Giornata di studio in materia di trasparenza ed anticorruzione ASSOFARM. Massimo Maraziti esperto organizzazione e compliance

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Giornata di studio in materia di trasparenza ed anticorruzione ASSOFARM Massimo Maraziti esperto organizzazione e compliance Bologna, 13 Novembre 2015

Di cosa parleremo oggi. o Aggiornamento del Piano Nazionale Anticorruzione (determinazione ANAC 12 del 28.10.2015). o Adempimenti per i soggetti destinatari. o Il responsabile della prevenzione della corruzione. 2

Aggiornamento del P.N.A. L ANAC, con la Determinazione n. 12 del 28.10.2015, ha pubblicato l aggiornamento 2015 del Piano Nazionale Anticorruzione, la cui prima versione risaliva all 11 settembre 2013. Tale aggiornamento tiene in considerazione l esito della valutazione svolta dall Autorità su oltre 1.900 piani adottati dalle amministrazioni, degli aggiornamenti normativi intervenuti, nonché dei confronti attivati dall Autorità a diversi livelli, tra i quali i tavoli tecnici con il MEF e con l AGENAS, alcuni dei quali avevano già prodotto documenti di indirizzo (vedasi la Determinazione n. 8 del 2015 contenente le Linee guida per l attuazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza da parte delle società e degli enti di diritto privato controllati e partecipati dalle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici economici). 3

Ambito soggettivo Pubblica Amministrazione Rif. art. 1 co. 2 del D.Lgs 165/2001. Sono ricompresi nella categoria anche gli enti pubblici non economici, ordini professionali, università statali. Società, altri enti di diritto privato in controllo pubblico. La nozione di controllo è quella prevista dall art. 2359 c.c., ossia quando la P.A. dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell assemblea ordinaria (art. 2359, co. 1, n. 1), ovvero di voti sufficienti per esercitare una influenza dominante nell assemblea ordinaria (art. 2359, co. 1, n. 2). Sono ricompresi gli enti pubblici economici (quindi le Aziende Speciali) e le società in house ed altri enti, quali fondazioni, associazioni. Società, altri enti di diritto privati solo partecipati Sono ricomprese le società e gli altri enti privati, laddove non si riscontri una situazione di controllo da parte della P.A. 4

Sintesi degli adempimenti 5

Tipologia di Ente Adozione MOG 231 Integrazione MOG Protocolli di legalità PPC Nomina RPC Trasparenza (D.Lgs 33) Pubblica Amministrazione 1 2 1 = Le amministrazioni controllanti sono chiamate ad assicurare che le società in controllo pubblico, laddove non abbiano provveduto, adottino un modello di organizzazione e gestione ai sensi del d.lgs. n. 231 del 2001. 2 = È compito delle amministrazioni che partecipano in misura minoritaria al capitale di società di diritto privato (configurabili quindi non in controllo pubblico), in special modo nel caso in cui esse corrispondano all ente forme di finanziamento a vario titolo riconosciute, l adozione di protocolli di legalità che disciplinino specifici obblighi di prevenzione della corruzione e di trasparenza, diversamente calibrati e specificati in base alla tipologia di poteri, di vigilanza, di finanziamento o di nomina, che l amministrazione esercita. È anche compito delle amministrazioni che a vario titolo vi partecipano, promuovere, da parte di questi soggetti, l adozione di modelli come quello previsto nel d.lgs. n. 231 del 2001, laddove ciò sia compatibile con la dimensione organizzativa degli stessi. 6

Tipologia di Ente Adozione MOG 231 Integrazione MOG 1 Protocolli di legalità PPC Nomina RPC Trasparenza (D.Lgs 33) Società in controllo pubblico. 2 1= Le società integrano il modello di organizzazione e gestione ex d.lgs. n. 23/01 con misure idonee a prevenire anche i fenomeni di corruzione e di illegalità all interno delle società in coerenza con le finalità della legge n. 190 del 2012. In ogni caso è necessario che il documento contenente le misure anticorruzione sia identificabile in modo autonomo rispetto al Modello (es. sezione o documento a sé). 2= Nell ipotesi residuale in cui una società non abbia adottato un modello di organizzazione e gestione ai sensi del d.lgs. n. 231/2001 è tenuta, a maggior ragione, a programmare e ad approvare adeguate misure allo scopo di prevenire i fatti corruttivi in coerenza con le finalità delle legge n. 190/2012 e secondo le modalità sopra indicate. Le misure sono contenute in un apposito atto di programmazione, o Piano, da pubblicare sul sito istituzionale. Dette misure è opportuno siano costantemente monitorate anche al fine di valutare, almeno annualmente, la necessità del loro aggiornamento. 7

