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La Grecia prima di Omero ± 6000-3000 a.c.: Neolitico (in ritardo di circa un millennio sul Vicino Oriente). La Tessaglia appare già abitata (Sesklo, Dìmini). Le popolazioni locali praticano l'agricoltura e l'allevamento e producono ceramica decorata. Sono presenti fortificazioni. ± 3000/2800-1100 a.c.: Eneolitico (propriamente "età del bronzo e della pietra"). In Grecia si inizia a produrre una caratteristica ceramica a vernice lucida. E' nel corso di questo periodo che si ha la discesa degli indo-europei (provenienti dal centro Europa o dalla Mongolia) in Grecia ed in altre zone del mondo mediterraneo. Prima del loro arrivo non si può assolutamente parlare di civiltà greca. ± 2000/1800 a.c.: arriva in Grecia la prima ondata di indo-europei: si tratta degli Achei, che portano con sé la cosiddetta ceramica "minia" (una ceramica grigia monòcroma). Saranno seguiti da altre ondate di invasori indoeuropei: Ioni, Èoli e, molto più tardi, Dori. La storia di queste popolazioni si intreccia a lungo con quella di altre due civiltà: quella minoica e quella micenea. Occorre perciò ripercorrerne i lineamenti essenziali. Civiltà minoica: Così detta dal nome del mitico re Minosse, non è assolutamente indoeuropea: il ceppo razziale dei Cretesi non è stato a tutt'oggi identificato: di sicuro essi non erano né ariani (sinonimo di indoeuropei), né semiti, né camiti. Si distinguono in tale civiltà diversi periodi: Periodo pre-palaziale: le origini vengono fatte risalire da alcuni studiosi al 2500, da altri al 3400 a.c. (!); il periodo si estende fino al 2000 a.c. I Cretesi conoscono l'uso dei metalli ed appaiono particolarmente abili nella lavorazione dell'oro; producono una ceramica relativamente naturalistica (cfr. illustrazione: vaso di Kamàres). Periodo proto-palaziale: 2000 - ± 1600 a.c. Vengono costruiti i primi palazzi (da cui il nome del periodo), quelli di Cnosso e di Festo, su semplice pianta quadrangolare (mègaron). Intorno al 1600 (data incerta) si ha una prima cesura traumatica nella storia dell'isola di Creta: ci sono tracce di spaventose distruzioni e di devastanti incendi. Le cause ipotizzate sono di tre tipi: 1. Invasione da parte di un popolo straniero (i Lùvii dell'asia Minore?); 2. Terremoto e/o eruzione vulcanica: in questo periodo la vicina isola di Thera (l'attuale Santorini) è protagonista di disastrose esplosioni di origine vulcanica. Tali esplosioni però coprono un arco di tempo molto lungo, dal 1600 al 1450 a.c., per cui l'esplosione dell'isola potrebbe essere responsabile tanto della prima quanto della seconda traumatica interruzione della storia cretese (quella del 1450);

3. Mutamenti sociali violenti, ovvero rivoluzioni contro il potere centrale. In effetti nel periodo successivo si notano forme diverse e più oppressive di potere regale. Periodo "del secondo palazzo": ± 1600-1400 a.c. E' così detto perché la struttura dei palazzi cambia, facendosi di gran lunga più articolata e complessa (di qui, probabilmente, la leggenda del labirinto: si veda qui sotto la pianta del palazzo di Cnosso); sorgono anche i cosiddetti "teatri", che teatri non sono. Non solo in questo periodo risorgono gli antichi palazzi di Cnosso e di Festo, ma nascono anche nuovi palazzi: quelli di Mallia, Zacros e Haghia Triada. Le decorazioni interne di questi edifici si fanno ricche e sontuose, gli affreschi raffinatissimi (cfr. illustrazioni). La ceramica diviene sempre più fantasiosa e naturalistica (cfr. sull'illustrazione la deliziosa brocchetta di Gurnià). L'abitato si integra progressivamente con i palazzi reali, che in tal modo possono esercitare un controllo più diretto sul popolo; il potere centrale appare sempre più organizzato. Si