LA RELIGIONE BIBLIOGRAFIA
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1 LA CIVILTÀ MICENEA PROF. VINCENZO BARRA
2 Indice 1 I PALAZZI LA SOCIETÀ L ECONOMIA LA RELIGIONE BIBLIOGRAFIA di 10
3 1 I palazzi Micene era una città dell Argolide, nel Peloponneso, che nel Tardo Elladico, anche a motivo della sua posizione strategica (era il punto di passaggio obbligato delle vie tra Corinto, Argo ed il sud), conobbe una grandiosa espansione politica e militare, tanto che con il nome di età micenea si designa la tarda età del Bronzo. Le mura dette ciclopiche per le prodigiose dimensioni, furono sempre visibili, ma fu per opera di Schliemann che, dopo la scoperta di Troia, impiantò una scavo nel 1874 tra quelle rovine se Micene poté riprendere il suo posto nella storia dell Età del bronzo e della Grecia. Schliemann fu ricompensato con la clamorosa scoperta di alcune tombe regali tra cui credette di riconoscere anche quella di Agamennone. Dopo avere subito per lungo tempo l influenza della civiltà minoica, i Micenei occuparono l isola di Creta nel 1450 a. C. ponendo fine a quella antica civiltà. I Micenei sono anche chiamati Achei, e sono probabilmente l esito delle mescolanze dei popoli autoctoni con quelli indoeuropei, Ioni ed Eoli, che per primi invasero e colonizzarono la Grecia, dando vita alla civiltà micenea, il cui ricordo è idealizzato e tramandato nei poemi omerici. E difatti importante che va evitato di equiparare la civiltà achea con quella narrata da Omero. Il nome di Achei deriva probabilmente dal termine Achijawa, con cui gli Ittiti designavano i Micenei. Grazie alla decifrazione delle tavolette di Pilo e di Cnosso abbiamo in nostro possesso molti utili dati per la comprensione di questa società guerriera. Da Pilo sono emerse 1200 tavolette in Lineare B, mentre da Cnosso ben 4mila. Esse consistono essenzialmente in registrazioni contabili e burocratiche di: 1. liste di persone; 3 di 10
4 2. elenchi di guardia; 3. razioni di grano e di olio da distribuire o entrate nel palazzo; 4. registrazioni di obblighi; 5. registrazioni di affitti di terreni; 6. liste di tributi; 7. elenchi di oggetti e di materiali, che forse il palazzo metteva a disposizione degli artigiani in modo che essi li restituissero in forma di prodotto lavorato. La società micenea, sin dall inizio guerriera e fortemente gerarchizzata, manifestò il suo crescente potere dapprima con le tombe a tholos, con ricchissimi corredi funerari per accompagnare i potenti signori della guerra nell eternità. L architettura delle imponenti tombe fu il primo passo verso quella monumentalità così caratteristica della civiltà micenea. La conquista di Creta fu senz altro una potente molla di sviluppo e insieme alle tombe a tholos comparvero delle monumentali e massicce fortezze, le cui mura ciclopiche rinchiudevano intere zone urbane di cui il palazzo era il centro. Con gallerie e passaggi sotterranei, acquedotti, sistemi di canalizzazione, strade e mura ciclopiche dai blocchi di pietra giganteschi, le città e i palazzi micenei dovevano apparire veramente inespugnabili. In Grecia i palazzi principali, per le dimensioni eccezionali, la densità abitativa ed il terreno agricolo circostante, erano quelli di Micene e Tirinto in Argolide, di Pilo in Messenia e di Tebe in Beozia, ma vi erano moltissime altre dimore principesche minori in altre città. I palazzi micenei erano articolati intorno ad un grande mégaron, cioè una sala di rappresentanza rettangolare con colonne ed un altare al centro, con magazzini, botteghe, luoghi di culto e appartamenti principeschi. 4 di 10
