STUDIO PER LA STIMA DEL POTENZIALE PRODUTTIVO DELLA FILIERA FORESTALE LEGNO-ENERGIA NEL TERRITORIO MONTANO PARMENSE (lavoro condotto nell ambito della Misura 341 del PSR) Sintesi 1. Provvigione legnosa e potenziale produttivo sostenibile Lo studio condotto per la stima della biomassa forestale presente nel territorio montano parmense si è basato sull analisi dei dati forestali di settore disponibili (Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi di Carbonio INFC, Piano Forestale Regionale 2007-2013, Inventario Forestale Regionale, Piani di Assestamento Forestale), scontando purtroppo la mancanza per la provincia di Parma di una Carta Forestale che rappresenta il vero strumento di dettaglio per l individuazione del patrimonio forestale. Sulla base dei dati riportati nell Inventario Forestale Regionale, riferito all anno 1994, è stato possibile stimare la provvigione legnosa, (elaborando i dati di superficie, di incremento corrente, di volume ad ettaro di area basimetrica ) aggiornandola poi all anno 2009 mediante il calcolo dell incremento corrente, detratto dei volumi riconducibili alle utilizzazioni boschive. CEDUI FUSTAIE TOTALE Superficie (ha) Volume (m 3 ) Superficie (ha) Volume (m 3 ) Superficie (ha) Volume (m 3 ) CM Ovest 63.818 12.318.579 5.071 760.217 68.889 13.078.796 CM Est 22.476 4.019.610 2.960 1.235.344 25.436 5.254.954 Totale 86.294 16.338.189 8.031 1.995.561 94.325 18.333.750 TABELLA 1 - RIEPILOGO DELLE SUPERFICI E DELLA PROVVIGIONE LEGNOSA DISTINTE PER COMUNITÀ MONTANA Tale stima ha portato alla definizione di una provvigione legnosa ossia del capitale che risulta essere di 18.333.750 m 3 pari a una massa di 14.667.000 t (stimata considerando un peso specifico medio di 800 kg/m 3 ) e alla stima dell incremento annuale, ossia dell interesse che risulta essere di 605.424 m 3 pari a 484.339 t. (fonte Inventario regionale) Considerando che il prelievo di biomassa non possa superare l incremento annuale (in quanto la riduzione del capitale produttivo porterebbe ad una diminuzione della produttività totale), si è definita come disponibilità potenziale il volume corrispondente all incremento annuo (l interesse). Inoltre valutando che non tutte le superfici boscate possono essere oggetto di prelievo legnoso per l inaccessibilità della risorsa, si è stimata la disponibilità ritraibile dei boschi cedui (disponibilità potenziale detratta dei volumi relativi ai boschi con pendenza > 80% e boschi a quota > 1300 m slm, calcolati mediante la cartografia delle superfici boscate del PTCP) che è stata valutata in 492.436 m 3 pari a 393.948 t (stimata considerando un peso specifico medio di 800 kg/m 3 ). A cura di Stefano Zanzucchi (incaricato); Nicola Dall Olio Pagina 1
Tale valore è calcolato al netto dei boschi governati all alto fusto. In questo primo passaggio dello studio si è infatti ritenuto di escluderli dal conteggio della disponibilità ritraibile in quanto trattasi per lo più di fustaie transitorie che richiedono trattamenti selvicolturali specifici che si ripercuotono sui costi di esbosco e che pertanto risultano non remunerativi in termini economici (generalmente vengono sostenuti attraverso finanziamenti pubblici anche su proprietà private). Il potenziale ritraibile dell alto fusto è stato comunque in seguito calcolato tra i possibili contributi integrativi alla biomassa legnosa derivante dai cedui (si veda oltre). BIOMASSA FORESTALE Volume (m 3 ) Volume (m 3 ) Volume (m 3 ) Disponibilità potenziale 448.132 157.292 605.424 Disponibilità ritraibile 374.705 117.731 492.436 TABELLA 2 - RIEPILOGO DELLA BIOMASSE POTENZIALE E RITRAIBILE DISTINTA PER COMUNITÀ MONTANA 2. Stima delle attuali utilizzazioni forestali Lo studio ha poi stimato la biomassa legnosa già attualmente prelevata con le