IRPEF: DA A 55 MILA EURO. Aliquota attuale. Aliquota dal Mila

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Transcript:

IRPEF: Le aliquote a confronto Che cosa cambia Le aliquote % attuali e quelle previste perii DA 0 A 15 MILA EURO DA 15.001 A 28 MILA EURO DA 28.001 A 55 MILA EURO DA 55.001 A75 MILA EUR0 OLTRE 75 MILA EURO dal dal dal dal dal 23 22 27 26 38 38 41 41 43 43 I numeri dell'intervento 20,2 Milioni Sono i contribuenti Irpef che nel 2011 hanno dichiarato meno di 15mila eurodi reddito complessivo, rientrando di conseguenza nel primo dei cinque scaglioni in cui è articolata l'imposta. Rappresentano il 48,8% dei 41,5 milioni di contribuenti Irpef complessivi 6,7 Milioni Sono i contribuenti che dichiarano più di 29mila euro (rappresentano il 16,1% degli italiani che nel 2011 hanno pagato l'irpef) e che fruiranno di uno sconto fisso di 280 euro grazie all'abbassamento di un punto delle prime due aliquote dell'imposta deciso dalla legge di stabilità 30 Mila Solo 30.590 italiani hanno dichiarato nel 2011 più di 300mila euro di reddito. Per loro scatta il contributo di solidarietà già previsto da Ilo scorso anno, che determina un'imposta aggiuntiva del 3% (deducibile) sulla quota di reddito che supera la soglia dei 300mila euro 280 Euro È lo sconto massimo ottenibile grazie all'abbassamento di un punto delle prime due aliquote Irpef disposto con la legge di stabilità. Questo sconto riguarda i contribuenti che superano i 28mila euro di reddito, e naturalmente il suo peso scende all'aumentare del reddito 5 Miliardi Secondo le prime stime del Governo, è il valore complessivo della manovra sulle aliquote più basse dell'irpef. Per finanziarla, non è stato a nnullato del tutto l'aumento dell'iva (crescono di un punto le aliquote tranne quella del 4%) ed è stato avviato il riordino degli sconti fiscali

I Risparmi Cosa cambia con le nuove aliquote per i vari redditi Fascia di reddito Irpef 2012 Irpef Risparmio in Euro 5000 1150 1100 50 6000 1380 1320 60 7000 1610 1540 70 8000 1840 1760 80 9000 2070 1980 90 10000 2300 2200 100 11000 2530 2420 110 12000 2760 2640 120 13000 2990 2860 130 14000 3220 3080 140 15000 3450 3300 150 16000 3720 3560 160 17000 3990 3820 170 18000 4260 4080 180 19000 4530 4340 190 20000 4800 4600 200 21000 5070 4860 210 22000 5340 5120 220

23000 5610 5380 230 24000 5880 5640 240 25000 6150 5900 250 26000 6420 6160 260 27000 6690 6420 270 Da 28.000 6.960... e oltre 6.680... e oltre 280 anche per tutti i redditi superiori In Sintesi LA RIDUZIONE DELL'IRPEF: le prime due fasce di reddito più basse avranno una riduzione di un punto percentuale dell'irpef. La prima fascia di reddito è quella che di chi dichiara fino a 15mila euro l'anno: in questo caso l'irpef passerà dal 1 gennaio dall' 23% al 22 per cento. Per la seconda fascia di reddito, quella cioè che va da 1.501 a 28.000 euro, l'irpef passerà dall' 27% al 26 percento Dato il sistema progressivo di applicazione dell'irpef, anche chi guadagna molto avrà una riduzione di imposta per la prima parte delle proprie entrate. Quindi sui primi 15mila euro si applicherà, a tutti i contribuenti, il 22% di Irpef, da 15.001 a 28.000 il 26% di Irpef e così via. Oltre i 28mila euro di reddito non ci sono riduzioni rispetto alle aliquote attuali L'ANALISI: Due mosse corrette a rischio boomerang Da tanti anni si sostiene che una delle anomalie del sistema di prelievo italiano è rappresentata dalla prevalenza della tassazione diretta sui redditi rispetto a quella indiretta sui consumi. A dirla tutta, è almeno dal Libro Bianco di Giulio Tremonti del 1994 - molti ricorderanno la

