PIATTAFORMA DIRITTO ALLO STUDIO UNIVERSITARIO



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PIATTAFORMA DIRITTO ALLO STUDIO UNIVERSITARIO Non siamo noi che stiamo al Sud, siete voi che non siete all altezza. Introduzione Nel 1729, Jonathan Swift pubblicò una breve satira intitolata Una modesta proposta: per evitare che i bambini dei poveri siano di peso ai loro genitori e al paese e per renderli utili alla società. La modesta proposta consisteva nel crescerli fino all età di un anno, macellarli e mangiarli. In questo modo, dei bambini il cui unico futuro era diventare a loro volta mendicanti o ladri, sarebbero potuti finalmente essere di giovamento per la società piuttosto che un peso. Certamente si trattava di satira, una satira che solleva però, oggi come all ora, una questione fondamentale: le condizioni di partenza degli individui non sono le medesime, e se non c è la volontà politica di porre un freno a queste disuguaglianze, nessun altro lo farà. Lo strumento della borsa di studio, in tal senso, è un discreto punto di partenza. A tutti noi piacerebbe riceverne una. Eppure spesso si finisce per considerarla un qualcosa d élite: abituati ai proclami del modello americano con borse da centinaia di migliaia di dollari, si è sempre più portati a vedere il diritto alla formazione, il diritto allo studio, come un che a noi lontano, da leggere fra i titoli di giornale. Qualcuno potrebbe quindi obbiettare che studiare non è un diritto ma un privilegio, e in effetti per lungo tempo lo è stato. L aumentare del tasso di alfabetizzazione non è stato un processo spontaneo né scontato, bensì un esigenza dettata dai repentini mutamenti della società innescati dalla rivoluzione industriale e dalla necessità di coesistere e contribuire al contesto di una società sempre più integrata. Investire nel diritto allo studio di tutti i livelli: prescolare, elementare, medio e universitario vuol dire anzitutto decidere di fondare la propria società su un modello di sviluppo egualitario, che garantisca pari accesso alla conoscenza e la possibilità di un autorealizzazione a studenti di tutte le fasce di reddito. Il Diritto allo studio è infatti un principio sancito dalla costituzione, che all articolo 34 recita così:

I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso. Se ci si attenesse al letterale rispetto dell articolo 34 della Costituzione, il diritto allo studio verrebbe garantito a tutti gli studenti che rientrano nei criteri sanciti dalla definizione di capaci e meritevoli, saremmo tutti felici, e noi non staremmo leggendo l introduzione di una proposta per l istituzione e salvaguardia del diritto allo studio. 1. Condizioni attuali 1.1 Idonei non beneficiari: il primato di un fallimento I dati delmiur evidenziano come, dall a.a. 2009/10 all a.a. 2012/13, la Regione Campania si sia contraddistinta per il più basso tasso di copertura di borse di studio fra tutte le regioni italiane: Regioni 2009/10 % 2010/11 % 2011/12 % 2012/13 % Media Campania 56,1% 50,8% 34,4% 27,4% 42,2% Calabria 58,8% 44,7% 40,7% 57,2% 50,4% Piemonte 100,0% 100,0% 30,8% 60,9% 72,9% Sardegna 86,1% 93,3% 81,1% 64,2% 81,2% Abruzzo 55,7% 60,8% 43,4% 67,0% 56,7% Sicilia 70,2% 58,2% 55,6% 76,9% 65,2% Lazio 99,2% 82,5% 80,5% 77,1% 84,8% Italia 84,1% 75,1% 67,7% 80,3% 76,8% La comparativa, si limita a prendere in considerazione le regioni meno virtuose, ed evidenzia come la Regione Campania manchi totalmente di una pianificazione per quanto riguarda il diritto allo studio. Com è possibile che nell a.a. 2012/2013, anno in cui si è registrato l incremento del 125.8% della tassa regionale per il diritto allo studio, si sia registrato il minimo storico di idonei beneficiari di borsa con un misero 27.4% di beneficiari?

