OSSERVATORIO REGIONALE PER IL DIRITTO ALLO STUDIO UNIVERSITARIO Anno 1 Numero 04 EDITORIALE Sommario: Presentazione di un nuovo accordo per lo sviluppo del capitale umano d intesa con il Sistema Universitario Lombardo 2 In questo numero della newsletter si presenterà l accordo in via di definizione per lo sviluppo del capitale umano d intesa con il Sistema Universitario Lombardo. L accordo persegue due obiettivi specifici: potenziare la ricerca in ambito accademico ed intensificare i rapporti tra le università e le imprese a sostegno dell innovazione e dello sviluppo competitivo del sistema lombardo Proprio in questi giorni il Governo ha approvato la Finanziaria 2010. Il ministro Tremonti ha affermato che con le risorse dello scudo fiscale si finanzierà l università, il 5 per mille, le missioni di pace. In un articolo vengono esposti i contenuti principali del disegno di legge approvato. A riguardo del sistema universitario, e in particolare dell ormai prossima approvazione della riforma dell università, si è voluto ampliare lo sguardo al di fuori dei confini nazionali e in un articolo verrà presentato il sistema universitario nel Regno Unito. Oltre a questa analisi a livello europeo, è stata fatta una comparazione fra le varie leggi regionali in materia di diritto allo studio. Dal 2001, ben 15 Regioni hanno emanato nuove leggi in materia, tra cui Calabria, Campania e Sicilia, che non avevano ancora una legge attuativa della legge quadro. Ciò che ci si aspetterebbe, alla luce delle competenze acquisite, sarebbero leggi regionali con impianti differenziati rispetto al modello omogeneo e rimasto in vigore per tutte le Regioni che non hanno emanato nuove leggi. Tuttavia, si evince invece come il modello e l architettura complessiva siano rimasti i medesimi per la maggior parte di esse, il cui modello organizzativo corrisponde a quello tradizionale. Nell approfondimento di questo numero si è voluto offrire una presentazione del sistema di finanziamento del Diritto allo Studio Universitario e in particolar modo degli Enti per il Diritto allo Studio Universitario. La nuova finanziaria e la riforma dell università: nuove risorse? Una prima analisi 4 Fuori dai confini nazionali: un analisi del sistema universitario del Regno Unito 5 Regione per Regione le varie leggi in materia di diritto allo studio: tutte uguali o tutte diverse? 6 Approfondimento: Il sistema di finanziamento del DSU e degli Enti per il DSU
Pagina 2 Presentazione di un nuovo accordo per lo sviluppo del capitale umano d intesa con il Sistema Universitario Lombardo E in corso di definizione l accordo d intesa con il Sistema Universitario Lombardo focalizzato sul capitale umano e persegue due obiettivi specifici: potenziare la ricerca in ambito accademico ed intensificare i rapporti tra le università e le imprese a sostegno dell innovazione e dello sviluppo competitivo del sistema lombardo. Per entrambi gli obiettivi le attività oggetto dell Accordo sono rivolte alla persona e sono finalizzate a creare valore sociale attraverso lo sviluppo del sapere scientifico e tecnologico. Lo strumento individuato è la Dote. L accordo si concreta in due linee di intervento: Dote ricercatori: questa prima linea di intervento sostiene, in regime di cofinanziamento, il reclutamento in ambito accademico di giovani ricercatori (a tempo determinato per la durata di quattro anni) ovvero di assegnisti di ricerca (fino a due anni), da impiegare in settori di prioritario interesse regionale. Al fine di favorire i soggiorni all estero dei ricercatori ed il rientro dei ricercatori dall estero la Dote Ricercatori potrà essere integrata con una specifica componente di Sostegno alla mobilità internazionale dei destinatari della Dote ricercatori, consistente in un riconoscimento mensile (fino a 12 mesi) per ciascun mese di permanenza all estero o per ciascun mese di permanenza in Italia dopo una permanenza all estero di almeno 6 mesi; Dote ricerca applicata: questa seconda linea di intervento sostiene progetti di ricerca sviluppati in partenariato tra università ed imprese attraverso il cofinanziamento di assegni di ricerca, borse post dottorato di ricerca, dottorati di ricerca. Uno