PANORAMA DELLA SITUAZIONE ENERGETICA MONDIALE Maurizio Cumo Docente di Impianti nucleari Università di Roma La Sapienza Delineare in poche pagine e figure una panoramica della situazione energetica mondiale e delle sue prospettive sarebbe impossibile se non si potesse contare su un importante lavoro compiuto dalla Agenzia Internazionale dell'energia (IEA) e della Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OECD) di Parigi che riunisce molti fra i maggiori paesi sviluppati. Questo lavoro - che si intitola World Energy Outlook 2004 - è raccolto in un recente volume di 570 pagine, ricco di dati aggiornati, grafici e tabelle, presenta gli studi e gli elaborati di 82 esperti, ed è da esso che sono tratte tutte le figure. Secondo una tradizione IEA ormai consolidata (ogni anno esce un volume di uguale titolo), gli elaborati si avvalgono di una profonda conoscenza del mondo energetico e degli innumerevoli fattori politici, economici e fisici che ne condizionano l'evoluzione, rispetto agli anni precedenti, il volume del 2004 presenta una importante novità: esso elabora, in aggiunta al consueto scenario di riferimento per il futuro dell'energia, impostato sempre con i metodi prefissati, un secondo scenario, detto alternativo, che vuole mostrare ai governi come si potrebbe pervenire a un mondo energeticamente migliore per quanto riguarda la sicurezza degli approvvigionamenti e la compatibilità ambientale, pur venendo incontro a un miglioramento di vita di un quarto di umanità che versa, per insufficienza energetica, in condizioni miserabili. Tutti i paesi grandi consumatori di energia, tra i quali sono ora compresi anche Cina e India, continuano ad aumentare le loro importazioni di combustibili da un sempre più ristretto gruppo di paesi produttori, alcuni dei quali politicamente instabili. Conseguentemente è probabile che i mercati del petrolio diventino sempre meno flessibili, con prezzi più instabili. Inoltre, il settore energetico continua a presentare una crescita di emissioni di CO 2, con possibili influenze sul clima globale. Sul piano umano, l'attuale penosa situazione che un miliardo e mezzo di abitanti più poveri siano esclusi dall'uso dell'elettricità è - in base alle attuali proiezioni degli esperti IEA - destinata a persistere sino al 2030. Da queste proiezioni emerge anche la preoccupazione che nel prossimo quarto di secolo i crescenti fabbisogni energetici di un umanità più numerosa non possano essere soddisfatti a causa di una persistente carenza dei necessari investimenti finanziari. A questo scenario di riferimento, probabile e preoccupante, si contrappone lo scenario alternativo, teso a dimostrare che il mondo potrebbe diminuire il tasso generale di importazioni energetiche e tagliare così le emissioni di CO 2, utilizzando in maniera più efficiente combustibili più puliti. Tutto ciò però richiede una forte e generalizzata volontà politica, coinvolgendo insieme, per la prima volta, paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo. Vediamo brevemente come questo processo logico, sino ai due scenari detti, si sia articolato nei lavori dell'iea. Si è partiti dai dati consolidati del 2002 estendendo le proiezioni fino al 2030, ma facendo riferimento alle decisioni dei vari governi e al livello dei prezzi, noti fino al 2004 inoltrato, con la ovvia premessa che successivi cambi di politiche e accordi internazionali potrebbero cambiare le pur ragionevoli e dettagliate estrapolazioni fatte per lo scenario di riferimento. Le ipotesi di base, estrapolate dalle pluriennali precedenti e capillari analisi, prevedono una crescita economica globale del 3.2% per anno, cioè leggermente inferiore a quella dei tre precedenti decenni. La popolazione mondiale è prevista crescere dai 6.2 miliardi del 2002 ad oltre 8 nel 2030, con un rateo medio di crescita dell'1% per anno e in diminuzione verso la fine del periodo, soprattutto per il calo di fertilità nei paesi in via di sviluppo che ospiteranno, al 2030, l'80% della popolazione mondiale (oggi è il 76%). Il prezzo del petrolio è previsto
ricadere dalle vette attuali a 22 dollari ($2000) nel 2006, rimanere costante fino al 2010 e quindi ricominciare a salire fino a 29$ nel 2030. La domanda mondiale di energia primaria nello scenario di riferimento cresce di quasi il 60%, come appare da Fig. 2.2, con la suddivisione nelle principali aree geografiche esposta in Fig. 2.5. L'intensità energetica primaria è prevista diminuire come in Fig. 2.4. L'aumento previsto delle forniture energetiche (2003-2030) richiederà investimenti per 16.000 miliardi di dollari ($2000), vale a dire 568 miliardi all'anno, ripartiti geograficamente come da Fig. 2.12, per la maggior parte nel settore elettrico (62% del totale). Più della metà di quest'ultimo investimento andrà nelle reti di trasmissione e distribuzione. Nello scenario di riferimento, le emissioni di CO 2 legate agli impieghi energetici cresceranno in media dell'1.7% all'anno, raggiungendo i 38 miliardi di tonnellate nel 2030, con un aumento di 15 miliardi (62%) rispetto al 2002. Più di 2/3 di questo aumento viene da paesi in via di sviluppo. Nel 2010 queste emissioni supereranno del 39% quelle del 1990 (v. Fig. 2.13 e Fig. 2.15). Nei Millennium Development Goals delle Nazioni Unite si propone di dimezzare per il 2015 il numero di abitanti che vivono con meno di 1 dollaro al giorno. È molto poco probabile che questo fine sia raggiunto se non si consente