Sempre la stima delle risorse proprie regionali impiegate per il finanziamento delle borse di studio evidenzia come soltanto la Regione Campania per l a.a. 2012/13 abbia registrato una spesa per le borse di studio di 11.003.509 a fronte di un attivo (dato dalla somma delle entrate della Tassa Regionale per il DSU + il Fondo Integrativo Nazionale) di 13.846.786. Ciò, oltre a mostrarci come ben 2.843.277 non siano stati spesi, ci deve far riflettere su come per quell anno solo il Piemonte ha perseguito lo stesso comportamento, mentre tutte le altre regioni hanno impiegato fondi propri per integrare le borse di studio. Regioni Spesa per borse % spesa finanziata Fondo + Entrate % idonei Risorse Regionali con risorse Tasse beneficiari regionali Emilia Romagna 66.469.766 35.929.455 30.540.311 45,9% 100,0% Sicilia 57.513.625 42.749.641 14.763.984 25,7% 76,9% Lazo 53.079.496 39.946.315 13.133.181 24,7% 77,1% Toscana 48.221.264 41.756.290 6.464.974 13,4% 100,0% Lombardia 48.105.966 46.371.815 1.734.151 3,6% 87,0% Puglia 37.381.000 23.550.491 13.830.509 37,0% 94,5% Veneto 32.092.672 29.862.228 2.230.444 7,0% 100,0% Piemonte 18.671.338 21.126.682-2.455.344 60,9% Marche 17.632.128 11.968.213 5.663.915 32,1% 96,5% Calabria 16.359.467 12.468.772 3.890.695 23,8% 57,2% Umbria 14.214.697 6.698.389 7.516.308 52,9% 100,0% Friuli Venezia Giulia 13.772.267 10.221.602 3.550.665 25,8% 98,2% Sardegna 13.740.198 6.890.134 6.850.064 49,9% 64,2% Abruzzo 11.845.425 8.725.041 3.120.384 26,3% 67,0% Campania 11.003.509 13.846.786-2.843.277 27,4% Liguria 9.767.677 7.430.416 2.337.261 23,9% 100,0% Basilicata 3.756.460 2.084.036 1.672.424 44,5% 100,0% Molise 2.344.709 2.074.967 269.742 11,5% 84,1% Valle D'aosta 645.000 513.416 131.584 20,4% 100,0% Totale 476.616.664 364.214.689 112.401.975 23,6% 80,3% È evidente come la performance campana riguardo il tema del Diritto allo Studio sia contraddistinta da una totale cecità rispetto quelli che sono gli standard minimi di copertura e contribuzione perseguiti dalle altre regioni, ciò a fronte di una media nazionale di contribuzione regionale, del 23.6%in media.investire nel

Diritto allo Studio deve essere una chiara scelta politica. È inconcepibile che nella regione col più alto tasso di evasione scolastica non si persegua l obiettivo di garantire il supporto minimo agli individui meno abbienti che decidono di proseguire il corso di studi. Quali prospettive ci stanno offrendo? È giunto il momento che la regione più giovane d Italia metta a frutto questa sua caratteristica e inquadri il tema del Diritto allo Studio come un opportunità per investire su di un capitale umano in formazione. 1.2 Costi Negli ultimi 10 anni nel nostro Paese si sono immatricolati 58.000 studenti universitari in meno. Problema delle barriere economiche e sociali, di un mercato del lavoro escludente e di una crisi prolungata che ha generato politiche di austerità,le quali hanno distrutto il diritto allo studio. La risposta dei vari governi susseguitisi negli ultimi anni è stata sempre la stessa: la meritocrazia come risoluzione dei dislivelli sociali tra i studenti universitari.ma di quale merito si parla se non tutti gli studenti partono dalle stesse condizioni? È come una corsa di centro metri in cui uno parte al via, uno 20 metri avanti e qualcuno 50 indietro. Riequilibrare le differenze sociali ed economiche degli studenti è alla base del concetto di meritocrazia a cui si aspira, è quel presupposto fondamentale senza il quale la meritocrazia non è attuabile. Gli studi universitari sono diventati inaccessibili a causa del loro costo, comprendente non solo la retta universitaria, ma anche il trasporto, il materiale didattico, la ristorazione e, in genere, la sostenibilità di tutti i costi a cui lo studente medio (pendolare) deve far fronte. A livello regionale tale difficoltà economica non è stata per niente contemplata: si veda, ad esempio, l aumento della tassa regionale, cresciuta del 126% (da 62 a 140 annui), senza vedere un aumento degli idonei assegnatari rispetto agli idonei non assegnatari di borsa di studio, né alcuna miglioria dei servizi. È necessaria, innanzitutto, una tassazione che rispetti il potenziale economico delle famiglie; sostituendo la tassazione a fasce, con una a coefficiente, più adeguata. Un tale tipo di tassazione già adottata da atenei di respiro internazionale come Torino e l Orientale di Napoli evita diversi paradossi e incongruenze dati dal balzello d imposta, per pochi euro, da una fascia alla successiva. Tra i costi insostenibili si deve annoverare imprescindibilmente il costo degli alloggi a Napoli, la cui regolarità dei contratti non è stata ancora fortemente controllata dalle forze dell ordine come in altre città universitarie italiane. Tale disattenzione ha fatto sì che il numero dei contratti di fitto regolari sia davvero basso rispetto quello dei contratti in nero che, ovviamente, non tutelano per niente lo studente fuori

