RICOGNIZIONE ARCHEOLOGICA DI CAMIROS.



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RICOGNIZIONE ARCHEOLOGICA DI CAMIROS. A ricognlzlone archeologica nell'isola di Rodi, iniziata per invito del Ministero della Pubblica Istruzione, si svolsp- dal 4 febbraio al 12 maggio 1913, avendo per oggetto la verifica della possibilità cii scavi fruttiferi, nonchè lo studio del problema topografico dell'antica Camiros. Comunico ora in forma preliminare i risultati,facendo notare che i saggi di scavo si intrapresero l' 8 marzo, essendo stato il mese antecedente consacrato quasi interamente a ricognizioni sopra suolo, lungo la costa occiden tale dell 'isola. Per ciò che riguarda la giacitura topografica di Camiros, l'opinione comune, che colloca l'acropoli dell'antica città sopra una collina a circa mezzo chilometro dal mare, e a due a sud-ovest dal villaggio attuale di Kalavarda, sebbene suffragata da validi argomenti, non si può dire assolutamente certa. Tali argomenti si possono riassumere sotto i seguenti capi: IO Testimonianza di Strabone (XIV, II, 12). 2 Monumenti epigrafici trovati sul posto. 3 Tempio di Athena rinvenuto dal Biliotti negli scavi eseguiti or sono da trenta a quarant'anni per conto del British Museum. 4 Presenza di numerose necropoli appartenenti a diverse epoche sulle pendici circostanti alla località in questione. 5 Nome di Camiros, che attualmente conserva detta località. Nessuno cii questi arg'omenti mi pare decisivo. Le testimonianze degli antichi non danno alcuna indicazione sulla sede esatta di Camiros: Omero, Tucidide, Pindaro, Erodoto si accontentano di nominare la città; e soltanto Strabone accenna vagamente alla situazione di Camiros «oltre l'attabyros», per chi viene da lvinasyrion e Ixia, località neppur esse ben identificate. I monumenti epigrafici non sono in numero tale da rendere necessità logica la presenza di una città, e potrebbero benissimo avere appartenuto semplicemente al tempio di Athena, e per di piil non appartengono all'epoca arcaica, in cui dovette fiorire Camiroso In IG XII, I, computando anche quelle raccolte a qualche chilometro di distanza, non si riscontrano che quindici iscrizioni della presunta Camiroso Per di più quattro di queste sono funerarie, e basta a spiegarle la presenza delle necropoli; tre sono frammenti insignificanti; le rimanenti non dicono nulla di decisivo sulla situazione della città, riferendosi unicamente a cerimonie, giuochi ed assemblee di carattere religoioso, che potevano aver luogo anche presso un

- 286- del quinto secolo avanti Cristo; così in localitù. Tzitzo, o meglio Kaminaki Lures, a sud e a monte del villaggio di Kalavarda, e ael oltre due chilometri da Camiros, mi fu dato rinvenire una tomba a dromos lunghissimo, contenente tardi vasi e bronzi micenei. In questa stessa località già erano venuti in luce vasi micenei ( I) da tombe frugate senza metodo dai contadini del villaggio. D'altra parte, l'essersi riscontrate tracce di sepolture di epoca greco-geometrica a nord deua collina di Camiros viene il restringere la localit~_ ove è possibile sorgesse l'antica città alla spianata che si stende sopra l'acropoli, e alla valletta fra i due cocuzzoli che chiudono la spianata stessa ad est ed a ovest; senza notare che nel bel mezzo di questa il Biliotti rinvenne una tomba, mentre non scoperse altri edifici che il tempio. Perciò la città sarebbe ristretta ad una zona minima, in confronto alla vastità rlelle necropoli. Un solo saggio, data la ristrettezza cii tempo e cii mezzi, nonchè per altre ragioni, mi fu dato intraprendere sull'acropoli: e questo saggio, in traverso del corno occidentale dell'arco a mezzaluna formato dal colle, offrì un insieme di fondazioni di tarda epoca. Un altro all'estremo sud non fu più fortunato. Se si tien conto ciel fatto che dal 408 a. C., anno della fondazione cii Rodi città, cessa l'importanza di Camiros, condannata ad un'oscura decadenza, è evidente che la fiorente città di Camiros è ancora da trovare. Poteva ben essere nei dintorni dell'attuale collina eli tal nome, o sulla vetta di questa una dipendenza rurale della grande città, o uno dei suoi santuari, ma non ne risulta necessariamente che quivi soltanto si debba cercare Camiros. E cio è ancor più evidente per chi abbia ammirato le rovine sparse a nord-est di KastelIos, la torre di guardia di Kritinià, l'ara cii Liros; qui il testo cii Strabone non vieta cii collocare Camiros, qui pure abbondano le necropoli, specialmente di quell'epoca geometrica ed arcaica a cui risale la gloria clei Camiresi. E senza neppur mancare di rispetto a Strabone, poi, si potrebbe trasportare Camiros nella valle a nord del monte Acramiti, presso l'attuale villaggio cii Siana, dove, come dicevo, l'imponente quantità cii rovine elleniche cii Aghios Fokàs, Marmarulia e Vasilikà, nonchè la necropoli geometrico-arcaica cii Kimisala, indicano essere esistita una grande città, e cio ve lo Smith pone l'ignota NInasyrion (2). Questa località poi offre il vantaggio di corrispondere meglio alle esigenze dell'equiiibrio nella distribuzione delle antiche città dominanti l'isola: Iàlisos, la pitl antica, a nord; Lindos, signora della costa orientale; e Camiros, sul versante occidentale, a sufficiente distanza eia Iàlisos, là dove appena corrotto dall'uso elei secoli ne dura il nome. I pill antichi periegeti dell'epoca nostra erano di quest'opinione: il Guérin, l'hamilton e il Ross, acuto osservatore. li Biliotti e il Salzmann invece proposero la nuova indicazione, che fu accolta da quasi tutti (3). I moderni che stucliarono i prodotti degli scavi di Camiros (4), o si occuparono comunque (I) A. FVRTWAENGLER, in Jaltrbuclt des K. D. Arclt. fllstitllts, 1886, p. 133. (2) C. SmTH, in Journal 0/ Helltm"Ìc Studies, V, p. 120. (3) SALZMANN, loc. cit.; R1L10TTI e COTTRÉT, cj-i 1/ ~'TI), 1";00" II, p. 4I. (4) F. HILI_ER VO:'-l GAERTRINGEN, in IC, XII, I; G. LOESCHCKE, in Atltenisclle Mittheillwgm, 1880, p. 380 sq.; DE LAUNAY, in /l'evlte /h'chéologique, 1895, fi, p. 182, con notevoli inesattezze toponomastich~;.r. iviartha, in Bull. de CorI'. f-iell., IV, 1880, p. 138 sq.; F. HILLER v. G., in Athenisc1Ie i1fittheiltwgel/., 1892, p. 307 sq.; C. TORR. R/todes Ì1t ancie1d times, Cambridge 1885, p. 4; C. MliLLER, in Slrabonis GeogrllplziCOrtl1lt Tllbullle, Paris, Diclot, 1880, tav. 15,