5 2 La società Grazie alle tavolette in Lineare B, conosciamo abbastanza della organizzazione della società micenea, anche se molti problemi rimangono irrisolti. Ad ogni modo il quadro generale che ne emerge è quello di una società fortemente gerarchizzata e strutturata in modo complesso. Al vertice della struttura politico-sociale vi era il wanax (signore), re della regione e del palazzo anche se questi non detiene il potere assoluto, perché accanto a lui vi sono altre figure rilevanti. Il wanax è anche il possessore del temenos (dominio, proprietà terriera) più vasto, ma dopo di lui vi è il lawagetas, che è proprietario di una superficie grande ma tre volte inferiore a quella del wanax. Il lawagetas etimologicamente dovrebbe essere colui che conduce il popolo in armi, cioè una sorta di generale in capo, ma non ci sono prove che emergono chiaramente in tal senso dalle tavolette. Come il re, egli è dotato di artigiani e schiavi ma in misura minore. Al livello subito inferiore della scala sociale ci sono gli equetai, cioè letteralmente i compagni, altri ufficiali. I telestai invece sono degli alti funzionari amministrativi e grandi proprietari terrieri. Il qasireu, da cui discende il termine greco basileus (re) invece non ha alcun contatto con la regalità, è anzi una sorta di capo delle corporazioni artigiane e personaggio di medio livello nella società. Il regno era diviso in distretti amministrativi ed in province amministrate da un prefetto o governatore, il korete, e dal suo vice, il pokorete. Inoltre dalle tavolette sappiamo del damos, cioè la comunità o popolo, che appare avere una sua personalità giuridica vera e propria, anche se non ne conosciamo le prerogative e i doveri. Gli schiavi occupano l ultimo gradino della piramide sociale e figurano nelle tavolette come proprietà sia dei templi che del palazzo. 5 di 10
6 3 L economia Pur non essendo politicamente un regno unico e unificato, ma un insieme di regni indipendenti, il mondo miceneo è invece uniforme dal punto di vista della lingua e delle strutture economiche e produttive, con scambi costanti di merci, persone e artigiani. Dalle tavolette si evince che il ruolo degli stati micenei è innanzitutto fiscale, cioè preleva come tasse una parte della produzione agricola e artigianale. L agricoltura era basata sulla coltivazione del grano e dell orzo, dell olio di oliva e della vigna per la produzione di vino. Il miele era molto apprezzato come offerta religiosa. Anche l allevamento era fondamentale, non tanto per la carne quanto per le pelli e la lana. Le terre erano suddivise in proprietà riservate (temenos), in abitate (una forma di proprietà privata) e lasciate da parte, cioè le terre pubbliche lasciate al damos. Sembra rilevarsi anche una sorta di terreni in mezzadria, indicati con il termine kama. La manifattura era elaborata e gli artigiani qualificati, soprattutto nella metallurgia, nell architettura, nella industria tessile, ma anche nella ceramica, nelle decorazioni murali, e nei gioielli. I fabbri, come anche gli orafi, sono molto attivi. Dal punto di vista alimentare ed agricolo, i regni micenei sembrano essere autosufficienti, mentre per le materie prime non era così. Era necessario importare metalli quale rame e stagno per fabbricare il bronzo, ma anche l oro, le pietre preziose, l avorio, i tessuti orientali pregiati, legname ed anche schiavi. Le esportazioni invece consistevano in olio, vini, oggetti in bronzo, tessuti. Il commercio internazionale era intrattenuto con le città della Palestina, dell Egitto in Oriente ma anche con la Sicilia e l Italia meridionale in Occidente e proprio a questo scopo i Micenei si insediarono nelle antiche colonie Minoiche sostituendosi ad esse, come nelle Cicladi ma anche a 6 di 10
7 Rodi e a Mileto in Anatolia. Resta tuttavia probabile che i Micenei non abbiano costruito un vero e proprio impero coloniale né hanno operato trasferimento di popolazione per fondare nuove città, come avverrà in seguito per i Greci. 7 di 10
