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DOCUMENTO PER IL SOTTOSEGRETARIO AL LAVORO ON.LE JOLE SANTELLI Premessa I Trattamenti Pensionistici In Italia, come anche in tutti i paesi maggiormente industrializzati, alla precarietà del mercato del lavoro si è aggiunta, dal 2008, una crisi economica finanziaria dalle proporzioni inaudite. A pagare principalmente le conseguenze di questa situazione sono le fasce più deboli, in particolare le persone anziane. Quelle stesse persone che insieme alla propria famiglia stentano a mantenere l equilibrio economico necessario a potersi difendere dal rischio povertà e che, sempre più numerose, si rivolgono alle nostre associazioni per essere tutelate e assistite. L attuale incertezza politica, poi, non consente di affrontare i reali problemi del Paese e di trovare le necessarie intese per fare le riforme e ritornare a crescere. Di fronte a questa realtà è necessario che al centro del dibattito politico insieme all economia, ai lavoratori, alle imprese ci siano anche i pensionati. L importanza del ruolo sociale ricoperto soprattutto nell ambito familiare ed il peso anche in termini anagrafici di questa fascia di popolazione _ destinato a crescere ulteriormente nei prossimi anni_, costituiscono, infatti, presupposti dai quali non è più possibile prescindere nella determinazione delle misure di politica economica del Paese. Il ruolo del CUPLA è quello di proporre le priorità assolute per tutti i pensionati ed evidenziare, in particolare, le iniquità per gli autonomi. 1

Le iniquità per tutti i pensionati 1) L adeguamento delle pensioni al reale costo della vita. La salvaguardia e la restituzione del potere d acquisto delle pensioni resta la principale rivendicazione ed è l intervento primario non solo per alleviare lo stato di grave disagio sociale ma anche per rilanciare i consumi attualmente ridotti ai valori di 15 anni indietro. C è bisogno di un paniere mirato sui consumi degli anziani e con la logica del bilancio familiare e non quello virtuale e non reale dell Istat. Ogni anno il valore della moneta perde dal 3 al 4% e ciò sta a significare che il trattamento economico dei pensionati, nel giro di 10 anni, diminuisce di oltre il 30%, e anche per questo motivo siamo assolutamente contrari ai blocchi della scala mobile sulle pensioni. 2) La politica e la riduzione fiscale A fronte di interventi legislativi che hanno penalizzato e che penalizzano le fasce più deboli della popolazione, è necessario operare una più equa redistribuzione dei carichi fiscali e delle risorse combattendo con estrema determinazione ogni forma di evasione, di lavoro nero, di abuso, di rendita parassitaria. E necessario conferire più potere di acquisto a coloro che sono stati costretti a ridurre i consumi, condizione questa indispensabile per rilanciare l economia. E stato stimato che la pressione fiscale legale (su ogni euro di Pil dichiarato) arriverà quest anno a superare il 56%. Il CUPLA si aspetta, quindi, che già da quest anno il Governo si impegni realmente per la riduzione della imposizione fiscale. A riguardo, si propone di cominciare con la detassazione totale delle tredicesime, riducendo la pressione fiscale sui redditi fissi. Nel contempo è necessario ampliare la No tax area per gli anziani. 3) Il cumulo della pensione ai superstiti con altri redditi La pensione ai superstiti viene corrisposta in misura ridotta rispetto a quella che spetterebbe allo stesso lavoratore ed è graduata in funzione del rapporto che lega il defunto al superstite. 2

Su questo importo incombe attualmente un ulteriore riduzione stabilita dalla legge n. 335/1995 fino ad un massimo del 50 per cento in ragione del reddito eventualmente posseduto dal superstite. (Attualmente oltre 19.321,77 meno 25%; oltre 25.762,36 meno 40%; oltre 32.202,95 meno 50%). L istituto del cumulo tra pensione e redditi, ormai abolito per le pensioni di vecchiaia, di anzianità o anticipata, è invece altamente penalizzante nei riguardi dei superstiti, perché vanifica notevolmente l intento del legislatore che, con l introduzione della pensione indiretta, voleva garantire agli stessi una sufficiente tutela di carattere economico. Questa riduzione infatti, non può paragonarsi ad un vero e proprio cumulo ma piuttosto ad una decurtazione, che appare tanto ingiusta in quanto vengono a modificarsi gli effetti finali, penalizzando gli interessati. E necessaria quindi una modifica dell istituto o con la sua abolizione, o, quantomeno, con una correzione dei valori delle tre fasce di reddito oggi in vigore, portandole dalle attuali 3, 4, 5 rispettivamente a 5, 8, 10 volte l importo del trattamento minimo annuo ( 6.440,59 per il 2013). La decurtazione appare come un appropriazione indebita da parte dello Stato, se si considera che la reversibilità è una prestazione previdenziale (e non assistenziale) che si basa sull ammontare dei contributi versati dal lavoratore non più in vita. Premia coloro che vivono nel sommerso e danneggia invece coloro che denunciano regolarmente i propri redditi. Le iniquità per gli autonomi 1) L età pensionabile di vecchiaia più elevata per le lavoratrici autonome La riforma Fornero in luogo di tutte le precedenti ipotesi di pensioni di vecchiaia, sia retributiva che contributiva, dal 2012 ha previsto un solo trattamento pensionistico che si consegue con un minimo di 20 anni di contributi versati ed una età, così come indicato in tabella A, dove è prevista una evidente discriminazione tra lavoratrici dipendenti ed autonome dal 2012 fino a tutto il 2017. Le lavoratrici dipendenti del settore privato possono conseguire il trattamento di vecchiaia, se più favorevole, con un età anagrafica non inferiore a 64 anni, qualora maturino entro il 31 dicembre 2012 un anzianità contributiva di 3

