Moisè Luzzatto (Gorizia 1824 - Trieste 1915) Un ebreo friulano illustre, degno di ricordo



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«Metodi e Ricerche» - n.s., XXXII, 2 (luglio-dicembre 2013) Moisè Luzzatto (Gorizia 1824 - Trieste 1915) Un ebreo friulano illustre, degno di ricordo DI VALERIO MARCHI Il presente saggio compendia un lavoro più ampio che non può ovviamente trovare spazio in una rivista; così, per non dilatare troppo uno scritto già alquanto corposo, ho omesso sia alcuni quadri generali sia, nelle note, numerosi riferimenti bibliografici relativi a questioni di rilievo (la storia di Trieste e della sua stampa periodica, l irredentismo, la massoneria, l emancipazione ebraica, l antisemitismo, voci biografiche ). È mia intenzione, nondimeno, proseguire a elaborare la versione più estesa in vista di una monografia che trovi compimento nel 2015, anno centenario della morte di Moisè Luzzatto, la cui figura di medico, patriota, politico, amministratore della cosa pubblica e anima di svariati interventi sociali e culturali, emerge a Trieste fra la seconda metà dell Ottocento e i primi anni del secolo successivo: nato a Gorizia il 24 settembre del 1824, morì a Trieste il 20 settembre 1915, poco prima di compiere il novantunesimo anno e senza riuscire ad assaporare la realizzazione del principale obiettivo della sua vita: la «redenzione» delle terre non ancora unite al Regno d Italia, in primis lo stesso capoluogo giuliano. 1. Un percorso di ricerca avviato in Friuli Dal 2006, con specifico riferimento al Friuli, ho svolto assidue ricerche su alcuni esponenti dei Luzzatto, una patriottica famiglia israelita assai ramificata, storicamente attiva a Trieste prima che in Friuli 1. Ho dedicato le maggiori attenzioni all udinese Riccardo Luzzatto (1842-1923), che fra i garibaldini dei Mille fu il più giovane degli 1 La mia prima monografia intorno ai Luzzatto è stata Il «serpente biblico». L on. Riccardo Luzzatto in Friuli fra culto della patria, antisemitismo e politica (1892-1913), Udine, Kappa Vu, 2008 (del protagonista del libro ho inoltre curato la voce: Luzzatto Riccardo, politico, in C. SCALON - C. GRIGGIO - G. BERGAMINI [a cura di], Nuovo Liruti. Dizionario biografi co dei Friulani, III. L età contemporanea, Udine, Forum, 2011, pp. 1983-1985). Al momento sto lavorando ad una storia complessiva dei Luzzatto friulani. 95

Riccardo Luzzatto (Fondazione Guido Lodovico Luzzatto Milano). universitari e, in seguito, divenne il più noto dei friulani a livello nazionale: infatti, oltre che apprezzato giurista fu, tra il 1892 e il 1913, nell arco di cinque legislature, deputato radicale per il collegio di San Daniele - Codroipo; alla veneranda età di settantatré anni, inoltre, partì volontario per la Grande guerra (che reputava, di fatto, la Quarta guerra d indipendenza, mancando all appello dell Italia unita le terre irredente) e, tra le altre cose, partecipò alla presa di Gorizia (agosto 1916), meritando la medaglia d argento al valor militare. Nel maggio del 1860, diciottenne, Riccardo si recò di nascosto a Genova da Pavia (dove stava frequentando l Università) per salpare con Garibaldi dallo scoglio di Quarto (sempre agli ordini del Nizzardo, poi, combatterà sull Aspromonte nel 1862 e in Trentino nel 1866); fu colà raggiunto dal cognato Graziadio Luzzatto (fratello di Moisè) e dalla madre Fanny Luzzatto-Luzzatto 2, la quale, per quanto fiera del patriottismo dei figli (basti dire che il maggiore, Adolfo, si distinse a San Martino, nella fatidica e atroce battaglia del giugno 1859), era pur sempre la mamma, e viveva sentimenti contrastanti; fu orgogliosa, tuttavia, di raccogliere quanto aveva seminato, e l episodio in questione è stato addirittura immortalato da Giuseppe Cesare Abba, il cantore delle camicie rosse 3. Mi sono altresì occupato di diversi parenti stretti di Riccardo, variamente partecipi del processo di costruzione dell Italia unita: i suoi stessi genitori, Mario (1796-1876) e la già citata Fanny (1817-1892), originari rispettivamente di Gradisca e di Farra d Isonzo, furono attivi patrioti in epoca risorgimentale, mentre due nipoti udinesi 2 Circa Graziadio, Moisè, Fanny e varie esponenti della famiglia (fra cui la Carolina che menzionerò fra breve) ho pubblicato sulla rivista friulana «La Panarie» gli articoli: Dal mio Friuli una bandiera è giunta. Vicende di Tricolori friulani (1860, 1866), XLV (2012), n. 172, pp. 63-68; Degne madri di cittadini italiani. Ebree friulane illustri tra il Risorgimento e l Unità, ivi, pp. 53-60; Graziadio e Moisè Luzzatto. Due ebrei friulani tra Gorizia, Udine e Trieste, XLVI (2013), n. 177, pp. 67-72. 3 Cito una delle varie edizioni: G.C. ABBA, Da Quarto al Volturno. Noterelle d uno dei Mille, in Edizione nazionale delle opere di Giuseppe Cesare Abba, I. Scritti garibaldini, Brescia, Morcelliana, 1983, pp. 301-457: 309. 96

Graziadio Luzzatto (Fondazione Guido Lodovico Luzzatto Milano). di Riccardo sono da tempo oggetto dei miei studi: mi riferisco a Oscar Luzzatto (1873-1964: notevole figura di medico umanista, fine studioso, benefattore, amministratore comunale e provinciale) e al suo fratello maggiore Fabio Luzzatto (1870-1954: giurista, economista, esponente del cosiddetto «socialismo mazziniano», oltre che uno dei soltanto dodici docenti universitari su circa milleduecento che rifiutarono il giuramento di fedeltà al fascismo nel 1931). Fra gli altri occorre di nuovo ricordare almeno Graziadio (1827-1902), originario di Gorizia, che sposò l unica sorella di Riccardo (Adele) e fu partecipe, tra le altre cose, della rivolta ungherese contro gli austriaci nel 1848, prima di divenire un esponente di primo piano della società e dell economia udinese nella seconda metà del secolo 4. Pur trascorrendo la maggior parte della sua vita a Trieste, Moisè Luzzatto tenne i contatti con diversi correligionari a Udine, a partire dal sopra menzionato fratello Graziadio e dalla sorella Carolina (1826-1898): quest ultima, sposatasi nel 1846 con Abramo Morpurgo di Gradisca, si trasferì in seguito con il marito e con il primo figlio Girolamo nel capoluogo friulano, dove, nel 1858, nacque il secondogenito Elio, figura di spicco anche a livello nazionale 5. In occasione della morte di Carolina, leggiamo sul quotidiano irredentista liberal-nazionale di Trieste «L Indipendente»: «Il sig. Moisè 4 Oltre che nell articolo indicato alla nota 2, ho fatto più volte riferimento sia a Graziadio (la cui figura è stata presentata di recente da nella voce: E. D ANTONIO, Luzzatto Graziadio, imprenditore e politico, in SCALON - GRIGGIO - BERGAMINI [a cura di], Nuovo Liruti, III, cit., pp. 1981-1983) sia ad altri Luzzatto nella già citata monografia «Il serpente biblico». Intorno alla figura di Oscar ho pubblicato tre saggi su «Metodi e Ricerche»: Fare sani gli italiani. La missione laica del dottor Oscar Luzzatto, XXX (2011), 1-2, pp. 111-145; Il valore della memoria. Il dottor Luzzatto, il senso della patria, il senso della storia, XXXI (2012), 1, pp. 117-157; «Con scienza e amore». La religione del dovere del dottor Oscar Luzzatto, XXXI (2012), 2, pp. 159-188. 5 Ho offerto vari riferimenti che lo riguardano in tre saggi pubblicati per «Metodi e Ricerche»: Il «sindaco ebreo». Scambi polemici sulla stampa per l elezione di Elio Morpurgo (Udine 1889), XXVI (2007), 2, pp. 107-130; L arcivescovo, il sindaco e l organo di San Giacomo. Scene udinesi di fi ne Ottocento, XXVII (2008), 1, pp. 85-113; Il cuore ebreo del signor Morpurgo. Elio Morpurgo e gli ebrei di Udine: frammenti di una storia difficile, XXVIII (2009), 1, pp. 197-231. Per il «Messaggero Veneto», inoltre, ho scritto Verso Auschwitz: la tragica fi ne del senatore Elio Morpurgo, 26 gennaio 2011, p. 15. 97

