LA GRANDE SPECULAZIONE OVVERO IL GRANDE IMBROGLIO DELLO SPREAD Intervista a Leonardo Becchetti



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Transcript:

LA GRANDE SPECULAZIONE OVVERO IL GRANDE IMBROGLIO DELLO SPREAD Intervista a Leonardo Becchetti 9/10 a cura del Gruppo Parlamentare della Camera dei Deputati Il Popolo della Libertà Berlusconi Presidente Interviste a cura di Alessandro Banfi, direttore di TgCom24

2 Partiamo dall inizio. Proviamo a dare una definizione di questo oggetto misterioso che ha condizionato le nostre vite negli ultimi due tumultuosi anni. Che cos è lo spread? Lo spread è la differenza di rendimento tra titoli italiani e titoli tedeschi. Cioè la differenza di rendimento che chi compra questi titoli vuole per compensare il fatto che i titoli italiani sono più rischiosi; Quindi c è un rischio fallimento maggiore, e quindi a fronte di questo gli investitori vogliono essere compensati con un rendimento più alto. Lo spread quindi misura il differenziale di rischio tra i due paesi.

3 A che cos è dovuto questo spread secondo lei? La variazione dello spread è dovuta all andamento della situazione politica dei due paesi però ha avuto molto spazio anche la speculazione. C è stato un periodo di bonaccia lunghissimo subito dopo l unione monetaria, quando lo spread praticamente non esisteva. Cioè il mercato non considerava diversamente rischiosi i titoli italiani e i titoli tedeschi; Dopodiché il mercato ha iniziato invece a considerare rischiosi questi titoli, a speculare, perché ha visto che poteva esserci in prospettiva una fine dell Euro (quindi una separazione tra paesi del Nord e del Sud dell Euro).

4 Questo è successo anche perché le promesse successive all inizio dell euro, che erano quelle di una sempre maggiore integrazione tra le due aree, non si sono realizzate. Anzi, le due aree hanno iniziato a divergere; Questa forte speculazione, che, lo sappiamo, è arrivata a livelli di 500/600 punti, si è all improvviso arrestata, l altalena è andata nella direzione completamente opposta quando questa estate ha fatto quel suo famoso discorso.

5 Perché Draghi ferma lo spread? Intanto perché lo spread era andato molto in alto e a quel punto veramente il rischio era quello di far saltare l Euro. Ma Draghi in quel momento ha detto che la Banca Centrale Europea si sarebbe opposta con tutte le forze possibili a questa possibilità e ha detto in maniera molto efficace, anche comunicativamente: siate sicuri che quello che faremo sarà abbastanza.

6 In effetti, facendo capire che la banca centrale, che oggi è l istituzione che oggi ha il potere più importante, che è quello di creare moneta, l atto creativo più importante in senso economico, avrebbe usato tutto questo potere per bloccare la speculazione; A quel punto gli speculatori hanno fatto due conti, hanno visto che la direzione di marcia nell altro senso era molto ampia e quindi hanno detto: meglio mettersi nella direzione del vento insieme alla Banca centrale. Uniamo le forze. E in quel modo hanno iniziato a guadagnare nell altra direzione.

7 Fondamentalmente quello che la speculazione vuole è, se il valore fondamentale di una cosa è 100, vuole creare prima un trend da una parte e poi dall altra. Perché è sui trend che si guadagna. Da 100 a 150 e da 150 a 100.

8 Tutto nasce però dall idea di speculare sui PIIGS. Sembra, dal punto di vista della ricostruzione giornalistica, che tutto nasce da una cena che Soros e altri grandi finanzieri fanno a febbraio 2010 a New York che scoprono, dopo la prima crisi greca (dicembre 2009), che c è questo punto debole: l Euro può essere attaccato. Nasce da un concetto di speculazione globale sull Europa. Senz altro. Diciamo che sempre quando c è un attacco speculativo c è una debolezza su cui lavorare.

9 Una debolezza di economia reale, di passo diverso tra le due economie. In un certo senso prima dell euro la differente velocità ed efficienza di Nord e Sud d Europa era compensata dal tasso di cambio; Il tasso di cambio era la valvola di sfogo che consentiva ai paesi meno efficienti di recuperare con una svalutazione e quindi con un aumento della competitività delle proprie merci.

