digital magazine giugno 2013 n. 104 tea rdo b a rgeld

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Transcript:

digital magazine giugno 2013 n. 104 tea rdo b a rgeld U n i v e r s i i n c o l l i s i o n e

sommario turn on p. 4 Wampire Ghostpoet tune in p. 8 Tricky drop out p. 12 Neutral Milk Hotel A Hawk and a Hacksaw Alison Moyet Bargeld + Teardo rearview mirror p. 142 David Bowie recensioni p. 66 rubriche p. 162 live report gimme some inches campi magnetici classic album

#104 giugno Direttore Edoardo Bridda Direttore Responsabile Antonello Comunale Ufficio Stampa Alberto Lepri Coordinamento Gaspare Caliri Progetto Grafico Nicolas Campagnari Redazione Alberto Lepri, Antonello Comunale, Edoardo Bridda, Fabrizio Zampighi, Gabriele Marino, Gaspare Caliri, Massimo Rancati Nicolas Campagnari, Riccardo Zagaglia, Sebastian Procaccini Stefano Solventi, Stefano Pifferi, Teresa Greco Staff Alessandro Liccardo, Alessia Zinnari, Andrea Napoli, Andrea Forti, Antonio Pancamo Puglia, Antonio Laudazi, Davide Nespoli, Federico Pevere, Filippo Papetti, Filippo Bordignon, Giulia Antelli, Giulia Cavaliere, Giulio Pasquali. Luca Falzetti, Luca Barachetti, Marco Braggion, Marco Masoli, Marco Boscolo, Mirko Carera, Nino Ciglio, Sarah Venturini, Stefano Galliazzo, Stefano Gaz, Enrica Selvini Copertina Blixa Bargeld & Teho Teardo Guida spirituale Adriano Trauber (1966-2004) SentireAscoltare // online music magazine Registrazione Trib.BO N 7590 del 28/10/05 Editore: Edoardo Bridda Copyright 2013 Edoardo Bridda. Tutti i diritti riservati. La riproduzione totale o parziale, in qualsiasi forma, su qualsiasi supporto e con qualsiasi mezzo, è proibita senza autorizzazione scritta di SentireAscoltare.

Dagli house party al pastiche pop di Curiosity. La scena di Portland si arricchisce del suo gruppo più misterioso Wampire Vampiri a Portland A Portland non son mai stato, ma dovendo immaginarmela sulla base di una ricostruzione pop mutuata da una ferrea dieta di serial televisivi, la penso come il punto di incontro fra la coolness metropolitana di Portlandia e la periferia magica di Grimm. Un mix di mistero e arruffamento indie, che oggi è perfettamente incarnato dal duo con il moniker più curioso in circolazione. Pare che Urban Dictionary definisca la voce wampire, come un aspirante vampiro. Più banalmente, il nome del progetto nasce da una storpiatura, un souvenir dei soggiorni tedeschi di Rocky Tinder, la metà del gruppo più compromessa con l immaginario dark. Se la cosa può sembrarvi senza senso, aspettate di ascoltare il loro singolo The Hearse, macabro sinth pop in salsa lo-fi, con vezzi da soundtrack retrofuturista e svolazzi garage. Una cosetta camp che si è subito guadagnata paragoni con l electropop espressionista e teatrale di John Maus. E bastato questo a catapultare il duo americano fra le band to watch di questo primo scorcio di 2013. Alla buon ora!, verrebbe da dire, visto che il progetto non è certo alle prime mosse. Abbiamo iniziato a provare nel 2001, ricordano Tinder (il tipo con l aria da goth andato a male) e Eric Phipps (quello che sembra uscito dalla puntata più grottesca di That 70s Show). Di fatto però, all inizio 4

del millennio i due erano solo dei diciottenni con le idee confuse e una strumentazione vintage raccattata chissà dove. Le cose iniziano a farsi serie (per così dire) nel 2007, quando i Wampire si affermano fra i protagonisti della party scene di Portland. La loro gavetta inizia così: All inizio eravamo solo noi due che cazzeggiavamo e scrivevamo canzoni solo per eseguirle in situazioni divertenti, come quelle degli house show. Suonavamo in un angolo all interno di appartamenti stipati fino all inverosimile. La vicenda degli house show gode di un picco di popolarità proprio fra il 2007 e il 2009. In pratica funziona così: arrivi con la tua strumentazione di fortuna, ti scoli qualche birra e inizi a suonare nel modo più rumoroso e istantaneamente appetibile che puoi, perché c è da far (s)ballare un mucchio di teenager su di giri, possibilmente stando attento che non ti vomitino addosso. Soundcheck e qualità del suono, ovviamente, sono concetti estranei. E così, tuttavia, che il nome del gruppo inizia a circolare con insistenza. Per noi, portare un impianto, le chitarre e vedere tutti che ballavano come pazzi, era l ideale. E durato circa un paio di anni, dopodiché sentivamo il bisogno di fare qualcosa di diverso e di più personale. Eccoli allora ricalibrare il loro sound in una peculiare mistura di rock, elettronica lo-fi ed estetica DIY. Una formula che stanno perfezionando ancora adesso e nella quale convergono elementi da ogni angolo dell immaginario pop: L organo horrorifico di The Harse? E qualcosa che è arrivato negli ultimi giorni di registrazione. Di solito pensiamo alla polpa dei brani, dopodiché aggiungiamo elementi e lasciamo che i pezzi si sviluppino di fronte a noi. In questo caso l intuizione è stata vincente. Dopo averlo ascoltato, quelli della Polyvinyl si sono decisi a pubblicare il primo album della band, mettendo fine ad una serie sfortunata di tentativi che, ad un certo punto, sembravano dover minare il contagioso ottimismo di cui i due dispongono. Per la verità, parte del merito è da attribuirsi a Jacob Portrait degli Unknown Mortal Orchestra. L illustre concittadino li ha presi sotto la sua ala, ha sfrondato gli elementi più pittoreschi e li ha benedetti con alcuni dei suoi consigli più preziosi ( il migliore, dicono, è stato quello di non metterci la faccia se non stai dietro a una cosa con tutto te stesso ). Alla fine si è seduto dietro il bancone di regia e ha prodotto il loro Curiosity. In effetti, paternalismo a parte, c è qualcosa che accomuna i due vampiri al soul, funk, pop degli UMA. Innanzitutto un idea di musica totale, in cui Kraftwerk, psichedelia e surf music vanno allegramente a braccetto. Poi c è l approccio laterale alla materia pop e un utilizzo strumentale della bassa fedeltà che ricopre pezzi come Can t See Why e Outta Money di una stilosissima patina ingiallita. Se al tutto aggiungiamo il feeling retrofuturista che caratterizza la band e che la avvicina ai concittadini STRFKR, risulta evidente come la scena di Portland stia ridefinendo sempre più nitidamente i propri confini estetici. Penso che quello che succede attorno a noi ci abbia in qualche misura ispirato, confermano i due, dopo un pò però abbiamo iniziato a guardare altrove, a gente come Ariel Pink, ad esempio, oppure a Mac Demarco. In attesa che Curiosity dispieghi tutto il proprio potenziale commerciale, la band ha cominciato un fortunato tour insieme a Unknown Mortal Orchestra e Foxygen (altro act che ha fatto dello sguardo retrospettivo una ragion d essere). Nel frattempo i due ragionano già sul proprio futuro. Possibilmente con quell istinto e quell urgenza che in passato ne ha fatto degli animali da party. Se c è qualcosa che abbiamo imparato dai quegli show, è il fatto che ci piace scrivere canzoni veloci e divertenti. Per il prossimo lavoro sarebbe bello fare un disco composto interamente da pezzi esplosivi. Penso sia una cosa che viene proprio dal background degli house party e dal desiderio di suonare in maniera sempre più cruda e punk. Diego Ballani 5

