Se non vedi la macchina, lascia perdere!

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Transcript:

Se non vedi la macchina, lascia perdere!

Simple Art Collana Gli evitabilissimi

Se hai qualcosa da dirmi su queste pagine puoi farlo scrivendo a: metti.in.una.bottiglia@buttalainmare.sper Pensato negli anni e scritto qua e là, da luglio 2011 ad agosto 2012, su vari supporti: - un quaderno regalatomi per i miei 50 anni dalla Lalla con una penna di mio papà, che scrive così bene, - il mio ultimo imac (5 ), - il mio penultimo imac (4 ), - il mio 2 imac (lampadone) - il vecchio imac di mio papà, - l ipad, - il vecchio portatile Toshiba della Lalla. Da queste note, sui miei mac, potete chiaramente capire che per me Douglas Adams è un modello (ovviamente molto, molto lontano) e un mito (che Dio l abbia in gloria). Progetto grafico di Bebo Illustrazioni di Bebo Unica edizione in 60.000.001 copie (una per ogni itagliano + una per Sansone) nell autunno duemilatredici d.c.

La macchina dell uomo invisibile e altri flash illustrati più o meno autobiografici Mi vedo allo specchio e mi dico: sei solo uno schifoso moralista!. Gli occhi dell immagine guardandomi rispondono: è vero, comunque, e lo sai, come al solito stai sbagliando. Bebo

Ringraziamenti: Ad Annalisa, mio Agente (segreto, nel senso che neanche lei sa di esserlo); A Giorgio, mio prezioso, primo lettore e Monica, come sempre attenta e puntuale; A Brunone (come diceva Lucia, mia mamma), per la consulenza editoriale e per l affettuoso e incosciente incoraggiamento; A Giovanna e Domenico, per il feed-back; A Giovanna QV (quella vera), per il commovente aiuto. Aggiungo un secondo ringraziamento speciale ad Annalisa, (quella di prima) che mi ha aiutato davvero molto nella stesura, leggendo e rileggendo (e rileggendo), così verificando che non faccio finta a fare errori orto-grammaticali e con pazienza me li ha segnalati senza farmi pesare la mia sconfinata ignioranza. - Cosa dici Annalisa, che non ci va la i? - Ok, grazie, ho capito, allora devo scrivere: gnioranza? - Ah, intendevi l altra i...

Tutto questo è francamente indedicabile, se lo fosse lo sarebbe per la Lalla

1 (Originale) Iniziare a scrivere dicendo che non si è certi di dire cose originali non è originale. In effetti anche dire che non è originale, dubitare del fatto che non si è originali, non è originale. Viene il dubbio su quante volte sia necessario ripetere di non essere originali per esserlo. Certamente dopo la terza o quarta volta, originale o meno, nessuno continuerà a leggere. In generale, se bastasse dire di non essere qualcosa per esserlo sarebbe facile (potrei quindi subito dire di non essere simpatico, umile e perspicace). Comunque ci vuole un inizio originale altrimenti perché uno dovrebbe iniziare a leggere? La ripetizione è certamente confortante ma, se fosse piacevole, basterebbe guardare una TV commerciale, una sera qualsiasi, all ora di (paradossalmente) massimo ascolto. Ma la mole dei testi scritti, nel tempo e nello spazio, è tale che un inizio originale è veramente una sfida difficile. Tremendo poi sarebbe scrivere qualcosa che ho già scritto, o meglio, segno di demenza, visto che non ho scritto quasi niente. Ci vuole una strategia. Qualcosa di beffardamente diverso. Potrei provare con parole sparse così: - Mucca, acca sussurrando per sempre blu.