Luzzatto e consorte per onorare la memoria della loro direttissima sig.ra Carolina Morpurgo-Luzzatto di Udine elargirono cor. [corone] 50 alla Guardia Medica» 6 (non è un caso, dunque, se un ritratto fotografico di Moisè compare nell album di famiglia lasciatoci da Guido Lodovico Luzzatto (figlio del già menzionato Fabio) presso la Fondazione di Milano che porta il suo nome 7. Il padre di Moisè si chiamava Giuseppe, la madre Giuditta Gentilli. Oltre a Graziadio e Carolina, ebbe numerosi fratelli (la maggior parte dei quali trasferitisi come lui da Gorizia a Trieste): Menasse Raffael Vita (morto a cinque anni), Giustina, Anselmo, Menasse Mandolin (poi chiamatosi Massimo), Raffael Vita, Girolamo, Vittorio, Rebecca Carolina, Graziadio, Angelo, Rosalia. 2. Moisè Luzzatto: un prestigioso curriculum Delle molteplici cariche ricoperte da Moisè nel corso della sua lunga esistenza troviamo traccia non solo in fonti quali gli atti ufficiali delle istituzioni cittadine o le varie guide cittadine del tempo 8, ma altresì sui periodici del Litorale. Non tutte le annate né tutti i fascicoli dell abbondante stampa locale dell epoca sono reperibili; nondimeno, a cominciare dalle collezioni consultabili, può svilupparsi una ricerca di ampio respiro 9. A scopo esemplificativo, comunque, riporto almeno qualche stralcio (altri ne proporrò in seguito). Scelgo innanzitutto un edizione del 1900 del foglio triestino dell Associazione Democratica «Il Secolo», nel quale troviamo scritto: 6 «L Indipendente», 19 marzo 1898, p. 2. Edito tra il 1877 e il 1914, il giornale in oggetto, di cui mi avvarrò ancora, ebbe fra i suoi protagonisti Moisè Luzzatto: cfr. J. GATT-RUTTER, Giovanni Clarizza e «L Indipendente» di Trieste: la crisi del 1889, in «Rassegna Storica del Risorgimento», LXXV (1988), 4, pp. 461-474: 462; in G. LANCELLOTTI, Lettere, studi e letture di Ebrei triestini dell Ottocento (parte del volume collettaneo, edito a Trieste nel 1998: A. DUGULIN [a cura di], Shalom Trieste. Gli itinerari dell ebraismo), a p. 185, troviamo citato Moisè Luzzatto quale presidente del comitato segreto finanziatore dell «Indipendente». 7 Istituita a Milano nel 1996 da Mathilde Scheidegger Luzzatto, in memoria del marito Guido Lodovico, la Fondazione divulga il pensiero e l opera dell illustre letterato e critico d arte milanese (1903-1990 www.fondazioneguidoluzzatto.it). 8 Già a metà dell Ottocento, ad esempio, uscivano a Trieste annuari che contenevano sia lo «stradario» (cioè i numeri civici delle case, con i nomi dei proprietari) sia elenchi di istituzioni, cariche pubbliche, associazioni, professioni, mestieri e quant altro; si vedano dunque pubblicazioni triestine quali l Almanacco e Guida scematica di Trieste (Libreria Schubart & Dase, poi Libreria Julius Dase «scematica» è la grafia che si poteva dare, nel secolo scorso, all aggettivo «schematica»), la Guida Generale per Trieste il Goriziano, l Istria, Fiume e la Dalmazia (F.H. Schimpff), o la Guida Generale amministrativa commerciale e corografica di Trieste, il Goriziano, l Istria, Fiume e la Dalmazia (L. Mora). 9 Fra i numerosi riferimenti possibili mi limito a segnalare, per la stampa triestina in generale: C. PA- GNINI. I giornali di Trieste dalle origini al 1959, Milano, SPI - Centro Studi, 1959; S. MONTI OREL, I giornali triestini dal 1863 al 1902. Società e cultura di Trieste attraverso 576 quotidiani e periodici analizzati e descritti nel loro contesto storico, Trieste, Lint, 1976. Per gli spogli della stampa triestina ringrazio in particolare la Biblioteca Civica Attilio Hortis di Trieste. 98

Moisè Luzzatto giovane Moisè Luzzatto anziano (Fondazione Guido Lodovico Luzzatto Milano). (Francesco Benque / Trieste 1903/12 / Fototeca Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste / Inv. CMSA_F_010458). Presenti 50 consiglieri, fu tenuta ieri sera la seduta inaugurale del nuovo Consiglio. Apre la seduta il commissario governativo Jettmar, che porge il saluto del governo al neoeletto Consiglio e prega poi l anziano fra gli eletti, on. Moisè Luzzatto, ad assumere la presidenza. L on. Luzzatto sale al seggio presidenziale e la galleria prorompe in lunghe entusiastiche ovazioni al suo indirizzo. La dimostrazione dura parecchi minuti; si grida «viva Luzzatto». Cessati gli applausi, parla quindi l on. M. Luzzatto Completato l ordine del giorno, la seduta volse al termine e la cronaca in oggetto concluse: «Mentre durava la seduta nella Piazza Grande si era andata raccogliendo una vera folla, che al comparire dell on. Moisè Luzzatto nel portone del palazzo municipale, proruppe in calorose ovazioni facendolo segno a vive dimostrazioni di simpatia»10. E ancora, sul «Piccolo»: «All uscita dei consiglieri assiste un numeroso 10 Consiglio della città, in «Il Secolo», 19 aprile 1900, p. 2; su questo quotidiano (di breve vita) si vedano anche i servizi: Il giuramento della nuova Rappresentanza cittadina. L elezione del Podestà, 4 maggio 1900, p. 2 (in cui, nella sezione Consiglio della città, si riferisce di Moisè); Consiglio della città. La seduta di Sabato, 7 maggio 1900, p. 2; Il solenne insediamento del Podestà, 4 giugno 1900, pp. 1-2 (che contiene un lungo discorso di Moisè riassunto dal «Piccolo» di quello stesso giorno, a p. 2 su argomenti quali il «risanamento della città», le «istituzioni educatrici e moralizzatrici del 99

assembramento di cittadini, i quali salutano con una calorosa ovazione l onor. Moisè Luzzatto. La manifestazione di simpatia al venerando uomo si rinnova poco dopo, calorosissima sotto le finestre della sua abitazione» 11. In un fascicolo del periodico liberal-nazionale di Rovigno «L Idea Italiana», poi, troviamo riferito in cronaca che, avvenuta a Trieste la nomina a podestà dell avvocato Scipione Sandrinelli, «a primo vice-presidente venne eletto l on. Dott. Moisè Luzzatto, e a secondo vice-presidente l on. Edgardo Rascovich»; infine, dopo l elezione, «la folla in Piazza grande fece una dimostrazione di simpatia agli eletti» 12. Infine, sempre nel 1900, un articolo del «Piccolo», ricordato che Moisè faceva parte del Consiglio cittadino sin dal 1866, commentò: Del venerando uomo che onora la cittadinanza e il suo Consiglio, nulla potremmo dire che non sia già nell ammirata e riconoscente coscienza di tutti i cittadini. Accettando anche questa volta la prima vicepresidenza municipale, a malgrado della tarda età e della malferma salute, l on. Luzzatto si è acquistato nuovo titolo di gratitudine del paese, alla cui amministrazione ha assicurato con suo vero sacrifizio, il concorso prezioso della sua mente elevatissima e della sua inestimabile esperienza 13. Moisè s impegnò a fondo tanto nella riorganizzazione delle scuole (compare, ad esempio, nella Deputazione ginnasiale, nella Commissione del civico Istituto Magistrale femminile e unita Scuola di pratica, nella Scuola Triestina di disegno e professionale) 14, quanto in quella degli ospedali cittadini 15 ; ma fu altresì, per porgere popolo», il «dovere della difesa nazionale», il «culto della civiltà italica», la «riforma dell ordinamento elettorale»). 11 Cronaca locale e fatti vari Consiglio municipale, in «Il Piccolo», 19 aprile 1900, pp. 1-2 (il pezzo contiene non solo l intero programma di attività del nuovo Consiglio, ma anche i principali contenuti del discorso di insediamento di Moisè, che sedeva nel «settore di sinistra», al fine come disse egli stesso di «contribuire alla prosperità di Trieste e di tenerne alto l onore»). 12 Il nuovo podestà di Trieste, in «L Idea Italiana», 10 maggio 1900, p. 2 (analoga notizia nel giornale di Gorizia «Il Friuli Orientale», 6 maggio 1900, p. 2, con il titolo Da Trieste L elezione del podestà). 13 Cronaca locale e fatti varii La nuova presidenza municipale (sezione intitolata Il I. vicepresidente), in «Il Piccolo», 6 maggio 1900, p. 1. 14 La relativa documentazione, di cui mi hanno cortesemente reso partecipe la Dott.ssa Antonella Cosenzi e Claudia Morgan dei Civici Musei di Storia ed Arte, è depositata presso Palazzo Gropcevich a Trieste. Ringrazio altresì Roberto Scrignari. La questione scolastica suscitò forti interessi e accese passioni, giacché l insegnamento era visto come una forma irrinunciabile di trasmissione e di conservazione della cultura nazionale. 15 Per questo genere di impegno cito l esempio offerto in D. BARILLARI, L architettura per il frenocomio di Trieste, storia di un progetto e della sua realizzazione (1896-1908), in D. BARILLARI ET AL., L Ospedale psichiatrico di San Giovanni a Trieste. Storia e cambiamento 1908 / 2008, Milano, Electa, 2008, pp. 118-133 (Moisè vi è ricordato alle pp. 119 e 132, nella veste di presidente della giuria valutatrice dei progetti per la costruzione del nuovo manicomio cittadino: cfr. Relazione della giuria giudicatrice dei progetti per il nuovo manicomio di Trieste, 21 luglio 1897, allegato ai Verbali del Consiglio della città di Trieste, 12 agosto 1897, p. 15, e Cronaca locale e fatti varii Consiglio della città [paragrafo L esito del Concorso per il Manicomio], in «Il Piccolo», 13 agosto 1897, pp. 100

