PIANO DI CONTROLLO SANITARIO DELLA FAUNA SELVATICA

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PIANO DI CONTROLLO SANITARIO DELLA FAUNA SELVATICA Risultati dei controlli 2003-2009 2009 e obiettivi del piano regionale CINGHIALE Peste suina classica I controlli favorevoli (circa 500 controlli/anno) eseguiti sui cinghiali hanno consentito di escludere la circolazione della pericolosa infezione tra la popolazione di suidi selvatici del territorio regionale garantendo, ad integrazione dei controlli eseguiti sui suini allevati, il mantenimento dello stato sanitario di regione indenne dall'infezione. La peste suina classica, malattia dei suini determinata da un flavivirus, può assumere un carattere epizootico con mortalità e morbilità rilevanti e tali da compromettere seriamente la redditività della suinicoltura. E' inserita nell'elenco delle malattie oggetto di notifica immediata e obbligatoria verso le quali devono essere adottate misure urgenti per contenerne la diffusione. La Dir. 2001/89, recepita con D.lgs 55 del 20/2/04, e l'om 12/4/08 prevedono l'obbligatorietà di adottare un programma di controllo finalizzato alla individuazione precoce dell'infezione tra le popolazioni domestiche e selvatiche del territorio e individuano le misure intese a permettere un contenimento immediato ed efficace della malattia dal momento della sua insorgenza. Risulta indispensabile disporre di un piano di sorveglianza per la peste suina classica nelle popolazioni di cinghiali che consenta di rilevare rapidamente la eventuale circolazione dell'infezione nelle diverse aree del territorio regionale e permettere di adottare, se necessario, le misure urgenti previste per il contenimento dell'infezione.

Brucellosi Le indagini condotte hanno permesso di evidenziare la circolazione dell'infezione nelle popolazioni di suidi selvatici. L'8,6% dei 13.600 animali sottoposti a controllo negli anni presi a riferimento, sono risultati positivi ai test sierologici. Gli accertamenti batteriologici hanno permesso di attribuire le sieropositività alla presenza nel territorio di brucella suis bv. 2, batterio raramente patogeno per l'uomo e considerato a basso rischio di trasmissione per gli allevamenti suinicoli in relazione alle loro caratteristiche strutturali e gestionali. E' stata inoltre rilevata la presenza di Brucella melitensis bv. 3 nel Parco della Mandria (area limitata e confinata rispetto al restante territorio regionale ) nel 2003, 2004 e 2007. Il rilievo non è stato confermato negli anni seguenti a dimostrazione del carattere generalmente autolimitante dell'infezione nel cinghiale. La brucellosi dei suidi è determinata da un batterio (Brucella suis) di cui esistono 5 biovarianti. La B.suis bv. 2 è raramente fonte di zoonosi, mentre le bv. 1 e 3 possono determinare sintomi clinici nell'uomo. Nei suini determina aborto ed infertilità. Il controllo della presenza della brucellosi nei suidi selvatici risulta importante per evidenziare la presenza e diffusione delle diverse biovarianti nel territorio e per orientare meglio le azioni di prevenzione nei confronti delle categorie a rischio (cacciatori e macellatori). Il monitoraggio consente inoltre, in particolare nelle aree di elevata densità di allevamenti suini, di verificare il rischio di infezione per gli animali allevati all'aperto (tipologia finora molto limitata in Piemonte) che possono venire in contatto con i cinghiali. Tubercolosi L'indagine per la ricerca di infezioni da micobatteri nei cinghiali è stata condotta con il controllo di circa 800 campioni eseguiti negli anni presi a riferimento e con il rilievo di 130 isolati sottoposti a indagini con tecniche di biologia molecolare per la caratterizzazione dei ceppi batterici. Gli approfondimenti diagnostici hanno evidenziato positività per M. bovis negli anni 2003 (1 capo nel CA CN5) e 2004 (1 capo nel ATC BI1). Sporadiche positivtà erano state rilevate anche negli anni precedenti a quelli considerati (n.2 nel 2002, n.1 nel 2001, n.1 nel 2000) mentre non si sono rilevati isolamenti da M. bovis negli anni più recenti. Le indagini hanno permesso di rilevare omologie tra i ceppi di M. bovis isolati nel cinghiale con quelli isolati nei bovini nelle aree del ATC CN5 e CA CN6. Gli esami di laboratorio hanno inoltre permesso di individuare positività attribuite a M. avium, a ceppi appartenenti a Tb complex, come