Due chiacchiere con Obaro Ejimiwe, in arte Ghostpoet, giunto al terzo lavoro con Some Say I So I Say Light, in uscita il 6 maggio Ghostpoet Faccia a faccia con un fantasma Vero e proprio fenomeno dell anno scorso, celebrato nel Regno Unito e accolto con entusiasmo altalenante qui in Italia, Obaro Ejimiwe, noto come Ghostpoet, ha il pregio di aver saputo coniugare suggestioni provenienti da variegati ambienti musicali declinandole in una chiave tipicamente british. Una chiacchierata interessante sotto diversi punti di vista, quella che abbiamo avuto con lui; di fronte c è una persona piuttosto concreta, con un idea molto chiara della sua musica, restia a riconoscere collegamenti diretti con altri filoni o artisti e, soprattutto, molto ponderata nel rispondere. Obaro non è esattamente un individuo rapito dal trasporto nel parlare del proprio lavoro: è misurato e professionale nelle risposte, nella stessa misura in cui lo può essere la sua musica. Non è nemmeno un interlocutore ostile però, tutt altro. Si dimostra anzi disponibile e cortese, malgrado i numerosi problemi incontrati prima della chiacchierata tra voli aerei e mezzi di trasporto vari. Professionalità e distacco a parte, la chiacchierata dà uno sguardo alla nuova formula live e si attarda sulle impressioni suscitate in lui dall Italia e dai festival nostrani a cui ha partecipato. La prima domanda può apparire scontata. Non sei più un ragazzino e il tuo esordio musicale è parecchio recente, per cui viene spontaneo chiedersi cosa ci sia stato prima dell esordio. Come inizia la storia di Ghostpoet? Inizialmente ho vissuto tutto come un hobby, seppure molto importante, prima che divenisse una carriera vera e propria. Mi ci dedicavo ogni sera, una volta finito il lavoro. Ai tempi lavoravo per una compagnia di assicurazioni. Poi mi sono trasferito a Coventry, ho messo la mia musica su Myspace e ho aspettato che la cosa diventasse più seria e di raggiungere il livello che volevo. Attraverso il web, poi, Brownswood ha notato la mia musica e il seguito è che ora siamo qui a Milano a parlarne (ride). 6

Una cosa che colpisce del tuo modo di interpretare i brani è questo tuo essere solo parzialmente inseribile nella definizione di MC, soprattutto se si prende il termine nella sua accezione più classica. Questo, poi, è un elemento ancora più chiaro nell ultimo disco, distante dall hip hop anche dal punto di vista strettamente musicale. Il tuo modo di cantare ricorda gli esperimenti precedenti al rap vero e proprio, penso a figure come l Isaac Hayes di Hot Buttered Soul o a Gil-Scott Heron. Ti ritrovi in queste osservazioni? Non più di tanto a dire il vero (ride). In realtà mi limito ad ascoltare la musica, non è che sia legato a un genere specifico in particolare o a un solo tipo di musica. Di solito è un discorso che fanno gli ascoltatori, quello di mettere la musica in scatole. Io mi limito ad ascoltare la musica e mi piace darle qualsiasi direzione, a seconda di come mi sento. Il tuo nuovo lavoro è molto più eterogeneo e, in diversi episodi, sia la matrice black che quella elettronica si riducono drasticamente. Come mai questo cambiamento? Era più una necessità o un desiderio? No, guarda, non è che sentissi di aver perso l ispirazione. Alla fine quello che scrivo non deriva da storie di fantasia ma da esperienze che vivo, gente con cui parlo, cose che vedo ogni giorno. In questo disco ho voluto convogliare tutto il mio fare arte, provare a combinare elementi di elettronica e di acustica. Sicuramente ho già ascoltato musica del genere, non sono stato certo io ad inventarla, ma sentivo il bisogno di farla nella maniera in cui l avrei fatta io. Ti ho già visto due volte dal vivo in Italia, al Locomotiv a Bologna e al Meet In Town festival, a Roma. In relazione a quest ultima esperienza, come ti sei trovato al festival? Come ti è sembrato il pubblico? I festival in generale sono cose complicate da organizzare, tra soundcheck e tutto il resto, ed è naturale che possano esserci inconvenienti. Mi è sembrato tuttavia che quello di Roma fosse ben organizzato. E poi era la prima volta che suonavo là e la città è stupenda, è stato molto emozionante. In più il cibo era buonissimo! Ho notato che l organizzazione era comunque molto professionale e purtroppo non sono riuscito a vedere alcuni live che mi dicono essere stati molto interessanti, come quello di Squarepusher. Sul pubblico posso dire che è stato educatissimo: eravamo in una stanza priva di un palco e non c era una vera barriera tra noi e chi ascoltava. In queste situazioni può capitare spesso che la gente ti venga addosso, invece qui tutti si sono sempre tenuti alla giusta distanza e, pur non dimostrandosi un pubblico fuori di testa, mi è sembrato che abbiano gradito lo show. Che tipo di live set dobbiamo aspettarci per questo nuovo disco? Per questo live siamo passati da due a tre musicisti sul palco ad accompagnarmi. In più ci sarà un batterista, che è la vera novità del live set. Oltre a questo, ci sarò ovviamente io a cantare e a suonare tastiere e macchine. Questo consente di dare un anima più musicale al concerto. Inoltre ci sarà la possibilità di eseguire materiale di due dischi, e questa è una cosa che trovo particolarmente stimolante perchè potremo cambiare la scaletta, studiare un repertorio diverso a seconda del live o magari allungare la durata dei concerti. Una domanda finale sugli ascolti. C è qualcosa che ha influenzato la lavorazione di questo album? Non in maniera diretta. Voglio dire, ascolto ovviamente molta musica, ma tendo a chiudermi nel momento in cui inizio a registrare, perché alla fine c è sempre il rischio di rimanere influenzati da quello che ascolti. Così non posso parlare di ispirazioni vere e proprie, magari qualcosa c è, ma si tratta di un influenza che avviene più a livello di subconscio che altro. Sebastian Procaccini 7

