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Transcript:

STUDIO DI UN MODELLO di RICCARDO MATTERA LA BELLE 1684 monografia di JEAN BOUDRIOT Parte 3

Sistemazione interna della cabina di poppa. Sul bordo di sinistra, che rimane a vista, era prevista una cuccetta, classica degli arredi interni delle navi Francesi. Per ovvii motivi non può essere rappresentata. Ho visto altri modellisti, invertire le posizioni tra la cuccetta e i suppellettili che vedete rappresentati, Io mi sono attenuto ai piani. Ad ogni modo è una cabina molto spartana, di mio ho inserito lo sgabello. Vista ravvicinata. Devo dire che i pomoli dei due mobili sono decisamente fuori scala, troppo grandi!

Come vi avevo accennato alcune foto fa, ecco cambiata la chiusura della porta della cabina. È stata posta una serratura, è sul battente la rispettiva piattabanda. Il battente della porta, con il seguito della serratura.

Il battente della porta, con il seguito della serratura. Vista particolarmente intensa, del cassero terminato.

Dovendo foggiare numerose gallocce, la soluzione migliore è senza dubbio riuscire a farle in serie. Per quelle classiche a corna, il sistema messo in atto rimane il più opportuno. Tra l interno dell impavesata ed il capo di banda ai masconi, la nostra barca è provvista di numerose gallocce, che, vista la scala e quindi il diametro delle manovre, è meglio assicurarle con un chiodino.

Le gallocce destinate a ricevere le varie manovre del bompresso. Tacchetti detti a cuore o ad orecchie d asino, in genere per scotte e mure, ma anche per i bracci.

In questa foto si possono distinguere, la cavatoia con pulegge, una galloccia, il passaggio entrobordo foderato in piombo e il tacchetto a orecchie. In basso l ombrinale. Gli anelli e i ganci di ritenuta della braca e dei paranchi dei cannoni, nella nostra barca sono in un solo perno (in questo caso si chiama chiavarda), per il calibro ridotto dei pezzi, e per questo motivo abbastanza complicati. A mio parere vanno foggiati per come erano, quindi niente scervellamento per trovare soluzioni più semplici che li snaturerebbero, armarsi di pazienza. Le chiavarde dovrebbero attraversare la murata, ma poi sarebbe complicato forare il perno a fior di murata per inchiavettarlo su rondella, quindi si fanno in due parti e si piantano uno all interno e il resto all esterno. In foto i componenti della chiavarda di un portello.

Vista delle chiavarde all interno, i ganci e gli anelli in posizione. L esterno di un portello, le chiavarde con inchiavettatura su rondella, ai lati.

Le landre delle sartie, sono particolarmente anomale. I Francesi in genere, sulle navi di linea ed anche in quelle minori (fregate, corvette ecc. ecc.) e cosi anche i mercantili della Compagnia delle indie, usavano le landre dette a catena, con quattro maglie. Qui abbiamo dei parasartie molto particolari in quello di maestra addirittura vi è inserito il foro, con funzione di asse del comodo, volgarmente ma comunemente chiamati a bordo cacatoi. L unico problemino che dobbiamo risolvere, è, che se le facciamo in un solo pezzo e cioè come erano, bisogna forgiarle sull incudine, e questo perché sono in due diversi spessori, iniziano piatte e poi finiscono a tondino con un gancio. Credo che la foto dica più di altri inutili commenti.

D altronde questo tipo di modellismo, ha la caratteristica di essere di una tale polivalenza, da non credere! Di volta in volta si è: mastri d ascia, mastri cordai, sarti velai, scultori, pittori, lattonieri, tornitori, fresatori, saldatori, falegnami, ebanisti e chi più ne ha più ne metta! Quindi la pratica del lavoro sull incudine, ci deve essere familiare, altrimenti un lavoro come quello della foto, non lo fate. Le landre in opera sul parasartie di sinistra, albero di trinchetto.

Dimenticavo, si è anche bozzellai in foto il pratico sistema per farli in serie. In opera.

