Teoriche: il rinascimento italiano
Interpretazione dell Aristotele Alla fine del XV secolo, la traduzione latina di Giorgio Vala (1498) e un testo greco pubblicato a Venezia (1508) misero finalmente a disposizione degli studiosi rinascimentali versioni abbastanza accurate della Poetica di Aristotele. Cosi i critici hanno incominciato di decifrare Aristotele, usando, come era abbastanza naturale, i concetti della gia affermata tradizione latina, che aveva posto l accento sull ammaestramento morale.
Francesco Robortello (1516-1568) 1568) Il primo importante commento di Aristotele ad essere pubblicato fu quello di Francesco Robortello (1548), perché riuniva osservazioni sparse sulla Poetica di scrittori dei precedenti 20 anni, e indico ai critici successivi le direzioni generali a seguire. Il problema più pesante era il rapporto alla mimesi. Da Aristotele proveniva l idea di mimesi come fine in se, benché Robortello puntasse l accento meno sulla mimesi in se che non sul relativo piacere del pubblico.
Robortello (cont ) Cosi, Robortello, ha sostituito le finalità retoriche con quelle estetiche d Aristotele; il pubblico, in primo luogo, non deve trarre piacere dall unita e dalle qualità formali dell opera ma deve ricavare un insegnamento morale dai diversi elementi didattici. L intreccio e i caratteri indicano principalmente le azioni e i tratti individuali che conduccono alla virtù o al vizio, e dunque alla felicita o all infelicità.
Robortello (cont ) Robortello restituisce l idea dell spettacolo alla teoria drammatica. L imitazione nella tragedia può essere considerata in due modi, o in teatro recitata da attori, o realizzata da poeta nel momento quando scrive. La prima sottolinea l azione, la seconda i caratteri. In entrambi i casi, il pubblico sarà indotto ad un progresso morale.
Robortello (cont ) Secondo Robortello, la verosimile ha la facoltà di commuovere e persuadere. Le cose come dovrebbero essere di Aristotele non vengono interpretate t t da un punto di vista filosofico o estetico, ma in termini retorici e morali. Questo nesso tra verosimiglianza i e ammaestramento morale diventerà una delle pietre miliari i della teoria neoclassica francese.
Giambattista Giraldi Cinzio (1504-1573) 1573) Il DISCORSO INTRORNO AL COMPORRE DELLE COMEDIE E DELLE TRAGEDIE di Giambattista Giraldi Cintizio era il primo importante trattato rinascimentale sull'arte drammatica di un drammaturgo professionista. i Infatti, lui ha affermatto che Aristotele era troppo oscuro per poterlo prendere come guida; sarebbe meglio ascoltare la ragione nel considerare il tempo, lo spazio, e lo svolgimento. Il suo trattato segue Aristotele con discreta fedelta, ma con alcune singolari differenze, tra le quali la più evidente e la difesa del lieto fine nella tragedia, e del doppio intreccio.
Cinzio (cont ) Cinzio ci concede, semplicememente, un'interpretazione ione molto libera delle fonti clasiche. Infatti, il suo trattato segue Aristotele con discreta fedelta, ma con alcune singolari differenze, tra le quali la più evidente e la difesa del lieto fine nella tragedia, e del doppio intreccio. Aristotele li ammetteva entrambi come possibilità ma li definiva inferiori, affermando che essi vengono generalmente impiegati da autori ossequienti al capriccio del pubblico.
Cinzio (cont ) Come effetto secondario degli orientamenti moralistici i della critica rinascimentale, i si ebbe un forte interesse per il pubblico, e il Cinzio intende proprio sfidare Aristotele t su questo terreno. Lui affermava che le opere di Aristotele t erano scritte solo per servire gli spettatori.
Antonio Sebastiano Minturno Minturno, vescovo, poeta e critico, partecipo al concilio di Trento (1545-1563), e scrisse due importanti trattati sull arte della poesia durante lo stesso periodo, come De Poeta (1559). Una delle preoccupazioni del concilio, determinare ciò che doveva essere salvaguardato e sostenuto del periodo umanista e del primo rinascimento, caratterizzo anche la teoria poetica del vescovo, che e chiaramente più conservatrice e moralistica di quella, ad esempio di Cinzio. Minturno dichiara che il fine di tutta la poesia e di i istruire, i dilettare e commuovere, con le ulteriori i finalità, relativamente alla tragedia, di purificare dalle passioni gli animi di coloro che ascoltano. Sulla base di questo passo, a Minturno e stata generalmente attributo l aggiunta di commuovere al tradizionale di istruire e dilettare.