sedenella città di Napoli. Si deve, quindi, avviare una rigida politica di controllo dei fitti, in tutela degli studenti, vittime e non complici di tale sistema. Il contributo dei costi del trasporto, della ristorazione e del materiale didattico verranno analizzati nello specifico nei prossimi paragrafi.è necessario solo un ultimo passaggio per analizzare i costi della formazione informale del soggetto in formazione. Il ruolo della formazione informale nello sviluppo di un individuo deve essere centrale nelle politiche di vivibilità di una città universitaria come Napoli. Vi è, indubbiamente, una disparità di accesso a tali tipi di formazione tra Napoli e i maggiori poli universitari italiani (i meccanismi premiali insiti nei meccanismi di ripartizione dei fondi destinati al Diritto allo Studio e al finanziamento degli atenei, penalizzano la situazione campana, in quanto una delle regioni italiane che meno investe nelle agevolazioni per studenti universitari). I costi elevati della formazione universitaria obbligano il soggetto a rinunciare a momenti di formazione individuale slegata dai contesti di formazione canonici. La costruzione di una piattaforma informatica e informativa rivolta allo studente campano che lo metta a conoscenza delle agevolazione che sono predisposte (e l impegno ad attuarne di nuove) è di certo un notevole passo avanti in tal senso. 1.3 Categorie di studenti Gli studenti universitari vengono classificati attraverso diverse tipologie: in base alla meritocrazia, in base al reddito, in base alla residenza, in base all impiego. Seguendo quelle che sono categorie ormai dominanti nel sistema universitario, diversi sono i modi in cui gli studenti determinano il proprio percorso di studi e, anche se non sempre coscientemente, si qualificano e determinano il proprio rapporto con se stessi e il mondo circostante, scegliendo percorsi invece che altri, influenzati dalle categorie e logiche che negli anni si sono prodotte in quel sistema che dovrebbe portarli all emancipazione intellettuale e non al ripiegamento su vecchie dinamiche e classismi di vario genere. Queste logiche, infatti, spesso legittimano la valutazione degli studenti influenzandone il percorso non solo universitario, ma soprattutto nel modo in cui essi si rappresentano il loro futuro e la loro volontà. Lo studente partecipa alle logiche impostegli sottostando a giudizi di valore nati perlopiù da determinate condizioni economiche che nulla hanno a che vedere con il valore intellettuale e umano dello studente stesso, ma che sempre più vengono accostati alle loro capacità, trascurandone la reale origine, facilmente riconducibile in un mai raggiunto egualitarismo delle condizioni materiali di partenza nel percorso di studi. Tali categorie impongono la produzione di un certo tipo di società, influenzando proprio nel processo di formazione delle individualità, una certa considerazione sulla

loro stessa esistenza e creando così divari tra le conoscenze degli individui, tra gli studenti stessi, in una prospettiva di divaricazione tra le classi sociali. In base al merito ossia in base a quanti esami vengono sostenuti, in quanto tempo e con quale media lo studente vive la frustrante pressione non soltanto delle tasse e della mora aggiuntiva nel caso di uscita dallo stato in corso (ossia in regola con gli esami nei tempi limite per non pagare alcuna altra tassa all infuori del triennio) per cadere nello status di fuori corso, ma anche di un particolare giudizio sulle proprie capacità intellettuali. Il fuori corso è spesso considerato un fannullone, uno di quegli studenti che all università vi si iscrive per ripiegare ad una totale apatia e assenza di alcuna voglia di lavorare, in altrettanta assenza di voglia di studiare. Spesso i fuori corso invece sono proprio quegli studenti che per mantenersi agli studi devono lavorare e a cui la borsa di studio non viene accreditata per i ritardi di pagamento dei rimborsi o che per qualche centinaio di euro sul reddito familiare scattano nella fasciazione successiva nel sistema di tassazione, imponendo rate troppe volte incredibilmente più alte ed onerose per le famiglie: ecco che nella classificazione dello studente rientra la componente del reddito che gioca un ruolo fondamentale e in stretta connessione con il malriposto concetto di meritocrazia su cui si basano le maggiori distinzioni tra gli iscritti all università. I fuori corso sono quegli studenti ai quali non viene riconosciuto la borsa da fuori sede poiché il caro affitti impone la stipulazione di contratti non regolari e quindi l impossibilità di poter dichiarare il proprio status. Sono quegli studenti che hanno semplicemente i loro tempi di apprendimento e non c è ragione di imporre giudizi di valore se non, appunto, in un sistema che punta all efficienza e alla meccanizzazione e sfruttamento dei Saperi ai fini della produzione e del mantenimento del sistema economico attuale, palesemente necessitante di sistemi di discriminazione per poter continuare ad esistere, ed esistere soprattutto nella stessa identica immagine di una società verticista e classista. Sulla figura del fuori corso incide, inoltre, anche la categoria dell impiego dello studente, come ricordato poco più su. Agli studenti lavoratori, difatti, non vengono riconosciuti gli ostacoli in cui incombono nelle diverse e svariate formule in cui i lavori si presentano e che obbligano a formule di sfruttamento e di ricattabilità se non contrattualizzate. Questi studenti la cui condizione psicologica impostagli con frustranti schemi valutativi, è esclusa da qualunque forma di categorizzazione della condizione studentesca e del suo percorso formativo, tutta proiettata alla selezione del migliore e non alla reale formazione di un diverso tipo di società sono quegli studenti che già si affacciano al mondo terribile della precarietà lavorativa, in cui i lavori sono spesso retribuiti a nero oppure non retribuiti affatto, con contratti giustificati con clausole da stagisti o tirocinanti così da non dover essere necessariamente remunerati: la spendibilità sul curriculum

