2.1. TEOLOGIA DOGMATICA PARTE SECONDA I MISTERI DELLA VITA DI CRISTO

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2.1. TEOLOGIA DOGMATICA PARTE SECONDA I MISTERI DELLA VITA DI CRISTO Quello che sorprende nella lettura dei Vangeli canonici è la quasi totale assenza di ogni preoccupazione biografica. È certo che Gesù inizia la sua attività pubblica in età adulta; nel suo paese di Nazareth dove nessuno sa nulla della sua eccezionale personalità. Resta aperto a tutte le spiegazioni possibili il fatto che Gesù, conosciuto come il figlio di Maria e Giuseppe, che ha svolto fino all età di trent anni circa l attività di carpentiere a Nazareth e nei dintorni, di punto in bianco lascia questo lavoro e il suo ruolo di figlio adulto e si dedica all attività più o meno itinerante di maestro e guaritore. Questo è un dato noto della tradizione evangelica. Un secondo dato solidamente attestato dalla tradizione evangelica e che difficilmente può essere inventato per motivi apologetici, a giustificazione dell avvento del nuovo regno di Dio, è che Gesù inizia la sua attività pubblica con quella di un altro personaggio noto come il Battista. Infine un terzo elemento deve essere tenuto presente da chi si accosta alla figura di Gesù abbozzata dai Vangeli: esiste un generale consenso nel ritenere che l attività pubblica di Gesù, il suo messaggio ai suoi gesti più significativi, stanno sotto il simbolo religioso del Regno di Dio. IL PROGETTO DI GESÙ Il tema del Regno di Dio pervade tutta la predicazione di Gesù. Dio presente occupa sempre il posto centrale nei discorsi di Gesù ma proprio perché Egli stesso è Dio. Tutta la sua predicazione è, allora, annuncio del suo stesso mistero, è cristologia, vale a dire discorso sulla presenza di Dio nell operare e nell essere del Figlio. L evangelista Matteo parla del Regno di Dio in termini di Regno dei cieli. Con l espressione regno dei cieli non è annunciata una cosa che sta solo nell aldilà, ma si parla di Dio che è tanto quaggiù quanto è lassù, che trascende infinitamente il nostro mondo ma è anche totalmente intimo ad esso. Il contenuto centrale del Vangelo può essere sintetizzato ne: il regno di Dio è vicino. 1

Il centro di questa comunicazione e l annuncio della vicinanza del regno di Dio chiede conversione e fede da parte dell uomo. La questione del regno riguarda, allora, il rapporto tra il regno di Dio e Cristo e tra Cristo e l uomo. Parlando del regno di Dio, Gesù annuncia semplicemente Dio cioè il Dio vivente in grado di operare concretamente nel mondo e nella storia. In questo senso il messaggio di Gesù è molto semplice e del tutto Teocentrico. L aspetto nuovo del suo messaggio consiste nel fatto che egli ci dice: Dio agisce adesso. È questa l ora in cui Dio in un modo che va oltre ogni precedente modalità, si rivela nella storia come il suo stesso signore, come il Dio vivente. Pertanto con la categoria evangelica Regno di Dio dobbiamo intendere la signoria di Dio sulla storia. Di più. Gesù ricorda che la signoria di Dio, la sua sovranità sul mondo e sulla storia, va oltre il momento, va oltre la storia nella sua interezza e la trascende; la sua dinamicità intrinseca porta la storia aldilà di se stessa. Tuttavia nello stesso tempo è qualcosa di assolutamente presente; presente nella liturgia, nel tempio e nella sinagoga quale anticipazione del mondo futuro; presente come forza che dà forma alla vita attraverso la preghiera e l esistenza del credente il quale, portando il giogo di Dio partecipa in anticipo al mondo futuro. La prima interpretazione del Regno di Dio è cristologica. Origine ha denominato Gesù il regno in persona. Una seconda linea interpretativa del significato del Regno di Dio è quella che possiamo definire idealistica o mistica: essa vede il Regno di Dio collocato essenzialmente nell interiorità dell uomo. Il regno di Dio non si troverebbe, quindi, da qualche parte sulla carta geografica. Il suo luogo è l interiorità dell uomo dove cresce e opera. L ultima interpretazione partorita dalla teologia protestante sottolinea il senso morale del regno di Dio: l agire morale del singolo, le sue opere di amore, deciderebbero del suo ingresso o della sua esclusione dal Regno. Tuttavia proprio in ambito protestante esistono posizioni anche decisamente antitetiche: non importerebbe la prestazione etica dell uomo, il regno di Dio si collocherebbe piuttosto al di là dell etica e sarebbe pura grazia. Una cosa è certa: il nucleo attorno al quale gravita l insegnamento e l attività Gesù è costituito dall annuncio del regno di Dio. La formula evangelica Il regno di Dio si è fatto vicino si colloca all interno della tradizione biblica filtrata e attualizzata attraverso la riflessione e le attese presenti nei diversi indirizzi dei movimenti gruppi e associazioni giudaici. Le divergenti concezioni all interno del giudaismo riguardano la delimitazione dell ambito della sovranità di Dio che seppur estesa era circoscritta alla nazione di Israele e alla sua storia. L accento nuovo di Gesù cade sul fatto che la regno di Dio è già una realtà storica presente e operante in mezzo agli ascoltatori. Altro aspetto identificativo di questo regno e il fatto che esso è per i poveri. Il regno di Dio è per i poveri non perché questi abbiano dei titoli o delle qualità particolari che li raccomandino presso Dio ma perché Dio è giusto, cioè libera e salva tutti gli uomini. I poveri, una volta esclusi per indigenza, possono invece contare sull amore gratuito e salvifico di Dio. I poveri, gli anawin d Israele, sono coloro che, non potendo confidare sui loro beni, confidano nella provvidenzialità di Dio. Il regno di Dio è anche per i piccoli e precisamente per i deboli e gli indifesi. A questa categoria sono assimilati i discepoli. Essi non possono contare sul prestigio sociale o sulla sicurezza economica, neppure possono far valere uno statuto religioso paragonabile a quello degli osservanti. A essi che rappresentano il piccolo resto del popolo di Israele disperso e sbandato Gesù annuncia l anteprima gratuita e salvifica di Dio. Il regno di Dio non è solo la manifestazione della grazia beneficante di Dio ma anche il trionfo della misericordia salvatrice. Infatti, fanno parte della categoria dei poveri anche i peccatori ed in particolare quelli pubblici. In una situazione analoga di fronte al regno di Dio si trovano quelli che sono radicalmente esclusi dallo statuto religioso israelitico: i pagani. Il Regno di Dio per Gesù non è solo una realtà già compiuta o vicina o da attendere ma una realtà dinamica che si rivela nella storia della salvezza degli uomini come promesso. Il suo compimento verrà realizzato di fronte alla morte violenta sulla croce. La proclamazione del Regno di Dio diventa speranza di risurrezione come vittoria definitiva sulla morte e piena partecipazione alla vita di Dio. 2

