Prospettive del sistema elettrico: il Mondo, L Europa, l Italia Piero Gnudi, Presidente Enel Pisa, 17 dicembre 2005 Buongiorno a tutti. Vorrei innanzitutto ringraziare il Prof. Varaldo che mi ha gentilmente invitato a parlare in occasione dell apertura dei corsi per l anno accademico 2005 2006. La questione energetica sarà determinante nei prossimi anni perchè condizionerà la crescita dell economia mondiale, e potrà anche determinare gravi tensioni politiche. Lasciatemi iniziare da un curiosità. Quello che vedete sullo schermo (slide n. 2) è un sito, una sorta di forum, promosso da una della più grandi compagnie petrolifere mondiali, La Chevron. Questa azienda, come altre dello stesso settore, sta investendo molto denaro per farci sapere che : è finita l era del petrolio facile occorre promuovere il risparmio energetico e alimentare il dibattito sulle fonti alternative al petrolio Per sensibilizzare i consumatori la Chevron ha anche predisposto un contatore, lo vedete in alto a sinistra, che ci dice quanto petrolio e gas (in barili) viene consumato mentre navighiamo sul sito. Il paradosso di un azienda che chiede ai suoi clienti di limitare il consumo del proprio prodotto e quindi potenzialmente di comprimere il proprio fatturato e i propri utili, è solo apparente. In gioco evidentemente c è molto di più del fatturato di un azienda. In gioco c è lo sviluppo e il benessere di tutti noi.
La domanda di energia primaria nel mondo sta crescendo inesorabilmente. In questo grafico (slide n. 3) è stata ipotizzata una crescita media annua dell 1,6%. L incremento totale, al 2030, sarà del 52% rispetto al 2003, raggiungendo 16,3 miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio. Nel 2030 i combustibili fossili (carbone, olio e gas) continueranno ad assorbire oltre l 80% dell incremento della domanda di energia primaria. Tra 25 anni, complessivamente, le rinnovabili aumenteranno la loro quota fino ad arrivare a coprire circa il 16% della domanda di energia primaria. Per affrontare la crescita del fabbisogno energetico si stima che debbano essere investiti circa 17.000 miliardi di dollari nei prossimi 25 anni. Per rendere l idea si tratta di una cifra 11 volte più grande del PIL italiano nel 2004 Questo boom di fabbisogno è sostenuto soprattutto dallo sviluppo dei pesi emergenti: Cina, l India, America Latina (Brasile in particolare). In base alle previsioni della Agenzia Internazionale per l Energia (IEA) il consumo di elettricità conoscerà quasi un raddoppio nel prossimo ventennio (slide n. 4) dai circa 14.300 miliardi di kwh nel 2002 a oltre 26.000 miliardi di kwh nel 2025 con un tasso di crescita del 2,6% annuo. Quasi il 60% della crescita della domanda verrà dai paesi ad economia emergente come Asia e Medio Oriente, per i quali, le previsioni al 2025 indicano una crescita media annua del 4% a partire dal 2002. Nei paesi ad economia a mercato maturo le previsioni di crescita si attestano intorno all 1,5% annuo e del 3,1% nei paesi ad economia di transizione, quali ex Unione Sovietica ed Europa Orientale. Nel complesso Cina e Stati Uniti incideranno maggiormente in termini assoluti, contribuendo complessivamente a circa il 20% del totale.
Il petrolio (slide n. 5) rimarrà il combustibile più usato, facendo registrare solo una leggera flessione rispetto al mix attuale: dal 35% del 2003 al 34% nel 2030. Nel 2004 il prezzo del petrolio si è attestato intorno ai 36 $/barile, ma come sapete - nel 2005 è entrato in una fase rialzista che lo ha portato a superare i 60 dollari al barile, mettendo in subbuglio la politica, l economia e la finanza. Le previsioni divergono molto ma le fonti più autorevoli (citiamo ancora la IEA) concordano che il prezzo del petrolio (a moneta costante 2004): nel 2010 si attesterà sul valore di 35 dollari a barile; aumenterà fino ad arrivare a valori prossimi a 37$/barile nel 2020; e nel 2030 toccherà 39 $/barile. In termini nominali il prezzo del petrolio, nel 2030, si stima che arriverà a circa 65 $/barile (con un inflazione del 2% all anno). Il prezzo del gas naturale continuerà a salire, in modo particolarmente sensibile dal 2010, riflettendo l andamento del prezzo del petrolio. Dai 24,7 dollari al barile equivalente petrolio del 2004 si arriverà ai 32,9 del 2030. Il carbone si conferma come combustibile più economico, anche se dal 2004 il prezzo è aumentato a causa di una domanda molto forte da Cina e India: 55dollari/tonnellata nel 2004, rispetto a 36$/t nel 2000. Si assume che il prezzo del carbone diminuirà a 49 $/t nel 2010 per poi risalire leggermente fino a 51 $/t nel 2030 (sempre a moneta costante).