Tricky Il trip-hop è un falso idolo A colloquio con Tricky per parlare del suo nuovo album. Il suo slogan: contro i falsi idoli della vita moderna testo: Tommaso Iannini È un Tricky in grande spolvero a livello dialettico, quello che incontriamo in un albergo di Milano durante un soleggiato pomeriggio di fine aprile. Vivo, pimpante, il musicista di Bristol è reduce da un intenso tour de force promozionale, ma la sua parlantina sciolta, la loquacità quasi incontenibile e la grande determinazione che mostra nel presentare il suo ultimo lavoro sono il tonico che ci voleva per un intervista a viso aperto, in cui non si avvertono proprio i segni della stanchezza accumulata durante l intera giornata. Come suo solito, il tricky kid va all attacco, senza peli sulla lingua né paura di esporsi, e sferra un contropiede inaspettato e micidiale prima alla Domino, con cui ha avuto recenti trascorsi che non lo hanno proprio soddisfatto, e poi nientemeno che al suo album d esordio Maxinquaye, considerato all unanimità come una pietra miliare degli anni 90 e onorato da una ristampa celebrativa non più quattro anni or sono. Ha voglia di parlare Adrian Thaws, il ragazzo prodigio di Bristol che prima nel Wild Bunch, poi da solo e insieme ai Massive Attack, ha dato un contributo decisivo nel gettare le fondamenta del trip-hop; lo stesso genere musicale che oggi demolisce come un falso idolo insieme ai politici e alle star, troppo prese dalla fama, dai soldi facili e dal proprio ego per avere un minimo di significato. Un disco nuovo e una nuova casa discografica di proprietà sono la linfa vitale per la sua rinnovata voglia di fare musica, una vera e propria rinascita che lo spinge a tessere le lodi del suo nuovo materiale. E pazienza se alcune sue posizioni sono comprensibili dal suo punto di vista ma altrettanto difficili da sostenere, prima tra tutte quella artistica secondo cui False Idols sarebbe migliore di Maxinquaye.. In altri casi, non si può che dargli ragione. Annunciando il nuovo album sul tuo sito internet hai detto chiaramente che non sei più sod- 8

disfatto dei due dischi che lo hanno preceduto. Sì, ed è naturale perché non mi trovavo bene alla Domino. Pensavo fosse un etichetta indipendente e invece il successo che ha avuto l ha fatta diventare come una major. Io per lavorare ho bisogno di persone come Chris Blackwell [lo storico patron della Island, ndr], che mi lascino piena libertà creativa. Quando ero con lui alla Island non sapevo nemmeno quanti dischi vendessi, non ne abbiamo mai parlato. Mi è successo per la prima volta alla Domino. Gli album erano diventati solo una questione di business. Per il clima che si era creato, dovevo sentirmi fortunato perché mi pubblicavano un disco. Questa situazione ha influenzato in maniera negativa la mia musica e il mio atteggiamento. Si sentiva già dai demo che questo mio nuovo album avrebbe avuto molto più feeling degli ultimi due. Sono comunque in grado di scrivere buona musica, ma mi viene meglio e più naturale quando mi sento libero di fare ciò che voglio; più passava il tempo alla Domino e più i miei rapporti con loro peggioravano, e non parlo delle persone che ci lavoravano, ma del proprietario. Ho cominciato a disprezzarlo e a tenere le cose migliori per me. We Don t Die [il brano numero 10 di False Idols, ndr] sarebbe potuto uscire su uno degli ultimi due album, ma era un pezzo a cui tenevo troppo per darlo alla Domino. Non pensavo che i due dischi fossero brutti quando li ho pubblicati, ma riflettendo e riascoltandoli ora è chiaro che manca quella vibrazione che trovo invece in False Idols. Il problema con la Domino è uno dei motivi per cui ora incidi con la tua nuova etichetta. Certo, anche se ci ho messo tanto a imparare la lezione. Sono stato ingenuo, mi sono illuso per anni di poter trovare un altro Chris Blackwell; del resto, se ci fosse stato ancora lui non avrei mai lasciato la Island. Ho creduto ai PR della Domino pensando che fosse un etichetta indipendente cool, ma quando ho cominciato a lavorarci mi sono reso conto che erano l esatto opposto di Chris. Mi ci è voluto un po troppo per capire che l unico modo per ritrovare la libertà era quello di creare una mia etichetta. Credi veramente che False Idols sia migliore di Maxinquaye? Sì, ne sono convinto, Maxinquaye per me suona come un disco vecchio, datato. Quando è uscito tutti pensavano che fosse una novità, ma poi in tanti hanno seguito la stessa falsariga e quella musica ha smesso di essere nuova. False Idols è un disco nuovo, fresco, in cui mi riconosco. Maxinquaye non lo è più. Questo album è migliore del mio debutto perché nessuno lo ha ancora copiato ed è molto più difficile da imitare. Penso ai Morcheeba, che considero una versione più commerciale della mia musica. Gruppi come loro hanno copiato il suono di Maxinquaye ma non credo che i Morcheeba saprebbero fare la stessa cosa con False Idols. Anche il tuo modo di scrivere e di lavorare è cambiato in tutti questi anni? No, è sempre lo stesso, è molto, molto semplice. Non seguo le nuove tecnologie, non ho nemmeno cambiato attrezzature in questi anni, se posso creare musica con gli stessi strumenti di quindici anni fa non vedo perché non dovrei farlo. Lavoro in modo semplice e molto tranquillo. Oggi mi rendo conto di quanto sia fortunato a poter vivere di musica e per questo mi diverto ancora di più. Amo scrivere testi e comporre musica, più che mai. Prima, il successo e l ego mi avevano fatto dimenticare la fortuna che ho avuto. Quando provo con una cantante e con il mio ingegnere del suono li invito a casa e cucino per loro. Mi rendo conto di quanto sia fortunato a fare il musicista a casa mia piuttosto che l impiegato o l operaio in una fabbrica. Ora ho imparato a godermi di più il mio lavoro. Come lavori quando scrivi un pezzo? A volte parto dal testo, oppure dò a una cantante un testo e un pezzo di musica da cui partire, senza che ci sia niente di troppo rigido o definitivo. La musica è soprattutto suono. Ho diversi suoni su una tastiera, schiaccio un tasto per trovare quello 9