ulteriori esempi, tra i direttori della Società triestina d igiene e presidente sia del Curatorio della Scuola superiore di commercio Fondazione Revoltella (nucleo originario dell attuale Ateneo cittadino) sia del Consiglio Sanitario provinciale e della Società del Progresso, distinguendosi allo stesso tempo in sodalizi quali il Gabinetto di Minerva o la Società Adriatica di Scienze Naturali. 3. Tre diversi ricordi All epoca del decesso la stampa locale era in buona parte inattiva a causa del conflitto mondiale in corso, per la qual cosa ho reperito un solo articolo pubblicato in occasione del luttuoso evento (oltre ad un vistoso necrologio apparso sulla giornale della sezione italiana adriatica del partito operaio socialista in Austria: «Il Lavoratore», edito tra il 1894 e il 1927) 16. Tuttavia le informazioni tratte sia dalla stampa periodica sia da altre fonti non mancano: innanzitutto un articolo anonimo, comparso sul più noto foglio triestino («Il Piccolo», tuttora edito, fondato dall ebreo Teodoro Mayer nel 1881) al tempo del novantesimo compleanno del Nostro, si presta ad anticipare alcuni fra i principali contenuti espressi nel presente saggio: prima di riportarlo per esteso, tuttavia, segnalo che, nella seduta del 18 settembre 1914, il secondo vicepodestà di Trieste Costantino Doria propose alla Giunta municipale, la quale unanimemente accolse la richiesta, di far pervenire al venerando cittadino un «riverente pensiero», riconoscendolo quale «uomo insigne che Trieste volle suo cittadino onorario», un «benemerito cittadino» che «per una lunga serie di anni diede tutta la sua saggia e costante operosità al Comune e che specialmente per la scuola si adoperò con fervore di apostolo» 17. Il patriota venerando, che quasi ottantenne copriva ancora le più alte cariche della vita pubblica, raggiunge oggi, nel tranquillo riposo della vecchiezza, quella tarda età di novant anni che a ben pochi umani è concessa. Novant anni: ciò vuol dire aver accumulato in sé l esperienza viva di quasi un secolo di storia: vuol dire aver conosciuto i tempi smorti della reazione prequarantottesca, ed essere stati nel fiore della gioventù quando scoppiò il quarantotto, e aver saputo l angosciosa ansietà della nuova decennale reazione, e aver trepidato alle prime aure delle libertà pubbliche, e aver seguito il trascolorare 1-2, che presenta specifici ringraziamenti a Moisè e ad altri membri della giuria). Si veda inoltre C. BEVILACQUA, Gli ospedali della Trieste passata, Trieste, Alabarda, 2012. 16 Fascicolo del 22 settembre 1915, p. 2. 17 Verbali della Giunta Municipale di Trieste, LIV (1914), Trieste, G. Caprin, 1915, p. 271. Moisè rispose ringraziando sentitamente (la sua missiva venne letta nella seduta del 25 settembre). Esprimo un ringraziamento alla Dott.ssa Paola Ugolini e all Archivio Generale del Comune di Trieste. Per inciso, conseguì la cittadinanza triestina anche un fratello di Moisè, Angelo, «valoroso campione del lavoro» (L. LUZZATTO, Gli uomini e le opere buone di Trieste, Trieste, A. Mognaz, 1890, p. 4). 101

degli orizzonti nei tempestosi anni di guerra, il 1859, il 1866, il 1870, il 1878-79, e aver superato la lunga età di pace che pareva dovesse durar senza fine, e dopo tanti rivolgimenti delle cose, dopo tante procelle e tante calme, ancora giungere, nella profonda vecchiezza, a vedere la immane guerra che da occidente ad oriente travolge oggi l Europa. Per Moisè Luzzatto altra cosa ancora vogliono dire i novant anni: sono essi tutta la storia dell ascensione dell idea liberale e nazionale nella nostra città; storia vissuta non da spettatore, non da semplice milite dell idea, ma nel centro delle vicende, da protagonista. Questo vegliardo, che ebbe i lontani natali il 24 settembre 1824, appartenne al gruppo dei precursori che si strinsero intorno a Francesco Hermet e fu il fidato amico del primo duce che avesse a Trieste il partito del progresso e della libertà; entrò in Consiglio col partito di Hermet, di Bartolomeo De Rin, di Massimiliano D Angeli, il giorno 8 novembre 1865, essendo Podestà il dott. Carlo de Porenta; tenne il suo primo discorso in quell anno stesso, vincendo con eloquenza fascinatrice ogni riluttanza del Consiglio ad abolire la triste ruota dei trovatelli [il diffuso sistema che dava la possibilità ai genitori abbandonare i piccoli rimanendo anonimi]; sostenne tutte le vigorose lotte per la libertà di coscienza, che infiammarono il laborioso periodo dal 1865 al 1870; si prese sulle braccia il vasto lavoro di organizzazione della nascente azienda scolastica del Comune, presidente della Commissione scolastica, fu nel campo dell istruzione nazionale costruttore bene ispirato e tenace; ebbe dal Consiglio la carica di vicepresidente dal 1886 per diciassette anni quasi ininterrottamente; ebbe, per voto della rappresentanza comunale, su proposta che il podestà Riccardo Bazzoni inviava dal suo letto di morte, il titolo di cittadino onorario, da pochi posseduto in quel momento: e questa onoranza insigne si decretava all uomo benemerito nél novembre 1890 cadendo il venticinquesimo anniversario della sua opera municipale. Codesta attività doveva poi continuare ancora, per dodici anni, fino all inizio del nuovo secolo; né dopo il suo ritiro il dott. Moisè Luzzatto fu mai un dimenticato, perché egli non è di quelli che si possano dimenticare. Quel gracile corpo, che all apparenza si sarebbe supposto debole e caduco, aveva in sé la potente scintilla di vita, che non solo doveva permettergli di superare i più atroci dolori dell anima, di sopravvivere a generazioni, di afferrare i giorni dell età più tarda, ma che doveva anche spingerlo nelle lotte civili per la libertà e per il progresso di Trieste da un posto di combattente animoso, imperterrito nelle sue convinzioni. In certe ore della vita pubblica, egli fu veramente il duce del suo partito, il capitano della schiera liberale-nazionale nell assemblea cittadina: duce rispettato e temuto per la forza della sua fede e il vigore del suo ragionamento; talché il barone de Rinaldini, che fu per molti anni commissario imperiale in Consiglio prima di essere Luogotenente della provincia, confessava non esservi cosa più difficile che il ribattere a sì agguerrito oratore quale Moisè Luzzatto. Ma la fermezza nelle proprie idee, la saldezza del pensiero che egli maturava in sé e che spesso con lotta doveva far condividere dal proprio partito, e quella magnifica tenacità di lavoratore che egli prodigò a beneficio di tutte le istituzioni municipali, ebbero sempre nell uomo tale esteriorità di mitezza e di correttezza squisita da fare di lui, nel ricordo, una figura dolce e signorilmente pacata. E questa è la figura che oggi a tutti i cittadini riappare, mentre si annunzia che egli è giunto al novantesimo anno. Figura veneranda nella sua canizie, per il vasto passato nel quale essa impresse la sua orma, per il molto bene che essa volle, che essa poté attuare in questa sua diletta Trieste, noi oggi la salutiamo con riverenza, noi auguriamo che a lungo essa possa essere conservata all amore dei concittadini. E il saluto e l espressione della cittadina riconoscenza e l augurio di Trieste al suo cittadino onorario saranno oggi portati a Moisè Luzzatto dal Podestà, per deliberazione della giunta Municipale. Questa accolse difatti con entusiasmo la proposta del vice-presidente on. Doria di recare 102

