Luca Vivan LE DROGHE E IL CONTROLLO SOCIALE



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Luca Vivan LE DROGHE E IL CONTROLLO SOCIALE

Le droghe e il controllo sociale 233 INDICE DELLA TESI Introduzione 1. IL CONSUMO 1.1. La diffusione del consumo 1.2. Le caratteristiche dei consumatori, (genere, età, consumi precedenti, luogo di residenza) 1.3. Ciò che viene consumato, ovvero le sostanze (la canapa, le anfetamine, l Lsd, la cocaina, gli oppiacei, l Mdma, i funghi allucinogeni, l alcol, il tabacco, gli psicofarmaci) 2. LA CULTURA 2.1. Droghe e cultura 2.2. Droghe e religione (Un esperienza nella foresta pluviale; La Grecia antica; Il Bwiti e i culti enteogenici dell età contemporanea) 2.3. Le droghe come genere voluttuario (Il tabacco presso le popolazioni precolombiane; La noce di cola) 2.4. Le droghe e l Occidente 3. IL CONTROLLO 3.1. Il controllo delle molecole e dei corpi 3.2. Il condizionamento sottile 3.3. Il condizionamento globale 3.4. La devianza Bibliografia Webgrafia

234 L. VIVAN Sintesi della tesi Affrontare un discorso sulle droghe significa addentrarsi in un lato oscuro della storia. L attuale situazione mondiale non solo ha agito sul piano giudiziario, limitando o proibendo alcune sostanze psicoattive, ma ha determinato, ad un livello più sottile un ostracismo nei confronti di ogni analisi scientifica del fenomeno. Questo proibizionismo, che potremmo definire simbolico, ha di fatto affidato la stessa parola droga al monopolio dei giudizi aprioristici e semplicistici. L obbiettivo di questa tesi è invece quello di comprendere, di riportare alla luce la storia di un rapporto, quello tra l essere umano e le sostanze psicotrope. L analisi storica e antropologica concorrono nel definire un quadro in cui questa relazione mostra molteplici aspetti, permettendoci di capire non solo un altrove etnografico o temporale, ma soprattutto cosa sia ora la questione droga. Le sostanze psicoattive rivestono un ruolo non secondario nello sviluppo delle società umane. Per secoli le droghe sono state impiegate in ambito religioso e medico, legittimando e sostenendo le culture di tutto il mondo. Nella società occidentale, sotto la spinta del cristianesimo prima e dell'industrializzazione poi, è invece avvenuto un profondo cambiamento: le sostanze stupefacenti hanno perduto il loro ruolo magico-sacrale, diventando agenti farmacologici e spesso voluttuari. Il particolare potere di alterare le percezioni e i sentimenti dell'essere umano, la capacità di creare varie forme di dipendenza ha reso le droghe degli strumenti di controllo sociale, di rafforzamento dei meccanismi che permettono di rendere docili e utili gli individui. Le sostanze illegali o legali rendono possibile, infatti, una persuasione chimica che seda gli animi, che impedisce l'insubordinazione. Eppure, nello stesso momento in cui viene intaccata la sfera individuale, assistiamo ad un condizionamento generale, perché le droghe, intese come merci, sono parte di un complesso intreccio di relazioni politiche ed economiche che le rende elementi essenziali al mantenimento dello status quo mondiale. ANNO ACCADEMICO: 2005-2006 RELATORE: Prof. Maria Turchetto CORRELATORE: Dott.ssa Donatella Cozzi

Le droghe e il controllo sociale 235 Capitolo terzo IL CONTROLLO La repressione sessuale, scopo ultimo di ogni sentimento e di ogni attività educativa, si compie in molte maniere. Innanzitutto con la chimica. Due volte al giorno a sua insaputa il collegiale ingerisce bromuri e sedativi la cui azione è considerata benefica anche per gli effetti collaterali: il soggetto diventa più docile, più tranquillo, la condotta in classe migliora e così pure il profitto scolastico. Vassalli Sebastiano, La notte della cometa, Giulio Einaudi editore, Torino 1984, p. 27. La proibizione delle droghe è uno dei pilastri dell attuale status quo mondiale. Oomen Joep, Una campagna contro la paura, da Fuoriluogo, 29-11- 2002. La devianza contribuisce del resto ad accrescere la coesione e la solidarietà del gruppo, concentrando l attenzione comune su di un nemico interno il deviante o sul continuare a perseguire un fine comune nonostante gli attacchi a cui il gruppo è sottoposto. Cozzi Donatella, Nigris Daniele, Gesti di cura, Colibrì, Milano 1996, pp. 102-103. 3.1. Il controllo delle molecole e dei corpi Nel secolo XIX la chimica compì straordinari progressi, le farmacie rapidamente si riempirono di medicine che contenevano sostanze psicoattive 1, reclamizzate sui giornali e vendute liberamente. Il desiderio che animava i chimici era quello di creare una panacea, un farmaco in grado di curare ogni malattia senza recare danno al corpo e allo spirito. Per secoli questo sogno si era basato su preparati vegetali, come l oppio, la canapa e le solanacee principalmente, tutte sostanze che si potevano produrre partendo da foglie, radici o fiori. L acquavite, per prima, rappresentò un nuovo modello di droga, perché non era qualcosa che si poteva ottenere da semplice fermentazione, come la birra o il vino. La distillazione da infatti origine ad un liquido con una concentrazione alcolica, che nulla ha a che fare con il contenuto 1 A metà 800 esistevano in Europa e negli USA circa 70.000 preparati con formula segreta, che molto probabilmente contenevano oppio, hashish o solanacee. Cfr. Escohotado Antonio, Piccola storia delle droghe, dall antichità ai giorni nostri, Donzelli editore, Roma, 1997.