M. microti, micobatterio dei piccoli roditori, probabilmente connesso al cinghiale per la sua attitudine al grufolamento. La tubercolosi (M. bovis) è un'infezione da micobatteri che può colpire differenti specie di mammiferi, ed è considerata tra le zoonosi oggetto di controllo obbligatorio nel territorio comunitario. (Dir. 2003/99/CE) I cinghiali sono considerati come animali indicatori della presenza dell'infezione tubercolare nel bovino (M. bovis) in relazione alla abitudine al grufolamento in aree di pascolo in possibile condivisione con i bovini. Considerata la distribuzione dei cinghiali in tutto il territorio regionale, l'elevata possibilità di contatto indiretto con i bovini ed il numero di animali cacciati, è utile eseguire un monitoraggio, in particolare nelle aree di pascolo bovino, quale ulteriore strumento di verifica dell'andamento del piano di eradicazione dell'infezione dagli allevamenti bovini previsto dal DM 592/95 e dei programmi regionali specifici di controllo dell'infezione. Trichinellosi Il monitoraggio della trichinellosi nei cinghiali cacciati è stato eseguito regolarmente (n. 1300 campioni/anno) in relazione alla necessità di disporre di un costante monitoraggio sulla presenza del parassita nel territorio a tutela della salute pubblica ed in particolare in considerazione del rischio di infestazione per i cacciatori, principali consumatori della carne degli animali cacciati. Gli accertamenti eseguiti hanno escluso la presenza del parassita nel territorio regionale ad eccezione dell'area del CA CN6 in cui nel 2009 sono stati cacciati 2 capi in cui è stata evidenziata l'infestazione da Trichinella britovi. La trichinellosi è una parassitosi dei suidi e dei carnivori (T. spiralis e T. britovi) individuata tra le zoonosi che devono essere oggetto di sorveglianza obbligatoria nell'ue (Dir 2003/99/CE). I cinghiali selvatici sono da ritenersi a rischio di infestazione da trichinella e pertanto indicatori della presenza del parassita. Il controllo risulta indispensabile per accertare l'eventuale presenza del parassita nel territorio e poter accreditare come esenti dalla parassitosi gli allevamenti suini che dispongono dei requisiti strutturali e gestionali indispensabili ad evitare il contatto tra animali allevati e selvatici. I campioni previsti nel piano regionale devono essere inviati al laboratorio evidenziando la voce della scheda di accompagnamento campioni campioni programmati Ad integrazione della programmazione dei campioni prevista dal presente piano per accertare una prevalenza del 3% dell infestazione nel territorio regionale, è necessario che, a tutela della salute dei consumatori, vengano localmente concordati con gli Enti competenti sulla caccia programmi di

controllo dei cinghiali cacciati (campioni di muscolo) e destinati al consumo domestico privato (l'intesa Sato-Regioni del 10/5/07 prevede, in attuazione del Reg. 2075/05, la presenza di un piano di controllo sui cinghiali abbattuti a caccia e destinati al consumo domestico privato). Questi campioni, programmati localmente, devono essere inviati al laboratorio evidenziando la voce della scheda di accompagnamento campioni approfondimenti diagnostici per consentire la rendicontazione annuale richiesta dal Ministero della Salute. Malattia vescicolare I controlli favorevoli eseguiti annualmente (circa 200 controlli/anno) sui cinghiali hanno consentito, ad integrazione dei controlli eseguiti sui suini domestici, di escludere la circolazione della malattia fornendo una ulteriore garanzia per l'accreditamento territoriale di regione indenne da malattia vescicolare del suino. La malattia vescicolare è un'infezione determinata da enterovirus inserita nell'elenco delle malattie oggetto di notifica immediata e obbligatoria, verso le quali devono essere adottate misure urgenti per contenerne la diffusione. La malattia è caratterizzata da elevata morbilità e scarsa mortalità ed è oggetto di misure di controllo in relazione alla indistinguibilità della forma clinica dai sintomi determinati dall'afta epizootica. La sorveglianza della fauna selvatica viene effettuata ad integrazione delle misure di controllo negli allevamenti disposte dall'om12/4/2008, in applicazione della Dec.2005/779/CE, che consentono di dichiarare il territorio regionale indenne dall'infezione. Malattia di Aujeszky I controlli hanno permesso di accertare le presenza della circolazione virale tra le popolazioni di suidi selvatici rilevando nel periodo considerato il 33% di campioni sierologici positivi. L'elevato livello di diffusione dell'infezione nel territorio regionale è peraltro dimostrata anche da una alta prevalenza di allevamenti di suini domestici positivi (33% degli allevamenti di riproduttori controllati). La malattia di Aujeszky è un'infezione endemica nel territorio regionale, determinata da un herpesvirus, che causa rilevanti perdite produttive negli allevamenti per sintomi respiratori, nervosi e cali riproduttivi ed è pertanto oggetto di un programma nazionale di eradicazione (DM 1/4/97). Ad