almeno 20 anni e alla medesima data conseguano una età anagrafica di almeno 60 anni. Tale regime agevolato di accesso al sistema pensionistico ha escluso le lavoratrici autonome in possesso degli stessi requisiti. E ciò è chiaramente discriminatorio dal momento che a parità di requisiti, per una categoria di lavoratrici è stato previsto un regime agevolato, e per le lavoratrici autonome lo si è negato aggiungendo, quindi, al peso del sacrificio richiesto una evidente ingiustizia. 2) Pensione anticipata agevolata non prevista per i lavoratori autonomi (uomini e donne) Sempre la riforma Fornero ha previsto dal 2012 nuove regole per l accesso al pensionamento anticipato (già pensione di anzianità) vedi Tab B. Per i lavoratori dipendenti (uomini e donne ) del settore privato è stato introdotto uno speciale regime agevolato a questo nuovo trattamento pensionistico. Detti lavoratori che abbiano maturato un anzianità contributiva di almeno 35/36 anni entro il 31 dicembre 2012 e raggiunto i precedenti requisiti pensionistici con un età pari rispettivamente a 60/61 anni, possono conseguire il trattamento di pensione anticipata al compimento di un età anagrafica non inferiore a 64 anni. Tale regime agevolato ha escluso i lavoratori autonomi in possesso dei requisiti medesimi. Anche in questo caso è stata fatta una scelta discriminatoria dal momento che a parità di requisiti, per una categoria di lavoratori è stato previsto un regime agevolato, e per i lavoratori autonomi lo si è negato, quindi, al peso del sacrificio richiesto una evidente ingiustizia. 3) La quattordicesima mensilità: tre anni in più per gli autonomi rispetto ai dipendenti del settore privato Per i tutti i pensionati, con la legge n. 127 del 2007, è stata introdotta la quattordicesima mensilità sulle pensioni di importo basso. A beneficarne sono coloro di età pari o superiori a 64 anni indipendentemente dal fatto che siano uomini o donne con importi di pensione attualmente inferiori a 743,14 euro mensili pari a 9.660,88 euro l anno. Detta somma aggiuntiva non è uguale per tutti ma è stata articolata in relazione all anzianità contributiva raggiunta dal pensionato così come indicato nella Tab. C. 4

Per i pensionati autonomi, in particolare, sono stati stabiliti tre anni in più di contribuzione nelle relative tre fasce di età contributiva legate agli aumenti pensionistici. E questa un impostazione preconcetta che differenzia ancora una volta il lavoro autonomo da quello dipendente. Non si comprendono, infatti, i motivi per i quali un trattamento di sostegno a reddito, che deriva da risorse a carico della collettività, possa poi differenziare i pensionati a seconda dell appartenenza all una o all altra categoria, violando ogni principio di giustizia sociale e in contrasto con i principi costituzionali. 4) Gli assegni al nucleo familiare per i pensionati ex lavoratori autonomi Attualmente ai pensionati ex lavoratori autonomi viene corrisposta per il familiare a carico un aggiunta di famiglia pari a euro 10,21 mensili, a differenza di quanto avviene per i pensionati ex lavoratori dipendenti ai quali viene riconosciuto l assegno al nucleo familiare. E certamente una palese discriminazione che vede i pensionati ex lavoratori autonomi ricevere assegni familiari di importo cinque volte inferiore rispetto a quello erogato a favore dei pensionati ex lavoratori dipendenti. Si tratta di un esigenza di parificazione molto sentita dai pensionati autonomi, che non comporta grandi spese aggiuntive per lo Stato, ma che è coerente con un disegno di eguaglianza dei cittadini, specie dopo il progressivo trasferimento a carico dello Stato della contribuzione per pagare i trattamenti di famiglia. Peraltro, la legge finanziaria 2007, che ha aumentato l intervento della fiscalità generale per il pagamento dell assegno al nucleo ai lavoratori dipendenti e loro pensionati, ha ancora di più acuito la disparità di trattamento ai danni dei pensionati del lavoro autonomo. *** Conclusioni Va sottolineato, infine, che ogni discriminazione basata sull appartenenza a categorie lavorative durante la vita attiva si presenta non solo contraria all articolo 3 della Costituzione, ma anche, e soprattutto, errata sotto il profilo della giustizia sociale, perché quella del pensionato è una condizione sociale del cittadino e non una categoria. 5

