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LEZIONE MONITORARE UN PROGETTO FORMATIVO. UNA TABELLA PROF. NICOLA PAPARELLA

Indice 1 Il monitoraggio del progetto formativo --------------------------------------------------------------- 3 2 di 6

1 Il monitoraggio del progetto formativo Continuando il discorso della lezione precedente, è nostra intenzione fornire indicazione operativa per una prima forma di monitoraggio del percorso formativo. qualche Non vogliamo discutere in dettaglio l intero quadro delle misure che si possono adottare per fare un buon monitoraggio; vogliamo fornire soltanto qualche indicazione. E per questo ci serviremo di una tabella. Giusto per fare una esemplificazione e nulla di più. Prima di procedere fermiamoci a considerare che cosa è un autovalutazione. Non si tratta di fare una valutazione addomesticata, non si tratta di lasciare il compito della valutazione a chi, di per sé, dovrebbe essere invece valutato, non si tratta di sottrarsi agli oneri e ai rischi di una valutazione esterna; si tratta invece di predefinire i criteri, i modi e i motivi per i quali pensiamo che la nostra attività potrà essere valutata. Se io per esempio decido di offrire una cena a degli amici questa sera, posso fermarmi a questa mia idea e non aggiungere nulla: decido di offrire una cena e basta. Ma se io mi dico: con questa cena io voglio raggiungere dei risultati, voglio fare in maniera che il mio amico Pasquale si convinca che ha sbagliato nel dire le cose che ha detto nei miei confronti: voglio che la mia amica Teresa si convinca che io sono un cuoco eccezionale o che la mia amica Giuseppina apprezzi casa mia e abbiamo voglia di tornarci in ogni momento. Se penso queste cose, evidentemente ho indicato tre obiettivi. E si tratta di obiettivi che possono anche essere verificati. E quindi a fine serata posso anche fermarmi per fare una verifica, per riscontrare se nell esperienza effettiva ho raggiunto gli obiettivi che mi ero posto. Queta è esattamente l autovalutazione, una procedura di autocontrollo dell operazione compiuta. Ed allora possiamo ben dire che l'auto-valutazione non è un modo per sottrarsi alla valutazione degli altri, ma è una maniera per mantenere sotto controllo la nostra operatività o la nostra impresa. Come farebbe un investitore che segue l andamento del mercato di suo interesse o come farebbe un venditore che fa una verifica, passo dopo passo, del suo successo/insuccesso nelle vendite. Questo tipo di verifica è ben giusto che non sia lasciata agli altri e venga invece affrontata da chi sta pilotando l impresa, l operazione, l iniziativa o semplicemente la propria esperienza. Per fare una buona auto-valutazione qualche volta può essere utile avere degli strumenti. 3 di 6

Lo strumento principe per l auto-valutazione è una lista di interrogativi, quella che tecnicamente si chiama una checklist. Posso individuare, ad esempio, un certo numero di obiettivi e, per ciascuno, posso segnare un indicatore di presenza o di assenza, per dire, rispettivamente, se quell obiettivo si è realizzato o non si è realizzato. Sarebbe, questo, uno schema procedurale estremamente semplice. Posso renderlo un po più raffinato differenziando precisando, per ogni obiettivo, non soltanto la presenza o l assenza, ma anche il livello di realizzazione (poco, molto, moltissimo, ad esempio). Solitamente le checklist si costruiscono proprio in questo modo: si indicano alcuni possibili punti di arrivo e si segnalano elementi di verifica distribuiti su cinque livelli. Volendo schematizzare al massimo, possiamo dire che la checklist è una sorta di lista delle cose che interessano, rispetto ad obiettivi assegnati all attività di formazione. Possiamo ancora fare qualche esempio: una piccola lista e in questa lista, per ogni indicatore, esprimiamo quattro livelli. Esempio La caratteristica specifica di questo esempio è data dal fatto che esso si riferisce all autovalutazione di un progetto di formazione, nel senso che verifichiamo, non già gli esiti della formazione, ma la stessa congruità del progetto. Insomma, vogliamo sapere se il progetto è fatto bene o meno. 4 di 6