Per quanto demenziale sia, non ho comunque la certezza che in passato o in qualche luogo non sia già stato scritto da altri. Rischio il plagio fin dalle prime battute, non posso escluderlo. Posso provare con le lettere a gruppetti: - Vka cgurt ihzcce ihzggu. Ma le lingue, gli idiomi e i dialetti sono talmente tanti che posso essere sicuro che in uno di questi Vka cgurt i- hzcce ihzggu non significhi: agitare la confezione prima dell uso? Non molto entusiasmante come inizio a meno che tu non sia un succo di frutta. Proviamo con una sola lettera: - Iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Non può esistere una frase o una parola al mondo che si scriva con 37 i! Ma se fosse la storia in cui la moglie torna dal nuovo parrucchiere alla moda e viene così accolta dal marito atterrito e sorpreso? Plausibile. In ogni caso poi, se scomponiamo le lettere in rette e puntini, possiamo ricomporre lettere diverse e, con queste nuove parole riassemblate coi pezzetti delle precedenti, fare una frase diversa e non originale anche con le mie 37 i. Purtroppo poi, scomponendo di più lo stesso inchiostro o pixel, questi possono essere ricomposti in qualsiasi frase e anche in ideogrammi, disegni o tristissimi codici a barre. 10

La prima riga che ho scritto è potenzialmente un codice a barre! Questo squallore mi paralizza... Devo ammettere che, con ragionevole certezza, si può amaramente constatare che è impossibile un inizio originale. Rinuncio. No, non posso desistere, ho la consapevolezza di essere determinato (o testardo, a seconda dell interpretazione). - - Quelle sopra sono due righe di silenzio! Sorrido, ironicamente soddisfatto. Rifletto. No! Neanche il silenzio, ammesso che possa essere divertente, è originale, qualcuno ci ha già pensato e lo ha utilizzato in letteratura, musica e anche, con notevole fantasia, nell arte figurativa. Sono veramente in difficoltà ed è solo l inizio... Ultimo tentativo: - ( ) 11

Quello fra parentesi potrebbe essere uno spazio riempibile dalla fantasia del lettore. Sì! Assolutamente originale e irripetibile, come ogni e- ventuale lettore è, suo malgrado, in modo oggettivo! Questo potrebbe essere l inizio, anzi lo stile; d ora in poi cercherò di scrivere solo cose che siano come parentesi per essere colmate dal lettore stesso!... B: Cosa ne dici? L*: Carino B: carino, ma L: No, no, carino B: Sì, ma ti piace? L: Certo sì, sì, B: non mi sembri convinta la tua faccia ti tradisce... L: no, è che, il finale non capisco in fin dei conti che scopo abbia B: Aulicamente insulso? L:? B: Le parole sono logore? E già stato scritto... L:... anche chi lo ha scritto le ha usate... B: Cioè? L: Tutta sta complicata tiritera per dire cosa? B:? L: Ti sei divertito a scriverlo, farlo ti ha aiutato e speri che piaccia a chi lo legge? B: Beh, sì. L: Allora scrivi quello! Punto. 12

* (NdR) L sta per Lalla che ha esplicitamente richiesto di essere citata, conferendole un ruolo preciso in questo contesto. Considerando eccessivo e obsoleto, oltre che politicamente poco corretto, quello di Musa (e poi non resisterei a usare l epiteto di Musa musona e non essendo L per niente lunatica sarebbe sciocco e ingiusto) e sminuente quello di Correttrice di bozze essa stessa avrebbe optato per quello di Redattrice. In realtà penso sia opportuno definirla Filtro o Garanzia nei confronti di chi leggerà avendo con la sua pre-lettura, gentilmente e sorridendo, cassato tutto ciò che debordava dalla decenza o dalla tollerabile irragionevolezza. A essere sincero buona parte delle virgole in queste pagine sono sue. (NdF: è vero!) Vedi note 13

2 La macchina dell uomo invisibile Diceva che non era colpa sua. Lo dicono quasi tutti, ma nel suo caso era in gran parte vero. Certo, a volte aveva preso una curva un po stretta o sfregato contro un paletto, o altre volte nei parcheggi, quelli a sinistra che sono più difficili, era stato lui a urtare. Ma la maggior parte dei danni erano stati causati dagli altri. Di fatto la sua macchina aveva diverse ammaccature. Lui era l uomo invisibile, a essere esatti un grasso uomo invisibile, e i danni erano riferiti alla sua macchina. Certo, anche la macchina dell uomo invisibile era invisibile e per questo gli altri automobilisti ci prendevano contro indipendentemente dalla loro perizia. A dire il vero anche i motociclisti, i ciclisti, gli skaters, gli autobus e anche qualche pedone più irruento. Una volta anche il furgoncino dei gelati. D altronde come biasimarli, era invisibile! Anche lui sul fatto che il mondo si accanisse sulla sua vettura era abbastanza sereno o forse rassegnato. Tutto sommato poi la macchina, anche se non nuovissima, andava ancora bene, oggi si potrebbe definire un bel modello storico. Qualche cigolio quando pesantemente si accomodava sul sedile e chiudeva lo sportello, rumori un po sinistri che generalmente inquietavano eventuali passanti, ma del re-

