IL PONTE MANCANTE, OVVERO QUELLO CHE MANCA PER TRASFORMARE L INTEGRAZIONE SCOLASTICA DI QUALITÀ IN UNA SUCCESSIVA INCLUSIONE SOCIALE ARMONICA



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Transcript:

IL PONTE MANCANTE, OVVERO QUELLO CHE MANCA PER TRASFORMARE L INTEGRAZIONE SCOLASTICA DI QUALITÀ IN UNA SUCCESSIVA INCLUSIONE SOCIALE ARMONICA Il ponte che ci interessa maggiormente non è quello sullo stretto di Messina, progetto assai ardito e discutibile, così a lungo rinviato da non esser più economicamente sostenibile come spesa nell attuale crisi finanziaria globale e neppure il Ponte della Costituzione sul Canal Grande a Venezia, meglio noto come il Ponte di Calatrava, architettonicamente bellissimo ma dannatamente ricco di insidie per coloro che l attraversano ignari della scivolosità del piano di calpestio e tremendamente discriminatorio nei confronti delle persone con disabilità motoria costrette ad attraversarlo ( se e quando sarà possibile) in una ghettizzante e lentissima ovovia separata. No, il ponte che ci interessa è quello su di un torrentello adiacente alla bella loggia del Giardino del Principe a Loano, un piccolo centro della provincia di Savona e ci interessa perché è il simbolo della difficile ed insidiosa trasformazione dell integrazione scolastica di qualità in inclusione sociale armonica. Questo ponte dalla caratteristica struttura a schiena d asino presenta da un lato un piano di calpestio in salita ma privo di gradini e quindi accessibile e fruibile, sia pure con una certa difficoltà, dal nostro studente con disabilità in carrozzina. Al centro del ponte una bellissima cappelletta votiva reca un effige di San Sebastiano. Dall altro lato due alti gradini bloccano inesorabilmente il passaggio della carrozzina. La simbologia è chiara: il ponte rappresenta il collegamento tra l integrazione scolastica di qualità (il lato oggi accessibile) e l inclusione sociale armonica ( quello inaccessibile); l effige del Santo rappresenta il miracolo necessario per trasformare l una nell altra. Ma se i miracoli erano quasi all ordine del giorno nei tempi gloriosi (per il piccolo Comune) dell edificazione del ponticello, oggi sono assai più rari, soprattutto nel campo sociale. Ma perché poi nell indicare l integrazione sociale abbiamo usato il termine armonica? Semplicissimo, perché per esser tale non deve essere in dissonanza con il resto della società, deve rendere le persone

con disabilità cittadini normali con bisogni speciali ma indistinguibili ed indiscriminabili dal resto della cittadinanza. Facile dirlo, assai più difficile tradurlo in realtà. Ma nel piccolo paese dal ponte arcuato ci siamo riusciti? Ci abbiamo provato e per farlo siamo partiti da Silvia, studentessa con disabilità gravissima. Silvia tiene famiglia e da 25 anni la sua famiglia vive con lei e per lei. Per Silvia ci siamo inventati una serie infinita di cose: abbiamo studiato i sistemi di puntamento visivo quando questi erano usati solo sugli aerei da combattimento americani, abbiamo testato l insegnamento anche domiciliare per permettere agli studenti con disabilità davvero gravissima di frequentare una classe normale nella scuola di tutti integrando la non completa frequenza con alcune ore di insegnati a casa e per farlo abbiamo fortemente sollecitato un accordo di programma locale e resa possibile l equiparazione dell abitazione di Silvia quale luogo di terapia e di cura e successivamente poter sfruttare la normativa per la scuola in ospedale, abbiamo fatta venire dall Australia la dott.ssa Crossley a parlare a 200 insegnanti di sostegno e familiari di studenti con disabilità di comunicazione facilitata e di comunicazione aumentativa. Abbiamo terrorizzato (bonariamente, sia chiaro) alcune generazioni di assessori provinciali e regionali, direttori didattici, ispettori ministeriali, lodato i validi insegnanti curricolari e di sostegno e censurato fortemente i pochi ribaldi. Ci siamo inventati l assistente alla comunicazione quando l unico assistente noto a scuola era quello all autonomia. L elenco delle cose inventate è talmente lungo da far venire il dubbio che oltre a tutte queste cose ci siamo inventati anche di averle fatte! Fortunatamente ci sono i video e le pubblicazioni che lo comprovano, altrimenti attribuirei al mio conclamato Alzheimer la causa di tutto ciò. Vi chiedo scusa per avervi annoiato con questo interminabile elenco per parlarvi in fin dei conti di una cosa che conoscete meglio di me (l integrazione scolastica di qualità) ma serviva per introdurre quello che non conosciamo: l inclusione sociale armonica. L inclusione sociale armonica è il risultato di un processo filosofico, della dottrina dell uguaglianza nella diversità del bisogno, dell attuazione pratica di quell ormai leggendario more intens support che leggiamo