10 Chiaro che poi la svalutazione aveva dei costi perché voleva dire inflazione importata, però comunque il cambio era la valvola di sfogo, in fondo è stata la valvola di sfogo anche in questa crisi per i paesi dell est Europa. Che hanno retto. Penso alla Polonia che ha svalutato del 25% lo zloty e non ha mai avuto il segno meno in tutta la crisi finanziaria; La scommessa dell Euro era invece quella di dire attraverso l Euro noi creiamo un processo di convergenza per cui questa è un area ottimale, o lo diventerà, un area dove piano piano l efficienza, la capacità delle economie, si avvicineranno sempre di più, dove le persone migreranno da un Paese all altro e questo creerà un area unica omogenea.

11 Tutto questo non è accaduto in questi anni. Con colpe da una parte e dall altra. Anche noi non siamo stati bravi a prendere l occasione dell Euro come una chance per migliorare la nostra competitività e quindi le divergenze sono aumentate; Anche perché i tedeschi hanno potuto avere il vantaggio, che non avevano prima, di vendere allo stesso rapporto di cambio con i Paesi del Sud, quindi non hanno dovuto competere con un cambio che si svalutava come la lira. E tutto questo ha aumentato le distanze e siamo arrivati al punto di oggi.

12 La tempesta sullo spread provoca una crisi evidente nell eurozona. A questa crisi si risponde però primariamente con delle politiche di austerità, di rigore, soprattutto fiscali. Questa ricetta oggi è un po messa in dubbio da tanti. Soprattutto da chi non ci aspetteremmo, come ad esempio, il Fondo monetario internazionale, che grazie al famoso studio di Blanchard sui moltiplicatori ha detto: guardate che quello che avete fatto, dal punto di vista del prelievo fiscale, ha avuto effetti tre volte maggiori a quelli che ci aspettavamo.

13 Questo è stato un punto di svolta molto importante. Perché per un po si è creduto all idea dei sostenitori del rigore: il rigore di per sé può produrre effetti espansivi, quella teoria che Krugman chiamava la pazza fiducia : basta il rigore per avere la fiducia dei mercati e questa farà ripartire l economia; Purtroppo questa idea si basa su dei modelli che hanno delle assunzioni che non reggono, perché in questi modelli si ipotizza che la gente, vedendo che lo Stato rimette a posto il bilancio, anticipi che in futuro ci saranno minori tasse e già oggi comincia a consumare di più.

14 Ora, questo funziona con persone con il nostro livello di cultura. Ma anche tenendo conto della mancanza di accesso al credito che c è, questa cosa non ha senso; Cioè non è vero che la signora che va a fare la spesa al mercato e non si trova più i soldi in tasca per il rigore fiscale consuma di più perché anticipa che dopo avrà meno tasse; Prima di tutto non avrebbe nemmeno la possibilità di accedere al credito, prendere a prestito e fare questo, sappiamo anche che uno dei problemi della crisi è la difficoltà di accesso al credito.

15 Quindi questo modello non regge e la cosa interessante è: finalmente il Fondo monetario arriva con un paper molto interessante. Quando ci dice che il moltiplicatore fiscale è maggiore di uno significa che quando facciamo una stretta, abbiamo degli effetti recessivi più che proporzionali; Quindi qualcosa che aggrava la situazione economica invece che migliorarla. Questo non vuol dire ovviamente che non dobbiamo mettere a posto i conti, ma vuol dire più precisamente che, mettendo a posto i conti, per il fatto stesso di mettere a posto i conti, non possiamo pensare di produrre un effetto positivo sul Pil e sulla crescita del Paese.

16 Quindi, in altre parole, dovendo sistemare i conti dello stato, la ricetta giusta non è quella o solo quella di aumentare la pressione fiscale, anche perché è arrivata a un livello insostenibile, ma tagliare la spesa pubblica? La ricetta giusta è quella di sistemare i conti dello stato, riducendo però le tasse. Quello che tutti vorrebbero fare. Come si fa a ridurre le tasse? Una strada è quella di rendere la spesa più efficiente, quindi tagliare alcuni voci di spesa; Per esempio i costi standard che eliminano i differenziali di costo sugli stessi prodotti nelle diverse regioni nella pubblica amministrazione.

17 Un altra possibilità è quella di accedere al tesoretto dell evasione, azzerando il differenziale di evasione tra Italia e altri Paesi, ma vincolandosi fin d ora con i nostri cittadini a usare questi soldi in più per ridurre le tasse; Ho fatto il conto e ci sarebbe lo spazio per un venti, trenta per cento se eliminassimo l evasione ( pagare meno, pagare tutti ). Quindi ci sono tutta una serie di strade. C è tutto il problema dei paradisi fiscali (alcuni paesi stanno intervenendo su questo), tutte le trattative con la Svizzera.

