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Transcript:

PERCHÈ QUESTA BROCHURE

OBIETTIVI DELLA PUBBLICAZIONE: Informare Informare; Formare; Diffondere. Per fornire le informazioni corrette su un fenomeno, che non è solo questione di genere, ma è soprattutto una faccenda di tipo economico; Formare Per formare una cultura del gender gap (disparità di genere) che combatta i pregiudizi e favorisca la conciliazione anche attraverso la condivisione dei carichi di lavoro; Diffondere Per diffondere i casi di eccellenza del Credito Cooperativo.

PIU DONNE OCCUPATE PIU CRESCITA Per fornire le informazioni corrette su un fenomeno che va inquadrato nel modo giusto: ALCUNI DATI GOLDAM SACHS (una delle più grandi banche d affari del mondo) stima che se colmasse il divario di genere in Italia ci sarebbe un aumento del PIL del 22 %; I moltiplicatori economici delle donne Recenti ricerche hanno evidenziato che per ogni 100 donne che fanno il loro ingresso nel mercato del lavoro si creano altri 15 posti di lavoro nel settore dei servizi.

Nesso problematico: lavoro e figli Fonte: Eurostat 2009 Tra i 25 e i 54 anni appare fortemente marcato il divario occupazionale delle donne single o di una donna sposata, ma senza figli, rispetto ad una con figli

Colmare il divario occupazionale La scarsa partecipazione femminile al mercato del lavoro è un fattore cruciale di debolezza del sistema. Mario Draghi, governatore della Banca d Italia Tutto questo si traduce in un incredibile spreco di talenti. Fonte: Istat, IV trimestre 2010

Un problema strutturale Il già contenuto tasso di occupazione delle donne italiane è ancora più basso per le madri. Le donne interrompono il lavoro più frequentemente degli uomini per motivi familiari, in particolare in seguito alla nascita dei figli Confermando il carattere strutturale del problema. Più in particolare, nel biennio 2008-2009 circa 800 mila madri hanno dichiarato che nel corso della loro vita lavorativa, in occasione di una gravidanza, sono state licenziate o messe in condizione di doversi dimettere. (Rapporto annuale Istat, 23 maggio 2011)

La conciliazione passa per la condivisione Alle maggiori difficoltà delle donne sul mercato del lavoro si aggiunge lo squilibrio nella distribuzione dei carichi del lavoro domestico e di cura. Il fenomeno ha sostanzialmente mantenuto le stesse caratteristiche nell arco degli ultimi venti anni: per una donna avere un impiego e dei figli si traduce in un elevato carico di lavoro che si protrae per tutto il corso della vita. Al contempo, nelle coppie è rimasta evidente la forte asimmetria di genere nella divisione dei ruoli: circa il 76 per cento del lavoro familiare delle coppie è a carico delle donne. (Dal Rapporto annuale Istat, 23 maggio 2011)

Lavoratori e lavoratrici: il gap 1 Le retribuzioni femminili a parità di istruzione ed esperienza, sono inferiori del 20% rispetto a quelle maschili. (Rapporto annuale Istat, 23 maggio 2011)

Lavoratori e lavoratrici: il gap 2 L indagine di Cerved Group sulle aziende italiane con più di 10 milioni di fatturato afferma che a fine 2010 meno di un impresa su due aveva tra i propri amministratori una donna. A questo ritmo soltanto nel 2022 i consigli di amministrazione diventeranno misti, cioè composti in eguale misura di uomini e di donne. Il progetto di legge sulle quote può aiutare a colmare il divario

Più si lavora meno figli si fanno: è solo un luogo comune In Islanda dove lavorano otto donne su dieci il tasso è di oltre 2 figli. In Italia le donne nate nel 1970 hanno avuto in media 1,3 figli, quelle nate nel 1960 ne hanno avuto 1,7, quelle del 1940 quasi 2. Il numero di figli, dunque, si riduce, mentre l età al primo figlio si sposta in avanti: le donne del 1970 diventano madri per la prima volta alla soglia dei 30 anni, tre anni più tardi delle donne nate nel 1960 e cinque di più di quelle nate nel 1940. Aumenta anche la quota di quelle che non hanno figli. A non aver avuto figli sarà circa il 20 per cento delle donne nate nel 1970, contro una percentuale del 13 per cento per le generazioni del 1960. (Rapporto Istat 2011)

Informare

Tassi di occupazione: uomini e donne L abbassamento della quota di popolazione occupata ha interessato sia gli uomini (dal 70,3 del 2008 al 67,7 per cento del 2010) sia le donne (dal 47,2 al 46,1 per cento) ed è risultata diffusa sul territorio nazionale. I divari territoriali sono rimasti ampi, con il tasso di occupazione del Nord nel 2010 più elevato di oltre venti punti rispetto a quello dell area meridionale (43,9 per cento). Nel caso delle donne si passa dal 56,1 per cento del Nord al 30,5 per cento del Mezzogiorno.

Informare = Sapere = Formare Le donne continuano a essere il pilastro delle reti di aiuto informale sia come persone coinvolte sia per carico di lavoro erogato: considerando il tempo dedicato solamente all aiuto principale, alle donne si devono annualmente attribuire 2,2 miliardi di ore destinate ai componenti di altre famiglie, pari ai due terzi degli oltre 3 miliardi di ore spese complessivamente dalla rete informale per l aiuto principale.

Strategia Europa 2020 Fonte: Eurosta, III Trimestre 2009

Questo spiega perché: Il World Economic Forum (Global Gender Gap Index 2010), nella classifica sulla disparità di genere, colloca l Italia al 72 rispetto al 74 dell anno precedente (2009). Posto superato da Malawi e Ghana. Ai primi posti si collocano i paesi nordici: Islanda, Norvegia, Finlandia e Svezia.

GRAZIE PER L ATTENZIONE Claudia Gonnella cgonnella@federcasse.bcc.it