integrazione del programma nazionale la Regione Piemonte ha adottato un piano regionale (DGR 34-5440 del 2007) finalizzato ad incentivare la lotta all'infezione negli allevamenti da riproduzione. Le indicazioni OIE, recepite nel programma regionale, individuano la necessità di accertare l'assenza di circolazione virale nel territorio di 5km di raggio circostante agli allevamenti indenni, a ulteriore garanzia di indennità. Considerata l'impegnativa attività condotta negli allevamenti per il raggiungimento della qualifica sanitaria e le garanzie richieste dal codice internazionale appare necessario disporre di un monitoraggio sulle popolazioni selvatiche che permetta di verificare la circolazione dell'infezione nei cinghiali, in particolar modo nelle aree a maggiore densità suinicola e del conseguente rischio per gli allevamenti accreditati. Toxoplasmosi La toxoplasmosi è una infezione determinata da un protozoo (Toxoplasma gondii) che può essere trasmesso all'uomo a seguito della manipolazione della carcassa o al consumo di carni di animali infetti. Causa febbre e linfoadenopatia e, nelle donne gravide, aborto o danni fetali. Il monitoraggio dell'infezione consente di individuare la presenza dell'infezione nei cinghiali e di elevare il livello di prevenzione nelle aree e nelle categorie a maggior rischio. Enterobatteri patogeni alimentari Il controllo degli enterobatteri patogeni (Salmonella spp., Yersinia enterocolitica, E.coli O157, Campylobacter coli e jejuni) consente di valutare il ruolo dei selvatici quali portatori dell'infezione, il rischio zoonotico per la catena alimentare e la possibile connessione epidemiologica con le infezioni degli animali allevati a contatto diretto o indiretto con la fauna selvatica. RUMINANTI SELVATICI Tubercolosi La tubercolosi è un'infezione da micobatteri che può colpire differenti specie di mammiferi ed anche essere trasmessa all'uomo (M. bovis). I ruminanti selvatici possono condividere stessi fattori di rischio con i bovini, a seguito del contatto diretto o indiretto in aree di pascolo. Considerata

l'elevata possibilità di contatto con i bovini, è utile eseguire un monitoraggio, in particolare nelle aree di pascolo bovino, quale ulteriore strumento di verifica dell'andamento del piano di eradicazione dell'infezione dagli allevamenti bovini previsto dal DM 592/95 e dei programmi regionali specifici di controllo dell'infezione. Brucellosi Il monitoraggio della brucellosi nei ruminanti selvatici (circa 600 campioni/anno) ha permesso di evidenziare una limitata presenza dell'infezione nel territorio regionale. Un numero <1% degli animali controllati nel periodo considerato è risultato positivo ai test sierologici. Le positività hanno avuto conferma con l'isolamento di Brucella melitensis bv. 3 in 1 stambecco e 1 camoscio provenienti dal territorio del Parco del Gran Paradiso (nel 2004 e 2006), mentre positività sierologiche di rilevo sono state evidenziate fino al 2005, in particolar modo nel Parco della Mandria. La sporadicità dei recenti riscontri sierologici positivi, l'assenza di isolamenti del patogeno nei selvatici e l'assenza di infezioni dal 2003 negli animali domestici controllati dopo l'alpeggio (momento di maggiore rischio per il contatto domestici/selvatici), evidenziano come la possibile circolazione dell'infezione nei selvatici sia un fenomeno sentinella rispetto alla situazione dei domestici, che deve essere monitorato ma comunque non in grado di influire sulla sanità degli allevamenti. La brucellosi nei ruminanti selvatici è sostenuta da Brucella abortus e Brucella melitensis che possono determinare una malattia sistemica anche nell'uomo. La Regione Piemonte ha ottenuto il riconoscimento comunitario di territorio indenne da brucellosi ovicaprina nel 2005 e brucelolosi bovina nel 2009 ed è attualmente in vigore un programma di sorveglianza per il controllo dell'infezione negli allevamenti. Considerata la diffusa pratica del pascolo ed in particolar modo dell'alpeggio, condizione che può determinare un contatto diretto o indiretto tra animali domestici e selvatici (circa 93.000 bovini 113.000 ovicaprini alpeggianti /anno), è indispensabile garantire il monitoraggio dei ruminanti selvatici, in particolar modo nelle zone di alpeggio, per garantire il mantenimento dell'indennità territoriale acquisita. In particolare nelle zone di pascolo in promiscuità con animali domestici, risulta importante concentrare i controlli per consentire di integrare il livello di sorveglianza previsto negli allevamenti bovini e ovicaprini.

