Storia della previdenza in Italia



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Storia della previdenza in Italia La previdenza sociale nel nostro Paese nasce insieme allo Stato unitario; solo nel dopoguerra, però, assume le caratteristiche che oggi conosciamo. Qui di seguito riportiamo le principali tappe di questo percorso: 1861 nascono le prime cinque Casse per l invalidità dei lavoratori della Marina Mercantile, con sedi a Genova, Livorno, Napoli, Palermo e Ancona; 1864 viene istituita la gestione dei trattamenti pensionistici per gli impiegati civili dello Stato (da cui sono escluse alcune categorie che non svolgono funzioni amministrative, come gli addetti al Genio civile e gli insegnanti elementari); 1865 la gestione pensionistica vien estesa anche al personale delle Forze Armate; 1870 nascono le Casse Pie di previdenza dei giornalisti, come forme mutualistiche volontarie; 1881 - vengono istituite la Cassa delle pensioni per i dipendenti civili e miliari dello Stato e il Monte Pensioni per gli insegnanti elementari; 1898 - nasce la Cassa Nazionale di Previdenza per l invalidità e la vecchiaia degli operai, che rappresenta il più antico nucleo di quello che successivamente diventerà l Inps: rappresenta la prima vera forma di tutela pensionistica; 1908 nasce il Fondo per i dipendenti delle Ferrovie dello Stato, che esisterà fino al 2003 (quando confluirà nell Inps); 1913 - le prime cinque Casse per l invalidità dei lavoratori della Marina Mercantile vengono fuse nell unica Cassa degli invalidi della Marina Mercantile; 1920 viene costituito il Fondo telefonici; 1933 - la Cassa Nazionale di Previdenza per l invalidità e la vecchiaia degli operai prende il nome di INFPS (Istituto Nazionale Fascista di Previdenza Sociale); 1937 nasce l ENPAIA (Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e per gli Impiegati in Agricoltura); 1938 nasce l ENFASARCO (Ente Nazionale Fascista di Assistenza per Agenti e Rappresentanti di Commercio) e nasce l ENPAS (Ente Nazionale di Previdenza Assistenza Statali); 1939 viene introdotto il principio della reversibilità della pensione ai superstiti e viene abbassata a 60 anni l età di pensionamento di vecchiaia per gli uomini, e a 55 quella per le donne; 1965 - viene introdotta anche per il settore privato la pensione di anzianità, alla quale si poteva accedere con 35 anni di contributi a prescindere dall età; la pensione viene successivamente abrogata nel 1968, per poi essere nuovamente confermata nel 1969; 1966 viene istituito il sistema previdenziale obbligatorio di base, affidato all INPS;

1969 per il calcolo della pensione viene generalizzato l utilizzo del sistema di calcolo retributivo e viene introdotta la perequazione automatica delle pensioni, ossia la rivalutazione in base all indice dei prezzi al consumo; nel 1975 la perequazione viene agganciata anche agli incrementi salariali; 1992 ( riforma Amato ) viene abbandonata la rivalutazione delle pensioni agganciata alla dinamica salariale, ma soprattutto viene gradualmente innalzata l età pensionabile di vecchiaia, che viene portata a 65 anni per gli uomini e a 60 per le donne; il sistema di calcolo retributivo rimane, ma viene allungato il periodo di riferimento (gli ultimi 10 anni di attività invece degli ultimi 5); 1993 - viene approvato il Dlgs n. 124/1993, che contiene la prima disciplina organica della previdenza complementare nel nostro Paese; 1994 nascono l INPDAP, che accorpa diverse Casse di previdenza per i dipendenti statali, e l IPSEMA, che accorpa le competenze in materia di infortuni ed assistenza attributi alle preesistenti Casse marittime; gli enti previdenziali per i liberi professionisti vengono trasformati da soggetti pubblici in persone giuridiche di diritto privato; 1995 la riforma Dini introduce il sistema di calcolo contributivo (sia pure secondo il criterio del pro rata, ossia con una certa gradualità); viene introdotta la Gestione Separata presso l INPS per i collaboratori coordinati e continuativi, i soci ed i titolari di Società di capitali, ecc.; 2003 inizia il progressivo innalzamento dell età pensionabile (in realtà, questa riforma è stata successivamente superata da quella del 2007); 2005 viene approvato il Dlgs n. 252/2005, che sostituisce il Dlgs n. 124/1993 come norma quadro della previdenza complementare; in origine doveva entrare in vigore il 1 gennaio 2008, data che è stata poi anticipata al 1 gennaio 2007; 2007 la L. n. 247 stabilisce che, a partire dal 2008, il diritto alla pensione di anzianità si consegua in presenza di almeno 40 anni di contributi, ovvero con 35 anni di contributi ed un età non inferiore a 58 anni (per i lavoratori dipendenti); 2009 entra in vigore il sistema delle quote : per la pensione di anzianità è necessario che la somma di età ed anzianità contributiva raggiunga quota 95 (35 anni contributi + 60 anni di età, ovvero 36 anni di contributi e 59 anni d età); dal 2011 è invece necessario raggiungere quota 96 ; 2010 viene introdotta la parificazione dell età pensionabile di vecchiaia delle donne nel pubblico impiego con quella prevista per gli uomini; si tratta di un percorso graduale, ultimato a partire dal 1 gennaio 2012; viene inoltre introdotto l adeguamento automatico dell età pensionabile all innalzamento della speranza di vita. 2011 la riforma Monti Come si calcola la pensione Dal retributivo al contributivo Il processo di riduzione dell'importo delle pensioni pubbliche è stato realizzato in Italia attraverso la revisione del meccanismo di calcolo delle pensioni: si é passati dalla determinazione dell'importo della prestazione sulla base delle ultime prestazioni percepite (metodo retributivo) a un calcolo riferito alle contribuzioni sociali versate all' ente previdenziale (metodo contributivo).

