I primi Programmi Complessi Nascono nel corso degli anni 80 nell ambito delle politiche per la casa, in particolare all interno delle linee di programmazione nazionale e regionale del CER (Comitato per l Edilizia Residenziale) Nascono dal contesto dell edilizia residenziale in quanto era l unico settore di attività che intervenisse nel corpo delle città e che avesse consistente dotazioni di risorse economiche 1/32
In quegli anni, la politica di realizzazione dell Edilizia Residenziale Pubblica (ERP) ebbe il massimo sviluppo (grazie alla legge 457/1978 e con i fondi della legge 60/1963), in quanto: le espansioni residenziali pubbliche venivano riservate alle periferie urbane dalla legge 167/1962, la legge 865/1971 imponeva un minimo del 40% all edilizia residenziale pubblica. Tali esperienze nelle periferie delle città, in particolare nelle grandi città, indicarono i limiti di quelle modalità di intervento pubblico in forte connessione con i limiti e le contraddizioni del sistema di pianificazione nel quale erano inseriti. 2/32
Quadro d insieme dei Programmi complessi avviati a Torino al novembre 1997 Tecnica 3/32
Limiti interni: monofunzionalità delle realizzazioni, vincolate ai fondi della programmazione ex legge 457/1978 (solo case per lavoratori dipendenti); grossolanità del processo di assegnazione e gestione, che generava nell edilizia pubblica l accumularsi di fascie sociali marginali (ex carcerati, disoccupati cronici, portatori di handicap, tossicodipendenti) alle quali veniva data la casa a canone sociale, ma quasi nessun altro intervento assistenziale o di reintegrazione sociale; qualità edilizia modesta o scadente. 4/32
Limiti esterni: (non ascrivibili all ERP, ma a condizioni di progettazione, realizzazione e gestione delle trasformazioni urbanistiche) la mancata o ritardata realizzazione dei servizi urbani e delle infrastrutture secondarie; abbandono all incolto delle aree che la progettazione urbanistica aveva destinato ai servizi (ruolo centrale nella disposizione degli insediamenti); attitudine della progettazione urbanistica tendente ad annullare le condizioni di contesto, a sostituire i caratteri dei luoghi sovrapponendosi anziché trasformarli a partire da una loro comprensione 5/32
Dalla consapevolezza del limiti e delle contraddizioni di quelle modalità di intervento pubblico e dall osservazione delle tipologie d intervento nei contesti urbani già praticate in altri Paesi europei Nel corso degli anni 80 presero avvio le riflessioni per la sperimentazione di nuove modalità di strutturazione dell intervento pubblico in ambito urbano. 6/32
Prima alcune Regioni (Liguria, Lombardia, Piemonte): con attività legislativa, con sperimentazioni Poi a livello centrale, dando seguito ad alcuni elementi già contenuti nella legge 94/1982, furono le due delibere: la delibera CER del 5.11.1987, la delibera del CIPE del 27.10.1988 a riprendere ed a rilanciare, a livello nazionale, i Programmi integrati che troveranno definitiva sanzione nella legge 179/1992 (Ferrarini Botta) 7/32
In questi provvedimenti, principale preoccupazione del legislatore era quella di consentire la veloce attuazione delle trasformazioni previste dai Programmi, se necessario anche in variante al PRGC (a riprova di come in quel periodo il piano regolatore fosse percepito come un ostacolo). Molte furono le perplessità. Pertanto i Programmi integrati d intervento (PII) hanno avuto avvio solo a partire dagli anni 1995-1996. 8/32
Dai problemi emersi in questa prima fase, il CER avvia una fase di riflessione e ricalibratura che porta alla formulazione del quadro tracciato in una delibera: delibera CER CIPE del 16.03.1994 Nella quale sono elencate le caratteristiche delle principali tipologie d intervento, che poi si ritrova all interno della successiva programmazione delle Regioni. Dal 1994 i Programmi complessi si articolano fra quelli: di livello nazionale o europeo, di livello regionale 9/32