utilizzazioni forestali, moltiplicando la superficie di intervento risultante dalle domande di richiesta di taglio (rilevata dagli archivi informatici e cartacei delle due Comunità Montane) per il volume unitario ad ettaro (incremento corrente per il turno medio consuetudinario distinto per le tre classi principali di boschi cedui). Il dato finale è stato mediato sulla base dei dati degli ultimi cinque anni (2005-2009) presi come riferimento. Tale analisi ha evidenziato un trend di utilizzazione in aumento nell intervallo di tempo analizzato con un dato medio di 172.177 m 3 pari a 145.121 t (la massa è stata calcolata effettuando la sommatoria delle singole masse volumiche distinte per specie forestale con castagno=580 kg/m 3, faggio=750 kg/m 3, querce=900 kg/m 3 ) di biomassa forestale. Specie forestale prevalente Massa volumica (Kg/m 3 ) Volume Massa Volume Massa Volume Massa (m 3 ) (t) (m 3 ) (t) (m 3 ) (t) Querce 900 75.910 68.319 39.468 35.521 115.378 103.840 Castagno 580 7.602 4.409 149 86 7.751 4.495 Faggio 750 29.739 22.304 19.309 14.482 49.048 36.786 Totale 113.251 95.032 58.926 50.089 172.177 145.121 TABELLA 3 - RIEPILOGO DELLE UTILIZZAZIONI FORESTALI ANNUE PER L AREA DI STUDIO A cura di Stefano Zanzucchi (incaricato); Nicola Dall Olio Pagina 2
Utilizzazioni CM Taro Ceno Utilizzazioni CM PR Est 3. Stima della biomassa forestale potenzialmente ritraibile Considerando una disponibilità ritraibile massima di 492.436 m 3 pari a circa 393.948 t a cui devono essere sottratti i quantitativi effettivamente richiesti dal mercato della legna da ardere, pari ad un prelievo annuo di 172.177 m 3 pari a circa 145.121 t, ne deriva un saldo attivo di biomassa forestale potenzialmente ritraibile di 320.259 m 3 pari a 248.828 tonnellate/anno. Disponibilità CM Taro Ceno Disponibilità CM PR Est Inoltre, seppur in questo momento non sia economicamente vantaggioso, si potrebbe aggiungere alla disponibilità di biomassa calcolata anche la massa riconducibile alle ramaglie che normalmente è lasciata sul letto di caduta. Tale massa, qualora l esbosco sia effettuato a pianta intera, può essere stimata nel 20% della disponibilità ritraibile e pertanto in ulteriori 78.789 t/anno. Oltre a quanto già stimato, (disponibilità ritraibile calcolata sui boschi cedui) si può ipotizzare anche il prelievo di biomassa da impianti di conifere dovuta a tagli fitosanitari, da intendersi come una tantum ogni 20 anni, stimato in circa il 15% della provvigione legnosa dei boschi di conifere. Tale prelievo è ipotizzabile in quanto nel corso degli anni si è riscontato che periodicamente, a causa di eventi meteorici eccezionali o attacchi parassitari (es. attacchi parassitari in alta Val Parma a carico di Ips typographus) o ancora da fenomeni di dissesto (es. frana di Corniglio), si rendono necessari tagli boschivi che interessano aree A cura di Stefano Zanzucchi (incaricato); Nicola Dall Olio Pagina 3
localizzate in cui è ipotizzabile attuare tagli a raso o tagli a buche con un aumento del livello di meccanizzazione e conseguentemente minori oneri di esbosco. Sulla base dei dati dell Inventario Forestale, aggiornato al 2009, la provvigione legnosa delle conifere risulta essere di 157.443 m 3 (51.711 m 3 presenti nella Comunità Montana Parma Est e 105.732 presenti nella Comunità Montana Taro e Ceno) e pertanto il 15% stimato risulta essere pari a 23.616 m 3 che ripartito sui 20 anni presi come riferimento da un quantitativo di 1.180 m 3 /anno pari a 708 t/anno. Analogamente è possibile ipotizzare di poter prelevare un quantitativo di biomassa nelle fustaie transitorie di latifoglie (prevalentemente faggio). Infatti con le operazioni colturali che conseguono alla gestione delle fustaie originate dagli interventi di avviamento all alto fusto