8 4 La religione Vi è molta incertezza riguardo la religione e le credenze dei Micenei. Sicuramente doveva avere un pantheon ben definito e strutturato, con feste, luoghi sacri, pratiche cultuali e sacrifici. Nelle tavolette in Lineare B si riscontrano alcuni nomi di divinità identici a quelli presenti nell epoca classica, insieme ad altri sconosciuti e difficilmente identificabili. Il ritrovamento di abbondante materiale votivo ha fatto identificare alcuni luoghi naturali all aperto come santuari, spesso presso sorgenti d acqua alberi o grotte. Un altra categoria di luoghi sacri era invece all interno delle cerchia urbane, a volte parte integranti del palazzo o in gruppi di case. Lo stesso mégaron, il cuore del palazzo doveva avere anche una qualche connotazione religiosa e cultuale, testimoniata dal focolare centrale di dimensioni particolarmente elevate. Ai santuari competeva anche la qualità di luoghi di produzione di beni, perché ad essi erano collegate botteghe che tra l altro fabbricavano anche gli ex voto poi comprati dai devoti, insieme ad una vasta gamma di beni di lusso ad uso del palazzo. A Pilo, ad esempio, i fabbri dei templi fabbricavano anche le armi di bronzo in caso di necessità. L aspetto economico, dunque, impregnava talmente ogni aspetto della società che anche l ambito religioso non sfuggiva a questa dimensione. Come detto, le tavolette citano buona parte dei nomi di quelli che diverranno gli dei del pantheon greco classico, come Zeus, Era, Poseidone, Atena, Dioniso. Non sono stati riscontrati, invece, i nomi di Afrodite, Apollo, Efesto e Demetra, ma ciò potrebbe anche dipendere dalla scarsità dei documenti scritti a nostra disposizione. Inoltre non sempre è semplice distinguere i nomi degli dei da quelli degli uomini che offrono i loro doni così come riportato dalle tavolette. 8 di 10
9 Un altro problema è quello dei sacrifici umani. Nelle tavolette si parla di porena, termine dal significato non chiaro, che potrebbe designare le vittime sacrificali, donne per le dee e uomini per gli dei. La pratica potrebbe essere confermata dal ritrovamento di ossa umane nei palazzi di Micene e di Tirinto. Nell ambito della religione sembra invece indubitabile l influenza e l apporto della religione cretese. Non sono pochi, infatti, i segni esteriori di culto tipicamente minoici come l ascia, le corna o tripodi per le offerte. Ma al di là di questo, sono molti coloro che ritengono di potere affermare che quella micenea fosse una religione strutturatasi autonomamente, influenzata solo superficialmente dall estetica di altre religioni straniere. Le tombe si dividevano in due categorie: quelle a tholos per l alta aristocrazia e quelle a camera scavate nel suolo, mentre la cremazione era molto rara. I defunti venivano sepolti con ricchi corredi funerari in entrambe le tipologie di tombe, quasi per ostentarne lo status sociale. La credenza in una vita oltre la morte è testimoniata dal fatto che il defunto era deposto di tutto l occorrente per la sua vita futura, dal cibo alle bevande, dagli oggetti preziosi alle armi. Sicuramente, inoltre, venivano praticati riti e cerimonie funebri con libagioni ed offerte. 9 di 10
10 Bibliografia AYMARD AUBOYER, L Oriente e la Grecia antica, Edizioni Casini, Firenze 1955 LORENZO BRACCESI, Guida allo studio della storia greca, Laterza, Roma-Bari 2005 GIUSTO MONACO, MARIO CASERTANO, GIANFRANCO NUZZO, L attività letteraria nell antica Grecia, Palumbo, Firenze 1992 CLAUDE MOSSÉ, ANNIE SCHNAPP GOURBEILLON, Storia dei Greci, Carocci, 1997 DOMENICO MUSTI, Introduzione alla storia greca, Laterza, Roma-Bari di 10
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