Sangue da staminali della pelle "Una svolta per le trasfusioni" Ricerca canadese su Nature: create cellule adulte del sangue a partire da fibroblasti, senza passare dallo stadio intermedio di pluripotenti. Gli studi clinici sull'uomo potrebbero partire già dal 2012 cellule umane. ROMA - Creare sangue umano a partire dalle cellule della pelle: c'è riuscita un'équipe di scienziati canadesi specializzati nella ricerca sulle staminali, aprendo un nuovo capitolo promettente nella cura di alcune malattie, primo fra tutti il cancro. E' la prima volta, infatti, che un tipo di cellule umane mature viene convertito in un altro, senza passare dallo stadio intermedio di staminali pluripotenti in grado di differenziarsi in altri tipi di Il nuovo metodo, descritto su Nature dai ricercatori guidati da Mick Bhatia, dell'istituto McMaster di ricerca sulle cellule staminali e sul cancro della Scuola di Medicina Michael G. DeGroote a Hamilton, nell'ontario, utilizza cellule della pelle di una persona adulta - fibroblasti - per trasformarle in cellule del sangue con la stessa firma genetica, senza ricorrere alle staminali embrionali. Oltre ad evitare un terreno eticamente controverso, questo nuovo metodo permette, secondo i ricercatori, anche di semplificare l'intero processo e di evitare il rischio che le cellule possano sviluppare forme tumorali. E funziona: gli scienziati sono riusciti a creare sia cellule progenitrici del sangue - le cellule madre che si moltiplicano per dare vita alle altre cellule - che cellule del sangue mature. Entrambi i tipi potrebbero rivelarsi molto utili nella cura di diverse malattie e portare ad una svolta rivoluzionaria per le trasfusioni, necessarie per chi ad esempio ha subito un intervento chirurgico, o sta effettuando una cura antitumorale: in un futuro non lontano si potrebbero quindi eseguire trasfusioni con sangue prodotto da campioni della propria pelle. Prima però bisogna assicurarsi della sicurezza di queste cellule ematiche nei primati e si prevedono sperimentazioni cliniche sull'uomo a partire dal 2012. La prospettiva di poter effettuare trasfusioni con sangue ottenuto dalla propria pelle ridurrebbe, ad esempio, la dipendenza dalle banche del sangue. Un altro vantaggio significativo potrebbe riguardare i pazienti in chemioterapia, che sarebbero in grado di sostenere trattamenti più lunghi senza le interruzioni comuni oggi per permettere al fisico di rigenerarsi. Era già stato possibile ottenere,in passato, sangue dalla pelle, usando però cellule staminali embrionali, ma il rischio di sviluppare tumori nelle cellule era sempre alle porte. Ora, dicono Bhatia e colleghi, l'ostacolo sembra aggirato. "Abbiamo dimostrato che questo funziona con la pelle umana. Sappiamo come funziona e credo si possa anche migliorare il processo", ha detto Bhatia. "Siamo al lavoro - ha aggiunto - per ricavare altri tipi di cellule dalle staminali della pelle". (08 novembre 2010)
BIOETICA Staminali, la Casa Bianca dopo lo stop "Sono ricerche scientifiche cruciali" L'amministrazione Usa risponde allo stop deciso dal giudice di Washington. "Riflettiamo sulle decisioni da prendere" WASHINGTON - La Casa Bianca ha detto oggi che le ricerche sulle cellule staminali sono "cruciali". Cposì l'amministrazione americana risponde alla sentenza con la quale, ieri, un giudice di Washington ha sospeso la ricerca sulle cellule staminali ricavate da embrioni residuo delle cliniche della fertilità. La sentenza ha sospeso le normative volute dal governo Obama, incluse quelle che prevedono lo stanziamento di fondi federali per la ricerca. "Il presidente Barack Obama ha detto in modo chiaro che si tratta di ricerche importanti, destinate a salvare vite umane", ha detto il vice-portavoce della Casa Bianca Bill Burton nel briefing quotidiano a Marthàs Vineyard (Massachusetts), l'isola dove il presidente si trova in vacanza. "Stiamo esaminando la decisione del giudice - ha aggiunto Burton nella prima reazione della Casa Bianca alla sentenza - stiamo passando in rassegna le opzioni disponibili". Sulla