nella Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità quando si parla dei gravissimi senza nominarli. Noi invece li nominiamo i gravissimi, le persone con disabilità gravissima, le persone che necessitano di maggiori supporti, le persone fortemente non autosufficienti e oggi proclamiamo con forza e senza paura il loro diritto all inclusione sociale armonica come ieri lottavamo per l integrazione scolastica davvero di qualità. Ma perché lo facciamo, in fin dei conti? Lo facciamo perché la vita fortunatamente ( e sempre più spesso anche per le persone con disabilità gravissima) non dura solo vent anni, perché senza una successiva inclusione sociale armonica l integrazione scolastica di qualità è come la Pietà di Michelangelo, bellissima ma tremendamente incompiuta. E come lo facciamo o come almeno abbiamo tentato e tentiamo di farlo? Siamo partiti dall informazione, scienza sovrana e ribalda, frutto ed oggetto di eterne mistificazioni, strumento dei potenti ed arma dei deboli. Con una serie sterminata ( si fa per dire!) di convegni, conferenze, tavole rotonde, stesure e presentazioni di libri abbiamo cercato di ficcare persino nelle teste più dure ( che di solito, sia detto con il massimo rispetto, sono quelle dei politici, delle persone con politicità come li chiamiamo per distinguerli dai rari buoni politici creature ormai paragonabili alle tigri dai denti a sciabola, cioè ad una razza estinta) che il rispetto dei diritti delle persone con disabilità denota il livello di civiltà di un paese ( del Bel Paese e del piccolo paesino del ponte a schiena d asino), che è conveniente persino economicamente rispettare questi diritti, che ci può essere un forte ritorno nel campo turistico dell investimento intellettivo ed economico profuso. Inclusione sociale armonica significa anche poter passeggiare per due chilometri praticamente in riva al mare senza imbattersi in alcuna barriera architettonica o mentale (il Cervello Accessibile), incontrando molte altre persone con disabilità in carrozzina, poter parcheggiare con il contrassegno senza difficoltà e gratis anche nei parcheggi merci o nelle aree a pagamento, avere una biblioteca accessibile e fruibile, un Comune con ascensori idonei e montascale, un cinema-teatro all aperto per 800

persone con palco sopraelevato ed accessibile ad una band tipo i Ladri di Carrozzelle, dei Servizi Sociali particolarmente dedicati alle persone con disabilità tramite un buon servizio di assistenza domiciliare, un Informafamiglia che si occupa anche delle famiglie con disabilità, spiagge dotate di carrozzine da mare, una speciale sezione del sito ufficiale del Comune dedicata alle persone con disabilità ( bello lo slogan che definisce il Comune rivierasco un mare di possibilità per le persone con disabilità ) con piantina del territorio accessibile, fruibile e dei servizi dedicati e disponibili, edifici scolastici con rampe di accesso ( una l abbiamo fatta costruire noi!) ed ascensori dedicati, un erigendo dopodi-noi al centro di un bellissimo parco in zona di particolare pregio turistico, la prossimità immediata di un ospedale con DEA di 2 livello con professionisti eccezionali ed eccezionalmente disponibili. Inclusione sociale armonica è poter far la spesa in un grande supermercato o in un piccolissimo negozietto con una semplice rampa di accesso in alluminio, poter andare dal parrucchiere in carrozzina, avere un pubblico di cento persone alla presentazione di un libro sulla disabilità in famiglia e a scuola ( c è un piccolo trucco innocente: prepariamo buonissimi buffet!), fare una cena con i relatori di un convegno ed averne il 15% seduti al tavolo in carrozzina. Ed avere Salvatore Nocera a capotavola. Giorgio Genta P.S. (un po triste ed un po troppo lungo) A conferma di quanto sia rischioso assumere toni anche solo vagamente trionfalistici quando si parla di inclusione sociale ecco che poco tempo dopo la stesura di queste note accade un fatto fortemente emblematico: nel ponticello preso come esempio dell arduo cammino crolla improvvisamente l edicola con l effige del Santo. Incuria, mancanza di fondi per la manutenzione oppure, come insinua il solito maligno, scavi dissennati nella zona del ponte ne hanno minato la stabilità? La giustizia degli uomini farà il suo cammino peritale. Quella superiore a noi sembra indicare che il peso delle molte frecce che lo trafiggono sia stato eccessivo oltre che per San Sebastiano anche per la sua cappelletta.