Società indirettamente controllate dalla P.A. In caso di società indirettamente controllate, la capogruppo assicura che le stesse adottino le misure di prevenzione della corruzione ex lege n. 190/2012 in coerenza con quelle della capogruppo. Laddove nell ambito del gruppo vi siano società di ridotte dimensioni, in particolare che svolgono attività strumentali, la società capogruppo con delibera motivata in base a ragioni oggettive, può introdurre le misure di prevenzione della corruzione ex lege n. 190/2012 relative alle predette società nel proprio modello ex 231/2001. In tal caso, il RPC della capogruppo è responsabile dell attuazione delle misure anche all interno delle società di ridotte dimensioni. Ciascuna società deve, però, nominare all interno della propria organizzazione un referente del Responsabile della prevenzione della corruzione della capogruppo. 8

Il RPC Le società in controllo pubblico sono tenute a nominare un Responsabile per la prevenzione della corruzione ( RPC ), secondo quanto previsto dall art. 1, co. 7, della legge n. 190 del 2012, a cui spetta predisporre le misure organizzative per la prevenzione della corruzione ai sensi della legge n. 190/2012. Al fine di rendere obbligatoria la nomina, le società adottano, preferibilmente attraverso modifiche statutarie, ma eventualmente anche in altre forme, gli opportuni adeguamenti che, in ogni caso, devono contenere una chiara indicazione in ordine al soggetto che dovrà svolgere le funzioni di RPC. Al RPC devono essere riconosciuti poteri di vigilanza sull attuazione effettiva delle misure, nonché di proposta delle integrazioni e delle modifiche delle stesse ritenute più opportune. Il Responsabile della prevenzione della corruzione è nominato dall organo di indirizzo della società, Consiglio di amministrazione o altro organo con funzioni equivalenti. I dati relativi alla nomina sono trasmessi all A.N.AC. con il modulo disponibile sul sito dell Autorità nella pagina dedicata ai servizi on line. Gli atti di revoca dell incarico del RPC sono motivati e comunicati all A.N.A.C. 9

La nomina del RPC Profilo Dirigenziale: Nell effettuare la scelta, la società dovrà evitare esistenza di situazioni di conflitto di interesse e, per quanto possibile, la designazione di dirigenti responsabili di quei settori individuati all interno della società fra quelli con aree a maggior rischio corruttivo. La scelta dovrà ricadere su un dirigente che abbia dimostrato nel tempo un comportamento integerrimo. Profilo non dirigenziale: Nelle sole ipotesi in cui la società sia priva di dirigenti, o questi siano in numero così limitato da dover essere assegnati esclusivamente allo svolgimento di compiti gestionali nelle aree a rischio corruttivo, circostanze che potrebbero verificarsi in strutture organizzative di ridotte dimensioni, il RPC potrà essere individuato in un profilo non dirigenziale che garantisca comunque le idonee competenze. Amministratore indipendente: in ultima istanza, e solo in casi eccezionali, il RPC potrà coincidere con un amministratore, purché privo di deleghe gestionali. Nei casi di società di ridotte dimensioni appartenenti ad un gruppo societario, in particolare quelle che svolgono attività strumentali, qualora sia stata seguita l opzione di predisposizione di un unica programmazione delle misure ex lege n. 190/2012 da parte del RPC della capogruppo, le società del gruppo di ridotte dimensioni sono comunque tenute a nominare almeno un referente del RPC della capogruppo. 10

