Dipartimento di Scienze dell Educazione dell Università di Bologna Titolo Assegno di ricerca: Politiche e buone prassi di prevenzione della violenza contro le donne. Uno studio in ottica comparata PROGETTO DI RICERCA OGGETTO DI RICERCA Le Nazioni Unite da alcuni anni hanno adottato definizioni specifiche, poi riprese anche dalla Comunità Europea, per individuare il fenomeno della nostra ricerca: «la violenza contro le donne è la manifestazione di una disparità storica nei rapporti di forza tra uomo e donna, che ha portato al dominio dell uomo sulle donne e alla discriminazione contro di loro, e ha impedito un vero progresso nella condizione delle donne», (Declaration on the elimination of violence against women, adottata dall Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 20 december 1993, New York). Inoltre, solo da poco, con la risoluzione n. 1820 del 19 giugno 2008 le Nazioni Unite hanno inserito lo stupro fra le armi da guerra, una tecnica impiegata per umiliare, terrorizzare, e torturare le popolazioni sotto assedio. Di fronte alle statistiche internazionali della violenza contro le donne non si può pensare che questo fenomeno sia collegato unicamente ad una patologia psichica del maltrattatore o di chi la subisce: la violenza sulle donne è un problema sociale, ha radici profonde nella strutturazione dei rapporti e nei ruoli attribuiti agli uomini e alle donne. La sua diffusione, così come il livello di consapevolezza dei rischi e degli effetti di tale fenomeno tra la popolazione dipendono, al contempo, dal contesto istituzionale, dal dibattito pubblico e politico circa l implementazione e l efficacia delle azioni di contrasto. Questo assegno intende indagare il fenomeno e le possibili prassi di prevenzione, attraverso una comparazione delle politiche a livello europeo e internazionale. Il fenomeno della violenza contro le donne è ampio e multifattoriale. Per questa ragione esso verrà interrogato usando metodologie di ricerca tipiche dei gender studies, che si caratterizzano per un punto di vista multidisciplinare, di contaminazione tra sapere diversi. In questo ambito si colloca lo studio della violenza contro le donne, studio multifattoriale che coinvolge esperti provenienti da molte aree: educatori/trici, counselour, esperti/e di gender, avvocati/e, medici, forze dell ordine, insegnanti, politici, giuristi, centri antiviolenza, associazioni, stati, ecc. Questi professionisti e enti condividono piattaforme comuni di intervento al fine di migliorare la protezione e l aiuto alle vittime di violenza. Un/a esperto/a di violenza contro le donne ha come base di partenza proprio l apertura disciplinare che sconfina dai saperi specialistici: dalla storia delle donne (women s studies), fino alla sociologia, passando attraverso discipline come la giurisprudenza, la criminologia, la psicologia. In questo senso le pratiche di intervento si strutturano con operatori specializzati attraverso una formazione comune che non può prescindere da un reciproco scambio di saperi e competenze, così come auspicato dalle direttive europee in proposito. Il lavoro di prevenzione è l unico in grado di rendere possibile un futuro differente, in quanto la violenza di genere è un fattore culturale e come tale va analizzata. È dunque fondamentale lavorare su questo lato di analisi di un fenomeno in buona parte sommerso, attraverso anche una proficua comparazione con i modelli culturali proposti e l interiorizzazione di agiti e di ruoli di genere che 1