vitae come esperienza lavorativa contrattualizzata (che altrimenti non sarebbe inseribile in un curriculum lavorativo) diventa il mezzo di scambio e vale molto più di una qualsiasi retribuzione. Oltre alla classificazione sul reddito e sul merito in cui non viene però considerato l enorme sforzo che la maggior parte degli studenti compie per mantenersi agli studi date le inadempienze del sistema del diritto allo studio nazionale e regionale, con tassi di sfruttamento che non vengono compensati da tutele anche per forme di lavoro simili con cui l università classifica gli studenti ed elargisce lì dove può in concomitanza con l ente per il diritto allo studio le borse di studio, la categorizzazione degli studenti universitari avviene anche e soprattutto incidendo sensibilmente, nel caso dei fuori sede solitamente considerando la distanza dalla loro abitazione alla sede principale in cui svolgono la maggior parte delle ore di corso. Sono definiti in sede quegli studenti che frequentano un corso la cui sede è nel proprio Comune di residenza o nei Comuni con esso immediatamente confinanti. Sono considerati invece pendolariquegli studenti che risiedono in un Comune non immediatamente confinante con quello in cui è ubicata la sede del proprio corso. A questi studenti, viene calcolato il numero di chilometri a seconda della sede del corso da seguire e verrà conferito loro appunto il titolo di pendolare se questo valore è variabile a seconda delle esigenze accademiche dell iscritto ai corsi universitari. Hanno invece la denominazione di studenti fuori sede quegli studenti che vivono a distanza di minimo 30km dal polo universitario a cui sono iscritti, senza possibili mutamenti dello status di fuori corso se la sede dei corsi dovesse cambiare o se questi fossero dislocati per più strutture afferenti allo stesso Corso di Studi. Si è considerati altrettanto fuori sede, se si possiede un contratto di ubicazione di almeno 10 mesi (generalmente) correttamente registrato all Agenzia dell Entrate. Nel formulare, inoltre, le varie tipologie in base alla proprie residenza, il sistema non considera le enormi criticità del territorio campano e soprattutto napoletano: dall inefficienza del trasporto pubblico ai contratti spesso stipulati in nero dai fuori sede, si determina un enorme frangente di disagi, cattive utenze, ricatti per eventuali sfratti o aumenti di affitto, che le istituzioni, silenziosamente, trascurano e ignorano, non affrontando il problema e soprattutto senza prendere misure cautelari verso gli studenti che dovrebbero tutelare. La condizione degli studenti fuori sede rasenta il drammatico: il continuo aumento degli affitti impone spesso la scelta dell affitto a contratto grigio, ossia senza una corretta regolamentazione. Queste tipologie di accordo tra il proprietario e lo studente affittuario, minano le poche possibilità offerte dal sistema del diritto allo studio: gli studenti che non hanno un contratto a norma di legge e registrato quindi all Agenzia delle Entrate, perdono la possibilità di ricevere la borsa di studio da fuori sede e di cui avrebbero diritto, venendo considerati pendolari e ricevendo, se idonei, una borsa di studio equivalente alla metà di quella per i fuorisede che vivono nella maggior parte dei casi una condizione di ricattabilità e di esclusione

da qualsiasi forma di tutela, come spiegato poco prima. In questo spazio d inadempienza istituzionale, tra le regole e le condizioni materiali in cui e di cui vivono gli studenti, che è null altro se non lo spazio dove l indifferenza e la quasi inesistente considerazione verso la classe studentesca acquista colore, si manifesta nella sua pienezza e macera quegli stessi studenti che non possono permettersi il lusso di girare la faccia dinanzi alle inadempienze strutturali della gestione dell istruzione e dell università, non tanto perché non siano stati ben abituati al sistema economico vigente in cui le soggettività vengono formate così da essere sorde e cieche verso i disagi, ma perché anche l annebbiamento di qualunque forma di obiettività e interesse verso l eguaglianza sociale viene meno quando non si ha più la possibilità di autodeterminarsi secondo quelle che sono le proprie volontà, soprattutto quando questa non è nient altro che poter avere la possibilità di studiare. 1.4 Verso un unica A.Di.S.U. Regionale? Sì, ma con criterio Le mobilitazioni sul diritto allo studio dello scorso anno erano state scatenate innanzitutto da un aumento spropositato (del 126%) della tasse regionale sul DSU, ma soprattutto dalla conseguente (ma non consequenziale) diminuzione del numero delle borse erogate. Rispetto a questo abbiamo condotto mesi di mobilitazione dove, accanto alla necessità di fare chiarezza e di coprire integralmente le borse, era centrale la rivendicazione dell unificazione delle A.Di.S.U. e dei bandi per l accesso alle borse di studio.questo ci premeva e ancora ci preme poiché fermamente crediamo che si possano abbattere le enormi spese di gestione di sette aziende in Regione, soprattutto per affermare che il diritto allo studio non è soltanto legato ai luoghi della formazione ma, invece, vale anche nella dimensione della cittadinanza dei soggetti in formazione. Il disegno di legge in discussione in Regione ci è sembrato fin dall inizio problematico e non risolutivo, crediamo che ogni tentativo di ristrutturazione dell organigramma delle A.Di.S.U., per quanto necessario, debba essere innestato su un piano complessivo di rifinanziamento del diritto allo studio universitario. È necessario garantire la copertura totale delle borse di studio, la tutela e l implementazione del diritto alla mobilità e all abitare, praticando una visione del diritto allo studio estensiva sia sul piano dell erogazione monetaria che sul piano dei servizi. Rileviamo quindi all interno del disegno di legge attuale con cui si vuole istituire l A.Di.S.U.R.C. le seguenti criticità: riduzione della rappresentanza studentesca nel Cda della costituenda A.Di.S.U.R.C. in cui sono previsti solo tre rappresentanti degli studenti per i sette atenei campani;