della questione, SI limitarono ad accettare senza discussione l'ipotes i dei due dilettanti, ai quali tuttavia non furono risparmiate le censure p e r assenza di metodo e trascuranza per tutto ciò che non fosse materiale asp ortabile. Non intendo annientare con gli argomenti addotti l'ipotesi dei due pionieri : soltanto essa non mi appare a ncora provata. Giudico piuttosto che essi, spinti da un lodevole entusiasmo, nell'orgasmo delle splendide scoperte, non abbiano trovato altro nome él dare alla sede eli tanti tesori, che quello d ella pill celebre e inde terminata fra le città dell'isola: non diversamente, e con n on minori parvenze eli ragione, Enrico Schliemann annunziava di avere scop erto la tomba di Agamennone.;. Mi pare adunque che la questione di Camiros non debba dirsi esaurita con g li scavi del Biliotti e d el Salzmann; almeno l'antica Fig. 3. - Pithos Il. 1. ipotesi, eia essi combattuta, rendeva ragione delle grandiose e innominate rovine a nord dell' Acramiti, che restano ora un enigma p er i solleciti accogli to ri della tes i che a m e pare a ncor dubbia. Non escludo che Camiros fosse ve ramente sulla superba vetta presso K a lavarda, m a ritengo che i dati che possediamo attualmente non siano decisivi; non solo, è probabile che in quel suolo, tormentato da quarant'anni di saccheggi p e r opera di contadini ignari, il segreto sia introvabile ; una soluzione, negativa forse, ciel problema di Camiros s i troverà pill facilmente a Siana. Se sarà verame nte negativa, dopo uno scavo vasto ed esauriente, certo sarà eliminata una delle pill gravi ragioni che fanno dubitare della teoria del Biliotti: lo stridente contrasto fra una città senza nome, e un nome senza città.. Mio intento fu da principio verificare se nei campi che si estendono a nord dell'acropoli, verso la spiaggia marina, mi fo sse dato trova r tracce della città. Iniziate alcune trincee di saggio a ci rca 150 metri sotto la vetta dell'apone Camiros alle falde dell'atabyros; T UCIDIDE, VIII, 44, dice Camiros 110n fortificata; ma soltanto l'acropoli di H. Fokàs presenta tracce di fortificazioni, che potrebbero essere anche mura di sostegno. Marmarulia e Vasilikà sono indifese.

- 288- cropoli, riscontrai che le acque cii lavamento da essa provenienti avevano asportato la maggior parte dell'lmmus, lasciando quasi allo scoperto la roccia vergine. A fior di terra infatti rinvenni avanzi di tombe appartenenti all'epoca geometrico-protogreca, asportate dalle acque. Raccolsi numerosi frammenti fittili, alcuni dei quali formanti vasi ricomponibili, decorati a cerchi concentrici, a bipenni stilizzate, a flabelli cii color bruno su fondo giallognolo; nonchè archi di fibule bronzee a corpo rigonfio a sanguisug a, con piastrina quadrangolare, caratteristiche del periodo geometrico ellenico, e minuzzoli c1'ossa umane. A circa cento metri a nord-est fu rinvenuto un recinto presso a poco quadrangolare, abbracciante un tratto eli terreno nel quale erano stati trovati, a eletta dei vecchi sterratori ciel Biliotti, marmi lavorati. All'estremità nord ovest eli questo grossolano recinto, formato eia pietre non lavorate, e alto in media trenta centimetri, si rinvenne alla profondità di m. 0,50 una tomba circolare scavata nella terra compatta, e avente un diametro di m. l, un'altezza di m. o,go. Rimossa la terra franata che l'ostruiva, verso il fondo, all'estremo sucl-est d ella tomba, apparve una piccola coppa biansata a fondo piano e ali inguljbiatura ne ra opaca; poco dopo, e a brevissima c1btanza, ne venne in luce un'altra pill grande, in due frammenti, e con forellini indicanti una riparazione subita elal vaso nell'antichità. Frammenti di un terzo vaso apparvero quasi subito, e a pochi centimetri pill sotto due piccole lekythoi ariballiche lli color bruno rossastro, ricordanti taluni vasetti ciprioti (l). Vennero pure scoperte diverse palline cii pasta vetrosa azzurrognola, forate eia parte a parte (2). Alcune di esse portano due sporgenze, a guisa cii becchi d'uccello. Inoltre si raccolse un vasetto emisferico, non verniciato, a due anse doppie orizzontali. Pill interessante fu il ritrovamento di una statuetta di terracotta rossastra con muso di civetta, quasi affine a quello degli idoletti micenei (3), sebhene meno affilato, anzi appiattito, clue grandi orecchie semicircolari, sporgenti, collocate assai in basso, e una specie cii «klaft» sulla nuca. Il corpo, sotto un collo piutlosto lungo, è tronco conico, cavo, a pareti anzi sottili. Le braccia sono appena accennate, piegate in avanti orizzontalmente acl angolo retto, con le mani indicate soltanto dall'appiattirsi dell'estremità di ciascun braccio. Due globetti accennano ad un seno femminile nella maniera propria clegli ic\oletti premicenei cii Bissarlik e delle Cicladi. Due piccoli fori ai lati, alla base ciel (I ) V. ad esempio En:avatioll':> in Cyprlf.s, by A. S. MURRAY, A. H. S~[lTH and H. R. WAL TERS, London 1900, p. 34, fil;. 62 e p. 38, fig. 66. (2) Identiche a quelle che figurano in SALZ~[ANN, La nicropole de Call1iros, tav. 3, fig. 2. (3) Il muso ricorda un idoletto di Tsangli (WACE e THO)II'SON, Preltistoric Thessal)', Cambridge 1912, p. 124 e lig. 76, I) che ha pure analogie nel lungo collo, e risale al II periodo tessa lo, ossin al minoico medio. Anche per il IllUSO, per le orecchie e pe r le braccia v. Idoletto di Cipro in COLLlGNON, Hist. de III Seulpt. Grecque, l, p. 15, ed altro, pure di Cipro, più somigliante, in OHNEFALSCH-RICHTEI.l., Kytros, die Bibet 7md Homer, 1893, tav. 89, 11. I; nonchè a tav. 76, Il. 2 e pagine 130 e 134. V. inoltre il muso della terracotta di Minturne, in G. CJ. GIGLlOI.I, A,ltsoJlia, VI, p. 69, fig. H, I. Per le braccia e le liiani v. gli Idoli laziali in II1Il.AN I, Studi e ljllateriali, ecc., III, p. 141, fig. 584-586, e quelli di Tirinto nello studio di FRICKENHAUS, in Tiryns, Atene 1912, tav. 6, fig. 2 e 3, e p. 70 e 71. In generale, v. F. \VINTER, Die T)'pen del' figiirliclze11 TerrakolteJ/, l3erlin 1903, n. 2, p. 4, i di cui eselllplnri sono ai musei del Louvre, di Ate ne ed il T<lnagra. Per le gambe articolate v. la statuetta tebana d<ll ILll1go collo, ma dalle braccia alzate, lbid., p. 6, n. I, e q uella da Atene, p. 24. n. 2, e da Platea, p. 24, n. I2.