possono diventare delle gabbie di reiterazione della violenza. La presente ricerca prevede dunque una ricognizione delle politiche internazionali europee sul fenomeno al fine di evidenziare la situazione in Italia, con particolare riferimento alle mappatura di buone prassi sul territorio, senza tralasciare il mondo della famiglia e della scuola, settore privilegiato nella strutturazione delle relazioni di genere e dei ruoli di genere esperiti in età adulta. LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE. LO STATO DELLA RICERCA IN ITALIA La più importante ricerca nazionale sulla violenza contro le donne in Italia risale al 2006. L'ISTAT ha effettuato un'indagine campionaria nazionale raccogliendo i seguenti risultati: Le donne tra i 16 e i 70 anni che dichiarano di esser state vittime di violenza, fisica o sessuale, almeno una volta nella vita sono 6 milioni e 743 mila, cioè il 31,9% della popolazione femminile; considerando il solo stupro, la percentuale è del 4,8% (oltre un milione di donne). Il 14,3% delle donne è stata oggetto di violenze da parte del partner: per la precisione, il 12% è stato oggetto di violenza fisica e il 6,1% di violenza sessuale. Del rimanente 24,7% (violenze provenienti da conoscenti o estranei), si hanno 9,8% di violenze fisiche e 20,4% di violenza sessuale. Per quanto riguarda gli stupri, il 2,4% delle donne afferma di essere stata violentata dal partner e il 2,9% da altre persone. Il 93% delle violenze perpetrate dal coniuge non viene denunciata; la percentuale sale al 96% se l'autore non è il partner. Al 2004 il 91,6% degli stupri, in base a dati ISTAT, non è segnalata alle autorità. La Casa delle donne per non subire violenza di Bologna raccoglie ogni anno i dati sul femicidio in Italia, attraverso una ricerca sulla stampa nazionale. Questi dati, seppur parziali e sottostimati, rendono conto della natura del fenomeno, non solo del nostro paese, poiché dimostrano di rimanere costanti nel tempo e sono legati prevalentemente al contesto delle relazioni intime e familiari. Da qualche anno il femicidio e il femminicidio, sta trovando spazio nei media italiani, grazie anche al lavoro dei centri antiviolenza che hanno approfondito il tema trattato nello studio della giurista Barbara Spinelli che così definisce il tema: «Ogni pratica sociale violenta fisicamente o psicologicamente, che attenta all'integrità, allo sviluppo psicofisico, alla salute, alla libertà o alla vita della donna, col fine di annientarne l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla sottomissione o alla morte della vittima nei casi peggiori»; e ancora: «violenza fisica, psicologica, economica, istituzionale, rivolta contro la donna - in quanto donna - perché non rispetta il ruolo sociale impostole». Da questi dati occorre partire per analizzare la violenza contro le donne in Italia, fenomeno che resta ancora largamente sommerso, che presenta alcuni tratti persistenti e rispetto a cui agisce in modo massiccio la strumentalizzazione operata dai mass media. È questo, infatti, un punto fondamentale su cui non si sono ancora ottemperate le raccomandazioni della Comunità Europea, come ribadito nell ultimo rapporto speciale dell Onu sull argomento. BUONE PRASSI E PREVENZIONE La diffusione del termine femicidio e femminicidio, a prescindere dagli usi specialistici che distinguono i due vocaboli, è un passo importante nella definizione del fenomeno. Ancora oggi il tema è strettamente legato, nell opinione pubblica, a un discorso di relazioni prettamente amoroso. 2
Appare invece importante il superamento dell accezione di violenza domestica come questione privata a favore di una definizione che la inquadri in quanto problema di ordine pubblico. A questo proposito va ricordato che la Corte Europea dei diritti dell uomo ha già condannato alcuni paesi membri per non aver protetto adeguatamente le vittime di un femicidio e che la recente Convenzione di Istanbul, da poco ratificata dall Italia, sarà sempre più vincolante nell attribuzione di sanzioni. Inoltre, l attualità della questione è testimoniata dal dibattito recente nel nostro paese attorno all approvazione della legge contro il femminicidio. Ciononostante, in Italia le buone prassi riguardo la violenza di genere nei media e nelle scuole sono ancora tutte da divulgare. Esiste un decalogo di Raccomandazioni della Federazione Internazionale dei giornalisti per l informazione sulla violenza contro le donne, anche se solo parzialmente adottato. I dati sulla comunicazione e sulla rappresentazione mediatica delle donne ci ricordano poi dell esistenza di un ampio gap di genere riguardo al tema della