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Transcript:

COMPRENSORIO ALPINO CN2 Valle Varaita CORSO DI ABILITAZIONE ALLA CACCIA DI SELEZIONE AGLI UNGULATI RUMINANTI - 2013 - A cura di: Giordano Omar Tecnico faunistico C.A. CN2

IL CAMOSCIO Foto: O. Giordano

SISTEMATICA CLASSE MAMMIFERI SUPERCLASSE UNGULATI ORDINE ARTIODATTILI SOTTORDINE RUMINANTI FAMIGLIA BOVIDI GENERE RUPICAPRA SPECIE RUPICAPRA RUPICAPRA

SISTEMATICA La specie Rupicapra rupicapra si divide in 7 sottospecie (di cui 5 localizzate in Europa e 2 in Asia) che si caratterizzano per lievi differenze morfologiche: Rupicapra rupicapra rupicapra, diffusa sull'arco alpino. Rupicapra rupicapra cartusiana, presente sulle Prealpi della Chartreuse. Rupicapra rupicapra tatrica, presente sui Monti Tatra. Rupicapra rupicapra carpatica, diffuso sui Carpazi. Rupicapra rupicapra balcanica, diffuso nella Penisola balcanica. Rupicapra rupicapra caucasica, diffuso nell'altipiano del Caucaso. Rupicapra rupicapra asiatica, diffuso in Asia Minore.

EUROPA DISTRIBUZIONE La sottospecie alpina, R. r. rupicapra è presente come forma autoctona su tutto l arco alpino, nel Liechtenstein, nel Giura svizzero e francese, in Germania (Alpi bavaresi), in Slovenia e Croazia nordoccidentale, nonchè, per effetto di immissioni, sui piccoli Tatra (Slovacchia), sui monti di Jeseniky (Repubblica Ceca), nei Vosgi e nel massiccio della Chartreuse (Francia) ed in numerose regioni della Germania (Foresta Nera, Valle del Neckar, alta Valle del Danubio e Suebian Jurassic, foresta di Weissenburg e montagne dell Elbsandstein). Per effetto di immissioni effettuate agli inizi del 900 con soggetti provenienti dalle Alpi, il Camoscio e inoltre diffuso in Nuova Zelanda

DISTRIBUZIONE ITALIA Il Camoscio alpino risulta oggi diffuso su tutta la catena delle Alpi italiane dal Friuli-Venezia Giulia alla Liguria, sebbene con differenti densita. Presenze sporadiche per dispersione dalle aree limitrofe sono segnalate in provincia di Savona, limite sud-occidentale dell areale Distribuzione 2006 - ISPRA

DISTRIBUZIONE PIEMONTE Occupato quasi tutto il territorio vocato con una consistenza di circa 40.000 capi

Censimenti primaverili nei Comprensori Alpini piemontesi 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 24000 22000 20000 18000 16000 14000 12000 10000

CARATTERISTICHE GENERALI Tipico abitante dell orizzonte montano, subalpino ed alpino, il Camoscio frequenta le aree forestali di conifere e latifoglie, ricche di sottobosco ed intervallate da pareti rocciose e scoscese, radure e canaloni. In estate le femmine ed i giovani si tengono di norma al di sopra del bosco, mentre i maschi adulti, tendenzialmente più solitari e dispersi sul territorio, occupano mediamente quote meno elevate; con l inverno e le prime nevicate, i camosci si ritirano verso zone rocciose situate al di sotto dei limiti del bosco ovvero sui pendii più ripidi e le creste ventose, con esposizioni in prevalenza meridionali. Nel complesso la fascia altitudinale frequentata risulta compresa tra i 1.000 e i 2.500 m, ma colonizzazioni spontanee di aree boscate di bassa montagna, sino a quote di 400-500 m, sono registrate anche in Italia con la situazione estrema di un piccolo gruppo presente nel Carso triestino a poche decine di metri sul livello del mare.

CARATTERISTICHE GENERALI ADATTAMENTI A CLIMA ED AMBIENTE ALPINO: - Mantello invernale, folto e di colore bruno scuro che lo isola dal freddo, limita la dispersione di calore e facilita l assorbimento dei raggi solari. - Il sangue particolarmente ricco di globuli rossi e il cuore, più muscoloso e in proporzione più pesante rispetto agli altri Ungulati, gli consentono prestazioni atletiche stupefacenti. - Zoccoli molto divaricabili, lunghi e dai bordi affilati, adatti all appoggio sul ripido e sulle più piccole sporgenze della roccia. - Talloni «gommosi» che garantiscono un elevata aderenza; - Una piega di pelle a ponte fra gli zoccoli che, aumentando la superficie di appoggio, consente al camoscio di spostarsi con relativa facilità anche in neve fresca.