- 289 - tronco, sarebbero stati difficilmente spiegati, se un'analoga statuetta, eli proprietà del sig. Simeon lvfanolakis di Rodi non presentasse gli stessi forellini in corrispondenza cii quelli eli due gambe, che dovevano essere unite al corpo con un filo, forse metallico, come nei «neurospasta» dell'epoca classica. L'insieme è di effetto grottesco, e ancor più grottesco appare se immaginiamo i due arti inferiori a distanza fra loro che, date le dimensioni e la forma della statuetta, è sproporzionata ed eccessiva. Essa è alta m. 0,14 e ha alla base del tronco una larghezza di m. 0,075. ''''''.- ' - ~.: l' '/. Fig. 4. - Pithos n. 2. Secondo l'heuzey (I), la coroplastica rodia arcaicissima è di tecnica ellenica, connessa con le analoghe manifestazioni del primo arcaismo a Corinto, in Sicilia, in Etruria, e tutt'al piii si possono ammettere influenze feniciocipriote, a cagione dei tipi in «terre orangée» della Fenicia e di Kittion di Cipro: anche qualche influenza egizia mediata, attraverso la Fenicia non è da escludere. La nostra statuetta mi appare infatti come un prototipo miceneo delle terrecotte roelie arcaiche, con forse qualche traccia eli influenza egizia, e certe relazioni con l'arte cipriota della seconda età del bronzo. L'insieme della tomba rivela un'alta antichità; disgraziatamente il campo dove ebbero luogo tali trovamenti è stato vittima di inondazioni scendenti dall'acropoli, che hanno asportato certo molte tombe dell'epoca più importante, scomponendone, e scoprendone quasi, altre che ora son rimaste a fior di terra. Sorvolando su altri saggi che ebbero esito negativo, passo ora ai risultati ottenuti sul versante opposto dell'acropoli, verso sud, e precisamente nella valletta fra l'acropoli stessa e la collina di Papatislures, all'estremità sud ovest. (I) Les figurilles a.litiques de terre-cui te du lifusée du Louvre, Paris 1883, p. IO, tav. 13. 38 - Boli. d'.~ rlt.

- 29 - Qui si rinvennero numerosi frammenti cii grandi pithoi di terracotta rossa decorata a rilievi; e in uno di questi frammenti vennero in luce quattro archi di fibula simili interamente a quelli rinvenuti nel campo a nord dell'acropoli. Il rinvenimento pill importante fu appunto quello eli un grandissimo pithos, eli terracotta rossa, alto m. 1,48, decorato a rilievi con una fascia alta m. 0,09 a meandro ottuplo, a m. 0,17 sotto il collo cilindrico, alto m. 0,15, e ricoperto eli rilievi geometrici a zig zag separati da zone non decorate. La forma ciel vaso è ovale, con un piccolo piede (alto m. 0,07 e eli m. 0,20 di diametro), e i mozziconi di due g"j"andi anse tagliate nettamente sotto il collo. Il diametro del pithos è di circa m. 0,90, lo spessore medio delle robuste pareti non inferiore a cm. 2. Notevole era il sistema eli chiu:ura, composto di una pietra di calcare poroso locale, circolare, del diametro di m. 0,60 e dell'altezza eli m. 0,08, nella quale si Ilota una scanalatura circolare del pari, avente la profondità eli cm. 5 e la larghezza eli 4 a 8 cm. dalla circonferenza della pietra. In questa scanalatura era inserito il collo del vaso, in modo che la bocca era interamente otturata dalla sporgenza cilindrica centrale della pietra. Questa era mantenuta immobile da un'altra grossa pietra a sezione trapezoidale, appoggiata con la base maggiore alla prima, e con l'altezza sul terreno. Il pithos era a soli m. o,,~,~ di profondità, in un campo attualmente coltivato, ed aveva la bocca rivolta approssimativamente a nord. Per esaminarne il contenuto si dovette scomporlo nei numerosi frammenti, in cui già era spezzato, ma che aderivano ancora perfettamente, essendo invisibili le linee di fratture. Nell'interno si rinvennero ossa di uno s~heletro umano in ordine quasi perfetto, se si toglie un poco di terra penetrata. Lo scheletro era rannicchiato sul fianco destro, con il teschio verso la bocca elel pithos, e il viso rivolto a nord-ovest; stava adagiato sopra uno strato eli terra umieliccia, mentre il fonelo elel pithos fino all'altezza dei ginocchi dello scheletro conteneva diverse centinaia eli ciottoli. Dietro il cranio era situato un vasetto emisferico di bronzo, con ansa a nastro inserita sull'orlo, e beccuccio, del diametro di mm. 158, dell'altezza di 53, a pareti sottili. Sulle ginocchia lo scheletro teneva un altro vasetto parimenti bronzeo, eli forma quasi uguale, ma a pareti pill spesse, e con un acuto uncino verticale, alto 22 mm., al centro: forse una lucerna, dell'altezza di mm. 35, e del diametro di 120. In questo vasetto si trovarono le oc;sa delle falangi di una mano. A circa 5 cm. di profondità nella terra su cui posava il cranio apparvero tre lastrine quadrangolari d'oro sbalzato, di circa cm. 2 per 1,5, raffig'urailti mostri fantastici e quaclrupedi alati; nonchè un pezzo di fettuccia d'oro, decorata a sbalzo con linee spezzate. Le piastrine ricordano quelle di Micene (I), e meglio ancora, sebbene di dimensioni minori, quelle dei gioielli riprodotti dal Salzmann (2). Notevole sulla fettuccia, fra motivi di spirali, una rappresentazione di due quadrupedi affrontati araldicamente, con le zampe anteriori poggiate contro un sostegno verticale, colonna od albero (3), non è certo, finchè non sia compiuto un diligente restauro. Queste piastrine recano cinque forellini ciascuna, quattro agli angoli e uno al mezzo, certo per le cuciture che le dovevano unire alla stoffa degli abiti in- (I) H. SCHLIE~rANN, lj1ykellae, r878, p. 352, fig. 467. (2) Nécr. de Call1iros, tav. r. (3) Ricorda specialmente i tipi di sigilli riprodotti in OHNEFALscH-RrcHTER, Kipros, die Bibel 1IIld Homer, tav. XXXII, n. 8-I7 e tav. L VIII, n. 5.

