COLEOTTERI BUPRESTIDI DEL PIEMONTE E VALLE D'AOSTA (Coleoptera, Buprestidae) Supplemento I

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RIV. PIEM. ST. NAT., 7, 1986: 113-118 GIANFRANCO CURLETTI* COLEOTTERI BUPRESTIDI DEL PIEMONTE E VALLE D'AOSTA (Coleoptera, Buprestidae) Supplemento I SUMMARY - Buprestid Coleoptera 01 Piedmont and Aosta Valley (Italy) - Supplement I. data on a few species hiterto unknown or poorly known, and precisely stating the taxonomic position of two presumed subspecies. Rises thus up to 93 the number of species till now reported in the two above mentioned regions. RIASSUNTO - Vengono aggiornate le conoscenze relative ai Buprestidi del Piemonte e della Valle d'aosta, con aggiunte di nuovi dati su alcune specie finora sconosciute o poco note e precisando la posizione sistematica di due presunte sottospecie. Salgono così a 93 le specie finora segnalate delle due suddette regioni. A sei anni di distanza dal lavoro di catalogazione dei Buprestidi del Piemonte e Valle d'aosta (Curletti, 1980), le nostre conoscenze riguardo a questa Famiglia di Coleotteri si sono ovviamente ampliate. Scopo di questo supplemento è quello di segnalare il rinvenimento di specie nuove o citate con dubbio per le due regioni e di aggiungere dati biologici e sistematici relativi ad entità poco conosciute. Non si aggiungono nuove località per specie già segnalate per non incorrere in inutili ripetizioni, essendo in atto la stesura di un catalogo faunistico più ampio che abbraccia tutto il territorio nazionale. Sphenoptera (s. str.) antiqua (I1liger 1803) Eccezionale il rinvenimento in Piemonte di questa specie a geonemia Mediterraneo-turanica, infeudata all'astragalus. Un solo esemplare, rinvenuto morto dal Dr. G. Osella nella celebre oasi xerotermica del tiro a segno di Condove, nel luglio del 1968, probabilmente sotto i sassi. L'esemplare, non completo ma ancora perfettamente identificabile, è conservato nelle collezioni del Museo Civico di Storia Naturale di Verona. Sphenoptera (Chilostheta) parvula (Fabricius 1798) Un esemplare di questa rara specie legata all'artemisia e rinvenuto a Cassano Spinola è conservato nella collezione Mancini del Museo di Storia Naturale di,', Museo Civico di Storia Naturale, Piazza S. Agostino 17, 1-10022 Carmagnola (TO). 113

Genova. Questo esemplare riveste una particolare importanza, poiché, nonostante abbia ormai preso visione delle collezioni di quasi tutti i più importanti musei italiani, è l'unico al momento che possa confermare la presenza della specie non solo in Piemonte, ma in tutta Italia. Dicerca berolinensis (Herbst 1779) È presente nella collezione Della Beffa conservata nel Museo di Storia Naturale di Verona un esemplare di questa specie etichettato «Piemonte», così come nella già menzionata collezione GhiIiani (1980, 1.c.). Scintillatrix dives (Guillebeau 1889) Un esemplare di questa specie legata ai Salici selvatici, che risulta di nuova segnalazione per l'italia nord occidentale, è stato rinvenuto a Montelupo Albese (Langhe), nel giugno del 1984, dal Dr. O. Cavallo di Alba. Nonostante ripetute ricerche non mi è stato possibile individuare altri esemplari o rinvenire segni di attacchi sui numerosi Salici presenti nella zona. Eurythyrea micans (Fabricius 1794) Specie già segnalata per il Piemonte da Ghiliani (1886) e di cui avevo messo in dubbio la presenza. Un esemplare genericamente etichettato «Piemonte», raccolto dallo stesso Ghiliani, è conservato nella collezione generale del Museo di Storia Naturale di Genova. Rimango tuttavia dell'opinione che la presenza di questa specie in Piemonte meriti conferma. Melanophila acuminata (De Geer 1774) Sono in grado di confermare la presenza di