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Transcript:

faccia a faccia Gioco d azzardo: vincer(lo) non è facile intervista con Marino Pederiva di Diego Andreatta Dal pianoro fiorito del Ciampedìe (il campo di Dio in lingua ladina) si guarda il mondo dall alto e se ne colgono meglio le sofferenze. Su questo splendido balcone dolomitico, dove faceva il cuoco in un rifugio ai piedi del Catinaccio, è partita l iniziativa personale di Marino Pederiva contro la mala pianta nazionale del gioco d azzardo (80 miliardi il giro d affari lo scorso anno) che divora i risparmi degli italiani: negli anni Novanta la spesa annua per il gioco era di 4 miliardi di euro, ora si è moltiplicata per venti. Un epidemia sociale, segnalata più volte dai vescovi italiani e verso la quale il volontariato si sta muovendo con una certa determinazione (mentre l impegno delle istituzioni è a fasi Da una valle dolomitica parte l iniziativa di un cittadino del luogo: fermare con ogni mezzo le slot machine. Con l aiuto delle associazioni locali e delle istituzioni si può ottenere qualche cambiamento, soprattutto nel campo della prevenzione. Da una triste vicenda personale al riscatto e alla lotta contro il vizio delle scommesse. Che sta travolgendo centinaia di migliaia di italiani alterne); una malattia personale che Pederiva ha vissuto sulla propria pelle: «A conti fatti penso di aver perso in dieci anni circa 200mila euro e quasi 8mila ore nel gioco d azzardo. Finché un giorno ho deciso di dire basta e di metterci la faccia per cominciare una sensibilizzazione che possa aiutare tutti, non solo i giocatori», racconta Pederiva per riassumere una parabola esemplare, partita dalla perdita di tutto e arricchitasi poi da un contagio comu- 44 I 042013

Sopra: Marino Pederiva in un manifesto della sua campagna contro il gioco d azzardo nitario davvero emblematico di quanto il bene sia diffusivo. Dopo i primi appelli su facebook e via mail, Pederiva ha affisso presso le farmacie nei paesi della zona un manifesto con la sua foto mentre gioca («Occhio!!! Crea dipendenza e nuoce alla salute») e si è inventato un logo anti slot da proporre agli esercenti pubblici che accettavano di non tenere le famigerate macchinette mangiasoldi. Poi ha coinvolto contro la ludopatia tutti i comuni della sua valle dolomitica, gli amministratori locali, le parrocchie e le scuole, fino a fondare con altre persone un associazione che opera capillarmente sul territorio, agendo in rete con gli operatori sociali. Ne parla volentieri con Segno il cuoco della Val di Fassa la parlantina sicura e lo zelo del convertito a una vita buona convinto che la prevenzione non sia mai sufficiente. Ripercorrendo la sua storia, è possibile individuare un punto di svolta? Penso di no, parlerei di diverse situazioni, a partire da quello stato che io chiamo autodistruzione della persona attraverso autoillusioni preprogrammate. Per sconfiggere la mia dipendenza c è voluto un periodo molto lungo, perché prima non ero consapevole di avere un problema. Il punto di svolta, semmai c è stato, si deve alla consapevolezza di dover fare qualcosa per troppe persone che si stavano rovinando come me. E fra queste persone ci sono anche mamme, anziani, giovani Da dove è partito? Prima ho voluto studiare personalmente il fenomeno, soprattutto nei meccanismi subdoli penso al tintinnio dei soldi che cadono e agli altri impulsi stimoli di condizionamento psicosoggettivo che ti ipnotizzano. Poi, per cercare qualcosa di nuovo, ho pensato a un format diretto e semplice il primo manifesto per far emergere il problema e avviare una sensibilizzazione a 360 gradi. Anche l adesivo Locale No slot, apprezzalo! è stato copiato da altri... Sono molto contento, la battaglia è di massa, non solo mia. Nell ultimo anno è cresciuta la sensibilizzazione su questa piaga sociale. Segnalo poi che anche i privati ci credono: una ditta di abbigliamento sportivo, Montura, mi sostiene come testimonial sociale. Mi pare così di aver aperto una nuova via, percorribile anche da altri. L impegno anti slot deve farsi movimento per uno stile di vita sobrio, positivo. Restiamo a livello locale: cosa consiglia a chi volesse ripetere il suo percorso? L obiettivo principale per noi è la prevenzione. La ricerchiamo attraverso i media e i social network, con strategie