sto il motore andava bene ed erano solo problemi della carrozzeria. Solo che a lui scocciava. La macchina non era in ordine e questo gli dava fastidio. Cercava di tenerla pulita e aveva perfino trovato un deodorante a forma di alberello invisibile per profumare l abitacolo. Ma non si sentiva sereno, l idea lo disturbava e irritava, gli dava inquietudine nel suo invisibile profondo. E vero, nessuno lo vedeva, ma se fosse passata una donna invisibile e fatalmente questa avesse pensato non male quel tizio cicciotto ma che schifo di macchina. Questo sarebbe stato fatalmente determinante nel pregiudicare un tanto desiderato, e forse altrettanto improbabile, futuro amoroso. Anche per l uomo invisibile l apparenza poteva contare! Aveva quindi deciso di affrontare il problema e di risolverlo, ma come? Ci sarebbe voluto un carrozzaio. Voi conoscete carrozzai per macchine invisibili? No? Neanche lui, nonostante lo avesse disperatamente cercato in tutta la regione. Aveva pensato di utilizzare un carrozzaio qualsiasi, camuffando la macchina, come ogni tanto faceva lui per muoversi nel mondo senza disagi. Certo, non con le fasciature e l impermeabile, secondo il vecchio stile. Bastava un po di cerone, un cappellino e poco altro. Per come vanno le cose gli invisibili erano tanti in giro, a prescindere dal fatto che non ci si potesse vedere attraverso come era per lui. In fondo è sufficiente non voler vedere qualcuno per renderlo, di fatto, invisibile e per questo, gene- 18

ralmente, lui non aveva dei problemi andando in giro, anche se a volte non lo si vedeva proprio tutto tutto. Ma per la macchina era più complicato. Una macchina fasciata di bende era un inimmaginabile stupidaggine. Si poteva pensare a sporcarla molto con del fango, ma poi che faccia avrebbe fatto il carrozzaio una volta tolto il fango? Non era praticabile. Arrivò alla consapevolezza che doveva fare da sé. Ma come? Non era il suo mestiere e non pensava di essere capace. Doveva documentarsi. Andò in edicola e sfogliò fra le riviste nella sezione Assurdità: Armi letali oggi, Tutto sul tuo ramarro domestico, Bucce di cipolla da collezione E infine trovò quello che cercava: Tutti carrozzai Adesso!. L ultimo numero, lo comprò e iniziò con attenzione massima a leggerlo. Prima l editoriale sulle nuove vernici ecologiche ma non troppo, poi la rubrica sulla cartatina, i servizi speciali sulle nuove levigatrici, la composizione dello stucco, le recensioni, e anche la rubrica della posta. Tutto molto teorico, troppo evoluto, per addetti ai lavori. A lui ci voleva l ABC. Per questo, pensò, ora per fortuna c è internet. Solito motore (di ricerca), inserì la chiave e avviò la faccenda. Dopo aver navigato un po, trovò un sito dove si fermò. Girò la chiave e spense il motore (di ricerca) per non consumare troppo, e iniziò a leggere il forum in cui era entrato. 19