236 L. VIVAN zuccherino della base vegetale 2. Per dirlo in termini contemporanei, l acquavite è il primo esempio di droga sintetica. In pochi decenni vennero scoperti numerosi principi attivi: la morfina nel 1805, la codeina, altro alcaloide dell oppio, nel 1832, l atropina, principio contenuto nella belladonna, nel 1833, la caffeina nel 1841 e la cocaina nel 1860. Dai principi attivi vegetali si passò poi alla creazione di sostanze sempre più sintetiche, che aumentavano gli effetti degli alcaloidi originari. Nel 1883 la Bayer produsse l eroina, o diacetilmorfina, cinque volte più potente della morfina, venduta a partire dal 1898 come calmante della tosse e tonico fisico-mentale. Le invenzioni di nuovi preparati si susseguirono, favorite da una libertà assoluta di commercio e dalla nascente concorrenza tra le industrie farmaceutiche, che all inizio erano poco più che semplici farmacie o fabbriche di reagenti, per scopi diversi da quelli medici 3. Da una produzione domestica di sostanze stupefacenti si passò ad una produzione su vasta scala. Un tempo erano il guaritore, l erborista o la strega ad occuparsi della preparazione di infusi o preparati composti da sostanze psicotrope. Costoro sapevano dove e quando raccoglierle, secondo un preciso calendario, e sapevano come lavorarle al fine di guarire, intossicare o provocare effetti stupefattivi. A partire dal secolo XIX la guarigione e l alterazione degli stati di coscienza divennero sempre più un monopolio dei chimici e delle industrie per cui lavoravano 4. Dopo le sostanze semisintetiche, come l eroina, che comunque necessitavano di una pianta da cui estrarre i principi attivi, si giunse alla fabbricazione di farmaci come i barbiturici e l etere, creati a partire da sostanze dette precursori, molti dei quali derivati del petrolio, come la gran parte delle medicine oggi in commercio. Nascevano così a inizio 900 le droghe sintetiche 5, sostanze magari nate con l idea di sostituire i preparati naturali o semisintetici come la morfina e l eroina, ritenuti pericolosi, e che si rivelarono meno efficaci e più dannosi di questi ultimi 6. 2 Cfr. Schivelbusch Wolfgang, Storia dei generi voluttuari. Spezie, caffé, cioccolato, tabacco, alcol e altre droghe, Edizioni Bruno Mondadori, Milano, 1999 3 La Bayer era nata come fabbrica di colori a conduzione familiare. Furono l eroina e l aspirina, farmaco ottenuto a partire dall acetil-salicilico, principio attivo della corteccia del salice, a trasformarla in un colosso della chimica. Cfr. Escohotado Antonio, Piccola storia delle droghe, dall antichità ai giorni nostri, cit. 4 Sul tema del monopolio dell arte di guarire cfr. Szasz S. Thomas, Il mito della droga. La persecuzione rituale delle droghe dei drogati e degli spacciatori, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, 1977. 5 I barbiturici vennero sintetizzati nel 1903. Cfr. Escohotado Antonio, Piccola storia delle droghe, dall antichità ai giorni nostri, cit. 6 Cfr. Escohotado Antonio, Piccola storia delle droghe, dall antichità ai giorni nostri, cit., Cappuccino Claudio, Dall oppio all eroina. Un maledetto imbroglio, Cox 18 Books, Milano,

Le droghe e il controllo sociale 237 In due secoli è avvenuta così una profonda mutazione delle droghe. Il campo ha lasciato sempre più spazio al laboratorio. La capacità di alterare le coscienze si è svincolata dal potere insito nelle piante, una forza intrinseca, una sorta di spirito in grado di possedere, per diventare oggetto, di studio e di elaborazione, analisi attenta dei processi chimici che si presume siano passibili di controllo. Allo stesso tempo però si è compiuto un cambiamento molto più profondo, una trasformazione radicale della soggettività. Attraverso un processo lungo ed articolato, un intreccio di saperi e di tecniche si è dispiegato per dare origine all individuo moderno. Un cambiamento radicale ha investito l Occidente, forze e interessi eterogenei hanno contribuito a dare forma ad una vasta opera di disciplinamento dei corpi e delle menti. La disciplina è un fiume sotterraneo che percorre la storia dell età moderna, ( ) una molteplicità di processi spesso minori, di diversa origine, a localizzazione sparsa, che si intersecano, si ripetono ( ) entrano in convergenza e disegnano, poco a poco, lo schema di un metodo generale. Li troviamo all opera, molto presto nei collegi; più tardi nelle scuole elementari; in seguito investono lentamente lo spazio ospedaliero e, in pochi decenni, ristrutturano l organizzazione militare 7. Proprio l esercito, l organizzazione umana che più necessita di un addomesticamento dei corpi, nel tentativo di aumentare l utilità e allo stesso tempo di ridurre le forze creando obbedienza, è stato lungo l età moderna e quella contemporanea luogo privilegiato della circolazione di stupefacenti. Dal tabacco all acquavite 8, dalla morfina all Lsd, i soldati sono stati e sono le cavie, consapevoli o meno, di un uso di sostanze atte a rendere sopportabile non solo un efficienza che la creazione di eserciti professionali e le armi da fuoco hanno aumentato 9, ma anche l efferatezza dei conflitti che le tecnologie e le tattiche belliche hanno reso possibile 10. Senza il ricorso massiccio alla marijuana e all eroina difficilmente possiamo spiegarci la resistenza dei soldati statunitensi in Vietnam, così come le due Guerre mondiali senza l uso di anfetamine 11. Che siano antidolorifici del corpo come gli oppiacei o stimolanti dello spirito come la benzedrina, le droghe accompagnano i massacri attraverso cui si è costituito il mondo odierno. 1999 e Szasz S. Thomas, Il mito della droga. La persecuzione rituale delle droghe dei drogati e degli spacciatori, cit. 7 Foucault Michel, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, Giulio Einaudi editore, Torino, 1978, p. 150. 8 Cfr. Schivelbusch Wolfgang, Storia dei generi voluttuari. Spezie, caffé, cioccolato, tabacco, alcol e altre droghe, cit. 9 Cfr. Gruppo Krisis, Manifesto contro il lavoro, DeriveApprodi, 2003, Roma. 10 Per quanto riguarda l orrore rappresentato dagli eserciti odierni, il senso di alienazione e il razionalismo del massacro, un testo di riferimento è sicuramente: Pick Daniel, La guerra nella cultura contemporanea, Editori Laterza, Bari, 1999. 11 Cfr. Escohotado Antonio, Piccola storia delle droghe, dall antichità ai giorni nostri, cit.