l effettiva utilità della Consulta Regione-Università al posto della quale proponiamo una consulta delle componenti accademiche di tutte le università che avesse parere obbligatorio sugli atti del CDA e sul piano regionale per il diritto allo studio; una totale trasparenza sulle cooperative studentesche, che nelle intenzioni della Regione potrebbero avere in gestione pezzi di servizi legati al DSU, in cui venisse resa obbligatoria la finalità sociale e l assenza dello scopo di lucro; la necessità che tutti i risparmi delle università, gli avanzi di progetti di ricerca, etc., vengano quantificati sulla base del risparmio annuo e destinati, di anno in anno, alla copertura delle borse e che, nella transizione alla nuova A.Di.S.U.R.C., siano coperti tutti i debiti che le A.Di.S.U. avevano maturato con gli studenti. Sebbene durante la seduta del consiglio regionale del 21 marzo 2014, la realizzazione dell A.Di.S.U.R.C. sia stata sospesa con un emendamento alla legge finanziaria, in vista pare, di una soluzione meno radicale, rimane fondamentale che qualsiasi futura azienda che venga istituita, presenti all interno degli organi di rappresentanza ivi istituiti, un numero sufficiente di rappresentanti che garantisca una rappresentanzarappresentativa di tutti gli atenei che l azienda dovrà andare a servire. 2. I finanziamenti 2.1Le fonti di finanziamento Le fonti di finanziamento delle borse di studio sono le seguenti: 1. Fondo Integrativo Ministeriale; 2. Tassa Regionale per il Diritto allo Studio; 3. Fondi Regionali. 2.1.1Fondo Integrativo Ministeriale Si tratta di un fondo stanziato dal Ministero dell Istruzione il cui ammontare è di circa 150mln. Questo viene ripartito fra le regioni NON in base al fabbisogno, ma in base ad un meccanismo premiale che prende in considerazione quali sono le regioni che: spendono di più in borse, contributi di mobilità internazionale, e part-time;

hanno più idonei, specialmente fuori sede; offrono più posti letto. Questo meccanismo di finanziamento ha due difetti fondamentali: il primo è che l ammontare del fondo non si basa sul fabbisogno ma sulla disponibilità, o meglio, quanto il ministero vuole spendere per le borse di studio. Il secondo problema, è che proprio per la natura predeterminata di questo fondo, le regioni che possono spendere di più di risorse proprie per il Diritto allo Studio, riceveranno un ammontare maggiore delle regioni che possono spendere di meno. Quindi, anche se si volesse credere al fatto che una regione che spende di più, riceverebbe più soldi, il beneficio sarebbe comunque ridotto e sproporzionato, perché ogni regione ha diverse capacità contributive in materia di DSU: altre regioni potrebbero comunque contribuire in misura maggiore, e il fatto che il fondo sia così ridotto, porterebbe ad un integrazione minima e inefficace. L ammontare del Fondo Integrativo Nazionale per la Regione Campania ammonta a circa 3.5mln annui, una cifra irrisoria in confronto alle reali esigenze di bilancio. Complice di ciò, è anche il fatto che la Regione Campania non integra le borse di studio con fondi propri, neutralizzando gli effetti del meccanismo premiale. Basti pensare al fatto che nell a.a. 2012, regioni come l Emilia Romagna, che hanno integrato il Diritto allo Studio con oltre 30mln, si sono viste attribuire sottoforma di Fondo Integrativo Nazionale oltre 13mln. 2.1.2 La Tassa Regionale per il Diritto allo Studio La Tassa Regionale per il Diritto allo studio(d ora in poi tassa sul DSU), è una tassa che viene pagata da tutti gli studenti che si iscrivono ad un ateneo. Gli viene restituita nel momento in cui risultino idonei a ricevere una borsa di studio. L importo varia da regione a regione, e può essere speso esclusivamente in Borse di Studio. In Campania questa tassa ammonta a 140, subendo un aumento del 125,8% rispetto all anno precedente. Neanche questa tassa è sufficiente a coprire la totalità delle borse di studio, e nella nostra regione è stata per vari anni l unica fonte di finanziamento del diritto allo studio. Anche nell anno in cui vi è stato l aumento della tassa, la Regione Campania ha trattenuto la differenza fra la nuova e la vecchia tassa, sbloccando i fondi solo l anno successivo. In quell anno abbiamo avuto lo storico negativo di copertura delle borse di studio, e i soldi sono stati sbloccati soltanto a seguito di un ricorso presentato contro la Regione Piemonte, che aveva compiuto la medesima barbara operazione. 2.1.3 Le Risorse Proprie Regionali