intensificano gli scambi con l'oriente mediterraneo e l'influsso di Creta sulla Grecia è non solo fortissimo, ma probabilmente, a dispetto delle apparenze, tutt'altro che pacifico. Stando alle notizie di Tucidide (Storie I 4), all'epoca di Minosse Creta esercitava sul Mediterraneo una indiscussa talassocrazia. Il fatto che nessuna città cretese sia fortificata non significa affatto, come molti hanno ritenuto, che si trattasse di una civiltà pacifica o imbelle: al contrario, questo potrebbe essere il segno tangibile dell'assoluta supremazia esercitata dall'isola, che appunto perciò non temeva nemici. Anche il mito (cfr. la leggenda del Minotauro e del sacrificio umano imposto annualmente dai Cretesi agli Ateniesi) lascia intravedere rapporti tutt'altro che pacifici tra Cretesi e Greci. Nasce in questo periodo una nuova scrittura sillabica, la cosiddetta "lineare A", che viene ad aggiungersi alla geroglifica già esistente. I ritrovamenti archeologici di documenti scritti

non ci sono di alcuna utilità, perché la lingua cretese, essendo di un ceppo completamente sconosciuto, è a tutt'oggi indecifrata. Verso il 1450 si ha la seconda e defintiva cesura nella storia della civiltà cretese. Le cause supposte sono in questo caso due, e non si escludono a vicenda: 1. Catastrofe naturale (di nuovo l'isola di Thera?); 2. Invasione da parte dei Micenei. Questa seconda ipotesi non sembra persuasiva: le caratteristiche della civiltà micenea, che ha sempre tentato di intrattenere rapporti pacifici con le popolazioni con cui è venuta in contatto, inducono piuttosto a supporre che i Micenei si siano semplicemente sovrapposti ai Cretesi ormai annientati, magari proprio in seguito ad una catastrofe naturale. Resta il fatto che: Dal 1450 al 1400 a.c. a Creta regnano i Micenei. E' questa la ragione per cui nell'isola sono state ritrovate numerose tavolette scritte in "lineare B", la scrittura dei Micenei. Il resto della storia dell'isola si riassume in un lungo, inesorabile declino: Periodo "tardo-minoico III": 1400-1100 a.c. Non si segnala nulla di significativo: la civiltà cretese dà segni di pauroso regresso. Come s'è visto, la storia dei Cretesi s'intreccia e si sovrappone a quella dei Greci "Micenei". Civiltà micenea: Così detta dal nome della capitale Micene, è certamente di origine indo-europea. Si pone però il serio problema dell'identificazione della popolazione che ne fu protagonista: non è chiaro, infatti, se i Micenei siano una stirpe a sé stante, sovrappostasi a quelle indo-europee discese in precedenza (Achei, Ioni, Èoli), o se siano da identificare con un ramo di queste ultime evolutosi separatamente. Quel che è certo è che non si può parlare di civiltà micenea prima del 1600 a.c. (cioè ben quattrocento anni dopo la discesa dei primi indoeuropei in Grecia!). Anche in questa civiltà si distinguono diversi periodi: Tardo Elladico I, dal 1600 al 1500 a.c. Tardo Elladico II, dal 1500 al 1425 a.c. Tardo Elladico III, dal 1425 al 1200 a.c. I centri principali sono Micene, Tirinto, Pilo, Tebe (in Tessaglia), Iolco, Gla. La caratteristica più saliente di questi centri urbani è quella di utilizzare alture come sede dei palazzi (acròpoli): tali acròpoli sono circondate da poderose fortificazioni (le cosiddette "mura ciclopiche": famose quelle di Tirinto; cfr. illustrazione), il che ha indotto alcuni studiosi ad attribuire ai Micenei un'indole particolarmente bellicosa. Si potrebbe più sensatamente pensare il contrario: le mura sono prettamente difensive, servono esclusivamente a respingere le aggressioni esterne! In effetti ciò che colpisce di primo acchìto nei resti della civiltà e dell'arte micenee è un senso di chiusura opprimente, segno tangibile di paura, più che di attitudine belligerante.