L ATTUAZIONE DEL PROGETTO È nota la trama comune ai tre vangeli sinottici dove si prevedono quattro fasi successive dell attività di Gesù: Giovanni battista e il battesimo; l inizio dell attività in Galilea; il viaggio verso Gerusalemme e l attività in Giudea; conclusione negli avvenimenti della passione, morte e risurrezione. Più che un attestazione di interesse storiografico questo canovaccio evangelico riflette in realtà un esigenza cherigmatico catechistica. Accogliendo questo suggerimento della tradizione evangelica, si possono individuare alcune linee portanti dell attività di Gesù, opere e parole, nelle quali si va attuando il suo progetto sul regno di Dio. Le parole di Gesù È un dato di fatto innegabile che i Vangeli sono costituiti in massima parte dalla raccolta delle sue parole e delle sue sentenze inserite in contesti narrativi come i miracoli e le controversie. Anche per le parole di Gesù, accanto al criterio della discontinuità o dissomiglianza, vale in particolare quello della coerenza con i due dati storicamente più sicuri: l annuncio programmatico del regno di Dio e la morte violenta in croce. Le parole evangeliche sono la conseguenza diretta del progetto storico Gesù e sono una spiegazione necessaria di quel conflitto che lo ha portato alla morte di croce. La gran parte delle sue parole possono essere considerate con grande probabilità come storicamente risalenti a Gesù. Per un primo sguardo panoramico sulla tradizione storico-evangelica delle parole di Gesù si può rinviare ai canoni letterari della tradizione biblica: parole di stile profetico e detti-discorsi sapienziali. Al primo gruppo rientrano le sentenze in cui si annuncia la salvezza o la rovina: beatitudini, guai, detti sulla missione di Gesù e sulla sequela dei discepoli. Al genere sapienziale appartengono le sentenze che vanno sotto il nome biblico di meshalîm: proverbi, enigmi, similitudini, parabole, metafore, detti paradossali. Ciò che costituisce il primo presupposto della tradizione orale delle sue parole è l autorevolezza con la quale Gesù parla. È evidente che le parole di Gesù sono state rilette e attualizzate in funzione delle esigenze della comunità cristiana e in rapporto al nuovo contesto vitale creatosi dopo gli avvenimenti della Pasqua. La ricerca sulle parole di Gesù può seguire due criteri che si incrociano: quello dei destinatari e della funzione e quello della forma-contenuto. Sulla base di tali criteri si possono distinguere le parole di Gesù rivolte ai discepoli o alla folla in un contesto di istruzione o spiegazione, e quelle indirizzate agli avversari in contesto dialogico o polemico. Nel primo gruppo si possono raccogliere le parole-istruzioni in cui appare la nuova immagine di Dio proposta da Gesù e le relative esigenze etico-spirituali che ne derivano. Nel secondo gruppo possono essere annoverate le parabole per mezzo delle quali Gesù spiega la sua prospettiva religiosa e cerca di comunicarla agli ascoltatori per condurli a un nuovo giudizio e a una nuova scelta esistenziale. L impronta caratteristica della parola di Gesù in definitiva sta nella sua prospettiva religiosa che sa accogliere con immediatezza e forza il nucleo della volontà di Dio che impegna tutto. Infatti, prima di essere una norma da osservare o un opera da eseguire, il progetto di Gesù è una relazione interiore e profonda con Dio, il quale dà significato e valore a tutto quello che una persona progetta e fa. Questa 3