238 L. VIVAN L esercito rappresenta un caso estremo, un organizzazione eccezionale, così come la guerra: eppure evidenzia il ruolo, occulto e rimosso, che hanno assunto nelle società contemporanee le sostanze stupefacenti nel controllare gli individui. Le droghe entrano a far parte di quell insieme di pratiche che sottendono la costruzione della norma sociale, una rotella, nemmeno troppo piccola visti i consumi e il giro di denaro 12, di quell ingranaggio definito sistema dell educazione totale 13, espressione dei Lumi, dei processi rivoluzionari e della crisi dell ancien régime. Ciò che rende sempre più necessario un controllo del corpo sociale e di quello individuale, non più attuabile solamente manu militari, dispiegando un apparato simbolico di forze repressive, è dovuto anche al crollo del tessuto comunitario, alla cosiddetta trasformazione della gemeinshaft, la comunità, in gesellshaft, la società. Ovviamente il problema del controllo e della devianza non sorge con l industrializzazione, però la modernizzazione crea un processo di trasformazione talmente rapido da spazzare via i poteri e i saperi che sono alla base delle comunità pre-industriali. In ogni società gli interessi dei vari strati e gruppi sono in conflitto tra loro. Anche nelle società più piccole, formate da poche centinaia di individui, che non conoscono nulla di simile alla struttura che noi chiamiamo Stato o alle norme codificate che noi chiamiamo leggi, uomini e donne, giovani e vecchi sani e malati non desiderano la stessa cosa allo stesso momento le società più piccole riescono a mantenere la pace sociale in virtù dell omogeneità dei valori, delle norme e delle regole morali interiorizzate, delle ridotte dimensioni dei gruppi, dell importanza dei gruppi domestici e della parentela nella loro organizzazione sociale, e infine per l assenza di significative disuguaglianze nell accesso alla tecnologia e alle risorse. 14 L urbanizzazione di milioni di contadini, la sempre minor presa dei rituali religiosi, la disuguaglianza nella distribuzione delle risorse generano nell Europa del XVIII secolo un attrito costante che necessita di apposite istituzioni preposte al controllo e di specialisti nella comminazione delle punizioni. Il caso dell Italia centro-settentrionale evidenzia come l elemento che maggiormente determina l insorgere della devianza sia proprio l isolamento degli individui. Qui si assiste ad un maggiore sviluppo del sistema manicomiale, perché oltre ad un alimentazione scarna, soprattutto a base di mais, e all inasprimento dei patti colonici, i poderi sono isolati e manca quel senso di vita comunitario tipico delle campagne del Sud 15. Una tale situazione sociale e 12 Cfr. I dati dell ONU, che si riferiscono al biennio 2003-2004, parlano di un giro d affari di 320 miliardi di dollari. 13 Cfr. Galzigna Mario, La malattia morale. Alle origini della psichiatria moderna, Marsilio Editori, Venezia, 1988. 14 Cozzi Donatella, Nigris Daniele, Gesti di cura, Colibrì, Milano, 1996, p. 98. 15 Cfr. Galzigna Mario, La malattia morale. Alle origini della psichiatria moderna, cit.

Le droghe e il controllo sociale 239 culturale spiega probabilmente perché sia proprio il Nord Italia la zona dove era ed è più alto il consumo di bevande alcoliche 16. Si ricorre al manicomio, ad un istituzione specifica, in cui la devianza è rinchiusa e sorvegliata, quando l azione del parroco o del gendarme non è più sufficiente ad arginare il malessere dell individuo. L anormalità, la deviazione dalla norma è infatti nel secolo XIX la follia, attorno a cui si struttura l apparato della clinica, la cui origine risale al grande internamento nel secolo XVII 17 di poveri, vagabondi e ogni tipo di soggetti pericolosi. L ancien régime anticipa il modo in cui le società contemporanee rispondono alla devianza: espulsione e sorveglianza. Il disordine deve essere sradicato dalla vita quotidiana, rivelando un atteggiamento nuovo nella storia delle culture, che evidenzia invece la capacità delle società pre-industriali di saper incanalare e ritualizzare le forze che possono rivelarsi distruttive 18. Tra tutte queste forze le più pericolose sono sicuramente quelle legate agli stati alterati di coscienza, come intuirono i padri di quella che verrà definita la rivoluzione psichedelica, Aldous Huxley, Albert Hofmann o Timothy Leary. Quando lo stato ordinario di coscienza, che garantisce l esecuzione delle normali attività e che sottende alla visione corrente del mondo muta, il potere si sente minacciato, perché a cambiare non sono solo le percezioni, ma anche la realtà che esso pretende di amministrare. Già la Chiesa nel Medioevo si era preoccupata di gestire gli stati di coscienza, negando l accesso e l uso di piante psicoattive, accettando però un periodo in cui il disordine si manifestava pubblicamente: il Carnevale. Nel XVIII e nel XIX secolo però la società europea, animata dagli ideali del razionalismo, vuole mettere sotto chiave il folle, colui che della realtà ha una percezione differente. Cambiamento decisivo che già si avverte in quella che Foucault chiama l età classica, l epoca dell assolutismo, è il controllo stesso, che si svincola sempre più dalla Chiesa, cattolica o riformata, per diventare monopolio degli stati nazionali. La follia si sottrae così alla carità cristiana e viene sottomessa alla tutela della medicina, attraverso una terapia sia di tipo morale che fisico, mediante un azione combinata sul corpo e sullo spirito 19. L uso dei farmaci per sedare, calmare, rendere mansueti ha origini lontane. Nel caso del manicomio di S.Servolo, a Venezia, l esistenza di una farmacia viene attestata già nel 1700 quando la struttura era un ospedale militare. Agli inizi dell 800, quando il luogo è ormai adibito all internamento dei folli, l uso di medicinali è molto consistente 20. 16 Cfr. http://www.istat.it 17 Cfr. Foucault Michel, Storia della follia nell età classica, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 1976. 18 Cfr. Coppo Piero, Etnopsichiatria, il Saggiatore, Milano, 1996. 19 Cfr. Galzigna Mario, La malattia morale. Alle origini della psichiatria moderna, cit. 20 Cfr. ivi.

240 L. VIVAN Quello che cambia rispetto all ancien régime è che da ora in poi i folli non sono semplicemente reclusi, oggetto di una misura di polizia, ma individui sottoposti ad una cura. La sicurezza viene mascherata dalla pregnanza di un paradigma, dall idea che si possa guarire, che l asilo non sia pura reclusione. 21 I medicamenti rientrano allora in un discorso che assegna uno statuto differente alla devianza. Se l età classica si preoccupava di occultare, rimuovere gli elementi pericolosi, rinchiudendoli in apposite strutture, l età moderna affianca alla necessità dell internamento quello della trattabilità del soggetto internato. Il folle, l anormale, tra cui rientra il libertino e tutti coloro che troppo vistosamente hanno una sessualità non vincolata al matrimonio (la masturbazione diviene allora un grave sintomo di malattia), non devono essere solo espulsi ma curati. Le droghe diventano allora strumenti necessari, che affiancano questi processi di cura e disciplinamento, aiutano il medico a redimere il folle e farlo diventare normale. Eppure l 800 è un periodo di dialogo e scontro tra varie teorie mediche. Da una parte abbiamo individui come Esquirol, che operò nel celebre manicomio parigino della Salpêtrière, il quale considerava curabile la follia, secondo la concezione illuministica della perfettibilità dell essere umano, mentre dall altra troviamo teorie che assecondano l idea di malattia come qualcosa di innato e irreversibile. Nell ultimo filone si inserisce la scuola di Cesare Lombroso che considerava il comportamento dei singoli e dei gruppi etnici come dipendente da elementi ereditari, radicati nella biologia, pertanto non modificabile, o non in maniera sostanziale. L idea che la devianza abbia delle solide basi biologiche è oggi portata avanti da quanti cercano di trovare nel DNA le tendenze all omosessualità, all alcolismo, alla depressione, ecc. La battaglia tra le diverse teorie sulla malattia vede in fine prevalere proprio questa concezione materialista, ad affermarsi è l idea secondo cui il male abbia una sede fisica e in questo senso si sviluppa a fine 800 il modello cervellocentrico, secondo cui il sistema nervoso centrale diviene la sede dei guasti e degli squilibri legati ai traumi psicologici 22. Questo processo, che porta da una psichiatria capace di ascoltare i sintomi, come manifestazioni di un esistenza, come intreccio di relazioni, ad una psichiatria che registra i segni, riscontri obbiettivi di lesioni fisiche, si inserisce nel percorso di affermazione della medicina occidentale, la cosiddetta biomedicina 23. 21 Ivi, p. 131. 22 Cfr. Coppo Piero, Etnopsichiatria, cit. 23 Cfr. Cozzi Donatella, Nigris Daniele, Gesti di cura, cit.