Bluetongue Gli accertamenti sierologici per bluetongue sui selvatici sono stati intensificati in Piemonte (circa 300 capi/anno) a seguito della situazione epidemica rilevata in Europa a partire dal 2006 con la comparsa e rapida diffusione del sierotipo 8, trasmesso da un vettore (Culicoides obsoletus) presente anche nel territorio regionale. L'attività di controllo non ha rilevato animali positivi fino al 2009, anno in cui l'avanzata del fronte epidemico proveniente dalla Francia ha raggiunto i confini del Piemonte. I 3 cervi positivi del Parco della Mandria, zona caratterizzata da una elevata concentrazione di ruminanti selvatici e ambiente boschivo, preferito dal vettore, hanno confermato la presenza di una limitata circolazione virale nel territorio regionale, già verificata nello stesso anno in alcuni allevamenti situati in ambiente boschivo, anche in prossimità del parco stesso. Dal 2009 l'attività di controllo dei selvatici è ulteriormente incrementata (600 capi/anno) per un migliore monitoraggio dell'infezione, a maggiore tutela e garanzia degli allevamenti delle specie sensibili. La bluetongue è un'infezione determinata da un orbivirus trasmesso da insetti ematofagi, che può determinare importanti cali produttivi negli allevamenti colpiti e fa parte delle malattie diffusive soggette a notifica comunitaria immediata e obbligatoria. Nei territori infetti devono essere adottate misure di controllo che riducono il rischio di diffusione dell'infezione e comportano importanti restrizioni e limitazioni alle pratiche commerciali degli animali. Il controllo della bluetongue nei selvatici risulta necessario per verificare, quale integrazione del controllo delle aziende bovine sentinella, la eventuale presenza dell'infezione nel territorio e per stabilire il ruolo dei selvatici nella diffusione del virus consentendo di tracciare le mappe di rischio di infezione. Il monitoraggio risulta inoltre utile per verificare l'efficacia della vaccinazione eseguita negli anni 2009 e 2010 su bovini e ovini a seguito dei focolai di infezione e finalizzata a limitare la circolazione del virus. Malattia emorragica del cervo - EHDV La malattia emorragica del cervo fa parte delle malattie che, ai sensi della Dir 92/119/CE, per il loro carattere di diffusibilità, devono essere oggetto di notifica internazionale obbligatoria e di misure comunitarie di lotta da applicare nell'eventualità di insorgenza di focolaio. Risulta necessario disporre di un programma di sorveglianza dell'infezione nelle popolazioni cervi selvatici a tutela delle pratiche di cattura e ripopolamento e delle popolazioni di cervi presenti nel territorio.