Il sistema pro quota Le riforme che hanno prodotto progressivamente questo passaggio hanno agito sulla platea degli aventi diritto facendo salve le quote di pensione maturate fino alla data di entrata in vigore del nuovo meccanismo di calcolo (sistema pro quota). I provvedimenti che contenevano disposizioni che hanno modificato il meccanismo di calcolo sono stati: Dlgs n. 503/1992 (riforma Amato) - ha previsto l'allungamento della retribuzione utile ai fini del calcolo da 5 a 10 anni e su tutta la vita attiva per i neo assicurati dal 1 gennaio 1995; L. n. 335/1995 (riforma Dini) - ha previsto l' introduzione del sistema contributivo per tutti i lavoratori commento di 15 anni di anzianità lavorativa; Riforma Monti - ha introdotto l' estensione del contributivo a tutti gli aderenti ai regimi previdenziali. Il calcolo retributivo Cosa si intende per meccanismo retributivo

L'importo della pensione calcolata con il calcolo retributivo viene determinato in base alle retribuzioni percepite (o del reddito da lavoro autonomo, nel caso dei commercianti, degli artigiani e dei coltivatori diretti) applicando una percentuale commisurata agli anni di contribuzione (2% per ogni anno di contribuzione). In particolare la normativa stabiliva che il periodo utile ai fini del calcolo fosse limitato alle retribuzioni percepite negli ultimi 5 anni di vita attiva. Addirittura in alcuni regimi, come ad esempio, nel comparto pubblico veniva utilizzata la retribuzione dell'ultimo mese di lavoro. Il meccanismo ha introdotto nel tempo elementi di sperequazione in quanto consente di ottenere una pensione scollegata con la storia contributiva. Soprattutto per le persone con carriere più dinamiche la pensione tiene conto della fase finale della vita lavorativa indipendentemente dal fatto che la contribuzione si sia sviluppata in gran parte con retribuzioni di valore inferiore. Le modifiche La riforma Amato ha introdotto un primo correttivo prevedendo un allungamento del periodo utile per il calcolo della pensione: da 5 a 10 anni per le quote di pensione maturate a partire dal 1 gennaio 1993 per chi a quella data aveva maturato 15 anni di contribuzione; da 5 anni all' intera vita lavorativa a partire dal 1 gennaio 1993 per chi a quella data non aveva maturato 15 anni di contribuzione. Dal 1 gennaio 1996 opera, invece il meccanismo contributivo per chi a quella data non aveva maturato 18 anni di contribuzione. Con i provvedimenti introdotti dal governo Monti il meccanismo retributivo risulta applicabile per le quote di pensione fino al 31 dicembre 2011, mentre per tutti gli anni di lavoro successivi si applica il sistema contributivo. In seguito a questi provvedimenti si è determinato un meccanismo per quote in base al quale la pensione risulta costituita come la somma di quote determinate con meccanismi di calcoli diversi. Come funzione il sistema contributivo Le regole del contributivo Il regime pensionistico di base prevede a regime l applicazione di un calcolo della pensione basato su un meccanismo di calcolo contributivo. Tale meccanismo prevede in primo luogo che ogni posizione pensionistica individuale contabilizzi la contribuzione del singolo iscritto al regime pensionistico obbligatorio. L aliquota contributiva dipende dalla qualificazione previdenziale dell aderente. Nel caso dei lavoratori dipendenti la stessa risulta essere complessivamente uguale al 33%. Il versamento contributivo Ipotizziamo, quindi, a titolo d esempio, il caso di un lavoratore che percepisca una retribuzione annua lorda pari a 20.000 Euro. Tale contribuzione è quindi assoggettata alla predetta aliquota contributiva del 33%, nel nostro caso 6.600 Euro. Parte di questa contribuzione risulta essere a carico del lavoratore, andando quindi a ridurre la retribuzione imponibile, mentre la restante quota rimane direttamente a carico del datore di lavoro. La posizione contributiva registrerà tale contribuzione.