Le coffe della nostra piccola barca lunga, sono in pratica delle crocette. In effetti si può benissimo asserire che, l alberatura della La Belle, confrontata a quella di un tre alberi classico, manchi proprio dei tronchi maggiori, e sembra che inizi dagli alberi di gabbia. Per cui mancano anche le coffe dall aspetto classico, al posto delle quali abbiamo appunto le crocette, delle quali vediamo nelle foto la costruzione. Il bompresso, non ha un vero albero di civada classico del periodo, porta una corba di sostegno per una piccola testa di moro alla Francese che supporta un asta di bandiera mantenuta con un cerchio in ferro. La foto a destra è della cima dell albero di mezzana.

Nelle due foto si possono vedere i congegni per la commettitura dei cordami, e cioè la masuola a sinistra, ed il disco rotante a destra. Nel sito internet troverete la descrizione completa della costruzione dei congegni e la commettitura dei cordami. A sinistra la materia prima con cui si commettono i cordami, che vedete a destra, in alto commessi alla piana ed in basso cavi torticci.

Siamo giunti alla costruzione delle ancore, lavoro delicato, che a mio parere con i giusti attrezzi diventa semplice. Da una lastra di giusto spessore si taglia il corpo centrale, cioè, asta e bracci tutto insieme, si rettifica con la lima, poi si saldano a stagno le due marre e si brunisce il tutto. Si costruisce il ceppo nei due pezzi e si applica la cicala, che andrà fasciata con un cavetto. Le ancore di servizio della nostra barca. A destra l ancora d afforco è terminata, a sinistra, all ancora maestra più grande manca il ceppo. Nella stiva sotto la boccaporta maestra, vi dovrebbe trovare posto una quarta ancora di rispetto, detta di misericordia, purtroppo... ho chiuso il ponte prima di poterla posizionare!

Lavori quasi terminati dell ancora maestra, a sinistra il gavitello. L ancora maestra della nostra barca lunga con la sua gomena.

Vista in macro. La taglia del capone, serve per issare l ancora.

Ed ecco l ancora maestra con la cicala fasciata, in potere della taglia al capone di dritta, bloccata al parasartie di trinchetto. Capone di sinistra bordo a vista, niente gomena, le ancore verranno più avanti solo bloccate al parasartie.

I bozzelli, singoli e doppi per mettere insieme i paranchi dell artiglieria, i cannoni da 3 libbre. A sinistra le redance, che nella foto di destra vedete brunite ed inserite nei ganci dei paranchi degli affusti.

I paranchi di un pezzo, pronti per essere posti in opera. La rastrelliera delle palle da 3 libbre

Un pezzo in ferro da 3 libbre, completo di braca e paranchi, al portello. Attrezzatura di salvaguardia del timone, la braca e la catena di ritenuta.

Il fascino indiscutibile di questa piccola barca, emerge prepotente da questo scatto, offrendoci una volta di più i vantaggi della fotografia. La Belle vista da poppa.

Alla base dei due tronchi maggiori si trovano numerosi golfari, ecco il mio sistema per saldarli rapidamente. La saldatura è necessaria a mio parere, vista la scala decisamente sopra la media. In genere i modelli d arsenale che si trovano nei maggiori musei Mondiali, variano dalla scala 1/36 ad 1/48 per la maggior parte dei modelli, ovviamente barche piccole come il La Belle hanno scale maggiori.

I golfari di cui vi parlavo. Ora si può iniziare ad attrezzare l imbarcazione. In considerazione di alcune caratteristiche di questo anomalo tre alberi, ho fatto delle scelte particolari che ora vi spiego. Come ho già detto, riguardo all alberatura, che mancante delle coffe praticamente è come se iniziasse dalle gabbie, considerando anche che, essendo un modello didattico (a vista) quindi non terminato, se anche nell alberatura è ridotto, la cosa non sarebbe poi così strana. La mia scelta di non alberare tutta la nave, perchè non essendo appunto, così interessante l alberatura, vista anche la grande scala, se risparmio in altezza ci guadagna il modello, sia per dispersione ottica, sia per il volume totale (considerando i nostri piccoli ambienti domestici!). In pratica metterò solo gli alberi di gabbia come se li stessero ghindando al momento, o, se al contrario li avessero sghindati. Ovviamente porrò tutto il necessario per manovrarli. Poi vedremo!