Le droghe e il controllo sociale 241 La reificazione della malattia, la ricerca delle basi fisiche delle disfunzioni, riscontrabili attraverso analisi di laboratorio, si accompagnano ad un oggettivazione del paziente stesso. La procedura scientifica occidentale tende a isolare il paziente dal suo sfondo e poi a isolare, di lui alcune parti dal tutto. L ideale di salute in Occidente è un individuo ben funzionante, capace di prestazioni per lo meno normali, produttivo, ben inserito nel contesto familiare e di gruppo ( ) Il disturbo viene considerato un guasto interno all individuo, per difetto genetico o per difetto del processo evolutivo: comunque per intrinseca debolezza. 24 I farmaci sono gli agenti di questa concezione meccanicista dell individuo. L invenzione di nuovi composti, l assoggettamento delle molecole, che segna gli ultimi due secoli, risponde al tentativo di scoprire strumenti sempre più precisi per ostacolare la diffusione della malattia, per attivare determinate reazioni e per sedare il dolore. Il controllo delle molecole è intrinsecamente legato al controllo dei corpi, sempre più concepiti come macchine, isolati da ogni contesto sociale e culturale, esseri autonomi, che assomigliano sempre più ad automi. Non solo slegato da ciò che lo circonda, ma persino dentro se stesso l individuo è scisso, in vari organi, ma soprattutto tra mente e corpo. La separazione dualista che domina ancora oggi la visione occidentale, anche se minacciata continuamente da quelle che vengono definite medicine alternative (omeopatia, floriterapia, medicina ayurvedica, agopuntura, ecc.), ha origini antiche, nella Grecia del V secolo a.c., ma in particolar modo nella religione ebrea e cristiana. Eppure il processo di affermazione dell idea che esista un corpo separato dalla mente e di quella che l individuo sia indipendente da ciò che lo circonda è recente. Nel Medioevo e nell età moderna l essere umano era inserito in un rapporto dinamico con l ambiente circostante. Non solo le malattie erano causate dal clima e dalle caratteristiche della regione abitata, ma l intero universo concorreva nella determinazione dell individuo e delle popolazioni. Si parlava allora di microcosmo per identificare la sfera umana, connessa al macrocosmo, l intero creato che si estendeva fino alle stelle e ai suoi influssi 25. L isolamento dell individuo permette di assegnare ogni responsabilità al singolo, escludendo ogni determinazione sociale nello sviluppo delle malattie. In questo modo si possono prescrivere psicofarmaci nelle favelas brasiliane, a chi soffre di nervios, termine che gli psichiatri interpretano con nervosismo generale, ma che per i locali indica disturbi psichici da fame 26. In questo caso come in altri, le sostanze psicoattive rivelano il ruolo che la biomedicina esercita all interno dei meccanismi di controllo sociale. Stabilendo per via dogmatica la 24 Coppo Piero, Etnopsichiatria, cit., p. 63. 25 Cfr. Thomas Keith, Il declino della magia: le credenze popolari nell Inghilterra del Cinquecento e del Seicento, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1985. 26 Cfr. Coppo Piero, Etnopsichiatria, cit.

242 L. VIVAN separazione dell individuo dal contesto, la chimica si articola come strumento di disciplinamento, sedando i mali che invece trovano la loro origine nelle dinamiche politiche e sociali. Gli psicofarmaci sono in questo senso esemplari, perché invece di rimuovere le cause dei disagi, servono unicamente a rendere sopportabile il dolore con una sorta di persuasione chimica : ottundono, sedano, ma non guariscono, non curano. Si preferisce dare ansiolitici o antidepressivi ai giovani studenti statunitensi piuttosto che esaminare le cause del loro disagio, che nasce da una società estremamente competitiva, dove mancano forme o rituali di compensazione della forte pressione sociale 27. In tal senso la medicina, come già sosteneva Thomas S. Szasz 28, ha preso il posto della religione nel tentativo di curare l anima e di riportare il peccatore, ovvero il malato, nella giusta strada, ovvero in uno stato di salute. Quest ultimo non è definito in astratto, ma è un costrutto culturale, anche se a noi, in virtù di una visione etnocentrica 29, appare come qualcosa di naturale. La concezione della salute in Occidente è determinata dalla biomedicina ed espressa in termini di funzionalità del soggetto, della sua capacità di essere attivo e partecipante 30. Le droghe psicoattive legali diventano in questo senso lo strumento cardine per permettere agli individui di mantenersi in salute e di proseguire nel ruolo di produttori e consumatori di merci, senza rimuovere i problemi che questo ruolo può determinare. Lo sviluppo impetuoso della chimica negli ultimi due secoli e la produzione di centinaia di sostanze stupefacenti ha aperto un nuovo capitolo nelle dinamiche del controllo. Nei secoli precedenti vi erano state situazioni in cui le sostanze psicoattive avevano svolto il ruolo di sedativi sociali, l alcol per primo, ma anche tutte quelle piante che mantenevano in uno stato simile alla demenza le plebi dell Europa moderna, descritte da Piero Camporesi nel suo libro, Il pane selvaggio 31. Eppure mancava sia una ricerca ed un elaborazione delle sostanze adatte come si ebbe a partire dall 800, sia una teoria medica che ponesse le basi per un trattamento specifico dei soggetti. È negli ospedali del XVIII secolo che queste basi vengono gettate, attraverso i metodi di scritturazione e documentazione 27Cfr. Pietrostefani Giorgio, Il sistema droga, Per capire le cause e punire di meno, Jaca Book, Milano, 1998. 28 Cfr. Szasz S. Thomas, Il mito della droga. La persecuzione rituale delle droghe dei drogati e degli spacciatori, cit. 29 Etnocentrismo: atteggiamento mentale proprio di chi analizza le altre società attraverso concetti, schemi e idee che fanno parte della propria cultura nativa e che difficilmente si possono riscontare nelle altre. Un esempio di etnocentrismo è l aggettivo primitivo che gli Europei e i Nord Americani attribuiscono a popolazioni che non hanno raggiunto il nostro attuale livello di sviluppo tecnologico. La tecnica infatti rappresenta per noi un valore, o se vogliamo un parametro, estremamente importante, mentre per gli Aborigeni australiani o per gli indios dell Amazzonia essa è del tutto irrilevante. 30 Cozzi Donatella, Nigris Daniele, Gesti di cura, cit. 31 Cfr. Camporesi Piero, Il pane selvaggio, Società editrice il Mulino, Bologna, 1980.