tramite diradamenti periodici è possibile ritrarre una quota di materiale legnoso che viene stimato pari al 20% della massa totale. Tale quantitativo viene ripartito nei 20 anni dati dalla tempistica degli interventi intercalari dettati dal modello colturale. Tale tempistica però risente fortemente delle dinamiche legate agli incentivi per forestazione, sia pubblica che privata oramai sempre più ridotti e saltuari. Anche questo dato viene rilevato a partire dai dati dell Inventario Forestale, aggiornato al 2009, che determina una provvigione legnosa di 1.671.968 m 3 (519.942 m 3 presenti nella Comunità Montana Parma Est e 1.152.026 m 3 presenti nella Comunità Montana Taro e Ceno). Pertanto il 20% stimato risulta essere pari a 334.393 m 3 che ripartito sui 20 anni presi come riferimento da un quantitativo di 16.719 m 3 /anno pari a 13.375 t/anno. Questa quota viene calcolata sommando alle faggete anche le cerrete e i querceti submesolifili e xerofili a roverella (stimata considerando un peso specifico medio di 800 kg/m 3 ). Questa quota viene calcolata sommando alle faggete anche le cerrete e i querceti submesolifili e xerofili a roverella. BIOMASSA FORESTALE Massa volumica (Kg/m 3 ) Volume Massa Volume Massa Volume Massa (m 3 ) (t) (m 3 ) (t) (m 3 ) (t) Disponibilità ritraibile 800 374.705 299.764 117.731 94.185 492.436 393.949 Prelievo legna da ardere * 113.251 95.032 58.926 50.089 172.177 145.121 Disponibilità ritraibile saldo attivo - 261.454 204.732 58.805 44.096 320.259 248.828 Quota aggiuntiva ramaglie 800 74.941 59.952 23.546 18.837 98.487 78.789 Quota aggiuntiva tagli fitosanitari su resinose Quota aggiuntiva derivante diradamenti latifoglie Disponibilità ritraibile saldo complessivo 600 793 476 387 232 1.180 708 800 5.199 4.159 11.520 9.216 16.719 13.375 436.645 341.700 TABELLA 4 - RIEPILOGO DELLA BIOMASSE FORESTALE PRESENTI NELL AREA DI STUDIO, DISTINTA PER TIPOLOGIA DI BIOMASSA (*NON SI RIPORTA IL DATO DI MASSA IN QUANTO È DERIVATO DALLA SOMMA PONDERATA DELLE SINGOLE MASSE VOLUMICHE DISTINTE PER SPECIE FORESTALE CON CASTAGNO=580 KG/M 3, FAGGIO=750 KG/M 3, QUERCE=900 KG/M 3 ) A cura di Stefano Zanzucchi (incaricato); Nicola Dall Olio Pagina 4
Ripartizione biomassa ritraibile CM Taro Ceno Ripartizione biomassa ritraibile CM PR Est 4. Limitazioni oggettive al potenziale ritraibile Il dato di volume riferito alla biomassa ritraibile ossia il saldo complessivo deve essere inteso come un valore limite riconducibile alla potenzialità produttiva espressa dai boschi presenti nel territorio di analisi e non a quello convenientemente utilizzabile o pronto all uso. Infatti, esistono dei condizionamenti oggettivi che limitano gli effettivi utilizzi quali ad esempio: la frammentazione, dispersione e polverizzazione delle proprietà con conseguenti difficoltà di organizzazione dei cantieri di utilizzazione boschiva; la frequente co-intestazione dei beni fondiari a più comproprietari che può generare una non unanime disponibilità dei proprietari al taglio del bosco; la difficoltà di reperimento dei proprietari non residenti in loco e di quelli residenti all estero. la carenza della viabilità di esbosco, sia principale che secondaria che incide in modo negativo sui costi di esbosco; le limitazioni imposte dalla normativa forestale (Prescrizione di Massima e Polizia Forestale) come ad esempio la conversione all alto fusto dei boschi cedui invecchiati, la non contiguità delle tagliate con superfici superiori ai 6 Ha, limitazioni temporali della sospensione dei tagli cedui durante il periodo dell attività vegetativa (15 Maggio 15 Settembre per i boschi di faggio, 15 Aprile 30 Settembre per le altre latifoglie), protezione delle aree forestali in particolari situazioni ambientali (art 15 PMPF) anche tenendo presente