Parte sesta La nascita della fotografia Fig. 88 Louis Daguerre, Boulevard di Temple, dagherrotipo del 1838
1. Louis-Jacques-Mandé Daguerre D'aujourd'hui, la peinture est morte Paul Delaroche, 1839 (a proposito di un dagherrotipo) [ ] indipendentemente l uno dall altro numerosi uomini perseguivano lo stesso fine: fissare quelle immagini della camera oscura, che al minimo erano note fin dall epoca di Leonardo. Walter Banjamin, L opera d arte nell epoca della sua riproducibilità tecnica Prima di prendere in esame la nascita del cinema e il rapporto tra musica e cinema in Francia, vorrei fare anche un richiamo all apporto di Louis Daguerre, di Félix Gaspard Tournachon e di suo figlio Paul, più noti come i Nadar. Louis-Jacques-Mandé Daguerre nacque nel 1787 a Cormeilles-en-Paris. Artista, chimico e fisico, aveva iniziato a lavorare come disegnatore, pittore, decoratore e scenografo; fu allievo di Pierre Prévost, il maestro cui è attribuita la prima rappresentazione di panorami. Daguerre collaborabò agli allestimenti teatrali dell Opéra de Paris; inventò il diorama, una specie di fondale dipinto tramite l ausilio della camera oscura, su cui si proiettavano luci e colori di diversa intensità, così da ottenere effetti molto speciali e suggestivi. Per cercare di fissare l immagine ottenuta per mezzo della camera oscura, dal 1824, comincia a sperimentare soluzioni tecniche che riuscirà a migliorare continuamente e a puntualizzare verso il 1835, dopo la scomparsa di Joseph Niépce con il quale era in corrispondenza. È la nascita della daguerreotypie 1. Lo scienziato François Arago la fece conoscere pubblicamente nel 1839 durante due conferenze, aperte al pubblico, tenute presso l Académie des Beaux Arts. Il Governo francese offrì una pensione a vita a Louis Daguerre e al figlio di Niépce, in cambio della circolazione libera per tutti della nuova invenzione. La novità tecnica del procedimento individuato con la dagherrotipia superava i problemi di veloce sparizione dell immagine una volta che questa era alla luce, sparizione che avveniva abitualmente con altre tecniche di riproduzione fotografica, Daguerre riuscì a fissare in modo definitivo le immagini attraverso un procedimento esclusivamente positivo e che non consente ulteriori riproduzioni rapide. Il dagherrotipo è costituito di una placca, per lo più in cuoio, ricoperta di uno strato d argento e sensibilizzata alla luce esponendola a vapori di iodio i quali, combinandosi con l argento, producono l ioduro d argento fotosensibile. Esponendola alla luce per venti o trenta minuti, la placca registra un immagine invisibile (l image latente ). Lo sviluppo dell immagine è effettuato collocando la placca esposta in un recipiente di mercurio leggermente riscaldato (75 C). Il vapore di mercurio, condensandosi sulla placca e combinandosi all ioduro d argento, forma un amalgama solamente nei punti in cui la luce ha agito in modo proporzionale all intensità di questa. L immagine che viene così prodotta risulta debole e può essere innalzata riscaldando la placca, il che determina l evaporazione del mercurio dall amalgama. Per rendere permanente l immagine è poi necessario fissarla per mezzo dell immersione della placca in una soluzione d iposolfito di sodio, la cui azione fu scoperta piuttosto presto da Daguerre e Niépce. Questo metodo, se permetteva di fissare l immagine, non consentiva tuttavia di evitare che essa ad ogni piccolo contatto potesse risultare di un estrema fragilità. Il dagherrotipo fu utilizzato per una decina d anni, superato poi da altre tecniche di riproduzione fotografica come l ambrotype, la ferrotype, la 1 Si può vedere, tra le varie pubblicazioni, I. Zannier, Piccola storia del dagherrotipo nel vol. I dagherrotipi della collezione Ruskin, Venezia, Arsenale Editrice, 1986, pp.29-33.
