazio si conferma come una realtà dinamica, che richiede lavoratori migranti. I lavoratori nati all estero occupati in Italia sono aumentati nel Lazio del 30%, a fronte di una media nazionale del 23,3%. I lavoratori stranieri provengono soprattutto da Romania e Bulgaria, Polonia, Filippine, Ucraina, Bangladesh, Egitto. Le donne rappresentano solo un 33% del totale dei nuovi assunti stranieri. I principali settori di inserimento sono l edilizia, i servizi alle imprese, la ristorazione e la cura alla persona. Inoltre il Lazio si pone al primo posto nel contesto italiano rispetto alle rimesse inviate dai cittadini stranieri dal 1995 al 2007. Roma conta, da sola, il 25% delle rimesse nazionali, dato, questo, utile a dimostrare la propensione alla stabilizzazione, la spiccata capacità imprenditoriale dei cittadini stranieri e, comunque, un buon inserimento lavorativo. Riguardo, infine, l acquisizione della cittadinanza, indicatore chiave di integrazione socio-culturale, in Lazio circa 2mila persone hanno acquisito la cittadinanza italiana per matrimonio, e circa 500 per residenza continuativa di dieci anni. Numeri di poco rilievo, che portano ad auspicare un impegno che stacchi di dosso a queste persone il termine immigrati. Il XVIII Rapporto Caritas-Migrantes sull'immigrazione è così articolato: Introduzione e scheda riepilogativa Contesto internazionale ed europeo Soggiornanti stranieri in Italia Inserimento socio-culturale Mondo del lavoro Contesti regionali Inserto speciale sui rifugiati Si tratta di un volume di 512 pagine articolate in 50 capitoli a carattere nazionale (completati dai rapporti sulle singole regioni), che riportano i nuovi dati sugli usuali aspetti fondamentali del fenomeno migratorio, soffermandosi su spunti legati all'attualità: dai flussi all'irregolarità, dal pacchetto sicurezza ai media e all'integrazione. Lo slogan di quest'anno è "Lungo le strade del futuro", tenuto conto che, secondo le proiezioni, la società italiana sarà sempre più caratterizzata dalla presenza degli immigrati. 30