Con il D.Lgs 112/1998 vengono ribaditi una serie di compiti di livello nazionale nella materia territoriale fra cui: l identificazione delle linee fondamentali di assetto del territorio, i rapporti con l UE per le politiche urbane e di assetto territoriale, il monitoraggio delle trasformazioni territoriali e del fenomeno abusivo, la promozione di programmi innovativi in ambito urbano che implichino un intervento coordinato da parte di diverse amministrazioni dello Stato, 10/32
Tipologie dei Programmi Complessi Al gruppo dei Programmi di livello nazionale o europeo appartengono: i Programmi di riqualificazione urbana (ex D.M. 21.12 1994), i Programmi Urban, i Programmi Interreg II, i Contratti di quartiere, i PRUSS (Programmi di Riqualificazione Urbana e Sviluppo Sostenibile del Territorio), i Programmi Urban II, i Programmi Interreg III, 11/32
Contratti di quartiere premiati nella graduatoria approvata dal CER Tecnica 12/32
PRUSST: Comuni idonei e ammessi Tecnica 13/32
I 16 Programmi PIC Urban Italia Tecnica 14/32
Gli ambiti Interreg II in Italia e alcune azioni attivabili Tecnica 15/32
Patti Territoriali approvati al 30 giugno 2000 Tecnica 16/32
Tipologie dei Programmi Complessi Al gruppo dei Programmi di livello regionale dell ultimo periodo appartengono: i Programmi integrati di intervento (ex art. 16 della 179/1992), i Programmi di recupero urbano (ex art. 11 493/1993), nonché vari altri tipi di programmi regionali fra cui: i Programmi organici di intervento (Liguria), i Programmi di ricostruzione post-sismica (Umbria e Marche), i Programmi urbani complessi (Campania) 17/32
Siracusa: Programma di recupero urbano Planimetria generale Tecnica 18/32
Entrambi i gruppi di Programmi complessi presentano le seguenti caratteristiche: integrazione di risorse pubbliche e private, pluralità di funzioni e di soggetti, forme concertative e/o di partenariato, snellezza o agevolazioni amministrative per la definizione dell iter procedurale, accesso ai fondi pubblici non automatico, ma a seguito dell espletamento di procedure concorsuali o di selezione sulla base di avvisi pubblici. 19/32
Non sono più solo comune o regione (o provincia, se vige la sub delega) a valutare: opportunità, conformità, compatibilità o coerenza delle trasformazioni attese qualora esse necessitino di una variante urbanistica per aver corso, ma al tavolo partecipa anche l amministrazione dello Stato, con le sue proprie valutazioni e soprattutto con il peso delle proprie capacità di spesa e di influenza tramite istituti di concertazione pubblico-pubblica e pubblicoprivata particolarmente efficaci. 20/32
I Programmi complessi di livello nazionale o europeo poggiano su strumenti amministrativi di snellimento particolarmente efficaci. Traggono origine: dall Accordo di programma ex 142/1990, dalla Conferenza dei servizi ex 241/1990 e si sono variamente ampliati gli istituti della Programmazione negoziata ex 662/1996 (art. 2 e seguenti): Protocolli d intesa, Accordi quadro, Intese istituzionali di programma. 21/32
All interno dei Programmi complessi un altro aspetto è quello dell integrazione delle diverse politiche o azioni multidimensionali. I Programmi di livello regionale restano legati ad una dimensione per lo più edilizia o di recupero urbanistico tradizionalmente inteso. I Programmi di livello nazionale o europeo, per le dimensioni economiche che la programmazione statale è in grado di muovere, per la ricchezza di strumenti per la necessità di ricollocare il proprio ruolo in un ambiente amministrativo sempre più improntato al principio di sussidiarietà, hanno percorso la strada di una poliedricità nella strutturazione degli obiettivi dei programmi. 22/32
