TOMMASO CARREGA 1780 Veduta di Porto Maurizio dal

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TOMMASO CARREGA 1780 Veduta di Porto Maurizio dal Monte Calvario

CARTINA STORICA Risalente alla fine del secolo scorso in concomitanza dei lavori di demolizione della città vecchia Palazzo Gastaldi n 143

CENNI STORICI (da Porto Maurizio nel settecento di Gianni De Moro e dal volume Imperia (Archivio di Stato Imperia) La struttura urbanistica di Porto Maurizio settecentesca era estremamente semplice e leggibile, come risulta dalla mappa del Vinzoni: l abitato cittadino, non più contenuto nella cinta muraria, era venuto espandendosi verso settentrione, soprattutto verso il Borgo della Foce e la valle del torrente Caramagna, con addensamenti maggiori nelle strade preesistenti All interno delle mura, poi, accanto ad un nucleo antichissimo (la chiesa parrocchiale e l area fortificata duecentesca) caratterizzato da strade strette e tortuose e da isolati di forma avvolgente tutti collegati fra di loro, erano riconoscibili numerose fasi costruttive più ordinate, aggiuntesi via sul lato del promontorio a settentrione. Verso il 1750 la città si suddivideva nelle seguenti contrade: la contrada di San Pietro, costituita dalle case della Strada Nuova, della salita di San Pietro dal Bastione di San Gio Batta alla piazzetta antistante l oratorio, e dall isolato comprendente il grandioso palazzo Gastaldi. E tra via Vianelli e via San Leonardo che si impone infatti per la sua mole palazzo Gastaldi, l espressione più importante dell architettura civile settecentesca della città, ( il più bell esempio di edilizia abitativa barocca portorina ) eretto tra la fine del 600 e l inizio del 700, ornato esternamente da stucchi rococò ed internamente da pregevoli affreschi dei Carrega. Ottenuto dall accorpamento di vari elementi più antichi, fu risolto compositivamente da cornici in corrispondenza dei due piani principali, dall uso del bugnato agli spigoli, da esuberanti mostre alle finestre e da un aggettante cornicione unificante, sorretto da mensole stilizzate. Mentre le varie decorazioni ed i motivi architettonici sono a stucco, la restante superficie muraria è predisposta per ricevere una colorazione, secondo l uso consueto dell architettura del secolo XVIII.

Nella seconda metà del settecento numerosi casati portorini, tra i quali la famiglia Gastaldi, nobili di solida tradizione avevano ottenuto il diritto a fregiarsi di stemma già nel 1655 (scudo con grifone rosso in campo argentato), gareggiarono nel mantenere al loro servizio numerosi ed abili artisti, si strapparono letteralmente l un l altro i Carrega per la decorazione dei loro palazzi. Sul semplice portale marmoreo lineare di ingresso si può ancora oggi intravedere il suddetto stemma di famiglia ora completamente degradato). ********************************** Si riporta di seguito una descrizione di come Palazzo Gastaldi si presentava al suo interno: da Porto Maurizio nel settecento di Gianni De Moro * Capitolo Abitazioni, arredamento ed argenterie pag. 603/607 Palazzo Gastaldi lo si poteva annoverare tra i venti più riccamente arredati dell epoca. Tali residenze erano caratterizzate da: al piano terreno in alcune di queste il primo ambiente era costituito da un ampio sportego, spesso abbellito da lapidi, statuette, busti oppure affreschi, in numerose altre da ampi scaloni.. Il resto del piano era occupato da locali usati come depositi, stalle e rimesse per portantine o bussole cui si accedeva per passaggi interni dallo stesso sportego. In varia posizione, a seconda della particolare struttura del palazzo, si trovava poi la peschera o cisterna per l acqua piovana, posta in collegamento attraverso un complesso di tubature in coccio o in piombo, col sistema di grondaie del tetto. (nota 305 ) Ben visibile è quella posta nello sportego di Palazzo Gastaldi, simile a un pozzo. I portali, posti sulla soglia dello sportego erano assai imponenti e sulla

facciata esterna, al di sopra degli stessi, si trovava applicato, o più spesso affrescato lo stemma di famiglia. Sempre massicci i portoni ricoperti di lastre metalliche. Speciali serrature permettevano di aprire o chiudere i portoni senza scendere di sotto del piano nobile. nota 306) Si vedano gli stemmi semicancellati sopra ai portoni dei palazzi Gastaldi, Acquarone, Marini, Littardi Bensa ecc...( 306 bis) Semplici portali marmorei lineari presentano i palazzi Straforello, Bensa-Littardi, Gastaldi e Riccardi. al Primo Piano, cui si accedeva attraverso ampi scaloni di marmo con colonnine, balaustra per mancorrente e colonne ad ogni pianerottolo, si trovano i locali di rappresentanza, le camere dei signori e, isolate dispensa e cucina. Il salotto da ricevimento di palazzo Gastaldi era decorato da una ornamentazione parietale fuori dell ordinario, basata su sfondati, affrescati dal Carrega, rappresentante rovine romane. Purtroppo è scomparso il salone di Palazzo Gastaldi la cui decorazione culminava nella grande aquila dello stemma di famiglia. Nella parte di proprietà del canonico Giacomo e di suo nipote Guglielmo si trovava una camera con le pareti completamente coperte di conchiglie. al Secondo Piano si trovano generalmente altri locali di pertinenza dei padroni: camere dei figli, dei parenti e degli ospiti, studiolo biblioteca, gabinetto di lavoro, servizi igienici, solario. al Terzo Piano, proprio sotto al tetto, si trovano gli alloggi della servitù ed altri locali deposito o dispense per provviste secche. ************************************ Il palazzo Gastaldi passò successivamente nell 800 alla famiglia Lavagna diventando oggi popolarmente più noto come Palazzo Lavagna. Risalente a tale epoca è presumibilmente l accorpamento di Palazzo Gastaldi, identificato dalla particolare tipologia sopra descritta, con le volumetrie adiacenti interposte tra di esso e Palazzo Pagliari G. ora demolito (n 144 cartina storica). L accentuato degrado, peraltro comune a quasi tutta l edilizia storica del Parrasio, non consente di apprezzare pienamente il palazzo, ed inoltre il vuoto creato in conseguenza dell abbattimento di buona parte degli edifici che lo attorniavano (sopra citato Palazzo Pagliari G. ), e la conseguente trasformazione architettonica delle strutture nel tempo, favorisce una visione angolare, non certo rispondente a quella originaria, che prevedeva una stretta correlazione con i fabbricati adiacenti.