Chiaramente nell iniziare ad attrezzare un tre alberi, si parte dalle manovre dormienti, sartie e stragli partendo dal bompresso. Nella foto la briglia del bompresso, che si contrappone allo sforzo prodotto dallo straglio di trinchetto, è tutto fasciato, solo il corridore delle bigotte non lo è. Incappellaggio delle sartie e dei penzoli del basso padiglione di maestra. Sono tutte manovre fasciate fino al trilingaggio. Si distinguono i due cuscini, e sopra le gasse, il dente distanziatore per lo straglio.

Sempre le sartie di maestra, sono state poste le griselle e, si possono vedere i due penzoli a colonna delle candelizze, guarnite di taglie cucite a redance. A sinistra uno dei diversi passacavi di sartia, mentre a destra si può osservare il trilingaggio alle sartie di trinchetto.

Lo straglio di trinchetto guarnito con la mocca della ragna di straglio. Osservate il pomo dello straglio, un vero lavoro di cucito classico! Notare che il pomo, in questo straglio, cade sul bordo sinistro, mentre quello di maestra sarà sul bordo di dritta. Sono particolari, che, nel modellismo d arsenale, sono praticamente ovvii, come il verso delle varie manovre, destrorse quelle dei cavi piani, sinistrorse quelle dei cavi torticci, e così per molte piccole sfumature, che piccole non sono. Nella foto, i guardacavi o bigotte a canali dello straglio di trinchetto.

Il collare dello straglio maestro è tutto fasciato, abbraccia il cappuccino arridandosi poi su se stesso. A destra le due bigotte a canali del medesimo straglio. Il pomo sul bordo di dritta dello straglio di maestra, con la sua ragna e relativa mocca.

Il pomo sul bordo di dritta dello straglio di maestra, con la sua ragna e relativa mocca. Il trilingaggio delle sartie dell albero maestro. Al centro sull albero, passa nelle due cave con redancia, l amante dell apparecchio di drizza del pennone del trevo.

Le sartie di maestra e di trinchetto entrambe sul bordo di dritta. Le prime due foto riguardano i paranchi dello straglio, che servono principalmente per il carico della gran boccaporta e per il servizio della lancia, l ultima foto, sono le sartie a colonna dell albero di mezzana, che in genere sono attrezzate su bastimenti latini, essendo l albero servito da una sola vela triangolare, detta appunto vela latina.

Vista sul parasartie di trinchetto bordo di dritta. L ancora di maestra, è al suo posto sul parasartie, sulla crociera si può vedere il nodo di grippia a cui fa seguito sulle sartie, il relativo gavitello. Con la più classica delle tecniche di costruzione del modellismo navale, cioè il pane e burro, partendo dalle linee d acqua, si sbozza su di un legno tenero il volume interno della lancia. Fatto questo, con l attrezzo che vedete a sinistra, si determinano i profili delle varie coste, per il momento solo i madieri, che vengono poi collegati al paramezzale già inserito nella forma. Si aggiunge di seguito l insieme ruota dritto chiglia, e si ha l ossatura dell unico palischermo della nostra piccola barca lunga.

Si aggiungono i conseguenti staminali e, posizionando la cinta modanata che corre sotto il capo di banda, avremo l insieme del volume completo è così abbastanza solido da poter essere appareggiato nel suo accostolato, all interno quanto all esterno Dopo l incavicchiamento in noce, del corso modanato, che renderà il tutto più solidale, si può iniziare la bordatura del solo lato di dritta, nella identica maniera che è stata usata per fasciare lo scafo grande.

Stesso metodo anche per la costruzione del timone e dei suoi ferramenti che qui troviamo alternati: una femminella ed un agugliotto sul timone, ed una femminella ed un agugliotto sul dritto. Si prova poi l insieme dell attrazzo che la metta in condizioni di navigare, e si ripone nella maniera in cui era sistemato il palischermo sulle sue morse, nell imbarcarizzo della nave madre.