giusto e poi ne schiaccio un altro... Come i disegni di un bambino. Non c è niente di geniale, niente di intelligente [sic] nel mio modo di lavorare, penso che chiunque potrebbe fare la stessa cosa. Se vedessi Prince in studio suonare la batteria, il basso, la chitarra e tutti gli strumenti, penseresti: «No, io non sarei mai capace». Ma se una persona qualsiasi mi vedesse lavorare in studio, direbbe subito: «Questo lo so fare anch io». False Idols è il titolo dell album e False Idol è anche il nome della tua casa discografica, con cui produrrai altri artisti. Dell industria musicale pensi ancora le stesse cose che hai scritto in Six Minutes quindici anni fa? Nei falsi idoli di cui parli c è anche il trip-hop? Il trip-hop è un falso idolo e, per quanto riguarda l industria discografica, mi fa schifo come allora, soltanto che prima ce l avevo con i discografici, ora ad avermi stancato sono gli artisti. Non ne posso più di queste celebrità egomaniache; ora, essere famosi è parte del problema e l ego dipende anche dal territorio in cui ti muovi, ma se con la tua fama non fai niente per aiutare le persone e pensi solo a gonfiare il tuo ego...; ecco, questa è una cosa che non capisco. È tutto così assurdo. Ti faccio un esempio: io non sono un fan di John Lennon né di Bob Marley, non ascolto così tanto la loro musica, ma so che erano brave persone e si interessavano agli altri. So che hanno sofferto sulla loro pelle per le cose che hanno detto alla stampa, quando parlavano di libertà o si schieravano contro la guerra in Vietnam. Pensiamo invece a tutte le star di oggi, non c è nessuno che si sia schierato contro la guerra o l invasione di altri Paesi, dicendo che era una cosa sbagliata, perché sono così sazi della loro fama, dei loro soldi e del loro successo che non hanno nient altro da dire. Se domani scoppiasse un nuovo Vietnam quan- 10

ti musicisti si schiererebbero contro la guerra? Abbiamo avuto l Afghanistan e l Iraq ma i pochi contrari avevano paura di parlare, perché l ultimo che lo aveva fatto era stato Tupac, ed è morto. Chi dice che sia stato quello e chi un altro ad ucciderlo, ma lui era uno che parlava chiaro, lo avevano inserito nel registro dall FBI, lo consideravano un messia nero come Martin Luther King o Malcolm X: messia neri, cioè persone che avevano un seguito in grado di disturbare lo status quo. Anche John Lennon era sul libro nero dell FBI. Gli artisti di oggi si accontentano di essere ricchi e famosi. Nessuno critica il sistema e lo schifo che c è nel mondo: Obama è un demonio, ha incentrato tutta la sua campagna elettorale sul cambiamento, ha illuso le speranze della gente che vive uno dei momenti peggiori di sempre, ha mentito a una generazione che ha creduto in lui, e nessuno ne parla, tutti vogliono andare alla Casa Bianca a cantare una canzone, tutti quanti vogliono tenere i loro sponsor come la Coca-Cola, fare pubblicità.. Io ho sempre pensato che la musica dovesse parlare d altro, di attualità, di vita, di lotta, delle cose che non vanno nel mondo, ma ora non sembra più essere così. Se prima odiavo l industria, adesso non sopporto più gli artisti. Ci parli degli artisti della False Idols che intendi produrre? Fifi Rong si produce da sola. Se un artista è bravo come lei, lo ingaggio perché amo la sua musica. Mi piacerebbe fare qualcosa ma non posso fare di meglio, vorrei contribuire di più ma lei è talmente brava che non ce n e bisogno. Con Francesca [Belmonte] lavorerò forse su quattro brani, non sul resto perché va già bene così. Lei ha voluto che partecipassi ad alcune canzoni, quindi lo farò perché me l ha chiesto. Ho aiutato mio fratello Marlon dandogli una mano a produrre e partecipando qua e là. Se incontro una cantante bravissima che non scrive musica, la scrivo io per lei, ma se penso che ci sia qualcuno più adatto, come un produttore di Milano che nessuno conosce, la affiderò a lui o a lei. Farò anche il produttore, ma in modo diverso rispetto ai miei dischi. Come hai conosciuto Francesca Belmonte? Canterà dal vivo con te? Sì, farà tutto il tour con me. Lei lavorava in un negozio, sua madre ha letto l annuncio che avevo pubblicato in cui cercavo una cantante e le ha consigliato di provare. Appena l ho sentita, l ho subito ingaggiata, ha una voce così organica, naturale, lei dà l anima alla musica senza pensare al successo, lo fa per passione. Se non fosse in tournée con me, sarebbe qui a cantare al piano. Non le importa niente, perché la musica è la sua vita ed è quello che ama di più. Sei molto attivo sui social network come Instagram e Facebook. Pensi che siano utili per avere un contatto diretto con il tuo pubblico? Non lo pensavo prima di conoscere il mio web engineer, un vero amante della musica. Non ho tempo di curare la mia pagina Facebook, ma lui si è offerto di farlo. È davvero insopportabile quando ci s iscrive alla pagina facebook di un musicista, passa un anno e non si hanno notizie, finché non arriva l annuncio del nuovo album. Ma lui sapeva che tipo di artista sono e apprezzava il modo in cui interagisco con chi mi ascolta - odio la parola fan -, così mi ha detto che dovevo approfondire l uso di questi mezzi. Adesso sono riuscito anche a fare un video con le immagini che mi hanno mandato via Instagram. È splendido poter condividere queste cose e coinvolgere i miei ascoltatori. Tommaso Iannini 11

Neutral Mil Come un aeroplano sul mare 12

k HotelTesto: Nino Ciglio In occasione dell annunciata reunion, ripercorriamo le gesta della band che con il suo fuzz-folk ha forgiato un intera generazione di artisti: quella del Duemila. P r o l o g o Il quattro ottobre 2011 una figura smilza, col cappellino a visiera calato sugli occhi, il classico maglione di lana caprina ad avvolgerla come un batuffolo e l immancabile chitarra in miniatura tenuta a spalla tramite un filo impercettibile, compare nei pressi di Zuccotti Park, New York City. Nessun palco, nessun microfono, nessun annuncio ad aspettarla. Nessun fan scatenato a saltare addosso a questa misteriosa creatura dai capelli lunghi, chiari. Eppure si tratta di Jeff Mangum, leader e motore perpetuo dei Neutral Milk Hotel. Uno che, di soppiatto, senza scosse o clamori, ha dato vita al sound più innovativo ed 13