photographie à l albumine (fotografia all albumina) 2. La diffusione della dagherrotipia fu rapida ma rapido anche il suo declino per più motivi, e ciò a causa della complessità del suo procedimento lungo di lavorazione, dei lunghi tempi di posa dei soggetti. Inoltre, in assenza dei negativi, non vi era alcuna possibilità di riprodurre più copie delle immagini. Il vantaggio del dagherrotipo consisteva, invece, nella possibilità di poter durare di più nel tempo delle fotografie su pellicola: praticamente per sempre, se opportunamente conservato. Ad esercitare il mestiere furono pittori, ottici e anche mercanti che cercavano di imporsi sul mercato per mezzo di ricercate insegne degli ateliers e annunci pubblicitari nei quali si proponevano ritratti a domicilio, spesso nel giardino delle abitazioni dei clienti, oppure vedute di paesaggi. Dal punto di vista sociale possiamo cogliere nella diffusione dei dagherrotipi il desiderio della borghesia di metà Ottocento, una classe in ascesa e desiderosa di potersi riconoscere in una forma di riproduzione che potesse conferirle una efficace visibilità. Gli ateliers potevano essere arredati con sontuosi tendaggi, strumenti musicali, libri per ritrarre il committente nel contesto desiderato. Il tetto di questi studi, inoltre, poteva esser costruito in vetro, al fine di realizzare dagherrotipi alla luce del sole. Il costo dei dagherrotipi poteva essere ulteriormente più elevato quando si iniziò a colorarli per mezzo di tinte su metallo; la loro dimensione poteva variare ma la maggiormente utilizzata era la placca di 10x8 cm. Nel tempo furono apportati vari miglioramenti alla tecnica inventata da Daguerre, grazie ai contributi di Noël Paymal, Hippolyte Fizeau, Marc Antoine Gaudin, Choiselat e Ratel: la lunghezza dei tempi di posa venne ridotta, la riproduzione dei dettagli perfezionata. Per dare risalto alla loro attività, gli ateliers potevano anche realizzare delle pubblicazioni contenenti i loro dagherrotipi. Tra i rapprentanti di questa tecnica attivi a Parigi vengono ricordati Charles Chevalier, Sabatier-Blot, Legros e Vallat, l atelier Frasari. Oggigiorno i dagherrotipi dell Ottocento sono preziosi e costituiscono un importante testimonianza dell epoca in vari paesi ma, in particolare, in Francia.. Il nome di Louis Daguerre è inscritto sul lato La Bourdonnais, collocato nella lista dei settantadue nomi scritti sulla Tour Eiffel, simbolo per eccellenza di Parigi. 2 Con l ambrotype l immagine positiva veniva riprodotta su vetro, con un fondo nero; con la tecnica detta ferrotype l immagine si riproduceva sopra lo stagno trattato chimicamente; con la tecnica della riproduzione fotografica all albumina, la fotografia su carta viene prodotta dai grandi negativi di vetro.