Enterobatteri patogeni alimentari Il controllo degli enterobatteri patogeni (Salmonella spp., Yersinia enterocolitica, E.coli O157, Campylobacter coli e jejuni) consente di valutare il ruolo dei selvatici quali portatori dell'infezione, il rischio zoonotico per la catena alimentare e la possibile connessione epidemiologica con le infezioni degli animali allevati a contatto diretto o indiretto con la fauna selvatica. LAGOMORFI Brucellosi La presenza di brucellosi nelle lepri è stata rilevata in Piemonte a partire dal 2003, con rare positività sierologiche e colturali che sono rimaste sporadiche e limitate ad alcuni territori (NO, VCO, AL). Il controllo delle lepri (circa 250 capi/anno) è stato eseguito su animali cacciati e su animali di provenienza extraregionale destinati ad essere immessi nel territorio. La brucellosi nelle lepri è determinata da Brucella suis bv. 2, raramente patogena per l'uomo, ma in grado di determinare infezioni e forme cliniche nei suidi selvatici e domestici. Il monitoraggio dell'infezione è necessario per verificare la presenza del patogeno nel territorio attraverso il controllo di animali considerati reservoir (lepri e cinghiali), consentendo di identificare i ceppi di brucella circolanti e disporre di informazioni utili per interpretare le positività sierologiche su cinghiali e suini (la lepre è sensibile solo a B. suis bv. 2) e per la protezione degli allevamenti. La pratica di immissione di lepri a scopo di ripopolamento determina inoltre un costante elemento di rischio di introduzione di animali infetti che possono determinare un aumento del livello di infezione tra le popolazioni di selvatici e che pertanto deve essere oggetto di costante verifica. Tularemia Nel 2005 la Regione Piemonte ha avviato un piano speciale di monitoraggio della tularemia attraverso il controllo di lepri e conigli selvatici morti o cacciati e piccoli roditori rinvenuti morti in ambiente silveste. Il programma è stato avviato per verificare la presenza della malattia nel

territorio regionale in seguito ad alcune positività riscontrate in lepri di provenienza extraregionale (Ungheria) destinate ad essere immesse a scopo di ripopolamento in Piemonte, e di un precedente episodio di un guardiacaccia infettatosi manipolando un animale infetto e rinvenuto morto nel 2002. I riscontri per il rilievo del patogeno (circa 300 capi/anno) hanno fornito esito favorevole e non sono stati inficiati dalla pratica di ripopolamento con lepri di provenienza extraregionale ed a rischio di infezione grazie alle disposizioni di un divieto regionale entrato in vigore nel 2005. La tularemia è una malattia estremamente contagiosa determinata da un batterio (Francisella tularensis) che fra gli animali colpisce in forma clinica quasi esclusivamente i lagomorfi. Si può trasmettere dagli animali all'uomo determinando differenti forme cliniche. La Regione Piemonte con i controlli effettuati negli ultimi anni e le indagini condotte per soddisfare i requisiti richiesti da codice OIE ha potuto dimostrare l'assenza della malattia e dichiarare il proprio territorio indenne dall'infezione (DGR 3/11/2008 n.5-9934). Il mantenimento dello stato sanitario territoriale deve essere continuamente garantito attraverso una regolare sorveglianza sugli animali indicatori (lepri e altri roditori) insieme con precise garanzie sulla provenienza da aree indenni degli animali vivi introdotti sul territorio a scopo di ripopolamento. Sindrome della lepre bruna europea EBHS L'endemia dell'infezione è stata confermata dalle positività sierologiche rilevate negli anni, che hanno evidenziato la presenza dell'infezione in diverse aree regionali, finora mantenuta a livelli tali da non determinare mortalità rilevanti. La malattia delle lepre bruna europea è un'infezione virale endemica in tutto il territorio italiano ed in molti stati europei, altamente contagiosa, che può provocare una elevata mortalità nelle popolazioni di lepri. Il monitoraggio del livello di prevalenza nel territorio regionale è utile a verificare il livello della circolazione dell'infezione che può influire sulla dinamica di popolazione delle lepri. Borreliosi La borreliosi è una malattia trasmessa dalle zecche che può determinare forme cliniche negli animali allevati ed anche nell'uomo (malattia di Lyme) con sintomi cutanei, neurologici e cardiaci.