Occorre precisare che la registrazione ha una pura finalità di contabilità previdenziale, in quanto in un regime a ripartizione le contribuzioni incamerate vengono immediatamente utilizzate per pagare le prestazioni in essere. L anno successivo si procederà allo stesso modo ad accreditare la contribuzione dovuta. Per semplicità ipotizziamo che non sia siano verificati aumenti della retribuzione e quindi il versamento risulta di uguale importo (6.600 Euro). La rivalutazione delle contribuzioni Esaminiamo cosa succede alla contribuzione dell anno precedente. La stessa verrà rivalutata anno per anno secondo un meccanismo convenzionale corrispondente alla media del Prodotto interno Lordo dei cinque anni precedenti (media mobile). Per continuare nell esempio e immaginando che il primo versamento sia stato effettuato nel 2008 è possibile calcolare la rivalutazione delle contribuzioni precedenti. La media del Pil dei 5 anni precedenti è pari al 1,033201%. Versamento 2008 = 6.600 Euro Rivalutazione al 2009 = 68,19127 pari al 1,033201% di 6.600 Versamento 2009 = 6.600 Euro Posizione al 1 gennaio 2010 = 13.268,19 Euro Il meccanismo proposto viene ripetuto per tutti gli anni di iscrizioni all ente previdenziale fino al momento del pensionamento. A questo punto è possibile rilevare il valore totale accreditato sulla posizione personale. Ritorniamo ancora una volta a sottolineare come questo montante sia puramente teorico, frutto di un processo di capitalizzazione puramente virtuale. La trasformazione del montante in pensione Contributivo: dai contributi alla pensione Il totale dei contributi versatile rivalutati nella posizione individuale viene preso a base per la determinazione dell'importo della pensione. L importo della stessa viene calcolato moltiplicando il montante per un coefficiente di trasformazione determinato in base all'età. Ad esempio tale valore é pari a 5,620% a 65 anni di età. Se ipotizziamo che il montante finale corrisponda a 200.000 Euro, la pensione annua che ne risulterebbe sarebbe pari a questo importo moltiplicato per il coefficiente trovato. Nel caso citato la pensione annua lorda risulterebbe essere pari a 11.240 Euro (cioè 200.000 x 5,620%). La tabella che segue illustra i coefficienti di trasformazione dei contributi in rendita.

Età Coefficiente 57 4,419% 58 4,538% 59 4,664% 60 4,798% 61 4,940% 62 5,093% 63 5,257% 64 5,432% 65 anni ed oltre 5,620% Variazione media quinquennale del Pil Tasso annuo di capitalizzazione - Variazione media quinquennale del Pil La tabella seguente fornisce i valori della media quinquennale del Pil che vengono applicate secondo le regole del sistema contributivo per la rivalutazioni del montante contributivo per le pensioni con decorrenza nell'anno 2011. Al montante, così determinato, deve essere aggiunta la contribuzione relativa all'anno 2010 e quella versata nel 2011, anteriore alla

decorrenza della pensione. Deindicizzazione dell'importo delle pensioni Blocco dell'adeguamento al costo della vita L'importo delle pensioni viene adeguata annualmente per tener conto dell'incremento del costo della vita. Le riforme precedenti erano già intervenute su questo aspetto stabilendo un raffreddamento degli effetti dell'indicizzazione attraverso una parziale sterilizzazione delle pensioni più elevate. L'esigenza di far cassa ha obbligato il Governo Monti ad introdurre una sospensione del meccanismo di indicizzazione. Stabilendo in questo modo un blocco delle pensioni al valore del 2011: questo meccanismo entra però in vigore in modo graduale, "salvando" comunque la rivalutazione delle pensioni al di sotto di un determinato importo. Indicizzazione per gli anni 2012 e 2013 Per il 2012 ed il 2013 la rivalutazione viene integralmente riconosciuta alle pensioni di importo complessivo fino a 3 volte il trattamento minimo Inps (ossia 1.402,29 Euro mensili).