sguardo alla prima dote ricerca: Dote Ricercatore Project Work Nel 2008 è stata avviata la Dote Ricercatore-Project Work, il cui scopo era quello di promuovere il rafforzamento delle competenze e l occupabilità dei destinatari attraverso la realizzazione di Stage/Project Work per lo sviluppo di progetti di ricerca in ambito tecnico-scientifico. Destinatari di Project Work sono stati i giovani ricercatori ed i rispettivi progetti di ricerca in ambito tecnico-scientifico finanziati dalla Regione Lombardia con finalità di promuovere il trasferimento di competenze dal mondo della ricerca a quello delle imprese. Gli obbiettivi di questo intervento di politica regionale sono stati: promuovere il trasferimento delle competenze tra mondo della ricerca ed imprese attraverso la collocazione temporanea dei ricercatori presso le imprese, i centri di ricerca e gli Enti pubblici localizzati in Lombardia, in Italia e all estero; favorire lo sviluppo delle competenze e la crescita delle risorse umane nel settore della Ricerca, anche a livello individuale; promuovere la formazione per lo sviluppo delle imprese, centri di ricerca ed Enti pubblici nel segmento delle nuove tecnologie. I destinatari dell intervento sono state quindi le persone non occupate appartenenti ad una particolare classe di popolazione: si tratta infatti di neolaureati che hanno conseguito il titolo al massimo da 24 mesi prima rispetto al periodo di avvio dell intervento, ossia Marzo 2008, dottori di ricerca e dottorandi di ricerca che non percepiscono alcuna borsa di studio. La Regione Lombardia si assume la responsabilità di diffondere questo strumento tramite pubblico avviso indirizzato ai potenziali ricercatori. Questi possono godere di un voucher da spendere presso un operatore accreditato da loro scelto il cui compito è quello di prenotare la borsa e mettere in contatto il ricercatore con l ente ospitante che meglio si adatta alle esigenze
Pagina 3 del ricercatore, l operatore è quindi responsabile del matching tra Domanda e Offerta. Una volta concluso il matching, viene programmato un progetto di ricerca specificando le singole attività previste. In particolare, Project Work utilizza i seguenti strumenti per l attuazione di questa politica attiva per l occupazione e per il rafforzamento delle competenze: il Patto di Servizio, stipulato tra l operatore accreditato e il beneficiario dell intervento di politica attiva, che rappresenta lo strumento attraverso il quale il beneficiario usufruisce dell insieme dei servizi minimi garantiti dal D.lgs. n. 181/2000 e dall art. 13 della L.R. n.22/2006; la Dote, ovvero l insieme delle risorse finanziarie in capo alla persona, utilizzabili presso servizi accreditati, finalizzate alla realizzazione di un progetto di ricerca; il Piano di Intervento Personalizzato, sottoscritto anch esso tra operatore accreditato e beneficiario, che costituisce lo strumento attraverso il quale si individua il percorso ottimale per il soggetto e si regola l accesso alla fruizione dei servizi. La Dote prevedeva un limite temporale minimo di tre mesi di attività di ricerca, ed un limite massimo di 5 mesi. I primi progetti sono stati avviati nel maggio 2008 e si sono quindi conclusi nell ottobre 2008. Project Work ha coinvolto diverse tipologie di soggetti: giovani ricercatori, o- peratori con la finalità di effettuare il matching tra ricercatore e azienda, enti ospitanti (aziende, università, centri di ricerca). In aggiunta, ogni ricercatore ha svolto una particolare attività di ricerca denominata progetto di ricerca. I ricercatori coinvolti in Project Work sono stati 871. La quasi totalità è risultata essere in nazionalità italiana con una prevalenza del genere femminile su quello maschile. Ben 84 ricercatori su 100 risiedono in province lombarde, mentre la provincia che risulta avere il rapporto più alto tra numero di ricercatori e numero di laureati risulta essere quella di Pavia. I destinatari della dote, che nel 77% dei casi hanno meno di 30 anni, sono per circa 3/4 dei giovani ricercatori in possesso solo di laurea specialistica/ magistrale, mentre i rimanenti sono dottori di ricerca senza occupazione e dottorandi senza borsa.