la vasta superficie forestale corrispondente a SIC e ZPS. 5. Disponibilità economica potenziale della biomassa A questi condizionamenti oggettivi che limitano il quantitativo di biomassa legnosa effettivamente ritraibile rispetto al dato potenziale si devono poi aggiungere i condizionamenti economici. La reale disponibilità della risorsa biomassa legnosa, una volta stabilito il tetto massimo di produzione sostenibile, è infatti funzione del prezzo a cui viene pagata. Nell ottica di un utilizzo energetico della biomassa legnosa forestale, si è quindi provveduto a calcolare il costo di produzione del cippato di legna (principale combustibile dei moderni A cura di Stefano Zanzucchi (incaricato); Nicola Dall Olio Pagina 5
impianti termici a biomasse legnose) in funzione delle più diffuse specie forestali e delle tecniche di cantiere attualmente praticate (filiera legna da ardere). Tale costo è stato calcolato a partire dal prezzo del legname all imposto forestale sommato ai costi di cippatura e di trasporto per un raggio di 40 km, stimati sulla base del Prezziario Regionale delle Opere Forestali 2007, aggiornato secondo i coefficienti ISTAT all anno 2010. Si sono così individuate delle soglie di prezzo al di sopra delle quali inizia a diventare conveniente, con l attuale situazione dei costi di cantiere e del mercato della legna da ardere, utilizzare la biomassa legnosa potenzialmente ritraibile per produrre cippato. In pratica è stata stimata una disponibilità economica della materia prima in funzione delle specie forestali. In ultima analisi considerando che le produzioni energetiche da biomassa forestale utilizzano il cippato come combustibile finale se n è stimato il prezzo potenzialmente ottenibile, definendo pertanto una disponibilità economica potenziale suddivisa in base alle specie forestali. Prezzo cippato /ton. Specie forestale prevalente Massa volumica (Kg/m 3 ) Volume Massa Volume Massa Volume Massa (m 3 ) (t) (m 3 ) (t) (m 3 ) (t) 60,00 Conifere 600 793 476 387 232 1.180 708 62,50 Castagno 580 75.217 43.626 5.418 3.142 80.635 46.768 85,00 Faggio 750 122.880 92.160 56.888 42.666 179.768 134.826 85,00 Latifoglie (dirad. fustaie) 800 5.199 4.159 11.520 9.216 16.719 13.375 90,00 Cerro e carpino 900 176.608 158.947 55.426 49.883 232.034 208.830 124,00 Ramaglie 800 74.941 59.952 23.546 18.837 98.487 78.789 TABELLA 5 - SIMULAZIONE DELLA DISPONIBILITÀ ECONOMICA IN RELAZIONE AL PREZZO DEL CIPPATO PER SINGOLA SPECIE Da quanto sopra riportato in tabella si evince che con prezzi del cippato di legna compresi tra 60,00 ed 65,00 a tonnellata si renderebbero potenzialmente disponibili circa 50.000 tonnellate derivanti dall utilizzazione dei boschi di conifere e di castagno. Tale valore rappresenta il potenziale massimo sostenibile all interno di questo range di prezzo. Il quantitativo effettivamente ritraibile è da considerarsi in realtà minore a causa delle limitazioni all utilizzo boschivo prima evidenziate. Con prezzi del cippato superiori a 85,00 per tonnellata si renderebbero potenzialmente disponibili quantitativi più consistenti di biomassa legnosa, che rischierebbero però di creare scompensi e turbative sul mercato già consolidato della legna da ardere. L adozione di tecniche innovative di esbosco finalizzate al recupero di materiale per la produzione di cippato (cantiere ad albero intero) potrebbero consentire di ridurre i costi del cippato stesso e quindi di aumentare a parità di prezzo i quantitativi potenzialmente ritraibili. Queste tecniche richiedono però investimenti in attrezzature e specializzazioni attualmente non presenti tra le ditte boschive del parmense. A cura di Stefano Zanzucchi (incaricato); Nicola Dall Olio Pagina 6