18 Insomma, ci sono delle fonti di entrata. C è l idea della dismissione del patrimonio pubblico, che ha le sue criticità. Però la questione fondamentale e tecnica è: non pensiamo che il rigore di per sé faccia ripartire il Paese; Bisogna affiancare il rigore, la rimessa a posto dei conti pubblici con qualcosa che faccia tornare i soldi nelle tasche dei cittadini perché quello può far ripartire il Paese.

19 Dal punto di vista delle grandi tendenze della macroeconomia sia il Giappone che gli Stati Uniti hanno preso strade diverse per combattere la crisi dalla nostra (del rigore). Hanno stampato moneta, hanno portato avanti politiche a favore della casa, dell infrastruttura, dell industria. Carlo De Benedetti sul Sole 24 Ore ha scritto, in sintesi: quanto potrà andare avanti l Europa in un mondo globalizzato in cui Giappone e Usa vanno da una parte e noi con la Merkel che andiamo da un altra?

20 Ho scherzato su Twitter dicendo che noi facciamo il Fiscal Compact e quindi l anno prossimo dovremmo avere 50 miliardi in più di tagli per ridurre il debito e il Giappone con il debito al 236% del Pil lancia una sfida aggressiva aumentando la spesa pubblica per far ripartire il Paese. O siamo matti noi o sono matti loro? Chiaramente sono due politiche completamente diverse. Ci troviamo a competere con Paesi molto aggressivi: il Giappone ha anche esplicitamente detto che manipolerà il tasso di cambio, per svalutarlo per aumentare la competitività delle proprie merci.

21 Gli Stati Uniti con lungimiranza hanno detto che la Banca Centrale deve occuparsi non solo dell inflazione della moneta, ma deve porsi direttamente un obiettivo di target di disoccupazione; L obiettivo cioè di non farla andare sopra il 6,5%. Allora a me sembra come fare la gara contro dei fuoristrada con i motori truccati e noi siamo su un pulmino di 27 e non siamo neanche al volante. Questo pulmino è un po antico.

22 Una grossa battaglia della nostra classe politica potrebbe essere quella di lavorare a livello comunitario per migliorare l approccio macro europeo. Che non deve diventare rischioso come il Giappone, dove un giorno potrebbe saltare il banco, ma deve sicuramente evolvere rispetto a quello che è adesso; Quindi scorporare gli investimenti infrastrutturali dal controllo del bilancio, cioè il problema di una politica monetaria moderna, espansiva, che si ponga l obiettivo del bene comune delle persone. Quindi perché no anche la disoccupazione.

23 Secondo lei la strada giusta sarebbe per i Paesi europei anche la rinegoziazione dello stesso Fiscal Compact? Io di questo sono assolutamente convinto. Oggi siamo in periodo elettorale e quindi non si può dire, ma è evidente che il Fiscal Compact con la pistola puntata degli speculatori e per convincerli abbiamo ecceduto nel voler dare un segnale di rigore.

24 Ma il Fiscal Compact vuol dire che il prossimo anno un paese come l Italia deve trovare 50 miliardi di euro di tagli. E questo con un Paese che cresce (previsioni dell anno prossimo) del - 1%, vuol dire che ci possiamo arrivare solo facendo inflazione, oppure rinegoziarlo; È evidente che, a mio avviso, per il bene dell Europa e per creare meccanismi espansivi, il Fiscal Compact è una camicia di forza un po troppo rigida per il Paese.

25 Quanto è costato davvero lo spread. Su questo c è un aspra polemica tra Monti e Brunetta, perché Mario Monti ha scritto che il calo dello spread ha fruttato 200 miliardi. Poi se l è un po rimangiato. Ma Brunetta l ha comunque criticato perché ha fatto un calcolo e ha detto: la spesa pubblica italiana è di 800 miliardi circa all anno, il massimo che lo spread può avere come difficoltà di vendere i titoli all asta è di 6/7 miliardi al massimo. Come faceva l Italia a essere sul baratro per lo spread?