influente di tutti gli anni Novanta. Mangum, alla faccia dell hype, si presenta in sordina, come gli piace fare di tanto in tanto da quel giorno del 98 a Londra quando tenne l ultimo show con la band che aveva suonato quel rivoluzionario In The Aeroplane Over The Sea. L occasione è Occupy Wall Street, il movimento di protesta iniziato qualche settimana prima nel cuore dell economia americana e mondiale. Mangum, che è uno che nel potere della musica ha sempre creduto, non si è tirato indietro: si è assiepato su una scalinata, con il suo pubblico a un centimetro di distanza e la sua voce roca e tagliente che raggiungeva la cima dei grattacieli, dove i capi dell economia globale decidevano le sorti dell umanità; poi ha suonato, riso, scherzato e parlato con tutti per quaranta minuti. Quaranta minuti in cui tutti hanno tirato fuori la voce, hanno fatto il verso delle cornamuse, hanno dimenticato le sofferenze, mistificato le lotte e iniziato a sognare. Qualche anno più tardi, il 30 aprile 2013 - dopo uno hiatus (il periodo di inattività per gli inglesi) durato quasi quattordici anni - giunge la conferma ufficiale: i Neutral Milk Hotel hanno annunciato una manciata di live a partire dall autunno 2013 in molte città america- 14

ne (Atlanta, Athens, Mamphis, Columbia), ma anche Tokyo, Sidney, Brisbane, Taipei. La notizia, diffusa nel pomeriggio, rimbalza da sito in sito, da fanzine in fanzine, da tweet a tweet, come se un branco di leoni rimasto a digiuno per molto tempo, ricevesse qualcosa da mangiare su un piatto d argento. Per di più, nella serata del sabato al Primavera Sound 2013, l organizzazione, poco prima di mezzanotte, annuncia il primo headliner dell edizione 2014: guarda caso, proprio i Neutral Milk Hotel, che aggiungono così il loro (per ora) unico tassello europeo. La loro reunion ha risvegliato gli animi già caldi di una generazione forgiata sul loro sound, viziata da moltissime band che si sono ispirate a Mangum e soci. Tuttavia c è più di un mistero dietro la figura di Jeff Mangum. C è l ombra asfissiante di un passato difficile e i dubbi sulle ragioni di una scomparsa artistica troppo accelerata. I suoi Neutral Milk Hotel, con all attivo solo due dischi e una manciata di cassette, si sono rivelati la cartina al tornasole di un intera generazione di artisti, da inizio millennio ad oggi. Non ne hanno fatto mistero i Franz Ferdinand, quando li hanno pubblicamente elogiati o gli Arcade Fire - anche loro della scuderia Merge. Li hanno omaggiati in cover di lusso, come quella di Two-Headed Boy degli Swell Season o di In The Aeroplane Over The Sea dei Dresden Dolls. Persino in Italia c è chi ha preso in prestito un verso di una canzone dei NMH per il nome della propria band (Goldaline, My Dear), chi si è ispirato al loro sound (Girless & The Orphan), chi, con un po di nostalgia, dopo la scomparsa di Mangum ha aperto una fan page italiana per recuperare quante più notizie possibili sul proprio idolo. Le cose non tornano. Come può una band così non-convenzionale, così un-cool, così bizzarra e limitata temporalmente, aver creato tutto questo scompiglio? Come può una rivista come Magnet inserire Aeroplane come miglior disco dei 90s, al di sopra di Nevermind, al di sopra di Ok Computer? U n a m a c c h i n a s i n t e t i c a v o l a n t e Scavalchiamo e andiamo, il peso schiaccia giù, e non so, urlerò finché capiranno cosa intendo: intendo il matrimonio tra un cane morto che cantae una macchina sintetica volante Occorre andare con ordine. Jefferson Nigh Mangum è uno che viene dalla terra di nessuno: è nato nel 1972 a Ruston in Louisiana, una zona agricola, che compare giusto in qualche racconto di Kerouac o al telegiornale per localizzare un episodio di cronaca nera. Ruston ha una forte aura religiosa, è uno degli epicentri della Chie- 15

sa Battista del Sud, la vera erede del puritanesimo inglese del XVII secolo. Mangum stesso avrà con la propria fede un rapporto intimo, personale, contraddittorio: è probabilmente grazie ad essa che la sua storia, nel momento più buio, non è finita come quella di molti suoi conterranei e contemporanei (Cobain su tutti). Ma non si tratta naturalmente di Battismo o proselitismi vari ( Non sono stato cresciuto come un Battista del Sud spaventato dall Inferno, ma piuttosto in una sorta di Cristianità psichedelica ): si tratta di filosofie orientali, di immaginazione attiva, di sogni, visioni, di pace interiore, di stati che ascendono alla gioia attraverso il dolore. E di dolore, Mangum ne potrebbe parlare tantissimo. A chi, come Kevin Griffis (Creative Loafing Atlanta), prova ad intervistarlo oggi, risponde così: Non sono un idea. Sono una persona che ovviamente vuole essere lasciata sola. Se la mia musica ha significato qualcosa per te, allora rispetterai la mia decisione. Poiché sono la mia vita e la mia storia, penso di aver qualcosa da dire quando viene narrata. E non mi è stato dato questo diritto ; a chi prova ad indagare sul periodo di hiatus dei NMH, magari contattando qualche familiare, scrive: per favore non contattare la mia famiglia. Penso che mio padre avesse interesse in te, che fosse intrigato all inizio, ma ora si sta domandando come potesse un perfetto sconosciuto sapere del suo passato doloroso. Nemmeno io desidero rivisitare il passato. Eppure, almeno apparentemente, si tratta di un passato ordinario, certo con tutte le stravaganze tipiche di una testa calda del Sud. La sua storia artistica inizia come quella di tanti altri: a scuola, esattamente alla Ruston High School, dove lui, Will Hart, Bill Doss e Robert Schneider vengono allontanati dalla squadra di calcio e in tutta risposta, prendono in mano le chitarre e la batteria. Il clima di Ruston è quello tipico della provincia: quando arriva la musica che ti colpisce, è già passata a miglia e miglia da dove ti trovi. L unico canale di sfogo è la stazione radio Louisiana Tech, dove Hart e Mangum trovano lavoro come Dj già dalla metà degli anni Ottanta: Zombies, Small Faces, Syd Barrett, Scratch Acid, Tall Dwarfs fanno irruzione nelle loro vite, seminando il gusto per la canzone psicotica, per il folk malato, per la psichedelica d avanguardia. Le rare volte in cui un artista di fama passa da lì, i quattro sono sempre disponibili a fare la spalla, senza compensi, senza speranze, solo per il gusto di suonare e confrontarsi con il pubblico. A dir la verità, Jeff e Will sono quelli che si sono fatti prendere più di tutti dall ondata punk e riottosa oltreoceano: le loro cassette contano decine di parolacce e sono dei veri e propri gesti autolesionistici. Con Jeff alla batteria e Will alle chitarre, danno vita al loro primo progetto dal nome Mag- 16