CARATTERISTICHE GENERALI SESSO PESO (kg) ALTEZZA (al garrese in cm) LUNGHEZZA (testa-corpo in cm) MASCHIO 30-45 (50) 75-85 120-140 FEMMINA 25-35 (40) 65-75 110-130

Il PESO Le femmine adulte pesano circa un quarto in meno dei maschi adulti che vivono nelle stesse zone, mentre la differenza fra i sessi è meno evidente nei soggetti dell anno (capretti) e in quelli di un anno compiuto (yearling); Femmine e maschi raggiungono il peso definitivo a 3-4 e 5-6 anni di età, rispettivamente; Tutti i camosci perdono condizione durante l inverno, potendo sopportare senza danno cali di peso anche superiori a un terzo del valore autunnale; Durante la stagione degli amori, i maschi perdono fino a un quarto del peso autunnale; Quando la densità dei camosci si avvicina alla capacità portante del territorio, gli yearling impiegano più tempo per raggiungere il peso da adulto, risultando quindi più leggeri.

MORFOLOGIA E BIOMETRIA

IL MANTELLO CARATTERISTICHE DIVERSE IN BASE ALLA STAGIONE ESTATE - Pelo corto - Corpo di colore chiaro con tonalità dal nocciola chiaro al marrone rossiccio con linea dorsale più o meno scura - Zampe e coda scure in netto contrasto con mascherina facciale, zona anale e ventre biancastri - Durata circa 3 mesi e mezzo (maggio-settembre) INVERNO - Pelo lungo - Corpo completamente di colore scuro (dal grigio scuro al quasi nero) con mascherina facciale decisamente in risalto - Zampe e coda scure in netto contrasto con mascherina facciale, zona anale e ventre biancastri - Durata 8 mesi e mezzo (settembre-aprile)

IL MANTELLO

IL TROFEO - Nel camoscio alpino, sia i maschi che le femmine sono dotati di trofeo che non viene deposto ma ha crescita continua per la durata della vita. - Il trofeo è costituito da due astucci cavi di tessuto corneo - simile a quello degli zoccoli e delle nostre unghie che si inseriscono su apposite protuberanze dell osso frontale. - Il suo colore è nero o bruno scuro e la forma tipicamente uncinata. - La crescita del trofeo avviene, anno dopo anno, a partire dalla primavera e fino all autunno, quando viene contrastata dagli ormoni sessuali. - L interruzione invernale e la successiva rapida ripresa dello sviluppo determinano la formazione dei cosiddetti anelli di crescita, solchi continui su tutta la circonferenza del corno, utilizzabili per determinare correttamente l età dell animale abbattuto.

IL TROFEO - Abitualmente i due astucci cornei sono simmetrici ed il trofeo regolare; - Possibili anomalie derivanti nella grande maggioranza dei casi da traumatismi - Abbastanza frequente l accumulo di spessi strati di resina sul trofeo di soggetti (per lo più maschi) che vivono in boschi di conifere

IL TROFEO INFLUISCONO POSITIVAMENTE SULLO SVILUPPO DEL TROFEO: - Qualità della dieta - Precocità della ripresa vegetativa prmaverile - Genetica - Condizioni ambientali in genere (inverni più o meno rigidi, densità..) INFLUISCONO NEGATIVAMENTE SULLO SVILUPPO DEL TROFEO: - Patologie - Maturità sessuale troppo precoce - Genetica - Condizioni ambientali in genere (inverni più o meno rigidi, densità..)

IL TROFEO

IL TROFEO ACCRESCIMENTI ANNUALI DEL CORNO IN CENTIMETRI SESSO 1 ANELLO 2 ANELLO 3 ANELLO 4 ANELLO 5 ANELLO 6 ANELLO e oltre MASCHIO 5-7 7-14 3-5 0,7-1,5 0,4-0,7 Accrescimenti FEMMINA 3,5-6 6-13 2,5-4,5 0,6-1,2 0,3-0,7 millimetrici

HABITAT - Tipico abitante dell ambiente alpino (non necessariamente delle alte quote) - Ambiente ideale media montagna (1200-2500 m) con ambienti aperti (pietraie e praterie alpine) intervallati da zone boscate - Caratteristica essenziale presenza di pareti rocciose (rifugio) - Determinanti aree di svernamento con caratteristiche definite (creste battute dal vento, pendii molto ripidi e ben esposti e, quando presenti, zone boscate di quota medio-bassa