Pagina 4 La nuova finanziaria e la riforma dell università: nuove risorse? Una prima analisi Il governo ha presentato l ultima legge finanziaria che, a partire dall anno prossimo andrà in pensione per essere sostituita dalla nuova «legge di Stabilità». L ultima Finanziaria è stata approvata il 22 settembre dal Consiglio dei ministri. Come previsto è composta da soli tre articoli più le tabelle: queste ultime confermano che le coperture per il triennio 2010-2012 ammontano a circa 3 miliardi di euro. Per l anno prossimo sono previsti maggiori oneri per 380 milioni di euro per spese correnti e 190 milioni in più per i ministeri, coperti da altrettanti tagli di spesa. Per il rinnovo dei contratti pubblici non c è una cifra specifica assoluta, ha spiegato Tremonti. I 3,4 miliardi nel triennio servono per finanziare la cosiddetta «vacanza contrattuale», che corrisponde al 40% degli aumenti calcolati sull inflazione programmata. Il ministro dell Economia conferma l intenzione di prorogare gli sgravi fiscali del 36% e l Iva al 10% sulle ristrutturazioni edilizie, non nella Finanziaria ma in un provvedimento di fine anno, probabilmente il consueto «milleproroghe». A che cosa serviranno gli incassi dello scudo fiscale? Tremonti parla di spese essenziali per l università, per le missioni di pace all estero, per il 5 per mille. In ottobre, conferma il premier, si voterà per le missioni all estero e per la riforma dell università. Ma la lista è provvisoria perché, ammette lo stesso ministro, non ci sono idee chiare sull incasso dallo scudo. Sugli incentivi all - acquisto di automobili, invece, «la scelta sarà europea, così come la strategia di gestione della crisi». Infine la promessa che le risorse destinate agli ammortizzatori sociali e non utilizzate - sono 8 miliardi in tutto, e a fine anno se ne utilizzeranno un paio - «resteranno in dotazione per eventuali interventi sul mercato del lavoro, il sociale e la famiglia». La revisione al rialzo sull andamento del Pil 2009 e 2010 è un po più ampia del previsto: nella Relazione previsionale e programmatica il calo di quest anno è stimato nel 4,8% (il Dpef parlava del 5,2%) mentre la crescita sarebbe pari allo 0,7% l anno venturo. Il deficit «lordo», non corretto per il ciclo, sarà del 5,3% quest anno e del 5% nel 2010 (senza l impatto del ciclo negativo sarebbe del 3,3% e del 2,8%).
Pagina 5 Fuori dai confini nazionali: un analisi del sistema universitario nel Regno Unito Nel Regno Unito ci sono 89 Università (72 in Inghilterra, 13 in Scozia e 2 rispettivamente in Galles e Irlanda del Nord). Tale sistema si è articolato nel corso del tempo in 4 ondate : le prime università sono quelle di Oxford e Cambridge; la seconda ondata risale agli inizi del 900, la terza negli anni 60 ed infine, nelle 4 fase (1992) si assiste alla trasformazione dei politecnici in Università, con con la conseguente affermazione di un sistema unitario di Higher education. Le università nate nei primi due periodi sono istituite dalle Royal Charter, mentre quelle più recenti sono basate sui Paliametary Statute. Quale che sia la loro base giuridica, il principio base dell autonomia universitaria è il self-government. Qualsiasi modifica degli Statuti istitutivi è operata dal Privy Council, ma su richiesta delle università stesse. Ogni università determina inoltre la propria offerta formativa. Ogni istituzione fissa in autonomia il numero di ore di insegnamento per le diverse materie. Alcune materie possono essere pensate proprio per rispondere alle esigenze della comunità territoriale di riferimento. A partire dal 1992 si è aperta una stagione di riforme caratterizzata da una progressiva regionalizzazione del sistema universitario, portata a compimento anche dal processo di devolution del 1999. Il processo di devolution che ha interessato il Regno Unito ha avuto un carattere asimmetrico, caratteristica che si riverbera anche sull organizzazione del sistema universitario che risulta per alcuni aspetti notevolmente differenziato nelle diverse realtà territoriali. In Scozia, a seguito dello Scotland Act (1998), il Parlamento scozzese ha un ampio potere legislativo, e può legiferare in tutte le materie che non siano espressamente riservate al Parlamento di Westminster. Le materie devolute (devolved matters) comprendono sanità, edilizia, legislazione penale, polizia, istruzione e higher education. In Irlanda del Nord il processo di devoluzione di competenze legislative è stato più travagliato e discontinuo. Esso ha avuto inizio nel 1998 con il Northern Ireland Act, ma si è interrotto con lo scioglimento della Northern ireland Assembly nel 2000 ed è ripreso solo nel 2007 grazie al St. Andrews Agreement. Per quanto riguarda il riparto di competenze legislative si distinguono: reserved matters; excepted matters; devolved matters (tra queste rientrano sanità, edilizia e educazione, compresa l Higher Education). In Galles attualmente la competenza legislativa sulll Higher education spetta ancora la Parlamento di Westminster, mentre è devoluta all assemblea gallese la competenza esecutiva in materia. Tuttavia il recente Wales Act del 2006 prevede una progressiva attribuzione di competenze legislative primarie in alcune materie devolute a livello amministrativo, tra cui l Higher education. Non è da escludere dunque che anche il Galles giunga a rivendicare piena devoluzione della potestà legislativa nella materia in esame.