6. Il potenziale energetico delle biomasse forestali Sulla base della disponibilità potenzialmente ed economicamente ritraibile sono poi state condotte delle stime della disponibilità energetica derivante dalla biomassa legnosa forestale. Applicando al quantitativo di biomassa potenzialmente ritraibile di 393.000 ton. un contenuto energetico di 3,4 MWh per tonnellata di biomassa legnosa al 30% di umidità, si è ottenuto un potenziale energetico massimo derivabile dall uso sostenibile delle biomasse forestali di 1.336.000 MWh/anno, corrispondente a circa 115 ktep (migliaia di tonnellate equivalenti di petrolio). Tale valore rappresenta poco più del 6% dell energia primaria annualmente consumata sul territorio provinciale e il 24% dell energia consumata per il riscaldamento negli usi civili (dati documento preliminare Piano energetico Provinciale). Sottraendo il contributo energetico già sfruttato con la legna da ardere (145.000 ton. pari a 42 ktep) rimangono teoricamente disponibili per una filiere legno-energia fondata sull utilizzo del cippato circa 73 ktep. Questo contributo energetico è in realtà solo un limite teorico massimo. Come si è visto, i condizionamenti di carattere fisico, normativo e soprattutto economico limitano il quantitativo di biomassa effettivamente sfruttabile per scopi energetici. In base alla simulazione di prezzo del cippato prima considerata (tra 60,00 e 85,00) si potrebbero potenzialmente ottenere da tutto il territorio montano provinciale circa 170.000 MWh (14,6 ktep), corrispondenti alla produzione di un unico impianto cogenerativo da 4 MWe e 20 MWt in esercizio per 7.000 ore l anno. Con prezzi del cippato superiori ai 90,00 / ton. il potenziale energetico teoricamente sfruttabile, in un regime di utilizzo sostenibile del bosco, sarebbe circa 4 volte superiore, ma nei fatti comunque minore per le limitazioni più volte richiamate. Da queste prime stime e simulazioni appare evidente che nel territorio montano parmense, anche in prospettiva di un rapido ammodernamento del settore forestale con relativo abbattimento dei costi di produzione del cippato, non vi siano le condizioni e i quantitativi necessari per alimentare con un uso sostenibile della risorsa forestale grandi impianti di produzione di energia da biomassa legnosa. Per sfruttare al meglio il potenziale energetico delle biomasse forestali montane, si ritiene più opportuno puntare sulla diffusione distribuita di piccoli e medi impianti (potenza < 1 MW) a servizio di utenze termiche alimentati con filiere il più possibile corte, commisurate ai bacini di approvvigionamento locale. In questo modo è possibile sfruttare con la massima efficienza il contenuto energetico della biomassa (il 90% contro il 15-17% degli impianti di produzione di solo energia elettrica) e minimizzare i costi di trasporto e i relativi consumi di combustibili fossili ed emissioni di CO2 che si avrebbero con un unico impianto centralizzato. Calcolando una media di esercizio degli impianti di 2.500/3.000 ore, si potrebbero installare fino a 60 MW di potenza termica, corrispondenti a decine di piccoli-medi impianti distribuiti sul territorio a servizio di utenze pubbliche e private. La produzione di energia elettrica dovrebbe essere considerata come un sottoprodotto e autorizzata solo quando risulta comprovato il pieno utilizzo dell energia termica nell intero periodo di esercizio dell impianto (piccola co-generazione a servizio di utenze termiche). In caso contrario verrebbe sprecato gran parte di un potenziale energetico che, sebbene possa fornire un importante contributo ai fabbisogni del territorio montano anche in termini economici e di opportunità di reddito, risulta piuttosto limitato se paragonato al totale dei consumi energetici provinciali. A cura di Stefano Zanzucchi (incaricato); Nicola Dall Olio Pagina 7