Sì, qui c era qualcuno al suo livello. Vide i vari gruppi di discussione e capì finalmente come doveva fare e di che materiale aveva bisogno. Il giorno seguente, con la titubanza del neofita, entrò nel negozio specializzato che aveva individuato nella sua città. Il commesso che lo accolse aveva quel sesto senso che tutti i commessi di negozi specializzati hanno, cioè il saper percepire, ancor prima che il cliente varchi la soglia, questa titubanza e tutto il disagio che questa nasconde. Recenti studi, dicono anzi, che questo genere di commessi, in realtà, nutra di questa sottile percezione di potere la propria essenza e autostima, tanto da essere affetti, a volte, da una tragica dipendenza. Purtroppo esiste una sottospecie di questi, più evoluta, che, non paga del piacere sordido della dominanza psicologica che prova nell evidenziare il divario di conoscenze tecniche, ha imparato a utilizzare in termini economici questo complesso d inferiorità del malcapitato cliente sprovveduto, godendo, senza vergogna, ulteriormente nell atto di spennarlo. Sono definiti i gabbatori. Sfortunatamente il grasso uomo invisibile quella mattina trovò uno dei più spietati fra questi. Quando, interpellato, iniziò umilmente e incerto l elenco di quello che pensava fosse il materiale necessario, il commesso con esperienza iniziò la sua strategia, facendo domande specifiche piazzate lì con quasi noncuranza: lo stucco lo vuole grado 3 o grado 4? In realtà non esiste nessun grado per lo stucco, ma sapeva che il cliente non lo sapeva. L uomo invisibile iniziò ad agitarsi e il tentativo di nascondere l agitazione la rese più evidente, provò a concentrarsi per ricordare qualcosa del forum, sbirciando nei ri- 20

cordi con la memoria visiva. Ma o i decimi di questa erano scarsi o il pertugio troppo piccolo e non gli apparve nulla, così non trovando riferimenti sparò, con palese finta sicurezza, un Grado 4. Il commesso, sempre apparentemente distratto, ribatté: Dice il barattolo da 45 Kg?. L uomo invisibile sussultò con tutte le sue mollezze invisibili. No, scusa, dicevo grado 3, si affrettò a correggere. Ah ok, quello costosissimo che vendiamo a rate dopo il finanziamento Benissimo. L uomo invisibile si era già incartato ma doveva ancora comprare quella vetrata e capì che la faccenda sarebbe stata ancora più ruvida. Vuole l americana o quella cinese? L uomo invisibile pensò: americana = migliore e costosa; cinese = peggiore ed economica, ma si rese conto che poteva essere un altro tranello e provò l azzardo in base a un barlume di ricordo del famoso forum: non avete quella francese? In quel momento lo scafatissimo commesso ebbe la sicurezza di averlo in pugno e sferrò, nel colmo dell estasi, il colpo finale a conclusione della sua collaudata tattica e disse ad alta voce con una fantastica faccia, fra lo stupito e lo scandalizzato: Mai avuta una francese, per quello che ne so in Francia le macchine se si segnano le rottamano direttamente facendo sghignazzare il collega che lo affiancava e anche gli altri clienti, tutti complici di questo cosmico complotto. Quindi partì all attacco per portare in porto il suo quotidiano trionfo: 21

Senti, gli sussurrò cospirante, quasi scavalcando il bancone per avvicinarsi, se vuoi ti vendo tutta sta roba e sono sicuro che non hai neanche la levigatrice, ma se non sei proprio proprio sicuro di come usarla ti dico che mi è arrivata una novità in anteprima, rarissima e brevettata, e che forse ho anche voglia di andare a vedere in magazzino se mi è rimasto un barattolo. Il prodotto si chiamava Gonzomix Magic. Gli spiegò con tono quasi sacrale: Lo spalmi alla sera anche con le mani, se non hai uno straccio di straccio, e al mattino la macchina è come nuova. Basta lavarlo via e non c è neanche bisogno di lucidare. Stremato, umiliato, dubbioso e consapevole della sconfitta, l uomo invisibile tristemente chinò il capo per annuire, prendeva quello. Pagò una cifra indecente, quasi scusandosi per aver distolto dai suoi pensieri un venditore, facendogli perdere tempo comprandogli qualcosa. Uscì, tornò ancora più invisibile a casa. Il giorno seguente prese il nuovo prodotto, guardò la confezione e si mise di fronte alla macchina. In quei lunghi istanti tutte le sue incertezze di grasso uomo invisibile emersero pian piano sempre più prepotentemente e sempre più evidenti. Alternava lo sguardo sulla macchina e sul barattolo e si chiedeva se ne valeva la pena. Lui di fare questa cosa non era capace e lo sapeva. E se la cambiassi? Tristemente constatò che non poteva permetterselo e non sapeva dove trovare un usato sicuro d occasione oltretutto invisibile. 22