«Il Lavoratore», 22 settembre 1915 (Biblioteca Civica Attilio Hortis Trieste). il saluto del Comune all uomo benemerito che fu tra i più saldi difensori di ogni diritto di Trieste nell aula municipale e che ben possiamo chiamare l apostolo della scuola nella nostra città. E a Moisè Luzzatto, il combattente estremo per la causa della nazionalità e delle libertà pubbliche, il direttore e presidente della disciolta società del Progresso, renderà omaggio anche una rappresentanza dell Associazione Patria. A lui oggi il pensiero di tutti; al cospetto di sì nobile vita non può se non nobilitarsi ogni pensiero 18. Un ricordo di Moisè apparve sul più diffuso periodico ebraico a cavallo dei due secoli, ossia «Il Vessillo Israelitico» di Casale Monferrato, che (assai più tenero nei suoi confronti, come vedremo, rispetto al triestino «Il Corriere Israelitico») ne rievocò la figura non solo dipingendolo come l «apostolo dell italianità», il «patriota triestino», l «ex presidente del Consiglio municipale e della Deputazione provinciale», ma anche riportando la seguente corrispondenza del rinomato quotidiano «La Tribuna» di Roma: Lasciata la medicina per dedicarsi all amministrazione della città di Trieste, spiegò un attività ammirabile, sorprendente nel campo scolastico. Di fronte alla costante tendenza del Governo austriaco a germanizzare prima, a slavizzare poi Trieste e tutta la Venezia Giulia, il dottor Moisè Luzzatto, capo riconosciuto del partito liberale triestino, succeduto a Francesco Hermet, e coadiuvato poi da Felice Venezian, volle che gran parte delle risorse finanziarie di Trieste fossero investite nelle scuole popolari e medie comunali. Eresse scuole italiane modello, contrapponendole a quelle tedesche del Governo e riuscendo a dar loro uno sviluppo rapido, meraviglioso. Anche nel campo della politica nazionale spiegò efficace attività. Allo scoppio della guerra il consigliere imperiale Kretich di Strassoldo non solo sciolse il Consiglio comunale, ma internò il podestà Valerio e licenziò la giunta, perseguitando alcuni suoi membri. Il povero dottor Luzzatto, che conservò lucida mente fino agli ultimi giorni della sua lunga e operosa esistenza, se ne accorò e morì senza veder avverarsi il grande sogno di tutta la sua vita 19. 18 Cronaca locale Moisè Luzzatto compie novant anni d età, in «Il Piccolo», 24 settembre 1914, p. 2. 19 La morte d un apostolo dell italianità a Trieste, in «Il Vessillo Israelitico», LXIII (1915), fasc. 20, pp. 568-569. Edita a Casale Monferrato dal 1874 al 1922, la rivista in questione (dapprima mensile, poi bimensile dal 1912) fu la più duratura e diffusa dell Italia ebraica, costituendo un fermo punto di riferimento educativo per le famiglie di media cultura dell ebraismo italiano e incoraggiando a partecipare attivamente a ogni aspetto della vita nazionale. Non poté invece dare notizia della morte di Moisè il triestino «Corriere Israelitico», che aveva cessato le pubblicazioni poco tempo prima (e 103

Sono di segno assai diverso (ma ciò non deve sorprendere, viste le costanti e spesso roventi polemiche antiebraiche, nel contesto dei duri scontri politici, ideologici e sociali dell epoca 20 ) i ricordi ed i commenti della testata cattolica di Trieste «L Unione»: Moisè Luzzatto è morto a 91 anni [non compiuti]. Fu una delle colonne del partito liberale più spinto. Ebreo fanatico, nemico acerrimo del nome cristiano, combatté il principio cattolico con indicibile acredine; cercò di scristianizzare la scuola e la società. Non vi fu dimostrazione liberale ed anticattolica nella quale il Luzzatto non abbia avuto parte. Note le sue inimicizie con Felice Venezian, per avere il primato nel partito liberale. Fu per molti anni consigliere comunale e vicepresidente del Consiglio. Si ritirò nel 1896 dalla vita pubblica, pur continuando ad ispirare il partito. Machiavellista di convinzione, ogni mezzo gli era buono per giungere allo scopo. Morì, dimenticato ora che il castello del liberalismo, all erezione del quale egli ebbe tanta parte, è crollato, ed il suo partito ha subìto un tramonto, che speriamo costante 21. Occorre rimarcare che, tra Otto e Novecento, la politica praticata a Trieste dal gruppo dirigente liberal-nazionale legato all irredentismo moderato, di stampo prevalentemente culturale, pacifico e legale, teso a difendere i diritti nazionali degli italiani, battendosi nei campi dell istruzione, dei centri di cultura, delle istituzioni che peraltro, come si vedrà, manifestava una aperta ostilità nei suoi confronti). La «Tribuna», una delle testate all epoca più popolari d Italia, fu diretta tra gli altri dall udinese Attilio Italico Luzzatto (1850-1900), fratello del Riccardo circa il quale ho già riferito. 20 Il tema dell antisemitismo cattolico (esemplarmente inquadrato in T. CATALAN, La Comunità ebraica di Trieste [1781-1914]. Politica, società e cultura, Trieste, Lint, 2000, pp. 251-302) merita approfondimenti che, con riferimento al percorso di Moisè Luzzatto, sto conducendo non solo in relazione al cattolicesimo, ma anche ad altri ambienti politici e sociali: mi riferisco innanzitutto ai quotidiani locali con obiettivi essenzialmente filogovernativi, antisocialisti e antisemiti «Avanti!» (1897-1902), «Il Sole» (che sostituì il primo sino al 1907) e «Il Figaro». Inoltre, giacché nel seno della Comunità ebraica trovavano largo spazio idee irredentiste e filoitaliane, le autorità imperiali seppero all occorrenza attizzare l antiebraismo in funzione antiirredentista e antitaliana (cfr. A. MILLO, L élite del potere a Trieste. Una biografia collettiva 1891-1938, Milano, Franco Angeli, 1989, p. 67 [ivi, per Moisè Luzzatto, si vedano le pp. 76, 82, 97, 107, 157]; ma vedasi anche, della stessa autrice: L élite del potere a Trieste: dall irredentismo al fascismo, in «Società e Storia», X [1987], 36, pp. 333-374 [Moisè vi è ricordato a p. 340]). Il Nostro, peraltro, sapeva reagire di fronte ad attacchi segnati da ostilità antiebraica: un esempio esplicito è stato offerto in E. GINZBURG MIGLIORINO, L antisemitismo e la comunità ebraica, in G. TODESCHINI - P.C. IOLY ZORATTINI (a cura di), Il mondo ebraico. Gli ebrei tra Italia nord-orientale e Impero asburgico dal medioevo all Età contemporanea, Pordenone, Edizioni Studio Tesi, 1991, pp. 433-455: 440-441 (cfr. CATALAN, La Comunità ebraica di Trieste, cit., p. 284, ma altresì Cronaca locale e fatti vari La provocazione di iersera nel Consiglio municipale, in «Il Piccolo», 1 ottobre 1901, p. 2, e il resoconto della seduta pubblica del 30 settembre 1901, in Verbali del Consiglio Municipale di Trieste, XLI [1901], Trieste, G. Caprin, 1902, pp. 227-229). Per la polemica di parte cattolica sui fatti in questione si vedano quali esempi, sul settimanale «L Amico» («Periodico per i cattolici italiani del Litorale»): Vita Cittadina Il consiglio municipale di Trieste e la morte di Mons. Sterk, 22 settembre 1901, p. 3; A salti di cavallo, 6 ottobre 1901, p. 3; tra gli altri periodici cattolici dell epoca andrebbe inoltre preso in considerazione innanzitutto «L Avvenire» (1897-1903). 21 Vita cittadina Moisè Luzzatto, in «L Unione», 25 settembre 1915, p. 3. 104

