Ministero della Giustizia DIPARTIMENTO DELL AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA DIREZIONE CASA CIRCONDARIALE BARI Area Trattamentale Accoglienza, diritto allo studio ed alla formazione professionale per i soggetti in esecuzione penale Ancona, 30 gennaio 2015
Premesse Nel dicembre 2012 è stato sottoscritto l Accordo tra Regione Puglia ed il Provveditorato Regionale dell Amministrazione Penitenziaria, in materia di inclusione sociale delle persone sottoposte a provvedimenti restrittivi della libertà Nel febbraio 2014 sono state sollecitate tutte le Direzioni Penitenziarie della Puglia a sottoporre le azioni previste nell accordo all attenzione di eventuali partner sul territorio e a far conoscere le iniziative intraprese e i relativi esiti ; L accordo contempla la prima parte del piano regionale delle politiche per l inclusione sociale di persone sottoposte a provvedimenti restrittivi della libertà personale, 2014-2016 Nelle premesse della programmazione predisposta viene indicato che i processi di inclusione sociale, debbano trovare il loro radicamento in una prospettiva dal basso, costruendo sistemi locali di sviluppo e di welfare al fine di favorire concrete condizioni di coesione sociale e di sviluppo di capitale umano. Quanto sopra è nello spirito delle Linee guida in materia di inclusione sociale a favore delle persone sottoposte a provvedimenti dell Autorità Giudiziaria, approvate il 19 marzo 2008 dalla Commissione Nazionale Consultiva e di Coordinamento per i Rapporti con le Regioni, gli Enti locali ed il Volontariato presso il Ministero della Giustizia.
Obiettivi Promuovere un azione integrata, in forma sistemica, assolutamente sperimentale e fortemente innovativa, delle singole azioni previste nel Piano; Rendere operativo, per la prima volta in Puglia, un sistema integrato che si occupi dei condannati per reati di basso allarme sociale, con esclusione di quelli previsti nell art. 4/bis della L.354/75 e che abbiano una pena - o residuo pena da espiare - non superiore ai due anni. Sperimentare una modalità di espiazione della pena nel pieno spirito dell art. 27 della Costituzione per quei soggetti: a) individuati e selezionati dall attività di osservazione e trattamento della Casa Circondariale di Bari; b) che siano nelle condizioni oggettive e soggettive di ammissibilità ad una misura alternativa alla detenzione, e per fine pena non superiore ai due anni; c) per i quali risulti, dagli atti dell osservazione, la non contiguità attuale con la criminalità organizzata ed il distacco psicologico dal reato commesso e la revisione critica del vissuto; d) che non abbiamo necessità di trattamenti terapeutici sia per patologie mediche, sia psichiatriche, sia di dipendenze. In una seconda fase di medio termine, tale modalità potrà estendersi sul territorio regionale e consentirà l accesso anche a persone che, condannate a pene anche residue di durata non superiore a due anni e per reati non previsti nell art. 4/bis e con le caratteristiche di cui ai precedenti punti b, d, siano ammesse a tali strutture direttamente dalla libertà, senza passare dal carcere ma sotto il controllo dei servizi sociali dell area dell esecuzione penale esterna e del territorio stesso.
Proposta operativa Si propone una struttura del territorio regionale che, innovando in modalità sperimentale, come nelle esperienze più avanzate europee in materia, e arginando le dinamiche della sub cultura carceraria: sia gestita da Enti, Associazioni, Cooperative sociali, anche col Volontariato Sociale, impegnati nel settore dell inclusione sociale dei soggetti svantaggiati e della formazione professionale; sia destinata ai Soggetti di cui sopra per sviluppare opportunità di integrazione sociale per gli autori di reato attraverso l orientamento: alla cultura della legalità e della responsabilità; all auto valutazione e all auto organizzazione e promozione; all inserimento lavorativo, formazione anche attraverso apprendistato presso aziende, ovvero nel sostegno all auto imprenditorialità; all accrescimento culturale, con l incremento e il recupero dell istruzione e con altre opportunità di partecipazione attiva e di fruizione, in ambito letterario, musicale, museale, artistico, spettacolare; a manifestare disponibilità a lavori di pubblica utilità nelle forme del volontariato, quale sperimentazione concreta di un corretto principio di giustizia riparativa; all accesso, per le persone straniere ed in particolare extra comunitarie alla mediazione linguistica ed interculturale. per il il mantenimento delle relazioni familiari e il sostegno alla genitorialità. (sic nel citato piano 2014-2016)
Attuazione e sviluppo FASE A 1 Realizzazione in una struttura di proprietà pubblica (Regione, Provincia, Comune, demanio statale, beni immobili provenienti dalla confisca alla criminalità organizzata) che ospiti quelle persone che, dovendo espiare una pena o residuo pena, accettino uno specifico trattamento di responsabilizzazione e di recupero sociale, sottoscrivendo prima dell immissione un patto di assunzione di responsabilità con l accettazione del trattamento proposto. La struttura deve essere dimensionata per ospitare un numero di persone congruo con gli standards regionali previsti per le Comunità residenziali e deve prevedere una gestione snella di operatori, a contenuto impatto finanziario - comunque meno oneroso di quello del normale circuito penitenziario - laddove certamente devono essere presenti figure professionali e del volontariato sociale, ma altresì puntare all auto responsabilità organizzativa degli ospiti.