vicenda interviene anche il Vaticano, che accoglie con grande favore la decisione. "Era ciò che si attendeva da tempo - commenta monsignor Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia accademia per la vita -, la decisione è giusta per il fatto che l'embrione è un essere umano". In tal senso, per monsignor Sgreccia, "gli scienziati che si oppongono all'utilizzo di embrioni resido delle cliniche della fertilità per ricavare cellule hanno ragione, sia prima di tutto per una ragione etica, e poi perchè da questa strada non si è cavato nulla di buono". "Questa decisione - conclude il vescovo - è un bene, era ciò che aspettavamo dal presidente Barack Obama e dalle autorità politiche che, negli Stati Uniti, hanno capacità di intervento". (24 agosto 2010)
RICERCA Così le staminali "alimentano" il tumore Uno studio italiano pubblicato su Nature dimostra che queste cellule nel glioblastoma, che colpisce il cervello, sono in grado di costruire la rete di vasi sanguigni necessari per farlo crescere. Si aprono scenari terapeutici innovativi ROMA - Sono le cellule staminali l'arma segreta del glioblastoma, uno dei tumori più aggressivi che colpisce il cervello. Trasformandosi in cellule endoteliali, deputate normalmente alla formazione dei vasi sanguigni, sono infatti in grado di contribuire direttamente alla vascolarizzazione necessaria ad alimentare e far cresce il tumore. La scoperta, descritta su Nature, si deve a un gruppo di ricercatori italiani coordinati da Ruggero De Maria, direttore del dipartimento di Ematologia, Oncologia e Medicina molecolare dell'istituto superiore di sanità, insieme a Giulio Maira e Roberto Pallini del dipartimento di Neurochirurgia dell'università Cattolica di Roma e in collaborazione con centri di ricerca a Milano e Palermo. "Per la prima volta - ha spiegato De Maria - ci siamo accorti che un tumore invece di reclutare vasi sanguigni sani per nutrirsi, si crea da solo la propria rete di vasi usando cellule staminali tumorali". Già studi precedenti avevano ipotizzato che una popolazione di cellule staminali aberranti fosse responsabile di questo tipo di tumore, molto diffuso e temibile: lascia ben poche speranze ai pazienti perché non esistono terapie efficaci per contrastarlo. Ora questo studio - finanziato dall'associazione italiana per la ricerca sul cancro - dimostra che sono proprio le staminali a far crescere il tumore, generando direttamente nuovi vasi sanguigni: un nuovo meccanismo di angiogenesi, che potrebbe portare ad un approccio terapeutico importante anche per tipi di tumore diversi. Il meccanismo d'azione delle staminali tumorali è stato scoperto grazie all'analisi dei tessuti di circa quaranta pazienti affetti da glioblastoma multiforme, operati dall'équipe del professor Giulio Maira. I campioni sono stati confrontati con quelli normali per comprenderne caratteristiche e possibili bersagli terapeutici. E le prospettive aperte sono incoraggianti: i ricercatori hanno già in mente alcuni farmaci innovativi che potrebbero impedire la trasformazione di staminali malate in vasi sanguigni, e "già in meno
di due anni si potrebbe passare agli studi clinici, quindi all'applicazione di queste nuove terapie ai pazienti", dice Enrico Garaci, presidente dell'iss. "Allo studio delle alterazioni delle cellule staminali lavoriamo da anni - continua Garaci - e questa pubblicazione ci conferma l'esistenza delle cellule staminali tumorali su cui da tempo la comunità scientifica discute". E non è la sola buona notizia: secondo gli studiosi, infatti, ci sono già elementi che inducono a pensare che sia possibile applicare la scoperta ad altre neoplasie molto aggressive come alcuni casi di melanoma e neuroblastoma, che potrebbero adottare lo stesso meccanismo del glioblastoma. (21 novembre 2010) LA RICERCA Calvizie, speranze per la cura tutto dipende dalle staminali "dormienti" Uno studio sul Journal of Clinical Investigation svela il segreto dell'alopecia androgenetica, la forma più comune di perdita dei capelli. Dipende da un problema di attivazione delle cellule