È la fonte di finanziamento più importante: le due precedenti fonti di finanziamento, da sole, non riescono a garantire livelli accettabili di copertura delle borse di studio né la copertura totale. Il meccanismo vuole quindi che siano le Regioni ad integrare la differenza delle borse di studio, senza tener conto però della situazione economica di ogni regione, considerando quindi il diritto allo studio e l ambito universitario come una qualsiasi voce di spesa regionale, un qualcosa di superfluo, sulla quale si può investire, ma si può anche decidere di ignorare. È compito della giunta regionale quindi decidere quanto destinare alle borse di studio, ma ad oggi non è stata attuata alcuna norma che specifichi in che misura, col risultato che la Regione Campania, ha tutta la libertà di non investire un euro di fondi propri in borse di studio. 2.2Come vengono usati i fondi incassati dalla Regione Campania per le borse di studio? Vorrebbe la logica che i fondi incassati attraverso la tassa regionale per il diritto allo studio e attraverso il Fondo Integrativo Ministeriale, venissero impiegate, anno per anno, per permettere il pagamento delle borse di studio da parte delle A.Di.S.U. agli studenti risultati beneficiari di borsa di studio. Non solo in Campaniala maggior parte degli studenti idonei a ricevere borsa di studio non la riceve, ma addirittura quei pochi che risultano beneficiari, spesso ricevono la borsa con ritardi che sono arrivati a sfiorare i cinque anni, con le borse del Fondo Integrativo Ministeriale erogato soltanto nel 2014. Interpellando l A.Di.S.U. l Orientale e l A.Di.S.U. Federico II siamo giunti a conoscenza di tutte le cifre che la Regione Campania riconosce agli enti per il diritto allo studio, per spese riguardanti tre capitoli: Fondi per le spese del personale; Fondi per le spese di attuazione del diritto allo studio Fondi per le borse di studio Abbiamo quindi rilevato le seguenti somme dovute ma mai incassate: Situazione crediti A.Di.S.U. Federico II al 9.02.2015 a) b) e)=a)-b) Fondi stanziati Importi erogati da Importi da erogare da Regione ad Adisu Regione ad Adisu (a-b) Sub-totale funzionamento 11.698.795,56 6.377.327,34 5.321.468,22 Sub-totale personale 16.898.910,00 6.890.405,78 10.008.504,22 Sub-totale borse di studio 34.642.251,75 8.069.701,16 26.572.550,59 Totale complessivo 63.239.957,31 21.337.434,28 41.902.523,03

Situazione Crediti A.Di.S.U. l Orientale al 24/10/2014 Fondi spese personale Da liquidare Di cui in fase di Totale fondi regionali da liquidazione incassare al 24/10/2014 2012, 2013, 2014 2.958.782,00 2.958.782,00 Fondi spese attuazione diritto Di cui in fase di Da liquidare allo studio liquidazione Totale 2010, 2012, 2013, 2014 1.220.105,64 1.220.105,64 Fondi borse di studio (solo da Di cui in fase di Da liquidare Tassa, cap. 4810) liquidazione Totale 2012, 2013 1.967.267,06 1.967.267,06 Totale Da liquidare Di cui in fase di liquidazione Totale 2012, 2013, 2014 6.146.154,70 6.146.154,70 Situazione Crediti A.Di.S.U. Fondo Integrativo Ministeriale (cap.4816 Bilancio Regionale) Anno accademico assegnazione I Acconto II Acconto Eventuali somme da incassare 2012-2013 361.437,10 103.098,36 258.338,74 Anno accademico assegnazione I Acconto II Acconto Eventuali somme da incassare 2013-2014 241.503,10 201.220,92 40.282,18 Totale 298.620,92 Possiamo quindi definire tutte le somme per borse di studio incassate ma trattenute dalla Regione Campania per quanto riguarda soltanto le due A.Di.S.U. prese in esame:

Importi da erogare da Regione ad A.Di.S.U. per borse di studio Importi da erogare BDS A.Di.S.U. Federico II 26.572.550,59 A.Di.S.U. l'orientale 2.265.887,98 Totale 28.838.438,57 Risulta lampante come si tratti di cifre spropositate, che per di più si riferiscono soltanto a due enti per il Diritto allo Studio su sette. La situazione è quindi sicuramente ben più grave. I soldi incassati per garantire le borse di studio, sono stati temporaneamente distratti per fare altro. Non ci si può nascondere dietro al Patto di Stabilità, si tratta di somme che arrivano periodicamente nelle casse della regione, e periodicamente si sceglie di accantonarle per utilizzare una somma equivalente con un altra destinazione. Garantire le borse di studio è una scelta politica, ed urge una presa di posizione chiara sia sul piano regionale, che nei confronti della politica nazionale. 2.3Che fare? Esistono dei vuoti normativi che permettono alle regioni di ignorare le borse di studio come voce di bilancio. Il Governo non può esimersi dall istituzione di norme e organi di controllo che definiscano e vigilino sull attuazione del Diritto allo Studio sia per quanto riguarda il livello regionale, sia per quanto riguarda il livello nazionale. Il finanziamento del Diritto allo Studio va definito sulla base del fabbisogno, e i fondi stanziati devono essere rimodulati in base alle esigenze delle singole regioni, colmando le deficienze finanziarie degli enti e stabilendo delle quote di contribuzione da parte delle regioni. 3. Soglia ISEE di accesso alla borsa e riforma ISEE: la soglia va adeguata! La nuova riforma ISEE, introdotta con il DLGS del 7 Novembre 2014, con i suoi intenti di lotta contro l'evasione, comporterà un aumento del valore ISEE, stimato addirittura del 30% in alcune previsioni. Nonostante sia sancito l'impegno da parte delle aziende del diritto allo studio universitario di tutelare chi, al momento della richiesta di borsa di studio vede un aumento del proprio indicatore a causa dell'assegnazione della borsa nell'anno precedente (cosa che invece non accade nel decreto ministeriale,dove la borsa di studio

