Dal sapere al saper fare. La professione medica: sguardo al futuro



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Dal sapere al saper fare La professione medica: sguardo al futuro

Da grande.. vorrei fare il medico.. Un sogno che coinvolge circa 166mila giovani iscritti alle facoltà di medicina tra statali e private.( Fonte Miur). Un sogno al quale si arriva dopo un percorso di studi che dura almeno dieci anni, sei anni per la laurea, poi quattro o cinque di specializzazione e poi ancora il dottorato.. una strada sicuramente lunga per raggiungere una professione il cui stato di salute presenta notevoli preoccupazioni. Capire quali siano gli scenari attesi per la professione medica nel corso dei prossimi anni in merito sia agli sviluppi della medicina che alle strategie di accesso alla professione con particolare attenzione al ruolo rivestito dalla formazione e dall istruzione diventa un esigenza per tutti coloro che decidono di intraprendere questo percorso. Fare oggi una fotografia di come si svilupperà la figura del medico nei prossimi anni significa valutare e analizzare le possibili sfide future con le quali la professionalità medica dovrà confrontarsi e offrire un analisi dei percorsi formativi che, sempre di più, dovranno adeguarsi alle richieste del mercato. Pensiamo ad esempio al processo di invecchiamento della popolazione che ricercherà nel prossimo futuro geriatri, fisioterapisti, cardiologi. In relazione al futuro della professione medica quello che sembra preoccupare maggiormente riguarda le sempre più evidente carenza di camici bianchi in alcune aree specialistiche.

I dati Leggendo alcuni dati del Sindacato ospedaliero italiano Anaao Assomed pubblicati sul quotidiano La Repubblica del 3 Luglio scorso, emerge come alcune specializzazioni siano più in crisi di altre. Lo studio parte da una considerazione di fatto, tra il 2012 e il 2021 circa la metà degli ospedalieri italiani andrà in pensione con un picco previsto per l anno 2017 quando oltre 7mila medici chiuderanno i loro contratti. In totale saranno circa 61mila i medici che in questo decennio potranno andare in pensione. A fronte di questa uscita, se ne specializzeranno solo 50mila. Di questi almeno il 30% deciderà di lavorare nel privato. Entreranno quindi 35mila medici, di cui 5mila faranno i medici di famiglia e non andranno in corsia. Le specializzazioni che secondo la ricerca di Anaao Assomed avranno maggiori carenze saranno Medicina interna, che in dieci anni vedrà uscire 4200 camici bianchi con un rientro stimato in 2250 unità. Segue Chirurgia Generale che in dieci anni avrà 950 specializzati in meno, Ginecologia (meno 580), Anestesisti (380 in meno) e poi i Pediatri, che tra gli ospedalieri e quelli di famiglia, subiranno una riduzione pari 3400 unità.

Una fotografia preoccupante aggravata dalla situazione degli infermieri, il cui fabbisogno cresce in maniera esponenziale. Se nel 2010 la richiesta che arrivava dalle regioni si attestava a 22.600 professionisti, nel 2011 il fabbisogno è aumentato di almeno 1000 unità. ( Fonte Ipasvi). Il fabbisogno delle strutture ospedaliere non si trasforma però in un aumento dei posti offerti dall università che resta vincolato a poche unità, non sufficienti a rispondere alle esigenze delle strutture sanitarie. A fronte di una situazione così descritta, capire quali siano gli scenari futuri ed evidenziare il ruolo ricoperto dall Università e dall Alta Formazione nell orientamento degli aspiranti medici diventa un esigenza importante per individuare un modello formativo capace di rispondere e di preparare la futura classe medica italiana. Secondo i dati di un sondaggio promosso dal Censis Servizi tra i presidenti degli Ordini Provinciali dei Medici è emerso che per il 61,2% dei rispondenti il mercato è ancora in grado di assorbire nuovi professionisti, per il 30% il mercato è quasi saturo e per l 8,3% è invece definitivamente saturo. L ambito nel quale sembra prevalere invece spazio di operabilità riguarda per il 44,4% dei rispondenti il settore pubblico, per il 30,5% il mondo della libera professione e per il 25,1% nel mondo privato.