- 29 1 - dossati elal defunto. Date le loro dimensioni assai piccole, e dato che furono trovate entro un vero e proprio sarcofago cii terracotta, non si possono invero associare a quelle micenee, che lo Stais suppone adornassero l'esterno di casse funebri cii legno (l). Molto pill ricco come decorazione, ma disgraziatamente mancante di una parte (circa un terzo), è un secondo pithos, trovato a soli m. 0,70 a nord del precedente, e a m. 0,30 di profondità. Nei lavori di aratura del campo esso era stato raggiunto da un colpo di vomere, che ne aveva asportato la parte soprastante, per ventura non decorata, come appare dalle terminazioni, perfettamente visibili, clelle diverse fasce. La parte su cui giaceva il pithos è invece riccamente decorata da due fasce a meandri multipli, alte cm. 8 ciascuna, eia tre fasce a scacchiera, separate da cordoni, e alte cm. 6,5, e infine, sotto al Fig-. 5. - Frammenti del collo del pithos n. 2. collo, cla una zona cii spirali ricorrenti, inframmezzate eia imitazioni cii capocchie di chiocli, alta cm. 9. Il complesso clella decorazione occupa quasi tutta la metà superiore del vaso, ecl anche il gran co1!o, elegantemente plasmato in una curva graziosa, è rivestito alternatamente di meandri multipli, eli cordoni verticali e cii spirali doppie contrapposte. Un'ansa è ben conservata, e di disegno assai ricco, ciel quale un'idea chiara pill che qualsiasi descrizione ~potrà dare la fotografia (2). (I) Comptes-rendus du eollgr. Intern. d'archéol. à Atlzènes, 1905, p. 243; GlI ide dtl 1l1usée Natiollal d'atmnes, 1909, II, p. 6, sq. (2) Quest'ansa presenta somiglianze notevoli con quelle del pithos riprodotto in SALZMANN, lvécr. de Camiros, tav. 25, e con altre di anfore eli Thera. Anzi, tranne nelle proporzioni minori, una di queste ultime si può dire identica a quella cii Camiros, che però non si ricongiunge con l'estremità inferiore al corpo elel vaso (DRAGENDORFF in The?'a, Berlin 1903, 11, p. 142, fig. 336). Per i meandri e le spirnli in epuca geometrica, basteril ricordare il pithos di lalysos in FURT WAENGLER e LOEscHcKE, JIIlykeJtisclte Vasen, Berlin 1886, p. 3, fig. I, e il frammento da Lyttos pubblicato dal FAl1l{ICIUS in Athenisclte 1I1ittheituugen, 1886, p. 147-148. La questione generale della cleriv<lzione di qllesti motivi dall'età micenea è posta in DRAGENDORFF, op. cit., Il, p. 158-159. V. anche POTTIER, Catalogne des vases antiques de terre cuite du 111. iv. du L01JVre, Paris 1896, p. 194-198 e 219-sq., nollchè STOKES in Ammat of tlte Britislt Se/lOoi at Athens, XII, p. 7I sq., con abbondanti notizie bibliografiche.

- 292 -- La pietra di chiusura era in sito, ma non presentava la caratteristica scanalatura cl i quella ciel pithos n. I, era anzi affatto greggia (l). La bocca del vaso era rivolta a norcl-est. Il contenuto era danneggiato dalla rottura del pithos. Si potè tuttavia raccogliere un osso ricoperto da uno strato di fango, in cui brillano tracce d'oro, che soltanto clopo un restauro potranno essere studiate. Verso l'alto del pithos si rinvenne un piccolo skyphos fittile protogreco, alto mm. 56, del diametro di 90, comprese le anse 140, ancora ricoperto eli incrostazioni, e quindi non descrivibile per ora, e un piccolo quadrupede, acefalo, per rottura, ugualmente di terracotta, assai tozzo e cii grossolana fattura, alto mm. 68 e lungo 100 (2). Non è probabile però che si tratti di un giocattolo destinato ad un bambino sepolto nel pithos, poichè, se anche non si poterono misurare le ossa, ormai disperse, le dimensioni colossali del vaso rendono pi1\ probabile che il defunto fosse adulto. Altri saggi nella stessa località rivelarono frammenti di tre altri pithoi, e, a circa 12 metri a est, tracce cii fuoco alla profondità di m. 1,30, per una estensione di quattro metri quadrati, con frammenti di vasi anneriti e di una statuetta in terracotta del pari annerita. Questa era dello stesso tipo dell'altra, trovata nella tomba a nord di Camiros, bensì q corpo appiattito, anzichè cilindrico, e rivela meglio della precedente affinità egizie (3). Sebbene in questo sommario rapporto non sia il caso di trattare questioni generali, debbo ricordare che il pithos è forma diffusa in tutto il mondo antico, dalla Beozia e dall'attica, da Rodi, dal Chersoneso Cnidio e da Creta a Taranto, Selinunte ed all'etruria, e dall'epoca minoica a quella classica assai tarda (4). L'usanza poi di seppellire cadaveri incombusti in vasi cii terracotta si ritrova ugualmente in varie località e in epoche svariate. Affinità con il rito eli Camiros si riscontrarono in epoca micenea ad Amorgos (5 ;, e a Thoricos e Ìvlarcopoulos nell'attica (6) fin dall'epoca premicenea, mentre sono assai controverse ael Hissarlik e ad Egina (7). In epoca classica, Plinio (8) ci dice che i Pitagorici usavano seppellire i loro morti in dolii, usanza che va riferita allo spirito conservatore, o meglio rievocatore di antiche usanze, eli cui sempre diede prova tale setta. Esempi di dolii con scheletri infantili si trovano in epoca preistorica ad Anabysos (9), arcaica a Gela (IO), e Megara Hyblaea (I I), ed anche, del V secolo, (I) Dimensioni: altezza totale m. 2,00; diametro massimo Ill. 0,86; altezza òel collo m. 0,40 ; diametro esterno della bocca m. 0,55; altezza dell'ansa m. 0,40, larghezza dell'ansa m. 0,11. (2) Fra le molteplici rappresentazioni di quadrupedi in terracotta di età preistorica trovo molto somiglianti al tipo in qnestione quello di Petsofà, sebbene di epoca diversa, in l\1yres, An1tua! 0/ the B. S. at A., IX, p. 377, e tav. 13, Il. 53; e quelli di Cipro in l\1urrav, Excavatio1ts in Cyprlf.s, 1900, fig. 119, p. 71, e di Thera in DRAGENDORFF, op. cit., p. 77, fig. 276, I. (3) V. il tipo affine in HEUZEY, op. cit., tav. I I, fig. I. (4) l\1artha, L'Art Etrusque, Paris 1889, p. 456; WALTERS, History 0/ AI/cietti Pottery, London 19 5, p. 151 sq.; PERROT-CHIP1EZ, Hist. de l'art, voi. VI, passim, ecc. (5) COUROUNIOTIS, in 'F:CPI7,u. 'A!!Xmo).., 1898, p. 207 (6) S'fAIS, in '/';Cpt/,ll 'r/(lxfii,o).., 1895, p. 233 sq., ricordando che lo stesso rito fu riscontrato dal Wide a Efidni. (7) PERROT-CHIPIEZ, op. dt., VI, p. 251. (8) N. H., XXXV, 160: «fictilibus doliis condi». (9) JJ(lfI)(HX'C T -~ç :'/(lxc<i()i... 'E-re//(I., 1911, p. 113 (IO) ORSI, in Notizie degli Scavi, 1900, p. 246. (II) ORSI, in Mo1t1Wtetlti Alltichi dei Lillcei, I, 772.