Il monitoraggio dei selvatici consente di verificare la presenza di animali con positività sierologiche e la presenza di artropodi vettori portatori del patogeno. Adeguate misure di prevenzione devono essere adottate e incrementate a tutela delle categorie più a rischio nei territori in cui si rileva l'infezione. Toxoplasmosi La toxoplasmosi è una infezione determinata da un protozoo (Toxoplasma gondii) che può essere trasmessa all'uomo a seguito della manipolazione della carcassa o al consumo di carni infette determinando febbre, linfoadenopatia e aborto o danni fetali. Il monitoraggio dell'infezione consente di individuare la presenza dell'infezione nelle lepri, specie in cui la malattia è tuttavia poco diffusa e di elevare il livello di prevenzione nelle aree e nelle categorie a maggior rischio. Mixomatosi La mixomatosi è una malattia virale determinata da un poxvirus che colpisce conigli domestici e selvatici e più raramente la lepre, ed è caratterizzata da elevata contagiosità e mortalità a seguito di forme nodulari o respiratorie. E' una malattia soggetta a notifica obbligatoria ai sensi del Regolamento di Polizia Veterinaria e indicata nell'elenco delle malattie oggetto di raccomandazioni specifiche per limitarne la diffusione (codice OIE). La sorveglianza dei conigli selvatici permette di verificare la presenza dell'infezione a tutela degli allevamenti di conigli e lepri e delle popolazioni di lepri selvatiche, spesso oggetto di operazioni di cattura e ripopolamento. Malattia emorragica del coniglio - RHDV La malattia emorragica del coniglio è causata da un virus che colpisce conigli domestici e selvatici e le lepri, determinando mortalità improvvisa ed elevata per emorragie agli organi interni. E' una malattia soggetta a notifica obbligatoria ai sensi del Regolamento di Polizia Veterinaria e indicata nell'elenco delle malattie oggetto di raccomandazioni specifiche per limitarne la diffusione (codice OIE). La sorveglianza dei leporidi selvatici permette di verificare la presenza dell'infezione a tutela degli allevamenti di conigli e lepri e delle popolazioni di lepri selvatiche spesso oggetto di operazioni di cattura e ripopolamento.

Enterobatteri patogeni alimentari Il controllo degli enterobatteri patogeni (Salmonella spp., Yersinia enterocolitica, E.coli O157, Campylobacter coli e jejuni) consente di valutare il ruolo dei selvatici quali portatori dell'infezione, il rischio zoonotico per la catena alimentare e la possibile connessione epidemiologica con le infezioni degli animali allevati a contatto diretto o indiretto con la fauna selvatica. RODITORI Tularemia Nel 2005 la Regione Piemonte ha avviato un piano speciale di monitoraggio della tularemia attraverso il controllo di lepri e conigli selvatici morti o cacciati, e piccoli roditori rinvenuti morti in ambiente silvestre. Il programma è stato avviato per verificare la presenza della malattia nel territorio regionale in seguito ad alcune positività riscontrate in lepri di provenienza extraregionale (Ungheria) destinate ad essere immesse a scopo di ripopolamento in Piemonte, e di un precedente episodio di un guardiacaccia infettatosi manipolando un animale infetto e rinvenuto morto nel 2002. I riscontri per il rilievo del patogeno hanno fornito esito favorevole. La tularemia è una malattia estremamente contagiosa che fra gli animali colpisce in forma clinica quasi esclusivamente i lagomorfi. Si può trasmettere dagli animali all'uomo determinando differenti forme cliniche. La Regione Piemonte con i controlli effettuati negli ultimi anni e le indagini condotte per soddisfare i requisiti richiesti da codice OIE ha potuto dimostrare l'assenza della malattia e dichiarare il proprio territorio indenne dall'infezione (DGR 3/11/2008 n.5-9934). Il mantenimento dello stato sanitario territoriale deve essere continuamente garantito attraverso una regolare sorveglianza sugli animali indicatori (lepri e altri roditori) insieme con precise garanzie sulla provenienza da aree indenni degli animali vivi introdotti sul territorio a scopo di ripopolamento. Borreliosi La borreliosi è una malattia trasmessa dalle zecche che può determinare forme cliniche negli animali allevati ed anche nell'uomo (malattia di Lyme) con sintomi cutanei, neurologici e cardiaci. Il monitoraggio dei selvatici consente di verificare la presenza di animali con positività sierologiche e

la presenza di artropodi vettori parassiti portatori del patogeno. Adeguate misure di prevenzione devono essere adottate e incrementate a tutela delle categorie più a rischio nei territori in cui si rileva l'infezione. Toxoplasmosi La toxoplasmosi è una infezione determinata da un protozoo (Toxoplasma gondii) che può essere trasmessa all'uomo a seguito della ingestione di oocisti presenti nelle feci dei gatti. I roditori possono rappresentare gli ospiti intermedi in cui il protozoo si incista nei muscoli. Il monitoraggio dell'infezione consente di individuare la eventuale presenza di una elevata diffusione in particolari aree evidenziando un maggiore rischio di infezione contro cui devono essere adottate adeguate misure di prevenzione e igiene considerato il livello di diffusione dell'infezione. Leptospirosi La leptospirosi è un'infezione batterica diffusa in tutto il mondo che può causare nell'uomo forme cliniche di differente gravità. Numerosi animali ed in particolare i roditori selvatici possono costituire un serbatoio dell'infezione. Il controllo dei roditori consente di identificare le aree a maggior rischio in cui incrementare le misure di prevenzione VOLPI Trichinellosi Il controllo della trichinellosi nelle volpi è stato avviato a partire dal 2006 in applicazione delle misure di controllo disposte dal Reg.2075/05, per consentire di disporre di una valutazione del rischio a livello locale. Nel corso degli approfondimenti diagnostici (circa 120 capi/anno) è stata identificata 1 volpe positiva per trichinella nel CA CN5 (nel 2008), area in cui è stata rilevata la presenza di cinghiali infestati, per la quale non è stato tuttavia possibile procedere all'identificazione della specie (presumibilmente T. britovi).