è alla stregua di una qualsiasi entrata esente da Irpef), si sollevano diverse criticità. Tale tutela, seppur nella giusta direzione, non risponde al quasi certo aumento degli indicatori di ogni famiglia. Risulterà necessario,quindi, una riformulazione delle soglie ISEE per inoltrare la richiesta di borsa. Cosa accade,invece,allo studente che l'anno precedente è stato vincitore di una borsa diversa da quella A.Di.S.U.? Si pensi agli studenti neo immatricolati che all'ultimo anno delle scuole superiori sono stati assegnatari di una borsa per merito o per reddito. I quesiti irrisolti non coinvolgono solo l'erogazione delle borse, ma anche la tassazione universitaria. Gli studenti, a seconda di quanto inficerà il nuovo calcolo, vedranno slittare la propria fascia di contribuzione verso rette più onerose, nonostante il proprio reddito familiare rimanga invariato. Si pensi, ad esempio, a soggetti i cui fratelli abbiano entrate fisse che rientrano nel calcolo dell'isee. Tali entrate, per lo studente universitario, contribuiranno non più del 50% ma del 100%. L attuale soglia ISEE di accesso alle borse di studio universitarie in Campania è fissata per un valore di 15600, e gli unici adeguamenti che ci sono stati periodicamente si riferivano all aumento dovuto all inflazione. È prioritario che l amministrazione regionale si impegni ad adeguare la soglia ISEE adeguatamente con quelli che sarà l aumento di valore ISEE. Non sarà un cambio di parametro reddituale a rendere più ricco l individuo ma un cambiamento delle sue condizioni di vita materiali. Lo strumento dell ISEE non può essere quindi una scusa per estromettere dal beneficio una parte degli studenti con un espediente burocratico, e far risultare conseguentemente di aver addirittura aumentato la copertura delle borse, quando in realtà si sono semplicemente inaspriti i criteri d accesso. È sufficiente dare uno sguardo alla percentuale di studenti aventi diritto alla borsa rispetto alla quota di studenti totali, per rendersi conto che l Italia vive un anomala restrizione dei criteri di accesso al diritto allo studio. Beneficiari di borsa negli a.a. 2006/07, 2010/11, 2011/12 a confronto tra vari paesi

Percentuale di studenti aventi diritto alla borsa sugli iscritti, a.a. 2011/12 Paesi N studenti universitari N idonei % di idonei su studenti iscritti Italia 1,8 milioni 176.683 10% Spagna 1,6 milioni 305.454 19% Germania 2,4 milioni 440.217 18% Francia 2,3 milioni 620.213 27%

UNA PROGRAMMAZIONE ALTERNATIVA 1.Borse di studio: quanto costerebbe garantirle? Riteniamo assolutamente necessario effettuare una stima delle risorse economiche necessarie a garantire la copertura totale delle borse di studio. I dati statistici relativi all attività svolta negli ultimi 5 anni dalle A.Di.S.U. sono a disposizione della Regione Campania, che ha il dovere di istituire un osservatorio regionale per il Diritto allo Studio. Per quanto riguarda L A.Di.S.U. l Orientale di Napoli, è stato possibile stimare l ammontare di risorse necessarie a garantire la copertura totale delle borse per gli A.A. dal 2010 al 2014 sulla base del numero di idonei e l importo da corrispondere per ognuna delle tre categorie di idoneità:in sede, fuori sede, pendolari. a.a. 2010-2011 N. Idonei % Importo Borsa Ammontare tot. In Sede 357 28,38% 1.800 642.600 Fuori sede 127 10,10% 4.010 509.270 Pendolari 774 61,53% 2.600 2.012.400 Tot. 1258 1 3.164.270 a.a. 2011-2012 N. Idonei % Importo Borsa Ammontare tot. In Sede 383 28,91% 1.830 700.890 Fuori sede 121 9,13% 4.090 494.890

Pendolari 821 61,96% 2.640 2.167.440 Tot. 1325 1 3.363.220 a.a. 2012-2013 N. Idonei % Importo Borsa Ammontare tot. In Sede 466 29,70% 1.850 862.100 Fuori sede 166 10,58% 4.210 698.860 Pendolari 937 59,72% 2.710 2.539.270 Tot. 1569 1 4.100.230 a.a. 2013-2014 Idonei % Importo Borsa Ammontare tot. In Sede 499 28,89% 1.910 953.090 Fuori sede 195 11,29% 5.060 986.700 Pendolari 1033 59,81% 2.790 2.882.070 Tot. 1727 1 4.821.860 Supponendo che le tre categorie d idoneità si presentino con una simile frequenza relativa anche per gli idonei che fanno riferimento alle restanti A.Di.S.U., e supponendo un tetto massimo volutamente eccessivo di 17.000 idonei per l anno accademico 2013-2014, è possibile effettuare una stima sommaria delle risorse necessarie a garantire la copertura totale. Importo medio borsa Idonei Ammontare Totale a.a. 2010-2011 2.515 15801 39.739.515 a.a. 2011-2012 2.538 14201 36.042.138 a.a. 2012-2013 2.613 14484 37.846.692

a.a. 2013-2014 2.792 17000 43.396056 Utilizzando i dati degli Idonei a borsa di studio divisi per tipologia di borsa iscritti al 31/03/2013, disponibili all interno della Programmazione Diritto allo Studio Universitario 2014/2015 disponibile sul sito della Regione Campania, è possibile operare una stima ben più precisa dell effettivo stanziamento necessario alla copertura della totalità delle borse di studio per l A.A. 2013/2014. Iscritti riferiti al 31/03/2013 A.Di.S.U. Idonei in sede Idonei fuori sede Idonei Pendolari Totale Idonei Federico II 2087 305 4234 6626 Orientale 466 166 938 1570 Parthenope 302 15 568 885 Sun 502 33 1948 2483 Sannio 110 59 323 492 Suor Orsola 249 19 474 742 Salerno 231 228 2286 2745 Tot. 3947 825 10771 15543

