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.576 GIORNO DEL SIGNORE SOMMARIO - I. Introduzione. Il. Antico Testamento: 1. Terminologia; 2. I testi profetici: a. Epoca preesilica, b. Epoca esilica, c. Epoca postesilica; 3. Caratteristiche; 4. Origine; S. Messaggio. III. Nuovo Testamento: l. Terminologia; 2. Le novità neotestamentarie; 3. Le scadenze temporali. N. Conclusione. I - Introduzione - "Giorno del Signore" è un'espressione tipica della letteratura profetica; il rilievo che essa riceve nell'ambito dell'escatologia dell'at è tale che alcuni vi hanno visto l'espressione dell'escatologia profetica tout court. Fino a pochi decenni fa l'accento maggiore veniva posto sull'individuazione della sua origine, poiché quando l'espressione appare la prima volta sembra già ampiamente nota. Gli studi più recenti si concentrano invece maggiormente sul significato del tema quale emerge dall'esame dei testi profetici, studiati in se stessi e nel contesto della letteratura profetica. Gli autori neotestamentari aggiungono all'espressione contenuti cristologici che arricchiscono il tema di significati nuovi e inaspettati. ie II - Antico Testamento - 1. TERMINO LOGIA- Come dicevamo sopra, l'espressione "giorno del Signore" (yom Yhwh) è attestata solo nella letteratura profetica. Compare la prima volta in Am 5,18, l'ultima in Ml 3,23. Sedici volte si trova nella forma "giorno del Signore" (yom Yhwh), due in quella di "un giorno per il Signore" (yom!yhwh, Is 2,12; Ez 30,3) e una volta come variante di quest'ultima forma con l'interposizione del verbo "venire": «Un giorno

577 viene per il Signore» (yom-bti' /Yhwh, Zc 14,1). A queste, che sono le più pertinenti per lo studio critico del tema, si possono aggiungere le espressioni che, per meglio precisarne il contenuto, tra "giorno" e "Signore" aggiungono termini come "vendetta", "ira", ecc_ Infine, altri termini, anche senza la presenza del nome di Dio, uniti a "giorno", lo caratterizzano come tempo di giudizio nel suo aspetto negativo: giorno di ira, di vendetta, di tribolazione; di oscurità) nubi, tempesta; di battaglia, sterminio, rovina, sconvolgimento, sventura, corruzione, indigenza, ecc. ll sostantivo "giorno" allo stato costrutto ha quasi sempre un significato temporale: è il giorno o, più in generale, il momento in cui si colloca questo o quell'evento. Quando poi è determinato da un pronome personale o da un nome proprio, il suo senso è pregnante e ha il significato di giorno per eccellenza nella vita di un uomo. Nel caso in cui il nome retto è Dio non vengono mai usati né 'adontiy né 'elohfm, ma sempre e solo il tetragramma sacro Yhwh. 2. I TESTI PROFETICI - a. Epoca preesiiictj. - La più antica attestazione del giorno del Signore si trova nel cuore del libro di Amos (Am 5,18), il primo dei profeti scrittori, attivo nel regno del Nord verso la metà dell'viii sec. a.c., là dove la predicazione del profeta raggiunge il suo apice. In un' epoca di relativo benessere economico e di stabilità politica la classe dirigente di Israele si dà al lusso e all'abuso di potere a spese dei poveri, aggravando l'ingiustizia sociale. Eppure si vive nella sufficienza religiosa: dato che le regole del culto sono osservate alla perfezione e i santuari sono gremiti di pellegrini, ci si crede in buoni rapporti con Dio, tanto da desiderarne il "giorno", cioè la sua venuta, come un evento positivo. Ma Amos si premura di spegnere ogni attesa ottimistica: «Guai a voi che bramate il giorno del Signore! Che mai gioverà a voi il giorno del Signore? Esso te nebra