Vediamo il costo del MegaWattora in base ai combustibili usati (slide n. 6): 70-80 al MWh con il petrolio o il Gas utilizzato in centrali di vecchia concezione, i cosiddetti turbogas 55-60 al MWh nei moderni impianti a Ciclo Combinato a Gas (in Italia si stanno costruendo - tranne alcune eccezioni che poi vedremo solo questo tipo di impianti) 40 con il carbone, in impianti che la tecnologia ha reso molto più efficienti che in passato 25 con il nucleare (cui però l Italia ha deciso di rinunciare con un referendum nell 87) 20 con l idroelettrico. In Italia l olio e il gas pesano per il 68% della generazione contro un 25% della media europea. Le fonti primarie non sono illimitate. C è però una certa convergenza nel ritenere che il petrolio sia la più scarsa (slide n. 7). Le statistiche che qui abbiamo usato (con livelli di produzione costanti e pari a quelli attuali) ci indicano: riserve di petrolio per altri 40 anni riserve di Gas per 66 anni riserve di carbone per 164 anni. C è anche da considerare la stabilità dei paesi da cui la fonte energetica proviene che può determinare la continuità e la sicurezza dell approvvigionamento, nonché il prezzo della fonte stessa. Da questo punto di vista il carbone evidenzia alcuni vantaggi con una disponibilità diffusa in diversi paesi e aree del mondo e non concentrata in zone geo-politiche calde.
Il carbone è presente più del petrolio (fatta salva l anomalia italiana) nel mix dei combustibili utilizzati per produrre elettricità. In tutti i paesi (slide n. 8) c è una forte presenza di nucleare, in Francia arriva al 70%. Comunque la media europea sfiora quasi il 30%. L Italia non ha energia nucleare consuma meno carbone rispetto agli altri usa più gas ed olio combustibile (e per motivi ecologici di qualità molto costosa, il BTZ). Ciò si riflette sui costi dell elettricità, più alti rispetto ad altri Paesi dell Europa. Puntare sul carbone oggi si può, in quanto la tecnologia lo permette. Un moderno impianto a carbone ha emissioni pari ad un terzo di quelle di un vecchio impianto a olio. L opzione nucleare oggi è tornata di attualità. Il caro petrolio e il protocollo di Kyoto spingono in questa direzione. E delle ultime settimane la decisione del Premier britannico Tony Blair di rilanciare un programma di investimenti sul nucleare per fronteggiare il rincaro dei prezzi dei combustibili fossili e in particolare del gas. Nei prossimi 20 anni è previsto un forte aumento della produzione di elettricità da fonte nucleare per i Paesi ad economia emergente (la Cina ad esempio, prevede di costruire 30 centrali atomiche nei prossimi 20 anni). Attualmente sono 440 gli impianti nucleari in esercizio e 26 quelli in costruzione (di questi 18 si trovano in Asia).
Naturalmente ciò a cui tutti guardiamo è un sempre maggiore contributo delle fonti rinnovabili (che non inquinano) alla produzione di elettricità. Il grafico (slide n. 10) illustra i valori di riferimento stabiliti in base da una Direttiva della comunità europea del 2001 che assegna a ciascun paese membro un obiettivo indicativo di generazione elettrica da fonti rinnovabili entro il 2010. In particolare si può osservare che tale valore corrisponde al 25% per l Italia. Si ritiene che il 22% potrebbe essere una cifra realistica, nell ipotesi che nel 2010 il consumo interno lordo di elettricità ammonti a 340 Terawattora. Va detto che in Italia la fonte rinnovabile per eccellenza è l idroelettrico, che pesa per l 84% sul totale della potenza installata rinnovabile. Un richiamo al Protocollo di Kyoto (slide n. 11): come ricorderete è nato nel 1997 ed è entrato in vigore nel febbraio di quest anno.il Protocollo di Kyoto impegna i Paesi industrializzati e con economia in transizione a ridurre le emissioni di gas serra nel periodo 2008 2012 del 5% rispetto ai livelli del 1990. Nel 1998, l Unione Europea ha ripartito il suo obiettivo di riduzione, pari all 8%, fra i diversi Stati membri attraverso l accordo di Burden Sharing che ha previsto per l Italia un obiettivo di riduzione pari al 6,5% rispetto ai livelli di emissione del 1990. La settimana scorsa si è conclusa a Montreal l undicesima Conferenza dei Paesi che fanno parte della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (COP 11). La stessa Conferenza ha anche sottolineato le modalità per il raggiungimento dell obiettivo al 2012. L assemblea plenaria ha inoltre indicato una strategia per il post Kyoto dando mandato ad un gruppo di lavoro per definire obiettivi futuri di riduzione delle emissioni di CO2 per i Paesi industrializzati dopo il 2012.