La nomina del RPC Coincidenza con OdV: solo nei casi di società di piccole dimensioni, nell ipotesi in cui questa si doti di un Organismo di vigilanza monocratico composto da un dipendente, la figura del RPC può coincidere con quella dell Organismo di vigilanza. Componente interno OdV: nelle società in cui l Organismo di vigilanza sia collegiale e si preveda la presenza di un componente interno, è auspicabile che tale componente svolga anche le funzioni di RPC. RPC non può essere un soggetto esterno all Ente. Le amministrazioni controllanti promuovono l inserimento, anche negli statuti societari, di meccanismi sanzionatori a carico degli amministratori che non abbiano adottato le misure organizzative e gestionali per la prevenzione della corruzione ex l. 190/2012 o il Programma triennale per la trasparenza e l integrità. È compito delle amministrazioni controllanti vigilare sull adozione delle misure di prevenzione della corruzione e sulla nomina del RPC da parte delle società controllate. A tal fine le amministrazioni prevedono apposite misure, anche organizzative, all interno dei propri piani di prevenzione della corruzione. 11

Adempimenti trasparenza Programma triennale (*) Società in controllo pubblico Obblighi di pubblicazione, sez. «Società Trasparente». Nomina Responsabile trasparenza Accesso civico (*) Nel programma la società, d intesa con le amministrazioni controllanti o, ove presenti, con quelle vigilanti, dovranno indicare chiaramente quali attività rientrano fra quelle di «pubblico interesse regolate dal diritto nazionale o dell Unione europea» e quelle che, invece non lo sono. L allegato 1 alla delibera ANAC 8 (giugno 2015) indica i principali adattamenti relativi agli obblighi di trasparenza che le società controllate dalle pubbliche amministrazioni sono tenute ad osservare. Alle società in house si applicano gli obblighi di trasparenza previsti per le pubbliche amministrazioni, senza alcun adattamento. 13

Tipologia di Ente Adozione MOG 231 Integrazione MOG Protocolli di legalità PPC Nomina RPC Trasparenza (D.Lgs 33) Le società a partecipazione pubblica non di controllo 1 2 1 = Le società a partecipazione pubblica non di controllo restano soggette al regime di responsabilità previsto dal d.lgs. n. 231/2001 e non sono tenute a nominare il Responsabile della prevenzione della corruzione, potendo comunque individuare tale figura, nell ambito della propria autonomia organizzativa, preferibilmente nel rispetto delle indicazioni fornite nelle presenti Linee guida. Qualora le società non abbiano adottato un modello di organizzazione e gestione ai sensi del d.lgs. n. 231/2001, resta comunque ferma la possibilità, anche su indicazione delle amministrazioni partecipanti, di programmare misure organizzative ai fini di prevenzione della corruzione ex l. 190/2012. 2= Alle società a partecipazione pubblica non di controllo si applicano le regole in tema di trasparenza contenute nell art. 1, commi da 15 a 33, della legge n. 190 del 2012, limitatamente «all attività di pubblico interesse disciplinata dal diritto nazionale o dell Unione europea». È opportuno che esse prevedano, al proprio interno, una funzione di controllo e di monitoraggio degli obblighi di pubblicazione, anche al fine di attestare l assolvimento degli stessi. 14

Considerazioni derivanti dall aggiornamento del PNA (Determinazione 12 del 28.10.15 ANAC) L Autorità richiede una correzione di rotta su diversi aspetti relativi alla predisposizione del PPC e fornisce più precise indicazioni operative. La prevenzione della corruzione deve diventare un elemento centrale della strategia dell Ente. Ruolo più attivo degli organi di indirizzo e dei vertici amministrativi ed incremento delle relative responsabilità (oggi limitate alla sanzione amministrativa prevista dall art. 19 co. 5 lett. b) Legge 90/2014 per omessa adozione dei piani). La prevenzione della corruzione deve essere progettata e realizzata come intervento organizzativo che incide fortemente sui processi e sui processi decisionali interni. La prevenzione della corruzione deve essere imperniata sulla gestione del rischio, secondo il ciclo proposto dalla norma internazionale ISO 31000, che comporta una analisi del contesto ed una approfondita mappatura dei processi. La prevenzione della corruzione si attua tramite misure concrete, efficaci, sostenibili e verificabili (indicatori). 15