l'accesso all'elettricità a un altro mezzo miliardo di persone, con investimento che ha un costo di 200 miliardi di dollari. A ciò si aggiunge la necessità di allargare l'uso di moderni combustibili per cucinare e riscaldarsi ad altri 700 milioni di abitanti per il 2015. Il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite ha definito, applicato a tutti i paesi, un indice di sviluppo umano (HDI), basato sull'aspettativa di vita alla nascita, sul livello di istruzione e sul reddito pro-capite, senza fare esplicito riferimento alla disponibilità di servizi energetici. Ma vi è un forte legame (v. Fig. 10.1) fra HDI e consumi energetici pro-capite. Senza un adeguato accesso a servizi energetici essenziali i paesi poveri sono intrappolati in un circolo vizioso che li porta a sottosviluppo e instabilità sociale. L organizzazione mondiale della sanità (WHO) stima che in questi paesi, ogni anno, muoiono 1.6 milioni di persone per le esalazioni da stufe a biomassa. Queste popolazioni potrebbero gradualmente passare a combustibili intermedi, come carbone e kerosene e quindi a combustibili più moderni, come gas di petrolio liquefatto e gas naturale. L'accesso alla elettricità è cruciale per lo sviluppo umano (v. Fig. 10.4): l'elettricità è in pratica indispensabile per l'illuminazione, il condizionamento, gli elettrodomestici e non può essere rimpiazzata da altre forme di energia (v. Fig. 10.5). L'IEA ha così introdotto per la prima volta nel 2004 un indice di sviluppo energetico (EDI) basato su tre dimensioni: il consumo pro-capite di energia commerciale, la percentuale di energia commerciale sul totale degli usi finali e la percentuale di popolazione che ha accesso all'elettricità. Vi è una forte correlazione fra i due indici HDI ed EDI come appare in Fig. 10.7. Sulla base dello scenario di riferimento l'indice EDI evolverebbe come da Fig. 10.8. Veniamo ora al nuovo scenario alternativo elaborato dall'iea e ai risultati che ne conseguono per confronto con il tradizionale scenario di riferimento. Si parte dalla constatazione che quasi tutti i paesi dell'oecd e un crescente numero di paesi in via di sviluppo stanno attivamente considerando nuove politiche gestionali e misure per scongiurare sia le preoccupazioni ambientali che quelle legate alla sicurezza degli approvvigionamenti energetici. L'IEA esamina come il mercato globale dell'energia potrebbe evolvere nel trentennio se tutti questi paesi adottassero effettivamente le misure che ora stanno considerando. Fra queste, l'innalzamento dell'efficienza nelle conversioni energetiche e negli usi finali, e il ricorso alle energie rinnovabili sono le principali (v. ad es. le Tabelle 11.4 e 11.7). Un aumentato ricorso al nucleare è limitato alle centrali di cui è già stata decisa la costruzione, mentre non è stata considerata la possibilità dell'impiego di nuove centrali nucleari con tecnologie avanzate ed anche la cattura e l'immagazzinamento della CO 2 prodotta. Questo eccesso di prudenza forse è criticabile. Lo scenario alternativo così ottenuto mostra, rispetto allo scenario di riferimento, una riduzione della domanda globale di energia primaria al 2030 del 10% (Fig. 11.1). A quella data, la domanda di petrolio si contrae per
12.8 mb/d (Fig. 11.3). Contribuiscono a questa riduzione misure di contenimento nei paesi OECD e una più rapida adozione di veicoli più efficienti nei paesi non OECD. Come risultato, diminuisce la dipendenza da importazioni di petrolio nei paesi OECD e in Cina. Ancora più forte è la diminuzione della domanda di carbone, che nel 2030 cala di un quarto. Il gas naturale cala del 10%. Le emissioni di anidride carbonica sarebbero ridotte di 6 gigatonnellate, vale a dire del 16% (v. Fig. 11.12). Ciò equivale alle attuali emissioni di USA e CANADA insieme. Quasi il 60% della riduzione cumulativa delle emissioni avrebbe luogo in paesi non OECD. Il 60% di questi risparmi sarebbero dovuti a un impiego più efficiente dell'energia in una vasta gamma di applicazioni che comprende i veicoli, gli elettrodomestici, l'illuminazione e gli impieghi industriali. Rinnovabili e nucleare ricoprono quasi tutto il resto (v. Fig. 11.7). In questo scenario, i più grandi fabbisogni, lato domanda, di capitali sarebbero completamente ricoperti dai più bassi fabbisogni lato forniture, nonostante una maggiore (14%) intensità di capitale nel settore elettrico. I prezzi dell'elettricità salirebbero (nell'unione Europea di un 12%). Più incerta è la capacità di investimento nei paesi in via di sviluppo soprattutto da parte degli utenti finali che dovrebbero investire di più rispetto ai locali fornitori di energia. Una evoluzione del panorama energetico secondo lo scenario alternativo è illustrata, rispetto allo scenario di riferimento, alle variazioni evidenziate nella Fig. 11.14 per quanto riguarda le quote ricoperte dalle varie fonti energetiche nella produzione di energia elettrica, nella Fig. 11.15 per quanto riguarda la distribuzione geografica delle fonti rinnovabili non idroelettriche, e nella Fig. 11.17 per quanto riguarda la distribuzione geografica dell'efficienza media dei veicoli. La riduzione nella domanda di energia per impieghi industriali è illustrata in Fig. 11.19, mentre quella per i settori residenziale e servizi nella Fig. 11.20. Sono queste le immagini che più colpiscono chi sfoglia il ponderoso volume dell'iea per avere un' idea di cosa ci può riservare il futuro in tema energetico.