A.S.P.A.
Con l applicazione della Direttiva 91/676/CEE protezione delle acque contro l'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole le aziende zootecniche sono state pesantemente penalizzate, perché, con il vincolo della vulnerabilità, i terreni su cui utilizzare agronomicamente gli effluenti di allevamento sono raddoppiati e non sono facilmente reperibili.
La possibilità di attuare una integrazione funzionale tra allevamenti con insufficiente ettarato e le aziende agricole prive di allevamenti non è semplice anche in una Regione come il Friuli Venezia Giulia, nella quale il carico di azoto per ettaro SAU è, con il Piemonte, quello più basso dell Italia settentrionale.
Per molti allevamenti si sta, dunque, presentando la impellente necessità della riduzione del carico zootecnico o dell adozione di tecniche di abbattimento dell azoto, con decisioni da prendere nel brevissimo termine, data la necessità di garantire la tracciabilità degli effluenti di allevamento.
Alla carenza di terreni per l utilizzo agronomico degli effluenti di allevamento si aggiunge la necessità di adeguamento delle concimaie e delle vasche che, in un momento di crisi generalizzata del settore zootecnico, mette in dubbio la stessa sopravvivenza del settore.
Non credo sia utile entrare in questa sede nella valutazione della validità o meno della definizione delle aree vulnerabili in Regione, ma credo sia opportuno ricordare che in tutte le altre regioni la superficie di pianura vincolata alla vulnerabilità supera il 50%. Né c è da attendersi grandi vantaggi dalla deroga CEE.
Poiché il tempo a disposizione è limitato, mi limiterò ad accennare ad alcune soluzioni che oggi possono essere prese in considerazione per la gestione dei liquami tal quali e dopo lo sfruttamento energetico negli impianti biogas, data l attualità di questi impianti, come dimostra anche il convegno di sabato sempre ad Agriest.
Per i liquami tal quali
Che cos è?
E una interessante soluzione di trasformazione dei liquami suinicoli in letame. Lo studio del processo condotto nella passata annata ha permesso di evidenziare i seguenti aspetti: - riduzione della massa (liquami distribuiti su letto di paglia) fino al 90% - riduzione dell azoto dell ordine del 60-70%, liberato in atmosfera solo per il 2% come azoto ammoniacale e protossido di azoto - elevato livello di umificazione del prodotto HI 0,3 - assenza di odori
Un altro processo aziendale particolarmente adatto alla suinicoltura è il processo di nitro/denitrificazione, impostato per l abbattimento del 60% dell azoto non per la depurazione. E un processo già diffuso, che richiede un costo di esercizio dell ordine di 2 euro per metro cubo di liquami affluenti all impianto (= costo energia elettrica).
Lo stesso processo nitro/denitrificazione è applicabile al digestato di impianti biogas, con raggiungimento di analoghi livelli di abbattimento dell azoto (60%) anche senza addittivazione di flocculanti. E anche in questo caso un processo distruttivo e con conservazione dell intera massa di prodotto, da gestire agronomicamente ovviamente su una superficie agricola pari a meno della metà di quella altrimenti necessaria.
Tra i processi conservativi dell azoto presente nel digestato vanno ricordati: - concentrazione sotto-vuoto - ultrafiltrazione e osmosi - essiccazione - produzione di ammendante e sua essiccazione
La tecnologia della concentrazione sotto-vuoto è oggi in uso in altri processi industriali e se ne può ipotizzare l applicazione al settore della digestione anaerobica, data la disponibilità di energia termica di processo. La possibilità di eliminare gran parte dell acqua del digestato (portato al 60-70% di ST) può favorirne la riduzione dei costi di trasporto e distribuzione. Sono necessarie: la acidificazione del digestato per evitare emissioni in atmosfera e la depurazione dell acqua condensata se non riutilizzata.
concentrazione sotto-vuoto
concentrazione sotto-vuoto
Ultrafiltrazione e osmosi possono essere tecnologie applicabili al digestato di impianti biogas solo con l utilizzo di una miscela di biomasse costante nel tempo, data la difficoltà di messa a punto del sistema. Il costo del processo non è trascurabile, raggiungendo valori dell ordine dei 9-10 euro/m 3 di digestato. Anche per questa tecnologia resta il problema della collocazione dei due prodotti ottenuti: una frazione solida palabile, dal pretrattamento, con il 70% dell azoto, una frazione liquida (concentrato) con la restante quota di azoto ed, infine, una frazione chiarificata (permeato) senza azoto.
L essiccazione della frazione solida del digestato è un processo in grado di produrre dei solidi palabili ad alto contenuto di sostanza secca sfruttando l energia termica del co-generatore dell impianto di digestione anaerobica
essiccazione
essiccazione
essiccazione
Il processo di essiccazione non può interessare tutto il digestato di un impianto biogas, ma indicativamente la metà, anche con il recupero dell energia termica dei fumi del co-generatore. Qualora, però, sul digestato venga applicata la tecnologia del compostaggio su letto di paglia cui si è fatto accenno per i liquami suinicoli tal quali, l essiccazione può interessare tutta la produzione di digestato, con notevoli vantaggi in ordine alla riduzione della massa e dell azoto da gestire.
L interesse che sta avendo questa proposta tecnologica, che pur richiede ampie superfici di impianto (almeno 7000 m 2 per un impianto di biogas da 1 MWe) e notevoli quantità di paglia, va ascritto alla possibilità di coprire i capannoni con pannelli fotovoltaici e di avere soggetti esterni come finanziatori dei capannoni in cambio della cessione dell energia prodotta.
Per concludere questa sommaria analisi del problema, credo opportuno sottolineare come occorra valutare con estrema attenzione le proposte oggi sul mercato, perché non sempre adatte alle proprie realtà aziendali e spesso non ancora completamente mature ed affidabili. Grazie per l attenzione roberto.chiumenti@libero.it http://biogas.uniud.it/ http://riducareflui.venetoagricoltura.org/