- 293 - nel Foro Romano (I): questi vasi dimostrano che in luoghi e tempi assai lontani fra loro si approfittò di sarcofagi forniti già pronti ed economici dall'industria, per cadaverini cii fanciulli; ma per gli adulti il rito esigeva recipienti di maggiori climensiolù, e fabbricati appositamente. Sorvoliamo sui raffronti con simili usi ri scontrati in Assiria, Babilonia, Corsica, Crimea, nella Spagna meridiona le e nelle isole Baleari dal Ridgeway (2), e sull'«enchitrismos» infantile della Caldea (3), come pure s u quello della Sardegna (4), dal Taramelli posto a riscontro di analogo rito a Cartagine: piil vicino all'età dei pithoi cii Camiros ci riporta il trovamento dell'orsi (5 ), al Molino della Badia, presso Grammichele, in una necropoli di transizione dal secondo al terzo periodo siculo, cii una rozza giarra fittile ovolare a due anse, adagiata, contenente uno scheletro, a quanto pare, cii adulto. E piil importanti Fig. 6. - Frammenti del pithos n. 2. ancora per noi sono le necropoli di Kydonia (6) e Kondokynighi (7) in Creta: nella prima eli que.- te il Mariani rinvenne tombe formate da grandissimi pithoi; nella seconda il Savignoni riconobhe tombe a ziri deposti orizzontalmente nel terreno, con decorazioni in rilievo, per lo piil a cordoni, ma anche a spirali; esse erano però a inumazione multipla, caso non riscontrato a Camiros, dove la decorazione dei dolii è piil ricca che in ogni altro luogo. Non si devono neppure dimenticare gli «enchitrismoi» cii adulti a Eleusi (8), nè la tomba del Dipylon, formata (9) da un pithos. (I ) LlONI, in Notizie degti Scavi, 1903, p. 166 sq. (2) The Earty Age oj Greece, Cambridge, 1901, p. 492. (3) PERROT -CHIPIEZ, op. cit., l I, p. 372. (4) IIlon. Ant., XXI, p. 76. (5) Blttlettino di Paletnologia Italiana, 1905, p. 106. (6) MARI..\.NI, in L'lfon. Ant., VI, p. 203. (7) SAVIGNONI, in Ll1on. Ant., XI, p. 461. (8) " ;({J /j,u. '''!IX'' 1899, p. In (9) RRUECKNER-PERNICE, in Athenische Mitlleituligelt, 1893, p. 134. In generale, v. il lavoro cii I. ZEHEnIAIER, Leiclzenverbrellmmg ltlld Leichellbestatlttltgimalten Hellas, Leipzig 1907. Per gli Il>e ro-lig uri, v. anche D lichelette, Malluel d'are//.. Pré/tist., Celt. et Galto-RoJllaille, I q.

- 294- Pill che dai raffronti, però, la cronologia scaturisce dai caratteri decorativi, e clal contenuto dei pithoi. I primi ci fanno risalire all'epoca protoellenica, alla quale ci rinviano pure le piastrine d'oro, non prive di reminiscenze micenee, nè cii qualche influenza orientale. Le fibule a corpo rigonfio sono paragonabili a quelle italiche a sanguisuga, sebbene parecchi esemplari portino una piastrina, troppo incrostata per ora perchè si possa esaminare se sia o no decorata a graffiti, secondo lo tile di simili tipi dell'epoca geometrica greca. In quanto richiamano la fibula italica, bisogna notare che tipi di fibule a sanguisuga si trovarono anche a Dodona, Olimpia e persino a Kobau nel Caucaso (I ). Anche in Sardegna non manca qualche esemplare del genere, ma prima di attribuirne la diffusione all'attività Fig. 7. - Vasi micenei e terre cotte. commerciale dei Fenici, si cleve piuttosto pensare che ben presto i Roclii stessi ebbero colonie in Sicilia, che devono senza dubbio essere state precedute da esplorazioni nel bacino del Tirreno, e da relazioni con gli Etruschi. Certo i centri più ricchi di fihule a corpo rigonfio sono Rodi e \'Italia, specialmente la zona dove fiorì la civiltà di Villanova: e in questi territori si deve cercarne la patria. Ma è audace la tesi ciel Grenier (2), che il tipo sia senz'altro di origine greca: Etruschi e Rodii erano celebri come valenti metallurgici, e a Bologna stessa si rinvennero esemplari in corso di fabbricazione. Anche l'etruria, a sud dell'appennino, è ricca di fibule a sanguisuga. (1) V. S. REINACH, in DAREMOERG-SAGLlO, Dict. des A1ltiqllitis, s. v. ribnla. (2) Bologne VillaJlovielilte el Elr/tsq/te, Paris 1912, p. 300. Per le relazioni fra la civiltà italico-etrusca e la rodia, v. POTTIER, Ca I. des vases ant. de terre mite dlt.ili/. N. du Louvre, I, p. 153, sq. Le relazioni fra Rodi e l'etrnria cjevollo aver seguito la via della ì\iagna Grecia e della Sicilia, come vnole il GRENIER, ma non è dato stabilire in che senso la fihula a corpo rigonfio abbia percorso questa via.