La trichinella è un parassita che infesta i suini e i carnivori selvatici e che deve essere soggetta a sorveglianza obbligatoria all'interno dell'ue (Dir. 99/2003). I serbatoi naturali della trichinella in ambiente silvestre, in particolar modo di T. britovi, sono rappresentati dai carnivori ed a norma del Reg. 2075/05, al fine di poter accreditare gli allevamenti come esenti dalla parassitosi, devono essere soggetti ad un programma di controllo necessario a tutelare la salute dei consumatori (l'intesa Sato-Regioni del 10/5/07 prevede la presenza di un piano di monitoraggio che permetta di rilevare una prevalenza dell'infezione del 2,5% con il 95% di probabilità). Rabbia La rabbia è stata oggetto di regolare controllo sulle volpi (200 capi / anno) cacciate o rinvenute morte, senza evidenziare la circolazione della pericolosa infezione in ambiente silvestre. La rabbia è una infezione mortale degli animali e dell'uomo sostenuta da un lyssavirus il cui ciclo silvestre è sostenuto dalla volpe. La pericolosità della malattia e l'elevato rischio di contagio per l'uomo in presenza di animali infetti determinano la necessità di disporre di un constante monitoraggio delle volpi nel territorio regionale. Inoltre la costante presenza dell'infezione nell'europa orientale, la recente epidemia evidenziata nel nord-est italiano (2009-2010) e la regolare movimentazione dei cani a seguito dei cacciatori anche nelle aree di infezione, determinano un rischio costante per il territorio regionale per il quale è prevista una attenta sorveglianza della malattia. Leishmaniosi La leishmaniosi è una malattia causata da un protozoo (Leishmania infantum), trasmesso da insetti ematofagi, che colpisce i canidi determinando una malattia sistemica grave. Il protozoo può essere trasmesso all'uomo determinando sintomi cutanei o viscerali. L'infezione, tradizionalmente presente nella sola Italia peninsulare e nelle isole, è da alcuni anni segnalata in Piemonte in animali stanziali. Il controllo delle volpi può fornire elementi utili nella definizione dei cluster di infezione nel territorio regionale permettendo l'adozione di specifiche misure di protezione per l'uomo e gli animali.

Echinococcosi L'echinococcosi è determinata anche da un parassita delle volpi (Echinococcus multilocularis), che ha come ospite intermedio i roditori in cui la forma larvale si incista nei muscoli. L'uomo può contrarre la parassitosi come ospite intermedio, venendo a contatto con le uova presenti nelle feci di volpi infestate e manifestanre una forma grave di malattia altamente invasiva e spesso letale. La gravità delle conseguenze nell'uomo impongono l'adozione di un programma di controllo che permetta di evidenziare la eventuale presenza del parassita e adottare adeguate misure di prevenzione nei soggetti che frequentano gli ambienti silvestri e pertanto maggiormente a rischio. Enterobatteri patogeni alimentari Il controllo degli enterobatteri patogeni (Salmonella spp., Yersinia enterocolitica, E.coli O157, Campylobacter coli e jejuni) consente di valutare il ruolo dei selvatici quali portatori dell'infezione, il rischio zoonotico per la catena alimentare e la possibile connessione epidemiologica con le infezioni degli animali allevati a contatto diretto o indiretto con la fauna selvatica. AVIFAUNA Influenza aviare I controlli sull'avifauna selvatica per influenza aviare si sono intensificati a partire dal 2005, a seguito dell'allerta internazionale determinata dal virus ad alta patogenicità che ha provocato fino al 2010 episodi di malattia nell'uomo (467 casi e 282 morti) in alcuni paesi asiatici e africani, aree in cui le precarie condizioni di allevamento e la promiscuità uomo-animali negli ambienti domestici costituiscono particolari condizioni di rischio. L'attività di monitoraggio, concentrata nelle zone umide del Piemonte, non ha rilevato positività per stipiti ad alta patogenicità permettendo di escludere finora l'introduzione dell'infezione per il tramite degli uccelli migratori. Positività per stipiti a bassa patogenicità sono stati rilevati rispettivamente nel 2007 (2 anatre, 3 germani; sottotipi H1N1, H3N8, H5N2), nel 2008 (2 germani, 1 folaga; sottotipi H4N6), nel 2009 (1 germano; sottotipo H7), nel 2010 (3 germani, 1 pernice; sottotipi H4N6, H6N2).