Un tema quello del futuro della professione medica già affrontato dal Censis Servizi grazie ad uno studio realizzato per la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Palermo nel 2009. Un'indagine che ha concentrato la sua attenzione sugli scenari attesi nel corso dei prossimi dieci anni per il futuro della professione medica. La ricerca è visionabile al seguente link: http://www.censisguida.it/getmedia.aspx?lang=it&id=5e64914b366b489a80fec68f258f1519&s=0 In aggiunta a queste importanti considerazione abbiamo deciso di intervistare due personalità importanti nell ambito della formazione e della professionalità medica. Eugenio Gaudio - Preside della Facoltà di Farmacia e Medicina dell Università La Sapienza di Roma Marco Bonsano - Presidente del Segretariato italiano studenti medicina (Sism) Carla Collicelli - Vice Direttore Generale del Censis

Eugenio Gaudio Preside della Facoltà di Farmacia e Medicina dell Università La Sapienza di Roma Negli ultimi anni l offerta di corsi post-laurea è cambiata: meno Master proposti, il riassetto delle scuole di specializzazione può dirci come si presenta oggi e quali sono le prospettive di Alta formazione per i neolaureati delle Facoltà di Medicina e Chirurgia? Io ritengo che le prospettive di formazione post-laurea, per l area medica, siano molto buone: innanzitutto con l accesso alle Scuole di Specializzazione, in via di progressivo riordino, con l obiettivo di una maggiore professionalizzazione pratica e di una piena valenza formativa a livello europeo. E, poi, importante l offerta di numerosi Master di secondo e di terzo livello (post-specialistici) con l obiettivo di una formazione continua e di una professionalizzazione teorico-pratica e sub-specialistica. La diminuzione del numero delle proposte in offerta, quando correttamente interpretata, deve andare nel senso di una maggiore qualificazione e sostenibilità dei corsi, quindi a vantaggio degli studenti. Per quanto riguarda i master dell area medica quali sono, a Suo giudizio, quelli su cui si concentra maggiormente la domanda degli studenti considerando sia i laureati del ciclo unico che quelli delle triennali? Mi pare che, in base ai dati a nostra disposizione, in realtà tutti i master facenti parte dell offerta formativa dell area medica riscuotano un grande successo, con un numero di domande significativamente più alto di quello delle altre aree; in particolare, i master con spiccata vocazione professionalizzante, soprattutto se di diagnostica strumentale, riscuotono un grande successo fra medici e specialisti.

Quali sono, a Suo giudizio, i fabbisogni formativi che bisognerà soddisfare maggiormente per una classe di laureati in area medica sempre più qualificata? La formazione continua è il punto più importante per il futuro: sinora il sistema di ECM non ha ben funzionato; le Università devono essere più coinvolte, come sede naturale della formazione continua, indispensabile in Medicina. I Master, quando ben strutturati, possono svolgere in tal senso un ruolo fondamentale che va meglio orientato e raccordato in sede programmatoria e nazionale con le reali esigenze dell ampia platea cui si rivolgono.

Marco Bonsano Presidente del Segretariato italiano Studenti Medicina Presidente Bonsano, quali sono secondo Lei i punti critici dell offerta formativa in campo medico nel nostro Paese? Punti critici a livello formativo possono esseri individuati in vari ambiti e su vari livelli e, come tutti i modelli pedagogici, molti aspetti sono perfettibili. Dal punto di vista teorico alcuni aspetti fondamentali nell insegnamento della pratica medica sono trascurati, quali ad esempio la Salute Globale. Dal punto di vista pratico spesso le strutture dei tirocini (sia gli spazi che il tempo dedicato alla formazione pratica) sono insufficienti a fornire le competenze tecniche di base necessarie per dare sicurezza allo studente in vista del suo percorso postuniversitario. Il Sism aderisce come membro effettivo all IFMSA ( International Federation of Medical Students' Associations), forum di tutti gli studenti di medicina provenienti da tutto il mondo. Quali maggiori differenze emergono da questo continuo scambio e confronto? Quali sono secondo Lei le peculiarità italiane che emergono con maggiore evidenza? Il confronto con la dimensione internazionale è fonte di continua crescita e maturazione, in un ambiente ricco e stimolante. Si possono riscontrare differenze in tutti gli ambiti in cui lavoriamo. Confrontarsi con studenti provenienti dai cinque continenti, da contesti culturali profondamente differenti, su tematiche quali la Salute Riproduttiva e l HIV, i Diritti Umani o la Pedagogia Medica sono esperienze uniche. Diverse peculiarità emergono da questo confronto, sopratutto in alcuni ambiti quali l advocacy, le metodiche di insegnamento universitario, le differenti legislazioni su tematiche di prevenzione e salute materno - infantile. Ho potuto constatare che la realtà studentesca Italiana è una delle più numerose e meglio organizzata sul territorio nazionale, che presenta il maggior numero di studenti in mobilità con i nostri progetti ed è all avanguardia in tematiche quali la Peer Education e la Salute Globale.