scientifiche, agonistiche ed educative 22 fu segnata da un profondo anticlericalismo, il quale, oltre alle motivazioni di portata generale (su cui, tra gli altri, ha speso parole assai chiare Fulvio Conti 23 ), aveva tra i suoi moventi la contrapposizione nazionale alla componente slovena della città, tradizionalmente vicina al cattolicesimo locale. Altrettanto indubitabile, come si diceva, è il profondo antiebraismo ostentato dalle frange clericali di stampo cristiano-sociale: un ostilità con radici lontane, aggravata però dalle nuove tendenze di stampo più apertamente antisemita (in senso biologico, economico, politico, sociale) che larga fortuna trovavano così nei vicini territori austriaci, come in altre parti d Europa, e che si esternavano specialmente nella competizione politica 24. Per inciso, circa le inimicizie all interno dello schieramento liberal-nazionale, cui faceva riferimento «L Unione», è vero che si verificarono vivaci contrasti, generati innanzitutto da due opposte tendenze (quella maggioritaria capeggiata dall ebreo Felice Venezian 25, socialmente più conservatrice, legata alla borghesia medio-alta, e quella minoritaria di ispirazione mazziniana, favorevole alla lotta nazionale nell interesse di una base sociale più ampia); né potevano mancare le fisiologiche dialettiche interne 26. Comunque sia, a proposito dei contrasti fra il Venezian e Moisè, quest ultimo (ma, non si dubiti, anche il primo) ci teneva ad essere sempre chiaro, come dimostra il seguente esempio: il 19 aprile 1900, per smentire alcune voci secondo le quali egli aveva in passato pronunciato parole lesive dell onore del Venezian 27, il Nostro redasse 22 Dell ala moderata faceva parte Moisè, che a tale proposito è stato ricordato, ad esempio, sia in A. TAMARO, Storia di Trieste, II, Roma, A. Stock, 1924, pp. 498-499 (dove risulta fra le tre personalità attraverso le quali, nel 1882, il Governo italiano premette per convincere gli irredentisti triestini a misurare l azione e ad adottare «una politica d altalena» dopo la stipula della Triplice Alleanza) sia in G. VALDEVIT, Chiesa e lotte nazionali: il caso di Trieste (1850-1919), Udine, Aries Edizioni, 1979, pp. 140-141. 23 F. CONTI, Massoneria e religioni civili. Cultura laica e liturgie politiche fra XVIII e XX secolo, Bologna, Il Mulino, 2008, pp. 7-19 (con le relative indicazioni bibliografiche). 24 Assai copiosi sarebbero, a questo proposito, i rimandi bibliografici, a molti dei quali ho fatto peraltro riferimento nelle mie ricerche relative al Friuli, peraltro non prive di qualche aggancio con Gorizia e Trieste: Il «serpente biblico», cit.; Il dottor Sachs. Un medico ebreo in Friuli e la sua famiglia tra Otto e Novecento, Udine, Kappa Vu, 2008; «L orribile calunnia». Polemiche goriziane sull omicidio rituale ebraico (1896, 1913), Udine, Kappa Vu, 2010; «Tempo bello per gli ebrei». La vivace propaganda antiebraica della stampa cattolica udinese tra Otto e Novecento, Udine, Del Bianco, 2011; L «Affaire Dreyfus» e l «accusa del sangue». La vivace propaganda antiebraica della stampa cattolica udinese tra Otto e Novecento, Udine, Del Bianco, 2013. 25 Avvocato, guida del partito nazionale triestino, assai attivo in sodalizi quali la Lega nazionale, la Società Operaia Triestina e la Dante Alighieri, massone di primissimo piano, fu per un trentennio a capo dell irredentismo triestino e promosse opere di rinascita sociale, politica e culturale. A Trieste la sua morte (1908) comportò l indebolimento del legame massoneria-irredentismo, cui aveva dato un contributo decisivo. 26 Cfr. MILLO, L élite del potere a Trieste. Una biografi a collettiva, cit., pp. 98-108. 27 Di siffatte voci era stato portatore soprattutto il fronte clericale, come si può constatare, ad esempio, da alcuni trafiletti dell «Amico»: Vita Cittadina; La tenerezza di un cittadino onorario; Chi ha ragione?; 105

una schietta dichiarazione che venne pubblicata il giorno dopo sul «Piccolo»: Quanti conoscono i rapporti affettuosi, che da lunghissimi anni passano fra me e lui, non possono aver creduto a tale interpretazione. Tuttavia, a tutela del mio onore e non di quello dell avv. Venezian, che non ha bisogno di essere tutelato, desidero sia reso pubblico che non escludo di aver potuto dissentire in qualche questione amministrativa dall on. Venezian e di averlo anche detto, ma che mai, in nessun modo e in nessuna occasione, ho potuto pronunciare parole ledenti l onore del mio carissimo amico per cui nutro la più alta stima e la più sincera amicizia 28. 4. Speranze d Italia Nel 1844 uscì il celebre testo Le speranze d Italia, del politico e letterato torinese Cesare Balbo, che, auspicando una lega doganale e militare antiaustriaca fra gli Stati italiani, prospettava una soluzione diplomatica (basata sulla naturale tendenza dell Impero asburgico a spostare il baricentro dei suoi interessi verso l Europa centroorientale) per un Italia affrancata dagli stranieri, unita in una confederazione capeggiata dai Savoia e retta da un ordinamento monarchico costituzionale. All epoca, come ha annotato con riferimento a Trieste l esperto di storia giuliana Attilio Tamaro, «una nuova coscienza, forme più aperte di vita nazionale, un rimescolamento più vivace erano nella città»: così, «La Minerva nel 1847 inaugurò la Lectura Dantis, cioè un attività spirituale eminentemente conforme al movimento nazionale»; ma la polizia austriaca era all erta e, fra le misure prese, arrestò al confine toscano-veneto Moisè Luzzatto, «perché trovato in possesso delle Speranze d Italia e d altri libri di quel genere» 29. In ogni caso, il 48 triestino non ebbe ancora una vocazione irredentista, sebbene alcune personalità di spicco partissero per offrire il loro braccio a Venezia e a Roma nella Prima guerra di indipendenza. Nel biennio 1848-49, infatti, l eterogenea classe dirigente triestina, orientata principalmente verso i mercati centroeuropei, non favorì, nel suo complesso, lo sviluppo di movimenti liberali sostenitori di un progetto unitario italiano 30, né tali movimenti ebbero il sostegno dei ceti popolari. Un cittadino onorario bugiardo, 29 aprile 1900, p. 3; Vita Cittadina Il Sabato; I due vicepresidenti, 13 maggio 1900, p. 3. 28 Una dichiarazione dell on. Moisè Luzzatto, in «Il Piccolo», 20 aprile 1900, p. 2. 29 TAMARO, Storia di Trieste, cit., p. 312. La Società di Minerva, istituita nel 1810, tuttora attiva, non è solo l associazione culturale locale di più lungo corso, ma anche una delle più antiche d Italia. 30 Movimenti fra i quali si distinse tra la metà degli anni Trenta e la metà dei Quaranta quello dei cosiddetti «favillatori», facenti capo al periodico «La Favilla», al cui interno primeggiarono, oltre al poeta e drammaturgo trevigiano Francesco Dall Ongaro e ad altri insigni uomini di cultura e patrioti Niccolò Tommaseo, Cesare Cantù, Pietro Kandler, Francesco Hermet, Arrigo Hortis, friulani quali Antonio Somma, Caterina Percoto, Pacifico Valussi (cfr. G. NEGRELLI [a cura di], «La Favilla» [1836-1846]. Pagine scelte della rivista, Del Bianco, Udine, 1985). Per inciso, il Dall Ongaro scrisse da Udine, nel 1848: «Io conosco Trieste: vi consecrai la parte migliore della mia vita [ ] Il popolo di Trieste è popolo italiano [ ] Trieste sia ad un tempo città italiana, e città libera» (Al popolo di 106

Negli anni Cinquanta l opposizione politica vera e propria alla monarchia asburgica rimase episodica, e nel 1853 il triestino Costantino Ressmann, futuro diplomatico e senatore del Regno d Italia (oltre che traduttore in francese, nel 1861, di un opuscolo in cui il friulano Pacifico Valussi difendeva le ragioni dell italianità di Trieste e dell Istria) 31, descrisse Trieste come una «città d inferno, che mette cuori e coscienze a tariffa, soffoca di propria mano i migliori», mentre il liberal-nazionale Francesco Hermet giudicò così il decennio in oggetto: «Fino al 1859 marasma assoluto nella vita pubblica, la pleiade dei letterati ed artisti che aveva illustrato Trieste per circa due decenni, il 1848 erasi dispersa al di là dell Isonzo [ ] Trieste piombò nell antica atonia, pur sempre mantenendo viva sotto la cenere la favilla benefica che da lì a non molto doveva mandare sprazzi di luce e di calore» 32. Negli anni cruciali dell unità italiana lottarono, anche assieme, triestini, istriani, friulani e veneti; e, se per un verso è vero che pochi istriani, pochissimi triestini e un maggior numero di friulani e veneti parteciparono nelle file italiane alle campagne del 1859-61, dall altro il numero dei volontari, anche con riferimento ai triestini, crebbe con la Terza guerra d indipendenza. Gradualmente, poi, Trieste divenne centro di significative forme di irredentismo, occhiutamente e risolutamente osteggiate dagli austriaci, alimentate soprattutto da larghi strati della medio-alta borghesia e dei ceti medi in ascesa (compresa la facoltosa colonia ebraica, protagonista di un itinerario di emancipazione politico-civile foriero di un integrazione rimasta insuperata negli altri possedimenti asburgici, in anticipo di circa un secolo rispetto alle altre parti Trieste [Udine 10 aprile 1848], Udine, Trombetti-Murero, 1848). 31 Trieste et l Istrie. Leurs droits dans la question italienne, Paris, Dentu, 1861 (Trieste e l Istria e loro ragioni nella quistione italiana, Milano, Libreria Brigola, 1861). 32 M. DE SZOMBATHELY (a cura di), Le memorie autobiografiche di Francesco Hermet (estratto dalla Rivista «Porta Orientale» della Compagnia Volontari Giuliani e Dalmati 2, febbraio 1933), Trieste, Stabilimento Tipografico Mutilati, 1933, p. 19 (vi ha fatto riferimento di recente M. ROSSI, La scossa di Oberdan a quella città «imperiale». I triestini e il rapporto diffi cile con la causa risorgimentale, in «Corriere della Sera», 3 aprile 2010, p. 21); ivi Moisè è citato alle pp. 10 (suggerisce a Hermet di nascondere carte compromettenti dopo il celebre episodio della bomba del 2 agosto 1882), 37-38 («per esagerata timidezza» rinuncia, nel 1886, alla candidatura di secondo vicepresidente del Consiglio), 46 (è fra i più intimi amici di Hermet), 51-53 (sue nomine nel Consiglio). Viennese di nascita, Hermet si stabilì nella seconda metà del secolo a Trieste, dove fu assicuratore, letterato, giornalista, editore, attore, mecenate, benefattore e quant altro; vicino a Garibaldi e alla massoneria, fu non solo tra i protagonisti del 48 e dei «favillatori», ma anche tra i promotori di istituzioni quali la Società Filarmonico-drammatica e la Banca Popolare Triestina; fondò (per contrastare la Giunta, espressione del ceto mercantile filoasburgico) la Società dei Triestini, presieduta dallo storico e archeologo Pietro Paolo Kandler, e la Società del Progresso (che, ideologicamente vicina al moderatismo di stampo cavouriano, fu stabilita nel 1867 in opposizione alla Società Patriottica dei i cosiddetti «austriacanti» e vide la partecipazione di primo piano di Moisè Luzzatto). Dopo la scomparsa, negli anni Settanta, del Kandler e di Arrigo Hortis (padre di Attilio), e nel 1883 dell Hermet, si chiuse la prima fase del liberalismo triestino, che aveva fatto le sue prove nel 1848-1849 e che il nuovo corso dell irredentismo stava relegando sullo sfondo. 107