- 295 - Mi pare poi ancor pill difficile a sostenere la recisa affermazione del Grenier, che le fibule ad anitrelle siano originarie della Grecia. Ch e io sappia, la presenza della fibula ad anitrella fuori d'italia non è nota che per un esemplare di Camiros, ora al British Museum (I); acquista perciò importanza una fibuletta analoga a quella, però a corpo pitl rigonfio, ugualmente sormontata da un uccello, il cui lungo becco è ora spezzato. Questa fibuletta, lunga 28 mm., e alta complessivamente 35, fu da m e acquistata il giorno stesso del suo rinvenimento da un contadino di Kalavarda, il guale mi dichiarò di averla rinvenuta a nord dell'acropoli di Camiros. Ma questi scars i documenti non bastano a creare un'origine ellenica alla fihula ad a nitrelle, nè giova confondere questo tipo, che sta a sè, con quello il cui arco ha forme animali, come fa il Grenier: Fig. 8. - Sull'Acropoli di Camiros. contro all'ipotesi cii questo studioso stanno i ricchi esemplari etruschi, che culminano nella splendida fibula COl'sini, dottamente illustrata dal Milani, il quale la fa risalire al secolo VIII meglio che al VII (2), e che deriva da una lunga evoluzione locale, attraverso le diverse tecniche dei varii metalli, e i miglioramenti nell'esecuzione avente origine nei primi, remoti e modesti esemplari ciel sepolcreto Benacci, Arnoalc1i e di Suessola. Per le fibule geometriche greche a piastrina rimando all'elenco clato dallo Studniczka (3). l saggi praticati in località Pappatislures rivelarono tracce continue di scavi precedenti: a quanto pare tale località è da considera rs i come esaurita. In località Kekhragi si rinvennero non meno di quindici tombe a camera, scavate nella roccia, e parzialmente crol:ate; tutte erano già state frugate, e soltanto Ulla, già parzialmente scavata, diede un piccolo ariballo a folldo bian- (I) PERROT-CHIPIEZ, Hist. de l'art, III, p. 300, fig. 594. (2) La fibilia Canini e il telllplltl/l coelesle degli Elrusclli, iii Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, voi. XXI, fase. 6, Roma J912. (3) Athe1tisclze J1Jt:ltheiltmge1l, XII, p. 14: lo S. le riscontra al Dipylon, a Tebe, in altri luoghi della Beozia, a Olil11pia, in Troade. <J Camiros, ad Amorgo, in Etruria; v. inoltre DRA GENDORFF, op. cit., p. 300, fig. 489-a, lettera g. Fibule a piastrina, ma a corpo soltanto legge r mente rigonfio a Theotoku : 'VACE-THOMPSON, op. cit., p. 213 e fig. I47-a.

castro, decorato con strisce orizzontali di color rosso-bruno, dell'altezza di m. 0,06, con un diametro massimo di m. 0,06, e un piccolo alabastro in due frammenti, decorati nello stesso modo, alto m. 0,075 e con un diametro massimo di m. 0,035; con questi era, in mezzo alla terra caduta dall'alto della tomba, un frammento ceramico a fondo chiaro, decorato con una testa cii stambecco. I due vasetti stavano in una tomba in mezzo al campo, nell'angolo nord est, mentre all'angolo nord-ovest stavano pochi frammenti di ossa um~ll1e. La tomba è di forma quadrangolare, a tetto piano, con raccesso a nord, largo m. I, ed approssimativamente ad arco (I). Davanti alla tomba si nota un pozzo d'accesso quadrangolare. Alcuni frammenti provengono da una tomba devastata, nella zona nord del campo, e costituiscono il corpo di un alabastro, mancante della bocca, alto cm. 15, ecomposto di terracotta bruna, con decorazioni rosso giallastre, forse tracce di smalto (2), che si potranno studiare soltanto dopo un restauro diligente. Ad ogni modo, anche la località di Kekhragi, che diede tanti tesori ai musei di Londra e di Parigi, appare sfruttata fino all'esaurimento. E stendendo le ricerche a zone più distanti dall'acropoli, rinvenni nelle località di Katzupernos e Fikellura diverse tombe di tarda epoca ellenica, di cui basterà dare un e. empio, poichè, salvo insignificanti differenze, tutte sono identiche Fig. 9. - Tomba a dromos. nella forma e nel contenuto. Alla profondità di m. l,50, sulla collina di Katzupernos, si rinvenne una tomba a fossa scavata nel sassomorto, lunga m. 2,65, larga m. 0,60, e profonda m. 0,80, orientata sulla linea est-ovest. Era ricoperta da quattro blocchi squadrati di calcare locale (3). Nell'interno si rinvennero ossa umane, fra cui un cranio ad est; presso a questo stavano un orciuoletto cii terracotta rossa non verniciata, d'impasto grossolano, ad un'ansa, alto m. 0,08, con un diametro (I) Dimensioni : pareti est e ovest 1l1. 2,80; nord e sud, m. 2,80. Profondità dal piano di campagna, 111. 1,60 nel pozzo, nella tomba m. 2,40. Ingresso alt. 111. I; pozzo: pareti est e ovest m. l,6o; nord e sud, m. 2,30. (2) PERROT-CHIPIEZ, H. d. A., III, p. 482, 483. (3) Il primo ad est aveva le seguenti dimensioni: lunghezza m. I; larghezza m. 0,75; spessore 0,23; il secondo: 1,05; 0,65; 0,23; terzo: 1,05; 0,65; 0,23; quarto: I; 0,65; 0,23.

- 297- massimo di m. 0,09; e un dischetto di bronzo con orlo rilevato, forse uno,specchio, del diametro cii m. 0,08: probabilmente la tomba apparteneva!ld una donna. Soltanto in una tomba, di fanciullo certo, date le sue ristrette dimensioni, si rinvenne una bella hydria a vernice nera, in posizione verticale, con il collo decorato da una collalla a leg'gero rilievo, e con anse laterali ripiegate contro il corpo; inoltre si trovò un'anfora non decorata, nè verniciata, ugualmente in posizione verticale. All'esterno clelia tomba si trovarono i frammenti di uno skyphos a vernice nera. Le ossa erano interamente consumate (I). Questo tipo di tomhe si ritrova a profusione nelle clue località indicate, a notevole distanza dall'acropoli; la cronologia ne è indicata dal riscontro in rare tombe di vasi a vernice nera, senz'altra notevole decorazione. Fikellura però diede agli scavatori eli Kalavarda anche notevoli vasi a figure rosse, nonchè Ovesr Fig. IO. - Pianta a sezione della tomba a dromos in località Kaminaki Lures. Scala I: IOO. altri del tipo noto appunto sotto il nome di questa necropoli, ma forse di origine samiota (2). Una necropoli della stessa epoca si rinvenne pure a distanza ancor maggiore da Camiros, e cioè sulla pendi ce immediatamente a sud-ovest del villaggio di Kalavarda, dove si riscontra anche qualche tomba di tipo alquanto diverso; come ad esempio una, scavata nella roccia friabile a m. 0,50 di profondità, avente alla bocca due grandi giarre di terracotta rossa grossolana, non verniciate, alte l'una m. 0,50, e l'altra m. 0,45. Questa tomba era chiusa da un ammasso di sassi non lavorati, rimossi i quali vennero in luce due scheletri supini, con i crani rispettivamente agli angoli sud-est e sud-ovest della tomba stessa. Presso l'ingresso stavano due anforette fittili non verniciate, alte m. o; 15, due orciuoletti 'della stessa materia, e un coperchio rotondo di pisside, con bottone di presa, nonchè una lucernina rotonda con becco a foro circolare appena sporgente, di terracotta rossa a ingubbiatura nera, del diametro di m. 0,09 (3)- (I) Dimensioni: lunghezza, m. l,si; larghezza, m. 0,41, profondità, m. 0,37 (2) WALTERS, op. cit., I, p. 336. (3) Con cornetto laterale, di tipo preromano: v. \VALTERS, op. cit., I, p. 107, e DAREM BERG-SAGLIO, Dictiollnaire des Antiquités, s. v. Lucerna, di J. Toutain: classe A delle lucerne greche. 39 - Boll. d'arte,