La costruzione degli alberi di gabbia, sostanzialmente ripercorre quella dei tronchi maggiori, in più qui abbiamo le teste di moro, questo tipo dette alla Francese. In cima d albero, nella conocchia, si può notare la puleggia per la drizza del pennone di gabbia. La chiave della rabazza, che sostiene l albero sulle costiere, il quadrello fortemente disassato con la cavatoia e la puleggia per il passaggio del cavabuono, che serve come vedremo più avanti, per alberarlo.

I pennoni maggiori sono muniti delle aste di coltellaccio, e necessario foggiare i doppi cerchi in metallo, che sostenevano queste aste sulle varee dei pennoni. A sinistra i tacchetti di fermo delle manovre, a destra il pennone pronto per l attrezzatura.

Da sinistra, lo stroppo con redancia a cui corrisponde il collare del sospensore. Il grosso bozzello a violino incrociato dell amantiglio, è in ultimo, il bozzello a cappello di uno degli imbrogli, subito dopo, le bigotte con il corridore per tesare il marciapiede.

La costruzione del collare di trozza, non è semplice poiché in virtù della grande scala è decisamente evidente. I paternostri o bertocci della trozza, cioé i pallini, sono gli unici elementi che ho comprato già fatti. Sono dell Amati, Ø 3 mm. In bosso. Li ho dovuti però forare!

La costruzione dell apparecchio di drizza dei bassi pennoni. L amante è tutto fasciato, mentre come è ovvio, il corridore non lo è. Chiedo venia per le foto un po' sfocate. Questa però è molto meglio. Sempre l apparecchio di drizzadei bassi pennoni.

La nostra piccola barca, oltre ai cannoni da 3 libbre, che l autore Jean Boudriot, riporta come non certi nell armamento, perchè di non facile utilizzo vista la ridotta larghezza dello scafo, era con certezza servita da almeno cinque petriere da 1 libbra, per ogni bordo. Di facile e veloce impiego le petriere erano in questo caso di gran lunga le più utilizzate, anche perché essendo una barca da scoperta, i pericoli maggiori per l equipaggio potevano venire da assalitori indigeni, quindi appiedati, da qui io credo, la scelta della praticità e velocità delle petriere è indiscutibile. Ma veniamo alla loro costruzione che non appare semplice, in particolar modo perché ogni singolo pezzo, è abbastanza laborioso. Si inizia al tornio, con l abbozzo delle canne, forate fino a un paio di millimetri oltre la parte che verrà aperta. Foggiare anche le nervature dei cerchi.

Eseguire le aperture a lima e saldare il fermo della carica del cartoccio. Preparare la forcella di sostegno foggiandola a lima ed in saldatura, dopo di che si può posizionare con il perno che attraverserà la canna già forata.

Aggiungere in ultimo il porta carica troncoconico, munito di maniglia saldata e piattino rettangolare di fermo posteriore, brunire il tutto ed abbiamo finito! Le tre morse del palischermo, e dell attrezzatura di rispetto dell alberatura.

La lancia della La Belle, assicurata da due rizze incocciate e legate a golfari confitti nel ponte. Ancora non abbiamo l attrezzatura di rispetto, verrà collocata più avanti, il palischermo manca del suo grappino, ne vedremo la costruzione in seguito. L ossatura a vista del bordo di sinistra. Non credo occorre aggiungere altro.

Altra vista dell intero ponte. Due viste del pennone maestro. La grossa taglia dell apparecchio di drizza con la trozza di bertocci. Nella foto di destra si vede il cavabuono, (cioé il cavo torticcio con cui si infierisce una manovra temporanea che serve a ghindare o sghindare gli alberi superiori) che attraversando la cavatoia della rabazza, sale fino ai bozzelli con ganci, incocciati alla testa di moro, sospendendo così l albero di gabbia, il cavabuono riscenderà poi sul ponte dando volta ad un tacchetto a corna e il resto dell imbando colto sotto di lui. Ancora non sono infieriti gli imbrogli.