.. Fig. 89 Louis Daguerre
2. I Nadar: Gaspard-Félix Tournachon e il figlio Paul [ ] non esiste la fotografia artistica. Nella fotografia esistono, come in tutte le cose, persone che sanno vedere e altre che non sanno nemmeno guardare. Nadar Gaspard-Félix Tournachon proveniva da una famiglia originaria di Lione ed era nato a Parigi nel 1820. Compì gli studi al Liceo Condorcet, dove aveva studiato anche Marcel Proust. Dal 1841 più noto semplicemente come Nadar, fu il fotografo più noto dell aristocrazia e della borghesia parigina della seconda metà dell Ottocento e del primo Novecento. Un ritrattista di grande valore, Gaspard-Félix, soprattutto per il ritratto e scrittore appassionato di volo. Il figlio Paul era invece più interessato ai paesaggi che al ritratto. Tra le innovazioni apportate dai Nadar nel mondo della fotografia vanno ricordate senz altro la fotografia aerea, l utilizzo della luce artificiale e un particolare sistema di proiezione per animazione di immagini. Inoltre essi furono probabilmente i primi a realizzare una foto-intervista: il loro soggetto fu il chimico e teorico del colore Michel-Eugène Chevreul, allora di ben 101 anni d età. In giovinezza aveva iniziato come articolista per giornali e caricaturista per riviste satiriche parigine come Le Charivari, Le Revue comique e Le Petit journal pour rire. Appassionatosi alla fotografia 3, che apprese attraverso i fotografi Bertsch e Arnaud, poco dopo, aprirà il suo atelier in casa. Le sue prime foto sono del 1853; due anni dopo, una raccolta di suoi ritratti fotografici di alcune delle personalità più celebri dell epoca apparirà con il titolo di Pantheon Nadar. Nel 1859 Nadar dà alle stampe Le Miroir aux Alouettes (Lo specchio delle allodole). L amicizia con il celebre scrittore Jules Verne lo porterà a fondare una società per la navigazione aerea, facendosi costruire un pallone aerostatico di enormi dimensioni: Le Géant (Il Gigante). Sarà proprio a Nadar che penserà Jules Verne con il personaggio di Michel Ardan (il cognome Ardan è l anagramma di Nadar) nel romanzo di fantascienza De la Terre à la Lune, trajet direct en 97 heures 20 minutes (Dalla Terra alla Luna), del 1865. Quanto al pallone aerostatico, lo ritroviamo in Cinq semaines en ballon (Cinque settimane in pallone), altro racconto fantastico dello scrittore francese. Durante il secondo volo effettuato in Germania con Le Géant, Nadar rischiò la vita. Del 1866 è il suo rilevamento topografico di Parigi. L anno dopo, alla morte di Charles Baudelaire è lo stesso Nadar a scrivere il necrologio del grande poeta e critico d arte. Nel 1868 realizza alcune foto dall aerostato: realizza così la celebre serie di vedute del quartiere dell Étoile. Fu sua l idea di utilizzare un pallone aerostatico durante l assedio di Parigi del 1870 per poter controllare gli appostamenti dell esercito prussiano e consentire alla città di Parigi di rimanere in comunicazione con il mondo. Inizialmente Nadar si dedicò soprattutto ai ritratti, e da eccezionale caricaturista quale era, esercitato e capace di cogliere l essenza della persona e la sua natura psicologica, fotografa amici, artisti, attori, letterati tra cui Victor Hugo, Charles Baudelaire, Gioacchino Rossini, Jules Michelet, Gérard de Nerval, Alphonse Daudet, Édouard Manet, Georges Sand, Auguste Rodin, Giuseppe Verdi, Sarah Bernhardt per citarne solo alcuni. Conversando con le persone che ritrae, le fa sentire a loro agio, fino a realizzarne scatti di grande spontaneità. Nadar 3 In realtà, Nadar per poter aiutare il fratello Adrien ad affrontare una situazione economica precaria lo aveva spinto a frequentare la scuola di Gustave Le Gray, il fotografo che allora andava per la maggiore a Parigi. Poi fu lui stesso ad orientarsi decisamente verso la professione che poteva aprire prospettive di lavoro. I due fratelli verranno premiati all Esposizione Universale di Parigi del 1855 per alcuni ritratti del famoso mimo Charles Debureau. Nadar fece alcune fotografie di Debureau, riprodotte nel vol. Nadar. L arte del ritratto, Milano, Abscondita, 2010, con uno scritto di M. Vallora (fig.133-147). Vedi la Nota biografica di pp. 249-259 per una sintetica esposizione delle vicende essenziali ed un profilo del celebre fotografo francese.