got, qualcosa che ancora oggi fa rabbrividire il proprio autore: al limite dalla decenza. Ma Ruston non sarà la dimora definitiva di questi quattro personaggi. Per loro, il destino ha in serbo una vita da girovaghi, con un punto fisso nella ruota americana: Athens, Georgia. È lì che quattro amici qualunque alle prese con musicasette, piccoli live e la voglia di emulare i grandi, si trasformano nel collettivo Elephant 6, destinato a ridefinire le regole del folk in America, a essere la punta massima dello sperimentalismo degli anni Novanta. Ed è lì che Hart 17

e Mangum - che già avevano provveduto a ridimensionare gli animi dei Maggot in quelli più pacati e pop dei Cranberry Lifecycle - danno vita al progetto più programmatico, forse anche più serio di tutta la scuderia Elephant 6 fino a quel momento: The Synthetic Flying Machine. Anche in questo caso (ed è forse ora di farcene una ragione) stiamo parlando di un mondo popolato da nastri su nastri di musica registrata, da esperimenti sonori di tutti i tipi e forse, se lo si cerca in profondità, qualche accenno di melodia. E così che funziona ad Athens, è così che si mostra la ribellione, la voglia di cambiamento: Quando cominciammo l Elephant 6, - rivela Mangum a Pitchfork - avevamo visioni molto utopistiche secondo le quali avremmo potuto superare qualsiasi ostacolo grazie alla musica. La musica non era solo intrattenimento: stavamo cercando di creare una sorta di cambiamento. Avevamo il desiderio di trasformare le nostre vite e quelle dei nostri ascoltatori. Nel frattempo, le vicende di questo collettivo artistico cominciano a dipanare la loro ragnatela in tutto il nuovo mondo, dal Colorado al New Jersey: Schneider, quello più competente musicalmente parlando, vive a Detroit, dove ha fondato gli Apples in The Stereo e distribuisce singoli sotto il marchio dell elefante fin dal 1993; Hart e Doss, ad Athens trasformano i Synthetic Flying Machine negli Olivia Tremor Control, l unico collettivo della Elephant capace di coniugare l abilità di Hart come artista visivo e la psichedelia pop più sintetica. Si stila persino un manifesto, prendendo spunto dalle avanguardie storiche a cui Mangum e soci sono fedelmente devoti (Dadaisti e Surrealisti su tutti): Noi crediamo nell uso di macchinari casalinghi, - dice Sch- 18

neider - in modi ingegnosi di ideare le cose e nello scrivere canzoni che comunichino con la gente. Vogliamo realizzare dischi classici che riescano a sopravvivere al proprio tempo e che possano essere accessibili a persone di tutte le età, salvo poi correggerlo (ma il sospetto di un rimaneggiamento postumo è tutt altro che infondato) in noi crediamo nel quattro piste, nelle belle sonorità e idee, ma più di ogni altra cosa noi crediamo nelle CANZONI. L estetica del lo-fi tocca qui le punte massime: la storia dell Elephant 6 e quindi dei NMH coincide con la ricerca, con le stranezze, le stravaganze di esseri sovrannaturali e di strumenti bizzarri applicati ad un abbecedario poprock: sarangi, zanzithophone, sega a mano, sitar, filicorno, eufonio e tantissimi altri espedienti che saranno l habitat ideale per la musica del Duemila. Non solo: Elephant 6 ha le caratteristiche intrinseche di un progetto di cooperazione: molti componenti si danno alla vita in comune, alla deriva più hippie che ci si possa immaginare. Condividere scelte musicali ed estetiche coincide quasi sempre con il condividere la propria vita con le persone che abitano quel luogo. È da cose così che nascono, in quegli anni, le grandi ondate di innovazione culturale: come a Seattle o come in Minnesota. Diviso fra Athens, Denver e fra numerosi progetti, si dice che Mangum viva nei servizi igienici della casa che condivide con la sua ragazza Laura Carter e un altra manciata di persone in Grady Street, Athens. In preda alle fobie, alla paura del buio, Mangum riceve nel gabinetto le visite dei suoi fantasmi, che gli consigliano gli accordi migliori per le partiture della sua chitarra acustica. Ha deciso di farsi strada da solo. Ha deciso di ripescare dall album dei ricordi del liceo un suo progetto dal nome Milk Studios: l embrione più significativo della sua carriera. I l r e d e i f i o r i d i c a r o ta L unica ragazza che abbia mai amato è nata con rose negli occhi ma poi la seppellirono viva una sera del 1945. Al suo fianco solo la sorella, e solo qualche settimana prima che le armiarrivassero e piovessero su tutti Quello che preme a Mangum e compagni in questa fase di ricerca è di non cadere facili prede dello spirito del tempo. Sebbene largamente affascinati dal noise creativo di Sonic Youth e Minuteman, ad esempio, essi hanno come imperativo categorico quello di stare lontani dai riflettori, di non utilizzare ciò che altri hanno o potreb- 19

bero utilizzare: lo scopo è di creare collage sonori, paesaggi frammentari straziati da un indole cinica, che guardi alla sofferenza del mondo col maturo distacco. E nella solitudine Mangum continua a incidere cassette, a registrare suoni della natura o della città: se ne conosce una, ad esempio, sotto il moniker Milk: Pygmie Barn in E Minor, stampata in una dozzina di copie per gli amici e resa pubblica recentemente dal catalogo della Elephant 6. Evidentemente, la dimensione intima dell ascolto fra amici, dei consigli che si possono ricavare dalle lunghe session di incisioni solitarie è quella più congeniale al Mangum dei primissimi 90s: ben tre musicassette vengono registrate fra il 91 e il 93: Invent Yourself a Shortcake, Beauty e Hype City Soundtrack. Nulla di più che semplici esperimenti, le cassette in questione sembrano essere dei recording casuali di eventi che accadono nel periodo di vita comune ad Athens: in una di queste c è addirittura un brano che consiste in sei minuti di con- 20