diverse per raggiungere tutti, a partire dai giovani. Avete costituito un associazione di valle, denominata Occhio al gioco... Ci serviva un luogo in cui mettere a frutto le varie competenze professionali e di vita, dal medico al professore di matematica e fare da riferimento per chi vuol sconfiggere il proprio problema. È anche un modo di dare visibilità: se c è un associazione vuol dire che il problema esiste, eccome. La gente ci riflette. Cosa insegnano questi primi mesi di attività? È decisivo non lavorare da soli, ma in rete. Comuni, scuole, parrocchie, Provincia, Chiesa locale, servizi sociali, psicoterapeuti. Personalmente collaboro con l associazione Ama perché vedo che la metodologia dell auto mutuo aiuto è efficace e spesso risolutiva: ci si incontra, si condivide il vissuto, si pone il problema di cambiare stile di vita. Mi sono convinto peraltro che non è essenziale fare gruppi specifici: è importante entrare ad esempio anche nei gruppi di alcolisti in trattamento già esistenti perché cause e conseguenze di varie dipendenze spesso sono comuni. All inizio si teme il giudizio degli altri, ci si vergogna. Invece poi si capisce che faccia a faccia I 042013 ^^ 45

faccia a faccia siamo tutti nella stessa barca, ci si ritrova, s impara ad ascoltarsi e anche ad aiutare gli altri. Lo Stato fa la parte del banco... impoverendo però la gente, impoverisce se stesso. Penso che oggi una grossa fetta dell aumento della povertà sia causata anche dal fenomeno del gioco. Ed è paradossale che questo settore sia poco tassato Alla fine dello scorso anno è stato approvato il cosiddetto decreto Balduzzi con alcune misure sul gioco d azzardo, come i manifesti di sensibilizzazione all ingresso dei locali? Credo rappresenti un passo in avanti, ma non si ottenuto il divieto della pubblicità delle scommesse, forse vi si arriverà in giugno. Ma è importante perché vincere non è facile come dice la pubblicità anzi, è quasi impossibile. Teniamo conto poi che aumentando l offerta (purtroppo anche da parte dello Stato, che ci guadagna) aumenta sempre anche l utenza. Lo Stato in questo campo sta giocando sporco? Penso di sì. Purtroppo sponsorizza il settore per il bisogno continuo di liquidità immediata. Lo Stato fa la parte del banco... impoverendo però la gente, impoverisce se stesso. Penso che oggi una grossa fetta dell aumento della povertà sia causata anche dal fenomeno del gioco. Ed è paradossale che questo settore sia poco tassato. Le ordinanze comunali per tenere le macchinette a distanza di sicurezza? Farei una distinzione. Personalmente ho contribuito a far deliberare parecchi comuni sulle distanze minime dai punti sensibili individuati almeno contro le nuove installazioni di slot machine. Mi pare un buon deterrente. Poi, come si temeva, sono arrivati Il problema Un affare lecito, ma sporco, per 80 miliardi l anno Videopoker e slot-machine nei bar (le famigerate macchinette ), sale da gioco, e soprattutto i casinò online, i cui indirizzi web appaiono dappertutto, dalla tv allo stadio (per fare i nomi: Juventus, Milan, Lazio, Genoa e Sampdoria hanno ospitato o ospitano sulla loro maglia un sito di questo tipo, e all estero avviene lo stesso con il Real Madrid e il Bayern Monaco). Un autentica invasione, quella del gioco d azzardo, che non conosce limiti geografici e soprattutto economici: nel 2011 il giro d affari, perfettamente legale, di questa industria è stato di 80 miliardi di euro. Per non parlare del versante illecito, dal riciclaggio di denaro mafioso alle scommesse clandestine. Un vero e proprio gigante che, però, sotto i propri piedi ha finito per schiacciare un milione di italiani: tante, secondo le stime del ministero della Salute, sono le persone affette da una delle varie forme di sindrome da gioco compulsivo, e a rischio ci sarebbe almeno un altro milione di persone, soprattutto giovani e giovanissimi. Ma lo scorso anno lo Stato finora soltanto biscazziere ha calato per la prima volta in assoluto una carta vincente nella lunga e complicata partita con l industria del gioco. Nel cosiddetto decreto Balduzzi (dal nome del ministro della Salute che lo ha firmato) le ludopatie sono state riconosciute ufficialmente come malattia e sono entrate nei livelli essenziali di assistenza (cioè saranno curate gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale). C