questa specie in Piemonte grazie al rinvenimento di un esemplare al Colle del Mulo (Alpi Cozie), a quota 2300 m s.l.m. Anthaxia (s. str.) salicis (Fabricius 1777) Oltre che in Valle d'aosta è presente anche in Piemonte: M. Musinè, un esemplare nella collezione Della Beffa del Museo di Storia Naturale di Verona. Anthaxia (s. str.) dimidiata (Thunberg 1789) Nella già accennata collezione Della Beffa sono conservati due esemplari piemontesi di questa specie provenienti da Susa e da Torino. Fin dal 1981 (Curletti, lavo cit.), in seguito ad osservazioni personali che dimostravano che la specie era ospite non solo dell'olivo, ma anche del Frassino, avevo avanzato l'ipotesi che le vecchie segnaiazioni ritenute errate di Ghiliani (1886) per il Piemonte, potessero avere un qualche fondamento. Non ho tuttavia finora potuto confermare la presenza della specie con catture recenti. Anthaxia (Melanthaxia) similis Saunders 1871 L'«aberrazione» meridionalis (Obenberger 1913) relativa a questa specie è stata descritta di Torino. Schaefer (in Porta, 1959) la eleva a rango di sottospecie, 114

separandola dalla forma tipica per le dimensioni maggiori (10 mm) e per la scultura del pronoto più piana e fine. La visione di molto materiale proveniente da tutto l'arco alpino occidentale mi ha convinto della totale mancanza di elementi morfologici che possano servire a comprovare le idee contenute nel catalogo di Porta. Propendo quindi a considerare le popolazioni nord occidentali come appartenti alla f.t., così come per il resto delle popolazioni nazionali. Agrilus litura Kiesenwetter 1857 Specie segnalata per il Piemonte già dal 1970 (Gobbi, lavo cit.). L'amico R. Pescarolo di Vignale di Novara ha avuto l'opportunità di rinvenire una coppia di Agrilus ad Oleggio in loc. Marcetto nel maggio del 1985 e che io attribuisco a questa specie. Da notare che Oleggio e la brughiera di Rovasenda - luogo della prima segnalazione - distano in linea d'aria pochi Km, e si trovano praticamente alla stessa latitudine, il che farebbe pensare ad una popolazione ben localizzata ed isolata. Agrilus viridis (Linnaeus 1754) Specie notoriamente assai polimorfa, attorno a cui gravitano popolazioni, razze, od anche specie non sempre chiaramente interpretabili. Divise più sul piano biologico che non su quello morfologico, evidenziate per caratteri minimi, difficilmente comprensibili, che possono a volte rientrare nel caso delle specie sorelle (sibling species, especes jumelles, Geschwisterarten, sensu Mayr, 1970). È il caso di Agrilus ribesii Schaefer legato al Ribes; di Agrilus calcicola Obenberger ed Agrilus aurichalceus Redtembacher ai Rubus; di Agrilus suvorovi Obenberger e della sua ssp. populneus Schaefer ai pioppi; e delle varietà fagi Ratzeburg, nociva Ratzeburg ed ignota Schaefer di Agrilus viridis Linnaeus, per citarne alcuni che interessano la nostra fauna. La specie presenta un dimorfismo sessuale abbastanza costante, caratterizzato anche dalla colorazione del protorace e del capo, che nei maschi è verde mentre nelle femmine bronzata. Tuttavia occasionalmente si incontrano in natura femmine con la colorazione dei maschi, cui Schaefer (1946) propose il termine di aberrazione ignota. Lo stesso Schaefer (1955) ebbe modo di allevare da Nocciolo di Lenti1ly (Rhone) esemplari di questa specie e di notare che mentre i maschi risultavano inseparabili dalla forma tipica, le femmine si identificavano con la sua ab. ignota, portandolo a formulare l'ipotesi che potesse trattarsi di una «forma o razza» biologica legata a tale essenza. È tuttavia di incerto valore il significato di questo termine, che si è prestato in questi ultimi anni a severe critiche da parte dei tassonomi, che in