Le droghe e il controllo sociale 243 che formano i registri medici, dove l individuo viene catalogato, analizzato e registrato. È lì che nasce la procedura dell esame, in cui gli individui diventano casi, costantemente monitorati, concepiti come singoli oggetti di sapere. L esame medico diventa una forma di controllo basata sulle classificazioni e le ripartizioni, che concorre a fabbricare quell individualità chiamata da Foucault cellulare 32. In tal senso è interessante notare il parallelo evolversi della scienza medica, della farmacologia, del capitalismo e della disciplina. Se il decollo economico dell Occidente è cominciato coi processi che hanno permesso l accumulazione del capitale, possiamo dire, forse, che i metodi per gestire l accumulazione degli uomini hanno permesso un decollo politico in rapporto a forme di potere tradizionali, rituali, costose, violente, che, ben presto cadute in desuetudine, sono state sostituite da una tecnologia sottile e calcolata dell assoggettamento. In effetti i due processi, accumulazione degli uomini e accumulazione del capitale, non possono venir separati ( ) la crescita di un economia capitalistica ha richiesto la modalità specifica del potere disciplinare, di cui le formule generali, i processi di assoggettamento delle forze e dei corpi, l «anatomia politica» in una parola, possono venir messe in opera attraverso regimi politici, apparati o istituzioni molto diversi tra loro 33. La medicina da un lato risponde alla necessità di osservare e registrare, di creare un sapere centralizzato e continuo attorno agli individui. Il laboratorio e l oggettività delle analisi chimiche rispondono a questa funzione di permettere una conoscenza attenta e imparziale dei soggetti. La chimica dall altro lato garantisce l esercizio della disciplina, riducendo i soggetti all obbedienza e allo stesso tempo, aumentandone l utilità. Le forze del corpo vengono infatti manipolate e dispiegate secondo una scelta ampia di composti che vanno dagli ansiolitici come il Valium che rendono docili, alle sostanze anfetaminosimili che accrescono la forza utile. Lo scopo della disciplina, intesa come tecnica di regolamentazione delle molteplicità umane, è quello di rendere l esercizio del potere il meno costoso possibile, sia economicamente, con la spesa modesta che richiede, sia politicamente, per la sua discrezione 34. In tal senso le droghe psicoattive legali sono ottimali, perché sul piano politico sono legittimate dalla medicina ufficiale, tanto da non venire considerate nemmeno sostanze stupefacenti ed essere accettate senza molte riserve da medici e pazienti, e sul piano economico rivelano una straordinaria capacità di muovere ingenti somme di denaro, garantendo profitti elevatissimi ai colossi farmaceutici 35. 32 Cfr. Foucault Michel, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, cit. 33 Ivi, pp. 240-241. 34 Cfr. ivi 35 Il Prozac, uno degli antidepressivi più famosi, venne lanciato negli USA nel dicembre del 1987. Nel primo anno di vendite la società produttrice, la Elly Lilly, fatturò 125 milioni di dollari, nel 1992 raggiunse la cifra di un miliardo. Cfr. Pietrostefani Giorgio, Il sistema droga, cit.

244 L. VIVAN 3.2. Il condizionamento sottile Eppure la funzione di disciplinare non è svolta unicamente da quelle che possiamo definire droghe legali, gli psicofarmaci per intenderci, ma anche dalle sostanze non usate in campo medico, prima tra tutte l alcol, che, oggi come ieri, garantisce la docilità di milioni di individui. Quest ultimo non incontra certo l approvazione della scienza medica, ma neppure un ostracismo così netto, come avviene invece per tutte quelle droghe che sono illegali. Tuttavia anche le ultime sono strumenti necessari nel mantenere il cosiddetto status quo. L ecstasy e la cocaina riempiono le discoteche alla moda o i party più abusivi e marginali, i salotti dell alta borghesia come quelli dei giovani precari, assolvendo il ruolo che accomuna tutte le sostanze stupefacenti: quello di essere ( ) una garanzia contro il disadattamento personale, contro le agitazioni sociali, contro il diffondersi di idee sovversive. 36 Le droghe, come si è visto, hanno sempre svolto una funziona terapeutica, ruolo che ancora oggi perdura. Quello che è mutato, oltre ad una diversa accettazione sociale delle sostanze, è che oggi, più di ieri, la salute è l adattamento senza riserve ai dettami di una società che richiede prestanza ed efficienza, forza e determinazione 37. Il corpo, come una macchina, deve essere sempre ben oliato e funzionante, adatto a ricoprire i ruoli assegnati, in grado di competere e le droghe, qualsiasi droga, assolvono il ruolo di lubrificanti. Sedare il dolore, rendere più svegli, agevolare la comunicazione tra i sessi, permettere di sentirsi a proprio agio, è questo che viene richiesto alle piante o alla chimica. Che siano legali o illegali, le droghe sono necessarie al funzionamento della società. Le sostanze stupefacenti hanno il compito privilegiato di legare l individuo all ordine sociale, non solo sedando i disordini psichici, o rendendo iperattivi, ma anche più sottilmente, determinando una norma, un modello di comportamento che va al di là dell effetto propriamente chimico e che compete più all antropologia che alla farmacologia 38. La tazza di caffè ogni mattina e la piccola sbronza al sabato sera vincolano l individuo tanto più efficacemente alla vita comune, quanto più gli fanno piacere. 39 Condizionamenti sottili sono quelli che operano quindi le sostanze stupefacenti, non solo nel corpo, ma anche nello spirito. Sarebbe infatti troppo riduzionista 36 Huxley Aldous, Il mondo nuovo. Ritorno al mondo nuovo, Arnoldo Mondadori Editore, 1971, p. 296. 37 Cfr. Coppo Piero, Etnopsichiatria, cit. 38 Cfr. Harris Marvin, Antropologia culturale, Zanichelli Editore, Bologna, 1990 e Schivelbusch Wolfgang, Storia dei generi voluttuari. Spezie, caffè, cioccolato, tabacco, alcol e altre droghe, cit. 39 Schivelbusch Wolfgang, Storia dei generi voluttuari. Spezie, caffè, cioccolato, tabacco, alcol e altre droghe, cit., p. X.