Per raggiungere gli obiettivi assunti nel Protocollo di Kyoto, l Italia rischia di sostenere costi di gran lunga superiori rispetto agli altri Paesi Europei (slide n. 12). Infatti l elevata efficienza energetica italiana rende particolarmente onerosa la riduzione delle emissioni. E necessario lavorare per definire un approccio più realistico verso Kyoto, innanzitutto prevedendo una maggiore flessibilità di applicazione considerando anche l efficienza economica dei relativi paesi coinvolti e ripartendo l onere su tutti i settori responsabili di emissioni. Importante è comunque prevedere un coinvolgimento di tutti i paesi definendo obiettivi differenziati in funzione dei contesti sociali ed economici. Veniamo ora all Italia (slide n. 13). In base ai dati Eurostat[1], attualmente il prezzo del Kilowattora per le imprese italiane evidenzia una differenza del 16-18% rispetto alla media dei Paesi dell Europa continentale, differenza determinata da maggiori costi di produzione. Secondo una recente simulazione del centro Ricerche Industriali ed Energetiche[2], lo squilibrio del mix di combustibili italiano rispetto alla media europea ha prodotto maggiori costi per il sistema Paese pari a 72 miliardi di euro negli ultimi otto anni. Nel solo 2004 il maggior costo è stimato in 8,5 miliardi di euro, pari allo 0,6% del Prodotto interno lordo. Nel prossimo decennio, il RIE stima un maggior costo pari a circa 62 miliardi di euro. In base allo stesso scenario, ogni famiglia italiana dovrà fare i conti con una maggiore spesa per la bolletta rispetto alla media europea che sarà compresa tra 284 e 547 euro. [1] Europen electricity price Observatory [2] Costi e tariffe dell elettricità in Italia: struttura e previsioni
Ci si chiede spesso se il processo di liberalizzazione abbia reso più efficiente il nostro sistema (slide n. 14). Al riguardo è da tener presente che tra il 1996 e l ultimo trimestre di quest anno, il costo del petrolio Brent è aumentato di circa il 500%. Peraltro, a differenza di quanto si dice spesso - l evoluzione dei prezzi dell energia elettrica in Italia non è stata proporzionale all aumento dei combustibili, grazie ad un contestuale calo del 24% in termini nominale (del 36% in termini reali) della tariffa base, che include i costi di trasporto e distribuzione. Ciò ha consentito che tra il 1996 e il 2004 le tariffe elettriche aumentassero complessivamente del 3% in termini nominali (con un calo del 15% in termini reali). - Enel non è più monopolista. La sua quota di produzione in Italia è passata dall 80% del 99 a poco più del 30% di quest anno. - Nel Nord la galassia EdF ha una quota di produzione superiore a quella di Enel. In Italia, nel periodo 2003-2010 è entrata ed entrerà in funzione nuova capacità di generazione elettrica per 14 mila megawatt Sono tutti impianti alimentati a Gas. In Italia le vie di accesso per approvvigionarsi di gas sono pochissime (solo cinque): due tubi da sud provenienti dall Algeria e dalla Libia due da nord provenienti dalla Russia e dai Paesi Bassi un solo impianto di rigassificazione a Panigaglia in Liguria, per soli 3,5 miliardi di metri cubi annui. A questo proposito bisogna dire che in Italia i rigassificatori non si riescono a costruire (slide n. 15). In Spagna ci sono 4 rigassificatori per 30 miliardi di mc/a, in Francia 2 per 16 miliardi di mc/a.