Quale ruolo dovrebbero rivestire i corsi di Alta Formazione e Master nella preparazione dei futuri medici? I corsi di Alta Formazione i Master dovrebbero incentrarsi su quelle tematiche che non hanno avuto modo di essere sufficientemente sviscerate all interno delle discipline curriculari. Ad ogni modo, affinché siano realmente efficaci, è indispensabile che la popolazione studentesca e i futuri professionisti della salute siano stati preventivamente sensibilizzati e siano consapevoli dell importanza che questi argomenti rivestono nei vari ambiti della professione sanitaria. Secondo gli ultimi dati disponibili la professione medica è entrata ormai nelle fase della cosiddetta gobba pensionistica. In termini di scenari occupazionali, quali sono, secondo Lei, le prospettive per la professione medica? Le prospettive si stanno sviluppando in maniera promettente, ma più che interrogarci sulla potenziale apertura di nuovi spazi lavorativi per i giovani medici, dovremmo vedere più in prospettiva le potenzialità che questa gobba pensionistica può fornire. Il vento del cambiamento può dare spazio a una nuova dimensione di interpretare la professione medica, più partecipata, all avanguardia, riempita di studenti motivati e con orizzonti incredibilmente più vasti di un tempo. Nuove metodiche d insegnamento, training formativi di alto livello, riflessioni costanti su importanti tematiche concernenti la Salute Pubblica e i Determinanti Sociali di Salute, possono davvero diventare il bagaglio culturale di una generazione di futuri medici che può avere un riscontro unico se riproposto in un contesto disposto a rinnovare la medicina accademica tradizionale.

Carla Collicelli Vice Direttore Generale del Censis In termini di scenari occupazionali, Lei vede maggiori spazi di inserimento nella sanità ospedaliera o in quella di base? E verso quali specializzazioni? Non vi è dubbio, dal punto di vista epidemiologico ed anche delle analisi socio-organizzative ed economiche sulla sanità italiana, che i servizi sanitari del futuro dovranno occuparsi sempre più di cronicità, e sempre meno di acuzie. Anche le professionalità richieste, quindi, saranno soprattutto legate alle cure di lungo termine (Long Term Care) e di tipo territoriale e domiciliare. Dal punto clinico, si richiederà pertanto lo sviluppo di tutte quelle specializzazioni che riguardano le patologie croniche di maggiore impatto in futuro (sindrome metabolica, diabete, malattie cardio-circolatorie, demenze, cancro), ed anche della capacità di interazione funzionale e di collaborazione con le altre professionalità coinvolte (operatori sociali, psicologi, ecc.). Purtroppo il sistema di offerta pubblico è lento a cambiare, e le prospettive di nuova offerta e occupazione si avranno quindi presumibilmente soprattutto nel privato. Nel prossimo futuro, soprattutto in campo medico, aumenterà sempre di più l attenzione agli aspetti valoriari ed etici della professione (eutanasia testamento biologico,etc). Quale dovrebbe essere secondo Lei l approccio più adeguato della Formazione in questo senso? Non dovrebbe mancare nel corso degli studi medici uno spazio dedicato agli aspetti etici della professione, sia dal punto di vista dei principi statutari della professione, che soprattutto da quello delle pratiche e tecniche più moderne che pongono problemi deontologici di tipo nuovo per l operatore sanitario. In particolare andrebbe curata la consapevolezza del ruolo etico dell operatore sanitario quando comunica, propone e opera.