dell Impero) 33, con obiettivi focalizzati essenzialmente sulla richiesta di un ampia autonomia comunale. Siffatte aspirazioni non trovarono tuttavia soddisfazione nell Impero (fautore di una politica di «germanizzazione» e di «slavizzazione» che lo faceva considerare dai più un naturale protettore del gruppo etnico slavo stanziatosi sia in città sia nelle aree multietniche dell immediato retroterra); nondimeno, dopo un inizio legato più che altro agli ideali romantici, il crescente nazionalismo liberale si forgiò e si rafforzò, al punto che nella Trieste dell epoca irredentista non ci fu, sostanzialmente, «attività di pensiero e di studi che non comportasse più o meno trasparente un sottinteso politico, in generale antiaustriaco (ed infine, nell esasperarsi della lotta nazionale, antisalvo)»; difatti, le istituzioni che ebbero vita duratura in città non furono mai «o solamente letterarie, o solamente politiche, o solamente ginnico-sportive, o solamente professionali-assistenziali» 34 : fra tali sodalizi occorre perlomeno menzionare, oltre alla Minerva e all Operaia, la Società del Casino Vecchio, la Società di Ginnastica, la Società Filarmonica, la Società del Progresso, la Società Dante Alighieri (della quale, a Udine, il già menzionato Oscar Luzzatto fu tra i principali esponenti) e la Pro Patria (dal 1891 Lega Nazionale, che nel 1916 contava, tra il Trentino e la Venezia Giulia, una quantità tra scuole e asili, borse di studio, corsi serali e domenicali per adulti, scuole professionali maschili e femminili, biblioteche sociali, ricreatori, bande musicali e così via) 35. Ora, prescindendo da un analisi dell irredentismo in generale, e di quello giuliano in particolare 36 (analisi che, inevitabilmente, ci porterebbe assai lontano, e per la quale si possono consultare numerosi e validi testi), basti seguire l esposizione di un volumetto edito a Udine a cura del Comitato Segreto della Gioventù Triestina nel 1907, in occasione del venticinquesimo anniversario della morte del celebrato patriota triestino Guglielmo Oberdan: l irredentismo, alimentato «al di fuori e al disopra dei 33 M. CATTARUZZA, Trieste nell Ottocento. Le trasformazioni di una società civile, Udine, Del Bianco, 1995, pp. 43-44. 34 G.CERVANI, Circoli e Società. Indirizzi e sviluppi della vita culturale, in «Umana» («Rivista di politica e di cultura»), Le istituzioni di cultura della Trieste moderna, VII (1958), 1-8, pp. 97-101: 99. 35 Il sodalizio irredentista, tuttora attivo (www.leganazionale.it), operava nelle province italiane rimaste sotto il dominio austriaco dopo la Terza guerra d indipendenza (Trentino, Friuli, Trieste, Istria, Dalmazia), proponendosi soprattutto di creare circoli culturali e scuole private di lingua italiana laddove il governo austriaco ne sopprimeva le pubbliche: cfr. D. REDIVO, Le trincee della Nazione: cultura e politica della Lega Nazionale (1891-2004), Trieste, Edizioni degli ignoranti saggi, 2005 (Prefazione di P. SARDOS ALBERTINI Presentazione di F. SALIMBENI). 36 A Trieste, città connotata da quella che il politico e studioso ebreo triestino Angelo Vivante (scomparso nello stesso anno di Moisè) definì una «disgraziata topografia» (in quanto isola linguistica e culturale italiana in un mare slavo), l irredentismo, «inteso come rivendicazione della frontiera della Venezia Giulia a completamento dell unificazione avviata con il risorgimento», divenne a fine Ottocento «il presupposto sotteso a tutta l azione liberal-nazionale» (MILLO, L élite del potere a Trieste, cit., pp. 29-30). 108

programmi di partito e delle ragioni di stato», esprime innanzitutto «il concetto che ogni paese ha e deve avere il diritto di unirsi alla propria nazione facendo ogni sforzo per arrivarvi e che nessun paese potrà mai raggiungere quell espansione di vita civile, intellettuale ed anche economica di cui sente il bisogno ed ha la potenzialità, se non quando sarà fatta piena ragione a quel suo diritto»; esso «rappresenta inoltre un concetto fatalmente e solidamente storico ed in ultima analisi non è altro che la persistenza, fino a missione completamente finita, della gloriosa tradizione alla quale, nella recente ricorrenza centenaria, hanno reso onore tutti i partiti liberali e tutti gli uomini rappresentativi d Italia, hanno fatto omaggio anche tutte le altre nazioni civili e soltanto l Austria, con nuove repressioni nella Venezia Giulia, si credette in obbligo di insultare una volta di più» 37. Allorché la Bosnia venne occupata dall Austria (1878), decine di richiamati triestini (tra i quali l Oberdan) disertarono in Italia: si trattò del momento di maggiore vitalità della gioventù irredentista di Trieste e dell Istria, cui l Austria oppose perquisizioni, arresti, condanne per atti sediziosi e quant altro. Siffatto irredentismo ardente, sviluppatosi tra la fine degli anni Settanta e l inizio degli anni Ottanta, «aveva una struttura organizzativa, una stampa che cautamente sosteneva collegamenti con ambienti del regno; fu uno dei pochi momenti di Risorgimento a Trieste e si alimentò del margine di equivoco che caratterizzò la politica estera italiana prima del Congresso di Berlino (1878)» (momento centrale in rapporto al sorgere del movimento irredentista in un ottica organizzativa e nazionale); tuttavia, con il prevalere degli interessi delle grandi potenze, il garibaldinismo tramontava, mentre l Italia, proprio nell anno di morte dell Eroe dei due mondi (e dell esecuzione di Oberdan), entrava nella Triplice alleanza (1882), mettendo così in serio imbarazzo l irredentismo giuliano, la cui propaganda nelle province italiane soggette all Austria e nel Regno veniva condotta in primis dal Circolo Garibaldi, presente a Trieste e nel territorio italiano, canale delle istanze degli emigrati irredentisti nel Regno 38 : tale sodalizio segreto (la 37 20 Dicembre 1882-1907. Nel XXV anniversario dell impiccagione di Guglielmo Oberdan. Appunti biografi ci e storici, Udine, F.lli Tosolini, 1907, pp. 11-12. L uscita fu annunciata dal «Giornale di Udine» (La commemorazione di domani, 19 dicembre 1907, p. 2) che, al pari degli altri giornali udinesi, informò adeguatamente i friulani circa l evento in questione (si veda, sul «Giornale» stesso: La commemorazione di Oberdan. A Roma A Udine, 20 dicembre 1907, p. 2; La commemorazione di Oberdan, 20 dicembre 1907, p. 2; sulla «Patria del Friuli», invece: Commemorazione del XX Dicembre, 18 dicembre 1907, p. 2; Alla memoria di Oberdan, 20 dicembre 1907, p. 2; La commemorazione di Oberdan, 21 dicembre 1907, p. 2). Nutrita fu la partecipazione di triestini e di membri della società Patria pro Trento e Trieste di Milano. 38 Cfr. ROSSI, La scossa di Oberdan a quella città «imperiale», cit. Il Circolo, ideato nel 1880, si diede un programma ben definito cinque anni dopo grazie all impulso di alcuni giovani istriani e triestini (tra i quali occorre ricordare almeno Raimondo Battera e Lorenzo Bernardino) e puntò soprattutto sulla stampa clandestina, diffondendo fra Trieste e l Istria «L Eco delle Alpi Giulie», al quale collaborarono numerosi patrioti. Con il passare degli anni, manifestandosi la drastica opposizione al Governo austriaco sempre più dannosa agli interessi della difesa italiana della Venezia Giulia di fronte alla 109