Enel ha inutilmente tentato di realizzarne uno a Montalto di Castro poi a Monfalcone, quindi a Taranto e da ultimo a Brindisi, dovendo ogni volta rinunciare. Enel nel 1992 sottoscrisse un contratto take or pay con la Nigeria per la fornitura di 3,9 miliardi di mc/a, contando di poter costruire un rigassificatore a Montalto. Il contratto fu rinegoziato a condizioni onerose nel 1997. Quali sono le conseguenze di tutto ciò? Il Gas sta assumendo un importanza tale da configurare una seconda dipendenza, dopo quella da petrolio, tanto che nel febbraio di quest anno si è determinato un deficit di fornitura che ha portato all apertura delle riserve strategiche e all interruzione della fornitura ad alcuni clienti. L anomalia italiana non riguarda solo la dipendenza per oltre l 80% da fonti primarie di importazione ma anche la dipendenza - a causa degli elevati costi di produzione nazionali dall import di elettricità estera. L Italia importa oltre il 15% dell elettricità che consuma, contro il 2% del Regno Unito e lo 0,5% della Spagna, mentre Germania, Francia e Svizzera sono Paesi esportatori. Come si può uscire da questa situazione? L Enel, da parte sua ha impostato una precisa strategia: privilegiare lo sviluppo delle fonti rinnovabili e del carbone (slide n. 16): puntare sull incremento dell efficienza mantenere alta la guardia sulla riduzione dell impatto ambientale. Nei prossimi quattro anni, Enel investirà in Italia 12 miliardi di euro, con un gigantesco sforzo tecnologico. Entro il 2009, se gli iter autorizzativi non incontreranno ostacoli, Enel sarà in grado di alimentare il 47% delle centrali a carbone, il 20% con i cicli combinati e il 32% con fonti rinnovabili. Gli investimenti complessivi nella generazione ammontano nel periodo a circa 7 miliardi di euro: i progetti più importanti per liberarci dal petrolio riguardano: la conversione a carbone delle centrali di Civitavecchia e Porto Tolle la conversione in ciclo combinato a Gas di Santa Barbara e Termini Imerese.
La salvaguardia dell ecosistema impone nel futuro di andare sempre più verso la produzione di energia pulita, realizzando cioè impianti di generazione ad emissioni zero. In questo senso oltre che sul nucleare si deve investire sulle energie alternative. Va detto che oggi in Italia la produzione dell energia da fonte rinnovabile, che non sia quella idroelettrica, è molto più costosa della generazione da altre fonti (slide n. 17), al punto che la produzione da rinnovabili è possibile solo grazie a sussidi, che vengono finanziati aumentando il costo della bolletta elettrica. In Italia la voce oneri di sistema insieme le imposte è la più alta d Europa, e pesa per il 22,3% sul costo del Kilowattora. Circa la metà metà di questi oneri serve a sussidiare fonti rinnovabili (o pseudorinnovabili) e a pagare il servizio di interrompibilità. L Enel crede nell energia rinnovabile ed è uno dei maggiori produttori al mondo, potendo vantare una leadership assoluta nella geotermia. Sulle sole fonti rinnovabili contiamo di investire 1,7 miliardi di euro nei prossimi 5 anni. Le strade che vengono battute per esplorare la produzione di energia rinnovabile sono moltissime e non passa mese senza rivelazioni su scoperte ed evoluzioni tecniche nel modo di produrre energia e generare elettricità. Enel è attualmente impegnata in alcuni esperimenti di alto valore scientifico e tecnico (slide n. 18). Parlo in particolare: del Progetto Archimede che vede l integrazione della nostra centrale di Priolo, vicino Siracusa, con un impianto solare avanzato ad alta temperatura che dovrebbe consentire di sfruttare l energia solare; dell Hydrogen Park che stiamo sviluppando a Marghera, dove si prevede di produrre energia elettrica da idrogeno a partire dall autunno del 2007; della fusione nucleare. Enel sostiene un progetto innovativo (basato su uno schema di fusione protone-boro), ideato presso l Università della California e a cui partecipiamo con il supporto dei fisici dell Università di Pisa. Siamo inoltre impegnati a fondo negli studi sul sequestro della CO2, che è una delle strade per risolvere il problema di Kyoto.
Per chiudere vorrei tornare a titolo di pura curiosità al sito Internet con cui ci siamo collegati all inizio di questo intervento (slide n. 19). Ho parlato per circa 20 minuti spero di non avervi annoiato e nel frattempo nel mondo sono stati consumati oltre 5 milioni di barili di petrolio e gas. L era dell energia abbondante e a basso costo penso sia definitivamente tramontata. Abbiamo giganteschi problemi e grandi sfide davanti a noi, e da come sapremo affrontare questa situazione dipende in buona parte lo sviluppo dell economia mondiale e in sostanza il benessere di tutti noi. Il sistema educativo e in particolare le Università avranno un ruolo importante per formare i tecnici e i ricercatori che dovranno contribuire a trovare la soluzione di questi problemi. Grazie dell attenzione.