Categoria borsista Importo borsa Ammontare Totale In sede 1.910,00 7.538.770,00 Fuori sede 5.060,00 4.174.500,00 Pendolare 2.790,00 30.051.090,00 Tot. 41.764.360,00 L ammontare così calcolato di 41.764.360,00 rappresenta l ammontare totale necessario alla copertura 100% di borse di studio in Campania per l A.A. 2013-2014. Entrate per borse di studio A.A. 2013-2014 Fabbisogno per copertura totale Spesa regionale per copertura totale Entrate da Fondo Integrativo Ministeriale 2013-2014 (cap. 4816) Entrate da Tassa Regionale per il Diritto allo studio al netto del rimborso per idonei (cap. 4810) 2.804.600,00 23.022.580,00 Totale. 25.827.180,00 41.764.360,00 15.937.180,00 Siamo ben consci dei limiti di tale indagine ai fini di una programmazione pluriennale, ciò non toglie che si tratta di cifre non lontane dal reale e si possono ottenere attraverso di dati già in possesso della regione e acquisibili in breve tempo. È prioritario operare una stima precisa in tal senso. È prioritario che l amministrazione regionale si ponga l obbiettivo della copertura totale delle borse di studio anche attraverso lo stanziamento di fondi propri. La Campania si è contraddistinta negli ultimi anni per essere fra le regioni col più basso tasso percentuale di borse erogate in rapporto agli idonei totali. Il diritto allo studio è uno strumento primario di emancipazione per le fasce meno abbienti, i cui criteri di accesso sono stabiliti dalla Regione Campania stessa. L eventuale possibilità che fra i borsisti vi siano evasori deve essere vista al massimo un occasione per individuarli, la Regione non può ignorare pertanto le responsabilità verso gli idonei non beneficiari: studenti che, pur soddisfacendo tutti i criteri di merito e reddito di accesso al bando, diventano facile preda del

mercato nero del lavoro e degli affitti.le borse di studio si configurano quindi anche come uno strumento di lotta a delle piaghe sociali endemiche che non devono trovare assolutamente terreno fertile nella presenza sul territorio di istituzioni dedite alla formazione quali le Università. 2. Il problema abitativo In Campania ci sono 794 posti letto (416 a Napoli e 388 a Salerno) per oltre 10.000 studenti. Una situazione abitativa complessa che, se rapportata al dato nazionale, non fa che peggiorare la situazione. Infatti a Roma ci sono 2.514 posti, a Milano 4.695, a Bari 1.034, a Firenze 1.506, a Palermo 815 ed a Cosenza 1.910. Un dato che diventa ancora più significativo se si prende in considerazione il dato di ogni Regione. È un vero scandalo che la prima città del Mezzogiorno abbia soltanto 416 posti letto a fronte di Universitàcome la Federico II, l Orientale e la S.U.N., frequentate non solo da campani ma in gran numero anche da fuorisede. A ciò segue una vera e propria economia sommersa degli affitti: a Napoli ed in tutta la Campania, sono molti i proprietari che fittano a nero, spacciandosi anche come uomini probi perché, operando così, sostengono di fare gli interessi degli studenti, facendoli pagare fitti più contenuti. Infatti, non appena un pendolare o fuorisede chiede un contratto, i prezzi salgono vertiginosamente. Quindi il mercato nero degli affitti non significa minor costo, ma esclusivamente meno tutele per gli studenti e affitti a nero per i proprietari degli appartamenti. Per ovviare a questo problema, si dovrebbe rispondere con un offerta pubblica di posti letto con studentati nuovi che rivalutino palazzi dismessi o confiscati (e non invece aprire nuovi edifici avallando nuove cementificazioni, comelo studentato di Pozzuoli afferente alla Federico II, tuttora chiuso) e dall altro istituendo un osservatorio comunale (aprendo in a chi cerca casa uno sportello assistenziale) sul mercato nero degli affitti con università, aziende regionali per il diritto allo studio, organizzazioni studentesche e comuni, garantendo l applicazione del contratto di locazione specifico per i fuori sede (vantaggioso per entrambi). È fondamentale uscire dal nero anche per recuperare percentuali di tasse comunali sulle proprietà immobiliari, per cui sarebbe positivo stipulare accordi con la Guardia di Finanza per scovare i locatori che traggono benefici da questo mercato sommerso. Si potrebbero istituire foresterie per studenti che devono usufruire dei servizi universitari solo per un paio di giorni (sono tantissimi gli studenti che sostengono solo gli esami e quindi vengono all università ove sono iscritti solo per pratiche burocratiche o perché magari non vivono più a Napoli).