sarà, e non luce» (Am 5,18). Il pro- GIORNO DEL SIGNORE feta non nega l'intervento del Signore nel suo "giorno", ma esclude che porti salvezza, richiamata dalla simbologia della luce. Per Amos esso realizza ciò che il Signore aveva minacciato al termine di due oracoli di denuncia serrata: <<Prepàrati a incontrare il tuo Dio, Israele» (Am 4,12); e <<In tutte le vigne vi sarà lamento, perché io passerò in mezzo a te, ha detto il Signore>> (Am 5,17). Il giorno del Signore sarà dunque il giorno del giudizio e del rendiconto, e avrà necessariamente le modalità del castigo, perché non sono stati accolti i richiami precedenti (<<Non tornaste fino a me>>: Am 4,6.8.9.10.11). La simbologia delle tenebre, evocate in Am 5,18-20 e 8,9-10, rimanda al caos primordiale e quindi a uno scenario di morte, distruzione e lamento. In un contesto di denuncia di peccati sociali si colloca anche un oracolo di Isaia (Is 2,6-22), dove il giorno del Signore sarà un giorno di giudizio e di punizione del popolo orgoglioso: «Poiché il Signore degli eserciti ha un giorno contro tutto ciò che è altero e superbo, contro tutto ciò che è elevato per umiliarlo» (Is 2,12). Allora le relazioni tra Dio e l'uomo saranno completamente e permanentemente mutate: «Sarà abbassata l'alterigia dei mortali e umiliato l'orgoglio degli uomini; solo il Signore sarà esaltato in quel giorno>> (Is 2,17; cfr. anche 2,9.11). Dio potrà intervenire direttamente, oppure suscitare eserciti nemici quali esecutori dei suoi piani. Un secolo dopo, durante il regno di Ciosia, Sofonia con la formula del giorno del Signore annuncia il tragico giudizio che incombe su Giuda e Gerusalemme: <<Giorno di collera, quel giorno, giorno di angustia e di tribolazione; giorno di turbine e tempesta, giorno di tenebre e caligine; giorno di nubi e di oscurità, giorno di squilli e grida di battaglia, sulle città fortificate e sulle torrette d'angolo elevate!>> (Sof 1,15-16). Con Sofonia il dies irae è ormai formula stereotipa; di suo il profeta esplicita che si tratta del giorno del giudizio cosmico, in cui la collera del Signore colpisce in modo

GIORNO DEL SIGNORE cruento gli abitanti di Gerusalemme e tutti gli uomini perché hanno peccato contro di lui (cfr. Sof 1,2-3.17-18). b. Epoca esili ca - Durante l'esilio babilonese Ezechiele con "giorno del Signore" si riferisce alla caduta di Gerusalemme. Egli rimprovera la mancanza di responsabilità dei falsi profeti: «Non siete stati sulla breccia né avete eretto mura per la casa d'israele, per resistere nella battaglia, il giorno del Signore (Ez 13,5). Is 13, databile al tempo dell'esilio, vede nel giorno del Signore invece la fine di Babilonia, che è decretata e messa in atto dal Signore. A questo scopo dà ordine ai suoi consacrati e chiama un esercito di guerra da un paese lontano, dall'estremo orizzonte, quale strumento della sua collera: ccurlate, perché è vicino il giorno del Signore, esso viene come una devastazione voluta dall'onnipotente [...} per fare della terra un deserto e sterminare da essa i peccatori» (Is 13,6.9). Contro paesi stranieri sono diretti anche gli oracoli di Ez 30 e del libretto di Abdia, che con tale espressione minacciano la rovina dell'egitto e di Edom. c. Epoca postesilica- Già l'oracolo di Abdia contiene elementi che saranno sviluppati dai profeti postesilici: la punizione di Edom assume un valore simbolico e universale, è il simbolo del giudizio «contro tutte le nazioni» (Abd 15). Ha però anche un risvolto positivo, in quanto Israele, almeno per un resto, ne beneficerà in termini