Ormai questa roba l aveva comprata, ebbe un sussulto d incosciente coraggio e iniziò quasi euforico il lavoro. Fece maldestramente del suo meglio per quasi tutta la giornata. Stremato si coricò pensieroso e al mattino, come in un laico Natale, scese emozionato in garage. Pulì tremante le parti su cui aveva lavorato ed ebbe la conferma di quello che temeva. La chiamano profezia negativa che si avvera ma a volte è solo logico buonsenso. Le ammaccature naturalmente erano rimaste, ma purtroppo ora erano oggettivamente visibili. Quello che resta, ora, è il mistero di quei pezzi di carrozzeria ammaccati sospesi nel vuoto, che ogni tanto qualcuno attento e turbato vede incredulo muoversi ondeggianti per la città. 23

3 Capolavori No, non era acqua. Si sarebbe asciugata. E' proprio una macchia, una macchia sulla divisa, qui sulla gonna. Ho l'impressione non sia neanche la sola. Non importa molto, come non importa che abbia una piccola smagliatura nelle calze. Qui al museo non mi dicono niente, ci mancherebbe, devo essere "abbastanza" in ordine e lo sono. Certo ultimamente sono un po' dimagrita e l uniforme mi cade un po qua e là. Inutile che la faccia risistemare. Al sindacato mi hanno detto che manca poco alla pensione, sempre che non cambino le regole. In effetti sarebbe meglio se potessi stare a casa, adesso che mio marito non sta bene, anche se ad essere sincera mi dispiacerebbe non venire più qui. Prima o poi, però, succederà. Con i colleghi che ho non sfiguro di certo, guarda quello nella saletta del Rinascimento, là in fondo, come è ridicolo! Ma cosa si è fatto ai capelli, alla sua età. A proposito, devo chiedergli di scambiarci il turno di domani. Già, domani devo andare dalla parrucchiera. Spero mi conci meglio di quello che ha fatto il suo barbiere. Pas de flash, pas de flash, s'il vous plaît! Questi giapponesi non riescono a trattenersi nonostante i cartelli. Scattano e scattano e scattano. Almeno apprezzano, anche se passano come fulmini di sala in sala.

Altri, la maggior parte, arrivano annoiati, sembra li abbiano spinti a forza a entrare, e si trascinano sbadiglianti e sciabattanti fino al coffee shop, minimamente scalfiti da secoli e secoli di eccellenza creativa. Comprano due cartoline e sono sereni e convinti di aver assolto il loro dovere culturale, liberi di poter tornare a fare shopping e lunghe file per insulsi, ma spettacolari, monumenti. Ma cosa hanno messo oggi nell'arrosto in mensa, non riesco proprio a digerire. O forse sono i cetrioli che continuano a darmi fastidio? Monsieur, attention! Quello si sta avvicinando troppo, poi lo vedono con la telecamera del circuito chiuso e mi chiamano con la radiolina. Quando succede mi dà sempre un po fastidio. Non è facile, ma cerco di non distrarmi. Ha un viso noto, mi ricorda quel mio compagno dell'accademia, chissà che fine avrà fatto. Con questa stagione iniziano a darmi noia le gambe, oggi è caldo, e sono solo le tre del pomeriggio. Almeno la prossima settimana sono dai cubisti e lì è un po' più fresco, e c è meno gente. Vous éteignez les téléphones mobiles, s'il vous plaît! Cosa sono questi che arrivano trillanti come tecnologici usignoli, forse americani? C'è una guida nuova, non l ho mai vista, è giovanissima, parla benino l'inglese. Senti cosa dice, ma dove ha studiato? Certo lo ha fatto tanto, e per come è altezzosa sembra esserne del tutto consapevole. Quei tacchi alti sono uno scherzo rispetto al divario culturale che sente verso la sua povera comitiva di yankee. Ma cosa sta raccontando? Questa ha davvero solo studiato, ma di quadri veri ne ha visti pochi. O meglio, li ha solo sfogliati sui libri, senti come ne parla, li scompone con freddezza, sembra un patologo che 28