Attuazione e sviluppo FASE A 2 In tale struttura devono sperimentarsi programmi personalizzati, quali: forme di autogestione per la vita quotidiana, la manutenzione ordinaria, per le pulizie e i pasti; contatti guidati per attività sociali a favore della Comunità sociale; azioni di promozione e sostegno della genitorialità e dell integrazione familiare; avviamento o completamento della formazione professionale e dell istruzione presso gli enti e le scuole di diverso ordine e grado (compresi i corsi serali ovvero i percorsi per l educazione degli adulti); avviamento a stage e apprendistati lavorativi presso aziende o botteghe, anche all interno di percorsi formativi strutturati e in quelli tarati su forme di sostegno al reddito, finalizzati alla creazione di impresa, (sulla base del presupposto che, trattandosi comunque di soggetti condannati, seppure ammessi con modalità alternative alla esecuzione penale, usufruiscono di agevolazioni in materia di lavoro di cui alla legge Smuraglia). sostegno all auto imprenditorialità; avviamento a forme sperimentali di lavori di pubblica utilità nella logica e nello spirito della Giustizia riparativa e della novella legislativa contenuta nel comma 4/ter dell art. 21 della Legge 354/75. (Quasi tutti gli istituiti di pena regionali hanno stipulato convenzioni con enti locali e il PRAP ha stipulato analogo atto con l Acquedotto Pugliese) attività di mediazione culturale e linguistica per i soggetti stranieri condannati.
Attuazione e sviluppo FASE A 3 Tale sperimentazione innovativa realizza in concreto un modello che insieme è: Inclusivo nella comunità pugliese; Deflattivo del sistema penitenziario pugliese, delle potenziali commistioni e delle influenze negative che si possono verificare nella convivenza nel carcere tra singoli soggetti condannati ed organizzazioni criminali strutturate; Anticipatore e realizzatore del principio della giustizia riparativa; Attuatore del processo di graduale recupero sociale e di ripresa graduale di rientro nel tessuto socio familiare; Attuativo del principio costituzionale della differenziazione e della individualizzazione del trattamento penitenziario; Attuatore sperimentale di un modello ispirato alle più avanzate esperienze europee, del carcere aperto <open prison>; Anticipatore nella realizzazione concreta dell evoluzione legislativa in materia, col maggiore ricorso ai lavori di pubblica utilità; Attenuatore della evidente disparità legale tra extracomunitario e residente in materia di esecuzione penale. La proposta di una struttura che sottrae alla logica del carcere ma non alla responsabilità della sanzione e della riparazione in favore della comunità lesa, consente di inaugurare quella nuova visione di differenziazione che sottrae alla criminalità organizzata persone che spesso, per mancanza di opportunità accettano il reclutamento.
Attuazione e sviluppo FASE B Al fine di sperimentare anche forme a basso impatto finanziario ed organizzativo, si propone un azione parallela per la stessa tipologia di utenti, anche al di fuori di una comunità residenziale di esecuzione penale (C.R.E.P.), che possano utilizzare le opportunità di cui alla fase A, con rientro nella propria abitazione, nelle forme delle misure alternative vigenti. Così potenziando l efficacia di detenzioni domiciliari o altre misure in cui il soggetto viene lasciato solo con le autonome risorse personali, familiari e relazionali. La cooperativa o associazione o ente individuato attenderebbe alle azioni di cui alla Fase A, prendendo in carico il soggetto direttamente presso il domicilio del condannato in misura alternativa, previa sottoscrizione del patto trattamentale. Naturalmente secondo quanto stabilirà il Giudice competente.
Conclusioni Si sottolinea ancora una volta il carattere delle sperimentazione per un tempo congruo, ovviamente correlato alle attuali disponibilità finanziarie della Amministrazione Regionale. Al termine della sperimentazione tali sistemi, ove abbiamo prodotto l auspicata e verosimile riduzione della recidiva penale, misurabile nei confronti dei soggetti ammessi, potrà essere replicata in tutta la Regione Puglia in relazione alla domanda degli Istituti penitenziari pugliesi, che, nel frattempo, sarà calibrata e precisata alla luce dell esperienza in corso, sia in termini di organizzazione, strutturazione ed articolazione del proposto modello operativo in sperimentazione, che in termini di fabbisogno finanziario dell intero intervento regionale. L urgenza è dettata dalla necessità di mostrare sul campo forme innovative di esecuzione penale, in linea con le più avanzate modalità di esecuzione penale europee, nel mentre l attuale prevenzione del sovraffollamento delle carceri sta delineando innovazioni legislative per le quali forme sperimentali di modelli alternativi possono costituire importanti orientamenti riformatori, di cui senz altro la Regione Puglia è, oggi, un interlocutore istituzionale riconosciuto. Ciò anche in adempimento alle stesse raccomandazioni del tavolo tecnico dell Accordo Regione/Amministrazione penitenziaria, circa strumenti di accompagnamento (3.1.2.4). di un modello inclusivo in Puglia, modello che utilizzando gli elementi di maggior successo dell esperienza realizzata, possa rappresentare un prodotto a sé dell intero Piano e supportare le programmazioni future
Ministero della Giustizia DIPARTIMENTO DELL AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA DIREZIONE CASA CIRCONDARIALE BARI Area Trattamentale Accoglienza, diritto allo studio ed alla formazione professionale per i soggetti in esecuzione penale fine (grazie dell attenzione) Ancona, 30 gennaio 2015