di salvezza. L'annuncio del giorno del Signore costituisce il tema dominante del libro di Gioele, ma con sottolineature diverse nelle due parti. Nella prima parte (Gl 1-2) si riferisce a una sciagura storica (un'invasione di cavallette) che colpisce Israele, mentre nella seconda (Gl 3-4) ha una portata apocalittico-escatologica e si concretizza in un giudizio punitivo sulle nazioni pagane nella valle della Decisione (Gl 4,14). Il castigo, tuttavia, non è totale: la condotta penitente del popolo induce il Signore a sospendere l'avanzata delle cavallette (cfr. Gl 2,18-27) e nel giorno della punizione 578 delle nazioni sono annunciati per Israele la riconciliazione con il Signore e l'inizio di un'era paradisiaca (cfr. Gl4,16b-21). Zc 14 descrive l'adunata di tutte le genti alle porte di Gerusalemme per la battaglia escatologica. In un primo tempo «la città sarà presa, gli edifici saranno saccheggiati, le donne violentate. La metà dei cittadini andrà in esilio» (Zc 14,2). Appena però «il Signore uscirà a combattere contro quelle genti (Zc 14,3), la sorte della battaglia muterà in favore del popolo di Dio. Allora saranno i popoli a essere puniti. Ma neanche per loro sarà la fine, perché Gerusalemme diventerà il centro religioso di tutte le genti (cfr. Zc 14,6). Il testo di Zaccaria non contiene soltanto la novità della conversione delle nazioni, ma lascia cadere anche i tratti di terrore, sterminio e oscurità: «In quel giorno s' estinguerà la luce, non vi sarà più né freddo né gelo. Sarà un giorno straordinario, noto so lo al Signore; non vi sarà né giorno né notte e anche alla sera vi sarà luce. [... ] Il Signore sarà re sopra tutta la terra. In quel giorno il Signore sarà unico e unico sarà il suo nome» (Zc 14,6-7.9). L'ultima menzione del giorno del Signore si trova nel penultimo versetto di Malachia. La finale del libro (Ml 3,22-24) costituisce un'appendice del redattore finale e serve come conclusione non solo del corpus profetico ma dell'intero AT. Richiamando l'annuncio dell'invio del messaggero di M1 3,1, la finale identifica tale messaggero con Elia, e la venuta del Signore con il giorno del Signore: «Ecco, io vi invio Elia il profeta, prima che venga il giorno del Signore, grande e spaventoso!» (Ml 3,23). La venuta del Signore in mezzo al suo popolo è per un giudizio definitivo, che avrà dunque un effetto del tutto differenziato per giusti ed empi. La purificazione compiuta in quel giorno dal Signore giudice è comunque in vista della conversione. 3. CARATTERISTICHE- Anche se compare in contesti storici e letterari diversi, il tema del giorno del Signore ha conservato

579 tratti invariati, così da divenire una formula stereotipa e fissa. Essa rimanda a un evento che deve compiersi in un futuro non troppo remoto (cfr. le dieci ricorrenze dell' aggettivo "vicino"), la cui venuta dipende dall'iniziativa del Signore. Sarà accompagnato da fenomeni straordinari nel cosmo e nella natura, che apporteranno distruzione, morte e ritorno al caos primordiale. Il Signore si manifesterà nella veste di giudice irato e implacabile, di fronte al quale si sarà presi da angoscia e timore mortale. A essere colpiti saranno non solo Israele, ma anche le nazioni pagane e tutti gli abitanti della terra. Tuttavia, così come l'insieme della predicazione profetica, dopo la tragedia dell'esilio babilonese anche l'annuncio del giorno del Signore subisce un'evoluzione di prospettiva. Pur mantenendo tratti funesti, esso viene ora inserito in un contesto di salvezza e di speranza. Vengono distinte le sorti dei giusti da quelle degli empi (cfr. MI 3,18). Con la punizione dei nemici di Israele, il giorno del Signore si trasformerà in evento di salvezza per il popolo di Dio, fino a che in Zc 14 il castigo provocherà la conversione di tutti al Signore. Ouel giorno perderà la sua nota di oscurità per trasformarsi in giorno di luce senza tramonto (cfr. Zc 14,6-9). 