Le droghe e il controllo sociale 245 limitarsi a considerare le droghe solo come veicoli chimici di una necessità di controllo degli individui, perché esse sono pur sempre consumate all interno di schemi e rituali sociali 40, anche quando ad un osservatore distratto appaiono come puro e semplice consumo di sostanze. Il junky, così come appare nelle pagine di William Burroughs 41, o il fumatore di marijuana in Jamaica 42 appartengono a vere e proprie comunità, che se appaiono in contrasto con la società nel suo complesso, dispongono di regole e rituali precisi e codificati. L uso di droghe rafforza i vincoli che si creano all interno di queste che sono state definite controculture, contribuendo a definire dei valori e degli obbiettivi comuni. Nel caso delle società contemporanee, il termine controcultura appare però riduttivo, perché se il drogato, che sia consumatore di marijuana o di eroina, spesso ama rappresentarsi come diverso, avvalendosi di quel marchio negativo che la società gli affibia, è in fine più conformista di quanto egli non voglia ammettere 43. Infatti la volontà che soggiace al consumo di droghe non può essere ridotta ad una semplice fuga dalla realtà, o alla ricerca del piacere. Le assuefazioni, come affermava lo psichiatra David Cooper, citato da Giancarlo Arnao, in un suo libro che ha ormai più di vent anni ( ) sono in realtà dispositivi di sicurezza per stare al mondo o mantenere il minimo contatto necessario col mondo normale. 44 Il piacere che cerca la persona che assume una sostanza, per quanto multiforme e soggettivo, è sempre connesso all autostima, alla capacità di relazionarsi con gli altri 45, è quindi un desiderio di stare nel mondo in modo ottimale. Di fronte alla crisi della presenza o più semplicemente al disagio di vivere una realtà considerata spiacevole, l individuo si avvale di qualcosa che gli renda tutto più sopportabile e piacevole. In questo modo però rischia di legarsi ancora più strettamente al mondo o al modo di vivere che detesta. Non a caso già nell Ottocento era vivo il dibattito tra i vari pensatori del movimento socialista internazionale sulla funzione dell alcol all interno della classe operaia 46 : bisognava considerarlo una sorte di collante che creava identità, o piuttosto un anestetico che rendeva sopportabile il loro sfruttamento? L eco di un tale dibattito si potrà poi trovare nelle analisi sul ruolo degli stupefacenti nel determinare la crisi dei movimenti di protesta sorti 40 Cfr. Goodman Jordan, Lovejoy E. Paul, Sherrat Andrew (a cura di), Usi sacri, consumi profani, il ruolo storico e culturale delle droghe, ECIG Edizioni Culturali Internazionali Genova, 1998. 41 Cfr. Burroughs S. William, Checca, Adelphi Edizioni, Milano, 1998 e Burroughs S. William, Appendice. Lettera di un supertossicomane da droghe pericolose, in Il pasto nudo, La Biblioteca di Repubblica, Roma, 2003. 42 Cfr. Harris Marvin, Antropologia culturale, cit. 43 Cfr. AA.VV., Intorno al Drago, a cura di Riccardo D Este, Nautilus, Torino, 1990. 44 Cfr. Arnao Giancarlo, Droga e potere, Savelli Editore, Milano, 1979, p. 30. 45 Cfr. Rigliano Paolo, Piaceri drogati, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, 2004. 46 Cfr. Engels Friedrich, La situazione della classe operaia in Inghilterra, Editori Riuniti, Roma, 1972 e Schivelbusch Wolfgang, Storia dei generi voluttuari. Spezie, caffè, cioccolato, tabacco, alcol e altre droghe, cit.

246 L. VIVAN negli anni 60, che nella decade successiva dovettero fronteggiare una diffusione senza pari dell eroina. Nella seconda metà degli anni 70, in Italia, l eroina si diffonde rapidamente con un numero crescente di morti, dagli 8 del 1974 si passa ai 40 del 1977, alla fine del decennio i consumatori abituali sono circa 30 mila, quasi tutti giovani e giovanissimi 47. A lungo e ancora oggi si è discusso se la diffusione di questo oppiaceo fosse in qualche modo avvenuto grazie a connivenze tra forze dell ordine e criminalità per piegare un movimento contestatario, che in Italia durava già prima del famoso 68 48. Quello che emerge, però, da un confronto con il clima mentale della seconda metà degli anni 70 rivela che l eroina rappresenta più un effetto, che una causa del cosiddetto riflusso, dello scemare della spinta rivoluzionaria o fortemente riformista degli anni precedenti 49. La droga diventa allora quasi una logica conseguenza di un mancanza di significato, di un incapacità di trovare mezzi per affrontare il presente. La rivoluzione psichedelica, la ricerca degli stati alterati di coscienza come strumenti di comprensione, lascia posto ad un desiderio di anestesia, di stordimento di fronte ad un mondo che non si crede possa cambiare. In questo caso non ci troviamo di fronte ad una persuasione chimica realizzata dalla medicina, ad un uso sistematico di sostanze psicoattive prescritte da medici, ma ad un uso volontario. Il controllo sociale non è solo qualcosa che è imposto attraverso l istituzione medica, spesso sono gli stessi individui a scegliere l anestesia, a rifugiarsi in un alterità che appare loro come l unico modo di non appartenere ad una società ritenuta sbagliata. Il mito che la droga incorpori in sé un qualcosa di sovversivo, come apparivano negli anni 60 la marijuana e l Lsd, è qualcosa di sbagliato, nonché pericoloso. Se trent anni fa, fumare derivati della canapa poteva apparire un adesione a dei valori alternativi, ora appare sempre più evidente che così non è, perché chiunque ne fa uso, senza più distinzioni politiche o sociali 50. L errore che sta nel considerare la droga, tutte le droghe, come qualcosa di alternativo, sta nell occultare il significato che riveste nella nostra attuale società. Come già affermato, la droga non è qualcosa che esiste in sé e per sé, è un costrutto culturale, un veicolo potente certo, ma pur sempre un veicolo di valori, aspettative e credenze. Oggi le sostanze psicoattive, avendo perso il loro ruolo sacrale e religioso, escluse esigue minoranze di sperimentatori 51 e i già citati psicofarmaci, sono concepite unicamente come genere voluttuario, apprezzate per la loro capacità di fornire sensazioni piacevoli. Dalla canna fumata dopo la giornata di lavoro, all eroina inalata al sabato sera, passando per le sbronze moderate che molti individui si prendono durante la 47 Cfr. Crainz Guido, Il paese mancato, Donzelli Editore, Roma, 2005. 48 Cfr. D Este Riccardo, Pagella Gabriele, Quel ramo dell ago di Narco, Quattrocentoquindici, Torino, 1993. 49 Cfr. Crainz Guido, Il paese mancato, cit. e Ginsborg Paul, Storia d Italia dal dopoguerra a oggi. Società e politica 1943-1988, Giulio Einaudi editore, Torino, 1989. 50 Cfr. Rigliano Paolo, Piaceri drogati, cit. 51 Cfr. Coppo Piero, Etnopsichiatria, cit.