- 298- La tomba, a forma prismatica quadrangolare, alta m. 0,67, lunga m. I,85, larga m. 0,65, si trova alla profondità di m. 0,90 dal piano di campagna, ed ha l'accesso a nord. A m. 2,50 ad est della precedente si rinvennero tracce eli un'altra tomba, già manomessa, alla profondità eli m. I. Siccome, estratte le pietre che la dovevano formare, si vide che il terreno continuava a presentare tracce di vegetazione, si continuò lo scavo. Alla profondità di m. I,30 apparve un grosso lastrone di pietra locale, che era appoggiato verticalmente alla parete sud della fossa di scavo. Raggiunta la profondità di m. 2,50, il lastrone, ormai interamente in luce, fu rimosso, e si vide che chiudeva una nicchia scavata nella roccia, di forma quadrangolare, sormontata da una vòlta a due spioventi (I). Entro la nicchia si rinvenne una pietra tufacea quadrangolare (2), la quale presenta nella faccia superiore una incavatura quadrata di m. o, I 7 di lato e di m. 0,03 di profonclità. In questa incavatura poggiava il piede cii una hydria eli argilla giallognola, di impasto fino, coperta da un' ingubbiatura di color giallo chiaro, parzialmente scomparsa, e decorata con pitture poli crome sul collo tutto attorno, e sul corpo dal lato anteriore (3). I colori impiegati sono il rosso, l' azzu rro, i I nero, il bianco; si notarono pure tracce di verde. La decorazione, Fig. 11. - Tomba contenente l'hydria. a linee incrociantisi, festoni e zone punteggiate pare rappresenti sul corpo tessuti, mentre sul collo raffigura una collana a pendagli. Le anse laterali, ripiegate in modo da toccare il corpo del vaso con la parte superiore, sono decorate con color nero. La bocca è chiusa da un piccolo piatto eli terracotta rossa oscura, d'impasto assai fino, ricoperta da un colore grigio plumbeo lucente. Il diametro di (I) Dimensioni: lastrone, alt. 111. 0,80, largh. 111. 0,65; spesso m. o, IO; nicchia: altezza massima, fino al fastigio 111. 0,80; altezza delle pareti verticali m. 0,65; altezza delle pareti inclinate m. 0,30; larghezza 111. 0,50; profondità 111. 0,74. (2) Largh. 111. 0,36; lungh. m. 0,44; alt. lll. 0,22. (3) L'hydria appartiene al tipo di ceramiche alessandrine di Haclra, snlle quali v. la bibliografia in PAGENSTECHER, America1t J'JlI.rnal 01 Archlleolog)', 1909, p. 389 sc). V. anche Bulletin de la Société AI'chéologiquc d 'Alexa1ub'ie, 1908, p. 3, figg. I, 2; e SlEGL1:-1-SCHREIBER, JJie ivekropole,loti K01l1esch-Schukdla, I, p. r60 e pnssim.

- 299 - questo piatti no è eli m. o, I I, l'altezza eli m. 0,039; esso contiene una sostanza biancastra granulosa compatta. NeIl'hyclria, fin sotto il collo, stanno ossa combuste, ed altri prodotti di cremazione (I). Il piede è formato da due listelli congiunti e sormontati da scozie; è alto m. 0,04, ed ha un diametro di m. 0,16, mentre l'hydria è alta m. 0,43, e ha un diametro massimo di m. 0,29. Il collo è alto m. o, IO, e la bocca ha un diametro interno di m. 0,10, l'esterno di m. 0,14 (2). La nicchia, con apertura a nord, si trova al fondo di un pozzo quasi pentagonale, scavato nella roccia friabile, irregolare e non misurabile, a causa della deposizione ulteriore, avvenuta, come ho detto, alla profondità di m. I. Questa necropoli diede anche parecchie tombe a fossa del tipo già descritto; notevole fra le altre una chiusa da dieci lastroni formanti un tetto a due spioventi, avente quattro blocchi per ciascun lato maggiore, e uno per ognuna delle estremità. A poca distanza, nel campo detto Tzitzo (3 ) o meglio Kaminaki Lures, dove, secondo ciò che dice il Furtwangler e le informazioni da me raccolte sul posto, furono già rinvenute due tombe micenee, potei scoprirne una terza, franata. Essa è di forma quadrangolare, arrotondata verso l'ingresso, scavata nella roccia, con lungo dromos discendente. La volta manca, il pavimento è livellato. La porta, forse ostruita in origine dalle grosse e numerose pietre rinvenute nell'interno,iella tomba, presenta un gradino eli pietre gregge. Le pareti del elromos sono leggermente a strapiombo verso l'interno. Il contenuto della tomba era il seguente: ossa eli pill di uno scheletro, ridotte in minuti frammenti e sparse nella terra franata piil specialmente lungo i lati nord e sud. Si raccolsero fra l'altro frammenti eli cranio semi carbonizzati, che fanno pensare ad una cremazione parziale. Acl un interramento mi. to non si può pensare, per l'assenza di cinerario (4). Verso la metà clelia parete nord, a 40 centimetri da questa, si rinvenne capovolta ulla coppa di terracotta finissima (5), alta, m. 0,09, e avente m. o, I 3 di diametro, a piede bassissimo, con due anse orizzontali ad angolo acuto, di elegante disegno, ricoperta di una ingubbiatura di color giallo rossastro. Accanto a questa coppa stava un vaso conico ad orlo rovesciato, con alta ansa ovale a nastro inserita sul labbro, rivestitò di un'ingubbiatura gialliccia e decorato con undici strisce orizzontali rosse, (I) Un piattino analogo, però, attaccato con gesso nl vaso maggiore, fu rinvenuto sopra un'hydria dello stesso tipo dal nr~;ccia, Bnll. de la Soc. A1 Ch. d'alexalld1'ie, 1907, p. 60. (2 ) Somiglinuo assai alla nostra le hydrie del Museo del Cairo di cui il WATZINGER, in Arclt. An:uiger, 1902, p. 159, col. 2. (3) FCRTWAENGLER in Jahrbuclt des K. D. Ark. lustitnts, 1886, p. 133. (4) Sulla crema"iune parziale, v. DORI'FELD, in Comptes-rendlls dn COJlgrt'S Intern. d'ardt., Atene, I905, p. 161 sq. e in lifélang-es Nicole, 1905, p. 95 sq.; inoltre v. ORSI, in j}'loll1t1jlellti antichi, I, p. 219, uve sono riferiti esempi di Creta, Va fio, Spata, Palalllidi, Menidi, e forse ;-''iice ne; inoltre lo XANTHOUDlD1S (Erp. :4(17.., 1904, p. 22 sq.) la riscontra a M Illianà, in 1111 ossuario geometrico; ad Este forse (MoNTELlus, La ch'ilis. primit. eli ftalie, p. 277); senza ricordare i casi dell'età dì transizione in lllghìlterra (RlDGEIVAY, op. cit., p. 502), eneolitici di Tana clelia Mussina (PEET, T!te Stolle and Br. Ages iii Itat)!, O xforcl, 1909, p. 502). Sul periudo di tr<lllsizione fra i due riti della crèl1l<lzione e dell'illllll1azione, in g-enere, v. BRUECKNER-PERNICE, in A tltenisc!te il'litt., 1893, p. 148 sq. e PHlLlOS, in 'r;rp. :/(17..' 1889, p. 171-187. (5) V. FURTIVAENGLER-LoESCHCKE, l1fykejtisclte VllseJt, Berlin, 1886, Vase\lformen, n. 95 Anche a Cipro, nel miceneo questo tipo è freque nte.