versazione fra lo stesso Mangum e Will Hart. Nel 1994 Mangum è allo sbando: non ha un lavoro, i suoi progetti tardano a divenire concreti e comunque non fa nulla per renderli in qualche misura fruibili, vaga per l America in cerca di ispirazione. A Seattle, la Cher Doll Records gli dà la possibilità di pubblicare il primo vero sette pollici della carriera, sotto il nome di Neutral Milk Hotel: Everything Is. Si tratta di un lavoro ibrido, assolutamente embrionale, che presenta larghe tracce di sperimentalismo (interviste, colpi di tosse, dialoghi, monologhi, estratti sonori, strani o stranissimi strumenti, sovraincisioni), ma che lascia intravvedere all orizzonte i nuclei formali del progetto NMH. Non fa eccezione, in questo senso, l apertura affidata ad Everything Is, un brano fuzz tiratissimo, che a quell altezza cronologica fa pensare ai Pavement, ad esempio; o Snow Song Pt. 1 ( one, two, three, fuck! ) che con la sua cadenza lenta e dolcissima fa venire in mente certi giochi psichedelici dei Velvet Undrground. Sulla stessa linea si pone Tuesday Moon, fin troppo debitrice nei confronti di Syd Barret e delle sue manie psichedeliche chiuse in qualche armadietto oltreoceano. Rimanendo a nord, Mangum ha la possibilità di spostarsi a Denver, dall amico e produttore Robert Schneider, che gli fornisce finalmente musicisti completi e competenti per la registrazione del primo full length dei Neutral Milk Hotel: On Avery Island. È il 1996 e il manifesto della Elephant 6 recita che bisogna usare il quattro tracce di rito, ma questa volta Mangum non sarà solo: con lui e Schneider (che suonerà organo, basso e xilofono nel disco) ci sono Lisa Jansen dei Secret Square e Rick Banjamin dei Perry Weissman 3. On Avery Island è il salto definitivo per i Neutral Milk Hotel: Magnum interviene laddove gli spigoli sono troppo appuntiti, smussa le idiosincrasie da avanguardia artistica e concepisce un disco fuzz folk, che, se non fosse per le acustiche, archivieremmo sotto l etichetta punk. In un certo senso manca l atmosfera che renderà leggendari i NMH, quella - per intenderci - delle fanfare, del clima circense e festoso di Aeroplane, ma qui c è, per certi versi, di più. Ci sono le fondamenta indissolubili dell etica visionaria del nostro cantastorie, ci sono le derive kraut (Marching Theme, You ve Passed, Pree Sisters), le pillole di romanticismo (Naomi), le marce funebri (Three Peaches), le pugnalate di malinconia dritte alla pancia (gli organi e i fiati di Avery Island) e una manciata di canzoni piccanti che hanno il sapore amaro di un bicchiere di caffè col sale. In Song Against Sex, il Nostro si chiede: Perché dovrei stare qui steso, nudo / quando è semplicemente troppo lontano / da qualsiasi cosa chiameremmo amore?, per poi offrire all amata di dormire fuori nella grondaia, 21

poiché con un fiammifero che è malvagio e un po di benzina / non mi vedrai più. Eros e Thanatos: c è tutto quello che nel 96 i R.E.M. non ci avrebbero detto. L anno successivo, il 1997, fra un tour e il continuo girovagare, Jeff Mangum capita in un negozio di libri usati. Compra per caso un libro comune, un best seller di tutti i tempi, che qualsiasi ragazzino americano che abbia frequentato le scuole ha letto: il diario di Anne Frank. Ne rimane folgorato, emotivamente devastato, tanto da desiderare una macchina del tempo per poter salvare la giovane olandese, vittima dello sterminio nazista. Non senza un pizzico d imbarazzo, sull onda di questa devastazione, Mangum si mette a scrivere i testi di In The Aeroplane Over The Sea. Le sessioni sono durissime, si estendono fino a quattordici ore al giorno. Con l aggiunta di Jeremy Barnes alla batteria, il team di Denver, lavora per migliorare gli effetti di On Avery Island vivendo sotto lo stesso tetto, dormendo sui pavimenti, strimpellando strumenti presi in prestito. Tutti possono suonare tutti gli strumenti, tutti però devono seguire le direttive di Mangum: non si può suonare qualcosa che ricordi un brano inciso da altri, non si possono usare troppi suoni (un obiettivo era l essenzialità) e una serie infinita di altre necessità o bizzarrie. Racconta Schneider: una notte sognò dei monaci Tibetani che cantavano. Il giorno dopo disse: Voglio qualcosa che suoni come quello. Nessuna delle dodici persone (!) che lavorano al disco 22

- tranne Barnes - è un musicista professionista: l armonia viene creata tagliando e componendo le melodie e le liriche che Magnum di volta in volta propone. Per dirla con Will Robinson Sheff (Okkervil River), grazie a Aeroplane Jeff Mangum ha generato un livello di devozione simile a quello ispirato da figure letterarie come William Blake e Walt Whitman. Blake per la mitologia personale e surreale, basata su tematiche mistiche come la reincarnazione o su esseri di altri pianeti, mostri o emarginati; Whitman perché le liriche del disco sono un flusso ininterrotto di compassione per l umanità e odio per la violenza. Alla fine, il disco vede la luce nel febbraio del 1998. Per la copertina, Jeff porta al designer Chris Bilheimer una vecchia cartolina europea con dei bagnanti, che viene alterata e sovrapposta creando la famosa immagine dal gusto magico, circense che consegna il disco alla storia. Da giovane eri il Re dei Fiori di Carota / e come costruivi una torre facendo acrobazie tra gli alberi / in sacri serpenti a sonagli che cadevano tutt intorno ai tuoi piedi (The King Of Carrot Flowes pt. 1). Da questo momento in poi, Aeroplane segue il suo lento corso degli eventi, ricreando un mondo bizzarro, cauterizzando cicatrici della storia personale di Mangum e della storia collettiva dell uomo. Ricerca in realtà alternative le vie di fuga dalla propria sofferente vita, plasma la materia sottostante al fine di equilibrare i due piatti della bilancia del reale. E tutto parte - manco a dirlo - dal corpo: Ora mi ricordo di te/come spingevo le mie dita/nella tua bocca per far muovere i tuoi muscoli/che rendevano la tua voce così fluida e dolce (In The Aeroplane Over The Sea). Ecce homo: l ostentazione dissacrante del sé come corpo, messo in scena dall artista saltimbanco, irriverente ed eversivo; ecco l immagine che ha bisogno di essere scuoiata per disvelare in modo cinico l io. Non a caso ripresa sia in Oh Comely che in Two-Headed Boy pt. 2. Per certi versi Aeroplane è un miracolo. È un disco suonato con chitarra acustica, percussioni, un basso distorto, un banjo accarezzato da un arco, un theremin, zampogne, trombe e tromboni, persino una sega da falegname ed è l attestato di nascita del concept album indie. Fra folk e punk, fra psichedelia e cantautorato; fra riferimenti a Bob Dylan ed ai Pavement. Chi insegna ai critici del tempo a destreggiarsi in una simile esplosione? Come riesce un disco che parla di cani morti che si dissolvono e scompaiono, di sperma che macchia la cima delle montagne, di ponti che esplodono e si contorcono, di fantasmi nascosti con occhi di rosa che osservano la terra orbitando su una cometa, di feti in bottiglia che picchiettano le dita su dei barattoli, con i cuori pieni di aghi che cantano, di coppie sole in stanze pomeri- 23