Contenuti minimi delle misure da individuare nel Piano di prevenzione 1) Individuazione e gestione dei rischi di corruzione nelle seguenti aree: Aree generali (prima definite obbligatorie): Acquisizione e progressione del personale, compresa la gestione del personale (gestione presenze, premialità, permessi, Provvedimenti amministrativi, Autorizzazioni e concessioni, Appalti e contratti, Sovvenzioni e finanziamenti, Gestione delle entrate, delle spese e del patrimonio, Controlli, verifiche, ispezioni e sanzioni, Incarichi e nomine, Affari legali e contenzioso, Area economico finanziaria, Area delle relazioni esterne, Aree in cui vengono gestiti i rapporti fra amministratori pubblici e soggetti privati. Aree di rischio specifiche: riferite a specifiche caratteristiche degli enti desunte dall analisi e mappatura dei processi. 16

2) Sistema di controlli, da definire in coordinamento con l OdV 231. 3) Codice di comportamento (o Codice Etico) integrazione di quello esistente ai fini d.lgs 231/01 o adozione di un apposito codice, che abbia rilevanza ai fini della responsabilità disciplinare. 4) Trasparenza, adozione del Programma triennale per la trasparenza e l integrità in cui sono individuate le misure organizzative volte ad assicurare la regolarità e la tempestività dei flussi delle informazioni da pubblicare, prevedendo anche uno specifico sistema delle responsabilità. 5) Inconferibilità di incarichi per gli incarichi di amministratore e per gli incarichi dirigenziali (d.lgs. n. 39/2013). Per gli amministratori, le cause ostative in questione sono specificate, in particolare, dalle seguenti disposizioni del d.lgs. n 39/2013: art. 3, co. 1, lett. d), relativamente alle inconferibilità di incarichi in caso di condanna per reati contro la pubblica amministrazione; art. 6, sulle inconferibilità di incarichi a componenti di organo politico di livello nazionale ; art. 7, sulla inconferibilità di incarichi a componenti di organo politico di livello regionale e locale. Per i dirigenti, si applica l art.3, comma 1, lett. c), relativo alle cause di inconferibilità a seguito di condanne per reati contro la pubblica amministrazione. 17

6) Incompatibilità specifiche per gli incarichi di amministratore e per gli incarichi dirigenziali Deve essere previsto un sistema di verifica della sussistenza di eventuali situazioni di incompatibilità nei confronti dei titolari degli incarichi di amministratore, come definiti dall art. 1, co. 2, lett. l) e nei confronti di coloro che rivestono incarichi dirigenziali. Le situazioni di incompatibilità per gli amministratori sono quelle indicate, in particolare, dalle seguenti disposizioni del d.lgs. n. 39/2013: art. 9, riguardante le incompatibilità tra incarichi e cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati, nonché tra gli stessi incarichi e le attività professionali e, in particolare, il co. 2; art. 11, relativo a incompatibilità tra incarichi amministrativi di vertice e di amministratore di ente pubblico e cariche di componenti degli organi di indirizzo nelle amministrazioni statali, regionali e locali, ed in particolare i co. 2 e 3; art. 13, recante incompatibilità tra incarichi di amministratore di ente di diritto privato in controllo pubblico e cariche di componenti degli organi di indirizzo politico nelle amministrazioni statali, regionali e locali ; art. 14, co. 1 e 2, lettere a) e c), con specifico riferimento alle nomine nel settore sanitario. Per gli incarichi dirigenziali si applica l art. 12 dello stesso decreto relativo alle incompatibilità tra incarichi dirigenziali interni ed esterni e cariche di componenti degli organi di indirizzo nelle amministrazioni statali, regionali e locali. 18

7) Attività successiva alla cessazione del rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici. Al fine di assicurare il rispetto di quanto previsto all art. 53, co. 16-ter, del d.lgs. n. 165 del 2001, le società adottano le misure necessarie a evitare l assunzione di dipendenti pubblici che, negli ultimi tre anni di servizio, abbiano esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto di pubbliche amministrazioni, nei confronti delle società stesse. 8) Formazione. Le società definiscono i contenuti, i destinatari e le modalità di erogazione della formazione in materia di prevenzione della corruzione, da integrare con eventuali preesistenti attività di formazione dedicate al «modello di organizzazione e gestione ex d.lgs. n. 231/2001». 9) Tutela del dipendente che segnala illeciti. In mancanza di una specifica previsione normativa relativa alla tutela dei dipendenti che segnalano illeciti nelle società, le amministrazioni controllanti promuovono l adozione da parte delle società di misure idonee ad incoraggiare il dipendente a denunciare gli illeciti di cui viene a conoscenza nell ambito del rapporto di lavoro, avendo cura di garantire la riservatezza dell identità del segnalante dalla ricezione e in ogni contatto successivo alla segnalazione. 19