La prima questione, manco a dirlo, riguarda le finalità: le finalità riportate nel progetto sono opportunamente esplicitate. Giova osservare un aspetto, in questa lista questioni da rilevare sono espresse con proposizioni dichiarative e non con domande. Nel senso che si dà per certo che certi aspetti siano stati tenuti nel dovuto conto e quindi si esamina il livello di realizzazione e non già la presenza o l assenza. Altro aspetto da osservare è dato dalla scala riportata sulla destra, dove troviamo, per ogni riga, i numeri 1, 2, 3, 4, dove 1 corrisponde al minimo, 4 corrisponde al massimo. A chi serve la risposta a questa domanda? Alla stessa persona che ha fatto il progetto. Se adopera questo strumento, prima di licenziare il progetto, può intervenire con qualche correzione e qualche adeguamento migliorativo. Evidentemente, alcune di queste liste di auto-valutazione, opportunamente sistemate, possono diventare strumenti di valutazione. Anche quella del nostro esempio è uno strumento di auto-valutazione che può diventare strumento di valutazione. Pensiamo ad una équipe che sia chiamata a valutare una molteplicità di progetti; adoperando questa lista riesce a fare una valutazione comparativa fra i diversi documenti in competizione. Dobbiamo sempre distinguere l autovalutazione dalla valutazione. Nel primo caso, giova ripeterlo, il destinatario del controllo è la stessa persone che ha prodotto l oggetto o il processo che debbono essere valutati. Nell esempio qui riportato, l applicazione della lista di autovalutazione consente al progettista di un percorso formativo di capire se certe cose le ha fatte o non le ha fatte, se le scritto bene certi passaggi essenziali del progetto. Se debba intervenire con operazioni di correzioni o se invece non ci sia bisogno di modificare alcunché. Questa stessa lista, opportunamente adattata, può essere utilizzata da un funzionario che fosse incaricato di stimare, poniamo, l ammissibilità del progetto ai finanziamenti previsti da certo provvedimento. In tal caso anche il funzionario si porrebbe la domanda: le finalità sono opportunamente esplicitate? E abbastanza intuitivo che se la domanda viene posta dal medesimo progettista nell ambito dell autovalutazione la risposta apre la strada della modifica e del miglioramento del progetto, se la domanda viene formulata dal funzionario, la risposta porta ad un giudizio che può essere più o meno gradito. 5 di 6

Procediamo nell analisi dell esempio e passiamo alla seconda questione: Le finalità rinviano a specifici obiettivi? :. Si tratta di capire se nel progetto sono stati indicati degli obiettivi e se questi sono interconnessi rispetto alle finalità. Ci interessa anche sapere se c è una buona e chiara articolazione fra finalità e obiettivi, e se gli obiettivi formativi sono analiticamente indicati. E ben evidente che se stiamo parlando di progetto di formazione e se con queste attività così progettate pensiamo di impegnare delle persone, magari per millecinquecento ore, senza indicare con esattezza gli obiettivi formativi, sarebbe legittimo il dubbio che l attività così progettata sia sostanzialmente fragile, non pienamente giustificata. Passiamo ad altre questioni, quella che considerano le competenze previste dal progetto: Gli obiettivi rimandano a competenze analiticamente indicate e Le competenze sono espressione di specifiche conoscenze e di specifiche abilità. Le competenze sono sempre qualche cosa di complesso che si riferisce a molte cose, ma, in questo caso possiamo riferirle soltanto a conoscenze e abilità. E evidente la rilevanza della questione posta, così come è evidente quella legata ad un altro indicatore: Il progetto scandisce tempi e percorsi formativi. E in maniera analoga l intero quadro delle questioni riportate nell esempio sopra riportato. Ecco, queste sono le questioni fondamentali. Abbiamo messo insieme queste proposizioni, e dobbiamo però ribadire che non si tratta delle uniche questioni possibili. 6 di 6