Il grosso bozzello triplo, che insieme a quello che si vede di lato doppio, formano il paranco di drizza dell antenna dell albero di mezzana. Si può notare il coccinello della scotta della vela latina, che in assenza della vela è sospeso ai due bozzelli degli imbrogli di dritta e di sinistra. Sotto si distingue il collare di trozza ad una sola fila di bertocci

Eccoci giunti all infieritura del cavabuono, di cui si è tanto parlato. I due bozzelli a gancio che si vedono incocciati dietro la testa di moro fanno passare il cavabuono, uno all andata e l altro al ritorno, per il sollevamento degli alberi superiori, in questo caso la gabbia. Nel caso di sghindadura, ipotizzando un ancoraggio in rada oppure per cattivo tempo, vedremmo comunque le sartie di gabbia, cosa che qui non abbiamo, quindi è più ipotizzabile una ghindadura. Nelle due foto si possono ben notare tutte le gasse di incappellatura.

Ed ecco il nostro cavabuono che dà volta ad un tacchetto. Il resto dell imbando viene colto tra i due cannoni. Il mazzetto del trevo maestro, issato al pennone mediante il caricascotte. Nell occhio del bozzello centrale della scotta, è impegnato un coccinello che gli permetterà di incocciarsi nella bugna della vela. Sullo stroppo lungo di questo bozzello ne sono incocciati altri due, uno per la mura l altro per il caricascotte. Nella foto si evidenzia un anomalia, sono state invertite le posizioni della scotta e della mura, in seguito verranno correttamente sistemate.

Parasartie di trinchetto bordo di sinistra, le ancore al loro posto. L ancorotto di tonneggio è guarnito del gavitello e della grippia. Vista a volo d uccello sulla poppa della La Belle. Si possono notare diversi particolari interessanti, come ad esempio, la puleggia nella formaggetta dell asta di bandiera, per lo scorrimento della drizza.

Sempre a volo d uccello, sulla prora. Questa foto completa le altre due precedenti.

Una sbirciatina nella camera di poppa. Si stanno preparando i vari bozzelli per terminare l alberatura del bompresso.

In opera! A sinistra completata la piccola asta di bandiera, a destra le scotte della civada issate dal caricascotte.

Tutte le varie manovre del bompresso danno volta nei tacchetti a corna sul capo di banda di prua. Da notare in basso a sinistra, che ora l ancora, è in potere della taglia di capone e della piccaressa, manovra aggiuntiva perchè solo la taglia non l assicurava, il resto dell imbando da volta ad un tacchetto e poi termina, per ora, sulla bitta di gabbia di trinchetto. È importante notare la lunghezza di ogni singola manovra. Risparmiare, ovviamente per la difficoltà nel dar volta alle manovre, significa rendere l estetica dell attrezzatura inverosimile, perché indipendentemente da qualsiasi motivazione ogni manovra ha una lunghezza ben precisa, oltre ai diametri riportati al millimetro dall autore, Jean Boudriot.

Il ponte alla base dell albero maestro, gli imbrogli sono stati infieriti, se ne vedono i terminali delle manovre colte intorno all albero. Devo confessare che immaginavo la costruzione del grappino molto più semplice. Forse ho usato una tecnica sbagliata, non sono in grado di stabilirlo per il momento, resta il fatto che il risultato è soddisfacente, e questo basta. La difficoltà maggiore l ho avuta nella saldatura, unendo le quattro barre con le braccia già piegate e con le relative marre saldate, non mi riusciva di tenerle in posizione. Forse è stato proprio li il problema, se le avessi saldate dritte non sarebbe stata necessaria una posizione particolare, è avrei potuto piegare le braccia in un secondo momento. Difficile dirlo, provare per credere. Ad ogni buon conto è chiaro il lavoro effettuato, le foto parlano più di qualsiasi discorso.

Il grappino a quattro braccia terminato, con la cicala fasciata e la sua gomena. Il palischermo sulle sue morse, si distinguono il grappino ed i ferramenti per alberarla, sul fondo si nota la scassa per l armo. In primo piano il gancio d accosto anche detto mezzo marinaio.

Come si può ben osservare, è stata sistemata l attrezzatura di rispetto ai lati del palischermo. Tutta l artiglieria del bordo di dritta in posizione.

Il pennone del trevo di trinchetto è pronto per essere issato. È completo di tutto il bozzellame, perchè ovviamente è più comodo posizionarlo ora che non quando sarà sul suo albero. A sinistra i mazzetti del trevo di trinchetto, a destra la serie di bozzelli che serviranno per terminare l attrezzatura.