mette in scena i propri personaggi senza i fondali e quegli accessori che tanto erano usati all'epoca, e che inizierà ad utilizzare timidamente solo dopo il 1865, quando la sua attività di fotograforitrattista assume livelli industriali. I soggetti di cui Nadar doveva fare il ritratto fotografico, posavano di solito in piedi, di tre quarti, sullo sfondo una semplice tela di colore neutro e liscia; per ottenere suggestive sfumature faceva impiego di luce elettrica, modulandola con la luce naturale: tutto ciò per cogliere al meglio la personalità. Lo studio fotografico che egli aprì in Boulevard des Capucines diventerà un famoso punto d incontro per gli artisti e intellettuali dell epoca e fu adibito anche ad importanti manifestazioni artistiche, musicali e culturali più in generale. Il successivo studio di Rue d Anjou St. Honoré verrà invece gestito dalla moglie e dal figlio Paul dal 1872. Fu nell atelier di Boulevard des Capucines che Nadar organizzerà la prima esposizione di opere degli Impressionisti con opere, tra gli altri, di Monet, Degas, Renoir, Sisley, Pissarro, Cézanne, Boudin. Nel 1900 pubblicherà Quand j étais photographe, un volume di scritti eterogenei, nel quale sviluppa alcune idee sul significato della fotografia. Egli la riteneva una scoperta meravigliosa, un arte che poteva aguzzare gli spiriti più sagaci. Era convinto che la fotografia si potesse imparare in un ora, le prime lezioni pratiche in un giorno. Ma il senso della luce, la valutazione artistica degli effetti prodotti dalle luci diverse e combinate tutto ciò non poteva essere appreso. E, ancor meno, l intelligenza morale del soggetto, quella che chiamava l intuizione in grado di mettersi in comunicazione col modello, te lo fa giudicare, ti guida verso le sue abitudini, le sue idee, il suo carattere e ti permette di ottenere non già, banalmente e a caso, una riproduzione plastica qualsiasi, bensì la somiglianza più favorevole, la somiglianza intima. Si coglie, in queste parole, che oltre alla maestria tecnica, vi era in lui una non comune sensibilità per la psicologia delle persone di cui avrebbe dovuto realizzare il ritratto, sforzandosi di ottenere nella riproduzione fotografica il massimo di fedeltà all idea che dei soggetti egli si era potuto fare anche parlando con loro, per coglierne i tratti più significativi del loro carattere e fissarlo così al meglio. Ed è impossibile non ritrovare nel celebre ritratto di Charles Baudelaire o di Gioacchino Rossini, per fare due soli esempi emblematici che abbiamo riprodotto, le diversissime personalità di quei due straordinari artisti. Fig. 90 Ritratto fotografico di Félix Nadar
Fig. 91 Félix Nadar nel suo aerostato
Fig. 92 Lo scrittore Jules Vernes in una fotografia di Félix Nadar, 1878 ca. Fig. 93 Gioacchino Rossini in una fotografia di Félix Nadar del 1856
Il figlio di Gaspard-Félix, Paul, nel 1890 intraprese un viaggio che lo portò ad una esposizione mondiale Tashkent il cui titolo era From Turkey to Turkistan, 1890. Il suo reportage fotografico è uno dei primi mai effettuati. Le sue 1.200 fotografie scattate in due mesi nel corso del lungo viaggio condotto attraversando la Turchia, il Mar Nero, il Caucaso, il Turkistan e l Uzbekistan hanno fissato magistralmente immagini suggestive dei deserti visti, delle moschee islamiche, di bazaars e mercati affollati di gente. Paul Nadar fu, dal 1893, il rappresentante ufficiale della ditta americana Kodak. Tra le storiche fotografie dell atelier dei Nadar figurano anche quelle di Marcel Proust a 14, 16 e vent anni, della sua famiglia (della madre, del padre, del fratello Robert, dei nonni materni e dello zio Georges Weil, fratello della madre dello scrittore), nonché di alcuni amici, come Reynaldo Hahn e di Alfred Agostinelli (l autista di Proust che entrerà nella Recherche nella figura di Albertine). Fig. 94 Fotografia di Paul Nadar, 1888
Fig. 95 Victor Hugo, fotografia di Nadar, 1870
Fig. 96 Marcel Proust a vent anni, nel 1892, in una fotografia di Paul Nadar
Fig. 97 Paul Nadar, fotografia dell attrice Sarah Bernhardt