HABITAT

CICLO BIOLOGICO E RIPRODUZIONE

VITA SOCIALE Vive in gruppi di dimensione e composizione variabile Grossi gruppi matriarcali composti da femmine piccoli dell anno e yearling (principalmente femmine) Yearling: con i gruppi di femmine fino ai nuovi parti, dopodichè formano gruppi misti. Al termine dei parti alcuni si riuniranno alle femmine, altri formeranno gruppi di coetanei molto mobili sul territorio (espansione territoriale della popolazione) Maschi adulti solitari o in piccoli gruppi poco stabili. Si uniscono alle femmine solo durante la stagione riproduttiva In inverno possono verificarsi concentrazioni di animali di tutte le categorie per lo sfruttamento delle aree di svernamento migliori

CICLO BIOLOGICO ANNUALE NASCITE: maggio giugno ALLATTAMENTO: dalla nascita a ottobre AMORI: GESTAZIONE: novembre metà dicembre dicembre maggio

RIPRODUZIONE Maturità sessuale: MASCHI 5 anni (fisiologica) FEMMINE 18 mesi (primo parto 3 anni) Età primipare dipende dalla densità di popolazione Estro femmina 1-2 giorni. Se non coperta nuovo estro dopo circa 3 settimane Gestazione circa 6 mesi (25-26 settimane). Partoriti 1 e raramente 2 piccoli Capretto in grado di seguire la madre dopo poche ore Le madri spesso «abbandonano» i piccoli anche per molte ore lasciandoli solitamente nel branco

ALIMENTAZIONE Si nutre prevalentemente di piante erbacee (graminacee e leguminose) Con disponibilità alimentare scarsa si adatta facendolo collocare tra i «tipi intermedi» Assume mediamente 3 kg di foraggio al giorno nel corso di 6 fasi di alimentazione

Selezionatori di cibo concentrato BRUCATORI ALIMENTAZIONE Tipi intermedi Mangiatori di erba e foraggi grezzi PASCOLATORI

STRUTTURA E DINAMICA DI POPOLAZIONE

STRUTTURA E DINAMICA DI POPOLAZIONE - Densità Biotica: min. 3-5 capi/100 ha max. 11-20 capi/100 ha - Sex-ratio ottimale: da 1:1 a 1:1,2 a favore delle femmine a causa della loro maggior sopravvivenza - Piramide di popolazione ottimale (in estate): ANZIANI 10-12% ADULTI 35-45% SUB-ADULTI 14-16% GIOVANI 10-12% CAPRETTI 15-18%

STRUTTURA E DINAMICA DI POPOLAZIONE - Vita media intorno ai 10 anni con punte di 15-18 per i maschi e 21-24 per le femmine - Tasso di natalità: 70-90% delle femmine con più di 2 anni - Mortalità: elevata nel primo anno di vita (anche 30-50% dei capretti) e dopo gli 8-13 anni. Negli anni centrali <10% - Tasso annuale medio di accrescimento tra 10 e 25% in base a densità e fattori ambientali

STRUTTURA E DINAMICA DI POPOLAZIONE CAUSE DI MORTALITÀ: - Naturale (vecchiaia) - Accidentale (cadute, valanghe, ecc.) - Patologica (epidemie) - Predazione naturale - Attività venatoria

COMPETITORI E PREDATORI

COMPETITORI MUFLONE: Dove presente con popolazioni ad elevate densità, o localmente, a causa del comportamento e delle abitudini alimentari del muflone

PREDATORI Mortalità da predazione naturale scarsa e poco influente sulla dinamica di popolazione. PREDATORI: - Aquila reale (capretti e giovani) - Lupo (secondariamente ad altre specie) - Lince (in particolare su popolazioni ricadenti in aree boscate) - Volpe (accidentalmente sui capretti) - Uomo.

INTERAZIONE CON LE ATTIVITÀ ECONOMICHE SOSTANZIALMENTE NESSUNA

RICONOSCIMENTO IN NATURA DELLE CLASSI DI SESSO ED ETÀ

SESSO FEMMINA ADULTA MASCHIO ADULTO Foto: O. Giordano

SESSO MASCHIO ADULTO FEMMINA ADULTA Foto: fonte web

ETÀ 0 anni 1 anno (yearling) 2 anni 3+ anni Primavera Autunno

UN PO DI IMMAGINI

Foto: O. Giordano

Foto: O. Giordano

Foto: O. Giordano

Foto: O. Giordano

Foto: O. Giordano

Foto: O. Giordano

Foto: O. Giordano

GRAZIE PER L ATTENZIONE Foto: O. Giordano