essa hanno visto prevalentemente delle modificazioni agenetiche, ed in rari casi delle specie sorelle, portandoli a sminuirne il significato sistematico. Penso sia questo il motivo principale per cui M. Ciampolini e A. Ugolini dell'osservatorio per le Malattie delle Piante di Torino, in un lavoro da me precedentemente ignorato (1975), seguendo le opinioni di Tassi, nel descrivere in modo brillante la biologia dell'agrilus legato al Nocciolo e che sta provocando seri danni nelle Langhe, ne proposero l'elevazione a rango di sottospecie. Considerando 115

però che non esiste alcun isolamento geografico (Agrilus viridis è presente in tutta Europa, comprese la Gran Bretagna e la Scandinavia, mentre la forma ignota è segnalata in Francia ed Italia), e che per i due taxa non si può al limite neppure parlare di transvariazione, essendo gli areali di distribuzione completamente integrati l'uno nell'altro, risulta evidente che non può essere sostenuta l'ipotesi della divisione subspecifica. Infatti se le due popolazioni, ammesso che lo siano, coesistono simpatriche senza essere interfeconde, sono specie distinte; se viceversa le due forme sono interfeconde, una delle due deve essere considerata esclusivamente come una semplice forma fenotipica, non isolata geneticamente. Negli anni 1982, 1983, 1984, grazie all'invito dello stesso Dr. Ugolini, direttore del predetto Istituto ed all'aiuto fornitomi dai suoi collaboratori Scaramozzino e Brussino, ho potuto approfondire il problema ed allevare a più riprese individui di Agrilus da Nocciolo prelevato sulle Langhe e nei Roeri. La maggior parte delle femmine così ottenute posseggono la colorazione della forma tipica (quelle a protorace interamente verde si possono stimare nell'ordine del 5-6%), quasi nella stessa percentuale degli esemplari ottenuti per allevamento da altre specie vegetali (Salix alba e Alnus sp.). Questo fatto, aggiunto alla mancanza di caratteri moro fologici differenziali di una qualche importanza da me riscontrati, e l'identico comportamento biologico nelle varie popolazioni legate a più specie vegetali, non può far altro che indurmi a considerare appartenente alla forma tipica l'agrilus del Nocciolo. In realtà sono propenso a credere che ci si possa anche trovare di fronte ad un certo numero di specie sorelle, e l'ampio raggio geonemico e biologico della specie lo fa pensare (circa venti specie vegetali appartenenti ad undici generi di Cupulifere, Salicacee e Rosacee sono state finora segnalate come piante ospiti), ma solo analisi di carattere citogenetico lo potrebbero comprovare in futuro. Attualmente si può concludere che la specie è in grado di svilupparsi indifferentemente sia sui Noccioli coltivati che su altre essenze selvatiche presenti nelle strette vicinanze. Questo rende a mio avviso quasi del tutto inutile e difficoltosa una lotta condotta coi pesticidi, per cui solo la creazione di cultivars più resistenti e la rinuncia a coltivazioni condotte su terreni aridi in posizioni soleggiate - privilegiando i terreni freschi poco esposti che sono poi quelli tipici di una pianta originaria del sottobosco - potranno dare risultati certi nella lotta contro questo Agrilus. Agrilus croaticus Abeille 1897 Questa specie è stata segnalata la prima volta per il Piemonte su un lavoro susseguente il catalogo (Curletti, 1983). Le località regionali a me tuttora note sono le seguenti: Colle della Maddalena, un esemplare conservato nella collezione Della Beffa a Verona; Bossolasco, Borgomale e Premeno, esemplari conservati nella collezione del Museo di Storia Naturale di Carmagnola. Cylindromorphus filum (Gyllenhal 1817) Grazie a ricerche condotte per conto della Regione Piemonte, ho potuto rinvenire nel Parco Naturale di Rocchetta Tanaro una grossa stazione di questo Buprestide, anche in questo caso infeudato a Poa pratensis (cfr. Curletti, 1982). 116

