Carla Muschio LA SOLUZIONE



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Carla Muschio LA SOLUZIONE

Oggi finalmente sono riuscita a capire qual è la porta del ragazzo bruno che ho incontrato qualche volta in ascensore. Lui è sceso al secondo piano e io ho finto di non aver schiacciato il pulsante per il mio quarto piano con sufficiente forza. L ascensore ovviamente non è partito, io ho aperto la porta come per accertarmi che fosse chiusa bene e ho visto Bruno, chiamiamolo così, che girava la chiave nella terza porta del corridoio. Raccolto il mio indizio, sono salita in casa. Adesso di lui so questo, la collocazione dell appartamento, e le origini lontane. Infatti le quattro parole che abbiamo scambiato tradiscono un accento da paese dell Europa Orientale. Russo? Albanese? Rumeno? Le mie conoscenze non arrivano a tanto. Che bello essere finalmente a casa! Non sarà altro che un misero monolocale, visto da fuori, ma a guardarlo da dentro, per me che ci abito, è il mio piccolo paradiso. E c è tutto, non mi manca niente. Se non un ragazzo. Io mi sono portata avanti prendendo un divano-letto matrimoniale. Un po triste, comperare un letto matrimoniale essendo single, anche per il trasporto, ma ce l ho fatta, mi ha aiutata un amica. Vivo qui da qualche mese, da quando ho trovato un lavoro fisso presso una grossa agenzia pubblicitaria di questa città. Sarebbe stato impossibile fare avanti e indietro da casa dei miei e così in un colpo solo ho acquisito casa, lavoro, indipendenza economica e la possibilità di volare via dal nido di famiglia. Mentre arrivavo per installarmi in questo monolocale, con la macchina piena di scatoloni, immaginavo che quella sera avrei provato una felicità assoluta, da sballo. Invece fu il contrario. Mi buttai nei lavori della casa e solo quando fu buio mi accorsi di aver fame. Non avevo in casa niente. Uscii in fretta a cercare una pizzeria ancora aperta in questa periferia che alle dieci di sera era già desolata. Quando mi portarono la pizza mi venne da piangere. Solo in quel momento capii che da quel giorno ero completamente libera, ma anche completamente sola. Ecco perché tengo tanto a conoscere questo ragazzo. Non so quasi nulla di lui, non so nemmeno se gli piaccio, ma ho visto una tenerezza nei suoi occhi che non voglio lasciarmi sfuggire. Devo trovare un modo per avvicinarlo. * Ho scoperto che la sua macchina è una vecchissima utilitaria verde oliva. Il colore fa schifo, ma di certo non l avrà scelto lui, l avrà presa di seconda mano. 1