Pagina 6 Regione per Regione le varie leggi in materia di diritto allo studio: tutte uguali o tutte diverse? Dal 2001, ben 15 Regioni hanno emanato nuove leggi in materia, tra cui Calabria, Campania e Sicilia, che non avevano ancora una legge attuativa della legge quadro. Ciò che ci si aspetterebbe, alla luce delle competenze acquisite, sarebbero leggi regionali con impianti differenziati rispetto al modello omogeneo e rimasto in vigore per tutte le Regioni che non hanno emanato nuove leggi. Tuttavia, si evince invece come il modello e l architettura complessiva siano rimasti i medesimi per la maggior parte di esse, il cui modello organizzativo corrisponde a quello tradizionale. Le ragioni risiedono certamente in larga parte nello stato d attuazione della riforma costituzionale: in queste, come in altre materie, a distanza di alcuni anni dalla legge costituzionale di riforma, Stato e Regioni non hanno ancora provveduto ad esercitare le proprie competenze acquisite. In particolare, non essendo ancora stati determinati i LEP, essi vengono tuttora desunti dalla legge quadro, che è così rimasta il modello di riferimento sulla cui matrice le leggi regionali continuano a conformarsi rigidamente. È prevedibile che le Regioni mutino il loro orientamento solo quando sarà varata la nuova legge statale, benchè questo non sia l iter obbligatorio di attuazione della riforma costituzionale: non è infatti necessario, secondo comprovati canoni di applicazione della riforma, che le Regioni attendano una legge statale per poter esercitare le proprie acquisite competenze. Tuttavia, alcuni spunti innovativi sono rinvenibili in alcune leggi regionali recenti, come in quelle delle Regioni Lazio (L.R. 25/03 e 7/08), Piemonte (L.R. 20/04), Liguria (L.R.15/06), Puglia (L.R.18/07), E. Romagna (L.R.15/07), Lombardia (L.R. 33/04) e Calabria (L.R. 9/07). Per quanto riguarda la Regione Lazio, essa ha emanato, in sostituzione della precedente L.R. 51/94, due nuove leggi che modificano l assetto organizzativo del sistema di erogazione dei servizi in materia di diritto allo studio, oltre ad una maggiore specificazione delle finalità del provvedimento, dei principi e degli interventi. Per quel che concerne la realizzazione degli interventi e l assetto organizzativo di sistema la prima legge ha determinato, ai fini della programmazione e dell attuazione coordinata degli interventi, la soppressione delle precedenti Aziende regionali per il diritto allo studio (ADISU) e la creazione di un Agenzia (Laziodisu) un ente strumentale di diritto pubblico della Regione dotato di autonomia amministrativa, contabile, finanziaria e patrimoniale. Prevedeva inoltre sedi decentrate (Laziodisu territoriali), quali articolazioni organizzative con funzioni e compiti amministrativo-gestionali, che avevano a riferimento ciascuna università statale. Al fine di assicurare una gestione economica, razionale ed efficiente dei servizi relativi al DSU, era prevista una modalità di gestione dei servizi non diretta: Laziodisu, infatti, aveva il compito di promuovere la costituzione di apposite società di capitali miste, assumendo una partecipazione azionaria in misura non inferiore al 25% del capitale sociale. Escludendo ogni forma di gestione diretta da parte dell Agenzia, le cui funzioni sono solo di natura programmatica, si attua quell interazione pubblicoprivato auspicata dalla legge regionale stessa. Alternativamente poteva avvalersi, per la gestione dei servizi, di associazioni e cooperative studentesche, sulla base di apposite convenzioni. Pur essendo definito come Agenzia, si configurava come un ente deputato alla definizione della politiche in materia, la cui struttura appare assai complessa e strettamente legata alla Regione, in quanto indirizzi, direttive ed obiettivi di gestione venivano stabiliti dalla Giunta Regionale.