Occorre, poi, prendere atto che i diritti della popolazione anziana riferiti a questi aspetti non costituiscono più solo un settore parziale della vita pubblica, ma ne rappresentano in qualche modo un profilo centrale che riguarda direttamente la natura stessa della democrazia contemporanea. Il CUPLA sostiene da sempre che questi problemi sono molto seri e non più dilazionabili. E importante che i governanti, i ministri e i politici capiscano che i pensionati, tutti insieme, con i propri valori, con le proprie identità e con le proprie certezze sono già oggi e lo saranno sempre più in futuro, una categoria forte e coesa e non soltanto una condizione sociale da non considerare. PENSIONE DI VECCHIAIA: I REQUISITI NEL TEMPO TAB. A Soggetti lavoratori Requisito di età Decorrenza (1) (2) 62 anni Anno 2012 Dipendenti donne del settore 62 anni e 3 mesi Anno 2013 privato 63 anni e 9 mesi Dal 1 gennaio 2014 al 31 dicembre 2015 65 anni e 7 mesi Dal 1 gennaio 2016 al 31 dicembre 2017 66 anni e 7 mesi Dal 1 gennaio 2018 Dipendenti pubblici, uomini e 66 anni Anno 2012 donne 66 anni e 3 mesi Dal 1 gennaio 2013 al 31 dicembre 2015 Lavoratrici autonome (donne) Lavoratori autonomi e dipendenti (uomini) 66 anni e 7 mesi Dal 1 gennaio 2016 al 31 dicembre 2018 63 anni e 6 mesi Anno 2012 63 anni e 9 mesi Anno 2013 64 anni e 9 mesi Dal 1 gennaio 2014 al 31 dicembre 2015 66 anni e 1 mese Dal 1 gennaio 2016 al 31 dicembre 2017 66 anni e 7 mesi Dal 1 gennaio 2018 66 anni Anno 2012 66 anni e 3 mesi Dal 1 gennaio 2013 al 31 dicembre 2015 66 anni e 7 mesi Dal 1 gennaio 2016 al 31 dicembre 2018 Clausola età minima Tutti i lavoratori Dal 1 gennaio 2021 l età di pensionamento non può risultare inferiore a 67 anni Condizioni comuni a tutti i lavoratori Requisito contributivo minimo 20 anni Importo pensione Non inferiore a 1,5 volte l assegno sociale, per chi non ha alcun contributo versato entro il 31 dicembre 1995. Tale condizione è esclusa per chi va in pensione all età di almeno 70 anni e con 5 anni almeno di contribuzione effettiva (1) Si tiene conto dell ulteriore adeguamento di tre mesi alla speranza di vita a partire dal 1 gennaio 2013 (2) Restano fermi gli ulteriori adeguamenti alla speranza di vita (anno 2016, anno 2019, anno 2021 e così via) 6

GLI INCREMENTI E I VALORI REDDITUALI DELLA 14^ TAB B Dipendenti Anni di contribuzione Autonomi Somma aggiuntiva intera annua (in Euro) Limiti di reddito (*) 2013 Fino a 15 Fino a 18 336 9.996,89 Oltre 15 fino a 25 Oltre 18 fino a 28 420 10.080,89 Oltre 25 Oltre 28 504 10.164,89 (*) 9.660,89 (una volta e mezzo il trattamento minimo) incrementato della somma aggiuntiva spettante in base all anzianità contributiva ( 336, 420, 504). LA NUOVA PENSIONE ANTICIPATA TAB. C Periodo Lavoratori (uomini) Lavoratrici (donne) Anno 2012 42 anni e un mese 41 anni e 1 mese Anno 2013 (1) 42 anni e 5 mesi 41 anni e 5 mesi Dal 1 gennaio 2014 (1) 42 anni e 6 mesi 41 anni e 6 mesi 7