Sacra Scrittura e Simbolo La pagina biblica è un «grande codice» La Bibbia è costituita da tre lingue: 1. ebraico; 2. Aramaico; 3. Greco. Due mondi: 1. Semitico; 2. Greco.
La Bibbia è CONTEMPORANEAMENTE 1. Parola di Dio e parola di uomo; 2. un solo libro e molti libri; 3. il libro di un popolo (e di una Chiesa) e il libro dell umanità (di tutti).
Sulla prima affermazione, la Costituzione dogmatica sulla divina Rivelazione del Concilio Vaticano II, la Dei Verbum, recita: «La santa madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia dell Antico che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché scritti per ispirazione dello Spirito Santo (cfr. Gv 20, 31; 2 Tm 3, 16); hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa».
La Parola delle Scritture nasce da un incontro, Dio e l uomo sono entrambi presenti, e gli autori biblici si possono considerare veri autori, perché l azione di Dio è rispettosa e non usa gli uomini dominandoli come suoi strumenti, per cui è necessario tenere conto della mentalità, del contesto storico e culturale dell epoca in cui sono stati composti.
La Sacra Scrittura, in quanto «Parola di Dio in linguaggio umano», è stata composta da autori umani in tutte le sue parti ed in tutte le sue fonti.
Riguardo alla seconda affermazione (un solo libro e molti libri), si può sostenere che le Scritture portino in sé una unità fondata sulla diversità, che si manifesta nella dualità Primo Testamento - Nuovo Testamento.
Tale dualità porta con sé ineludibili riflessioni relative al dialogo ebraicocristiano. Il rapporto permanente Israele-Chiesa: un unico popolo di Dio in due forme storiche, di cui la prima è la radice permanente della seconda e la seconda si presenta permanentemente in stato di adempimento della prima.
La Bibbia ci educa all apertura mentale e ci spinge a non chiuderci alla molteplicità delle sue interpretazioni e dei suoi significati (un altro esempio significativo di pluralità è il fatto che i Vangeli siano quattro e non uno solo...).
Riguardo alla terza affermazione, libro di un popolo e libro dell umanità, si può prendere come esempio vivente che ha incarnato in ebreo sé questa sintesi Paolo, osservante Apostolo e dei Gentili.
L annuncio di salvezza, dapprima rivolto al popolo di Israele, gradualmente supera i confini, si estende fino a toccare l umanità intera.
«Racconto simbolico non significa irreale, ma può dirsi un escamotage di linguaggio per parlare in qualche modo di quello che va al di là del razionalmente comprensibile. Gesù risorto con un corpo glorioso significa che non è ritornato nella nostra dimensione contraddittoria, ma vive oltre i limiti terreni. Naturalmente non abbiamo alcuna possibilità di sapere come, ma possiamo capire che prendere alla lettera i racconti del Vangelo rischia di condurre fuori strada». A. THELLUNG
Il simbolo, sia nelle scritture che nell arte, è luogo privilegiato e insostituibile per presentare i contenuti della fede.
«Il simbolo non attribuisce alle cose e alla realtà un significato estrinseco ma, al contrario, permette di evocare e quindi di far emergere il significato nascosto e recondito che la realtà cela e nasconde. In quest opera di rivelazione il simbolo non ha bisogno di spiegazioni e non costringe nemmeno ad accettare un unico significato, poiché la dinamica che lo anima è quella del coinvolgimento e dell attrazione non costringente». G. MORANDI
Noi non possiamo avere esperienza diretta di Dio: «Dio nessuno l ha mai visto» (Gv. 1, 18). C è sempre una frapposizione, un veicolo, una mediazione. È il SIMBOLO che svolge questo ruolo insostituibile.
«Che cosa sono, queste cose meravigliose, benché limitanti, chiamate simboli? Cercando di evitare tutta la massa di discorsi filosofici che si è accumulata nel tentativo di rispondere a questo interrogativo, potremmo dire che essenzialmente i simboli sono oggetti, parole, immagini, storie o pezzi di normale esperienza che rendono presenti o danno espressione a realtà che altrimenti sarebbero amorfe e indescrivibili.
I simboli ci mettono in grado di sentire o di parlare di cose che in se stesse sono difficili da sentire o da discutere a parole. Ecco alcuni esempi comuni ma preziosi: un anello che simboleggia l amore (almeno nella cultura occidentale, giacché i simboli sono condizionati dalle culture), una colomba che suscita un sentimento di pace, una storia eroica che accende in noi il coraggio». P. KNITTER
«Mi verrebbe da proclamare: o le chiese cristiane reimpareranno pazientemente a narrare, e a narrare efficacemente le loro storie fondative, o ben difficilmente potranno sperare di avere un futuro significativo per l umanità in cui sono immerse. Sulla loro disponibilità, e capacità, di raccontare la differenza evangelica, se ne misurerà la qualità del domani». B. SALVARANI