cui direzione fu assunta da patrioti anziani, tra i quali consiglieri comunali dell ala estrema, rimasti sempre nell ombra: parrebbe anche Moisè Luzzatto) faceva capo a Milano e si affiancava al Circolo Pro Italia Irredenta (fondato a Napoli nel 1877). Fu dopo il sacrificio di Oberdan, la cui eco risuonò nel mondo, che la causa di Trieste assunse una dimensione anche europea: si comprese infatti «a Londra come a Parigi, a Berlino come a Vienna, che Trieste e Trento erano il binomio indicatore d un quesito da risolvere o per arbitrato o a cannonate, ma in qualunque caso a vantaggio dell italianità» 39. 5. Ebrei di Trieste e coscienza nazionale Ora, volgendoci al ruolo occupato nel quadro generale dagli ebrei triestini, e seguendo quanto ha confermato Angelo Ara, occorre dire innanzitutto che, nella grande maggioranza, essi fecero proprio il patrimonio culturale italiano, arricchendolo con l apporto delle culture di origine (soprattutto quella tedesca); per un lungo tratto, inoltre, i valori della promozione sociale e dell ascesa economica ebbero per loro «un importanza superiore ai valori spirituali»; ma fu soprattutto dagli ultimi anni dell Ottocento che giovani intellettuali ebrei assunsero «un ruolo di primo piano nella vita culturale della città e di tutta la regione Giulia»: la loro cultura, aperta verso il mondo tedesco e i fermenti dell Europa centrale, sviluppò difatti «su un piano spirituale la tradizione del cosmopolitismo mercantile triestino», ed essi divennero «interpreti acuti e sensibili» del travaglio della stessa società borghese cui appartenevano. Nel gruppo nazionale italiano, poi, ritroviamo alla guida del Partito liberal-nazionale una presenza ebraica «forte e ben radicata». Infatti: Un numero variabile, ma sempre consistente, di ebrei eletti nella lista liberal-nazionale ricopre la carica di consigliere comunale; alcuni di essi per esempio 5 nel 1894 e 2 nel 1906 sono anche membri della giunta municipale. Per un lungo arco di decenni tre uomini politici ebrei Moisè Luzzatto, Felice Venezian e Ettore Richetti (quest ultimo esponente di primo piano delle Assicurazioni Generali) ricoprono l ufficio di primo vicepresidente del consiglio municipale, la carica politicamente più importante della città, perché per il posto di sindaco si preferisce costantemente scegliere persone di più basso profilo, per separare la guida amministrativa della città da quella politica e per evitare attriti con l autorità governativa. Capi indiscussi del Partito liberal-nazionale sono prima, per un lungo periodo, Felice Venezian, e poi Camillo Ara, esponenti di un ambiente montante presenza e influenza slava, gli irredentisti si strinsero, in un quadro di legalità, attorno alla Lega Nazionale, fucina di un efficace propaganda scolastica e linguistica dal Trentino alla Venezia Giulia alla Dalmazia, con l appoggio nel Regno d Italia della Società Dante Alighieri, che raccoglieva molti nomi illustri della cultura italiana (cfr. C. DE FRANCESCHI, Il «Circolo Garibaldi» di Trieste per l Italia Irredenta, in «Rassegna Storica del Risorgimento», XXXVIII [1951], pp. 342-354). 39 G. CÈSARI, Sessant anni di vita italiana (1869-1929). Memorie della Società Operaia Triestina, Trieste, La Società Operaia Triestina, 1929, p. 81. 110

secolarizzato che rifiuta ormai ogni legame giuridico con la comunità, ma pur sempre di famiglia e di nascita ebraica 40. All interno della Comunità ebraica triestina si ripercossero, inevitabilmente, i fermenti e le lotte nazionali tipiche di quelle terre di confine tra Otto e Novecento. Accanto alle componenti sefardita, ashkenazita e corfiota, vi fu una presenza veneto-italiana che prese in vari casi le distanze dall appartenenza religiosa (in favore dell educazione laica, dell assimilazione e dell adesione al modello nazionale e culturale italiano), guardando all Italia come al Regno in cui gli ebrei avevano conseguito la piena parità di diritti: il che si tradusse, a livello politico, nella militanza irredentista tra le file del partito liberalnazionale di non pochi israeliti della media borghesia o dediti alle libere professioni che aderirono al movimento (perlopiù nella corrente di pensiero e di azione maggioritaria e più moderata, contraria all insurrezione armata), convinti che l Italia avrebbe potuto assicurare loro ampi diritti civili e politici, ma altresì spinti in tale direzione dalle sacche di autoritarismo e dal carattere oppressivo della polizia asburgica, oltre che dagli ostili atteggiamenti di stampo xenofobo di una certa frangia universitaria. Per inciso, troviamo un esempio udinese della refrattarietà all azione violenta nel 1903 (un anno di capitale importanza nella storia dell irredentismo per i fatti di Udine, di Innsbruck e di Trieste) 41, allorché si tennero a Udine, tra agosto e settembre, importanti manifestazioni segnate da ideali irredentisti, con il loro punto più alto in occasione della visita dei Reali del 27 agosto: Riccardo Luzzatto, il parente di Moisè che già conosciamo, all epoca deputato radicale, non si mostrò favorevole all azione a mano armata proposta dal comitato d agitazione di un gruppo giovanile triestino, che avrebbe dovuto essere spalleggiato da associazioni irredentiste italiane 42. Un moto insurrezionale, ideato a Udine da illustri nomi dell irredentismo e della massoneria (Romeo Battistig, Sabino Leskovic, Angelo Coppadoro ), sarebbe poi dovuto scoppiare nel 1904 nella Venezia Giulia e in Istria, ma la polizia austriaca lo fece abortire e processò a Vienna diversi triestini 43. Circa i legami fra Udine e Trieste, si tratta di un argomento che andrebbe ulteriormente esplorato. Qui basti dire che a Udine, negli anni in cui l irredentismo nel Regno 40 A. ARA, Fra nazione e impero. Trieste, gli Asburgo, la Mitteleuropa, Milano, Garzanti, 2009, pp. 279, 281. 41 Fatti di cui si trovano efficaci resoconti in vari luoghi di G. DEL BIANCO, La guerra e il Friuli, I, Udine, Del Bianco, 2001 (da segnalare comunque l intera sezione dedicata all irredentismo, alle pp. 121-233). 42 A. CELOTTI, La massoneria in Friuli. Prime ricerche sulla sua esistenza ed influenza, Udine, Del Bianco, 2006 2 (prima edizione 1982), pp. 157-159. 43 T. CATALAN, Massoneria ebraismo irredentismo dal 18 brumaio alla grande guerra, in A. RIOSA (a cura di), Napoleone e il bonapartismo nella cultura politica italiana 1802-2005, Milano, Guerini e Associati, 2007, pp. 197-214: 202; cfr. inoltre CELOTTI, La massoneria in Friuli, cit., pp. 180 ss.; DEL BIANCO, La guerra e il Friuli, I, cit., pp. 165 ss. 111