-- 300 - ciascuna delle quali è fiancheggiata da due sottili linee dello stesso colore. E alto m. 0,26 e ha alla bocca il diametro di m. 0,11 ; al fondo presenta un foro, a guisa di rhyton per libazioni (I ). Presso la parete sud si raccolsero alcuni frammenti cii un vaso panciuto e tozzo, a forma di bricco con beccuccio comunicante con l'interno a mezzo di un foro circolare a breve collo e cii color grigio giallastro, ricoperto di una tinta gialliccia, con disegni geometrici di color bruno. Presso il vaso a cornetto stava un rasoio ricurvo cii bronzo con r.1anico, o meglio coclolo, a due borchie, lungo m. 0,195, largo 0,035; con il codolo lungo m. 0,04 e largo 0,018. All'ang'olo nord-ovest si raccolse una pinzetta di bronzo ben conservata, lunga m. 0,08. Nel clromos si rinvennero diversi frammenti di un grande vaso a decorazione geometrica a semicerchi e fasce bruni tendenti al rosso, su fonclo chiaro. Tutti questi av~nzi sono comuni nell'epoca micenea: il rasoio sopratutto (2). Anche delle pinzette si hanno numerosi esempi, alcuni dei quali però con una variante dalle asticciuole arrotondate fin quasi all'estremità, mentro il nostro esemplare è formato da un nastro piatto, e soltanto piil espanso alla presa (3). In quanto alla forma della tomba a dromos, basterà rimandare al \'01. VI dell'f[istoire df; l'art eli Perrot e Chipiez per i numerosissimi riscontri micenei. Questo resoconto non sarebbe compiuto, se non accennassi ael una collezione eia me racco:ta, mediante trovamenti ed acquisti sul posto, e composta eli piil eli seicento anse eli anfore, rodie per la maggior parte, provenienti tutte dal territorio eli Kalavarcla, le quali formeranno l'oggetto di uno studio speciale. Uno studio speciale avranno pure trentacinque iscrizioni inedite raccolte durante la mia permanenza nell'isola. G. G. PORRO. (l) Il J!E(w"n f!v coi/ è noto nell'etù micenea, appunto n Rodi (Cnmiros, secondo POT'nER, op. cit., I, p. 181, erroneamente riferiscono PERROT e CHIPIEZ questo esemplare a Ialysos in Hist. de l'art, VI, p. 919; ma l'errore è giù in FURTIVAENGLER-LOESCHCKE, op. cit.); pure da Rodi un esemplare di alabastro bianco al British Museum (DU)(ONT-CHAPLAIN, I.es Cérallliqucs de la (;rèce pro/we, Paris 1888-1890, tav. III, n. 24, e inoltre tav. I, fig. 4, ma con ansa attaccata al corpo, e non al labbro). Se ne hanno anche esemplari da Creta (EVA:-IS, in Alluualor tlte Brilislt.Se/zool at Atltells, VI, p. 30), fra cui il celebre vaso in steatite con rilievi (DARE;\<IBERG SAGLlO, s. v. rhyton, di E. POTTIER); e non manca la rappresentazione figurata nel celebre affresco del portatore eli rhyton da Cnossos e nelle pitture della tomba di Kekhmara, in cui, come è noto, sono rappreselltati tributari egei. Esemplari da Milo, in EUGAR, EXClwatiolls at PII)'lakopi, London 1904, t. XXVII, n. 5 e 7, e p. 134 sq., dalla Beozia, in FURTIVAENGLE-LoESCHCKE, op. cit., t. xrx, n. 134; da E:-IKO:\II e CURIU)I di Cipro, in MURRAv, \VALTERS e S)'<lITH, op. cit., fig. 68, n. 1091 e 71, n 1114; per la Troaèle e per tutti i luoghi ove fiori la civiltà micenea, v. l'articolo del POTTIER, citato pitl sopra. (2) A Rodi : v. TORR, R/zodes in A.1tcient?'imes, Cambridge 1885, p. 108 e t. 3; a Micene e Marcopoulo, TSOU :-ITAS-MANATT, Tlte j/fj'celleall Age, Boston, 1897, p. 166; a Egina, \VALTERS, Catalogue 0/ Brollzes 0/ tlle Brit. il/us., fig. 3; a Delfi, PERDRIZET, in FOJtiltes de Detplles. V, p. 8; a Creta (H. TRIADA, jl{on. Allticlti, XIV, tav. 44); ad Artsù, XANTHOUDIDIS, in 'Ecp '-'Jf!!., 1904, p. 19; a Palaeokastro, in AnJlual 0/ tlle Br. S'ciI., VI fi, p.. 304; a Phaestos, MOIl. Ant., Xl V, p. 540), in Eubea, PAPAIlASILEIOS, IIEf!1 ((»/' i, /o;,:;'jo;,.' ci!!!.,,;,,)/, U'<f'WI', Atene, 1910, fig. 17. Esemplari inediti da Axos al Museo di La Canea. (3) Micene: SCHLIE:\IA:-IN, Jlfykettae, Leipzig, 1878, p. 353, fig. 469; Syra r899, tav. X, p. 103; Amorgo, ibid., 1898, tav. XXI, p. 152; Cipro, OHNEFALSCH-RICHTER, op. cit., tav. CXL VI, 66; tav. CLXXI, 14, I; Creta (Antro Dicteo), AJlllual o[ tlle Brit. Se/I., VI, p. I I I; Eubea, PAPABASILEIOS, op. cit., esemplari premicenei d'argento a fig. 4 e I I; Tessaglia, in epoca protornicenea, a Sesklo, TSOUNTAS, Af. 71f!0ÙfCO!!owi :4Xf!01/1;I.EI, Lh,U1ì,'iov x. ~ E/fxl.ov, Atene, 1912, p. 354 e tav. IV, fig. I e 2.