4. ORIGINE - Dal momento che l'espressione "giorno del Signore" appare come qualcosa di noto già in Am 5,18, ci si è interrogati circa la sua origine. Le prime ipotesi hanno preso spunto dalle letterature e dalle liturgie mesopotamiche. Alcuni testi mitologici parlano di una catastrofe cosmica che distruggerà il mondo presente e instaurerà quello nuovo, mentre la liturgia babilonese dell'akitu celebra il dio Marduk, che risorge vittorioso sui nemici dopo essere stato da essi umiliato e ucciso. Con l'espressione "giorno del Signore" Israele avrebbe fatto riferimento agli stessi tipi di eventi già prima di Amos. Altre ipotesi cercano l'origine del "giorno del Signore" all'interno di istituzioni ebraiche testimoniate dai testi biblici. In molti testi GIORNO DEL SIGNORE del "giorno del Signore" dominano i motivi della guerra e della battaglia, per cui si è pensato che esso richiami l'antica istituzione della guerra santa combattuta dal Signore contro i nemici a favore del suo popolo. Altri autori collegano invece il concetto del "giorno del Signore" con l'istituto dell'alleanza: nel suo giorno il Signore interviene per punire il suo popolo a causa dei peccati di infedeltà all'alleanza. Gli studiosi più recenti ritengono destinata alla sterilità ogni ricerca sull'origine del tema del giorno del Signore che prescinda dalle sicure attestazioni profetiche. Partendo dai testi biblici si può ritenere allora che l'espressione sia stata coniata da Amos e che con Sofonia sia divenuta stereotipa. I tratti costanti sono quelli di giorno funesto di giudizio e punizione (per Israele o per i suoi nemici), anche se i profeti del postesilio aggiungono il risvolto di salvezza per Israele prima, e poi per tutti i popoli. 5. MEsSAGGIO- Per una comprensione equilibrata del messaggio profetico circa il giorno del Signore, non si deve assolutizzare la ricerca sulla materialità dell'espressione. Essa va compresa nell'insieme del messaggio profetico, che si serve di diverse immagini per richiamare alle esigenze di popolo eletto. L'annuncio del giorno del Signore è perciò funzionale a quel richiamo. Di conseguenza, coloro che collegano l'annuncio del giorno del Signore con l'idea di alleanza, ne colgono un aspetto importante e costitutivo. Occorre inoltre inserire il messaggio del giorno del Signore nel più vasto patrimonio della fede di Israele. Le aspettative legate al giorno del Signore come giorno di vittoria sui nemici e di salvezza per Israele non possono non richiamare gli interventi eccezionali di Dio in favore del suo popolo. Il giorno del Signore si presenta dunque come il giorno del rendiconto finale e del definitivo giudizio purificatore (cfr. MI 3,3). La purificazione sarà cruenta, perché la venuta del Signore, giungendo al termine di una serie