Le droghe e il controllo sociale 247 cosiddetta ora dell aperitivo, le droghe legano milioni di persone, rendendo loro sopportabile le piccole angustie della società in cui vivono. L accomunare varie sostanze sotto l etichetta droga può apparire una forzatura, perché la parola stessa è dotata di un accezione negativa che richiama alla mente situazioni di degrado legate all eroina. Ma qui, ciò che importa non è la composizione o l effetto delle varie sostanze, ma il loro ruolo, il fatto che le droghe siano sostanze sociali 52 che, oltre il potere farmacologico, sono espressione di relazioni e significati. Gia trent anni fa Thomas S. Szasz riconosceva che la questione droga non dovesse essere analizzata unicamente con il microscopio, ma che si bisognasse indagare l elemento rituale che soggiace al consumo 53. Solo un approccio sociologico o antropologico potrebbe descrivere cosa siano le droghe nei nostri tempi, smentendo o ridimensionando le attuali visioni frutto di ideologie, che nuocciono non solo alla comprensione di un fenomeno vasto e articolato, ma che riguarda anche e soprattutto la sfera della salute umana. Ciò che qui si vuole rendere evidente è che le droghe, lungi da essere o solo un pericolo per la salute o qualcosa di bello e piacevole, sono beni di consumo attorno a cui ruotano stili di vita, mode e concezioni del mondo. Il loro pericolo non sta tanto nel provocare gravi alterazioni del metabolismo, della psiche e delle relazioni sociali, quanto nel sottovalutare proprio il loro ruolo sociale. Se molti si accorgono della droga quando la cronaca nera parla di morti per overdose di eroina o per cocktail di varie sostanze, la realtà è che la società attuale è immersa nell uso di piante e composti psicoattivi 54, che creano dipendenze non solo perché contengano una molecola piuttosto di un altra, ma perché forniscono anche un piacere che si può definire simbolico, un piacere che nasce dal consumo in sé per sé, come possono farlo del resto molte altre cose che non sono propriamente droghe, come il buon cibo, il cioccolato, il sale, il caffè o il sigaro 55. Chiaramente le droghe hanno una funzione diretta sulla sfera dell umore, ma spesso, per la maggior parte dei consumatori ciò che viene cercato è il rituale che la sostanza rende possibile. Quello che piace è l atto in sé, il simbolismo della canna fumata in compagnia, dei brindisi al bar, dell ultima sigaretta e così via. È ovvio che ci si riferisca a consumatori moderati, che sanno controllare le proprie passioni, quindi né di eroinomani né di alcolisti, ma quest ultimi sono una netta minoranza della popolazione mondiale. Le sostanze, però, possono diventare così dei passatempi, che spesso perdono il loro carattere straordinario e 52 Cfr. Goodman Jordan, Lovejoy E. Paul, Sherrat Andrew (a cura di), Usi sacri, consumi profani, il ruolo storico e culturale delle droghe, cit. 53 Cfr. Szasz S. Thomas, Il mito della droga. La persecuzione rituale delle droghe dei drogati e degli spacciatori, cit. 54 I dati dell UNODC parlano di milioni di consumatori mondiali solo per quello che riguarda le droghe illegali, ma molti di più sono i consumatori di alcolici, tabacco e psicofarmaci, ossia di droghe legali. 55 Cfr. Cappuccino Claudio, Dall oppio all eroina. Un maledetto imbroglio, cit.

248 L. VIVAN diventano routine. Si beve perché non c è niente di meglio da fare, si fiuta cocaina o si prende una pastiglia di ecstasy per trasformare una noiosa serata in qualcosa di speciale. Le sostanze psicoattive vengono ricercate più per la loro capacità di creare un ruolo, di determinare una funzione, un senso, che per i loro effetti psicofisici, secondo quello che Arnao chiamava un uso espressivo della droga: ( ) un modello comportamentale di uso di droga che è motivato non soltanto dalla ricerca degli effetti farmacologici della sostanza usata, ma soprattutto dell esigenza del consumatore di esprimere la sua individualità personale e/o di gruppo. 56 Quello che però rimane occulto, perché è insito in quello che Szasz chiamava il mito della droga, proprio per evidenziare l ideologizzazione del fenomeno, è che la droga vissuta in questo modo non fa che gettare il soggetto coinvolto in una ripetizione di gesti, in un automazione coatta, che alla lunga è simile a tutti quei gesti o istituzioni coercitive rispetto a cui la droga sarebbe un alternativa, un simbolo di libertà. La fuga dai ruoli imposti finisce di fatto per naufragare in un altro ruolo, che risulta essere nocivo anche più dei primi. Il controllo che viene così dispiegato è sottile, perché non ci si trova di fronte ad un drogaggio che ha lo scopo specifico di rendere mansueti o di iperstimolare l operaio o il soldato, di uno status quo imposto con la chimica. La droga garantisce l adesione alle norme sociali perché il consumo di sostanze, soddisfando immediatamente i sensi, inibisce ogni azione che non ruoti attorno ad esso. Il presente viene accettato non perché storditi di benzodiazepine, ma perché il cosiddetto sballo, ricercato con eroina, cannabis o alcol, appare come la miglior alternativa ad una realtà che ha poco da offrire. Eppure anch esso è parte del presente, del reale, l alterità del drogarsi si sgretola così di fronte al fatto che non solo è una prassi comune, basti pensare all alcol e alla marijuana, ma che le droghe, come molte altre cose oggetto di consumo, sono merci. 3.3. Il condizionamento globale Dietro al fenomeno della droga, oltre il suo mito, esiste la realtà concreta del mercato. L uso di droghe viene definito non a caso consumo, perché le sostanze psicoattive sono beni prodotti, distribuiti e consumati. Oltre alla persuasione chimica e al condizionamento psicologico, devono essere considerati quindi anche i vincoli economici che la droga è in grado di creare. L ideale trasgressivo e alternativo della droga tende a nascondere che il mondo dei consumatori non è più quello del bohémien dell 800 o del junky di Burroughs, e nemmeno quello degli hippies della rivoluzione psichedelica. Quello 56 Arnao Giancarlo, Droga e potere, cit., p. 88.