è stata una stretta sugli spot, adesso vietati nei programmi rivolti ai minori, e il pugno duro su controlli e sanzioni, con multe fino a mezzo milione per le società che vendono i giochi attraverso pubblicità fuorilegge. In più da tutti gli esercizi pubblici dovranno sparire i terminali per il gioco online, e all ingresso e all interno dei locali dove si offrono giochi o scommesse ci sarà l obbligo di esporre il materiale informativo delle Asl contro il gioco patologico. In realtà la prima versione del decreto prevedeva anche il divieto di presenza delle slot-machine nel raggio di 200 metri da scuole, ospedali, luoghi di aggregazione e di culto: un modo per arginare la proliferazione delle macchinette. La norma, però, è stata bocciata in Parlamento. Dove, evidentemente, la mano delle lobby è stata più forte di quella del governo. 46 I 042013

La storia Cecilia, sposa e madre, ha dilapidato un patrimonio faccia a faccia i ricorsi da parte dei mercanti di slot, ma almeno sulle nuove installazioni alcuni Tar cominciano a dar ragione ai comuni riconoscendo la priorità della salute del cittadino rispetto al business. Più difficile invece mi pare la battaglia per togliere quelle già operative e in regola con l attuale norma. E vietare la pubblicazione delle vincite record su giornali e vetrine degli esercizi? Anche questa è una buona idea. Per ora dipende dalla sensibilità degli esercenti. Per quanto riguarda i media ci sono alcuni giornali locali che si sono impegnati a non dare più notizia di questo tipo di vincite. Vanno sostenuti. Quando finirà la sua battaglia contro il gioco? Sono orgoglioso del polverone che ho contribuito a sollevare con questi strumenti semplici ma efficaci, diventati poi dei format anche per altre persone in tutt Italia. Sono convinto che il calo del volume di soldi buttati si ottiene soprattutto con la diminuzione di nuova utenza. E si torna alla sensibilizzazione, in cui c è bisogno di tutti gli operatori del territorio, d intesa con le amministrazioni pubbliche. Nel prossimo futuro vedo un nuovo importante obiettivo: il gioco d azzardo on line, che è molto pericoloso perché accessibile da ogni luogo e praticamente a ogni età. L individuo può giocare da solo, lontano da occhi indiscreti utilizzando la propria carta di credito, che tra l altro ha l effetto di vanificare la percezione stessa del denaro. Non ci fermiamo dunque, ma andiamo avanti. La via è ancora quella della prevenzione. g 34 anni, sono sposata, ho una bambina di sei anni e da quattro «Ho sono una giocatrice compulsiva». Comincia così la testimonianza di Cecilia, iscritta al gruppo barese dei Giocatori anonimi, un associazione per il recupero delle vittime della dipendenza dall azzardo. Sulla pagina web del gruppo confessa: «Tutto è iniziato con l acquisto dei biglietti gratta e vinci». Sembra incredibile, ma è così: «Ho cominciato con uno al giorno, poi ho preso a comprarne sempre di più vincendo somme irrisorie che poi spendevo nello stesso modo. Ho azzerato il conto della mia famiglia, ho iniziato a chiedere i soldi ai miei genitori perché sentivo il bisogno di giocare, e poi quando mio marito mi ha scoperto ho quasi distrutto il mio matrimonio. Avevo toccato il fondo e dovevo rialzarmi, ma da sola non potevo; cosi ho chiesto aiuto al parroco della mia chiesa, che mi ha indirizzata al gruppo dei Giocatori anonimi. Il gruppo di Cecilia si riunisce nella parrocchia di San Carlo Borromeo, nel quartiere Libertà del capoluogo pugliese. È una delle sessanta realtà dei Giocatori anonimi presenti in Italia, perlopiù al centro nord ma con una presenza meridionale in crescita. Riuniscono persone di ogni tipo, vittime dei videopoker, delle scommesse, e spesso anche degli usurai. In attesa che lo Stato si attrezzi adeguando i vecchi Sert, i servizi per le tossicodipendenze, alle nuove patologie (la legge che riconosce ufficialmente le ludopatie andrà applicata entro il 2013), a pensarci sono soprattutto le realtà di volontariato, come spesso accade nel nostro paese. Intanto Cecilia, che nella sua parrocchia barese si confronta due pomeriggi alla settimana con altri ammalati, porta avanti faticosamente la sua risalita: «Davanti a me vedevo il buio e la disperazione, adesso riesco a vedere anche se in lontananza uno spiraglio di luce». I 042013 47