GIORNO DEL SIGNORE di inviti al rawedimento, sarà quelja definitiva. Questo quadro drammatico mette di fronte a uno degli annunci profetici più gravi, perché l'annuncio del giorno del Signore esprime il profondo coinvolgimento di Dio nella storia di Israele. Egli è legato al suo popolo da un'alleanza che esige fedeltà reciproca agli impegni assunti, impegni che invece il popolo vive con colpevole superficialità. Il Signore, quale promotore dell'ajleanza, ripetutamente denuncia i peccati e richiama alla conversione attraverso i profeti. In questo contesto l'annuncio del giorno del Signore acquista il valore di appello estremo. Sembra di poter dire che, fino all'esilio incluso, il giorno del Signore non si configuri come escatologico, che cioè non si compia oltre la storia. Le immagini profetiche richiamano motivi escatologici e apocalittici, ma l'insieme dell'annuncio rimanda a una escatologia intrastorica. L'intento è parenetico: il popolo è invitato in maniera energica alla conversione, a mettersi nella disposizione giusta per riannodare il rapporto con Dio. Da parte sua, con la venuta nel suo giorno, il Signore instaura un nuovo ordine di rapporti per una nuova storia di alleanza. Nei testi postesilici, invece, i tratti intrastorici sembrano attenuarsi e lasciare spazio alla metastoria. Se l'annuncio del giorno del Signore è funzionale all'appello prioritario alla conversione, e se il profeta è suscitato per ricondurre Israele alla fedeltà all'alleanza, allora il Dio presentato dai profeti non è un Dio vendicativo (cfr. Ez 18,23). Il castigo annunciato per il giorno del Signore sarà sì terribile, perché Israele respinge i continui inviti alla riconciliazione, ma il Signore è ancora pronto a perdonare, se si inverte rotta con decisione. Alcuni testi danno indicazioni sulla via da prendere per sottrarsi al castigo imminente: la ricerca sincera del Signore e l'abbandono delle pratiche di pietà ipocrite (cfr. Aro 5,4-6a); decidersi per il bene e rigettare il male (cfr. Aro 5,14-15); l'impegno deciso per il dirit- 580 to, superando lo scollamento fra culto e giustizia sociale (cfr. Aro 5,21-24; Sof 2,3); l'invocazione del nome del Signore, ovviamente come unico Dio (cfr. Gl 3,5). III - Nuovo Testamento - l. TERMINO LOGIA- Il NT conosce le formule "giorno di Dio" (himéra theou) e "giorno del Signore" (himéra kyrfou), cui aggiunge come rilevante novità "giorno del Cristo" (himéra Christou). Con altre formule dà espressione al contenuto del giorno del Signore quale "giorno del giudizio" (himéra kriseas) e "giorno ultimo" (himéra esduiti). L'autore di Apocalisse, infine, ambienta le sue visioni nel "giorno dominicale" (hi kyriald himéra). 2. LE NOVITÀ NEOTISTAMENTARIE- Convinti che <<il tempo è compiuto» (Mc 1,15) e che si è ora nella pienezza del tempo (cfr. Gal 4,4), gli autori del NT trasformano non poco sia le formule sia i contenuti del giorno del Signore anticotestamentario. Anzi. tutto affermano che i testi profetici si sono compiuti quando, in qualità di Figlio, Gesù ha parlato portando a pienezza le parole dei profeti (cfr. Eb 1,2); poi alla sua morte, che è descritta con i tratti del giorno del Signore dell'at (cfr. Mt 27,45 e par. con Aro 5,18-20 e 8,9); e, infine, all'effusione dello Spirito nella Pentecoste (cfr. At 2,17 con Gl 3,1). In secondo luogo, ed è la massima differenziazione, nell'annuncio cristiano la formula anticotestamentaria "giorno del Signore/Yhwh" non scompare (cfr. At 2,20; lts 5,2; 2Pt 3,10), ma è sempre più sostituita dalla formula "giorno del Signore/ Gesù". La prima forma è rimasta per indicare il giorno del giudizio quale giorno minaccioso e giorno di rischio (cfr. M t 10,15; 11,22.24; Gc 5,3; 2Pt 3,7); la seconda forma indica invece il giorno della manifestazione gloriosa del Cristo alla fine dei tempi, che sarà soprattutto giorno di liberazione (c&. Le 21,28), di salvezza {cfr. Le 17,24; Gv 8,56; Mc 13,24-27) e di risurrezione (Gv 6,40.44.54; 11,24).