massima «Dalle persone alle cose» - che l'alleggerimento della pressione sul lavoro (e sugli altri redditi) compensato da un incremento di quella sugli acquisti di beni ha rappresentato un obiettivo mai realizzato. Sotto questo profilo, quindi, la scelta del Governo di ridurre di un punto le aliquote dei primi due scaglioni Irpef, di fatto come moneta di scambio con l'aumento di un (solo) punto percentuale delle aliquote Iva ordinaria e agevolata, è di per sé un passo che persegue una finalità condivisibile. Eppure, una valutazione completa sull'operazione contenuta nel disegno di legge di stabilità non può prescindere né da un'analisi sulla modalità di intervento né da una riflessione sul particolare contesto congiunturale nel quale ciò accade. Partendo da qui, è evidente che l'aumento dell'iva - sia pure sforbiciato - si inserisce in uno scenario di consumi calanti: gli ultimi dati Istat indicano, per il secondo trimestre 2012, una flessione del3,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Inoltre, non si può ignorare una dinamica dei prezzi che da tempo mostra segnali di tensione: a settembre, l'inflazione acquisita per il 2012 è segnalata al 3%, ma i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dalle famiglie sono aumentati del 4,7% annuo. L'azione sull'iva pone quindi più di un problema, del quale non si potrà non tenere conto in sede parlamentare. Quanto all'irpef, è evidente come ogni riduzione di aliquota sia positiva. Eppure, c'erano ampi margini per effettuare un intervento più mirato a favore delle fasce deboli. Il meccanismo del taglio secco delle prime due aliquote, al contrario, produce un risparmio limitato, se non nullo, per i redditi più bassi (per i quali le detrazioni fisse già ora tendono ad azzerare l'imposta dovuta). E produce un identico risparmio (280 euro all'anno) per tutti i contribuenti che hanno reddito imponibile superiore a 28mila euro. Stesso beneficio sia per chi si ferma a 50mila sia per i 30.590 fortunati che veleggiano sopra i 300mila euro. C'erano altre vie? Certamente sì, come può essere quella dell'aumento delle detrazioni fisse (figli, lavoro,pensione), prevedendo in aggiunta un meccanismo a tutela degli incapienti, cioè quei contribuenti che già oggi hanno imposta zero (o negativa) e che resterebbero esclusi dalla riduzione. Certo, più in generale c'è da valutare la portata della misura che limita deduzioni e detrazioni, punto su cui cui finora, non sono giunte indicazioni chiare. Ma al di là delle modalità di funzionamento, c' è il rischio concreto che molti contribuenti possano perdere parte degli sconti. Saremmo al paradosso. Non la riduzione dell'irpef, ma l'esatto opposto: un nuovo aumento. Il fisco del tra tagli alle aliquote e aumenti dell'iva Partiamo dalla fine, cioè dalla morale della storia fiscale raccontata dalla legge di stabilità: nei prossimi mesi bisognerà lavorare a fondo e trovare il modo di allontanare ancora una volta l'aumento dell'iva, altrimenti il risultato combinato del pacchetto di misure contenuto nel disegno di legge approvato martedì notte dal Governo sarà forse negativo per tutti: a prescindere dalla composizione del nucleo famigliare, dai livelli di reddito e dalle spese che si potranno ancora portare in deduzione o detrazione. Il grafico fa i conti in tasca a quattro nuclei famigliari, con caratteristiche diversissime fra di loro, ma il risultato è sempre lo stesso:

nel, dal momento che l'aumento dell'iva dal 10 all'11% e dal 21 al 22% è in calendario dal 1 luglio e quindi agirà solo per sei mesi, gli sconti determinati dal taglio di un punto delle prime due aliquote dell'irpef riescono ancora ad avere la meglio: a regime, però, con la nuova Iva in vigore per un anno intero, il risultato è sempre negativo, e tutti i profili considerati saranno costretti a dedicare alle imposte più soldi rispetto al 2012. Gli effetti delle misure fiscali del Ddl di stabilità I calcoli sono stati condotti su cinque profili, modulando in base al reddito la spesa mensile indicata dall'istat per il 2011 (e ricalcolata per il 2012 in base a un tasso di inflazione pari al 3%) per tutte le tipologie famigliari considerate dall'istituto: le uscite della famiglie sono state scomposte nei vari capitoli di spesa (dall'alimentazione al tempo libero dalla sanità ai trasporti). Per quei capitoli ora assoggettati all'iva del 10 e del 21% è stato calcolato quale sarà l'aumento dal secondo semestre del e in un anno completo, con i rincari messi in campo dalla legge di stabilità. La dinamica degli effetti combinati delle varie misure fiscali è evidente fin dal nucleo famigliare meno benestante fra quelli considerati, rappresentato dalla coppia di anziani ritratti nel profilo 3. Nel loro caso (10mila euro di reddito lordo a testa) il taglio delle aliquote Irpef vale in totale 200 euro all'anno, ed essendo escluse dalla stretta sulle detrazioni le spese mediche, l'effetto delle novità sull'irpef è molto positivo. Basta però il loro livello di spesa, modesto, a permettere all'iva di cambiare le carte in tavola, riducendo della metà già dal i benefici fiscali maturati in campo Irpef. Calcolando l'impatto degli aumenti Iva su un anno intero, l'effetto benefico è cancellato del tutto. Se ciò accade con il profilo caratterizzato da consumi più bassi, ovviamente il quadro peggiora per gli altri nuclei famigliari, che hanno spese più elevate e quindi subiscono maggiori effetti dal rincaro dell'iva. Le variabili dipendono poi dal pacchetto di deduzioni (che abbattono l'imponibile) o detrazioni (che alleggeriscono l'imposta) possibili per ciascuno. Negli sconti di importo non elevato, infatti, l'ingresso in campo della "franchigia" da 250 euro sia per le deduzioni sia per le detrazioni arriva a cancellare del tutto il beneficio fiscale. L'effetto dell'iva, invece, è generalizzato anche perché, a differenza del primo aumento deciso nell'autunno scorso la sua applicazione anche all'aliquota oggi al 10% aumenta la platea di consumi interessati. In molti casi l'effetto reale del menu fiscale servito dalla legge di stabilità, se uscirà confermato dai passaggi parlamentari, potrà essere ancora più duro di quello indicato nelle tabelle, soprattutto per i redditi bassi. Per due ragioni: quando il reddito lordo non si allontana troppo da quota 10-15mila euro, basta un carico di famiglia o una detrazione per lavoro dipendente (non calcolate negli esempi perché non modificate dalla legge di stabilità) per azzerare a monte l'imposta, vanificando qualsiasi effetto della limatura assestata alle due aliquote inferiori. Nei calcoli rappresentati nei grafici, poi, l'aumento Iva è stato applicato direttamente in modo proporzionale ai consumi ma l'appesantimento delle imposte indirette rischia di alimentare una dinamica inflattiva che può far alzare alcuni prezzi più di quanto sia dovuto al solo incremento dell'iva. Dal Sole 24 Ore dell'11 ottobre 2012 La Piazza di Bariano