10)Rotazione o misure alternative, misura auspicata e non obbligatoria. Altra misura efficace, in combinazione o alternativa alla rotazione, potrebbe essere quella della distinzione delle competenze (cd. segregazione delle funzioni ), già alla base dei modelli 231. 10)Monitoraggio. Le società, in coerenza con quanto già previsto per l attuazione delle misure previste ai sensi del d.lgs. 231/2001 individuano le modalità, le tecniche e la frequenza del monitoraggio sull attuazione delle misure di prevenzione della corruzione. Il Responsabile della prevenzione della corruzione, entro il 15 dicembre di ogni anno, pubblica nel sito web della società una relazione recante i risultati dell attività di prevenzione svolta sulla base di uno schema che A.N.A.C. si riserva di definire. 20

Il Modello di organizzazione e gestione ai sensi del D.Lgs 231/01 Corso di formazione in materia di anticorruzione Il D.Lgs 231/01 introduce nel nostro ordinamento giuridico una forma di responsabilità amm.va per gli Enti nel caso di reati (rientranti nel «catalogo dei reati 231») commessi da proprio personale (soggetti apicali e subordinati) a vantaggio o nell interesse dell Ente stesso. Fanno parte del «catalogo dei reati 231» i principali reati corruttivi, oltre a reati in ambito societario, truffa ai danni dello stato, salute e sicurezza, ambiente, informatico, ecc. L Ente, in caso di avvio di un procedimento per reato 231, dovrà dimostrare di avere adottato un «Modello di organizzazione e gestione» idoneo a prevenire reati della specie di quello verificatosi e che il reato è stato causato da una elusione fraudolenta (volontaria) delle regole previste dal modello stesso. Elemento centrale del Modello è la nomina di un Organismo con responsabilità di vigilare sulla sua attuazione e valutarne l adeguatezza. 20

Il Piano di prevenzione della corruzione Corso di formazione in materia di anticorruzione È un documento di programmazione nel quale la Società descrive il proprio processo interno di gestione del rischio e, a fronte dell analisi eseguita, definisce le misure da realizzare per prevenire e/o contrastare il fenomeno corruttivo. Anticorruzione Mappatura dei processi Valutazione del rischio Trattamento del rischio: misure Monitoraggio - Analisi del contesto - Coinvolgimento attivo degli organi di vertice - Chiarezza delle misure (responsabilità, tempistiche, verificabilità, misura dell efficacia) - Legame delle misure con i sistemi premiali 21

Ciclo di vita del Piano di prevenzione Corso di formazione in materia di anticorruzione 1. Disegno 2. Attuazione 3. Monitoraggio 4. Aggiornamento 1.1 Analisi del contesto (interno ed esterno) 1.2 Identificazione dei processi 1.3 Mappatura ed analisi dei processi 1.4 Individuazione dei rischi e delle cause 2.1 Pubblicazione sul sito sezione «Società Trasparente» 2.2 Attuazione interventi per ridurre i rischi di corruzione 2.3 Esecuzione iniziative di comunicazione e formazione 2.4 Attivazione Flussi informativi verso RPC 3.1 Programma di vigilanza ed esecuzione audit 3.2 Relazione annuale del RPC sulle attività di monitoraggio e pubblicazione sul sito 3.3 Proposte di adeguamento postmonitoraggio 4.1 Aggiornamento con cadenza annuale per considerare modifiche normative/organizzative e/o violazioni accertate 1.5 Definizione delle misure di prevenzione 22

Grazie dell attenzione Per ogni necessità contattare: Massimo Maraziti Process Factory Srl - Via Masaccio, 153 - Firenze massimo.maraziti@processfactory.it Tel. 055461947 Cell. 3382640453 Bologna, 13 Novembre 2015