d Italia languiva (era in vigore la Triplice Alleanza, venivano proibite le manifestazioni per Oberdan e sciolte diverse associazioni ), le attività della Lega Nazionale e di sodalizi consimili trovavano nel capoluogo friulano e nel locale comitato della Dante Alighieri un punto di incontro, mentre alcuni triestini (Giuseppe Caprin, Riccardo Pitteri e altri), si erano raccolti attorno alle redazioni del «Giornale di Udine» e della «Patria del Friuli» (fautrici di quella linea irredentista liberal-nazionale che, con la Prima guerra mondiale, sfocerà nell interventismo), insistendo nelle rivendicazioni antiasburgiche e antislave. Tornando al tema centrale, svariati studi hanno portato alla luce non solo la «partecipazione quasi unanime dell elemento israelita alle cospirazioni e all azione per l unità d Italia» in generale, ma anche la «fortissima partecipazione dell elemento israelita di Trieste alle cospirazioni e all azione per l unità italiana», insistendo peraltro sull «influenza morale esercitata a Trieste dagli ebrei nella diffusione della fede unitaria italiana e nell educazione della coscienza nazionale delle nuove generazioni», un influenza che non mancò neppure fra le «classi più umili della popolazione»: d altra parte come ha opportunamente affermato il maestro e studioso di fede mazziniana Angelo Scocchi «senza il rilievo di quel contributo riesce manchevole la storia del risorgimento italiano e non è concepibile la storia della difesa dell italianità di Trieste» 44. In bilico tra laicismo e ortodossia, a cavallo dei due secoli il nucleo ebraico di Trieste (circa seimila unità nel 1912) si avvaleva di una serie di efficaci istituzioni sociali ed era egregiamente integrato nel tessuto sociale. Già nel ventennio finale del Settecento la Comunità s era vista garantire da alcuni rescritti imperiali una serie di diritti che le assicuravano un trattamento equiparabile a quello di cui godevano i cittadini cattolici 45. Nel 1912, tre anni prima della morte di Moisè Luzzatto, si inaugurò la nuova sinagoga monumentale (tuttora una delle più maestose d Europa) che, oltre a rimpiazzare le quattro piccole sinagoghe già esistenti, divenne uno degli edifici più rappresentativi della Trieste multireligiosa; progettato dagli architetti Ruggero e Arduino Berlam, il grandioso edificio materializzava l influenza raggiunta dalla Comunità ebraica nel tessuto economico e culturale della città (rimase peraltro in funzione una piccola sinagoga in Via del Monte) 46. 44 A. SCOCCHI, Gli ebrei di Trieste nel Risorgimento italiano, in «Rassegna Storica del Risorgimento», XXXVIII (1951), 3-4, pp. 631-663: 631-632, 634 (l apporto dei Luzzatto, anche goriziani, fra i quali il nostro Moisè, è ivi segnalato alle pp. 637-639, 641-642, 644, 645, 653). 45 Basti dire che, nel 1771, Maria Teresa d Asburgo concesse Patenti Sovrane foriere di maggiori libertà agli ebrei triestini, e che siffatta tendenza continuò con il di lei figlio Giuseppe II, il quale, con l Editto di tolleranza del 1781, ammise gli ebrei sia alle cariche di deputati della Borsa sia a nuove professioni liberali, mentre l anno successivo nacquero le Scuole Pie Normali Israelitiche. Il ghetto venne ufficialmente abolito nel 1785; nel 1792 la Comunità si dotò di un nuovo statuto. 46 Segnalo, per informazioni spicciole, utili per chi si avvicini alle tematiche in oggetto, il sito http:// moked.it/triestebraica. 112

L Ottocento, che conobbe l impetuoso sviluppo economico dell emporio triestino, segnò altresì il momento di maggiore fioritura civile e culturale degli ebrei sul sentiero dell emancipazione. Essi erano dediti principalmente al piccolo commercio, ma non mancavano né gli ingressi nell élite economica né l assunzione di ruoli di alto spessore negli studi, nell industria, nel grande commercio, nelle assicurazioni. Nel porto degli Asburgo nacquero le prime compagnie assicurative e di navigazione, mentre i traffici marittimi vissero un impulso senza precedenti, e in questo contesto la componente ebraica continuò a giocare un ruolo di primo piano, testimoniato da sontuosi edifici: palazzo Hierschel lungo il Canal grande; palazzo Carciotti, progettato dall architetto Matteo Pertsch, prima sede delle Assicurazioni Generali; palazzo Morpurgo in via Imbriani, oggi sede di un museo d epoca. Apparteneva alla Comunità israelitica il fondatore delle Assicurazioni Generali Giuseppe Lazzaro Morpurgo, goriziano, morto a Trieste nel 1835, ed erano di origini ebraiche dirigenti della stessa compagnia, quali Samuele della Vida, Gioberti Luzzati e Marco Besso: le Generali all epoca Imperial Regia Privilegiata Compagnia di Assicurazioni Generali Austro-Italiche nacquero e si svilupparono anche grazie all opera decisiva di azionisti e dirigenti israeliti (i Maurogonato, i Levi, i Treves de Bonfili, i Morpurgo 47, e così via). Era ebreo Elio Morpurgo (1805-1876), per lunghi anni amministratore della compagnia di navigazione Lloyd Austriaco, che svolse un ruolo di primo piano nello scenario economico e politico del tempo (a coronamento della sua attività, gli Asburgo gli concedettero il titolo ereditario di barone). Fu infine di origine ebraica Ettore Geiringer (1844-1904), ideatore del tram elettrico da Trieste a Opicina. È notorio, infine, che tra i due secoli varie personalità della cultura di altissimo livello quali, ad esempio, Samuel David Luzzatto (che peraltro aveva radici friulane, essendo il padre Ezechia di San Daniele del Friuli), Italo Svevo e Umberto Saba erano ebrei di Trieste. 6. Moisè «scirconciso» Nella Comunità ebraica non mancavano come ho anticipato forti spinte centrifughe. La contrapposizione tra i fronti liberal-nazionale e filogovernativo, infatti, si espresse quasi sempre in una discriminante religiosa fra le due anime della Comunità stessa: da una parte quella ortodossa, tesa alla salvaguardia dell identità e specificità culturale; dall altra quella laica (in primo luogo nel campo degli italiani liberali e irredentisti) che, al contrario, accettava, anche sino all esito ultimo dell abiura, le 47 E proprio un Morpurgo (Edgardo), presidente delle Generali, fu invitato a dimettersi ancor prima delle imminenti leggi antiebraiche, in occasione della visita di Mussolini a Trieste (18 settembre 1938), cui farò ancora cenno. 113

conseguenze disgregatrici dell assimilazione. Assimilazione e integrazione, infatti, non ebbero solo effetti sociali, ma determinarono altresì una notevole pressione sui valori morali e religiosi dell ebraismo; così, sotto l urto di una cultura sempre più laica, positivista, progressista e modernizzatrice, un numero crescente di israeliti (fra cui lo stesso Moisè Luzzatto) optò per il distacco dall ortodossia, riconoscendosi piuttosto in una comune tradizione storica e morale. Tra gli ebrei locali delle alte sfere politiche, dunque, il liberalismo politico e l italianità culturale non sempre si rivelarono conciliabili con la religione dei padri, e ciò favorì l adesione di un alto numero di ebrei alla massoneria, cui appartenevano buona parte dei personaggi di ambito liberale e il cui attivismo caratterizzò in vario modo la vita triestina dell Ottocento, soprattutto negli anni dell irredentismo 48. È noto, d altronde, che a partire dal periodo napoleonico le logge rappresentarono per gli israeliti rilevanti opportunità di incontro, confronto e scambio con i concittadini non ebrei, facilitando l integrazione nella società maggioritaria. Circa Moisè, non sono riuscito ad avere una conferma decisiva della sua affiliazione, che tuttavia risulta da indicatori generali, da ragionevoli deduzioni e da quanti ne ricordano la frequenza presso il ritrovo di una delle prime consorterie triestine di liberi muratori, a due passi da casa del Nostro (via Cavana, dove visse dal 1873 sino alla morte, dopo le residenze in piazza Ponterosso e in via Poste): mi riferisco alla «Rotonda Pancera», palazzo del 1782 progettato dal già menzionato architetto Pertsch, situato nell attuale via Felice Venezian, personaggio di alto rilievo del Grande Oriente. Secondo la testimonianza del «Corriere Israelitico», Moisè si allontanò dall ebraismo ufficiale nel 1871, ma tale notizia non venne comunicata senza un duro commento. In occasione delle elezioni del Consiglio cittadino del 1886, infatti come aveva riferito il quotidiano liberale «L Alabarda Triestina» furono prescelti fra gli altri anche undici appartenenti alla religione israelitica, e il periodico ebraico ritenne suo dovere precisare: Ciò non è esatto. Gli israeliti che siederanno nel Consiglio sono 7 e precisamente i signori [seguono i nomi]. Gli altri quattro d israelita non hanno che il nome, poiché hanno senza reticenze abiurato la fede dei loro padri, dichiarando di rinunziare ad ogni confessione religiosa e precisamente il Dr. Moisè Luzzatto il giorno 13 Febbraio 1871, il Dr. Felice Venezian il giorno 27 Dicembre 1877, il Dr. Eugenio Geiringer il giorno 8 Agosto 1881 e Jacopo Liebmann il giorno 17 Febbraio 1879. 48 «Nata in clima massonico settecentesco, Trieste conservò e rinsaldò nel corso della sua storia più recente questa caratteristica originaria; e massoni furono quasi tutti i nomi più grandi del patriottismo italiano irredento» (CERVANI, Circoli e Società. Indirizzi e sviluppi della vita culturale, cit., p. 99). In S. GRATTON, Trieste segreta, Trieste, Edizioni Italo Svevo, 1987, l introduzione di Manlio Cecovini La massoneria triestina menziona, quali massoni friulani di spicco, alle pp. 22, 24 e 36, Riccardo e Oscar Luzzatto. 114