26 L Italia era sul baratro perché non dobbiamo calcolare il costo dello spread solamente come differenza tra 500 e 200 o 100, ma dobbiamo pensare che era una situazione dinamica che se peggiorava ancora poteva esplodere e arrivare alla soglia del default. Le cose possono peggiorare in modo molto veloce sui mercati finanziari; Se dobbiamo invece calcolare a bocce ferme il costo dello spread allora le cifre non sono così grosse. Perché il nostro debito pubblico è di 2.000 miliardi e noi stiamo parlando di due o tre punti di tassi di interesse su 2.000 miliardi, quindi sono 80 miliardi.

27 Ma visto che il debito viene rinegoziato nell arco di sette anni e siamo a un settimo (considerando un anno di crisi) di quei 70 miliardi (non erano 80?). Quindi, vedendo il periodo storico in cui siamo stati in crisi il costo è stato di qualche miliardo o di una decina di miliardi; Ma il problema, ripeto, è che non possiamo guardare le cose a bocce ferme. In quel momento bisognava fare qualcosa per fermare quell emorragia e quel rischio che le cose sarebbero andate ancora peggio. Con quella situazione e con quei mercati.

28 Come fare a proteggersi per non essere più vittime della speculazione? Da domattina Bisogna togliere una cosa seria come il debito pubblico dai denti della speculazione, quindi lo scudo anti-spread. Noi ne siamo usciti, non ce lo dimentichiamo, perché Draghi ha detto che sarebbe intervenuto e perché ha messo in moto un meccanismo che teoricamente scinde il tasso di interesse, che si può determinare per il pagamento del debito pubblico, dai venti della speculazione; Quindi c è questa possibilità di separare in momenti di crisi, quando gli stati lo chiedono, il tasso sul debito da eventi speculativi.

29 Questo stesso principio è fondamentale perché ha fatto capire agli speculatori che i governi e le banche centrali avevano l intenzione molto decisa e forte di mettere al riparo una cosa così delicata, così importante e fragile per il bene di tutti come il debito pubblico e il welfare, dai venti della speculazione; Quindi, la questione fondamentale è stato questa, non possiamo affidarci solo del mercato, che non è in grado di autoregolarsi su una cosa così delicata come il debito pubblico. Io scherzo, ma è come dire che nella circolazione stradale dobbiamo abolire i semafori e lasciare andare tutti il più veloce possibile perché tanto gli automobilisti si autoregolano. Non è così perché possono succedere tante cose. Quello che può succedere nella finanza è ancora più grave.

30 Lei parla di un tema di fondo a cui tiene tantissimo: la riforma della finanza. Lei in pratica dice che questa crisi, iniziata dal 2008 che si è propagata in Europa ed è durata 5 anni in America deve essere l occasione per fare una seria riforma della finanza. Esattamente, in un altra metafora ho detto che è come se noi avessimo un tubo che perde e che ha fatto allagare i piani inferiori. Invece di discutere il problema a monte litighiamo solo su chi deve passare lo straccio e chi deve pagare.

31 Dobbiamo riparare quella perdita. Che significa 3 o 4 regole fondamentali da cambiare, su cui tra l altro oggi c è consenso. Grandi istituzioni varie (vickers e likanen) hanno detto chiaramente qual è il problema: serve una separazione tra banche commerciali e banche d affari; Il caso Mps ce lo dimostra. Quando io metto dei soldi in una banca commerciale ci deve essere un divieto per quella banca di fare trading in proprio, di fare cioè attività speculativa che mette a rischio i soldi dei clienti e che poi consente alla banca di andare dalla Banca Centrale a chiedere il pagamento.

32 In un certo senso i depositanti sono gli scudi umani di queste banche conglomerate che fanno sia trading in proprio sia attività di deposito; Separando le due cose: Innanzitutto è una questione di trasparenza. Io metto i soldi in una banca tranquilla e so che i miei soldi sono tranquilli. Se voglio rischiare, voglio giocare, vado in un hedge found, vado al casinò. E so che mettendo i soldi lì se il casinò fallisce o l hedge found fallisce sono fallito anch io. Nessuno rimborserà i soldi, nessuno salderà quell istituzione. Questo è il punto fondamentale.

33 Scindere le due cose. Se chi ha comprato il derivato Alexandria fosse stato un hedge found e non una banca che aveva anche dei depositi non ci sarebbe stato il problema del salvataggio dei Monti Bond e dei Tremonti Bond. Questo è il punto fondamentale; Separare questi due mondi. E poi ci sono anche tutta una serie di regole, di controllo e di limiti nell uso dei derivati per funzioni di copertura, di trasparenze, di regolamentazione di tutti i titoli più complessi. Che secondo me sono le funzioni fondamentali su cui dobbiamo lavorare.