Fig. 1 - Larva di Cylindromorphus filum Gyll. Fig. 2 - Stessa larva nella Poa pratensis; è visibile la rosura nella parte basale dello stelo. Sul finire dell'estate del 1983, localizzato il luogo dove era più concentrata la pianta ed il suo ospite, coadiuvato dagli amici Caterina e Xavier De Maistre, ho intrapreso un capillare e paziente lavoro di ricerca per rinvenire la larva, fino a quel momento sconosciuta. Le piantine, che raramente superavano i 15 cm di altezza, non recavano segni di sofferenza causati da eventuali attacchi. Si trattava di estirpare a caso le piante e sezionare sia la parte aerea che quella radicale, prestando molta attenzione date le minime dimensioni dell'insetto. Le ricerche portavano al rinvenimento di una decina di larve, di cui solo tre non danneggiate dalle manipolazioni. Tutte si trovavano nella parte aerea della pianta, a pochi cm dal colletto, all'interno della base della guaina fogliare che si presenta arrotolata. Le larve, già completamente immobili forse per la stagione avanzata, di colore giallo citrino chiaro (in un solo caso bianco avorio sporco), erano rivolte tutte col capo verso la parte apicale della foglia. Morfologicamente non si discostano da quelle già conosciute di Cylindromorphus gallicus Muls. & Rey e descritte da Schaefer (1949), se non per le dimensioni più grandi, comprese dai mm 4,8 ai mm 5,1 di lunghezza, contro i mm 4 della specie precedente. Il corpo è cilindrico, non appiattito come in quasi tutte le larve di questa Famiglia e completamente glabro; il segmento anale è munito di due brevi appendici non chitinizzate che possono essere interpretate come indice di affinità colle tribù dei Coroebini ed Agrilini (vedi Tavola). 117

Trachys corusca Ponza 1805 Una discreta serie di questa specie a geonemia W-Paleartica è stata rinvenuta ad Agognate di Novara da Pescarolo di Vignale. Viene così confermata la presenza in Piemonte di questo ospite della Malva, descritto nel secolo scorso come aberrazione di Trachys pygmea (F.) ora sinonimizzato, su esemplari provenienti da Saluzzo. RINGRAZIAMENTI Sono grato al Dr. Casale del Museo di Storia Naturale di Torino ed al Dr. A. Lupo di Villastellone per i consigli e gli aiuti fornitimi. BIBLIOGRAFIA CIAMPOLINI M. & UGOLINI A., 1975 - Reperti sull'etologia dell'agrilo del Nocciolo e mezzi di difesa. - Informatore Fitopatologieo, Bologna, XXV: 21-27. CURLETTI G., 1980 - Coleotteri Buprestidi del Piemonte e Valle d'aosta. - Riv. Piem. St. Nat., Carmagnola, I: 69-104. CURLETTI G., 1981 - Dati faunistici, biologici e sistematici nuovi od interessanti su alcuni Buprestidi del'africa Nord-Occidentale. - Riv. Piem. St. Nat., Carmagnola, II: 219-225. CURLETTI G., 1982 - Brevi notizie sulla biologia di Cylindromorphus filum Gyll. - Riv. Piem. St. Nat., Carmagnola, III: 163-165. CURLETTI G., 1983 - Revisione delle specie italiane appartenenti al gruppo di Agrilus einetus (01.). - Riv. Piem. St. Nat., Carmagnola, IV: 49-60. GHILIANI V., 1886 - Elenco delle specie di Coleotteri trovati in Piemonte. - Ann. Ace. Agrie., Torino, 29: 195-381. GOBBI G., 1970 - Contributo alla conoscenza dei Coleotteri Buprestidi d'italia. - Boll. A.R.DE, Roma, XXV n. 2: 35-45. MAYR E., 1970 - L'Evoluzione delle specie animali. - Einaudi ed., Torino, 2 voi., 865 pp. PORTA A., 1959 - Fauna Coleopterorum Italiea, Fam. LVIII, Buprestidae. - Sanremo, Suppl. III. SCHAEFER 1., 1949 - Les Buprestides de France. - Ed. Seient. E. Le Moult, Paris, 511 pp. SCHAEFER 1., 1955 - Idem, Suppl. 1. Mise. Entom., Paris, XLVIII: 1-41. 118