Probabilmente il nemico più temuto fu a lungo Creta, che esercitò un durevole influsso sulla civiltà micenea: lo si nota ad esempio nell'abilità raggiunta dai Micenei nella lavorazione dell'oro, con particolare riguardo per l'oreficeria funebre (cfr. sull'illustrazione la cosiddetta "maschera di Agamennone") e nell'adozione della scrittura "lineare B": essa non è altro che un adattamento, compiuto dai Micenei, della "lineare A" cretese alla lingua greca. Come si è detto, i rapporti di forza fra Cretesi e Micenei si capovolgono di colpo verso il 1450 a.c.: dal 1450 al 1400 a Creta sono al potere i Micenei, per ragioni a tutt'oggi oscure. In questo cinquantennio la civiltà cretese sopravvive gestita dai Micenei. Altrettanto poco chiari sono i motivi per cui, verso il 1400, cade il dominio miceneo sull'isola. A Pilo (in Grecia) ed a Cnosso sono state trovate tavolette d'argilla scritte in "lineare B", sopravvissute perché cotte dal tremendo calore degli incendi dei palazzi: le prime risalgono al 1200, le seconde ad un periodo imprecisato; fu il geniale archeologo Michael Ventris, nel corso degli anni '50, ad intuire che si trattava semplicemente di greco arcaico scritto con caratteri sillabici, e a decifrare, di conseguenza, tale scrittura. La decifrazione di queste tavolette ha costituito una grossa delusione per quanti si aspettavano di trovarvi traccia della letteratura in cui affonda le radici la tradizione aedica che fa capo ad Omero: infatti, ammesso che i Micenei avessero una letteratura, non ve n'è la minima traccia in questi scritti (e non c'è da stupirsi: si ricordi che i Greci hanno sempre prediletto, per la comunicazione letteraria, la forma orale). Queste tavolette contengono solo informazioni di carattere strettamente pratico: sostanzialmente liste di oggetti e persone. Esse però sono preziosissime per ricostruire, almeno a grandi linee, le strutture socio-economiche di questa civiltà. Si trattava di un'economia agricola e pastorizia, con un ottimo artigianato (specie per quanto riguarda il settore della lavorazione del bronzo e quello tessile); sappiamo inoltre che i Micenei conoscevano e praticavano la navigazione. La struttura socio-politica era fortemente gerarchizzata e centralizzata, secondo lo schema allegato (cfr. l'apposita fotocopia per la decifrazione del sillabario miceneo). Come si vede, ci sono parecchi punti oscuri: sono poco chiari, ad es., il rapporto lawòi-dàmos, l'esistenza o meno di schiavi, la situazione fondiaria, in cui si mescolano proprietà privata, proprietà comunale (in concessione?) e proprietà "sacra" (?), senza che sia possibile distinguere nettamente proprietà, possesso ed usufrutto. I villaggi facevano capo al palazzo, un po' come nell'organizzazione feudale del Medio Evo. Non era ancora noto l'uso del denaro: i commerci si basavano sul baratto. Esisteva però una sorta di rozzo surrogato della moneta, sotto forma di lingotti di rame. Sono attestati scambi commerciali con l'oriente: in Asia Minore sono infatti presenti ceramiche micenee. Prima del 1450 avrà fatto da ponte l'isola di Creta (ma anche i popoli mercanti, Fenici e Ciprioti). Da notare che l'akmé dell'espansione micenea nel Mediterraneo non coincide affatto con quella del potere politico: essa si colloca infatti fra il 1450 ed il 1300 a.c., quindi ben oltre la fine del dominio miceneo su Creta. Non a caso i fondatori micenei di città occidentali sono, secondo il mito (che nasconde sempre una verità storica), tutti reduci da Troia, che, secondo la datazione tradizionale, sarebbe caduta nel 1260 o nel 1184 a.c. Se ne deduce, in linea con quanto si era già ipotizzato, che l'espansione micenea nel Mediterraneo non è affatto aggressiva come quella minoica, ma anzi collaborativa: essa è dovuta a necessità

commerciali o comunque ad uno stato di bisogno, e non ad una volontà di potenza. La civiltà micenea cade improvvisamente verso il 1200 a.c., certamente per ragioni traumatiche: quali siano queste ragioni però non è dato sapere. Le ipotesi proposte sono tre: 1. Invasione da parte dei Dori, che proprio in questo periodo, in netto ritardo sugli altri indo-europei, discendono nella penisola greca (cfr. il mito del "ritorno degli Eraclìdi"), portando con sé l'uso del ferro: tale ipotesi è oggi considerata poco attendibile, perché le ultime tavolette in "lineare B" alludono ad un imminente pericolo proveniente dalle coste, e non dall'interno. I Dori si sarebbero dunque semplicemente sostituiti ai Micenei, trovando la regione già completamente spopolata; 2. Aggressione da parte dei misteriosi "popoli del mare", che proprio in quegli anni distruggono la civiltà hittita ed assalgono quella egizia; 3. Guerra civile, scoppiata in seguito ad una spaventosa carestia determinata da improvvisi mutamenti climatici (siccità). QUALCHE PRECISAZIONE IMPORTANTE (onde evitare equivoci): La monarchia micenea non è quella descritta da Omero: basti pensare che i Micenei, a differenza degli eroi omerici, conoscevano la scrittura; in compenso mancavano di assemblee e di un vero e proprio Consiglio, elementi caratteristici dell'organizzazione sociale che si riflette nei poemi omerici. Quella che porta i Greci a stanziarsi verso il 1000 a.c. in varie zone del Mediterraneo (ad es. lungo le coste dell'asia Minore) è una migrazione, non una colonizzazione. Per colonizzazione s'intende un fenomeno con caratteristiche ben precise che si verifica molto più tardi, fra la metà dell'viii e la metà del VI sec.a.c., e riguarda prevalentemente il Sud della penisola italica (la cosiddetta Magna Grecia).