L'influenza aviaria è determinata da orthomixovirus di diversi stipiti con differente patogenicità ed inserita nell'elenco delle malattie oggetto di notifica immediata e obbligatoria verso le quali devono essere adottate misure urgenti per contenerne la diffusione. Il controllo dell'infezione negli avicoli selvatici (principalmente anseriformi e caradriformi) deve essere effettuato, in applicazione della Dec. 2007/268/CE e dei piani nazionale e regionale di sorveglianza, per verificare quali siano gli stipiti virali circolanti tra le popolazioni di selvatici o di passaggio nel territorio regionale e monitorare il rischio che l'infezione venga introdotta negli allevamenti di pollame domestico. Le misure internazionali per il controllo dell'infezione impongono infatti la sorveglianza attiva e passiva per l'individuazione precoce della circolazione del virus tra le popolazioni domestiche e selvatiche ed adeguate misure di protezione degli allevamenti per evitare il contatto tra animali allevati e selvatici. West Nile Disease La West Nile disease è un'infezione degli uccelli determinata da un flavivirus, trasmesso da un insetto vettore, che può contagiare i mammiferi causando tuttavia forme cliniche (encefalomielite) solo nell'uomo e nei cavalli. L'epidemia evidenziata in Italia (Emilia, Lombardia, Veneto, Toscana) negli anni 2008 e 2009 rende indispensabile l'attuazione di controlli necessari ad escludere la circolazione virale nel territorio regionale per adeguare le misure di prevenzione. Il monitoraggio delle popolazioni di avicoli selvatici, disposto dall'om 15/9/09 in territori a rischio specifico, deve essere effettuato su specie migratorie, per verificare il rischio di introduzione del virus nel territorio, e su specie stanziali (principalmente corvidi), per accertarne o escluderne la circolazione. Le zone a maggiore rischio in cui effettuare il monitoraggio sono rappresentate dalle zone umide del Piemonte individuate per il controllo dell'influenza aviare. Malattia di Usutu La malattia di Usutu fa parte delle encefalomieliti da flavivirus come la West Nile disease. E' un'infezione degli uccelli sostenuta da un flavivirus trasmesso dalla puntura di un insetto vettore che può contagiare l'uomo determinando forme cliniche. Considerato il rilevo nel 2010 di alcuni casi umani e di avicoli positivi nelle aree di particolare rischio dell'emilia Romagna in cui si è diffusa la West Nile disease, è utile disporre di un programma di monitoraggio che consenta di verificare la eventuale circolazione dell'infezione nel

territorio regionale. Viste le caratteristiche simili dell'infezione il programma di sorveglianza è sovrapponibile al controllo della West Nile disease. Malattia di Newcastle La pseudopeste o malattia di Newcastle è determinata da un paramyxovirus, può causare elevata mortalità negli uccelli, ed è inserita nell'elenco delle malattie oggetto di notifica immediata e obbligatoria verso le quali devono essere adottate misure urgenti per contenerne la diffusione. Il controllo dell'infezione negli avicoli selvatici deve essere effettuato per verificare la eventuale circolazione dell'infezione tra le popolazioni di selvatici presenti o di passaggio nel territorio regionale, e monitorare il rischio che l'infezione venga introdotta negli allevamenti di pollame domestico. Patogeni alimentari Il controllo degli enterobatteri patogeni (Salmonella spp., Yersinia enterocolitica, E.coli O157, Campylobacter coli e jejuni) consente di valutare il ruolo dei selvatici quali portatori dell'infezione, il rischio zoonotico per la catena alimentare e la possibile connessione epidemiologica con le infezioni degli animali allevati a contatto diretto o indiretto con la fauna selvatica.