violenza. A ciò si aggiunge il fatto che nelle scuole italiane è sostanzialmente assente un lavoro sistematico di insegnamento dell educazione di genere. Al di là delle poche raccomandazioni del Ministero le vere prassi di intervento su queste tematiche sono lasciate all iniziativa dei singoli che, a loro volta, non sono sempre formati sulla materia. OBIETTIVI DELLA RICERCA La ricerca si strutturerà su più fattori e altrettanti quesiti di indagine: Analisi degli stereotipi riguardanti la violenza di genere, al fine di individuare continuità e discontinuità, in particolare per quanto riguarda il modello della vittimizzazione femminile. In questo senso particolare attenzione sarà data agli stereotipi della comunicazione massmediatica e pubblicitaria contemporanea, al fine di evidenziarne continuità e invarianti nell estetizzazione della violenza sulle donne. Quale rapporto intessono questi modelli nell epoca del post-femminismo con le reali condizioni delle donne nella nostra società? L attuale momento di crisi economica influenza il fenomeno della violenza contro le donne? Analisi delle strategie di welfare in Italia, impatto della disoccupazione femminile, dipendenza economica, politiche familiari. Politiche europee e internazionali riguardanti la violenza e la prevenzione, anche nell ottica dell educazione di genere e dell educazione sessuale. Dati e statistiche internazionali e loro sistemi di rilevazione, con particolare riferimento al caso italiano. Percezione della popolazione rispetto al fenomeno. Analisi di buone prassi a livello regionale e nazionale, sempre in un ottica comparata internazionale, con particolare riferimento al mondo della scuola. METODOLOGIA Per studiare il fenomeno della violenza contro le donne si prevede un programma di lavoro articolato su più piani. Di seguito si elencano i principali ambiti di approfondimento e la relativa metodologia e tecniche di indagine 3
Studio delle politiche vigenti in Italia sul tema della violenza contro le donne in un ottica: a) diacronica ; b) comparata con altri paesi europei (ed eventuali allargamento a paesi extra-ue come il Canada e gli USA, Messico, ecc.); Analisi delle fonti statistiche esistenti in Italia sul tema della violenza contro le donne, alla luce del recente dibattito relativo ai dati sul femminicidio. Nella ricognizione dei dati disponibili si terrà conto, accanto alle rilevazioni principali nazionali, della molteplicità di fonti minori prodotte da realtà presenti sul territorio. Approfondimento di tipo qualitativo basato su un programma di interviste in profondità a stakeholders e sull esame dei principali esempio di buone prassi. PIANO DI ATTIVITÀ Calendario delle attività di ricerca: Mesi 1-3: Ricognizione della letteratura Mesi 4-12 Analisi delle politiche europee e delle buone prassi Mesi 6-12: Rilevazione sul campo Mesi 8-12: Stesura rapporto di ricerca RISULTATI ATTESI L analisi e lo studio di una corretta comunicazione della violenza di genere e la formulazione di piani di educazione a partire dai contesti educativi e scolastici fino alla diffusione giornalistica, in Italia è ancora ad un livello embrionale di sviluppo, nonostante l urgenza e i richiami da parte della Comunità Europea, anche riguardo alla mancata attuazione di molti punti della CEDAW, vedi il recente Rapporto ombra sull attuazione della Cedaw in Italia (Convenzione per l eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne, 1979) e delle raccomandazioni che il comitato ha recentemente inviato al Governo italiano per l effettiva messa in atto della stessa (vedi Rapporto Ombra Cedaw, 2011). La ricerca attraverso l analisi e la comparazione dei dati in oggetto si propone, attraverso un raffronto con i diversi contesti internazionali, di costruire un quadro di riferimento sull argomento e l elaborazione di buone prassi rispetto ai contesti di prevenzione della violenza contro le donne, con particolare attenzione all aspetto educativo e all impatto sui minori, analizzando i fenomeni dell emulazione e la precocizzazione dell età in cui si commettono i crimini di femicidio in Italia negli ultimi anni. BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE Sigmund Freud, Il disagio della civiltà e altri saggi, Torino, Bollati Boringhieri, 1971. David Cooper, La morte della famiglia. Il nucleo familiare nella società capitalistica, Einaudi, 1972. Elena Gianini Belotti, Prima le donne e i bambini, Rizzoli, Milano, 1983. Jacques Lacan, Ancora (Il Seminario, Libro XX, 1972-1973), Torino, Einaudi, 1983. Judith Butler, Gender Trouble. Feminism and the Subversion of Identity, New York-London, Routledge, 1990. 4