seziona un cadavere, non c'è sentimento o amore, solo e- stetico compiacimento. Non che non sia importante studiare, ci mancherebbe, è fondamentale, ma in queste cose non è tutto. Se continua a fare questo mestiere e guardare i quadri più che a se stessa, capirà. Le basterà fermarsi, fermarsi e guardare; la forza di queste opere riuscirà silenziosamente a scalfire l armatura nozionistica che l imprigiona. Non sembra, ma queste tele sono specchi. Imparerà a "respirarle", pian piano lasciare che i colori la facciano tremare e vibrare, fino a far crollare tutta l'impalcatura, per arrivare alla sua essenza, possederla e appagarla. Il suo cuore riuscirà a battere, palpitante e sincrono, con quello della mano che ha riempito, con i suoi sentimenti, questi quadri, come una comunione. Queste tinte parleranno al suo io, che non pensa ma sente. Basterà un po' di tempo e umiltà. Succederà! Dopo tanti anni ho fiducia in questo, malgrado tutto. Sono in queste sale da tanto tempo e queste cose le sento, mi nutrono, anche se i piedi si gonfiano a star sempre seduta e alla sera mi fanno male. Che baccano, accidenti! Shh, Silence, silence, s'il vous plaît! Ah, è vero, oggi è giovedì, ci sono le scolaresche. Ecco il motivo di questo chiasso inusuale. Eccoli lì i nostri piccoletti. Questi saranno della materna. Minuscoli! Con loro c'è la nostra collega, che brava che è, come riesce a coinvolgerli, giocando li rende ricchi. Guardali, stanno lì con le bocche spalancate, a mostrare meraviglia e piacere. Non è facile catturare la loro irrequieta attenzione, 29

ma è anche vero che sono il terreno migliore su cui seminare. Sì, basta avere un po' di pazienza, abbassarsi, accompagnarli e loro capiscono, si sintonizzano. Sono istintivi e incontaminati. Cercare il loro sguardo che perlustra curioso il mondo e intercettarlo, subito ti rispondono con un sorriso, senza vergogna di fissarti. Certo, a volte hanno una genuina e sincera cattiveria, e non perdonano se manca la passione, ma la distanza fra cuore, corpo e mente è così piccola in loro! E non è questione di centimetri, ma di sentimenti. Poi sono così teneri, colorati e profumati, sì, profumano di quotidianità, di buona quotidianità, biscotti e sapone, matite e succo di frutta. E sono così belli! A guardarli mi commuovo spesso. Anche loro vanno respirati, oltre che annusati. Si possono anche accarezzare, cosa che con le nostre opere è assolutamente da evitare. Guarda quella, mi ricorda la mia nipotina. No, domani niente parrucchiera, vado da lei a cucinarle qualcosa di buono. Ora sono entrati nel dipinto, o il dipinto è entrato in loro, sono una cosa sola, hanno fuso poeticamente le loro bellezze. Che meraviglia! Ma perché quella signorina alza la voce stridula con tono brusco, anzi sgarbato, con quei due bambini. Se continua così il braccino glielo stacca! Sarà una delle maestre. Vengono verso di me. Continua a parlare e la sua voce è almeno due ottave sopra la piacevolezza. 30