Le droghe e il controllo sociale 249 che appare come un mondo estraneo, diverso, rivela invece tutta una serie di comportamenti che rispecchiano appunto la cultura generale: ( ) non si può mancare di cogliere come siano possibili, anche in questo mondo «trasgressivo», modalità conformiste di carriera, processi di accumulazione di ricchezza e formazione gerarchica dei ruoli «produttivi» non solo nelle fasce imprenditoriali e di élite di questa specifica attività, ma anche tra coloro che ne costituiscono la base di massa. 57 L analisi economico-sociale del problema sottolinea quello che già altrove è emerso, che le droghe sono sostanze sociali, oggetti investiti di significato e, poiché inserite in un economia capitalista, di valore monetario. Anzi, le droghe illegali, a causa delle difficoltà legate alla produzione, alla distribuzione e al consumo, sono diventate delle merci che garantiscono un tasso di profitto molto più elevato rispetto a qualsiasi altro bene. Il rischio determinato dalla repressione diventa un fattore, anzi il fattore determinante, che permette alla merce droga di essere venduta al dettaglio con un prezzo che per l eroina supera di 1700 volte il costo di produzione e per la cocaina di 600 volte 58. Sostanze che di per sé avrebbero un valore ridotto, come il caffè o le sigarette, sono diventate invece le basi di un traffico internazionale che ha messo le sue radici nelle istituzioni di molti paesi, generando corruzione e violenza a livello planetario 59. Ciò che ora mi preme considerare non è però il mercato mondiale della droga, le sue diramazioni, i suoi sviluppi, ma il fatto che le sostanze stupefacenti comunemente dette, quelle illegali, siano delle merci gonfiate nel loro valore, dei beni, il cui prezzo è letteralmente drogato. I costi elevatissimi che il proibizionismo impone hanno reso la droga una merce pericolosa non solo per i tagli a cui va soggetta, ma perché obbliga i consumatori ad una situazione di precarietà che spesso sfocia nel crimine. Le droghe, anche quelle legali, oltre a rendere schiavo il soggetto attraverso la sua componente narcotica e quella emozionalerituale, finiscono così per sottometterlo maggiormente anche al contesto produttivo, non solo direttamente, attraverso la pratica sempre più diffusa dell uso di eccitanti per lavorare meglio e di più, ma anche indirettamente, attraverso il mantenimento di una fonte di reddito necessaria per poter acquistare le sostanze 60. Spesso però gli straordinari lavorativi non bastano e il crimine diviene una logica conseguenza del consumo, ingabbiando ancora di più l individuo e inserendolo 57 AA.VV., Intorno al Drago, cit., p. 104. 58 Cfr. Pietrostefani Giorgio, Il sistema droga, Per capire le cause e punire di meno, cit. 59 Cfr. AA.VV., Intorno al Drago, cit., Arnao Giancarlo, Droga e potere, cit., Cappuccino Claudio, Dall oppio all eroina. Un maledetto imbroglio, cit., D Este Riccardo, Pagella Gabriele, Quel ramo dell ago di Narco, cit., Escohotado Antonio, Piccola storia delle droghe, dall antichità ai giorni nostri, cit. e Pietrostefani Giorgio, Il sistema droga, Per capire le cause e punire di meno, cit. 60 Cfr. D Este Riccardo, Pagella Gabriele, Quel ramo dell ago di Narco, cit.

250 L. VIVAN in un circuito che per quanto possa apparire estraneo alla società, si rivela invece essere spesso fondamentale per la sua riproduzione. La criminalità rafforza il sistema dominante in due modi, uno economico ed uno politico, che tendono a sostenersi vicendevolmente. La merce rubata innesca infatti un processo che muove denaro: innanzitutto il bene va ritrovato o sostituito, eventualmente interverranno le assicurazioni, ci saranno dei ricettatori e dei venditori, e il denaro del furto finirà nelle mani degli spacciatori. La droga, il cui consumo sta alla base del furto, garantisce così la circolazione delle merci e del denaro, oltre il suo stesso valore, di per sé già elevato 61. D altra parte, come evidenziava Foucault nel suo saggio sull origine del sistema penitenziario, la criminalità trova il suo ruolo all interno di una penalità che non ha lo scopo di reprimere i reati, ma quello di organizzare gli illegalismi, la trasgressione della legge per renderla utile 62. La prigione e il sistema penale favoriscono così la nascita di gruppi di delinquenti sui quali viene esercitata una sorveglianza continua, che permette di incanalare pratiche illegali come la prostituzione, il traffico d armi e di droghe per ricavarne profitto. Il traffico di armi, quello dell alcol nei paesi proibizionisti, o più recentemente quello della droga, mostreranno nello stesso modo questo funzionamento della «delinquenza utile»: l esistenza di un interdetto legale crea intorno a sé un campo di pratiche illegalistiche, sul quale si perviene ad esercitare un controllo ed a ricavare un profitto illecito, per mezzo di elementi essi pure illegalistici, ma resi maneggevoli attraverso la loro organizzazione in delinquenza. Questa è uno strumento per gestire e sfruttare gli illegalismi. 63 La droga, anche se non vi è furto, è pur sempre una merce criminogena. Lo spaccio e spesso la semplice detenzione di modiche quantità sono puniti in quasi tutti i paesi del mondo. Quello che però è colpito non è il grande traffico, ma i livelli medi e bassi della distribuzione, secondo il principio che Arnao definiva della repressione marginale 64, che incide sul traffico totale in misura minima. Le persone che vengono arrestate e condannate sono di fatto i consumatori, gli spacciatori e i corrieri, coloro che trasportano la droga dai paesi di produzione a quelli di consumo. I capi delle organizzazioni narcotrafficanti rimangono quasi sempre al loro posto. Il consumatore di sostanze illecite si trova così inserito in un meccanismo complesso che, pur fuorilegge, rafforza i processi di accumulazione e di controllo, perché muove denaro e perché è reso utile dalle forze di polizia. Non a caso Foucault parlava di momento inquietante in cui la criminalità diviene uno degli 61 Cfr. ivi. 62 Cfr. Foucault Michel, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, cit. 63 Ivi, p. 308. 64 Cfr. Arnao Giancarlo, Droga e potere, cit.