E le frecce, in un contesto che va al di la dell ambito locale, hanno nomi precisi, uno tra tutti: mancato rispetto dell armonia, cioè dell uguaglianza inclusiva. Vale a dire mancato rispetto dei diritti delle persone con disabilità, di quei diritti che danno a ciascuno secondo le proprie necessità. Se il Bel Paese fosse un paese normale non vi sarebbe il bisogno di leggi speciali per tutelare questi diritti. Dato purtroppo che ciò non, eccone una per tutte di queste leggi specialmente dedicate: la legge n. 67 del 1 marzo 2006 Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni. E una legge davvero mirabile, probabilmente la più importante del settore dopo la mitica 104/92, che in soli in soli 4 brevi articoli compendia l intero panorama della difesa dei diritti delle persone con disabilità: -l articolo 1 definisce le finalità e l ambito di applicazione della legge stessa. -l articolo 2 precisa il significato del termine discriminazione e lo suddivide in discriminazione diretta, discriminazione indiretta e molestie. -l articolo 3 tratta della tutela giurisdizionale, vale adire indica le modalità con le quali la persona con disabilità discriminata può ottenere giustizia. -l articolo 4 infine identifica le persone e le associazioni legittimate ad agire in nome e per conto del soggetto discriminato. L aspetto più moderno di questa legge è che, abbandonando un po il tema delle enunciazioni di principio, riporta sulla terra l atto illegittimo ( la discriminazione) e lo sanziona concretamente ( il risarcimento del danno subito ).Dobbiamo ricordare assolutamente l azione benemerita della LEDHA che sta ottenendo grandi successi in campo scolastico utilizzando appieno questa legge. Alcuni mesi addietro scrissi per Superando ( www.superando.it) cioè per quella che ritengo essere la più moderna rivista telematica dedicata al mondo della disabilità, un lungo articolo intitolato dei diritti e delle pene, turbando per certo il meritato eterno riposo del Beccaria ma volendo significare i molti ostacoli che incontra la fruizione dei propri diritti per le persone con disabilità, ostacoli che possiamo così elencare:

-ignoranza ( = non conoscenza) del fruitore: in senso lato ed in senso specifico) -povertà -età - atteggiamenti prevaricatori da parte di Enti ed Agenzie -difficoltà di comprensione e di comunicazione -inadeguatezza e mancanza di preparazione specifica del personale sanitario, sociosanitario e assistenziale. Ritornando all idea del Bel Paese che Paese Normale non è ricordiamo ancora ( e con questo ho smesso di tediarvi!) che tale mancanza di normalità ( fa un certo senso usare questo termine che è stato utilizzato per secoli contro di noi) discende da una carenza di etica nel privato e nella politica: i diritti ed i doveri in realtà sono assai chiari, la Carta Costituzionale li precisa magistralmente e tutto il resto sono chiacchere inutili, retaggio di secoli e secoli di sottigliezze dottrinarie - - pure la Chiesa ci ha messo del suo - astuzie rinascimentali, amore per l interesse particolare e disinteresse per quello pubblico con il triste risultato che i cittadini sono esposti ad un eterno conflitto tra leggi, interpretazioni, giudizi e pronunciamenti vari. Un ultimo accenno alla mancata tutela dei caregiver familiari e alle condizioni reddituali di moltissime famiglie con disabilità, all incombente mannaia dell ISEE e all emblematico fatto che la Dichiarazione ONU dei Diritti delle Persone con Disabilità, pur legge dello Stato, resta una bella copertina a colori per un libro in gran parte ancora da scrivere.