Mi scusi signora, posso metterli in castigo qui da lei? Ecco, per punizione state seduti qui con questa signora, che è cattivissima, vedete, ha anche l uniforme, è la poliziotta del museo. Non si preoccupi, può lasciarli qui per qualche minuto, ecco ora si siedono, mi dicono come si chiamano e mi raccontano cosa hanno visto. Ma non esageriamo, sono solo della sorveglianza, cattiva un pochino, ma appena appena, e solo con i vandali. Ha ragione, ma abbia pazienza con me. Oggi sono insopportabili, prima non stavano in fila, disturbavano quelli davanti e quelli dietro, poi volevano andare in bagno, poi avevano sete, poi continuavano a parlare e ora si sono messi perfino a litigare fra di loro! Siete tremendi, vi comportate in modo infantile! Quando lo dico ai vostri genitori le buscate! Ma no, loro se ne fregano di voi, della vostra educazione e delle regole che non sono stati capaci di insegnarvi! Non è un gran periodo per me, sono veramente stanca, siamo alla fine dell'anno e sono davvero logorata, ogni santo giorno con questi mocciosi maleodoranti, con la loro irruenza, le loro domande petulanti, le loro pretese. Insubordinati, viziati, noiosi; con tutti i problemi che ho a casa, e oggi non sto neanche tanto bene, che fatica, dopo un po' mi saltano i nervi. E dire che erano così eccitati e contenti per questa visita al museo, e anche io, come ogni anno. Capisco Grazie! Grazie mille. Lei è molto gentile! Il n'y a pas de quoi La maestra si allontana, apparentemente sollevata, ma ancora abbastanza affranta, poi si ferma, si gira e sorridendo mi dice: 31

Certo che lei fa veramente un bel lavoro, sempre qui, tutti i giorni, con questi capolavori! 32

4 Cosa pensa Sansone? Dormicchio. Spalmato a gambe aperte sul pavimento tiepido. Un rumore mi scuote dalla mia sonnolenza. Una macchina. Alzo le orecchie. E' la sua macchina. Si apre il cancello, mi alzo e trotterello verso la porta. Quando scende dalla macchina e cammina sulla ghiaia inizio ad abbaiare e gratto sul vetro con le zampe. Entra e scodinzolo eccitato, poi faccio qualche salto, so che lo diverte. Mi saluta, mi accarezza, poi saluta tutti. Tutti continuano a fare quello che stavano facendo, tranne sua moglie che lo saluta con un sorriso. Mentre cammina lo annuso, odore intenso, è stanco, stressato e affamato, però non ha visto altri animali. Lo seguo mentre si toglie le scarpe e va a cambiarsi, poi mi metto in cucina sotto il divano blu, così posso vederlo mentre si siede a tavola. Ora inizia la cena e pian piano arrivano tutti. Mi siedo paziente di fianco a lui. So che gli piace, di nascosto, ogni tanto allungarmi qualcosa. Hanno finito di mangiare e mi alzo sulle mie corte zampe posteriori per appoggiarmi sulle sue ginocchia, per prendere qualche carezza, ansimo felice con qualche greve guaito. Lo guardo, mi guarda.

Mi sorride, gli sorrido. Mi fissa negli occhi, abbasso lo sguardo, aggrotto le sopracciglia e guardo altrove simulando indifferenza. Temo quello che sta per succedere, spero non inizi. Invece insiste. Vedo nei suoi occhi arrivare e farsi spazio quel pensiero ossessivo. Abbasso di nuovo lo sguardo e giro il capo. Non basta, mi fissa ancora, peggio di prima. Devo fare qualcosa da cane. Subito! Abbaio, tiro fuori la lingua, gratto freneticamente con le unghie sul suo braccio. "Ahia, Sansone cos'hai?" "Hey, ma qualcuno ha dato da mangiare a questa bestia?" Si alza, prende il sacchetto da sotto il lavello, i croccantini rumorosamente riempiono la ciotola e oltre sul tappetino, mi riempie anche quella dell'acqua. "Mi tocca ripetere sempre la stessa battuta, se muoio io muore anche il cane perché nessuno gli dà da mangiare, oltre a me..." In realtà non ho fame e questi croccantini mi fanno un po' schifo ma ne mangio qualcuno per farlo contento. Questa volta ci sono riuscito, non sempre riesco a distrarlo da quella domanda ricorrente che spesso lo prende quando mi guarda. Lo so. Si chiede cosa sto pensando. Forse è una cosa da umani ma mi dà fastidio vedere nel suo sguardo questo interrogativo. 36