Comprendendovi obiettivi: di risanamento dei siti dismessi, di recupero nei centri storici e negli ambiti di degrado fisico (Programmi di riqualificazione urbana), di integrazione locale, start-up d impresa e lotta al degrado sociale (Urban), di cooperazione transfrontaliera (Interreg), di qualità ambientale della residenza urbana (Contratti di quartiere), di adeguamento infrastrutturale, di promozione economica e sviluppo sostenibile di territori ampi (PRUSST). 23/32
Ambiti di intervento e contenuti dei Programmi Complessi Ogni testo legislativo descrive la finalizzazione dei programmi ai quali da luogo. In ogni descrizione si ritrovano caratteri comuni ai Programmi complessi, e oscillazioni specifiche dovute ad una pluralità di fattori. 24/32
Gli ambiti fisici e i problemi ai quali si rivolgono i Programmi complessi sono vari: recupero e riqualificazione degli ambiti urbani degradati, come aree dismesse industriali o militari, riqualificazione urbanistica e ambientale di periferie legali (zone PEEP o 167 con fenomeni di degrado fisico e sociale) o illegali (ambiti con edificazione abusiva), integrazione pluriobiettivo fisica, sociale, ambientale; perseguimento dello sviluppo sostenibile e colmatura del gap infrastrutturale esistente. 25/32
Non tutti i Programmi complessi hanno gli stessi obiettivi: sia in relazione ai fondi sui quali sono poggiati e che hanno a volte vincoli di scopo, sia in relazione alle competenze delle diverse amministrazioni che li bandiscono, a volte afferenti all urbanistica, a volte alle politiche della casa. 26/32
Il sistema di pianificazione è stato innovato, sia dalle sperimentazioni avviate con i Programmi complessi, che, in parallelo, dall avvio dei nuovi strumenti della Programmazione negoziata, e più in generale dalla nuova programmazione avviata con forza a partire dagli anni 1994-19954. I suoi istituti prevedono la possibilità che la concertazione interistituzionale formi al suo interno accordi che possono assumere il valore di contestuale variante agli strumenti urbanistici (tutti) e anche quello di concessione edificatoria, il tutto entro un atto amministrativo unico. Le strutture amministrative hanno dimostrato un rapporto ambivalente nei confronti di formule di concerto amministrativo così avanzate, anche per l indubbio carico di responsabilità. 27/32
Nell ambito della Programmazione si sono spostati i maggiori processi di riallocazione delle risorse di capitali, umane e territoriali. E quindi in questo ambito che si esercitano attualmente, e nel prevedibile futuro, le maggiori funzioni di governo del territorio. 28/32
Queste sono diventate due delle componenti principali delle azioni di pianificazione strategica. 29/32 Per dar risposta alla richiesta di trasformazioni territoriali rilevanti attraverso la programmazione ed al di fuori del tradizionale sistema di pianificazione, la cultura del piano ha risposto: flessibilizzando il processo di pianificazione, con l istituzione del doppio livello strutturale e operativo, evolvendo alcune delle tradizionali componenti disciplinari della pianificazione: - il visioning o capacità di prospezione e di determinazione e reciproca interazione delle azioni future - la valutazione strategica delle opportunità e dell uso delle risorse.
Risposta alle esigenze di maggiore operatività Procedure innovative finalizzate al governo delle nuove trasformazioni urbane e del territorio Risposta alla progressiva riduzione delle risorse pubbliche disponibili 30/32
Nuova Politica del Territorio coinvolgimento di soggetti privati sin dalla fase di elaborazione del programma flessibilità degli strumenti urbanistici accelerazione e semplificazione delle procedure sulla base di principi di sussidiarietà e di cooperazione 31/32
Il termine " Programma " può essere sostanzialmente ricondotto : alla prevalenza di finanziamenti pubblici specifici alla prevalenza delle ragioni proprie della fattibilità ad un orizzonte temporale di breve - medio termine 32/32