Ieri ho parcheggiato di fianco a lui, ma questo non è servito a conoscerci. Valli a scoprire, i suoi orari. Fin che spero nel caso e nella fortuna per trovare un amore me ne starò sempre qui a passare il sabato sera da sola o con un film per tutta compagnia. Oggi però qualcosa cambierà. E domenica mattina e io ho un piano specialissimo che preparo da giorni. Oggi lo metterò in atto, vada come vada. Chiamo al citofono la bambina del terzo piano. Teresa, vuoi venire su da me? Ho portato da casa una sorpresa per le tue bambole. E una scatola di nastri multicolori con cui, da bambina, infiocchettavo i capelli delle bambole, la spalliera del letto, tutto quello che trovavo da decorare. Mi è capitata tra le mani durante la mia ultima visita a casa dei miei e ho pensato di portarla a Teresa. La bambina accetta subito di salire da me. Mi vuole bene, Teresa. Le pare un grande onore che una ragazza grande come me la degni di un amicizia speciale. Anche per me è preziosa Teresa. L amicizia che ho stabilito con lei mi dà fiducia nella mia possibilità di sfuggire alla morsa della solitudine. Teresa è entusiasta dei nastri e all inizio non riesce a credere che tutto questo tesoro adesso sia suo. Se li prova, li accosta. Scegliamo il più bello, un nastro di seta verde cangiante che le passo attorno ai bei capelli biondi e le annodo in un fiocco. Si guarda allo specchio, si piace. E adesso, Teresa, mi devi fare un gran favore. Sto per fare delle cose strane, ma tu non devi stupirti di niente. Quando te lo dico io, corri al secondo piano e suona il campanello della terza porta dicendo: Aiuto! La mia amica ha avuto un incidente. Venga con me! Se non ti aprono suona altri campanelli, ma io spero che ti segua quello della terza porta. Va bene, dice la bambina. E ora guarda cosa faccio, Teresa. Seguimi. Vado sul balconcino, allargo un giornale a terra e vi metto sopra una lattina di smalto rosso scarlatto che apro con la punta di un cacciavite. Prendo in mano una grossa ciocca dei miei bei riccioli neri e la immergo nella vernice. Voglio simulare un incidente, come se mi fossero caduti dentro mentre mi preparavo a verniciare. Teresa mi guarda perplessa. Io estraggo la ciocca gocciolante dal barattolo della vernice e dico alla bambina di correre a eseguire il mio piano. Lo straniero dagli occhi dolci è in casa, lo avevo già verificato prima andando a buttare la pattumiera in cortile. Quando Teresa suona il suo campanello e lo invita con urgenza a seguirla lui accorre subito, non si ferma neanche a chiudere la porta di casa. Ecco che è arrivato da me. Gli spiego: Mi scusi se l ho disturbata ma non so come fare. Guardi: mi sono caduti i 2

capelli nella vernice. Mi sono spaventata. Lei ha una soluzione... Solvente, vorrà dire. Non so. Calma, - dice lui - l aiuto io. Lei non si muova. Richiude con un pugno il barattolo dello smalto scarlatto e lo mette in un angolo. Con un foglio di giornale mi asciuga alla bell e meglio i capelli, che già hanno lasciato una pioggia di gocce che paiono sangue sul mio abito e sul pavimento del terrazzino. Toglie dai capelli il giornale insanguinato, torna a raccoglierli in un foglio pulito. Poi sospira, mi guarda negli occhi per un lungo attimo e infine chiede: Dov è il solvente? Che solvente? Che vernice è? Solubile in acqua, acquaragia... Non so. Ma scusi, lei pensava di dipingere... Beh, lasciamo perdere, vediamo. - Prende in mano il vasetto dello smalto e legge: solubile in acquaragia. - Ce l ha in casa l acquaragia? No, veramente non pensavo... Aspetti, forse ce l ho io. Aspetti, eh! Corre giù e torna poco dopo con una lattina impolverata. Ce l ha uno straccio? Mando Teresa a prenderlo. Ora imbeve lo straccio di acquaragia e vi sfrega dentro i miei poveri capelli. Un po di colore viene via, ma non tutto. I capelli pendono con aria infelice, bagnati e aggrovigliati. Lo straniero dice: Ecco, di più non so fare. Quando sono asciutti li può lavare. Spero che si salvino, se no li dovrà tagliare. La ringrazio moltissimo, - faccio io. - Teresa, tu puoi andare. Grazie dell aiuto. Teresa che, seppur bambina, ha intuito la situazione, prende la scatola dei nastri e torna a casa. Io mi rivolgo sorridendo al mio salvatore: Non mi sono neanche presentata. Mi chiamo Daniela, sono un nuova inquilina. E lei? Roman, piacere. Forse possiamo darci del tu? * Due giorni dopo siamo già amanti. 3

Carla Muschio La soluzione Edizioni Lubok Data di pubblicazione: 12 giugno 2010 www.carlamuschio.com Immagine di copertina: Carla Muschio, Direzioni Download gratuito per uso non commerciale Pubblicabile su altri siti previa autorizzazione