Perché deve preoccuparsi di cosa penso? E' così importante? Non ti basta vedermi senza scrutarmi? Il mio annusare rumoroso, o la confusione di polvere che fa la mia coda a pennacchio quando si muove se mi accorgo che mi osservi, non sono sufficienti? E non è vero che lo faccio perché mi dai da mangiare e sono ruffiano come un gatto, come dice quel tuo amico, quello tonto, che sostiene anche che teologicamente gli a- nimali non hanno sentimenti e non è contemplato per loro un Aldilà. Questa ossessione per i miei pensieri mi irrita e dispiace. Eppure mi vuole bene, lo so, mi accudisce e accarezza spesso. Sono contento quando stiamo insieme, glielo dimostro e lui lo capisce. Cerco la sua dolcezza, a volte con insistenza, con il mio muso, senza vergogna. Voglio la sua presenza, gli sono accanto. Sento come si sente e cerco, in certi momenti, di stargli vicino e, a modo mio, di dargli conforto, col mio naso u- mido e la mia lingua ruvida, leccandogli la mano. Cosa importa cosa penso? Ci sono e gli voglio bene, cosa serve di più? Vedi note 37

5 Da do, do dad Il dado rotola e si ferma. Guardo il risultato, d istinto non sono soddisfatto. Non è il valore che desideravo o avevo previsto. In effetti non è molto alto. Penso al tempo che ho passato a guardarlo rotolare e alla fatica che ho fatto a lanciarlo Mi guardo intorno per vedere se ci sono altri dadi o se qualcuno sta guardando il mio dado. Gli altri dadi mi sembra abbiano un punteggio più alto, così come mi sembra che chi guarda veda nel mio dado un risultato un po basso. O meglio, l espressione sembra di apprezzamento e incoraggiamento ma, sotto-sotto, sento che pensano che c era da aspettarsi un valore più alto dal mio dado. Non è una gara, ma intanto hanno la mia stessa impressione sul mio dado e sono sollevati che sia il mio. Sento un po' di delusione. Rifletto. Perché il valore è basso? Ho prontamente la risposta: è colpa mia. Analizzo. La forza nel lanciarlo è stata scarsa. Non ne hai messa abbastanza, non tutta quella che chi ti ha insegnato aveva messo. Il dado però è rotolato ed è rotolato dritto. No, forse per paura di mettere poca forza ne hai messa troppa ed è rotolato troppo dritto, senza abbastanza libertà di fare uno scarto laterale.

Ma forse il problema non è la forza ma la sensibilità delle dita. Poco tatto, non è stato lanciato bene. Oppure lo hai stretto troppo ed è rotolato male per quello. In realtà non è la tecnica, forse il problema è che, mentre lo lanciavi, facevi qualcos altro, pensavi ad altro, eri distratto. O meglio, non eri abbastanza concentrato su quello che stavi facendo. No, anzi, eri troppo concentrato e non hai colto l insieme, tutto lo scopo era lì e hai trascurato il resto globale del movimento del tuo corpo, e per questo è stato goffo. Ma ti eri preparato abbastanza? Ti eri chiesto come farlo? Hai studiato, ti sei documentato, hai chiesto informazioni? Hai consultato un dadologo? Ti sei fatto aiutare? Almeno un gruppo di auto-aiuto fra lanciatori di dadi? Sì, in effetti sì, ma forse pensavi fosse più facile. Pensavi di saperlo fare, ecco perché lo hai fatto male. Sei stato presuntuoso. No, ma il problema è come stavi quando lo hai fatto, non eri sereno. Dovevi essere più sereno. Va bene, è il tuo carattere, ma dovevi modificarlo, dovevi esserlo ugualmente. No, invece se non eri sereno dovevi essere come sei, siccome hai fatto finta di esserlo mentre non lo eri, alla fine è venuto fuori e per questo il lancio non è venuto bene. Non sei stato sincero con te stesso e il dado. Volevi sembrare diverso da come sei e alla fine questo viene sempre fuori. Il problema però non è questo, è la fiducia, non hai avuto fiducia nel risultato, hai pensato che sarebbe stato basso e questo ha fatto sì che il risultato sia stato basso. Forse però è colpa della fortuna, sono stato sfortunato. La delusione aumenta, sono un po triste. Uno mi dice: sei triste? Non dovevi tirare il dado. Questo è il problema, il dado non va tirato altrimenti hai un risultato. Se non lo tiri, il risultato va sempre bene. 42