staminali presenti nei follicoli piliferi che, restando "spente", non riescono a fabbricare il capello ROMA - Svelato il segreto della calvizie. La colpa sarebbe tutta di un difetto nel funzionamento delle cellule del follicolo pilifero. In particolare, secondo uno studio americano pubblicato sul Journal of Clinical Investigation 1, in chi è affetto da alopecia androgenetica, ossia dalla forma più diffusa di calvizie, le cellule staminali dei follicoli sparsi sul capo, invece che essere operative, sono come spente, "addormentate". Secondo i ricercatori dell'università della Pennsylvania di Philadelphia, non è una questione di numeri, ma di attività: all'interno dei follicoli "inattivi" le cellule staminali non riescono a trasformarsi in cellule più mature, le cosiddette progenitrici. George Cotsarelis e colleghi per arrivare a queste conclusioni hanno analizzato i campioni di cuoio capelluto calvo e non calvo estratto da 54 uomini tra i 40 e 65 anni. Dal confronto è emerso che le cellule progenitrici sono risultate nettamente impoverite nei follicoli del cuoio capelluto calvo rispetto ai campioni di tessuto non calvo. I ricercatori hanno concluso che la calvizie deriva quindi da un problema a livello di attivazione delle cellule staminali, piuttosto che dal numero di staminali presenti nei follicoli. "Con nostra sorpresa - dice Cotsarelis - abbiamo capito che il numero di cellule staminali è lo stesso sia nel cuoio capelluto calvo che in altre zone, ma c'è invece una differenza nella consistenza di un tipo specifico di cellule, le progenitrici. Ciò vuol dire che esiste un problema di attivazione a livello di cellule staminali, quando si deve avviare la conversione in progenitrici nel cuoio capelluto calvo. Tuttavia, il fatto che ci sia un numero normale di cellule staminali anche nel cuoio capelluto calvo ci dà speranza che
sia possibile 'riattivarle' e individuare nuovi trattamenti contro l'alopecia". Cotsarelis già in passato ha pubblicato sulla rivista americana Nature Biotechnology un lavoro in cui dimostrava che le cellule staminali sono un potenziale antidoto alle calvizie. Il ricercatore le aveva trapiantate nei topi e su questi il pelo era ricresciuto folto. L'idea quindi, secondo lo studioso, potrebbe essere di trovare composti che risveglino l'attività delle staminali, da usare per creare lozioni anticaduta. Solo in Italia la calvizie riguarda undici milioni di persone, principalmente maschi. Nel 10% dei casi è precoce e arriva già a vent'anni, ma generalmente colpisce a partire dai quaranta anni. (05 gennaio 2011) In una sperimentazione sui topi Da cellule cutanee a carrilagine Medicina Il risultato apre la strada a nuove applicazioni mediche come il trapianto autologo per la riparazione di danni al tessuto cartilagineo In una sperimentazione sui topi, i ricercatori della Osaka University Graduate School of Medicine sono riusciti a prelevare fibroblasti isolati da pelle di individui adulti e a trasformarle in cellule pluripotenti indirizzandole verso la differenziazione in condrociti. Una volta iniettati nell'animale, questi sono poi andati a formare tessuto cartilagineo. Secondo gli autori dell'articolo di resoconto apparso sulla rivista Journal of clinical investigation, il risultato potrebbe rappresentare il primo passo verso lo sviluppo di terapie per la riparazione dei danni alle cartilagini utilizzando il tessuto cutaneo dello stesso paziente. La cartilagine ialina è composta primariamente da condrociti e costituisce la matrice extrtracellulare, lo scheletro dell'embrione e negli adulti riveste le superfici articolari, dove ha la funzione di assorbimento degli urti e di lubrificazione delle superfici a contatto. Le ferite di origine traumatica a carico delle cartilagini spesso danno luogo a tessuto fibrocartilagineo o anche a processi di formazione ossea che determinano deficit della crescita o a osteoartrite. Tuttavia la rigenerazione della cartilagine potrebbe essere possibile se i ricercatori potessero sviluppare un metodo per generare nuovi condrociti. (fc)