Pagina 7 Alternativamente, la realizzazione degli interventi poteva essere attuata direttamente dalle università non statali, istituti universitari ed istituti di alta cultura artistica, musicale e coreutica, previa stipula di apposite convenzioni da parte del presidente dell Agenzia, sulla base di uno schema-tipo approvato dalla Giunta. Con la recente legge n. 7/08 (abrogativa della precedente), l Agenzia viene sostituita da Laziodisu, ente pubblico dipendente per il DSU, viene ripresa la precedente denominazione di ADISU per le articolazioni territoriali di Laziodisu e si assiste ad una definizione dei compiti più compiuta e delineata: alla Regione la funzione programmatica, di indirizzo e di controllo; a Laziodisu e alle ADISU l attuazione degli interventi e dei servizi. È prevista la possibilità che, tramite convenzione, le università possano attuare direttamente gli interventi (se università statali, in misura maggiore). In conclusione, la scelta organizzativa della Regione Lazio si discosta dal modello tradizionale esaminato, creando un modello organizzativo differente. Analogamente, con la legge regionale n. 15 del 8 giugno 2006 che definisce una più generale riorganizzazione dei servizi connessi al diritto allo studio sia per il sistema scolastico e formativo che universitario, la Regione Liguria ha previsto l istituzione di un Agenzia unica di gestione dei servizi, denominata AR- SSU (Azienda Regionale per i Servizi Scolastici ed Universitari) quale ente del settore regionale allargato, dotata di personalità giuridica di diritto pubblico, di autonomia amministrativa, contabile e gestionale e di proprio personale. Anche la Regione Puglia si è mossa nella medesima direzione con l istituzione di un Agenzia unica strumentale della Regione (ADISU-PUGLIA) e la soppressione dei cinque attuali organismi di gestione del DSU (EDISU regionali), che opera nella regione con strutture decentrate ed è dotata di personalità e di autonomia organizzativa, amministrativa, patrimoniale, contabile e tecnica. La funzione programmatica è posta in capo alla Giunta regionale attraverso l approvazione del programma triennale (criteri e strategie) ed del piano annuale (riparto dei finanziamenti, requisiti di merito e reddito) che viene predisposto dalla conferenza regionale di programmazione. Tale conferenza viene promossa annualmente dall Assessore competente per il tramite dell Agenzia, ed è costituita dai Rettori, dagli studenti (designati dai presidenti dei consigli degli studenti), dal presidente e dal direttore generale dell Agenzia, dai rappresentanti dei Comuni sedi legali delle università pugliesi. Infine è stato previsto un organo di controllo dei servizi erogati con il potere di formulare rilievi e proposte al CdA ed al direttore generale (costituito da studenti, da un dipendente dell Assessorato ed un docente). Non si discosta il caso della Regione Emilia Romagna, la quale aveva inizialmente istituito aziende di gestione per ogni università, ha poi proceduto ad una distribuzione di aziende di gestione su base territoriale con la L.R. 06/02: l Azienda di Bologna (per le Province di Bologna, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini), l Azienda di Ferrara (per la Provincia di Ferrara), l Azienda di Modena e Reggio Emilia (per le Province di Modena e Reggio Emilia); l Azienda di Parma (per le Province di Parma e Piacenza). Con la L.R. 15/07, ha invece recentemente soppresso le predette aziende e istituito ErGo, l Azienda regionale per il diritto agli studi superiori, con quattro sedi territoriali corrispondenti alle precedenti aziende. OSSERVATORIO REGIONALE DIRITTO ALLO STUDIO UNIVERSITARIO Comitato Scientifico dell Osservatorio È composto da: prof.ssa Lorenza Violini (Università degli studi di Milano - Statale), Coordinatore del Comitato; dr.ssa Paola Bernardi (Collegio Nuovo Pavia), prof. Giuseppe Catalano (Politecnico di Milano), prof. Giuseppe Faita (Università di Pavia), prof. Luigi Filippini (Università Cattolica di Milano), prof. Roberto Moscati (Università degli studi di Milano Bicocca). Segreteria Tecnica: è istituita presso Agenzia Regionale per l Istruzione la Formazione e il Lavoro. Contatti: www.arifl.it Telefono: 02/667431