relazione vitale con Dio padre qualifica l attuazione della sua volontà e alla fine costituisce anche l unica sicura ricompensa conservata nei cieli e promessa ai discepoli fedeli e perseveranti. Prese di posizione di Gesù I Vangeli riportano diverse situazioni conflittuali in cui Gesù si contrappone ai rappresentanti autorevoli del giudaismo, il più delle volte associabili ai farisei, dove in alcuni casi si aggiungono i sadducei e persino gli erodiani. I cosiddetti controversia sono un modello letterario che confermano il nucleo storico del Vangelo secondo io criterio della discontinuità. L ambito oggetto dei dibattiti sono l osservanza delle consuetudini religiose - digiuno e delle leggi del sabato, sulla purità rituale, sui cibi e la mensa, quello dell interpretazione della Scrittura e della tradizione per alcune credenze e scelte pratiche: la resurrezione dei morti, il comandamento principale e il tributo personale all imperatore. L altro punto nevralgico della religiosità e identità nazionale ebraica era costituito dal Tempio di Gerusalemme attorno al quale si concentrano gli sforzi di restaurazione e riforma spirituale. Con il suo comportamento il rovesciamento dei tavoli e le sue parole adorerete il padre in spirito e verità Gesù afferma il superamento dell istruzione templare perché con il nuovo tempio è quello inaugurato dall irrompere del regno di Dio. Il Tempio ha esaurito il suo compito. La mia casa sarà casa di preghiera: il tempio è dove si attua la nuova relazione con Dio resa possibile dalla rivelazione dal dinamismo dello spirito comunicato del Gesù. Gesù e i discepoli Un dato innegabile della tradizione evangelica comune ai tre sinottici e anche soggiacente al quarto vangelo è la presentazione di Gesù come maestro o rabbi. Questa funzione è oltremodo individuata dall esistenza di discepoli o apostoli. Essi non appartengono alla dinamica ne ebraica o greca dove era l alunno a scegliere il maestro. È Gesù che convoca e invita a seguirlo. Il suo invito risuona come un ordine e la sua promessa annuncia l impegno della missione che non lascia spazio per altre attività concorrenti. Essere pescatori di uomini vuol dire partecipare alla missione di Gesù che consiste nel radunare i membri del popolo di Dio e il giudizio definitivo. I discepoli di Gesù non sono riuniti attorno a lui per studiare la nuova legge ma per condividere la sua missione in un rapporto singolare con la sua persona. La chiamata richiede un adesione incondizionata. La chiamata segna la piena condivisione del suo destino. La scelta della costituzione del gruppo dei discepoli rivelano un aspetto essenziale dell attuazione del progetto storico di Gesù. L accoglienza delle donne tra i discepoli è un segno della signoria di Dio che irrompe, in modo controverso ma originario, nella storia umana per ribadire l uguale dignità di tutti. I miracoli di Gesù La figura di Gesù è inseparabile dalla cornice del taumaturgo che guarisce i malati, scaccia i demoni dagli ossessi, dà il pane alla folla affamata e libera i discepoli della paura in mezzo alla tempesta sul lago. Complessivamente i tre vangeli sinottici riportano una ventina di miracoli compiuti da Gesù a beneficio di singoli o di gruppi a cui si devono aggiungere otto episodi miracolosi riferiti dal quarto vangelo. Paolo di Tarso non accenna minimamente ai miracoli di Gesù. Un primo significato del miracolo è l essere segno della presenza dell attualità del Regno di Dio. Un altra serie di logia evangelici qualifica l attività drammaturgica di Gesù come interventi terapeutici prodigiosi a favore di varie categorie di malati. Un terzo gruppo di sentenze evangeliche presenta l attività prodigiosa di Gesù come segno di Dio che fa appello alla conversione. In conclusione i sinottici conservano alcune parole di Gesù che presuppongono la sua attività taumaturgica nella forma di esorcismi e di guarigioni. Marco vede nei miracoli una manifestazione della potenza salvifica. Matteo colloca I miracoli all interno di due poli spirituali: Gesù, il figlio di Dio vivente, e la chiesa, convocazione dei fratelli dei piccoli chiamati alla perseveranza nonostante le tensioni interne e i conflitti 4

esterni. Luca presente i miracoli come segni della salvezza già anticipata nei gesti dei grandi profeti taumaturghi ma che si attua nell azione e nella parola di Gesù in attesa del suo pieno compimento. Giovanni sceglie i miracoli come segni per fondare la fede dei destinatari. In sintesi i miracoli sono segni dell eruzione del regno di Dio nella storia e sulla terra. Il loro significato pieno sarà svelato alla luce della resurrezione di Cristo. 5