Gli stroppi in ferro dei bozzelli su i quali è infierito il cavabuono, si foggiano in ottone, essendo abbastanza particolari vi descrivo il mio sistema di costruzione. Si inizia con il preparare la piattina su l incudine da un tondino di adatto diametro, perchè è in due diverse forme: tonda per il gancio, piatta per lo stroppo vero e proprio. Una volta foggiato si piega posizionandolo per la saldatura. Si salda a stagno e si porta a misura con la lima, si dà la forma al gancio nella foggia che troverete nei disegni della monografia, poiché questi bozzelli sono simili a quelli delle taglie del capone, la differenza è nella grandezza del gancio e nel bozzello, che in questo caso è ad una via.

Si inserisce il bozzello e si pratica il foro poco più grande del diametro del perno passante, un chiodino in ottone, che basterà schiacciare con le pinze alla sua fuoriuscita dal lato opposto, per averlo stabile nella sua posizione. Si brunisce ed è fatto. Il pennone di trinchetto issato al suo albero. L albero di gabbia in posizione di ghindatura sostenuto dal cavabuono. Si notano le varie manovre, ed i due mazzetti issati dal caricascotte.

L apparecchio di drizza del pennone con le sue due taglie. In basso a sinistra, si vede il grosso imbando del cavabuono su di un tacchetto a corna sull impavesata del bordo sinistro. Albero di trinchetto. Uno dei due bozzelli a gancio, per il passaggio del cavabuono, di cui abbiamo seguito la foggiatura qualche pagina addietro.

Siamo passati all albero maestro. I mazzetti del trevo, che come ricorderete era stati posizionati invertendo la scotta con la mura, sono stati ora sistemati correttamente. Facendo attenzione, vi accorgerete che la serpa, i cani, ed anche il frontale del bracciolo della gru di capone, sono stati arricchiti con riempimenti in ebano, che si rifanno alle caratteristiche plastiche dell impavesata a poppavia dell albero maestro.

Bottiglia di dritta (l unica in opera!), vi è stata sistemata una banda di foglioline scolpite, sulla cornice di destra. Era ora, visto che è riportata nella monografia! Siamo giunti al termine del nostro lavoro, LA BELLE è stata completata. Vista sull alberatura.

Il bompresso con il pennone di civada. La quantità dei terminali delle manovre dalle quali è ingombro il piccolo castello. Sotto il pennone si evidenzia il mazzetto della scotta e la mura, issato dal caricascotte.

Senza parole. Altra vista, commenti... inutili.

A volo d uccello sulla prora. Navigando in un mare di carta!

Volando... sulla poppa. La montagna di particolari che si evidenziano in questo scatto, richiederebbero un libro per essere citati!

La signorina de Fontanges fa capolino attraverso le manovre. Profilo sinistro per la signorina.

Ultimi scatti, il bordo di sinistra con l accostolato in evidenza. Facendo dei rapidi calcoli, il modello è stato costruito in circa tre anni. Le ore di lavoro che sono servite sono all incirca 8000. Il bordo di dritta preso di ¾.

Il presente lavoro in powerpoint è invece stato portato a termine in questo ultimo anno, circa dieci mesi. Ancora l accostolato, il bordo a vista in pieno profilo, notare la corretta geometria degli elementi. Ultima foto di questa carrellata, è per il profilo del bordo di dritta della nostra entusiasmante barca lunga, o corvetta come in seguito saranno classificate le imbarcazioni di tale stazza.

A conclusione di questo oceanico viaggio, che ci ha condotto attraverso la magia del modellismo d arsenale, voglio approfittare di questa ultima pagina per ringraziare diversi amici, alcuni dei quali con mio rammarico, non conosco personalmente. Ed è a ROBERTO LEOTTA che va il mio primo grazie, per avermi iniziato questo pazzo lavoro e avermi conseguentemente insegnato i rudimenti del powerpoint. Infinitamente grazie. Ringrazio inoltre MARIO DUTTO per il suo gratuito ed indispensabile lavoro. Infine un affettuoso grazie di cuore a JEAN BOUDRIOT senza il quale, semplicemente non saprei come fare.. Roma, Dicembre 2007 R. Mattera