58 1 Un'ultima, importante e diversa sottolineatura è quella parenetica: tutta la vita deve essere protesa all'incontro con il Signore nel suo giorno, al quale si deve giungere integri e irreprensibili (cfr. Fil 1,10; 1Cor 1,8; 5,5). Per essere in quel giorno tra i salvati, bisogna vivere invocando il suo nome (cfr. At 2,20-21), correre bene la propria corsa (cfr. Fil 2,6), attendendo e affrettando quel giorno (cfr. 2Pt 3,12). 3. LE SCADENZE TEMPORALI- Guanto alle scadenze temporali gli. autori neotestamentari distribuiscono in tempi successivi diverse manifestazioni del giorno del Signore. L'esistenza storica di Gesù è tempo di compimento messianico-profetico. Sono tempi di grande crisi e di scontri (cfr. 2Ts 2,1; 2Pt 3,3; Ap 16,15) quelli che si collocano nell'imminenza della fine. Poi, in un rapporto temporale difficile da stabilire, verranno la parusia del Signore e il giorno del giudizio di Dio, giorno di rendiconto finale (cfr. Mt 12,36). Guanto al giorno della parusia, le lettere ai Tessalonicesi (cfr. 1Ts 5,2; 2Ts 2,2) e 2Pt 3,10 affermano con estrema chiarezza che la data non è conosciuta, perché il giorno del Signore verrà come un ladro di notte, come già dicono le parabole evangeliche della vigilanza. Con l'espressione "giorno dominicale" (he kyriaki heméra), infine, l'apocalisse introduce una scadenza del tutto nuova: il veggente di Patmos dice di aver avuto le sue visioni nel <<giorno del Kyrios» (Ap 1,9-10 e 4,1ss), che difficilmente può significare il giorno del giudizio. Significa invece o il giorno di Pasqua o, ancora più probabilmente, il giorno della domenica e della liturgia settimanale delle chiese d'asia (cfr. i sette candelabri, owiamente ardenti, che simboleggiano le chiese). Dopo ripetuti richiami, l'annuncio del giorno del Signore rappresenta l'estremo appello alla conversione. Il linguaggio escatologico e apocalittico, che fa ampio uso di immagini catastrofiche, è volto a rendere più cogente il messaggio circa il giorno del Signore. Sarà il giorno del rendiconto e del giudizio definitivo non solo per Israele, ma per tutte le nazioni e per l'intero cosmo. I profeti, tuttavia, hanno indicato anche l'estrema possibilità di sfuggire al castigo, ma solo a patto che si torni a cercare il Signore e che ci si impegni concretamente per la giustizia. Il NT cristologizza il giorno del Signore, lo vede realizzarsi nel tempo escatologico che va dall'incarnazione alla parusia e invita a prepararsi a esso con una vita irreprensibile. BIBL - C. Camiti, I:espressione ljgiomo di}ln'(lh": origine ed evoluzione semamiaz, in BeO 12 (1970) 11-25 - M. Cimosa, Il giomo del Signore e l'escatologia 11tii'Amico Testa memo, in DSpBP 16, Roma 1997, 20-61 - G. De Carlo, La funzione dell'annuncio del "giomo di Ylrwlr" 1rella predi azzione pro(etica, in Laur 44 (2003) 325-358 - Y. Hoffmann, The Day o( rhe Lord as a Cotrcepr and a Term in rhe Propheric Lirerarure, in ZAW93 (1981) 37-50- G. von Rad, Teologia dell'amico Testamento. Il. Teologia delle tradizioni pfoo (eriche d'israele, Paideia, Brescia 1974, 146-152. GIUSEPPE. DE CARLO Si vedano anche: DODICI PROFETI; ESCATO LOGIA; GIUDIZIO. N - Conclusione - Il giiorno del Signore è un'espressione con cui i profeti richiamano alla memoria del popolo che il Signore è presente nella sua storia come garante degli impegni assunti nell'alleanza.