Minturno (cont ) Come altri teorici interessati all ammaestramento t morale del pubblico, Minturno mise in grande rilievo la verosimiglianza. i Il poeta deve mostrare soltanto ciò che e vero e imitarlo in modo tale che il suo pubblico lo accetti come vero. In tale modo, Minturno assegna un ruolo centrale alla convenienza e al decoro.
Giulio Cesare Scaligero Nei quattro anni percorsi tra la poetica latina e quella italiana di Minturno, apparvero altre due opere molto influenti dello stesso genere: LA POETICA (1561) di Guilio Cesare Scaligero e i libri V e VI della POETICA di Gian-Battista t Trissino. i L opera di Scaligero era addirittura piu ponderosa ed ampia del massiccio DE POETA del Minturno, un compendio talmente enorme ed erudito, che, alla sua morte, Scaligero era generalmente considerato l uomo più dotto di Europa. Ancora più impressionante della mole e della cultura di questo saggio, era la sua organizzazione.
Scaligero (cont ) Le definizioni della tragedia e commedia si allontanano da Aristotele. Secondo Scaligero, la tragedia e un imitazione che si serve delle azioni di qualche vita illustre, infelice di esito, svolta in serio discorso metrico. Scaligero esprime l opinione che alla tragedia sia sufficiente comprendere gli eventi orribili. La commedia e un poema drammatico pieno di intrigo, di azione, lieto nel suo esito e scritto in uno stile popolare. Armonia e canto sono esclusi dalla definizione della tragedia, in quanto riguardano solo il momento in cui la tragedia e messa in scena, non quello in cui viene letta. Egli definisce i l intreccio i come compiuto in se, i caratteri una sua caratteristica, l elocuzione un ornamento d intreccio, e il pensiero una parte dell elocuzione. La melodia e lo spettacolo scenico sono considerati fattori completamente t esterni, in nulla esenziali alla tragedia.
Scaligero (cont ) Scaligero considerava i caratteri come più importanti, in quanto, come la maggior parte dei suoi contemporanei, guidino il progresso morale il vero fine della arte drammatica. Purtroppo, Scaligero negasse interamente la mimesi. Mentre i critici precedenti avevano interpretato i termini di Aristotele appropriato e verosimile intendendo che il personaggio drammatico dovesse confermarsi alle attese del pubblico oppure alle norme della natura, Scaligero non fa distinzione tra le cose della natura e quelle della poesia.
Scaligero (cont ) Scaligero di fatto non dedusse un interpretazione t i rigida id della unita di tempo, di luogo, ma la sua insistenza che gli eventi teatrali t si avvicinassero i il più possibile alla realtà, forni a questa interpretazione un fondamento teorico, giustificando in certa misura l espressione francese, UNITES SCALIGERIENNES.
Lodovico Castelvetro L apparizione nel 1570 della POETICA D ARISTOTELE VULGARIZZATA E SPOSTA di Castelvetro, fu un evento di grande importanza nella poetica del rinascimento. Rappresento un momento cruciale nella diffusione verso un vasto pubblico delle idee sulla poetica. Inoltre, non si tratto di un commento quanto di un tentativo, anche piu radicale di quello di Scaligero di formulare un sistema poetico in grado di competere con quello del filosofo greco.
Castelvetro (cont ) Il mutamento più radicale e rappresentato dalla proclamazione del solo piacere come fine della poesia. Dilettare ed ammaestrare (e occasionalmente, commuovere) erano state, fin dall inizio i i della riflessione i critica rinascimentale i le basi, raramente messe in discussione, della poetica; si doveva l accento innanzi tutto sull aspetto didattico, considerando il diletto uno strumento per rendere più efficace l insegnamento. Castelvetro, al contrario, afferma più volte che la poesia fu trovata solamente per dilettare e per ricreare, e condanna specificamente la funzione didattica come un falso scopo.
Castelvetro (cont ) Altrettanto radicale, non solamente rispetto alla sua epoca, ma rispetto all intera tradizione della critica drammatica, e la ferma richiesta di Castelvetro che il dramma venga creato non per l individuo colto o per quello esteticamente ti t sensibile, ma per le masse incolte, intese non in qualità di lettori ma in qualità di spettatori ed ascoltatori. Castelvetro pone l accento sul dramma in quanto arte rappresentativa, e respinge i tentativi di considerare l arte drammatica indipendentemente dalla rappresentazione.