Slavoj Žižek, The Metastases of Enjoyment. Six Essays on Woman and Causality, London-New York, Verso, 1994. Capire la violenza sulle donne, a cura di Nancy A. Crowell, Ann W. Burgess, Edizioni Scientifiche Ma.Gi, Roma, 1999. Patrizia Romito, La violenza di genere su donne e minori: un introduzione, Franco Angeli, Milano, 2000. Felicity De Zulueta, Dal dolore alla violenza. Le origini traumatiche dell aggressività, Cortina, Milano, 1999. Marina Valcarenghi, L aggressività femminile, Bruno Mondadori, Milano, 2003. Georg Simmel, Filosofia e sociologia dei sessi, a cura di Gabriella Antinolfi, Napoli, Cronopio, 2004. Giuliana Ponzio, Crimini segreti: maltrattamento e violenza alle donne nella relazione di coppia, Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2004. Slavoj Žižek, Organs Without Bodies: Deleuze and Consequences, New York-London, Routledge, 2004. Sandra Filippini, Relazioni perverse. La violenza psicologica nella coppia, FrancoAngeli, Milano, 2005. Patrizia Romito, Un silenzio assordante. La violenza occultata su donne e minori, FrancoAngeli, Milano, 2005. La violenza domestica. Testimonianze, interventi, riflessioni, a cura di Merete Amann Gainotti, Susanna Pallini, Edizioni Scientifiche Ma.Gi, Roma, 2008. Barbara Spinelli, Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale, FrancoAngeli, Milano, 2008. Working Together to Tackle Domestic Violence, in Multi Agency Working in Criminal Justice, edited by Aaron Pycroft, Dennis Gough, Policy Press, Bristol, 2010. Femicidio. Corredo culturale. Dati e riflessioni intorno ai delitti per violenza di genere. Anno 2011, a cura di Cristina Karadole, Anna Pramstrahler, Centro Stampa della Regione Emilia-Romagna, Bologna, 2012. RAPPORTI ISTAT A. Rosina, L.L. Sabbadini (a cura di), Diventare padri in Italia. Fecondità e figli secondo un approccio di genere, Roma, Istat, 2006. Istat, I tempi della vita quotidiana. Un approccio multidisciplinare all analisi dell uso del tempo, Roma, Istat, 2008. Istat, Conciliare lavoro e famiglia: una sfida quotidiana, Roma, Istat, 2008. S. Orsini (a cura di), La vita quotidiana nel 2008, Roma, Istat, 2009. Istat, Rilevazione sulle forze lavoro, http://www.istat.it/it/archivio/27135, 2011. M.C. Romano, L. Mencarini, M.L. Tanturri (a cura di), Uso del tempo e ruoli di genere. Tra lavoro e famiglia nel ciclo di vita, Roma, Istat, 2012. Istat, Rapporto annuale. La situazione del Paese nel 2011, Roma, Istat, 2012. 5
RAPPORTI E CONVENZIONI Convenzione del Consiglio d Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, 2011. Rapporto ombra sull attuazione della Cedaw in Italia, 2011, disponibile sul sito: http://files.giuristidemocratici.it/giuristi/zfiles/ggdd_20110708082248.pdf Programma Europeo Daphne, Incrementare le capacità di valutazione del rischio e la gestione della sicurezza nella protezione delle vittime ad alto rischio. Manuale formativo, (Protect II: Capacity Building in Risk Assessment and Safety Management to Protect High Risk Victims), edited by WAVE-Women Against Violence Europe, Vienna, 2012. Ricerca Europea Daphne III. Il danno indiretto provocato sui bambini che hanno assistito alla violenza contro le loro madri. Studio dei processi di vittimizzazione del bambino e di rivittimizzazione della madre a causa dell esposizione del figlio alla violenza contro di lei, 2012. Rashida Manjoo, Report of the Special Rapporteur on violence against women, its causes and consequences, 15/06/2012, disponibile sul sito: http://www.ohchr.org/. 6