diane con le dite uno nella bocca dell altra, attraverso gli incavi della spina dorsale a tracciare un solco inesorabile nella linea musicale del tempo? Sembra quasi che Mangum ci stia prendendo in giro o stia semplicemente spingendo l ascoltatore a trascendere l orrore (Anna Frank si reincarna attraverso l arte del suo Diario e causa nell ascoltatore la fantasia in cui egli stesso proteggerà Anna dopo essere rinato come suo gemello siamese) per arrivare, attraverso la bellezza (Beauty era persino il titolo di una prima musicassetta di Mangum), alla purificazione totale. Rimane da interrogarsi sul perché del successo immediato (quello postumo è materia portante di questo articolo). Dopo Aeroplane, i NMH e la Elephant 6 sono sulla bocca di tutti. I concerti, dacché si svolgevano nei piccoli club, cominciano a raccogliere folle sempre più ingenti. La formazione è estremamente allargata; in Norvegia arrivano a calcare il palco più di quindici persone. Riviste specializzate come Pitchfork definiscono Aeroplane come la fusione perfetta del lo-fi con Sgt. Pepper; Rolling Stone ci va più cauto dicendo che Aeroplane è materiale di distrazione, poco attento alla forma, al limite del passabile la voce di Mangum. In ogni caso, a stretto giro, come spesso accade, la notorietà improvvisa scuote l equilibrio precario di Jeff Mangum: qualcosa cambia nel suo modo di vedere il mondo. E alla fine cede. O n e d ay w e w i l l d i e a n d o u r a s h e s w i l l f ly E quando ci incontrerermo su una nuvola riderò fortissimo riderò con tutti quelli che vedo:non posso credere a quanto sia strano non essere proprio niente Parte integrante del successo dei NMH è la mitologia creata all altezza del breakdown di Mangum. Dopo il concerto di Londra nel 98, ognuno prende la sua strada: Jeff - come dice l ex moglie - controllava ossessivamente la posta elettronica e seguiva ogni chat room, e quando la gente diceva qualcosa di lui, si arrabbiava veramente. Era una cosa personale, Dicono questo di me, e non è vero!. E il tracollo, il cui segno palpabile viene percepito quando nel 1999 i concittadini R.E.M. offrono ai Neutral Milk Hotel di aprire l intera tournée, ma ricevono il cortese rifiuto di Mangum. Cominciano a circolare strane voci sul conto di Jeff Nigh Mangum: pare che inizi a credere alle strampalate teorie di Art Bell su un probabile cataclisma a inizio millennio, tiene da parte sacchi e sacchi di riso come provviste, fa lo 24

stesso percorso tutti i giorni in pantofole: da casa sua al negozio di ciambelle Dunkin. And back. Ho passato un periodo, dopo Aeroplane, - rivela Mangum nella famosa intervista a Pitchfork - in cui tutti i presupposti che davo per scontati sulla realtà iniziarono a sgretolarsi. Prima di tutto questo: penso di aver avuto un innocenza intuitiva che mi guidava e che è stata una cosa molto positiva per un certo tempo. Ma poi ho capito di aver lasciato fino ad allora il mio lato razionale da parte per la maggior parte della mia vita. Ad un certo punto, la mia mente razionale ha iniziato ad infiltrarsi, e non riuscivo più a farla tacere. Nel 2000 si separa dalla moglie e vola in Bulgaria a un festival di suoni etnici che si tiene una volta ogni dieci anni. Porta con sé un registratore e, anche se non capisce una parola di bulgaro, trova interessanti connessioni con la musica tradizionale di quel popolo. Tornato ad Athens, è difficile per lui trovare una sistemazione. E le sue tracce si fanno sempre meno fitte. C è chi dice di averlo avvistato a New York, chi in Arizona, chi in New Scotland. Di sicuro pensa di fare lo scultore, forse del bronzo, stando a quanto dice la sua ex moglie. Dopodiché nel 2001 fa il turno dalle tre alle sei del mattino in uno spettacolo trasmesso dalla radio WFMU a Jersey, con lo pseudonimo di Jefferson. La domanda che ossessionava i fan, i critici, gli appassionati è sempre la stessa: che fine ha fatto Jeff Mangum? 25

Tutti aspettano un seguito di Aeroplane che non arriva mai. Malgrado questo, il disco continua a vendere (rimane fra i cinquanta dischi più venduti della Touch & Go) e Magnum, col tempo, esce pian piano allo scoperto: qualche performance occasionale a partire dal 2008, fra cui la già citata apparizione a New York nel 2011, una bella sorpresa al Primavera Sound 2012 e un altra al Coachella dello stesso anno; una ricomparsa nella line up degli Olivia Tremor Control e un conseguente tour; infine una miriade di rumors, a partire dal 2012 su una probabile reunion della formazione dei NMH dei tempi di Aeroplane. Poi, il 30 Aprile 2013 - come detto - giunge la conferma ufficiale della reunion. Tutto lascia presagire un ritorno coi fiocchi, magari sublimato da qualche assaggio dell enorme quantità di materiale che Mangum ha tenuto nascosto negli anni di hiatus. I proventi saranno parzialmente devoluti all associazione Children Of The Blue Sky, giusto per ricordarci che Mangum è uno che non ha mai smesso di credere nel potere della musica. Nel 2012 per cause ancora da chiarire muore Bill Doss, che, pur non avendo partecipato alle registrazioni di Aeroplane, è sempre stato un punto di riferimento fondamentale per Mangum. Ha anche fondato, in parallelo agli Olivia Tremor Control, i Sunshine Fix, un rock sperimentale in linea con gli anni Zero. Una storia simile a quella di Will Hart, che dal 2000 porta in giro il collettivo Circulatory System (formazione che ha fatto la sua comparsa anche in Europa, al Primavera Sound del 2010). La Carter, che di certo non è stata con le mani in mano dopo la separazione con Mangum, ha incrementato l attività dei suoi Elf Power, che - tra le altre cose - suoneranno con i Neutral in alcune date della reunion annunciata: che si tratti di un ritorno di fiamma? Schneider, l unica figura che ha musicalmente ispirato Mangum (oltre ad aver curato parte degli arrangiamenti dei fiati di Aeroplane), tiene vivacemente in vita gli Apples In Stereo e ha recentemente dato vita agli Ulysses, una band con strane influenze shoegaze. Barnes, infine, è il leader indiscusso del progetto più interessante del post-nmh: A Hawk And A Hacksaw. L e g a c y E coricati fra lenzuola pulite e sicure: ma non odiarla quando si alza per andarsene Una riflessione finale, alla quale avevamo accennato anche all inizio di questo articolo. I Neutral Milk Hotel hanno generato una 26